sabato 22 Novembre 2025
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Barista Attitude al Paris Coffee Show con Pilot, la prima single boiler del brand

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pilot barista
Barista Attitude pronta ad affascinare Parigi con Pilot (immagine concessa)

PARIGI – A Parigi, il rito del caffè diventa una vera e propria, attitudine. Il brand italiano dedicato allo Specialty Coffee sbarca nella capitale della moda per una tre giorni tutta dedicata all’espresso di altissimo livello. Dal 7 al 9 settembre, infatti, Barista Attitude sarà presente al Paris Coffee Show con due eccellenze della propria gamma.

Il pubblico che visiterà il Parc Floral potrà ammirare da vicino Pilot, la macchina concepita per guidare il professionista verso un caffè eccellente, estratto in modo facile e intuitivo. Dedicata a chi sta cominciando il suo percorso da barista e vuole interfacciarsi con uno strumento di altissima qualità ma allo stesso tempo formativo nell’utilizzo, questo prodotto offre una grande sicurezza e controllo.

Barista Attitude presente al Paris Coffee Show

La principale caratteristica che distingue Pilot da tutte le altre macchine single boiler è però l’esclusivo settaggio dei parametri di Pre-infusione.

La macchina consente infatti di impostare tempo di bagnatura e il tempo di infusione.
Il tempo di bagnatura permette di impostare per quanto tempo l’acqua deve bagnare il caffè, mentre il tempo di infusione permette di decidere per quanto tempo l’acqua erogata rimane a contatto con il caffè.

Attraverso questa importante caratteristica si possono avere estrazioni di volta in volta personalizzate in base ai differenti caffè utilizzati, consentendo di raggiungere il risultato desiderato in tazza.

Le due opzioni possono essere predisposte per ogni dose, per ogni gruppo e possono essere facilmente copiate da un gruppo all’altro.

Una soluzione molto utile per coloro che vogliono controllare i parametri di estrazione in modo semplice ed efficace.

Pilot è inoltre caratterizzata dalla lancia a vapore anti-scottamento a sbalzo Barista Attitude. Il sistema Dry e l’elevata ergonomia delle lance garantiscono un risultato impeccabile nelle bevande a base di latte, preservandone gusto e qualità.

Al fianco di Pilot, in questi tre giorni si potrà vedere in azione Faro, un macinacaffè che garantisce costanza e precisione grazie alla macinatura a peso. Tramite il Double Clump Crusher si ottiene sempre un macinato uniforme, risolvendo una volta per tutte ogni problema di channelling.

Il touch screen con profili utente offre il massimo della sicurezza ai parametri che, protetti da una password, non possono essere alterati. Infine, uno dei plus di questo straordinario prodotto è quello di essere completamente silenzioso, grazie all’insonorizzazione che assicura serenità e quiete ad ogni ora della giornata.

Barista Attitude, dunque, dà appuntamento allo stand F17 – F20 Hall Pinede 3 per un
viaggio sensoriale – e professionale – che coinvolge tutti i sensi, dove la tecnica e la forma esaltano il potere aggregante della degustazione di un espresso.

Fipe: “Solidarietà a Ivana Jelinic, ente nazionale del turismo, per gli atti intimidatori di cui è stata vittima”

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Fipe esprime la sua solidarietà verso Ivana Jelinic (immagine concessa)

ROMA – Fipe – Confcommercio ha espresso la sua più sentita solidarietà e vicinanza nei confronti di Ivana Jelinic, amministratore delegato di Eni, (ente nazionale del turismo) a seguito degli atti intimidatori di cui è stata vittima. Nella giornata di martedì 3 settembre, Jelinic ha trovato le gomme della sua auto tagliate.

Fipe accanto a Ivana Jelinic

Per Enit, come riportato da Roma Today, “dopo la campagna denigratoria ai danni dell’ente e del suo rappresentante legale, si è passati quindi alle minacce”. E ha aggiunto: “Evidentemente il lavoro che Enit porta avanti con dedizione, professionalità e passione ha toccato delle corde che hanno infastidito chi pensava di poter utilizzare l’ente per esercitare il proprio potere”.

La Federazione confida nell’operato degli inquirenti affinché vengano individuati i responsabili di tal vile episodio, certa che l’amministratore delegato Jelinic proseguirà il prezioso lavoro che in questi anni ha svolto con dedizione e competenza per rendere più competitivo il sistema turistico nazionale.

