lunedì 24 Novembre 2025
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Rifiuti di imballaggio: nel 2023 riciclati oltre 10 mln e 470mila tonnellate

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plastica compost rifiuti
Il riciclo della plastica (immagine: Pixabay)

MILANO – Nel 2023 l’Italia ha riciclato il 75,3% dei suoi rifiuti di imballaggio10 milioni e 470mila tonnellate su un totale di 13 milioni e 899mila tonnellate immesse al consumo. Una percentuale di riciclo in forte crescita rispetto al 71% circa del 2022, anche per via di una riduzione dei pack immessi al consumo in Italia. Lo annuncia CONAI nella sua Relazione generale.

Riciclo imballaggi: nel 2023 percentuale in crescita

“Numeri incoraggianti per l’Italia” commenta il direttore generale CONAI Simona Fontana. “I quantitativi di materia riciclata crescono, e confermano il settore del riciclo degli imballaggi come strategico per l’economia circolare nazionale. I risultati 2023 superano i target UE previsti al 2030 nonostante un contesto generale difficile per le imprese italiane.”

Fontana aggiunge: “Il balzo in avanti della percentuale di riciclo è risultato di una crescita delle quantità di rifiuti di imballaggio riciclati a fronte della contestuale riduzione dei quantitativi di packaging immessi sul mercato nazionale nel 2023. Il tessuto imprenditoriale, infatti, ha fatto ricorso alle scorte di imballaggi e prodotti imballati accumulate nel 2022, producendo uno sfasamento temporale fra la produzione degli imballaggi, il loro uso e il momento in cui sono diventati rifiuti”.

Nel dettaglio, sono state riciclate 418mila tonnellate di acciaio, 59mila di alluminio, 4 milioni e 674mila di carta, 2 milioni e 164mila di legno, 1 milione e 55mila di plastica tradizionale e circa 44mila di bioplastica compostabile, 2 milioni e 46mila di vetro.

E se alle cifre del riciclo si sommano quelle del recupero energetico – ossia l’uso dei rifiuti di imballaggio come combustibile alternativo per produrre energia – il totale di imballaggi recuperati e non finiti in discarica arriva a 11 milioni e 804mila tonnellate, ossia l’85% dei pack immessi al consumo.

Numeri resi possibili anche dal lavoro portato avanti da CONAI e dal sistema consortile con i Comuni italiani tramite l’accordo nazionale con ANCI, in accordo con i Consorzi di filiera.

Nel 2023 sono stati 7.242 i Comuni che hanno stipulato almeno una convenzione con il sistema consortile, con una fetta di popolazione servita pari al 96% degli Italiani. E oltre 15 milioni sono gli abitanti del Centro-Sud coinvolti in progetti territoriali speciali volti a far crescere le raccolte per il riciclo nelle aree ancora in ritardo.

Per coprire i costi di ritiro dei rifiuti di imballaggio in modo differenziato, nel 2023 CONAI ha versato ai Comuni italiani 696 milioni di euro: risorse che provengono dalle imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi che si fanno carico dei costi da sostenere per gestire il fine vita degli imballaggi che immettono sul mercato.

I risultati di riciclo 2023 permettono all’Italia di rimanere in una posizione solida nel quadro europeo.

“Gli obiettivi complessivi di riciclo chiesti dall’Unione al 2030, quando ogni Stato dovrà riciclare almeno il 70% dei suoi rifiuti di imballaggio, sono ormai ampiamente superati” spiega Simona Fontana.

C’è di più: “Secondo gli ultimi dati Eurostat, l’Italia è leader per riciclo pro-capite di imballaggi in un testa a testa con la Germania, staccando di diversi punti il più piccolo e gestibile Lussemburgo. Non è un caso che lo scorso anno la Commissione Europea abbia inserito il nostro Paese fra i nove non a rischio per il raggiungimento degli obiettivi di riciclo, nella sua relazione di segnalazione preventiva sull’attuazione delle Direttive sui rifiuti”.

Fontana continua: “Non è il momento di fermarsi, però. Il nuovo Regolamento europeo chiederà tassi di intercettazione dei pack sempre più alti: dobbiamo continuare a lavorare per aumentare quantità e qualità delle raccolte differenziate degli imballaggi, anche attraverso lo strumento delle raccolte selettive, ove opportune. Per migliorare ancora saranno importanti le innovazioni a monte, nella progettazione di imballaggi sempre più riciclabili e rigenerabili, e a valle, nelle tecnologie di riciclo in grado di recuperare materiale dalle frazioni oggi ancora più difficili da riciclare. L’augurio, poi, è quello che sempre più materiali possano rientrare in modo efficiente in un flusso sostenibile e circolare. Non solo i materiali da imballaggio, che a livello europeo rappresentano il 4% dei rifiuti totali”.

In crescita per il 2023 anche i quantitativi di imballaggi riutilizzati: nel 2012, infatti, CONAI ha introdotto agevolazioni e semplificazioni contributive per gli imballaggi concepiti per un uso pluriennale.

Nel 2023 sono stati più di un milione e 200mila tonnellate gli imballaggi riutilizzabili dichiarati a CONAI, in crescita rispetto al milione e 155mila del 2022; tra questi, i più diffusi sono gli imballaggi in legno, come i pallet, e le bottiglie in vetro a rendere del circuito ho.re.ca.

