giovedì 04 Dicembre 2025
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Camparino e Galleria Campari con l’artista Fortunato Depero per la Design Week

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Le sculture in 3D ispirate ai pupazzi pubblicitari di Fortunato Depero (immagine concessa)

MILANO – In occasione della settimana milanese per eccellenza dedicata al design, si consolida ancora una volta il connubio tra Campari e l’arte, che da sempre è stata fonte di ispirazione per il marchio e ne ha segnato e affermato l’iconicità. Infatti, durante la Milano Design Week 2023, Camparino in Galleria, lo storico locale milanese con affaccio su Piazza Duomo, insieme a Galleria Campari, museo dedicato al brand, si uniscono per il secondo anno consecutivo in un’esposizione dedicata alle creazioni dell’artista Fortunato Depero.

Camparino in Galleria e Fortunato Depero

Dal 17 al 23 aprile 2023, le vetrine del Camparino in Galleria, grazie al contributo e alla sinergia con Galleria Campari, ospiteranno una selezione di opere ispirate alla produzione del celebre artista.

Tra il 1926 e il 1936 il genio multiforme di Depero produsse per Campari un centinaio di grafiche pubblicitarie in cui l’avanguardia più estrema si illuminava di un senso giocoso; inventò locandine con lettering e omini meccanici che sfociavano in composizioni quasi astratte, incisive, grafiche; progettò e realizzò oggetti decorativi eleganti ed efficaci. Beyond Depero – The 3D Art Collection è quindi una collezione di design raffigurante dei pezzi iconici nell’ambito della storica collaborazione tra l’artista e il marchio milanese: i famosi pupazzi pubblicitari realizzati nel 1926-1928.

Si tratta di riproduzioni realizzate con la tecnica della stampa 3D in collaborazione con Caracol, azienda lombarda leader nel mondo dell’additive manufacturing.

Camparino in Galleria, dove il mondo della mixologia si lega indissolubilmente con quello dell’arte, sarà quindi il palcoscenico per questa preziosa collezione, che omaggia le opere storiche di Depero strizzando l’occhio alle più attuali tecniche di design rimanendo fedeli alla tradizione, un tratto in comune tra l’iconico locale meneghino e Galleria Campari.

Beyond Depero – The 3D Art Collection potrà essere acquistata sia in Camparino in Galleria sia presso Galleria Campari.

Un appuntamento da non perdere che Camparino in Galleria e Galleria Campari vogliono offrire come tributo alla storia, all’heritage del brand e alla città di Milano.

La scheda sintetica de Il Camparino in Galleria

 Il Camparino in Galleria è lo storico locale fondato nel 1915 in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano da Davide Campari. Il locale venne aperto di fronte al Caffè Campari, l’esercizio che Gaspare Campari, padre di Davide e creatore dell’omonimo bitter, aveva fondato nel 1867. Entrato fin dalla nascita nel cuore dei milanesi e simbolo stesso dell’aperitivo per la città, il locale ha festeggiato nel 2015 i suoi primi 100 anni di storia.

Nell’autunno del 2019, dopo un restyling degli spazi, si ripresenta al pubblico con un’identità e un’offerta rinnovate, tese a consacrarlo come punto di riferimento a livello internazionale per gli amanti della mixology e dell’innovazione gastronomica.

La scheda sintetica di Galleria Campari

La Galleria Campari, aperta nel 2010 in occasione dei 150 anni di vita dell’azienda, è un museo aziendale di nuova concezione: uno spazio dinamico, interattivo e multimediale, interamente dedicato al rapporto tra il marchio Campari e la sua comunicazione attraverso l’arte e il design. Il progetto nasce nell’ambito della riscrittura architettonica e funzionale dello storico stabilimento di Sesto San Giovanni, fondato da Davide Campari nel 1904.

Tra il 2007 e il 2009 il complesso è stato interamente trasformato, con un progetto dell’architetto Mario Botta, per la realizzazione dei nuovi Headquarters del Gruppo Campari e del museo aziendale.

La Galleria Campari deve la propria forza all’unicità e alla ricchezza dell’Archivio storico, vero e proprio giacimento culturale trasversale, che raccoglie oltre 3.000 opere su carta, soprattutto affiche originali della Belle Époque, ma anche manifesti e grafiche pubblicitarie dagli anni ‘30 agli anni ‘90, firmate da importanti artisti come Marcello Dudovich, Leonetto Cappiello, Fortunato Depero, Guido Crepax, Bruno Munari, Ugo Nespolo; caroselli, spot e progetti di noti registi come Federico Fellini, Singh Tarsem, Paolo Sorrentino, Stefano Sollima, Matteo Garrone; oggetti firmati da affermati designer come Matteo Thun, Dodo Arslan, Markus Benesch e Matteo Ragni.