Caffè Barbera insieme a Trackgood Ltd. e Anima Blockchain SRL per migliorare la tracciabilità del chicco

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Caffè Barbera per una migliore tracciabilità del caffè (immagine concessa)

NAPOLI – Caffè Barbera, una delle più antiche e rinomate torrefazioni italiane, sta nuovamente stabilendo lo standard per l’innovazione nell’industria del caffè. Sulla scia del successo del progetto di tracciabilità lanciato nel 2022, l’azienda sta ampliando il suo impegno per la trasparenza e il controllo della qualità attraverso una nuova entusiasmante partnership con Trackgood Ltd. e Anima Blockchain SRL.

Migliorare la tracciabilità del caffè con tecnologie all’avanguardia

Nel 2022, Caffè Barbera ha introdotto un sistema di tracciabilità basato su blockchain per alcuni prodotti selezionati, offrendo ai clienti una visione senza precedenti del viaggio del loro caffè, dalla piantagione alla tazza.

Ora, in collaborazione con Trackgood, leader nella trasparenza della filiera con sede a Wellington, Nuova Zelanda, e la milanese Anima Blockchain SRL, Caffè Barbera sta facendo un altro significativo passo avanti. Questa nuova fase includerà l’aggiunta di sofisticati strumenti di tracciamento dei dati durante il trasporto dei chicchi di caffè.

Introduzione del Progetto Pilota “Barbera Temperature NFC TAG”

Il fulcro di questa iniziativa è il progetto pilota “Barbera Temperature NFC TAG”, un approccio rivoluzionario alla gestione della filiera. Questo progetto integrerà tag NFC (Near Field Communication) forniti da Anima Blockchain nel processo di trasporto dei prodotti Caffè Barbera. Questi tag NFC monitoreranno e registreranno dati critici come i livelli di temperatura, umidità e geolocalizzazione, garantendo che il caffè venga trasportato in condizioni ottimali.

Questa tecnologia innovativa non solo mira a mantenere l’alta qualità del caffè Caffè Barbera, ma anche a migliorare la tracciabilità complessiva all’interno della filiera. Grazie alla tecnologia blockchain, i dati raccolti tramite questi tag NFC saranno archiviati in modo sicuro e resi accessibili ai consumatori, offrendo loro piena trasparenza e fiducia nella qualità del loro caffè. I prodotti coinvolti in questo progetto pilota sono: Clean Cup Blend, Blue Baron Java, Ethiopia Sidamo Gr.1 e Shangrila Red Bourbon.

Una partnership strategica per rivoluzionare la filiera del caffè

La collaborazione tra Trackgood e Anima Blockchain, formalizzata attraverso un Memorandum d’Intesa (MOU), sottolinea la visione condivisa di queste aziende di rivoluzionare la filiera del caffè. Combinando l’esperienza di Trackgood nella trasparenza della filiera con la tecnologia NFC avanzata di Anima Blockchain, questa partnership mira a stabilire nuovi standard industriali nella tracciabilità dei prodotti e nella fiducia dei consumatori.

La scheda sintetica di Caffè Barbera

Fondata nel 1870 a Messina, Italia, Caffè Barbera è una delle torrefazioni più antiche del paese. L’azienda ha una ricca tradizione nella produzione di caffè di alta qualità, abbracciando continuamente l’innovazione per soddisfare le esigenze in evoluzione dei consumatori.

La scheda sintetica di  Trackgood Ltd.

Trackgood Ltd., con sede a Wellington, Nuova Zelanda, è leader nella trasparenza della filiera, offrendo soluzioni innovative che permettono alle aziende di tracciare e verificare il percorso dei loro prodotti, garantendo pratiche etiche e controllo della qualità.

La scheda sintetica di Anima Blockchain SRL

Anima Blockchain SRL, con sede a Milano, Italia, è specializzata in tecnologie blockchain e NFC, offrendo soluzioni avanzate per migliorare la trasparenza e la tracciabilità in vari settori.