Starbucks inaugura il 42° store in Italia a Le Befane Shopping Centre di Rimini

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Il nuovo Starbucks store (immagine concessa)

RIMINI – Starbucks ha aperto, in partnership con Percassi, licenziatario esclusivo del marchio in Italia, il 42esimo store nel Paese scegliendo Le Befane Shopping Centre di Rimini, tra i più grandi centri commerciali dell’Emilia-Romagna. Con una superficie complessiva si 52.000 metri quadri e più di 130 negozi, Le Befane Shopping Centrem, inaugurato nel novembre 2005, ospita al suo interno negozi, servizi e spazi di intrattenimento dedicati ad adulti e bambini: dall’abbigliamento allo sport, dalla tecnologia all’arredamento e tanto altro; il tutto completato dall’Ipermercato Spazio Conad, da un ampio food court e dalle 12 sale cinematografiche del Multiplex Giometti.

Il nuovo Starbucks a Le Befane Shopping Centre di Rimini

Proposto nel format di chiosco, l’ottavo presente in Italia, il nuovo store è caratterizzato da un design funzionale e accogliente dalle tinte tenui sui toni del verde. I visitatori possono assaporare deliziosi spuntini in piedi o comodamente seduti in uno degli oltre quindici posti a sedere disponibili.

Il menu comprende sfiziosi prodotti da forno, fragranti croissant e golosi donuts. Immancabili le bevande Starbucks, dai grandi classici Frappuccino ed Espresso, alle bevande personalizzabili e stagionali, come le ultime novità al gusto Crème Brulée: un concentrato di gusto, perfetto per chi cerca una pausa veloce e rigenerante.

Il punto vendita a Le Befane Shopping Centre di Rimini (immagine concessa)

Indirizzo: Le Befane Shopping Centre

Via Caduti di Nassirya, 20 Rimini IT 47924 Orari: tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00

La scheda sintetica di Starbucks Coffee Company

Dal 1971, Starbucks Coffee Company è impegnata nell’approvvigionamento etico e nella torrefazione di caffè Arabica di alta qualità. Con oltre 33.000 negozi in tutto il mondo, oggi Starbucks è il primo torrefattore e rivenditore di specialità caffearie al mondo. Grazie al nostro impegno costante per l’eccellenza e i nostri valori, portiamo l’unicità della Starbucks Experience nella vita di tutti i nostri clienti attraverso ogni singolo caffè.

La scheda sintetica di Percassi

Percassi è una società le cui attività comprendono lo sviluppo e la gestione di reti commerciali in franchising di importanti marchi (come Gucci, Armani Exchange, Saint Laurent, Nike, Jordan, Victoria’s Secret, Bath&Body Works, LEGO, Garmin in ambito fashion-beauty e consumer, e Starbucks nel food).

Il gruppo Percassi è anche attivo nella gestione di brand propri (KIKO Milano, Womo e Bullfrog nel settore della cosmetica, Atalanta in ambito sportivo, Da30Polenta nel food). Percassi opera anche in ambito real estate per la realizzazione di importanti progetti immobiliari nel settore commerciale e direzionale. Per ulteriori informazioni basta cliccare qui.

Gelateria La Romana: employer branding come leva di successo nella ristorazione

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Massimiliano Zucchi, ceo e proprietario La Romana 1947 (immagine concessa)

MILANO – In Italia, i primi cinque fattori che attraggono i potenziali dipendenti sono l’equilibrio tra lavoro e vita privata (62%), un’atmosfera di lavoro piacevole (60%), retribuzione e benefit interessanti (57%), sicurezza del posto di lavoro (51%) e opportunità di progressione di carriera (49%). Sono questi i principali dati emersi dall’edizione 2024 dell’Employer Brand Research di Randstad, la nota multinazionale di ricerca e selezione del personale che ha coinvolto 6700 rispondenti italiani.

Proseguendo ancora di più in verticale, la gen Z europea, la generazione che rappresenta la nuova forza lavoro, continua a ritenere salute mentale e work-life balance tra le prime priorità assolute quando si cerca un nuovo posto di lavoro (2024 Gen Z and Millennial Survey: Living and working with purpose in a transforming world).

Oltre a questi dati, emerge un tema importante che è anche una sfida: se le aziende sono “fatte dalle persone”, tali elementi di attrazione rappresentano una sfida chiara all’imprenditoria italiana che è chiamata a mettere in discussione i propri modelli per restare in linea con i cambiamenti sociali in corso e continuare a competere nel mercato.

L’altro elemento chiave è quello dell’attrattività dei settori: i mercati presentano caratteristiche legate alla forza lavoro molto diverse tra loro. In particolare, il mondo della ristorazione appare molto poco interessante ed attrattivo agli occhi del campione intervistato, tanto da non apparire neanche nella classifica dei settori che parlano di employer branding.

Le principali motivazioni di questa disaffezione sono rappresentate da una situazione diffusa che vede un calo di appeal dovuto a contratti precari, turni di lavoro pesanti, stipendi non idonei e scarse possibilità di carriera.

