Andrea Illy, presidente illycaffè (immagine concessa)
MILANO – Su ilgiornaleditalia.it il Presidente illycaffèAndrea Illy, torna a parlare del futuro del caffè verde, della produzione minacciata dal cambiamento climatico e di conseguenza di soluzioni sostenibili per l’ambiente e per tutta la filiera. Questi temi trattati in un’intervista de ilgiornaleditalia.it, svolta durante il meeting di Rimini in cui si è espressa sull’altra spinosa questione del prezzo, l’amministratore delegato illycaffè Cristina Scocchia.
Andrea Illy, Presidente di Illycaffè, in occasione della 45esima edizione edizione del Meeting di Rimini, ha dichiarato a Il Giornale d’Italia:
“C’è una difficoltà nella catena del valore che è legata al cambiamento climatico che fa sì che il 50% delle terre coltivabili non lo sarà più nel 2050: bisogna investire per creare resilienza, migliorando il modo in cui si coltiva e rinnovare le piantagioni.
Questo ovviamente richiede investimenti, per i quali solitamente i Paesi produttori non posseggono le risorse, in quanto si tratta di comunità che vivono al di sotto della soglia di povertà. La cooperazione internazionale in questo senso può fare molto, preparandosi ad aiutare con risorse finanziarie, conoscitive e materiali.”
Illy e UNIDO insieme per migliorare sostenibilità e inclusività. Cosa avete in mente per la collaborazione?
“Le due aziende insieme hanno dato il via a un progetto pilota molto rilevante in Etiopia per creare barriere sostenibili, e abbiamo anche creato un centro di formazione. La prima cosa da fare è stata l’istruzione e quindi mettere in condizione gli agricoltori non solo di produrre più qualità, che vuol dire prezzi più alti, ma anche produttività.
Il progetto è stato un successo, frutto di una cooperazione intergovernativa tra il governo italiano e quello etiope, con un soggetto intergovernativo delle Nazioni Unite più uno privato. L’Italia ha chiesto di replicare questo genere di intervento in altri Paesi nel contesto del Piano Mattei.”
MILANO – Domori – azienda fa parte del Polo del Gusto, la holding di Riccardo Illy -ha avviato un progetto per l’ottimizzazione dei pagamenti alla filiera, in particolare per l’acquisto delle materie prime. Utilizzando il sistema sviluppato dalla fintech PlusAdvance, l’azienda può ora pagare qualsiasi fornitore, sia italiano che estero, con carta di credito e i pagamenti sono automaticamente convertiti in bonifici bancari.
L’ottimizzazione del procure to pay adottato da Domori
Nell’ultimo anno e mezzo, il mercato del cacao ha attraversato una fluttuazione significativa. Le piantagioni in tutto il mondo sono state colpite dalla diffusione di un virus, la quantità di cacao prodotto è diminuita e il prezzo della materia prima è quintuplicato.
In un simile scenario di crisi, sono cambiate anche le logiche di acquisto: se prima il pagamento al fornitore avveniva solo in minima parte alla consegna, adesso almeno l’80-90% della somma viene richiesto al momento dell’ordine, con tempi di consegna che possono durare svariati mesi.
Il progetto di innovazione di Domori con PlusAdvance nasce quindi dall’esigenza di continuare a pagare i fornitori secondo le nuove dinamiche del mercato, mantenendo al tempo stesso la possibilità di dilazionare i pagamenti e riducendo il rischio di esposizione per l’azienda.
La soluzione Card2Account
PlusAdvance è una fintech che consente alle aziende di gestire tutte le soluzioni di supply chain finance con una singola piattaforma in cloud. Elimina le barriere operative, facilitando l’adozione di soluzioni per il capitale circolante. Il sistema adottato da Domori permette di convertire il pagamento da carta di credito a bonifico bancario (Card2Account).
Il grande vantaggio è che lo strumento può essere utilizzato senza dover chiedere alcuna approvazione al fornitore.