Un nuovo portale Fairtrade calcola quali dovrebbero essere i guadagni per caffè e cacao nei Paesi di origine

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Reddito e salario dignitoso: Fairtrade è sentinella (immagine concessa)

PADOVA – Un nuovo portale web Fairtrade raccoglie i prezzi di riferimento per redditi e salari dignitosi in 17 paesi di Asia, Africa e America Latina come Costa d’Avorio, Ecuador e Indonesia. Si tratta di uno strumento che agevolerà le aziende nello sviluppo di filiere sostenibili.

Il sito è consultabile in inglese, francese, tedesco, portoghese e spagnolo. Reddito e salario dignitoso: Fairtrade è sentinella. Fairtrade è un’organizzazione internazionale per i diritti delle persone e dell’ambiente. Attraverso lo sviluppo di filiere di prodotti come caffè, cacao e banane, favorisce il mercato, e in definitiva, guadagni più stabili, per gli agricoltori.

A cosa serve il nuovo portale

Lo strumento è progettato per rendere più semplice per le aziende trovare quali prezzi devono pagare per garantire un reddito e un salario dignitosi. Grazie alla mappa interattiva, gli utenti possono scoprire i prezzi di riferimento sia per prodotto che per paese. Si può inoltre scaricare un report che mostra i fattori che determinano ciascun prezzo e in che modo è stato calcolato.

In più, c’è una sezione che fornisce valide informazioni sulla strategia per il reddito dignitoso che mette al centro della sostenibilità mezzi di sussistenza dignitosi.

La differenza tra reddito dignitoso e salario dignitoso. Fairtrade parla di reddito dignitoso, definito come reddito sufficiente a garantire uno standard di vita dignitoso a tutti i membri della famiglia (dieta nutriente, acqua pulita, alloggi dignitosi, istruzione, assistenza sanitaria e altri bisogni essenziali), in riferimento ai piccoli proprietari terrieri che in media coltivano 5 ettari di terreno, e che si appoggiano a cooperative o associazioni locali per commercializzare il loro prodotto.

Parla invece di salario dignitoso in riferimento alla busta paga percepita dai lavoratori di aziende private che assumono dei dipendenti.

Ad oggi, Fairtrade ha calcolato il prezzo di riferimento per il reddito dignitoso specifico in 17 regioni. Lo studio è stato sviluppato attraverso una ricerca approfondita e un processo di verifica con gli stessi agricoltori e con altri esperti locali del settore. I prodotti censiti sono cacao, caffè, noci di cocco, noci e mango, tra gli altri. Presto saranno inseriti nel portale anche i prezzi di riferimento per il salario dignitoso, che Fairtrade ha lanciato per la prima volta per le banane nel 2023.

Il calcolo dei prezzi di riferimento per il reddito dignitoso è una parte del lavoro più ampio che Fairtrade sta facendo per monitorare le filiere globali, a cui si aggiungono anche la mappa dell’impatto di Fairtrade (2024) e la mappa dei rischi (2023)

La mappa di impatto di Fairtrade mostra dati e informazioni su più di 100 progetti Fairtrade e studi commissionati nel mondo. Gli utenti possono esplorarla per paese, regione, prodotto, tema, programma o anno. Possono inoltre trovare dati dei produttori per paese, come il numero di organizzazioni di produttori, agricoltori e lavoratori, i prodotti Fairtrade e i volumi coltivati e venduti e l’ammontare di Premio Fairtrade guadagnato.

La mappa dei rischi supporta tutti gli attori della filiera globale – contadini, organizzazioni di lavoratori, distributori e brand, nella valutazione dei rischi in merito alla violazione dei diritti umani e ambientali. Anche in questo caso, gli utenti hanno a disposizione alcune opzioni da esplorare, per paese, per prodotto o per tema.

Infine nel 2023 l’organizzazione Fairtrade ha lanciato una Dashboard sulle banane, uno sportello unico per le cooperative, i distributori e i brand per saperne di più sui produttori di banane Fairtrade, sui vantaggi del sistema di certificazione Fairtrade, compreso il Premio e il modo in cui viene utilizzato dalle organizzazioni agricole, e sulle opportunità di approfondire le relazioni e l’impatto su questioni come i salari e il clima.