D’altro canto, la domanda di lavoratori nel settore ristorazione è molto elevata e per le aziende, catene commerciali in primis, risulta sempre più difficile trovare personale motivato, preparato e pronto a restare in azienda. Occorre quindi che questo settore, così come molti altri, riveda in termini di attrattività e retention le proprie strategie e politiche di coinvolgimento del personale.

La catena di gelaterie La Romana dal 1947, con circa 100 punti vendita tra Italia ed estero di cui il 30% di proprietà ha intrapreso un percorso lungimirante proprio nell’ottica di attrarre e trattenere talenti.

Massimiliano Zucchi, ceo e proprietario del Gruppo, testimonia come l’attenzione crescente per politiche del personale all’avanguardia ed ingaggianti abbia cambiato l’azienda, sostenendone lo sviluppo: “Di fronte alla crescita del Gruppo (360 dipendenti, 30 negozi di proprietà ed un franchising attivo con circa 60 punti vendita) abbiamo istituito un ufficio di Human Resources, con quattro professionisti dedicati interni e introdotto una novità che punta alla prossimità ovvero l’HR Regionale”.

Zucchi: “Se prima eravamo in grado di gestire molti aspetti centralmente, oggi, con 360 collaboratori in giro per tutta Italia è necessario avere qualcuno più prossimo a loro, per ascoltarti, per chiarirsi e far comprendere al meglio i valori della nostra azienda. In particolare, in un mondo come il nostro, impattato da ciclicità stagionali che prevedono la rapida integrazione di personale è fondamentale poter offrire strumenti e formazione che consentano ai nuovi lavoratori di imparare rapidamente ed in modo efficace le competenze di front desk verso i clienti finali”.

“Sempre per porre attenzione ai nostri collaboratori” – continua Zucchi “Abbiamo deciso di valorizzare la nostra sede centrale favorendo l’utilizzo degli spazi comuni e offrendo a tutto il personale la disponibilità di un team di esperti dello sport per un’ora di movimento, ispirazione, yoga o qualsiasi tipo di attività fisica abbiano voglia di fare. Questa iniziativa ha portato un grande miglioramento dello stato d’animo delle persone ed un aumento delle interazioni sociali, con notevoli benefici anche per i processi di lavoro”.

Zucchi continua: “La vera sfida che ora ci poniamo è quella del punto vendita, stiamo infatti elaborando un modello di benefit che possa in qualche modo soddisfare anche questi collaboratori presso i negozi. Nei corsi di formazione del personale, invece, stiamo introducendo la gestione dello stress, un tema cruciale che consente di migliorare il proprio benessere psicofisico oltre a quello di chi ci circonda sia in ufficio che a casa.

“Queste iniziative testimoniano la nostra costante dedizione nel creare un ambiente lavorativo coinvolgente e inclusivo, dove la ricerca dell’eccellenza è il motore principale di ogni nostra attività.” dichiara Zucchi.

Con un’età media di 28 anni e una presenza femminile del 70% circa, l’impegno verso la formazione e il worklife balance sono diventati elementi distintivi per attrarre e trattenere risorse all’interno dell’Headquarters. Un impegno che parte dalla sede centrale con l’ambizione di trovare applicazione, seppur con modalità differenti, anche nei numerosi punti vendita in Italia e nel mondo a testimonianza di un cambiamento sociale di cui l’azienda si è resa consapevole anni prima.

“Abbiamo degli obiettivi di crescita ambiziosi e puntiamo ad avere 100 punti vendita e 100 milioni di fatturato. Affinché’ questo progetto sia sostenibile e di successo è fondamentale il coinvolgimento dei lavoratori che quotidianamente, nei diversi angoli del territorio, devono conoscere e saper trasmettere valori, filosofia e processi di lavorazione caratteristici della nostra azienda. Per questo pensiamo sia fondamentale sviluppare e sostenere una cultura del cambiamento che vede la persona al centro, ovunque sia e qualunque sia il suo ruolo aziendale, indipendentemente dall’inquadramento e dall’anzianità.”

L’azienda riminese ha deciso di attestare il suo impegno in questa direzione e di sostenere un autentico percorso di evangelizzazione convinta che tutto il settore possa beneficiare di un generale miglioramento grazie a politiche del lavoro attente e moderne in grado di recepire le aspettative dei lavoratori.

Così continua Zucchi: “Tra le diverse iniziative intraprese abbiamo deciso di supportare per il secondo anno consecutivo gli “Employer Branding Awards”: il contest rivolto alle aziende che mettono le persone al centro, ideato ed organizzato da Double Bridge”. Vogliamo contribuire attivamente a questo “cambiamento culturale virtuoso”, condividendo la nostra esperienza ed imparando da altre realtà. Pensiamo che sia una relazione win win per tutti i soggetti coinvolti, inclusi in primis i lavoratori. Quest’anno le 3 categorie in gara riflettono perfettamente il nostro modo di pensare la relazione azienda-benessere lavoratore riguardando aspetti del worklife balance, la capacità di riconoscere e attrarre talenti, e le politiche rivolte a sostenere la gender equity”.