Quest’ultimo riceve il pagamento come se fosse un normale bonifico bancario, senza avere la percezione che Domori abbia pagato tramite carta di credito, anche perché le commissioni non sono a carico della controparte, come solitamente avviene nel processo tradizionale in cui è chi incassa a sostenere le spese legate alla transazione con carta di credito.
L’adozione della nuova modalità di pagamento è stata pertanto veloce e non ha richiesto comunicazioni ai fornitori.
Con PlusAdvance, Domori può pagare qualsiasi fornitore italiano ed estero con carta di credito
Avendo il 100% dell’accettazione senza alcuna azione richiesta al fornitore. La soluzione
implementata garantisce la continuità nell’approvvigionamento delle materie prime, anche in un mercato caratterizzato da fluttuazioni significative e nuove condizioni di pagamento.
Grazie alla fintech, Domori può continuare ad acquistare il cacao e a supportare lo sviluppo della filiera dei coltivatori in Africa e Sud America, rispettando i tempi di pagamento e riducendo il proprio rischio di esposizione. Inoltre, la piattaforma PlusAdvance permette a Domori di gestire tutte le operazioni di supply chain finance in modo efficiente e trasparente.
L’azienda
Nata nel 1997 alle porte di Torino, Domori Spa è un’azienda specializzata nella produzione di cioccolato. È stata fondata da Gianluca Franzoni che, dopo gli studi in Economia, durante un periodo trascorso in Venezuela, ha riscoperto le varietà di cacao aromatico. Franzoni si è
impegnato a preservare la biodiversità e prevenire l’estinzione del cacao criollo, il più raro e
pregiato al mondo, che oggi rappresenta lo 0,01% del cacao globale.
L’azienda ha rivoluzionato il mondo del cioccolato: è stata la prima a impiegare solo cacao fine e a produrre cioccolato con cacao criollo, la prima a controllare l’intera filiera, a partire dalle piantagioni, situate in Sud America e America Centrale, fino al prodotto finito, e ad avere piantagioni di proprietà.
Domori punta sull’alta qualità della materia prima, utilizza un processo produttivo con tostature a bassa temperatura e una ricetta antica e semplice: solo cacao e zucchero. Oggi l’azienda fa parte del Polo del Gusto, la holding di Riccardo Illy che riunisce marchi d’eccellenza del mondo Food&Beverage.
Grazie al suo approccio innovativo, volto alla costante ricerca dell’eccellenza assoluta, vende i suoi prodotti in Italia e nei principali mercati esteri, con un fatturato che supera i 28 milioni di euro. Dal 2020, Domori è una Società Benefit impegnata a operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente.
MiLANO – Il quotidiano economico Milano Finanza ha pubblicato, alla vigilia di Ferragosto un articolo a firma di Andrea Giacobino che analizza ai raggi X il bilancio della Elah Dufour, uno dei leader del settore cioccolato e dolciario in Italia. Il titolo scelto per presentare l’articolo è: Elah Dufour, vendite a 157 milioni grazie al comparto dolciario.
Dell’articolo riportiamo un estratto: per leggere l’articolo completo basta cliccare qui
Il primo bilancio dopo la scomparsa del cavaliere del lavoro Flavio Repetto, ex presidente di Fondazione Carige, ha visto crescere i ricavi e più che raddoppiare la redditività del gruppo dolciario genovese Elah Dufour presieduto da Guido Repetto (figlio di Flavio) e da lui controllato e partecipato fra gli altri da Ermenegildo Zegna HoldItalia e Fenera Holding.
Il gruppo opera sul mercato con oltre 240 addetti attraverso marchi prestigiosi come quello omonimo Elah Dufour, Baratti e Novi spaziando dalle caramelle al cioccolato.
L’esercizio consolidato 2023 da poco approvato ha mostrato un buon aumento delle vendite a 157 milioni di euro rispetto ai 135,5 milioni dell’esercizio precedente e l’utile è lievitato anno su anno da 5 milioni a 12,1 nonostante i costi di produzione siano aumentati per il rincaro dei prezzi delle materie prime (cacao) da 130 a 147,7 milioni.