Il caffè Pagliero, Tuttocapsule, disponibile nelle autostrade italiane nelle aree di servizio Chef Express

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Vincenzo Pagliero, ceo di Tuttocapsule (immagine concessa)

SETTIMO TORINESE (Torino) – Il caffè Pagliero, marchio privato di Tuttocapsule, è ora disponibile in tutte le aree di servizio Chef Express lungo le autostrade italiane. Un vero successo e un’autentica soddisfazione per l’azienda di Settimo Torinese, che avrà le sue miscele servite in 51 aree di sosta distribuite lungo 16 autostrade che percorrono lo stivale da nord a sud, ma sarà anche una nuova opportunità per i viaggiatori, per degustare e scoprire la qualità e l’aroma delle miscele Pagliero, mentre sono in viaggio.

Pagliero nelle aree di servizio Chef Express

La presenza di Pagliero nelle aree di ristoro autostradali è quindi un’ottima vetrina per incrementare la visibilità e accrescere ulteriormente la reputazione e la percezione del brand su scala nazionale, ma è anche il riconoscimento, da parte di Chef Express, di un valido interlocutore a cui affidare la pausa più amata dalla sua clientela, quella del caffè.

“La partnership con Chef Express, che fa parte dello Gruppo Cremonini, storico leader della ristorazione, rappresenta per Tuttocapsule un indiscutibile successo – dichiara Vincenzo Pagliero, ceo di Tuttocapsule –  Offrire ai viaggiatori la miscela Pagliero è un sicuro riconoscimento della qualità del caffè, ma va ben oltre a questo”.

Vincenzo Pagliero aggiunge. “È la chiara dimostrazione che il nostro percorso è in crescita e in continua evoluzione, ma anche che l’attento impegno della nostra azienda verso la logistica e il servizio, è riconosciuto e apprezzato e diventa sempre più un fondamentale elemento distintivo. L’esperienza maturata in questi anni, ci consente di presentarci agli interlocutori con un’offerta di prodotto e di servizio davvero completa, e gli obiettivi raggiunti ci stimolano a proseguire con ancora più entusiasmo e determinazione”.

Caffè Pagliero (immagine concessa)

Questa nuova collaborazione conferma sempre più che, il lavoro svolto in poco più di dieci anni, colloca Tuttocapsule come prima catena retail italiana dedicata al mondo del caffè, e anche di come si stia sempre più attestando come vero punto di riferimento per collaborazioni e partnership di grande prestigio.

La collaborazione con Chef Express rappresenta inoltre, per Tuttocapsule, un nuovo percorso che consentirà  l’ampliamento, in  tutta Italia e all’estero, della platea di clienti, fidelizzandoli con la loro preparazione tecnica e offrendo, nei punti vendita, la gamma completa di prodotti.

Cioccolato: il gel di cacao potrebbe sostituire lo zucchero per una produzione più sostenibile

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Le fave di cacao (Pixabay licensed)

Un’innovazione nel cioccolato che prevede l’utilizzo dell’intero frutto del cacao potrebbe rendere il processo di produzione più sostenibile e redditizio per gli agricoltori. Gli scienziati hanno trovato la ricetta giusta per produrre il cioccolato al frutto del cacao testando sistematicamente in laboratorio la consistenza di varie composizioni.

Un gel altamente concentrato, aggiunto ai semi di cacao per la produzione di cioccolato, eliminerebbe la necessità dello zucchero. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Kerry Taylor-Smith per Meteored Italia.

La sostituzione dello zucchero nel cioccolato

MILANO – Insieme al Belgio, la Svizzera è la patria europea del cioccolato, quindi non sorprende che gli scienziati svizzeri abbiano sviluppato un modo per produrre il cioccolato utilizzando l’intero frutto del cacao, grande come una zucca, anziché solo i semi – e senza zucchero.

Il frutto del cacao è ricco di sostanze nutritive, ma spesso viene scartato e lasciato marcire nei campi. Gli scienziati alimentari del Politecnico di Zurigo hanno trovato un modo per utilizzare la polpa, il succo e la buccia nella produzione di cioccolato, rendendo il processo più sostenibile e redditizio per i coltivatori di cacao.

La chiave del nuovo prodotto sta nel suo succo molto dolce e fruttato, che ha un sapore simile a quello dell’ananas, spiega Kim Mishra dell’Institute of Food, Nutrition and Health. Il succo, che contiene circa il 14% di zucchero, viene distillato in uno sciroppo altamente concentrato prima di essere combinato con la polpa e la buccia – che viene essiccata e polverizzata – per formare un gel di cacao estremamente dolce. Questo gel, aggiunto ai semi di cacao per la produzione di cioccolato, elimina la necessità di zucchero.

