domenica 23 Novembre 2025
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Valentina Picca Bianchi, Fipe: “In Italia la definizione di impresa femminile ancora ferma al 1992”

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Presidente Valentina Picca Bianchi (foto concessa)
Presidente Valentina Picca Bianchi (foto concessa)

MILANO – La questione di genere è ancora un tema su cui discutere, anche nel caso dei pubblici esercizi, settore in cui la figura femminile sta trovando il suo ruolo sempre di più negli anni, grazie anche al lavoro delle associazioni di categoria che portano avanti dei progetti inclusivi e di supporto: il quadro della situazione attuale lo fornisce direttamente Valentina Picca Bianchi in qualità di presidente nazionale donne imprenditrici presso la Federazione italiana dei pubblici esercizi (Fipe).

Picca Bianchi, oltre 600mila donne attive nel settore della ristorazione: i numeri ci sono, ma quali ruoli ricoprono al suo interno?

“Esattamente, come riportato dalla fonte Rapporto Ristorazione Fipe 2024, ad oggi, il settore della ristorazione conta oltre 600mila donne lavoratrici, 112mila partite iva e 96mila imprese a conduzione femminile, pari all’8% delle imprese femminili nel terziario, sul totale di 1 milione e 242 mila in Italia.

Per fornire una panoramica: le imprese femminili si equidistribuiscono all’interno dei diversi canali della ristorazione con una prevalenza nel bar dove sono poco più di un terzo della platea (33,1%) mentre negli altri comparti rappresentano il 26% e le tre regioni in cui si concentra il maggior numero di imprese gestite da donne sono la Lombardia (13.480 imprese), il Lazio (10.179) e la Campania (9.167).

Sebbene la figura maschile continui ad essere predominante nella ristorazione italiana, negli ultimi anni la quota rosa si è ampliata e, oggi, le donne che lavorano in questo settore hanno più che mai la possibilità di emergere e distinguersi tra preparazioni complesse, servizio in sala e gestione del locale.

Possiamo quasi affermare che il mondo dei pubblici esercizi è un settore inclusivo, essendo uno dei pochi settori dove l’occupazione femminile supera quella maschile (più di 5 dipendenti su 10 sono donne).

Nonostante questa possibilità e nonostante l’aumento del numero delle donne nel settore della ristorazione, si continuano a concedere a loro ruoli tradizionali, di solito senza assunzione di potere e responsabilità decisionale, in quanto ritenuti incompatibili con il ruolo attribuitole di ancella della casa e della famiglia.

Affinché si verifichi una conversione interna alla ristorazione, nello specifico un cambio di prospettiva dei ruoli, ritengo fondamentale il supporto di politiche inclusive, cambiamenti culturali ed una maggiore consapevolezza delle capacità e del valore delle donne nel settore.

Le politiche e gli strumenti devono essere accompagnati dalla costruzione di una cultura di genere condivisa, mirata a creare consapevolezza e sensibilizzare rispetto agli ostacoli e alle complicazioni che ancora oggi una donna trova nel percorso che la porta a fare impresa così come da una maggiore presa di coscienza, da parte delle donne stesse, delle loro capacità e del loro valore unico e prezioso nel settore.

Per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti, il settore conta circa il 52% e questa percentuale ci fa pensare ad una predisposizione quasi naturale all’accoglienza al femminile. Il problema è che poi solitamente le donne ricoprono dei ruoli che non voglio definire come marginali, perché al contrario sono sempre fondamentali, ma che nell’opinione pubblica non godono del giusto riconoscimento.

Bisogna anche considerare che molte imprenditrici nei pubblici esercizi sono per prime delle lavoratrici all’interno della loro propria attività, quindi coinvolte in tutte le procedure dell’azienda, dallo svolgere la mansione di lavapiatti a quella della barista sino a quella della titolare.

Aggiungiamo un altro aspetto: all’interno di questo settore fare carriera, soprattutto nella dimensione di una piccola impresa, è un processo meno flessibile. Ovviamente anche all’interno della ristorazione e dell’accoglienza si possono implementare politiche, prospettive, avviare un’inversione o un consolidamento di ruoli. C’è un esempio di questo proprio a Milano che ha avuto la prima certificazione di genere a cui abbiamo dato ampia rilevanza: “Da Aimo e Nadia” sono stati i primi e poi ne sono seguiti altri. È importante
sottolineare che l’opportunità c’è.

Anche tutte le associazioni di categoria stanno spronando questo processo di consapevolizzazione e si sta creando un movimento comune.”

La retribuzione e le condizioni contrattuali sono alla pari tra le risorse femminili e quelle maschili nell’horeca?

“Il gap che ci sono di trattamento salariale e di inquadramento che esiste in tanti altri settori, non manca neppure nel nostro. Molto del lavoro poi è distribuito su turni e prevede dei part time per cui le donne si prestano maggiormente. Dal punto di vista della retribuzione, tendono a guadagnare meno e questo può essere attribuito a diversi fattori. Sono punti critici e le opportunità di avanzamento sono minori, per una mancanza di catena lavorativa all’interno di un bar o di un micro pubblico esercizio.

C’è poi il problema dell’armonizzazione tra vita e lavoro e gli incarichi familiari ancora pendono assolutamente sulle donne. Inoltre questo settore è fatto da turni di lavoro con aperture che durano sino alle 18 ore al giorno e questo penalizza ulteriormente la donna nell’organizzazione della propria vita privata.

