venerdì 19 Aprile 2024
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Tamara Nadolph, la latte artist numero 1 austriaca, va ai mondiali con Fensore e Clemente: “Per allenarsi a Milano, soldi ben investiti”

La numero uno austriaca: "Con Carmen e Manuela abbiamo programmato molte sessioni, ogni seconda settimana del mese vado a Milano per lavorare sugli aspetti tecnici del disegno. Ora stiamo sviluppando le tecniche di controllo dei tempi e stiamo cercando di capire dove posso diventare più veloce. La cosa principale che devo migliorare è la capacità tecnica di preparare due coppe identiche nel tempo"

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MILANO – Tamara Nadolph, 4 volte campionessa di latte art in Austria, punta ora al primo posto nei mondiali. Per riuscirci, cosa c’è di meglio che essere allenata da chi ha già raggiunto questo obiettivo? Manuela Fensore e Carmen Clemente sono la scelta di Tamara Nadolph per fare il salto di qualità verso l’oro della latte art.

Nadolph, com’è arrivata a questa tecnica e come si è avvicinata al mondo dei campionati?

“Prima di tutto, sono proprietaria della mia caffetteria in Austria, quindi inizialmente ho iniziato a preparare il caffè e poi è arrivata la passione per la latte art: la gente desidera un cappuccino buono e bello. Molti anni fa ho visto che c’era una gara di latte art e volevo competere e vincere. Le prime volte mi sono allenata da sola e al mio primo campionato mondiale sono arrivata solo tra gli ultimi posti.

Dopo qualche anno sono andata a Milano alla scuola di Manuela e Carmen per imparare direttamente da loro: è stata solo una sessione, ma il numero di dettagli che mi hanno mostrato mi ha lasciata impressionata.

Credo che quell’allenamento mi abbia aiutato molto a migliorare e infatti agli ultimi campionati del mondo sono arrivata in finale tra i primi dieci. Dopo aver vinto per la prima volta il campionato nazionale e aver lavorato con Manuela e Carmen, ho potuto notare la differenza tra la latte art da caffetteria e quella da palcoscenico: è una questione di temperatura del latte.

Nel primo caso il latte viene cotto a vapore intorno ai 60 gradi; per i campionati, invece, il vapore è molto più basso, intorno ai 45 gradi, perché se è troppo caldo non si ottiene un buon contrasto e il latte si rovescia sulla crema di caffè. Questa è la cosa principale e inoltre per il campionato si munge un po’ più di liquido per produrre meno crema (nella caffetteria è il contrario)”.

E per quanto riguarda il discorso durante le esibizioni?

“Non mi spaventa lo speech sul palco: parlare con i giudici è una cosa che in realtà mi piace molto. Sono nervosa, ma quando salgo sul palco, dopo tanti campionati, riesco a gestire l’ansia.

Tamara nel pieno della performance (foto concessa)

Con Carmen e Manuela abbiamo programmato molte sessioni, ogni seconda settimana del mese vado a Milano per lavorare sugli aspetti tecnici del disegno. Ora stiamo sviluppando le tecniche di controllo dei tempi e stiamo cercando di capire dove posso diventare più veloce. La cosa principale che devo migliorare è la capacità tecnica di preparare due coppe identiche nel tempo. ”

Ma andare due volte al mese a Milano è molto costoso, ma ne vale la pena?

“Sì, perché sono insegnanti molto brave. E’ molto tempo e anche una discreta spesa, ma è un buon modo di investire”.

Nadolph, ma per lei si tratta solo di passione o anche di una scelta professionale?

“Sapere di essere il migliore al mondo a fare latte art, diventare questa particolare persona, prima di tutto ti dà una grande sensazione. Ma è anche vero che i miei clienti vengono spesso a chiedermi un caffè solo perché mi hanno visto in tv o sui social media e chiedono una latte art speciale. Quindi, posso dire che è molto positivo anche per gli affari”.

Anche in Austria la latte art è una tendenza forte per i locali?

“Ora è una tendenza, negli ultimi 3-4 anni è diventata importante per le caffetterie anche qui. Ma prima di allora, in Carinzia sono stata una pioniera. A Vienna ci sono molte caffetterie specializzate, ma qui in Carinzia sono stata la prima a sperimentare la latte art nel 2009 e prima di allora, paradossalmente, avevo paura di essere già in ritardo, ma in 8 anni sono stato l’unica a conoscere le basi che poi ho voluto approfondire”.

Qual è il disegno più complesso che ha realizzato nel suo percorso nella latte art?

“Nella latte cup i pattern che stiamo preparando per la world champiosnhip sono molto difficili, ma non possiamo dire nulla di più prima di novembre. Invece, parlando dei miei schemi delle ultime gare, penso al mio avvoltoio che è stato uno dei più difficili insieme al Capricorno”.

Cosa pensa un’artista del latte del suo calibro delle bevande a base vegetale?

Nadolph: “Dipende: la soia non è male, ma bisogna lavorarla con il vapore in modo diverso per fare meno schiuma. Poi anche la mandorla è molto buona, ma la migliore credo sia quella di avena. Quello che non funziona è la bevanda a base di riso e di cocco. Ma se devo scegliere tra le bevande vegetali e il latte classico, preferisco quello di mucca, perché è il migliore montare. Anche nelle caffetterie è una routine. Nella mia attività gli ordini di queste bevande alternative sono in aumento e negli ultimi anni abbiamo usato la soia, ma quest’anno stiamo cambiando verso l’avena. Un’altra alternativa è il latte senza lattosio, che funziona in modo identico al latte normale”.

E la latte art in 3D?

“Ho provato anche quella molti anni fa, nel 2011-12, per creare uno snoopy in una tazza e nell’altra dei pesci: è divertente, ma non si può bere e richiede così tanto tempo, che non ne vale la pena”.

Qualche anticipazione che puoi rivelarci sulle sue prossime gare?

“Ora mi sto concentrando sul campionato del mondo. Quello che posso condividere è che bisogna concentrarsi sui propri obiettivi: sto preparando cinque figure diverse, una per il macchiato, due per il lattes a free pour e due di design. C’è una storia dietro di loro e questa volta non è legata alla mia vita personale. Per questa gara porto una storia in giro per il mondo. L’ultima volta ho unito il mio hobby alla passione per il caffè e ora parlerò di un viaggio.

Con il premio tra le mani (foto concessa)

Per me è una grande opportunità per conoscere un nuovo Paese. Forse ho un po’ di paura per il latte di quelle parti che potrebbe influenzare le prestazioni. L’ultima volta a Milano c’era più del 4% di grassi (io ho lavorato con il 3,6). È una delle cose che non si possono controllare: mi sto allenando con diversi tipi di latte (quello italiano e quello austriaco, e si otterranno maggiori dettagli prima del campionato).

Arriverò prima per gestire il jet lag prima dell’esibizione e andrò con i miei allenatori e un’altra persona a supportarmi”.

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