Tonitto 1939: investito un milione in nuove tecnologie

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Il logo di Tonitto

L’azienda Tonitto 1939 persiste nell’investimento nelle linee di produzione puntando a mantenere una crescita costante. La realtà si pone l’obiettivo di migliorare di continuo le abilità produttive attraverso nuove tecnologie e procedure per accelerare la crescita verso gli obiettivi prefissati a inizio anno, ma allo stesso tempo costruire e rafforzare l’intero team di lavoro con l’inserimento di nuovo personale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale Bj Liguria.

Il piano strategico di Tonitto

GENOVA – Tonitto 1939 forte del record di fatturato del 2022 (12 milioni di euro) continua a investire nelle linee di produzione e in ricerca e sviluppo e punta a mantenere una crescita a due cifre anche per gli anni a venire, con un nuovo piano strategico 2024/2029 in fase di definizione.

Sul fronte produzione Tonitto 1939 ha scelto di inserire nuovi macchinari per implementare la produzione e aumentare la qualità dei prodotti: a gennaio sono state posizionate due nuove inscatolatrici e a marzo una nuova linea per la realizzazione di formati da 80g e 200g della linea di gelati Mini Coppa Famiglia.

Ad aprile, invece, è stata inserita una nuova linea pilota ricerca e sviluppo che può lavorare su progetti di innovazione in parallelo alla produzione, in modo più rapido e senza incastrare le prove dei nuovi prodotti tra diversi turni di produzione, mentre a maggio sarà realizzato un riadattamento di una linea già esistente per aggiungere un ulteriore nuovo formato ancora in fase di definizione.

La linea che produrrà le due nuove Mini Coppa Famiglia sarà inoltre utilizzata sia per il brand Tonitto 1939 sia molti progetti private label e prevederà un incremento di un milione di pezzi già nel 2023.

A fronte di un investimento economico di quasi un milione di euro (in tecnologie, strumenti, processi e persone), questo tipo di innovazioni inserite all’interno dell’azienda di proprietà della famiglia Dovo da tre generazioni e l’introduzione della sesta linea di produzione permetteranno alla realtà ligure di ottenere un aumento proporzionale della capacità produttiva di circa il 20%.

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Latte art barista edition: quello che i professionisti devono ancora apprendere sulla tecnica in tazza

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Le due campionesse mondiali di Latte art nella loro scuola

RHO (Milano) – Che la Latte art sia una tecnica che rappresenta un valore aggiunto per una caffetteria, è una cosa abbastanza risaputa: ormai sono pochi i bar che non servono dei cappuccini con una figura anche semplice sulla crema, perché quello è un biglietto da visita dello stesso locale che invita il cliente a tornare.

E’ altrettanto vero però, che al netto di questa nuova consapevolezza, ci sono tanti – troppi – baristi che ancora non hanno imparato neppure a preparare un cappuccio correttamente. Un consiglio: quando trovate una tazza piena di schiuma ariosa, con le bolle evidenti in cima al latte, non è un segnale di qualità, anzi.

Per chi quindi vuole perfezionare la sua Latte art partendo da una buona base o chi invece vuole finalmente riuscire a servire un cappuccino non solo visivamente piacevole ma anche buono, la via è sempre e solo una: la formazione.

Recentemente abbiamo parlato dell’esperienza diretta fatta insieme alle due campionesse mondiali Carmen Clemente e Manuela Fensore, che hanno messo a disposizione il loro know how a persone assolutamente non professioniste.

Il risultato, lo potete leggere qui

Ma quello che è stato possibile portare a casa oltre la capacità di montare il latte e disegnare tulip, è anche qualche informazione utile ai baristi professionisti.

Latte art VS cappuccino: quanti conoscono le differenze?

Il cappuccino classico ha tempi di preparazioni più lunghi, perché la montatura del latte deve precedere l’estrazione dell’espresso: facendo i calcoli, la crema di latte dovrà restare a riposo i 25 secondi necessari per l’erogazione del caffè in tazzina.

La macchina in funzione per preparare prima l’espresso

La Latte art invece ha bisogno di spingere sull’acceleratore, perché l’emulsione del latte deve seguire in parallelo l’espresso. Questo perché la crema da decorare deve avere uno spessore minore rispetto a quello del cappuccino standard, così da esser più facilmente un letto elastico su cui disegnare.

Quindi, di fronte a queste premesse, si può affermare che la Latte art è più veloce – 25 secondi risparmiati per ogni tazza servita – ed è anche un mezzo più efficace di marketing.

Altri trucchi del mestiere

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Il tulip realizzato correttamente da Fensore

Spesso, così come ci hanno raccontato da formatrici esperte Manuela e Carmen, il problema con i corsi didattici di Latte art è che le fasi di apprendimento sono confusionarie e spesso gli allievi non riescono a seguire un metodo che sia standard per tutti.

Nella loro scuola di Rho invece, il processo di allenamento è codificato: ciascuno studente vede ripetuti i medesimi gesti dall’insegnante, che non cambiano mai, sono precisi, ripetuti.

Il segreto dell’impostazione di base ripetibile all’infinito – studiata per anni dalla stessa Manuela che poi l’ha trasferita a Carmen – fa sì che un barista alle prime armi, così come quello già in uno stato avanzato, possano ritrovarsi con le coordinate geometriche in tazza.