Stefano D’Avanzo, founder e presidente di Double Bridge, così interviene sul tema dell’Employer Branding quale chiave etica verso il successo non solo di un’azienda ma di un intero comparto: “Con il nostro lavoro di consulenti ci siamo accorti che in Italia vi sono molti settori e molte realtà poco conosciute che sviluppano processi di people management d’eccellenza. Abbiamo quindi deciso di fare denominatore comune, coinvolgendo e dando visibilità a tutte quelle realtà meritevoli di raccontare la loro vision ed i loro progetti. Ringraziamo Gelaterie La Romana che ha deciso di sostenerci in qualità di sponsor e tutti i nostri ambassador che condividono gli obiettivi dell’iniziativa. Ad oggi sono quasi un centinaio le candidature ricevute per l’edizione 2024 degli EBA ma contiamo di ricevere molte nuove adesioni entro la deadline d’iscrizione del 15 luglio”.

L’Italia rimane un Paese caratterizzato da sensibilità acute e vision imprenditoriali all’avanguardia. L’attenzione per il people management e la qualità delle relazioni saranno sempre di più elementi distintivi non solo del successo aziendale ma anche dello spirito valoriale ed etico dell’imprenditore.

Per scoprire gli EBA e come partecipare basta cliccare qui

Aziende ambassador che sostengono il contest

  • Ascensori Rossini
  • Ascot Ascensori
  • Bewe
  • Euxilia
  • eVISO
  • Libellula
  • Nord Ovest
  • Shamir RX Italia
  • Settanta7
  • UOMOeAMBIENTE

Il gelataio Simone De Feo spiega il rapporto tra gelato e alcol

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Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

Dalla sua Cremeria Capolinea a Reggio Emilia, il gelataio Simone De Feo spiega perché è difficile usare gli spirits in gelateria, ma anche che cos’hanno in comune i distillati e il dolce estivo più amato d’Italia. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Eugenia Torelli per il portale d’informazione Linkiesta.

Il rapporto tra gelato e alcol

REGGIO EMILIA – Estate, tempo di gelati, e da un po’ di anni il lato freddo della pasticceria ha saputo evolversi e innovare moltissimo, sia dal punto di vista tecnologico che ingredientistico. C’è chi ha cercato di scardinare i cliché di una produzione energivora, utilizzando corrente domestica e riducendo il consumo di acqua, e chi ha reso il gelato più inclusivo verso intolleranze a glutine e lattosio o verso diete a base vegetale, ma c’è anche chi è andato oltre, facendo leva sugli studi di biomedicina e alimentazione per creare gelati funzionali (lo fa un italiano a Cádiz).

Questi sono soltanto alcuni esempi all’interno di un settore che oggi è in grado di offrire vere e proprie esperienze gastronomiche in cono e coppetta.

Con la fisica però non si scherza e c’è un ingrediente che resta naturalmente difficile da impiegare, l’alcol.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Latte Art Grading System World Championship: Caffè Monte è sponsor ufficiale

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caffemonte latte
Caffè Monte sponsor ufficiale del caffè utilizzato nel Latte Art Grading System (immagine concessa)

TRIESTE – Caffè Monte, con sede a Rovigno, Croazia, annuncia la sua partecipazione come sponsor ufficiale del caffè utilizzato nel Latte Art Grading System (LAGS) World Championship 2024, che si terrà a Trieste il 26 ottobre 2024. Questo prestigioso evento riunirà i migliori baristi del mondo per competere e dimostrare le loro abilità nella latte art, utilizzando il pregiato caffè di Caffè Monte.

La storia di Caffè Monte

La storia di Caffè Monte inizia nel mondo del caffè nel lontano 1989 con la distribuzione di macchine self-service. Motivata dal desiderio di offrire ai propri clienti un prodotto superiore, nel 2000 l’azienda ha deciso di fare un ulteriore passo avanti. Uniti dalla passione e dall’impegno, il fondatore di Caffè Monte ha creato un marchio speciale per il suo aroma, colore e consistenza, che ha subito conquistato il cuore di molti.

Dopo quasi 30 anni di lavoro di successo, Caffè Monte è cresciuto fino a diventare un marchio di alta qualità, riconosciuto dai veri amanti e intenditori del caffè premium. Ascoltando attentamente i desideri dei clienti, negli ultimi anni l’azienda ha ampliato la gamma di prodotti per offrire a tutti la possibilità di godere del mondo Monte in modo personale e unico.

Oggi, oltre a servire il mercato interno, Caffè Monte è presente in diversi mercati esteri come Cina, Germania, Svizzera, Austria, Ungheria, Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Slovenia e Montenegro. Questo permette all’azienda di portare la sua passione per il caffè premium a livello globale.

La partecipazione di Caffè Monte come sponsor al LAGS World Championship 2024 rappresenta un ulteriore passo avanti nel suo impegno per la qualità e l’eccellenza. L’azienda è entusiasta di supportare questa competizione di alto livello e di vedere il proprio caffè utilizzato dai migliori baristi del mondo.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui

A Roma c’è FASE, ristorante dello chef Salvucci e specialty di Faro: “La tazzina costa 2.20 al tavolo”

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Alberto Blasetti (foto concessa) FASE
Alberto Blasetti (foto concessa)

MILANO – Nella capitale il caffè specialty si fa strada nella ristorazione: così è successo da FASE, creatura di Federico Salvucci e operativo da qualche mese. Dopo una lunga esperienza di 12 anni come cuoco si è deciso a cambiare traiettoria rispetto alla classica cucina romana. Prendendo contatti con Faro avviene l’incontro con lo specialty. Ed ecco che da FASE fa il suo ingresso il Senhor Niquino, Brasile.