Disaggregando i ricavi il comparto dolciario ha contribuito per 142,4 milioni in crescita dai 121,7 milioni dell’anno prima grazie al canale discount; mentre sono cresciuti anche i servizi di ristorazione e di distribuzione automatica che hanno fatturato 14,6 milioni in aumento del 5,6% sull’esercizio precedente.
Per leggere l’intero articolo con tutti i dati di fatturato e investimenti basta cliccare qui.
Gruppo Nannini, l’azienda dolciaria con sede a Siena, ha intenzione di acquisire La Molina di Quarrata (Pistoia), leader nella lavorazione artigianale del cioccolato di alta qualità. L’operazione dovrebbe essere completata indicativamente verso metà settembre. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Cristina Belvedere per La Nazione.
L’acquisizione di Gruppo Nannini
SIENA – Ampliare la gamma dei propri prodotti, puntando su un mercato di nicchia. Sono gli obiettivi del Gruppo Nannini, circa 250 dipendenti e un fatturato di 24 milioni di euro, che ha messo nel mirino l’azienda La Molina di Quarrata (Pistoia), leader nella lavorazione artigianale del cioccolato di alta qualità.
Al momento siamo in fase di due diligence, cioè di investigazione e approfondimento dei dati e delle informazioni relative al sito pistoiese, al fine di valutare la convenienza dell’operazione. ’La Molina’ ha 16 dipendenti e un fatturato 2022 da un milione e mezzo di euro. Il Gruppo Nannini, che fa capo al magnate kazako Igor Bidilo, intende acquisire il 100% dell’azienda portando a termine l’operazione indicativamente verso la metà di settembre, conservando il marchio.
Nannini è rinomato per i suoi dolci, i gelati e anche per il caffè: nell’elenco delle golosità mancava quindi un prodotto must come il cioccolato, ancora meglio se artigianale.
Secondo le analisi di mercato, il prodotto si presta bene a sostituire la vendita di gelato nel periodo da novembre a marzo. Di qui la scommessa su ’La Molina’, brand che possiede già alcuni negozi negli Emirati Arabi tra Dubai e Riyadh e che sta per aprire altri punti vendita a Kuwait City.
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MILANO – Nella Capitale era diventato un locale iconico, frequentato da celebrità e turisti in un’atmosfera da salotto che aveva fatto la storia. Dopo un periodo di chiusura, arriva la buona notizia: questo pezzo di Roma sembra riaprirà i battenti a settembre.
Leggiamo la notizia da open.online.
Bar della Pace: il ritorno
La riapertura di questo locale ha un grande significato per la città di Roma. Parliamo di un esercizio commerciale nato nel 1891 (anche se non mancano indizi sul fatto che esistesse anche prima di tale data), che prima della chiusura aveva ottenuto le qualifiche di “bottega storica” e “locale storico d’Italia”, ma che – soprattutto – era stato sempre un luogo di incontro privilegiato per i protagonisti della cultura, del cinema, dello spettacolo e della politica.
Il locale è immerso nella storia di Roma, accanto alla chiesa di Santa Maria della Pace, che ospita il celebre chiostro del Bramante. La lista dei personaggi che avevano eletto il Bar della Pace come luogo d’incontro è infinita; poeti come Ungaretti, registi Monicelli e Bolognini, pittori Schifano, Testa, Angeli e Fioroni, ma anche personaggi dello show business mondiale come Sophia Loren, Madonna e Spike Lee, che nei loro passaggi romani hanno scelto di passare qualche ora in un locale ricco di tradizione.
Nomi che servono solo a dare un’idea di cos’era il Bar della Pace; qualsiasi elenco non basterebbe a raccontare fino in fondo la centralità culturale che aveva acquisito quel luogo, anche per merito dell’edera che rivestiva il palazzo.