Per cui in sintesi rimangono ancora significative disparità che devono essere affrontate attraverso politiche mirate ed un cambiamento culturale a livello aziendale e sociale. Sono comprese nel discorso le normative e politiche aziendali: sebbene vi siano già delle proposte a livello nazionale ed internazionale volte a promuovere la parità di genere, la loro attuazione pratica può variare significativamente.

Le politiche aziendali e le pratiche interne svolgono un ruolo cruciale nel promuovere l’uguaglianza di genere, ma la loro efficacia dipende dall’impegno delle singole imprese.”

La conduzione femminile delle imprese quanto ha a che fare con il passaggio generazionale nelle aziende familiari?

Picca Bianchi: “Il problema di molte imprese, tra micro e PMI, è che il passaggio di padre in figlia avviene raramente e con difficoltà. Sono tanti i casi in cui si rinuncia al trasferimento di testimone e piuttosto si opta addirittura per l’affidamento della guida al genero. Questo a sua volta porta ad un disperdimento di patrimonio incredibile.

Sappiamo che in molti casi le imprese al femminile si sono dimostrate più resilienti di altre. Penso che non sia esatto affermare che non esiste differenza tra fare impresa al maschile e al femminile, perché entrambi i casi sono influenzate dall’identità di genere. Il passaggio di leadership a favore delle donne, quando si verifica, incontra a volte la resistenza anche dagli stessi dipendenti che non riconoscono un nuovo capo donna.

Ci sono una serie di stereotipi che esistono e persistono, ma perlomeno ora li abbiamo perimetrati e possiamo affrontarli meglio. Ed esistono ora delle strategie efficaci per agevolare questo trasferimento di ruoli: le donne che aspirano alla leadership nelle aziende familiari devono spesso affrontare un percorso di preparazione e formazione rigoroso, simile a quello dei loro colleghi maschi.

Le famiglie che investono nella formazione delle figlie in ambito aziendale e manageriale contribuiscono a facilitare il loro ingresso nella leadership aziendale. Essenziale quindi il supporto familiare perché valorizza le competenze delle donne e promuove la loro partecipazione attiva favorendo una transizione generazionale più equa.

Anche la presenza di modelli di ruolo femminili e programmi di mentorship all’interno delle aziende familiari può incoraggiare e sostenere le donne nel processo di successione. Questi modelli possono dimostrare che la leadership femminile è possibile e di successo, sfidando i pregiudizi di genere.

Infine, la chiave è la cultura aziendale inclusiva e orientata alla parità di genere: questa può facilitare il passaggio generazionale alle donne. Le imprese familiari che adottano politiche di genere e promuovono un ambiente di lavoro equo ed inclusivo sono più propense a vedere una maggiore partecipazione femminile nella leadership.”

L’equilibrio tra famiglia e lavoro nella ristorazione, è sempre qualcosa visto come compito della donna o ci sono formule che supportano le madri e i padri ad affrontare il momento della genitorialità continuando a restare attivi lavorativamente?

“Sebbene la sfida dell’equilibrio tra famiglia e lavoro sia tradizionalmente vista come un compito delle donne, ci sono sempre più iniziative e formule che supportano sia madri che padri nel settore della ristorazione.

Ecco alcune di queste soluzioni:

Orari di lavoro flessibili: la flessibilità negli orari di lavoro è cruciale per aiutare i genitori a conciliare le responsabilità familiari e professionali. Alcuni ristoranti offrono turni flessibili, part-time o opzioni di lavoro a rotazione per consentire ai genitori di gestire meglio i loro impegni.

Congedi parentali: la disponibilità di congedi parentali per entrambi i genitori può fare una grande differenza. I congedi parentali retribuiti e non retribuiti permettono ai genitori di prendersi del tempo per la nascita e la cura dei figli senza compromettere la loro posizione lavorativa.

Supporto per l’infanzia: alcuni ristoranti offrono supporto per l’infanzia, come asili nido aziendali o contributi per la cura dei bambini. Questo tipo di supporto può alleviare il carico sui genitori e rendere più gestibile il bilanciamento tra lavoro e famiglia.

Politiche aziendali inclusive: le politiche aziendali che promuovono l’equilibrio tra lavoro e vita privata e che supportano la genitorialità possono contribuire a creare un ambiente di lavoro più equo e sostenibile.

Queste politiche includono lo smart-working (dove possibile), il supporto per il ritorno al lavoro dopo il congedo parentale e la promozione di un equilibrio tra vita lavorativa e personale.

Cultura aziendale di supporto: una cultura aziendale che riconosce l’importanza dell’equilibrio tra lavoro e vita privata e che non stigmatizza i genitori per aver preso congedi o orari flessibili, è essenziale.

Distribuzione equa delle responsabilità familiari: promuovere una distribuzione più equa delle responsabilità familiari tra madri e padri può contribuire a ridurre il carico su un solo genitore. Questo può essere facilitato da politiche aziendali che incoraggiano i padri a prendere congedi parentali e a partecipare attivamente alla cura dei figli.”

Picca Bianchi, secondo lei ancora cosa manca in Italia per raggiungere la parità di genere?

“L’Italia è al 79esimo posto nella graduatoria dei 146 Paesi valutati nel “Global Gender Gap Report 2023” del World Economic Forum, arretrando di 16 posizioni rispetto all’anno precedente. A ciò si aggiunge un altro risultato poco confortante in merito all’Indicatore sull’uguaglianza di genere dell’European institute for gender equality (Eige) che vede l’Italia al 14esimo posto sui 27 Paesi membri dell’UE.