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Rientro dalle vacanze: 7 italiani su 10 ripartono dalla colazione a casa

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La colazione (immagine concessa)

MILANO – Con la fine delle vacanze estive, è aria di ripartenza per milioni di italiani. “Chi ben inizia è a metà dell’opera” diceva Orazio: ecco quindi che oltre la metà degli italiani (55%) ritiene la colazione un pasto fondamentale, da consumare prevalentemente a casa (71%): il motivo? Per essere sicuri della qualità di ciò che si mangia (69%) e per la mancanza di un’offerta adeguata fuori casa (65%). Un’esigenza che riguarda soprattutto coloro che seguono un regime alimentare particolare. Variegata (57%) e all’insegna del gusto (82%), più dolce (61%) che salata (26%), composta principalmente da alimenti “free from” (30%): ecco la colazione ideale secondo gli italiani.

Colazione a casa: un pasto fondamentale per tutti

È quanto emerge da uno studio promosso da Nutrifree, brand di riferimento nel mondo del free from food, condotto con metodologia SWOA (Social Web Opinion Analysis) su 1200 italiani attraverso un monitoraggio dei principali social network, forum, blog e community lifestyle internazionali, per indagare quali sono le abitudini e le preferenze degli italiani a tavola.

Settembre è tempo di ripartenze, e gli italiani decidono di ricominciare dalla qualità a tavola. Se la scelta di cibo e ingredienti risulta importante per oltre 6 italiani su 10 (65%), durante la preparazione dei pasti gli italiani non lasciano nulla al caso e prendono posizioni chiare e precise: scelgono piatti e pietanze che si è bravi a preparare (65%), selezionati a seconda dei gusti dei commensali (61%) e di eventuali intolleranze (56%). I segreti per una tavola di successo? Valori come convivialità (64%), inclusività (68%), gusto (82%), qualità (72%) e varietà (59%) contribuiscono a rendere speciali i momenti di condivisione a tavola.

Ma perché la colazione è così importante? “Si tratta del primo pasto della giornata dopo una notte di digiuno: il corpo è pronto a introdurre fonti di energia che spenderà nella mattinata. – afferma la dott.ssa Marina Ottaviani, Medico specialista in Scienza dell’Alimentazione – Inoltre, avendo davanti tutta la giornata, durante la colazione possiamo permetterci di consumare anche cibi un po’ più calorici, molto di più di quanto possiamo fare a cena quando la giornata attiva è finita.  Non dimentichiamo anche l’aspetto psicologico: una colazione gratificante aiuta a partire col piede giusto e con piu buonumore.”

Quali sono i vantaggi di un piatto variegato? Esso è garanzia di un’alimentazione sana ed equilibrata (61%) e aiuta a venire incontro a gusti ed esigenze dei commensali (55%). Se il pasto risulta uno dei momenti più importanti della giornata, cosa potrebbe rovinarlo? Soprattutto la mancanza di galateo a tavola (73%) e il rifiuto di un piatto poco gradito o che non si può mangiare (68%).

Ad oltre un italiano su 3 (35%) capita infatti, di trovarsi a tavola con persone che seguono un regime alimentare specifico.

Secondo i dati (relativi al 2022) della Relazione annuale presentata dal ministero della Salute al Parlamento, quasi 252 mila italiani soffrono di celiachia. Si stima, però, che siano almeno 350 mila le persone celiache che ancora non sanno di esserlo. A proposito di intolleranze, come vengono vissute dai commensali? Emerge a tavola un senso di solidarietà che porta la maggioranza delle persone (61%) a cercare di non far sentire emarginata la persona intollerante, mentre altri (55%) vivono con curiosità la situazione, cercando di capire come vada affrontata. Come ci si informa su eventuali intolleranze? Il digitale la fa da padrona, con “Dottor internet” e le sue ricerche generiche punto di riferimento per molti (69%), preferito a influencer e profili social specializzati (63%). I più attenti invece si rivolgono ancora alle guide ufficiali (57%) e alla classifica figura del nutrizionista (52%).

Ma concentriamoci sulla colazione, ritenuto uno dei pasti principali dal 55% degli italiani, soprattutto in questo delicato periodo dell’anno in cui occorre ritrovare subito le energie giuste per ritornare ad affrontare al meglio i classici impegni quotidiani.