Qualche esempio: sapere dove posizionare la lattiera, come inclinare e quando raddrizzare la tazza, quanti giri di versata e da quale altezza è necessario fare, a seconda della figura che si vuole realizzare, sono come le stelle nel cielo usate dai marinai in mezzo all’oceano.

Tradurre la teoria in pratica, soprattutto far corrispondere alle parole del docente una gestualità ad un’altra persona, non è una cosa semplice, per cui in 5 ore il rischio è quello di uscire più confusi di prima: invece, con un approccio one to one garantito dalle due campionesse mondiali, e punti di riferimento costanti e immediatamente memorizzabili, la progressione non solo è più veloce, ma soprattutto più duratura.

Anche continuando a commettere gli errori, presto si comprende dove intervenire autonomamente per correggerli. Il resto, è pratica, pratica, pratica

Formarsi: un investimento che si ripaga da sé

C’è sempre la questione del giusto rapporto qualità prezzo. Ovviamente chiunque si voglia mettere in discussione, affinando le proprie competenze, deve considerare i costi di un percorso formativo al netto del know-how effettivamente acquisito.

Quindi, la domanda che si fa qualsiasi barista è la seguente: quanto mi può costare un corso di Latte art e ne vale davvero la pena?

Anche la pulizia viene insegnata

La risposta è semplice: per 5 ore di training individuale a contatto costante con due campionesse mondiali di Latte art, concentrate in una sola giornata, con latte, caffè, attrezzature (macchina per espresso, macinini, lattiera, tazze) fornite dalla scuola, pranzo incluso, certificato finale, il prezzo è di 500 euro.

In questa cifra sono compresi un minimo di 25-30 litri di latte utilizzato per realizzare le figure e oltre un chilo e mezzo di caffè a testa. Non considerando l’energia consumata per tenere accese le macchine tutto quel tempo.

Questo è un numero che ha quindi un senso se si considerano tutti gli aspetti descritti fin qui: perché la Latte art potrebbe esser intesa banalmente come un cuore bianco su uno sfondo di una tazza, ma è quel plus che porterà clienti al proprio locale.

Se lo sai fare, se davvero il cappuccio è buono e bello, quei 500 euro saranno ripagati in termini di flusso in cassa, perché il barista preparerà una tazza in appena 40 secondi, ottenendo un risultato che fidelizza il cliente.

Insomma, ad un corso di formazione che concretamente avrà delle ripercussioni sui margini del proprio locale e farà progredire dal punto di vista professionale, che prezzo dareste?

Per saperne di più: i contatti

Per chi volesse sviluppare nuove competenze nella Latte art, i numeri di telefono sono: 3480747346 – 3807750892 e la scuola si trova in Via Federico Borromeo, 4, 20017 Rho.

 

 

C’è anche un po’ d’Italia tra gli aspiranti alla carica di vertice della Federazione colombiana dei produttori di caffè (Fnc)

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Il logo della Federazione nazionale dei produttori di caffè della Colombia

MILANO – Vola il fatturato di Buencafé Liofilizado de Colombia, ramo industriale della Federazione colombiana dei produttori (Fnc): una realtà unica nel suo genere, che reinveste il 100% dei propri utili a beneficio della qualità della vita dei produttori e della sostenibilità del settore. L’azienda, che festeggia quest’anno i suoi cinquanta anni, chiude infatti l’esercizio 2022 con vendite per 210 milioni di dollari: il 26% in più rispetto al 2021.

Il suo stabilimento per la produzione di caffè solubile ha sede a Chinchiná, nel dipartimento di Caldas, nel cuore dell’Eje Cafetero della Colombia. Ha una capacità produttiva annuale di 13.500 tonnellate e dà lavoro a un migliaio di dipendenti.

Buencafé è considerata un’impresa modello sul piano della sostenibilità ambientale. Sin dal 1995 ha iniziato a utilizzare pionieristicamente gli scarti del processo produttivo del caffè come biomassa. Attualmente, il 97% dei suoi residui industriali diventa biocombustibile, mentre il rimanente 3% viene riutilizzato o riciclato per altre vie.

Ecologico anche il packaging, con i coperchi dei barattoli di solubile prodotti a partire dal nocciolo di avocado.

A differenza di buona parte delle industrie nazionali, che utilizzano soprattutto materia prima di importazione, Buencafé lavora esclusivamente caffè di produzione nazionale. E produce dunque un solubile al 100% di arabica colombiani.

Lo stabilimento, che è stato oggetto di quattro successivi ampliamenti nell’arco di quarant’anni, è oggi una realtà di avanguardia sul piano industriale e tecnologico. Oltre a essere stata la prima azienda colombiana a certificarsi Iso 14001, Buencafé vanta oggi 25 diverse certificazioni di qualità e sostenibilità.

“Quando le persone sono poste al centro di tutto ciò che si fa, ogni tazza di caffè ha una sua storia. Per questo festeggiamo questi cinquant’anni durante i quali Buencafé ha trasformato il futuro” ha dichiarato la direttrice generale Cristina Madriñán Rivas.