Alcune azioni e politiche da affrontare ed adottare per raggiungere la parità di genere:

Definizione unica di impresa femminile (Manifesto Start We-Up): possiamo affermare che sia il primo grande punto di partenza poiché attraverso la definizione unica di impresa femminile si vuole abbattere tutti quegli ostacoli (sociali, burocratici, legislativi) che frenano le donne nel mettersi in gioco nel mondo professionale e del lavoro.

Ricordiamoci che In Italia la definizione di impresa femminile è ferma al 1992 e non tiene conto del reale tessuto produttivo tanto che le stesse analisi condotte dall’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere e InfoCamere utilizzano un diverso metro rispetto a quello normato, considerando “impresa femminile” quell’azienda di proprietà almeno per il 51% di una donna.

Il Comitato Impresa Donna si sta battendo per questo attraverso l’adesione al Manifesto Start We-Up, promosso dal Gruppo Donne di Confimi Industria, che ha attenzionato il tema.

Formazione/educazione/cultura: purtroppo l’Italia rimane agli ultimi posti nella graduatoria dell’alfabetizzazione finanziaria: l’indicatore complessivo è 10,6, su una scala da 0 a 20.

Le donne sanno meno di finanza in molti paesi del mondo e questo è vero anche in Italia. Il divario a sfavore delle donne si registra in 11 paesi europei; è più ampio in Spagna, Portogallo e Grecia.

La “bassa strategicità dei settori di impiego” delle donne è attribuita anche al limitato numero di donne laureate in discipline Stem. Secondo l’Istat solo una laureata su sei ha conseguito il titolo in materie dell’area scientifico-tecnologica, corrispondenti al 16,6%.

Ciò si ripercuote anche sui tassi di occupazione (“il tasso di occupazione femminile sia nell’area ‘scienze e matematica’ sia per l’area ‘informatica, ingegneria e architettura’ è inferiore a quello maschile di 10 punti”, evidenzia l’Istat).

Serve dunque un’azione di empowerment e di incoraggiamento delle donne a intraprendere carriere nelle discipline scientifiche e tecnologiche, oltre che sostenere le imprese femminili ad affrontare i temi relativi alla sostenibilità e alla transizione verso il digitale, come previsto dal programma “Imprenditoria Femminile” del MIMIT.

E per fare impresa in modo innovativo, sono fondamentali le azioni di comunicazione, formazione e diffusione della cultura imprenditoriale tra la popolazione femminile previste sempre all’interno del Fondo impresa femminile e finanziate dal PNRR, con l’obiettivo di incidere a livello culturale sulla propensione all’imprenditorialità delle donne, sostenere imprenditrici e neo imprenditrici con servizi di formazione e mentoring e incoraggiare le ragazze a intraprendere carriere nelle materie scientifiche e tecnologiche.

Maternità e welfare: è necessario agire e quanto prima sulle politiche di welfare e strumenti a sostegno delle donne imprenditrici e lavoratrici rispetto alla gestione dei carichi familiari e della maternità, impegni che rimangono, da sempre e per sempre, in capo alle donne (ricordiamoci che per il 52% la decisione di lasciare l’occupazione è dettata da “esigenze di conciliazione”).

A tal proposito, il Comitato Impresa Donna si sta battendo per l’ottenimento di alcuni servizi, fondamentali su questo tema, tra i quali: la disponibilità di asili nido o servizi di babysitting a prezzi accessibili, un Registro di Temporary Manager presso le Camere di Commercio per consentire all’imprenditrice di poter scegliere e fruire gratuitamente di questa figura professionale per un periodo minimo di 5 mesi così come riconosciuto
alle lavoratrici;

l’introduzione di un supporto per la gestione dell’impresa durante la maternità (questo potrebbe includere servizi di consulenza, mentorship o programmi di formazione che aiutino le imprenditrici a mantenere il controllo e lo sviluppo del proprio business anche durante il periodo di congedo), lo sviluppo di comunità di supporto per fornire opportunità di apprendimento, scambio di idee e sostegno reciproco ed infine l’attuazione della legge 32/2022, il Family Act che ha l’obiettivo di sostenere la genitorialità, riformare i
congedi parentali e rendere obbligatori e strutturali i congedi di paternità, contrastando così la denatalità e favorendo la conciliazione della vita familiare con il lavoro, in particolare quello femminile.

Raccolta dati e monitoraggio: è necessario monitorare per valutare i progressi ed identificare le aree di intervento delle politiche promosse per la parità di genere. A tal proposito, il Comitato Impresa Donna ha avviato il Progetto Pilota sulla valutazione di efficienza ed efficacia degli incentivi dedicati alle imprese femminili, con l’obiettivo di costruire un sistema di monitoraggio degli aiuti alle imprese femminili per ricavarne evidenze qualitative e quantitative utili a fornire una valutazione sul funzionamento delle diverse misure, indirizzare eventuali rifinanziamenti delle stesse e rafforzare complessivamente la strategia di sostegno all’imprenditorialità femminile.

Il progetto intende mettere a fattor comune, le conoscenze, i dati, le informazioni e le competenze di ricerca facenti capo ai diversi soggetti che hanno dato disponibilità a
contribuire: l’Ispettorato generale per gli affari economici della Ragioneria generale dello Stato, Invitalia, Unioncamere, l’Istituto Guglielmo Tagliacarne (in ragione della sua appartenenza al Sistema Camerale-Unioncamere).