Al FASE, il fine pasto si chiude con una tazzina eccellente a non troppo spinta

Racconta Salvucci: “Tra le note percepite emergono la fava di tonka, la nocciola e la liquirizia. Gusti abbastanza semplici da comprendere rispetto ad altri specialty. Prodotto che si lega bene con la mia idea più ampia di ristorazione. Per il nome ho scelto innanzitutto una parola breve (che poi corrisponde alle mie iniziali) che potesse essere facilmente ricordata e che mi permettesse di giocare con il menù: antipasto (fase 1), primo (fase 2) e secondo (fase 3).

Abbiamo pensato cinque piatti diversi per offrire la possibilità di soddisfare tutti i gusti. In ogni Fase c’è vegetale, selvaggina, carne rossa, pesce e proposte celiache. La nostra è quindi una filosofia inclusiva, perché di base dovrebbe essere così la ristorazione.”

E come mai ha deciso di inserire da subito lo specialty da FASE?

Dentro FASE (foto concessa)

“Ho puntato molto sullo specialty. La maggior parte dei ristoranti non lo hanno in carta e così spesso si arriva delusi a fine pasto. Il caffè in Italia è così popolare, ma in realtà non ne sappiamo niente. Io invece ho voluto investire molto su questo prodotto. Tutte le scelte che abbiamo fatto per FASE, dal menù alla panificazione, sino al caffè, devono essere di un certo livello.

Per ora serviamo soltanto l’espresso, attendendo però di ampliare l’offerta nell’aperitivo con un filtro o un doppio. La tazzina costa 2.20 al tavolo. Ci salviamo rispetto alla solita polemica del prezzo perché nel tipo di ristorante che abbiamo impostato questa cifra risulta coerente.

Ovviamente, ci impegniamo a spiegare il caffè, lo raccontiamo, costruiamo un’esperienza attorno alla bevanda e fin qui il 99% della gente ha apprezzato. Per ora siamo aperti sia a pranzo che a cena, ma prossimamente penseremo ad aprire per l’aperitivo.

Spesso i ristoranti non sviluppano il discorso attorno al caffè perché pensano ai volumi poco importanti: voi quanti ne fate?

“Il margine di guadagno sul caffè commerciale non è poi così alto come si può pensare. Credo che si debba fare piuttosto un discorso a lungo termine.

Un caffè che non è qualitativamente all’altezza, rovina il resto dell’offerta. Nella zona il caffè buono si beve soltanto qui e questo è un plus che attira più persone. Per ora facciamo un centinaio di espresso al mese, ma questa cifra non è un problema perché stiamo guardando in prospettiva.”

Quali attrezzature avete scelto per FASE?

“Sul parco macchine ci è stato suggerito dallo stesso Faro di appoggiarci per il momento ad una macchina De Longhi Dinamica con macinino integrato – che forse è l’unica sua pecca, volendo più avanti introdurre più tipologie di specialty per dare un’alternativa, più o meno acida o con più o meno corpo – che ci permette comunque di estrarre il caffè rispettandone abbastanza la qualità.

Per un ristorante come il nostro che conta 28 coperti senza colazioni e aperitivi, è la soluzione giusta ed è anche più facile da utilizzare dal personale, considerando anche parametri come la temperatura, la macinatura e la pulizia.

Abbiamo trovato un giusto compromesso tra le nostre esigenze e la volontà di garantire una proposta di un certo livello. Quindi dico agli altri ristoratori che in realtà basta poco per organizzarsi e vendere qualcosa di buono.

In futuro mi piacerebbe approfondire il discorso di pairing tra cibo e caffè. Non subito, per dare tempo alle persone di conoscerci meglio e comprendere intanto la qualità di uno specialty in espresso.

Attualmente il caffè viene usato comunque come ingrediente: un esempio è quello dei plin piemontesi con la barbabietola nell’impasto, il blu di bufala con burro e salvia e di accompagnamento nel piatto dei cerchietti di barbabietola cruda, nocciole e polvere di caffè sottilissima, quasi fosse una spezia impalpabile.

Uno dei piatti firmati Alberto Biasetti a FASE (foto concessa)

A volte mi è stato detto di poterne aggiungere. Porta una nota leggermente più acidula nel piatto. Oppure ne frulliamo una parte grossolanamente per renderla infusa nella panna al caffè. Oppure lo usiamo nelle creme per la piccola pasticceria. Realizziamo una ganache al caffè che ricorda esteticamente la coppa del nonno.”

Quindi lei che messaggio invierebbe a chi come lei fa ristorazione?