Si è intanto messa in moto la macchina per l’elezione del nuovo direttore generale della Federazione, che prenderà il posto dell’attuale numero della Fnc Roberto Vélez Vallejo, che svolge tale ruolo dal 2015.

Una carica di grande prestigio e visibilità, vista l’importanza e lo status della Federazione. Il Comitato nazionale ha selezionato la terna di candidati che si presenteranno davanti al Congresso nazionale della Fnc il 27 aprile. Si tratta di Germán Alberto Bahamón Jaramillo, Sandra Morelli Rico e Santiago Pardo Salguero.

Il primo è un noto imprenditore del settore del caffè. Sandra Morelli Rico è avvocatessa e docente e ha compiuto studi post-laurea all’Università di Bologna, in Giurisprudenza e Scienze dell’Amministrazione. Santiago Pardo Salguero è stato capo negoziatore degli accordi di libero scambio con l’UE. È stato inoltre ambasciatore in Giappone, carica questa ricoperta a suo tempo anche da Vélez.

Crescono i consumi nella ristorazione (82 miliardi), però sotto i livelli pre-Covid, Fipe: “Ripensare i modelli organizzativi delle imprese”

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Presentato a Roma il rapporto annuale ristorazione di Fipe-Confcommercio. Durante l’iniziativa è stata lanciata la Giornata della Ristorazione, in programma il prossimo 28 aprile (immagine concessa)

ROMA – Il 2023 si apre con una buona notizia per il settore dei pubblici esercizi: l’emorragia pandemica in termini di consumi e occupazione sembra essere definitivamente superata. Sebbene ancora inferiore rispetto ai livelli del 2019 di 4 punti percentuali a valori correnti,la spesa delle famiglie nella ristorazione è risalita a circa 82 miliardi di euro, avvicinandosi agli 85 miliardi e mezzo del periodo pre-Covid, trainata anche dal ritorno del turismo internazionale, mentre il valore aggiunto del settore ha superato nel 2022 i 43 miliardi di euro (+18% rispetto all’anno precedente).

Sono questi alcuni dei dati più significativi che emergono dal Rapporto annuale ristorazione curato da Fipe-Confcommercio che è stato presentato a Roma

Lo studio scatta una fotografia sullo stato di salute di un settore importante per l’economia nazionale e, con uno sguardo oltre l’ostacolo, individua le sfide che attendono il comparto nel prossimo futuro. L’evento è stato anche l’occasione per lanciare la Giornata della ristorazione italiana, promossa da Fipe-Confcommercio, che si svolgerà il prossimo 28 aprile in tutta Italia con decine di iniziative e con un evento speciale presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy alla presenza del Ministro Adolfo Urso.

Il primo vero grande appuntamento dedicato alla cultura della ristorazione italiana che coinvolgerà i ristoranti in Italia e quelli italiani all’estero per celebrare i temi dell’ospitalità e della condivisione.

Nel Rapporto si legge che a dicembre 2022 erano 336 mila le imprese operative nel mercato della ristorazione.

Di queste, 9.526 hanno avviato l’attività nel corso dell’anno, mentre sono quasi 20.139 quelle che hanno abbassato le saracinesche con un saldo negativo di oltre 10.600 unità dietro il quale ci sono diverse concause: dagli strascichi della crisi pandemica al forte incremento dei costi in particolare delle materie prime e dell’energia (+200%) che hanno fortemente eroso i margini operativi delle imprese.

Lo studio, tuttavia, sottolinea come la spinta inflattiva del settore sia stata più contenuta di quanto avvenuto a livello generale, con un incremento dei prezzi del 5% rispetto all’8,1% registrato per l’intera economia nel corso del 2022. Un dato che rivela una certa difficoltà delle imprese nel gestire la fase di aggiustamento dei listini, dovuta a valutazioni di contesto ma anche a scelte conservative, fatte spesso per paura di perdere clientela che per giusta consapevolezza.

Il 28,2% delle imprese (22,2% intera economia) è gestito da donne e il 12,3% (8,7% intera economia) da giovani under 35, mentre gli imprenditori stranieri che oggi gestiscono un ristorante o un bar sono oltre 50mila.

Quanto all’occupazione, secondo il Centro Studi Fipe c’è stato un deciso balzo in avanti che l’ha riportata vicino ai livelli pre-pandemia. Nello specifico, le oltre 165mila aziende con almeno un dipendente hanno impiegato nel 2022 una media di oltre 987mila lavoratori, solo 3.700 in meno del 2019. Si tratta però di un aspetto su cui ancora c’è molto da fare, soprattutto rispetto al numero di contratti a tempo indeterminato e a quelli che riguardano donne e giovani impiegati nel settore, che invece restano abbondantemente sotto i livelli pre-covid. A questi va aggiunta la fetta di occupazione indipendente (titolari, soci, ecc.) che vale oltre 350 mila persone e che, invece, appare più lenta a tornare ai livelli del 2019.