Con quale frequenza si varia il menù a colazione? Il 53% cambia frequentemente, mentre sono pochi (20%) coloro che non cambiano routine a tavola la mattina. “Se la colazione è equilibrata nella sua composizione non è necessario variarla, però si suggerisce di farlo almeno nei cambi di stagione – conferma la dott.ssa Ottaviani –   Ogni tanto è positivo per tutti variare, non solo per non annoiarsi ma anche per testare se con cibi diversi ci si sente più sazi o più attivi”.

Dove si preferisce fare colazione? Nonostante i ritmi frenetici del quotidiano, oltre 7 su 10 non rinunciano alla colazione fatta in casa. Come la si preferisce preparare? Principalmente dolce (61%) piuttosto che salata (26%).

Influiscono eventuali intolleranze nella preparazione della colazione? In realtà poco (37%) rispetto a coloro che basano la preparazione su eventuali intolleranze (21%). Quindi anche chi ha specifiche patologie e intolleranze e non rinuncia a colazioni variegate: il motivo? Principalmente la presenza di una consistente offerta sul mercato di alimenti “free from” per il consumo a casa (30%), la vasta scelta che permette di coniugare gusti ed esigenze di intolleranti e non (27%).

Anche a colazione, quindi, chi ha intolleranze risulta libero di scegliere e anche di fare colazione in compagnia. Ma quali sono, infine, i tipi di colazione che gli italiani preferiscono? I classici caffé (68%), pane e fette biscottate (64%), biscotti (61%), latte (60%) brioche e cornetti (59%) continuano a farla da padrona. Seguono cereali (58%), marmellata e/o creme spalmabili (53%), yogurt (52%), mentre più distanti troviamo pancake (49%), bevande vegetali (48%), affettati (45%), frutta secca (39%) e porridge (31%).

Di seguito, alcuni esempi per una colazione inclusiva in occasione del rientro, sia dolce che salata, con i consigli della dottoressa Ottaviani:

  • Fiocchi di cereali tipo porridge con uvetta o prugne secche, nocciole e un pizzico di cannella.
  • Fette biscottate con marmellata di mirtilli, yogurt bianco o latte di soia, un centrifugato di mela, carote e zenzero
  • Un frullato di latte e frutta, biscotti integrali, un pezzetto di cioccolato fondente
  • Caffè americano, pane integrale con ricotta e marmellata di mirtilli
  • Pane tostato con ricotta, rucola e salmone affumicato, spremuta di pompelmo, qualche mandorla
  • Tè nero, uovo alla coque, pane integrale tostato con olio extravergine d’oliva ed una spremuta d’arancia

“La colazione non va mai saltata se si vuole mantenere un peso corretto perché poi si rischia di mangiare di più in altri momenti della giornata meno adatti a bruciare calorie. È, infine, molto importante integrare nella colazione il consumo di proteine poiché aiuta a controllare il senso di fame nelle ore successive e progressivamente fino a fine giornata – conclude la dott.ssa Ottaviani – Ancora meglio se ci sono anche fibre che accentuano questi effetti, quindi prodotti integrali o fiocchi di cereali o di frutta secca o fresca”.

Tutte le ricette possono essere realizzate anche per chi soffre di intolleranze al glutine grazie all’impegno di Nutrifree con un’offerta ampia e variegata di prodotti gluten free. Oltre alle linee di biscotti, cereali, fette biscottate e pane, anche nei comodi formati monoporzione come Panfette, da oggi anche nella versione “Proteico”, Nutrifree ha lanciato due importanti novità: Ecco Fatto! Porridge al Cioccolato e alle Fragole e Mirtilli, le instant cup per chi cerca una soluzione veloce senza rinunciare al gusto seguendo un regime alimentare specifico; e le nuove tortine Bontà Soffice con Panna e con Carota e Succo d’arancia, ideali anche per la merenda.