“Molto semplice: puntate sul caffè. Basta spacciarsi per i fenomeni del caffè senza saperne niente: è fondamentale informarsi un minimo senza dover fare investimenti impossibili. Si può proporre una tazzina di altissima qualità che fa ritornare la gente, dando un ultimo saluto che coccola il palato. Anche su questi dettagli ci si costruisce un nome.”

La Medina Milano, il tè come in Marocco: “Progetto nato con l’obiettivo di essere tutto al femminile”

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Dentro La Medina Milano (foto concessa)
Dentro La Medina Milano (foto concessa)

MILANO – Si tende a dimenticare che il tè non è soltanto una cerimonia cinese, giapponese o tanto meno esclusivamente appannaggio del rito UK: anche il modo di consumare questa bevanda in Marocco ha la sua storia ben radicata, al punto da trovare espressione anche fuori dai suoi confini geografici. Per ritrovare queste atmosfere e sapori, bisogna andare a La Medina Milano, sala da tè e pasticceria gourmet, gestita tutta al femminile e capitanata da Hanae Chaoui.

La Medina apre alle 7.30 e chiude alle 19.30, mentre domenica cambia l’orario in 9-20. Un solo giorno di chiusura, il martedì: una decisione recente, perché il primo anno dall’avvio è rimasto aperto sette su sette.

Un locale da sessanta metri quadrati, con 25 posti a sedere.

Che cosa l’ha portata, dopo il passaggio della pandemia, ad aprire La Medina, la sua sala da tè a Milano?

“Era un’idea che già avevamo con mio marito da diverso tempo. Avevamo e abbiamo tutt’ora un ristorante ma durante il Covid – costretti a stare a casa – abbiamo riflettuto sull’apertura di una nostra sala da tè e abbiamo progettato il locale: non ci sono realtà simili a Milano e abbiamo pensato alla nostra comunità, al concetto di famiglia marocchina, e volevamo soddisfare queste esigenze.

Anche se devo ammettere che, inaspettatamente, abbiamo ricevuto un feedback molto importante da parte dei milanesi.”

Lei è la titolare di La Medina, mamma anche di tre bambini, e il suo team è tutto al femminile: come mai questa scelta, quali sono i pro e i contro (se ce ne sono).

“Il progetto nasce proprio con l’obiettivo di essere tutto al femminile. Siamo 4 donne fisse a lavorare a La Medina: una pasticcera, una cuoca e due ragazze in sala e nel banco. Volevamo sfatare i pregiudizi e gli stereotipi che esistono attorno alla comunità musulmana: a La Medina diamo molto valore alla donna, che può essere anche a capo di un’attività. Siamo una famiglia, siamo tutte uguali: lavoro insieme a loro sullo stesso piano, nel reciproco rispetto.

Effettivamente essere madre e imprenditrice non è semplicissimo, ma con mio marito collaboriamo per la gestione dei figli, e poi abbiamo anche il supporto della nostra famiglia che abita vicino a casa nostra qui a Milano. Nel giorno libero da La Medina portiamo a turno i bambini fuori. Per noi è importante essere sereni all’interno dell’ambiente professionale e sostengo per lo stesso principio, le mie dipendenti.”

Molti quando pensano al tè lo collegano alla cerimonia cino-giapponese e al massimo al breakfast tea: com’è invece la cultura del tè marocchina?

I posti a sedere a La Medina Milano (foto concessa)

“Il tè marocchino fa parte della nostra tradizione, è il simbolo di casa: non c’è nessuno che entra in un luogo, senza chiederlo. Lo beviamo almeno in cinque momenti durante la giornata: a colazione, a merenda, a pranzo, a cena e dopo cena. In Marocco viene servito principalmente il tè verde (il Marocco è il primo Paese in tutta l’Africa per importazione dalla Cina), il Gunpowder – più carico di teina che viene poi fatto deteinare – e lo Chun mee che risulta più leggero.

Sicuramente il tè più conosciuto è quello alla menta che noi lavoriamo con diverse miscele: a sud del Marocco si beve in modo diverso da come succede nella sua parte più centrale. Nel sud c’è più siccità e così la menta cresce meno, per questo si compensa con delle miscele secche, con cardamomo, cannella, chiodi di garofano: da La Medina li serviamo in entrambe le modalità.

Preferiamo però usare lo Chun mee e una volta che si prova, non si deve aver paura di non dormire – anche se c’è spesso qualcuno che chiede di farlo deteinare -.”

A La Medina si serve anche il caffè?

“Sì, abbiamo scelto illycaffè 100% Arabica che contiene meno caffeina. L’abbiamo selezionato per questo motivo principalmente e perché è molto buono. Per saper valorizzarlo, io stessa ho seguito un corso di formazione proprio all’Università del caffè da illy. Usiamo La Cimbali come macchina espresso a tre gruppi.”

Sicuramente la comunità marocchina prende come riferimento il vostro locale, ma quali altri clienti frequentano e scelgono La Medina?

“Vengono da noi dai giovanissimi agli anziani: il nostro locale è stato concepito per essere instagrammabile – è molto bello, con le pareti composte da mosaici che abbiamo realizzato in Marocco, così come i tavoli, i divanetti in stile marocchino e gli arredi che richiamano lo stesso design e gli specchi intagliati -.