Il 2022 è stato l’anno della “normalizzazione” per il settore della ristorazione, una fase in cui alcuni trend accelerati dalla pandemia si sono consolidati e hanno influito sulle modalità di consumo dei clienti. Le colazioni e i pranzi fuori casa sono in affanno, ad esempio, lasciando il campo alle uscite serali per aperitivi e cene. Per un ristorante su tre e per il 38% dei bar la performance economica è migliorata, frutto della capacità di adattamento alle nuove abitudini dei consumatori, mentre sono modeste, rispettivamente 11% e 6,2%, le percentuali di quelli che hanno registrato un risultato peggiore rispetto all’anno precedente.

Lo scenario per il 2023 rimane cautamente positivo. Gli analisti di Fipe-Confcommercio, infatti, stimano una crescita del comparto compresa tra il 5 e il 10%, confermata anche dal sentiment degli addetti ai lavori: il 70% dei ristoranti pensa di mantenere gli obiettivi conseguiti nel 2022, con 1 ristoratore su 4 che ritiene addirittura di superarli. C’è in pratica un clima positivo sulle prospettive del settore. Nove imprenditori su dieci sono fiduciosi sul futuro, sebbene riconoscano che sia necessario far fronte ai cambiamenti imposti dall’emergenza pandemica.

“Il Rapporto di quest’anno racconta di un “rovesciamento” di fronte, poiché nell’anno appena trascorso abbiamo visto rivelarsi l’altra faccia della crisi post-pandemica: dalla crisi della domanda si è passati nel volgere di pochi mesi ad affrontare una crisi di costi.”, ha dichiarato Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio. “Dunque, pur avendo recuperato, – magari non completamente, ma piuttosto solidamente – i livelli dei consumi pre-Covid, l’impatto del forte aumento delle bollette e, seppure meno intenso, delle materie prime, hanno messo a dura prova la tenuta dei conti economici delle aziende”.

Stoppani continua: “Rimettere al centro il lavoro di qualità e ripensare i modelli organizzativi delle imprese in termini di sostenibilità sono i due assi portanti di una strategia imprenditoriale per i prossimi anni. La Ristorazione è – e rimane – intersezione tra filiere essenziali e sostanziali del Made in Italy e stile di vita delle comunità; e il suo racconto contribuisce a dare un punto di riferimento più solido all’economia del Paese. Per questo oggi, presentando anche la giornata della ristorazione che si svolgerà il 28 aprile, uniamo numeri e simboli di un settore che merita grande attenzione.”

Il Tar spinge i bar e i locali con la sospensiva al ristorante Mamaioa a Lecco, Fipe: “Spazi extra dehors per tutto il 2023”

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I dehors

La decisione del Tar di concedere la sospensiva a un ristorante del centro di Lecco porta con sé delle conseguenze rilevanti per tutti i locali per quanto riguarda lo spazio per i tavolini all’aperto. Fipe Confcommercio afferma: “Fate domanda per gli spazi extra”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata su Lecco Today.

La presa di posizione

LECCO – La “bega” sui tavolini torna protagonista anche a Lecco. Da mesi Fipe Confcommercio va contro le decisioni del Comune sul tema dell’occupazione del suolo pubblico, che differenziano radicalmente la giunta Gattinoni rispetto a Valmadrera. E ora è arrivata la decisione del Tar di concedere la sospensiva a un ristorante del centro di Lecco – il Mamaioa di vicolo del Torchio -, nell’ambito di un contenzioso in essere con l’amministrazione, che porta con sé delle conseguenze rilevanti per tutti i locali per quanto riguarda lo spazio per i tavolini all’aperto.

“Prendiamo atto di quanto espresso nell’ordinanza del Tar che, nelle motivazioni a supporto della sospensiva, ribadisce la validità della proroga degli spazi fino al dicembre 2023 e anzi evidenzia come il Comune di Lecco abbia di fatto violato la proroga legislativa stessa relativa all’utilizzo temporaneo di suolo pubblico – sottolinea il presidente di Fipe Confcommercio Lecco, Marco Caterisano -. Questo intervento del Tribunale Amministrativo rimarca la posizione che come Fipe sosteniamo da tempo, ovvero che le nostre imprese possano ancora beneficiare dell’ampliamento degli spazi esterni”.

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Ucraina: il bar caffetteria nella chiesa che resta aperto durante la guerra, con una Faema E61, punto di ritrovo

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ucraina pausa café kiev kharkiv
La bandiera dell'Ucraina

A Fastiv, cittadina ucraina ad una settantina di chilometri dalla capitale Kiev, esiste un bar all’interno della chiesa canonica di San Michele Arcangelo. Il locale non è mai stato chiuso neanche durante il difficile periodo della guerra. Tra cappuccini ed espresso italiani, con la presenza di una macchina Faema E61, il bar della chiesa è diventato un punto di ritrovo per la comunità. Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.