La riapertura del Bar della Pace, accompagnata dalla scelta di conservare e rilanciare il suo stile originario, è una scommessa per gli imprenditori che hanno deciso di rilanciare il locale, ma è anche un banco di prova importante per la città di Roma, che dovrà dimostrare di credere in progetti che non strizzano l’occhiolino al turismo di bassa qualità ma puntano a dare il giusto valore al nostro patrimonio storico e culturale.
Paolo Griffa per Skyway Monte Bianco (immagine concessa)
CORMAYEUR – A Courmayeur, a Skyway Monte Bianco, arriva “la pasticceria più alta d’Italia”: è possibile degustare un dessert “Monte Bianco” a 3.466 di altezza. Titti Traina e Paolo Griffa al Caffè Nazionale di Aosta, una delle pasticcerie più premiate d’Italia, firmano una linea esclusiva di viennoiseries e di monoporzioni disponibili tutta l’estate; la linea è pensata con alcune materie prime di qualità del territorio — mirtilli, miele, polenta e mele — creata anche per chi è intollerante al glutine ed evoca nelle sue forme i paesaggi alpini della Valle d’Aosta.
Paolo Griffa commenta: “Titti ed io siamo legati allo Skyway e a Courmayeur dal 2017; abbiamo pensato ad una linea dedicata all’alta montagna nei sapori e nelle forme – usiamo mele, polenta, panna, mirtilli locali – fino alla monoporzione a forma di funivia che unisce gioco ed gola”.
Titti Traina e Paolo Griffa al Caffè Nazionale di Aosta firmano una linea esclusiva di viennoiseries e di monoporzioni disponibili tutta l’estate (immagine concessa)
Le viennoiseries e le monoporzioni sono disponibili al bar alla partenza della funivia, anche per l’asporto, al Pavillon a 2.173 metri e a Punta Helbronner a 3.466 metri di altitudine per una pausa pranzo in quota.
Nel dettaglio:
Viennoiseries:
Croissants lisci o da farcire al momento con marmellata di albicocca e frutti rossi, crema di nocciole e crema al pistacchio.
pain au chocolat;
girella con mele Valdostane e crumble di farina di polenta;
croissant cubico farcito con crema montebianco e una crema alla vaniglia.
Monoporzioni:
Tartelletta Monte Bianco con frolla alla mandorla, cremoso alla vaniglia, meringa, crema di marroni e marrons glacés.
Montagna: crema cheese cake, inserto ai mirtilli selvatici, crumble di farina di riso.
Funivia Skyway: cremoso al cioccolato fondente 72%, mousse alle nocciole, pralinato à l’ancien e cake alle nocciole.
Palla di neve: Bavarese al miele millefiori, inserto alle fragole e fiocchi di neve in cioccolato.
La scheda sintetica di Skyway Monte Bianco
Skyway Monte Bianco non è solo una funivia, è un’idea: avvicinare l’uomo alla montagna e al cielo, allargare gli orizzonti e superare i confini. Una meraviglia tecnologica di ingegneristica italiana che offre un’esperienza di viaggio indimenticabile, verso il punto più vicino al Monte Bianco, per arrivare là dove lo sguardo si perde.
Le stazioni
Skyway Monte Bianco collega e rende facilmente accessibili le tre stazioni di Courmayeur (1.300 m), Pavillon du Mont Fréty (2.200 m) e Punta Helbronner (3.466 m), inserendosi in modo armonioso e sostenibile nel contesto naturale della montagna, grazie alle cabine trasparenti che salgono silenziose lungo il percorso e al design delle stazioni in vetro e acciaio.
