sabato 13 Aprile 2024
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Latte art barista edition: quello che i professionisti devono ancora apprendere sulla tecnica in tazza

La domanda che si fa qualsiasi barista è la seguente: quanto mi può costare un corso di Latte art e ne vale davvero la pena? Ecco la risposta

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RHO (Milano) – Che la Latte art sia una tecnica che rappresenta un valore aggiunto per una caffetteria, è una cosa abbastanza risaputa: ormai sono pochi i bar che non servono dei cappuccini con una figura anche semplice sulla crema, perché quello è un biglietto da visita dello stesso locale che invita il cliente a tornare.

E’ altrettanto vero però, che al netto di questa nuova consapevolezza, ci sono tanti – troppi – baristi che ancora non hanno imparato neppure a preparare un cappuccio correttamente. Un consiglio: quando trovate una tazza piena di schiuma ariosa, con le bolle evidenti in cima al latte, non è un segnale di qualità, anzi.

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Per chi quindi vuole perfezionare la sua Latte art partendo da una buona base o chi invece vuole finalmente riuscire a servire un cappuccino non solo visivamente piacevole ma anche buono, la via è sempre e solo una: la formazione.

Recentemente abbiamo parlato dell’esperienza diretta fatta insieme alle due campionesse mondiali Carmen Clemente e Manuela Fensore, che hanno messo a disposizione il loro know how a persone assolutamente non professioniste.

Il risultato, lo potete leggere qui

Ma quello che è stato possibile portare a casa oltre la capacità di montare il latte e disegnare tulip, è anche qualche informazione utile ai baristi professionisti.

Latte art VS cappuccino: quanti conoscono le differenze?

Il cappuccino classico ha tempi di preparazioni più lunghi, perché la montatura del latte deve precedere l’estrazione dell’espresso: facendo i calcoli, la crema di latte dovrà restare a riposo i 25 secondi necessari per l’erogazione del caffè in tazzina.

La macchina in funzione per preparare prima l’espresso

La Latte art invece ha bisogno di spingere sull’acceleratore, perché l’emulsione del latte deve seguire in parallelo l’espresso. Questo perché la crema da decorare deve avere uno spessore minore rispetto a quello del cappuccino standard, così da esser più facilmente un letto elastico su cui disegnare.

Quindi, di fronte a queste premesse, si può affermare che la Latte art è più veloce – 25 secondi risparmiati per ogni tazza servita – ed è anche un mezzo più efficace di marketing.

Altri trucchi del mestiere

latte art
Il tulip realizzato correttamente da Fensore

Spesso, così come ci hanno raccontato da formatrici esperte Manuela e Carmen, il problema con i corsi didattici di Latte art è che le fasi di apprendimento sono confusionarie e spesso gli allievi non riescono a seguire un metodo che sia standard per tutti.

Nella loro scuola di Rho invece, il processo di allenamento è codificato: ciascuno studente vede ripetuti i medesimi gesti dall’insegnante, che non cambiano mai, sono precisi, ripetuti.

Il segreto dell’impostazione di base ripetibile all’infinito – studiata per anni dalla stessa Manuela che poi l’ha trasferita a Carmen – fa sì che un barista alle prime armi, così come quello già in uno stato avanzato, possano ritrovarsi con le coordinate geometriche in tazza.

Qualche esempio: sapere dove posizionare la lattiera, come inclinare e quando raddrizzare la tazza, quanti giri di versata e da quale altezza è necessario fare, a seconda della figura che si vuole realizzare, sono come le stelle nel cielo usate dai marinai in mezzo all’oceano.

Tradurre la teoria in pratica, soprattutto far corrispondere alle parole del docente una gestualità ad un’altra persona, non è una cosa semplice, per cui in 5 ore il rischio è quello di uscire più confusi di prima: invece, con un approccio one to one garantito dalle due campionesse mondiali, e punti di riferimento costanti e immediatamente memorizzabili, la progressione non solo è più veloce, ma soprattutto più duratura.

Anche continuando a commettere gli errori, presto si comprende dove intervenire autonomamente per correggerli. Il resto, è pratica, pratica, pratica

Formarsi: un investimento che si ripaga da sé

C’è sempre la questione del giusto rapporto qualità prezzo. Ovviamente chiunque si voglia mettere in discussione, affinando le proprie competenze, deve considerare i costi di un percorso formativo al netto del know-how effettivamente acquisito.

Quindi, la domanda che si fa qualsiasi barista è la seguente: quanto mi può costare un corso di Latte art e ne vale davvero la pena?

Anche la pulizia viene insegnata

La risposta è semplice: per 5 ore di training individuale a contatto costante con due campionesse mondiali di Latte art, concentrate in una sola giornata, con latte, caffè, attrezzature (macchina per espresso, macinini, lattiera, tazze) fornite dalla scuola, pranzo incluso, certificato finale, il prezzo è di 500 euro.

In questa cifra sono compresi un minimo di 25-30 litri di latte utilizzato per realizzare le figure e oltre un chilo e mezzo di caffè a testa. Non considerando l’energia consumata per tenere accese le macchine tutto quel tempo.

Questo è un numero che ha quindi un senso se si considerano tutti gli aspetti descritti fin qui: perché la Latte art potrebbe esser intesa banalmente come un cuore bianco su uno sfondo di una tazza, ma è quel plus che porterà clienti al proprio locale.

Se lo sai fare, se davvero il cappuccio è buono e bello, quei 500 euro saranno ripagati in termini di flusso in cassa, perché il barista preparerà una tazza in appena 40 secondi, ottenendo un risultato che fidelizza il cliente.

Insomma, ad un corso di formazione che concretamente avrà delle ripercussioni sui margini del proprio locale e farà progredire dal punto di vista professionale, che prezzo dareste?

Per saperne di più: i contatti

Per chi volesse sviluppare nuove competenze nella Latte art, i numeri di telefono sono: 3480747346 – 3807750892 e la scuola si trova in Via Federico Borromeo, 4, 20017 Rho.

 

 

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