Il bar della chiesa San Michele Arcangelo

FASTIV (Ucraina) – “Qui facciamo il caffè più buono della città”. Così padre Pavlo Kunytskyy, domenicano, ci accoglie nel suo bar, un vero e proprio locale all’ingresso della canonica di San Michele Arcangelo, a Fastiv, cittadina ucraina ad una settantina di chilometri dalla capitale Kiev. Al “Caffè San-Angelo” fanno anche il cappuccino e l’espresso italiano, oltre a servire torte, sandwich e pizze.

Il bar, a parte la domenica che “è il giorno del Signore”, non è mai stato chiuso, neanche nei giorni delle bombe. “La gente ha bisogno di incontrarsi per farsi coraggio, per questo non abbiamo mai chiuso. E’ poi il nostro business – spiega il religioso – con il quale diamo lavoro a diversi giovani e con quello che resta finanziamo le nostre opere per chi ha bisogno. E oggi le persone che hanno bisogno qui in Ucraina sono davvero tante”.

Tre frati, oltre a Pavlo ci sono anche Jan e Michail, aiutano 2mila sfollati, tra pacchi alimentari, distribuzione di vestiti, accoglienza stabile per trenta famiglie. Accanto alla chiesa hanno aperto anche una tenda riscaldata dove servono, a chi a causa della guerra oggi ha bisogno di tutto, borsc e bevande calde.

Nel bar dei domenicani si parla anche di come organizzare la prossima settimana santa, dalla Domenica delle Palme, che qui si celebra con i ramoscelli di salice, alla Lavanda dei piedi che nella chiesa di San Michele di Fastiv vedrà protagonisti i militari e i volontari, le due categorie che gli ucraini considerano i loro angeli custodi.

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Nespresso Italia: Valeria Casani è la nuova direttrice marketing

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Valeria Casani (immagine concessa)

MILANO –. Nel suo nuovo ruolo, Valeria Casani avrà il compito di sviluppare la strategia locale dell’azienda leader nel mercato del caffè porzionato – che conta oggi in Italia oltre 850 dipendenti -, continuando a generare valore in un mercato strategico per il gruppo come quello italiano, mantenendo il proprio ruolo di pioniere in tema di qualità, sostenibilità e innovazione che caratterizzano Nespresso.

La nuova direttrice marketing di Nespresso Italia

Classe 1979 e laureata in Business Management all’Università Bocconi di Milano, Valeria Casani arriva in Nespresso dopo un’esperienza decennale in ruoli analoghi in aziende multinazionali brand leader quali Pepsico, Bolton e L’Oreal, qui nel ruolo di Marketing Manager contribuendo a guidare la strategia locale dei marchi con particolare attenzione al lancio di nuovi prodotti, fino a Vodafone in qualità di Head of Marketing Consumer occupandosi della definizione della roadmap di marketing strategico a lungo termine, sviluppo di nuovi prodotti e definizione del posizionamento del brand.

Dotata di profonda e comprovata conoscenza dello sviluppo del brand e della comunicazione, gestione dell’end to end, dal customer insight, allo sviluppo di prodotto, è una grande appassionata di innovazione e cultura digitale.

Una nomina con la quale Nespresso conferma i suoi obiettivi di crescita in Italia e la volontà di continuare a generare valore positivo nel Paese, continuando a portare la straordinaria esperienza di degustazione che contraddistingue i caffè Nespresso a tutti i consumatori italiani a casa, in ufficio, in hotel, caffè o ristoranti.

Un focus costante sarà la valorizzazione dell’esperienza in Boutique – oltre 70 in Italia – e lo sviluppo di strategie omnicanale per rispondere efficacemente alle abitudini e alle modalità di acquisto dei clienti, con un approccio fortemente orientato alla sostenibilità, all’innovazione e ai temi dell’inclusione oltre i generi, anche in contesti di marketing, campagne di brand awareness e di posizionamento specifico dei prodotti Nespresso.

Casani è anche co-fondatrice di GirlsRestart, la realtà digitale che nasce come spazio di confronto e scambio libero, dedicato alle donne e al loro sostegno in ambito professionale.

Con la nomina di Valeria Casani, Nespresso conferma inoltre la sua attenzione per la valorizzazione dell’equilibrio di genere in azienda, raggiungendo il 50% di ruoli tra uomini e donne a tutti i livelli aziendali, compreso quello manageriale e di top management italiano. In Italia, infatti, il 67% delle persone di Nespresso sono donne, elemento distintivo con cui l’azienda vuole continuare a impegnarsi in prima linea sulle questioni che riguardano la parità di genere e la creazione di un luogo di lavoro dove ogni persona possa riconoscersi, condividendone i valori.

La scheda sintetica di Nespresso

Nestlé Nespresso SA è pioniera e punto di riferimento per il caffè porzionato di altissima qualità. L’azienda lavora con più di 140.000 agricoltori in 18 Paesi attraverso il suo Programma AAA Sustainable Quality per integrare le pratiche di sostenibilità nelle aziende agricole e nei paesaggi circostanti.