In considerazione del fondamentale ruolo del MIMIT su questi temi si ritiene utile la partecipazione diretta del Ministero al gruppo di progetto.”

Come si sta attivando Fipe per supportare le donne nell’inserimento nel mondo del lavoro dei pubblici esercizi e nell’ottenimento di condizioni vantaggiose?

“Come Fipe, ci impegniamo ogni giorno a sostenere l’empowerment femminile attraverso iniziative e progetti condivisi come #SicurezzaVera, in collaborazione con la Polizia di Stato, molteplici percorsi di formazione, coaching e workshop specifici per sviluppare e rafforzare la cultura d’impresa al femminile.

Programmi e attività che stanno portando ottimi risultati nella diffusione delle tematiche afferenti alla cultura di genere.

Alcuni progetti portati avanti ad oggi dal Gruppo Donne Imprenditrici:
– #SicurezzaVera: si muove all’interno della campagna “Questo NON è AMORE”, attiva dal 2016 e diventata un’iniziativa permanente sviluppata dalle Questure con la quale la Polizia di Stato aiuta a far emergere le situazioni di violenza di genere, fenomeno complesso che non può essere affrontato solo con strumenti normativi ma che richiede campagne informative e strumenti di analisi degli episodi delittuosi che possano rendere più efficaci le azioni di prevenzione e contrasto.

La Fipe, con questo progetto ha voluto dare il suo contributo partendo dall’assunto secondo cui i pubblici esercizi rappresentano – da sempre – la più ampia rete di presidio territoriale di cultura, socialità e tradizione presenti in Italia.

– Progetto tovaglietta comunicativa “Io parlo con il dito”: progetto firmato il 28 marzo 2023 tra Fipe Confcommercio, Associazione ClinicaMENTE e Gruppo Donne Imprenditrici al fine di aiutare le persone affette da disturbi specifici del linguaggio a comunicare quando si trovano all’interno di un pubblico esercizio.”

Fipe sul prezzo della tazzina al bar: “In queste condizioni gli aumenti diventano inevitabili”

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Fipe sulla tazzina al bar (foto concessa)
Fipe sulla tazzina al bar (foto concessa)

ROMA – “Condividiamo le preoccupazioni che riguardano un probabile ulteriore forte aumento della tazzina del caffè al bar, aumento finora contenuto dalla responsabilità dei pubblici esercizi italiani che stanno assorbendo i fortissimi aumenti delle miscele causati dagli incrementi dei prezzi all’origine.

La crisi climatica che ha devastato i raccolti nei Paesi produttori, Vietnam in particolare, le tensioni geopolitiche che stanno cambiando le tradizionali rotte alle forniture, l’esplosione dei noli marittimi, sono le cause principali che stanno determinando i rialzi dei prezzi all’origine alle borse merci di Londra e New York, con l’Arabica che ha avuto in un anno incrementi superiori al 60% e la Robusta di oltre il 90%.

In queste condizioni gli aumenti diventano inevitabili, nonostante le attenzioni, la responsabilità e l’interesse dei pubblici esercizi di proteggere i consumi della tazzina di caffè, simbolo anche della identità e dei valori della socialità italiana”.

Questo il commento di Lino Enrico Stoppani, Presidente di FIPE-Confcommercio in merito al tema dell’aumento dei prezzi del caffè

Che negli ultimi giorni è stato portato all’attenzione dagli organi di stampa attraverso stime a volte inesatte e distanti dalla realtà.

A questo proposito, FIPE rileva che a fronte di un tasso di inflazione del +16% tra luglio 2021 e luglio 2024, i prezzi nei bar sono cresciuti del 13%. Anche sulla tazzina di espresso gli aumenti sono al di sotto dell’inflazione, continuando a mantenerne il prezzo tra i più bassi d’Europa.

FIPE specifica inoltre che i dati ufficiali su cui si basano le analisi della Federazione mostrano aumenti a livello di singole città considerevolmente più contenuti rispetto ad alcune stime comunicate alla stampa: l’aumento registrato, per esempio, a Bolzano, infatti, è pari al 6% sul 2022 (12% sul 2021), mentre a Pescara è del 13%.

Da ultimo, si segnala che negli ultimi 10 anni il numero delle imprese che svolgono attività esclusivamente di bar è diminuito di oltre 22mila unità.

Mercati del caffè: Londra inizia la settimana con il botto e vola a nuovi massimi

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mercati del caffè robusta futures Eudr arabica esportazioni Brasile export prezzi borsa Vietnam meteo
Il logo dell'Ice

MILANO – Londra riapre e i mercati del caffè tornano a volare: dopo il weekend lungo nel Regno Unito per la Summer Bank Holiday, l’Ice Robusta riparte con le contrattazioni e riprende la sua corsa verso nuovi picchi storici. Non è da meno New York, in netto rialzo, dopo i guadagni più modesti di lunedì.

Ma cominciamo dalla borsa dei robusta: il contratto per scadenza novembre ha guadagnato ieri, martedì 27 agosto, il 2,8% chiudendo a un nuovo massimo, per la scadenza principale del contratto 10-T, di 4.846 dollari (intraday a 4.952 dollari).

Il contratto per scadenza dicembre dell’Ice Arabica si è rivalutato invece del 2,2% terminando la sessione a 255,25 centesimi, dopo aver toccato un intraday di 259,45 centesimi, costituente il massimo degli ultimi 2 anni e mezzo.

Il copione è sempre lo stesso per i mercati del caffè

Sul fronte degli arabica pesa il ridimensionamento delle stime sul raccolto 2024/25 del Brasile, ormai virtualmente concluso, che si sta rivelando inferiore alle aspettative iniziali.