Il caffè è tutto espresso:
– Alla partenza al Café des Alpinistes, servito ARTARI a 1,30€
– Alla stazione intermedia di Pavillon a 2.173m al Mountain Bar e al Ristorante Alpino, Caffè Vergnano a 1,50€
– Alla stazione sommitale di Punta Helbronner a 3.466m al Kartell Bistrot Panoramic, Illy a 1,50€
La tazzina della legalità (immagine presa dal sito)
Il simbolo della tazzina della legalità è stato ideato per sensibilizzare l’intera comunità alla cultura della legalità ed alla lotta alla criminalità, mettendo a rete le varie associazioni che operano sul territorio. L’idea è arrivata dell’imprenditore Sergio Gaglianese a seguito dell’attentato alla Guglielmo Caffè in località Copanello, in provincia di Catanzaro, a luglio 2022. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Alberto Ciapparoni per RTL 102.5.
La tazzina della legalità
CATANZARO – Una tazzina di caffè perché quando ci si incontra con gli amici si prende un caffè. Si condividono pensieri, azioni e vissuto. Un modo per trascorrere insieme del tempo e condividere la convivialità. Una tazzina di caffè che versa una goccia del suo contenuto in un mare azzurro che rappresenta tutti noi, la trasparenza, la legalità.
Ecco cosa rappresenta il brand della tazzina della legalità. Pensato per sensibilizzare l’intera comunità alla cultura della legalità ed alla lotta alla criminalità, mettendo a rete le varie associazioni che operano sul territorio, con la società civile e le istituzioni. “Non una mera solidarietà di facciata”, una vera e propria manifestazione testimoniata dalla presenza di autorità, enti, personaggi pubblici e privati.
Le istituzioni
La tazzina della legalità dunque per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica ad una più attenta riflessione su quelle che sono le priorità da sostenere per salvaguardare l’immagine della regione Calabria e sostenere gli imprenditori nella loro attività.
Nata da una idea dell’imprenditore Sergio Gaglianese a seguito dell’attentato alla Guglielmo Caffè in località Copanello, Stalettì – Catanzaro, luglio 2022: “Ho pensato che avremmo dovuto fare qualcosa di importante, dare un segnale forte per dire che la Calabria tutta, ed il suo capoluogo, merita gli onori della cronaca per la bellezza dei territori, la cultura e l’ospitalità che sa offrire e non per i fatti di cronaca che hanno l’effetto di alimentare odiosi “luoghi comuni”. Questa iniziativa deve costituire un primo, importante passo nella realizzazione di una rete di soggetti che vorranno collaborare alla diffusione della cultura della legalità sui nostri territori. Una rete che coinvolga anche altre realtà che si stanno avvicinando a questo percorso”.
Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.
MILANO – L’estate si fa ancora sentire in pieno agosto e quindi si pensa naturalmente al gelato. In Sardegna, un prodotto che ha il valore di 43 milioni, conta 400 occupati e 98 laboratori. Questi i dati condivisi da Confartigianato che ha definito il gelato artigianale come destagionalizzato.
Leggiamo i dettagli emersi dal dossier “Gelaterie: le imprese artigiane e la spesa delle famiglie per i gelati“, sviluppata dall’Ufficio studi di Confartigianato imprese Sardegna, a sua volta basata sui dati ISTAT del 2023.
Sardegna e gelato: al dodicesimo posto della classifica nazionale
Secondo i gelatieri artigiani sardi, questa estate 2024 sta avendo un andamento positivo, anche grazie alla fusione di innovazione e tradizione che promette di attrarre sia i nuovi clienti sia quelli già affezionati.
Pesano un po’, sulle vendite, i rincari degli ultimi anni (si parla di un +30% dal 2022 ad oggi) che sono dovuti principalmente all’aumento dei costi delle materie prime; lo scorso anno era lo zucchero, quest’anno altri ingredienti fra cui il cioccolato.
Da una indagine condotta da Confartigianato Alimentazione, l’offerta di gusti è quasi illimitata. Circa 600 quelli che si possono degustare ma la lista è in continua evoluzione.
Tra le richieste dei sardi primeggiano “fragola”, “cioccolato” seguiti da “nocciola”, “limone”, “crema”, “pistacchio” e “stracciatella” anche se non perdono colpi neanche i sempreverdi “tropicana”, “limoncello”, “tè verde”, “arcobaleno” o addirittura “loacker”.