La scheda sintetica di Nutrifree

Nutrifree nasce nel 2005 ad Altopascio in Toscana con il sogno e la missione di portare innovazione in un mercato, come quello del senza glutine, costituito fino a quel momento da pochi prodotti privi di gusto e attenzione agli aspetti nutrizionali essenziali per una dieta sana ed equilibrata. L’intento è chiaro già dal nome: liberare il gusto della vita free from! Queste le premesse con cui debutta Panfette, prodotto iconico del brand, primo pane per celiaci con olio extravergine di oliva, capace di mettere intorno alla stessa tavola intolleranti e non. Nutrifree diventa così sinonimo di inclusione e normalizzazione.

Da quel momento l’azienda sperimenta e cresce ottenendo uno degli assortimenti più ampi di alimenti alla base di una vita free from piena e gustosa; una gamma di prodotti che vanno dalle farine ai mix, dal pane ai sostituti, dai lievitati per la prima colazione a quelli per le ricorrenze. Grazie al continuo e costante investimento in ricerca e sviluppo oggi Nutrifree è presente nei negozi specializzati e nelle più importanti insegne della grande distribuzione ma anche in bar, alberghi e ristoranti.

A Milano c’è SAMI, un pezzo di Perù nel caffè e nel cacao equo solidale con lo sguardo femminile

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Veronica Silva Alvarado, fondatrice di SAMI (foto concessa)
Veronica Silva Alvarado, fondatrice di SAMI (foto concessa)

MILANO – Partita dal Perù ad appena 17 anni per frequentare l’Università Cattolica, Veronica Silva Alvarado ha portato con sé le sue radici e le ha trasformate in un’attività: SAMI. La sua famiglia anch’essa legata alla coltivazione, le ha dato la spinta per creare una sua realtà che richiama alla terra a Milano, con l’obiettivo di concentrarsi sulla persona, sulle sinergie e non solo sul business.

Lo stesso nome SAMI – che è anche quello che ha dato a sua figlia – ha a che fare con le sue origini e alla cosmo visione andina, che va al di là delle dualità e si ispira all’energia rigeneratrice della Terra: SAMI si pone l’obiettivo di portare tutto questo a Milano attraverso dei prodotti che fanno bene al corpo.

SAMI nasce dalla volontà di Veronica di promuovere progetti eco sostenibili

Dentro SAMI (foto concessa)

Racconta lei: “Che però spesso non erano coerenti, come è il caso delle certificazioni bio. I coltivatori sono spesso di piccole dimensioni, con un legame molto forte con il territorio e la cura della terra, e non riescono a certificarsi bio per i costi da affrontare per ottenerla.

Penso al dipartimento che è stato il più colpito dalle miniere in Perù, dove ho seguito uno dei progetti dedicati alle donne: la popolazione locale è consapevole delle condizioni contaminate del terreno e dell’acqua a causa del mercurio.

Queste persone per questo motivo si sono riunite per fermare questo processo di inquinamento e sfruttamento delle risorse e dopo un po’ di anni anche lo Stato si è accorto che i minerali rendevano il terreno particolarmente fertile e hanno promosso l’agricoltura bio-dinamica.

Accompagnarle in questo loro percorso di sviluppo sia professionale che etico, è diventata anche la mia missione e così è nato SAMI: consapevolezza e commercio equo.

Per questo motivo cerco sempre di lavorare con le donne, anche perché sono soprattutto più brave sulla parte sensoriale e consegnano il caffè migliore. In Perù però sono gli uomini che si prendono il merito, nonostante il lavoro sia fatto per lo più dalle donne, a partire dalla raccolta e dalla coltivazione.

Invece ho avuto la fortuna di entrare direttamente in contatto con loro e ne ho conosciuto anche delle altre: c’è una dimensione comunitaria e di cura molto forte, che dà origine alla produzione anche di tisane, cacao e altri super food.”

“Nel 2019 ho deciso di seguire e abbracciare i miei valori avviando SAMI”.

“Ho scoperto delle boutique di caffè a Milano in cui si può trovare un monorigine peruviano ma i pochi che ci sono, sono anche molto cari.

Da peruviana mi chiedevo come mai non fossimo più presenti con i nostri prodotti in questa città, e che spesso consumarli fosse quasi un lusso di pochi.

Ho voluto così creare un posto in cui la mia comunità potesse comprendere il valore dei nostri prodotti e assaggiarli a prezzi accessibili consapevolmente e abbracciando il concetto che mangiare bene è un diritto non un lusso.

Molti peruviani che sono immigrati per ragioni socio-economiche e venendo da SAMI possono ritrovare un po’ di casa.”