Lo stesso personale ha una divisa pensata ad hoc: dalla vita in su indossiamo un caftano a metà, una camicia tipica del Marocco, con i ricami tradizionali. La Medina è un punto di incontro per tutti, soprattutto per molte donne che vengono da noi: agli eventi, il 100% delle adesioni sono al femminile.”

Che tè servite e quali dolci tradizionali (ci sono degli abbinamenti tra i due?)

“Il nostro prodotto di battaglia è la pasticceria. Tutti i nostri dolci sono prodotti da noi e si accompagnano bene al tè; sono i classici marocchini. Sicuramente il Kaab ghzal, tallone di gazzella è il dolce più particolare: ci vogliono 3 giorni di lavoro, il lavoro con pasta di mandorla e acqua di fiori d’arancio. È conosciuto in tutto il mondo.”

Quali sono i prezzi?

“Le ricette variano da un euro e 40 a pasticcino fino ai 2.50. Per il tè invece dipende: abbiamo diverse miscele e ognuna ha il suo costo. E cambia anche rispetto alla grandezza della teiera: partiamo dai 5.50 per la teiera singola sino ai 7 euro.

Ci sono anche alcuni che mi chiedono il classico tè al limone Lipton, ma da noi non esiste: a La Medina non abbiamo neppure il tè freddo e ho dovuto un po’ lottare per comunicare la cosa. È ancora difficile convincere le persone a bere il tè anche nei mesi caldi: ma vorrei spiegare agli italiani che consumandolo caldo d’estate, si abbassa la temperatura corporea e si sta meglio.

Purtroppo ancora il messaggio non è arrivato bene e riscontriamo un calo in generale nei mesi estivi (di circa il 40%). Lo sappiamo e cerchiamo di lavorare il più possibile durante l’inverno.”

Da dove vi rifornite per i vostri tè?

“Abbiamo il nostro fornitore, un signore marocchino che acquista direttamente da un produttore in Cina e che ci porta il tè, distribuendolo in tutta Europa. Lavoriamo con una miscela di tè verde già fatta con del gelsomino. Questo facilita il lavoro perché si riesce ad ottenere dei tè più pregiati, che richiedono preparazioni diverse.

Non possiamo fare l’infusione direttamente in sala, ma prepariamo internamente il tè e prima di servirlo al cliente ne spieghiamo tutti i passaggi – l’ossidazione per 3-4 volte – poi lo assaggiamo per essere sicuri del risultato e solo a quel punto lo versiamo.

Capita spesso che non esca bene al primo tentativo e ripetiamo la cerimonia fino a ottenere la tazza ottimale. Ci piace lavorare in questo ambito e a dimostrazione di questo, sia la cuoca che la pasticcera si sono autocandidate e sono contente di stare qui con noi.”

Ci parla anche del vostro brunch a La Medina?

È marocchino è al 99% ed è salato. Basandomi sulle mie esperienze fatte da consumatrice, non ero soddisfatta dei brunch che trovavo in giro: vengono serviti di solito tutti insieme e questo mi disorientava.

Noi abbiamo fatto un brunch guidato, che procede portata dopo portata. Questa scelta è stata voluta innanzitutto con l’obiettivo di costruire un momento disteso nel tempo, che dia così la possibilità di mangiare con calma.

Si inizia con delle crepes sfogliate marocchine, accompagnate dai nostri salumi Halal, con condimento di mandorle tostate, olio d’Argan e miele che è un po’ la nostra nutella marocchina – acquistabile a La Medina da portarsi a casa -.

Si prosegue con due antipasti a base di verdura di stagione: una zuppa tipica marocchina a base di legumi spezie e pomodoro e uno sformato di pasta fillo con pollo e mandorle in agrodolce, accompagnato dal tè (si può scegliere la miscela) e si conclude con un paio di pasticcini a testa.

Il nostro brunch si fa dalle 11.30 alle 14.30 per 28 euro e funziona molto anche se non è stato un successo immediato: c’è voluto del tempo per far spargere la voce.”

Scotsman Ice fornitore del ghiaccio per Starbucks che apre il 40° store a Firenze

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starbucks firenze
Il nuovo locale Starbucks a Firenze (immagine concessa)

FIRENZE – Situato nel cuore di Firenze, il nuovo negozio Starbucks fonde perfettamente il ricco patrimonio culturale della città con l’atmosfera contemporanea per cui Starbucks è conosciuto. Una delle caratteristiche importanti del nuovo negozio di Firenze è la partnership con Scotsman Ice.

Scotsman Ice fornitore esclusivo di ghiaccio per Starbucks

Conosciuta per la loro produzione di ghiaccio di alta qualità, Scotsman Ice è il fornitore esclusivo di ghiaccio per tutte le sedi Starbucks in Italia. Questa collaborazione garantisce che le bevande siano servite con il miglior ghiaccio, migliorando la qualità complessiva e la freschezza dei suoi drink.

L’impegno di Starbucks per l’eccellenza e la soddisfazione del cliente è ulteriormente esemplificato da questa partnership strategica. La reputazione di Scotsman Ice per l’affidabilità e la qualità si allinea perfettamente con gli standard di Starbucks, garantendo che ogni caffè freddo, cold brew e Frappuccino soddisfi le aspettative dei clienti.