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Simonelli Group porta le novità dei brand Victoria Arduino e Nuova Simonelli al Fine Food Australia

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L'evento Fine Food Australia (foto concessa)

BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Simonelli Group, azienda leader nella produzione di macchine professionali per caffè espresso e macinini con i brand Victoria Arduino e Nuova Simonelli, sarà a l Fine Food Australia, stand V32, uno degli eventi più interessanti
per l’industria del food.

Dal 2 al 5 settembre, Simonelli Group sarà al Fine Food Australia – stand V32 – per presentare le ultime novità dei brand Victoria Arduino e Nuova Simonelli.

Victoria Arduino, marchio italiano leader nella produzione di macchine professionali per caffè espresso dal design distintivo e dalle elevate performance, offrirà una degustazione di specialty coffees estratti utilizzando due tecnologie innovative della macchina per caffè espresso Black Eagle Maverick che combina alte prestazioni e sostenibilità.

Black Eagle Maverick (foto concessa)

Black Eagle Maverick, la macchina per caffè espresso più potente di Victoria Arduino, offre il controllo completo sulla temperatura, sull’infusione, sul vapore.

Mythos (foto concessa)

Ad affiancare Black Eagle Maverick per ottenere il massimo risultato in tazza, c’è il
macinino professionale Mythos. Primo macinino pensato e progettato per il mondo specialty da coffee specialists, Mythos di Victoria Arduino rappresenta la macinatura di qualità in un design unico e riconoscibile.

Al Fine Food verrà presentata anche Eagle Tempo

Eagle Tempo (foto concessa)

La macchina professionale per caffè espresso dedicata ai cafès, ristoranti, torrefattori, catene, pasticcerie, bakeries. Eagle Tempo è un prodotto dal design riconoscibile e dall’elevata capacità produttiva, incorporando tecnologie che permettono di fare business
risparmiando energia e riducendo gli sprechi.

Nuova Simonelli, brand riconosciuto a livello mondiale per le sue macchine professionali per caffè espresso tecnologicamente avanzate e semplici da usare, è pronta a mostrare al pubblico di Fine Food la macchina per caffè espresso.

NUOVA Aurelia, la macchina per caffè espresso progettata per aumentare la produttività e la consistenza delle bevande e per ridurre le operazioni giornaliere e gli sprechi. Nuova Aurelia introduce le più innovative tecnologie in grado di automatizzare il workflow e di permettere a chiunque di preparare ottime bevande in modo semplice e veloce.

Al Fine Food verrà presentata la Nuova Aurelia in versione Volumetrica XT, macchina professionale single boiler con display touchscreen.

Nuova Aurelia Vol XT

Nuova Aurelia Vol (foto concessa)

Introduce una serie di funzionalità progettate per migliorare la consistenza delle bevande, le prestazioni, il flusso di lavoro, il controllo e la facilità di manutenzione.

La lancia vapore con controllo elettronico è disponibile con sonda di temperatura per poter leggere direttamente dal display del knob vapore la temperatura del latte in fase di montaggio.

Il programma di gestione dell’energia aiuta a migliorare la sostenibilità ambientale ed economica del coffee shop.

Dal 2 al 5 settembre lo stand Nuova Simonelli presenterà anche Appia Life Timer, la macchina per caffè espresso in grado di garantire consistenza del risultato e facilità d’uso.

Appia Life Timer (foto concessa)

La semplicità d’uso e l’affidabilità di Appia Life continuano a conquistare i torrefattori, catene e locali in tutto il mondo. Appia Life Timer è una macchina progettata per tutti coloro che richiedono un prodotto semplice da usare e affidabile e che permette anche al meno esperto di offrire un’ottima bevanda in totale sicurezza.

Lavazza porta la pausa caffè nell’era dell’intelligenza artificiale nella campagna con il robot Luigi

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Luigi, il robot nella campagna Lavazza (foto concessa)
Luigi, il robot nella campagna Lavazza (foto concessa)

TORINO – Una semplice tazza di caffè significa molto per ognuno di noi: una rapida pausa, un breve momento per rigenerarsi, del tempo per noi stessi, o un’occasione di condivisione con le persone care. Per Lavazza, il marchio italiano più iconico del caffè, che dal 1895 si dedica a perfezionare e ridefinire questa bevanda, il caffè è senza dubbio sinonimo del piacere di una deliziosa pausa.

Nel mondo di oggi, così accelerato, non c’è momento migliore per sottolineare il piacere. Giorno dopo giorno la nostra vita diventa più frenetica, mentre sentiamo continuamente parlare degli incredibili progressi dell’intelligenza artificiale. Se da una parte la tecnologia si evolve e ci agevola, è anche importante ricordare ciò che ci rende autenticamente umani: la capacità di vivere e assaporare i piaceri della vita.

Ecco, proprio qui, interviene Lavazza, per celebrare l’essenza dell’esperienza umana

Il marchio riesce in questo compito grazie ad una storia leggera, allegra ed emozionante che tocca i tasti giusti.

Luigi in pausa (foto concessa)

L’eroe del film è Luigi, un piccolo robot senziente che serve caffè appena preparato.

Ogni giorno, Luigi è spettatore della reazione di puro piacere dei suoi colleghi umani quando bevono un caffè Lavazza e, nel tempo, sviluppa il sogno segreto di assaggiarlo anche lui.