Lanciato nel 2003 in collaborazione con la ONG Rainforest Alliance, il programma aiuta a migliorare la resa e la qualità dei raccolti, assicurando una fornitura sostenibile di caffè di alta qualità e migliorando le condizioni di vita delle coltivatrici, dei coltivatori e delle loro comunità.

Nel 2022, Nespresso ha ottenuto la certificazione B Corp, unendosi a un movimento internazionale di 4.900 imprese che soddisfano gli elevati standard B Corp di responsabilità sociale, ambientale e di trasparenza. Con sede a Vevey, Svizzera, Nespresso opera in 81 Paesi e ha oltre 13 000 dipendenti. Nel 2021, ha gestito una rete globale di vendita al dettaglio di 802 boutique.

Volcafe Italia partner globale per le torrefazioni, Bagnasco: “250 agronomi per una costante assistenza al farmer all’insegna della sostenibilità”

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Adriano Bagnasco, general manager dell'azienda (immagine concessa)

MILANO – Essere il miglior partner per il caffè verde al mondo è il claim e la promessa mantenuta di Volcafe, tra i quattro maggiori trader a livello globale, ricco di 160 anni di esperienza nel settore. La sua presenza capillare mette in contatto il 92% della produzione mondiale di caffè con l’80% del consumo a livello globale.

Ciò che distingue Volcafe è il radicamento profondo e di lungo tempo nelle terre d’origine, dove 250 suoi agronomi hanno un contatto diretto con i farmer e gli uffici commerciali lavorano insieme ai produttori in un legame pluridecennale, li seguono e li guidano alle migliori tecniche di coltivazione al fine di accrescere la quantità e la qualità del raccolto, realizzando inoltre ricerche approfondite sulle condizioni pedoclimatiche delle diverse aree, la produttività, l’andamento della produzione e del raccolto.

Tutto ciò assicura la migliore qualità in origine che fa di Volcafe un trader di eccellenza per l’industria mondiale e il migliore collaboratore per il torrefattore. A ciò si uniscono report che offrono un quadro completo del settore.

“Gli aggiornamenti settimanali di mercato che inviamo ai nostri clienti e un ufficio dedicato che segue l’industria italiana in ogni sua esigenza, permettono di individuare in Volcafe la migliore fonte autorevole di ricerca e divulgazione – afferma Adriano Bagnasco, general manager Vocafe Italia -. Il dipartimento di ricerca di Volcafe è riconosciuto a livello mondiale come una tra le migliori, se non la migliore, e più neutrali fonti di informazione, e le più grandi industrie mondiali si appoggiano a noi per prendere decisioni strategiche”.

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Lo staff Volcafe Italia (immagine concessa)

Bagnasco continua: “Forniamo sempre una visione globale oggettiva e non di parte, molto utile per chi opera nel settore. Nel 2016 abbiamo deciso di aprire una sede a Genova al fine di rapportarci direttamente con il torrefattore italiano al quale offriamo un vero servizio su misura, un’assistenza continua su ogni aspetto, un rapporto di partnership e di consulenza che difficilmente altre realtà – soprattutto altri gruppi di traders principalmente solo investitori sul mercato – sanno offrire. Da Volcafe il cliente italiano si aspetta e riceve costanza nelle forniture e nella qualità, insieme alla consulenza di chi lo sa guidare nel raggiungere questi risultati con il migliore rapporto qualità/prezzo”.

C’è di più: “A ciò si aggiunge tutta l’operatività della filiera. Il riscontro positivo del nostro ingresso diretto sul territorio – ad oggi nei nostri uffici di Genova lavorano dieci persone – e del rapporto di fiducia che si è instaurato con numerosissimi torrefattori di ogni dimensione lo esprimono i numeri: da allora i volumi in Italia sono quadruplicati”.

Sostenibilità, scelta inderogabile

Il grande impegno di Volcafe nelle terre d’origine si declina in qualità e sostenibilità (ambientale, sociale ed economica), un aspetto quest’ultimo sempre più considerato a livello internazionale e sottolineato dai claim pubblicitari di numerose torrefazioni, in linea con il programma d’azione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile.

“All’estero l’attenzione a questo aspetto è sempre più forte e ritengo che a breve lo sarà anche in Italia – riprende Adriano Bagnasco -. Il cliente finale si mostra attento e sensibile alla qualità di ogni prodotto, caffè compreso, e alla realtà a monte di esso: chi lo produce, la sua attenzione all’ambiente e alla realtà sociale in cui opera. Il torrefattore che vuole rispondere a queste richieste del mercato trova in Volcafe un partner in grado di offrire caffè a cui si accompagna un programma di responsabilità sociale a lungo periodo che include sistemi di gestione ambientale, ottimizzazione dell’uso di energia, responsabilità condivisa, tracciabilità e supporto alle comunità locali”.