Per chi ha problemi di dieta (uno su dieci), ecco il gelato alla soia.
I Green Day con il loro caffè (foto dal sito Punk Bunny Coffee)
MILANO – La miscela dei Green Day esiste nel suo debutto del 28 agosto: a chiusura dell’estate, la band ha lanciato negli store 7-eleven, Speedway e Stripes negli USA, la sua miscela per festeggiare il marchio già rodato, il Punk Bunny Coffee. Leggiamo la notizia da metalhammer.it.
Green Day: il nuovo blend
Per celebrare il lancio, 7-Eleven e Punk Bunny offrono la possibilità di vincere una grossa somma onorando la tradizione dei fan dei Green Day, che hanno deciso di scrivere con l’inchiostro la loro passione, ma con una novità.
Il 28 agosto, a partire dalle 8:00 ET, i primi 50 fan che si presenteranno al 7-Eleven al numero 800 della 6th Ave di New York e si faranno tatuare un tatuaggio personalizzato 7-Eleven x Punk Bunny riceveranno caffè 7-Eleven gratis per 711 giorni. Il tatuaggio unico e semi-permanente è stato disegnato da Lady Cobra, un’artista di tatuaggi originaria della Bay Area che sarà presente all’evento per inchiostrare alcuni fan.
MILANO – A Salerno arriva il primo specialty coffee corner, Filtro: Vincenzo Capacchione, uno dei due titolari, lo definisce un caffè indipendente, perché non ha stretto vincoli con nessun brand del caffè in particolare. Questa nuova avventura procede insieme a sua moglie Paola Roma che segue il progetto da appassionata di lievitati, mentre Vincenzo si occupa più di tè e caffè.
Prima manager di azienda e lei insegnante di danza, ora vogliono cambiare vita e in questo senso racconta Vincenzo: “Il caffè è stato salvifico. Dopo il Covid abbiamo deciso di intraprendere questa strada, prendendo spunto dai nostri viaggi e il nostro amore per Copenaghen e Parigi e la cultura del food & beverage.”
Filtro, perché proprio ora e proprio lo specialty a Salerno?
“Innanzitutto preciso che Filtro nasce senza che ci sia dietro la volontà di rompere con la tradizione, ma piuttosto con l’obiettivo di far conoscere la qualità che esiste dietro il rito della tazzina. Siamo stati noi i primi a scoprire che il caffè si può gustare in maniera molto diversa da come siamo abituati in Italia, così come fanno all’estero.
A Salerno in effetti attualmente c’è solo un caffè che propone anche gli specialty, ma
locali che come Filtro offrono estrazioni alternative non si trovano in zona. Un po’ questo primato ci spaventa, ma dall’altra lo viviamo come un’opportunità. Vedendo altre città come
Milano o Roma, abbiamo notato che lo specialty sta comunque prendendo il suo spazio e Salerno d’altro canto negli ultimi due anni ha vissuto un’esplosione del turismo un po’ inaspettata.
Ci sono gli attracchi delle navi da crociera e il 37% in più delle visite dedicate al centro storico, che poi è l’area in cui stiamo aprendo. Prima arrivavano direttamente nella Costiera Amalfitana, mentre ora il flusso è più orientato verso la città.
Ovviamente rispetto ai cittadini locali dovremo portare avanti un lavoro diverso, più legato all’educazione. I turisti sono già abituati a questo prodotto e alle diverse estrazioni. Per questo motivo abbiamo deciso di non servire il caffè al banco, ma solo al tavolo: non vogliamo più il rito mordi e fuggi. Da noi il caffè è lento.
Partiremo con un blend specialty 100% Arabica a cui affiancare le monorigini (ora un Brasile naturale di Otavio Reís e un Guatemala naturale di Jose Alfredo Gomez) che faremo ruotare ogni mese. Avremo poi il nostro welcome coffee preparato con Equador e Perù, studiato in base all’esperienza sviluppata da Luigi Paternoster che ha già proposto questo particolare blend in altri bar.