Riuscirà, infine, il nostro robot a provare le sensazioni degli umani?

La campagna presenta la coppia di star più spiritosa di Hollywood: Steve Carell e John Krasinski. I due attori convogliano nella storia tutto il loro umorismo e fascino, interagendo e divertendosi con Luigi in diversi episodi e in altri contenuti che saranno diffusi in vari canali media e paesi.

“Oggi, Lavazza comunica un nuovo messaggio strategico che ne conferma l’evoluzione in un marchio autenticamente globale, ma con radici fortemente italiane. Questo posizionamento viene ulteriormente enfatizzato dalla presenza di due noti artisti”, spiega Carlo Colpo, Marketing Communication Director e Brand Home Director del Gruppo Lavazza.

“Con la campagna ‘Pleasure makes us human’, Lavazza eleva la comunicazione del marchio ad un livello superiore. La nostra narrativa analizza un tema attuale con l’uso di uno storytelling poetico, permeato da un delicato senso dell’umorismo volto a coinvolgere, divertire e intrattenere il nostro pubblico.

La nuova piattaforma celebra il piacere dell’esperienza umana, proponendo gioia anche nei momenti più semplici, come gustare una tazza di caffè. Pensata per entrare in sintonia con un pubblico globale, la campagna presenta uno stile d’animazione all’avanguardia.

Il futuro nei bar con Lavazza (foto concessa)

Il protagonista è Luigi, un personaggio del tutto nuovo che ricorda, però, quelli iconici delle prime pubblicità Lavazza, come Carmencita e il Caballero, dell’epoca dell’italiano Carosello negli anni ’60.

Una cover appositamente creata dell’intramontabile classico “Que sera, sera” funge da filo conduttore di tutta la campagna: il piacevole testo e la famosa melodia si coniugano allo storytelling del film principale, creando un interessante contrasto con il tono di voce spiritoso e ironico di molti degli asset.

“Pleasure makes us human” contribuirà a riposizionare Lavazza a livello mondiale. Una produzione multi-asset introdotta da un trailer digitale di 90”, seguito da diversi formati per la TV e le piattaforme social.

In Italia, la campagna è online nei canali di proprietà Lavazza e su YT Lavazza (Lavazza – Pleasure makes us human. (youtube.com).

Lavazza Group

Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà
dell’omonima famiglia da quattro generazioni. Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 3 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse.

È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, con 8 stabilimenti produttivi in 5 Paesi. La presenza globale è frutto di un percorso di crescita che dura da oltre 125 anni e gli oltre 30 miliardi di tazzine di caffè Lavazza prodotti all’anno sono oggi la testimonianza di una grande storia di successo, per continuare a offrire il miglior caffè possibile in qualsiasi forma, curando ogni aspetto della filiera, dalla selezione della materia prima al prodotto in tazza.

Il Gruppo Lavazza ha rivoluzionato la cultura del caffè grazie ai continui investimenti in Ricerca e Sviluppo: dall’intuizione che ha segnato il primo successo dell’impresa – la miscela di caffè – allo sviluppo di soluzioni innovative per i packaging; dal primo espresso bevuto nello Spazio alle decine di brevetti industriali sviluppati. Un’attitudine a precorrere i tempi che si riflette anche nell’attenzione rivolta al tema della sostenibilità – economica, sociale e ambientale – considerata da sempre un riferimento per indirizzare la strategia aziendale.

“Awakening a better world every morning” è il purpose del Gruppo Lavazza, che ha l’obiettivo di creare valore sostenibile per gli azionisti, i collaboratori, i consumatori e le comunità in cui opera, unendo la competitività alla responsabilità sociale e ambientale.

Andrea Illy: “Mettiamo in condizione gli agricoltori di fare qualità e produttività”

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Andrea Illy, presidente illycaffè (immagine concessa)

MILANO – Su ilgiornaleditalia.it il Presidente illycaffè Andrea Illy, torna a parlare del futuro del caffè verde, della produzione minacciata dal cambiamento climatico e di conseguenza di soluzioni sostenibili per l’ambiente e per tutta la filiera. Questi temi trattati in un’intervista de ilgiornaleditalia.it, svolta durante il meeting di Rimini in cui si è espressa sull’altra spinosa questione del prezzo, l’amministratore delegato illycaffè Cristina Scocchia.

Andrea Illy, Presidente di Illycaffè, in occasione della 45esima edizione edizione del Meeting di Rimini, ha dichiarato a Il Giornale d’Italia:

“C’è una difficoltà nella catena del valore che è legata al cambiamento climatico che fa sì che il 50% delle terre coltivabili non lo sarà più nel 2050: bisogna investire per creare resilienza, migliorando il modo in cui si coltiva e rinnovare le piantagioni.

Questo ovviamente richiede investimenti, per i quali solitamente i Paesi produttori non posseggono le risorse, in quanto si tratta di comunità che vivono al di sotto della soglia di povertà. La cooperazione internazionale in questo senso può fare molto, preparandosi ad aiutare con risorse finanziarie, conoscitive e materiali.”

Illy e UNIDO insieme per migliorare sostenibilità e inclusività. Cosa avete in mente per la collaborazione?

“Le due aziende insieme hanno dato il via a un progetto pilota molto rilevante in Etiopia per creare barriere sostenibili, e abbiamo anche creato un centro di formazione. La prima cosa da fare è stata l’istruzione e quindi mettere in condizione gli agricoltori non solo di produrre più qualità, che vuol dire prezzi più alti, ma anche produttività.