Unisciti a Scotsman Ice per celebrare questo traguardo significativo e sperimenta la qualità eccezionale e il servizio che le aziende portano in ogni tazza.

Nuovo rally sui mercati del caffè: robusta a $4.348, massimo storico per il contratto londinese

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Il logo dell'Ice

MILANO – Futures dei robusta a nuovi massimi storici: nella prima seduta della settimana si intensifica il rally di Londra, al suo terzo rialzo consecutivo. Ieri, lunedì 8 luglio, il contratto per scadenza settembre ha messo a segno un nuovo potente rimbalzo rivalutandosi di $163 (+3,9%) e volando a un nuovo massimo di 4.348 dollari (intraday a $4.390).

A New York, il benchmark (settembre) ha guadagnato 545 punti chiudendo a 234,40 centesimi, massimo per la scadenza principale dalla terza decade di giugno.

La situazione in Brasile e Vietnam rimane in cima alle preoccupazioni dei trader e continua a dettare il sentiment.

In Vietnam appare difficile che la pioggia, tornata nelle ultime settimane, possa annullare gli effetti negativi della siccità occorsa nei primi mesi dell’anno. E le prospettive per il prossimo raccolto (2024/25), secondo la maggior parte degli addetti ai lavori, si stanno facendo sempre più negative.

La disponibilità di caffè è limitata: per mantenere il ritmo degli imbarchi si è dato fondo, nei mesi scorsi, alle scorte, ora ridotte ai minimi, mentre la nuova stagione di raccolto inizierà appena il prossimo autunno.

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International coffee tasting 2024 presenta la sessione dedicata a capsule e cialde, 01-02/11, che si svolgerà da Nestlé Italiana ad Assago

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carlo odello istituto caffè iiac
Carlo Odello, presidente Iiac (immagine concessa)

MILANO – International coffee tasting, il concorso organizzato da Iiac – International institute of coffee tasters, ha annunciato una sessione dedicata al segmento capsule e cialde per l’edizione 2024 dell’evento. Da sempre tra i prodotti oggetto di valutazione del concorso, quest’anno capsule e cialde godranno quindi di un’attenzione speciale.

International coffee tasting annuncia la sessione dedicata a capsule e cialde

“Abbiamo deciso di dedicare uno spazio apposito al segmento del caffè monoporzionato in modo da poterlo valutare in modo ancora più specifico e individuare i prodotti migliori al suo interno – ha commentato Carlo Odello, presidente Iiac – Come è noto capsule e cialde rappresentano oggi una modalità di consumo del caffè molto ben radicata ed estremamente variegata in termini di qualità, con un’ampia gamma di prodotti e di prezzi sul mercato. La nostra missione sarà come sempre individuare a valorizzare i migliori tra quelli in concorso”.

International Coffee Tasting si basa sulle rigide regole dell’analisi sensoriale. Si avvale infatti di assaggiatori che operano alla cieca, quindi senza conoscere il prodotto. Inoltre, i dati di assaggio (nel 2023 più di 120.000) sono elaborati tramite un ampio numero di strumenti statistici per valutare la loro qualità e arrivare a profili sensoriali validati statisticamente.

A riprova della massima trasparenza del concorso, la formula per il calcolo del punteggio attribuito ai prodotti in gara è pubblica, disponibile sul sito di International Coffee Tasting con la spiegazione dettagliata ed esauriente del peso attribuito alle singole caratteristiche sensoriali.

“International Coffee Tasting è nato con l’idea di fornire un banco di prova equo e indipendente per le torrefazioni, per dare loro la possibilità di una valutazione oggettiva dei propri prodotti e permettergli di valorizzarli e migliorarli a favore del consumatore finale – ha continuato Odello – Questo è davvero lo scopo ultimo della competizione: sostenere la competenza del settore e dei suoi professionisti. Per questo siamo tra i concorsi più selettivi del food & beverage: nel 2023 abbiamo premiato con la Gold Medal meno del 25% dei prodotti in gara”.

La sessione dedicata al segmento capsule e cialde si terrà presso Nestlé Coffee Academy presso la sede di Nestlé Italiana ad Assago (MI) nei giorni 1 e 2 ottobre.

Per maggiori informazioni e iscrizioni

La scheda sintetica di Iiac – International  institute of coffee tasters

Iiac – International institute of coffee tasters è un’associazione senza fini di lucro che vive delle sole quote sociali. È stato fondato nel 1993 con l’obiettivo di mettere a punto e diffondere un metodo scientifico per l’assaggio del caffè.  Dalla sua fondazione IIAC ha svolto centinaia di corsi ai quali hanno partecipato 13.000 allievi da più di 40 paesi nel mondo.

Il manuale Espresso Italiano Tasting, edito in italiano e in inglese, è stato tradotto in spagnolo, portoghese, tedesco, francese, russo, giapponese, cinese, coreano e tailandese. IIAC è dotato di un importante comitato scientifico che pianifica la ricerca per garantire l’innovazione del settore: ne fanno parte docenti universitari, tecnici e professionisti. Ha inoltre filiali dirette in Cina, Corea e Giappone. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.