Non serviremo neppure il macchiato, i marocchini, la bevanda a base ginseng: ci saranno invece il flat white e il cortado, ricette che sono già conosciute anche dai clienti del posto anche per l’attività proposta da Castorino Amore Espresso una caffetteria specialty vicino alla stazione dei treni, che ha già messo tempo fa in carta queste referenze ed è stato sostenuto dal turismo e dalle nuove generazioni. Un’altra cosa che da Filtro non ci sarà: la bevanda vegetale a base soia, ma solo quella di avena e mandorle.
Questo per essere coerenti con la nostra attenzione alla sostenibilità: l’olio d’oliva è prodotto nei nostri territori, abbiamo scelto i vini naturali. Da Filtro, Salerno si sente, sia nella preparazione che nella qualità.”
Filtro: apertura in chiusura d’agosto
Il logo Filtro (foto concessa)
“Il cold brew sarà nella nostra proposta. La prospettiva è di divertirsi: in Italia sta spopolando la moda della viennoserie accompagnata dallo specialty – come da Love a Roma o a Loste a Milano – e così rimaniamo positivi. Sicuramente poi più in là organizzeremo degli eventi per far conoscere il nostro prodotto come con il tè.
Un’altra bevanda a cui teniamo molto che proporremo anche all’orientale nel Gawain: ci riforniamo da Eastern Leavesdue nostri amici che hanno comprato un terreno in Cina e producono il tè come si faceva una volta, dall’albero e non dalle colture intensive. Hanno salvato una foresta per produrre il tè bianco, nello Yunnan e poi il Pu’Ehr, un tè rosso.
Parlando di tè, abbiamo visto che si tratta di una bevanda che più facilmente possiamo comunicare, perché l’italiano non ha una tradizione sviluppata che ne rallenta la scoperta.
Quando abbiamo deciso di aprire Filtro abbiamo anche contattato i ragazzi di Eastwasted di Copenaghen – da cui siamo stati conquistati per la loro cultura e work life balance – che producono la pasta dal pane raffermo, raccogliendo quello invenduto da tutte le bakery per poi trasformarlo nella loro pasta: noi la vendiamo qui da noi.
Un’altra nostra sfida è quella di fare degli orari più alla nordeuropea, restando aperti sino alle 16.30 per 5 giorni alla settimana. Collaboreremo con i piccoli produttori del territorio, evitando i prodotti industriali.
Abbiamo scelto La Marzocco Gb5 S e Ceado per il macinacaffè on demand e poi EK Omnia di Mahlkonig per il B2C e le diverse estrazioni che faremo solo in V60. Vorremo arrivare al batch brew più avanti, perché significherebbe aver un flusso talmente alto che non abbiamo più il tempo di fare l’estrazione manuale.
L’espresso in miscela lo venderemo a un euro 50. In media qui si paga già 1.20 e dobbiamo comunicarlo al cliente, già dicendo che non si serve al banco. Il tè seguirà lo stesso discorso e sarà venduto dai 5 euro in su.”
Personale: nota dolente anche per Filtro?
“Abbiamo bypassato il problema del personale, inserendo nel team la famiglia: noi per primi ci siamo e tuttora ci stiamo formando con i migliori professionisti. Mia sorella Maria, nonché socia, aiuterà me nella parte della caffetteria, mia sorella Emanuela, già da anni conosciuta come cake designer a Salerno, supporterà mia moglie Paola nella parte food.
Il locale è 45 metri e lo abbiamo voluto così piccolo così da mantenere gestibile anche il servizio.
Abbiamo così abbattuto i costi del personale e dell’affitto, trovandone uno gestibile.
L’obiettivo innanzitutto è portare la passione per la qualità e trasmetterla agli altri. E poi vorremmo diventare una destination verso cui recarsi per bere qualcosa di buono.”
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