Il progetto è stato un successo, frutto di una cooperazione intergovernativa tra il governo italiano e quello etiope, con un soggetto intergovernativo delle Nazioni Unite più uno privato. L’Italia ha chiesto di replicare questo genere di intervento in altri Paesi nel contesto del Piano Mattei.”

Qui l’articolo completo.

Domori nel progetto di pagamento PlusAdvance per la filiera del cacao

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domori
Il logo Domori

MILANO – Domori – azienda fa parte del Polo del Gusto, la holding di Riccardo Illy -ha avviato un progetto per l’ottimizzazione dei pagamenti alla filiera, in particolare per l’acquisto delle materie prime. Utilizzando il sistema sviluppato dalla fintech PlusAdvance, l’azienda può ora pagare qualsiasi fornitore, sia italiano che estero, con carta di credito e i pagamenti sono automaticamente convertiti in bonifici bancari.

L’ottimizzazione del procure to pay adottato da Domori

Nell’ultimo anno e mezzo, il mercato del cacao ha attraversato una fluttuazione significativa. Le piantagioni in tutto il mondo sono state colpite dalla diffusione di un virus, la quantità di cacao prodotto è diminuita e il prezzo della materia prima è quintuplicato.

In un simile scenario di crisi, sono cambiate anche le logiche di acquisto: se prima il pagamento al fornitore avveniva solo in minima parte alla consegna, adesso almeno l’80-90% della somma viene richiesto al momento dell’ordine, con tempi di consegna che possono durare svariati mesi.

Il progetto di innovazione di Domori con PlusAdvance nasce quindi dall’esigenza di continuare a pagare i fornitori secondo le nuove dinamiche del mercato, mantenendo al tempo stesso la possibilità di dilazionare i pagamenti e riducendo il rischio di esposizione per l’azienda.

La soluzione Card2Account

PlusAdvance è una fintech che consente alle aziende di gestire tutte le soluzioni di supply chain finance con una singola piattaforma in cloud. Elimina le barriere operative, facilitando l’adozione di soluzioni per il capitale circolante. Il sistema adottato da Domori permette di convertire il pagamento da carta di credito a bonifico bancario (Card2Account).

Il grande vantaggio è che lo strumento può essere utilizzato senza dover chiedere alcuna approvazione al fornitore.

Quest’ultimo riceve il pagamento come se fosse un normale bonifico bancario, senza avere la percezione che Domori abbia pagato tramite carta di credito, anche perché le commissioni non sono a carico della controparte, come solitamente avviene nel processo tradizionale in cui è chi incassa a sostenere le spese legate alla transazione con carta di credito.

L’adozione della nuova modalità di pagamento è stata pertanto veloce e non ha richiesto comunicazioni ai fornitori.

Con PlusAdvance, Domori può pagare qualsiasi fornitore italiano ed estero con carta di credito

Avendo il 100% dell’accettazione senza alcuna azione richiesta al fornitore. La soluzione
implementata garantisce la continuità nell’approvvigionamento delle materie prime, anche in un mercato caratterizzato da fluttuazioni significative e nuove condizioni di pagamento.

Grazie alla fintech, Domori può continuare ad acquistare il cacao e a supportare lo sviluppo della filiera dei coltivatori in Africa e Sud America, rispettando i tempi di pagamento e riducendo il proprio rischio di esposizione. Inoltre, la piattaforma PlusAdvance permette a Domori di gestire tutte le operazioni di supply chain finance in modo efficiente e trasparente.

L’azienda

Nata nel 1997 alle porte di Torino, Domori Spa è un’azienda specializzata nella produzione di cioccolato. È stata fondata da Gianluca Franzoni che, dopo gli studi in Economia, durante un periodo trascorso in Venezuela, ha riscoperto le varietà di cacao aromatico. Franzoni si è
impegnato a preservare la biodiversità e prevenire l’estinzione del cacao criollo, il più raro e
pregiato al mondo, che oggi rappresenta lo 0,01% del cacao globale.

L’azienda ha rivoluzionato il mondo del cioccolato: è stata la prima a impiegare solo cacao fine e a produrre cioccolato con cacao criollo, la prima a controllare l’intera filiera, a partire dalle piantagioni, situate in Sud America e America Centrale, fino al prodotto finito, e ad avere piantagioni di proprietà.

Domori punta sull’alta qualità della materia prima, utilizza un processo produttivo con tostature a bassa temperatura e una ricetta antica e semplice: solo cacao e zucchero. Oggi l’azienda fa parte del Polo del Gusto, la holding di Riccardo Illy che riunisce marchi d’eccellenza del mondo Food&Beverage.

Grazie al suo approccio innovativo, volto alla costante ricerca dell’eccellenza assoluta, vende i suoi prodotti in Italia e nei principali mercati esteri, con un fatturato che supera i 28 milioni di euro. Dal 2020, Domori è una Società Benefit impegnata a operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente.

Elah, Dufour, Baratti e Novi: le vendite corrono a 157 milioni grazie al dolciario

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flavio repetto
I loghi Elah, Dufour e Novi

MiLANO – Il quotidiano economico Milano Finanza ha pubblicato, alla vigilia di Ferragosto un articolo a firma di Andrea Giacobino che analizza ai raggi X il bilancio della Elah Dufour, uno dei leader del settore cioccolato e dolciario in Italia. Il titolo scelto per presentare l’articolo è: Elah Dufour, vendite a 157 milioni grazie al comparto dolciario.