Bagnasco prosegue: “Nel 2015 abbiamo lanciato il progetto Volcafe Way, che mira alla sostenibilità e all’ottimizzazione delle risorse nei Paesi produttori, nonché all’innalzamento della qualità del prodotto. Non si tratta di una certificazione, il cui obiettivo è applicare una serie di standard e di effettuare controlli per verificarne la conformità, ma di un programma di impatto, che esamina una situazione, include l’impegno di tutti i soggetti coinvolti e realizza programmi progettati per produrre miglioramenti nel tempo”.

Bagnasco incalza: “Riteniamo infatti che la vera sostenibilità consista nel comprendere le sfide dei partner e lavorare insieme, cercando vantaggi per tutti e che questo atteggiamento in origine debba essere trasmesso lunga tutta la filiera, dal crudista all’industria e da questa all’operatore fino al consumatore”.

Prosegue: “Abbiamo avviato numerosissime collaborazioni in Centro e Sud America, Africa e nel continente asiatico. Da pochi giorni ha inoltre preso il via programma Volcafe Responsible Sourcing potenziato (Volcafe RS), che include due denominazioni gestite da Volcafe per il caffè proveniente da fonti responsabili: Volcafe Verified e Volcafe Excellence riconosciuti dalla Global Coffee Platform (GCP) come Coffee Sustainability Reference Code: un’interessante iniziativa per il torrefattore italiano che lo aiuterà ad avvicinarsi e far proprio il tema della sostenibilità”.

Grazie alla sua attenzione all’ambiente, alle pratiche lavorative, ai diritti umani, all’etica e agli acquisti sostenibili, Volcafe nel 2022 ha ottenuto la certificazione EcoVadis, il principale fornitore di valutazioni sulla sostenibilità delle imprese a livello internazionale, meritando la medaglia d’oro, attribuita solo al 5% delle aziende (sono oltre 100mila in più di 175 Paesi quelle monitorate).

Collaborazioni in tutto il mondo

Sono 5000 le cooperative seguite dalla fondazione Volcafe nel Centro America, 2700 nel Sud America, 16.000 in Africa (di queste 12.000 in Uganda), con progetti che coinvolgono un ampio ventaglio di iniziative, tra cui la costruzione di scuole, l’aiuto del ritorno a scuola dei ragazzi, la parità di genere, l’assistenza medica, l’ottimizzazione degli impianti di irrigazione e dell’utilizzo delle risorse idriche, la piantumazione di alberi per l’ombreggiamento e la riforestazione, progetti per il trattamento delle acque reflue, di sustainable landscape, con training ai produttori sulle tecniche della messa a dimora e di coltivazione di piante di diverse specie in uno stesso appezzamento, insieme alla fornitura di germogli di caffè di nuove varietà, alberi da ombra e molto altro ancora.

“Nel 2022 Volcafe ha continuato ad approfondire il proprio impegno per la sostenibilità creando nuove collaborazioni in tutto il mondo – afferma Adriano Bagnasco – che rimangono uno dei pilastri del nostro lavoro. Si tratta di interventi mirati, che solo la nostra presenza reale e di lunga data sul territorio permette di realizzare. I 250 agronomi che vivono nei diversi Paesi d’origine non solo aiutano a migliorare la produzione, ma vivono la realtà locale, ne colgono le necessità e suggeriscono interventi su misura per le diverse situazioni”.

Bagnasco conclude: “Ad oggi lavoriamo in partnership con grossi gruppi; l’auspicio è che anche torrefazioni di medie e piccole dimensioni sposino questi progetti, che assicurano il futuro del settore e danno un importante valore aggiunto al prodotto finito. Un plus che il consumatore apprezza”.

Caffè Rivoire di Firenze sbarca a Milano: la storia

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Il Duomo di Milano (Foto di Dimitri Vetsicas da Pixabay)

Aprirà a breve nel quartiere Brera di Milano lo storico caffè fiorentino Rivoire. Si tratta di un locale sfaccettato che offre un’esperienza sensoriale eccellente, un percorso di gusto che si estende anche al cocktail bar e al ristorante. La storia del caffè Rivoire comincia nel 1872 e ottiene subito un successo clamoroso. Approfondiamo l’argomento grazie all’articolo pubblicato su Everyeye.

Lo storico Caffè Rivoire di Firenze

MILANO – La storia di questo nome secolare si lega a Enrico Rivoire, torinese di nascita e fornitore di cioccolato alla corte dei Savoia, che nel 1872 ebbe l’intuizione di seguire i reggenti nella nuova capitale italiana, Firenze, dove aprì un locale con fabbrica di cioccolato a vapore.

Il locale a due passi da Palazzo Vecchio ottenne subito un gran consenso, tanto da arrivare intatto ai giorni nostri e a spegnere ben 150 candeline sulla torta. Un traguardo che si deve al savoir-faire e all’ingegno dei maestri pasticceri che fanno del caffè Rivoire un’istituzione nell’arte del cioccolato in tutte le sue forme. In tazza o modellato sotto forma di creme, tavolette, praline e cremini, vere e proprie opere d’arte che si sciolgono letteralmente in bocca, frutto della ricerca attenta di abbinamenti capaci di soddisfare e stupire i palati più raffinati.

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