Dell’articolo riportiamo un estratto: per leggere l’articolo completo basta cliccare qui 

Il primo bilancio dopo la scomparsa del cavaliere del lavoro Flavio Repetto, ex presidente di Fondazione Carige, ha visto crescere i ricavi e più che raddoppiare la redditività del gruppo dolciario genovese Elah Dufour presieduto da Guido Repetto (figlio di Flavio) e da lui controllato e partecipato fra gli altri da Ermenegildo Zegna HoldItalia e Fenera Holding.

Il gruppo opera sul mercato con oltre 240 addetti attraverso marchi prestigiosi come quello omonimo Elah Dufour, Baratti e Novi spaziando dalle caramelle al cioccolato.

L’esercizio consolidato 2023 da poco approvato ha mostrato un buon aumento delle vendite a 157 milioni di euro rispetto ai 135,5 milioni dell’esercizio precedente e l’utile è lievitato anno su anno da 5 milioni a 12,1 nonostante i costi di produzione siano aumentati per il rincaro dei prezzi delle materie prime (cacao) da 130 a 147,7 milioni.

Disaggregando i ricavi il comparto dolciario ha contribuito per 142,4 milioni in crescita dai 121,7 milioni dell’anno prima grazie al canale discount; mentre sono cresciuti anche i servizi di ristorazione e di distribuzione automatica che hanno fatturato 14,6 milioni in aumento del 5,6% sull’esercizio precedente.

Per leggere l’intero articolo con tutti i dati di fatturato e investimenti basta cliccare qui.

L’azienda dolciaria Gruppo Nannini acquisisce La Molina

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Il logo del Gruppo Nannini

Gruppo Nannini, l’azienda dolciaria con sede a Siena, ha intenzione di acquisire La Molina di Quarrata (Pistoia), leader nella lavorazione artigianale del cioccolato di alta qualità. L’operazione dovrebbe essere completata indicativamente verso metà settembre. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Cristina Belvedere per La Nazione.

L’acquisizione di Gruppo Nannini

SIENA – Ampliare la gamma dei propri prodotti, puntando su un mercato di nicchia. Sono gli obiettivi del Gruppo Nannini, circa 250 dipendenti e un fatturato di 24 milioni di euro, che ha messo nel mirino l’azienda La Molina di Quarrata (Pistoia), leader nella lavorazione artigianale del cioccolato di alta qualità.

Al momento siamo in fase di due diligence, cioè di investigazione e approfondimento dei dati e delle informazioni relative al sito pistoiese, al fine di valutare la convenienza dell’operazione. ’La Molina’ ha 16 dipendenti e un fatturato 2022 da un milione e mezzo di euro. Il Gruppo Nannini, che fa capo al magnate kazako Igor Bidilo, intende acquisire il 100% dell’azienda portando a termine l’operazione indicativamente verso la metà di settembre, conservando il marchio.

Nannini è rinomato per i suoi dolci, i gelati e anche per il caffè: nell’elenco delle golosità mancava quindi un prodotto must come il cioccolato, ancora meglio se artigianale.

Secondo le analisi di mercato, il prodotto si presta bene a sostituire la vendita di gelato nel periodo da novembre a marzo. Di qui la scommessa su ’La Molina’, brand che possiede già alcuni negozi negli Emirati Arabi tra Dubai e Riyadh e che sta per aprire altri punti vendita a Kuwait City.

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Il Bar della Pace torna a far sognare la Capitale: la riapertura a settembre

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Roma (foto Pixabay, Nimrod Oren)

MILANO – Nella Capitale era diventato un locale iconico, frequentato da celebrità e turisti in un’atmosfera da salotto che aveva fatto la storia. Dopo un periodo di chiusura, arriva la buona notizia: questo pezzo di Roma sembra riaprirà i battenti a settembre.
Leggiamo la notizia da open.online.

Bar della Pace: il ritorno

La riapertura di questo locale ha un grande significato per la città di Roma. Parliamo di un esercizio commerciale nato nel 1891 (anche se non mancano indizi sul fatto che esistesse anche prima di tale data), che prima della chiusura aveva ottenuto le qualifiche di “bottega storica” e “locale storico d’Italia”, ma che – soprattutto – era stato sempre un luogo di incontro privilegiato per i protagonisti della cultura, del cinema, dello spettacolo e della politica.

Il locale è immerso nella storia di Roma, accanto alla chiesa di Santa Maria della Pace, che ospita il celebre chiostro del Bramante. La lista dei personaggi che avevano eletto il Bar della Pace come luogo d’incontro è infinita; poeti come Ungaretti, registi Monicelli e Bolognini, pittori Schifano, Testa, Angeli e Fioroni, ma anche personaggi dello show business mondiale come Sophia Loren, Madonna e Spike Lee, che nei loro passaggi romani hanno scelto di passare qualche ora in un locale ricco di tradizione.

Nomi che servono solo a dare un’idea di cos’era il Bar della Pace; qualsiasi elenco non basterebbe a raccontare fino in fondo la centralità culturale che aveva acquisito quel luogo, anche per merito dell’edera che rivestiva il palazzo.

La riapertura del Bar della Pace, accompagnata dalla scelta di conservare e rilanciare il suo stile originario, è una scommessa per gli imprenditori che hanno deciso di rilanciare il locale, ma è anche un banco di prova importante per la città di Roma, che dovrà dimostrare di credere in progetti che non strizzano l’occhiolino al turismo di bassa qualità ma puntano a dare il giusto valore al nostro patrimonio storico e culturale.

L’articolo completo, qui.