Come si approvvigiona?

I sacchi di caffè peruviano (foto concessa)

“Ci sono diversi modi per far arrivare il caffè: abbiamo tessuto un’amicizia basata sulla reciprocità e sul commercio equo in modo tale da poter accompagnare gli agricoltori verso l’autonomia e nell’esportazione e commercializzazione dei propri prodotti.

Abbiamo creato un sistema fondato principalmente sulla fiducia, diventando una famiglia a tutti gli effetti. Il brand SAMI è anche il loro. Al di là del prezzo equo per il caffè, cerchiamo insieme di promuovere la cultura ancestrale delle persone che stanno dietro alla coltivazione del caffe e cacao, di scambiare i saperi ancestrali e contemporanei perché sono convinta che il commercio non è solo una transazione ma anche la possibilità di soffiare cambiamenti.

Nella stessa logica in un futuro vorrei aprire un SAMI anche in Perù per creare maggiore consapevolezza anche tra gli abitanti locali. Mi piacerebbe poter portare la tecnologia di qui per migliorare il processo di tostatura e macinatura.

E poi è arrivato il caffè del Vraen, un’altra località che ha sofferto tanto a causa del narco terrorismo. Ultimamente si è aperto uno spiraglio e siamo riusciti a sdoganarlo fino a farlo giungere ora in Italia.

Parliamo di un Paese fortemente consumatore di caffè, ma che è abituato ad una tostatura spinta in miscela, per cui la monorigine non va molto. Me ne sono accorta quando ho iniziato a vendere nelle boutique di caffè e nei supermercati ed è stato dura comunicare questo prodotto.

C’è stato bisogno di una comunicazione che andasse oltre gli stereotipi. Pian piano ora il flusso è aumentato ed è internazionale. Passano clienti dagli Emirati Arabi, australiani, americani, ma il mio concetto va oltre il consumismo e il classismo, è frequentata anche dalle comunità che abitano a Milano, ritrovando un posto dove la nostra diversità è accolta, soprattutto frequentato dalla mia comunità peruviana che ho riscoperto come unità e solidale.”

SAMI è anche una caffetteria di specialty coffee

“E il fine settimana i brunch vanno molto. Vendo ad un euro e 50 l’espresso: inizialmente alcuni l’hanno trovato strano, ma poi il nostro messaggio è passato. Ho scelto una Rancilio anche se sono più brava con il V60 perché ero abituata così a prepararlo dal Perù – anche se orientandomi a occhio -.

Anche gli italiani vengono a bere il filtro soprattutto tra i giovani, ma mi ha colpito anche vedere degli adulti che apprezzano molto le monorigini e che poi ritornano.

Il caffè peruviano è molto equilibrato nei sapori, non ha acidità troppo spinte ma risulta fruttato – per ogni ettaro è prevista nei campi una striscia di frutta che ne conferisce queste qualità -. Questo a dimostrazione che la diversità arricchisce la terra, un concetto che spero possa essere compreso anche qui in Italia.

Oltre il caffe ci sono altri prodotti che provengono da queste comunità che coltivano nel rispetto della terra, con ottime proprietà per il corpo umano, come la cascara di cacao, Yacon e Maca.

Penso molto all’insegnamento delle donne ashanike peruviane, che hanno profonda conoscenza delle piante da cui ricavano tisane curative. Loro stesse mi forniscono delle buste di tè tramite la collaborazione con una Onlus francese, dagli effetti benefici per l’organismo.

Poi uso le fave di cacao tostate delle varietà Criollo e Blanco, dell’Associazione Tingo Maria, anche questa composta da sole donne che coltivano in base ai cicli della luna per capire quando seminare e raccogliere nel rispetto della natura.

Lo stesso caffè SAMI ha vinto come miglior caffè peruviano nel 2022 concorso “taza de excelencia 2022. Nello stesso locale è possibile gustare anche un Geisha da 91 punti che ha vinto il 1 posto nella gara “Cup Execelencia 2023”.

Alberto Polojac sul possibile rincaro dell’espresso: “Dietro ogni sorso, atto responsabile”

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alberto polojac specialty coffee
Alberto Polojac (immagine concessa)

Alberto Polojac, coordinatore nazionale di SCA Italy, propone una nuova prospettiva sulla tazzina italiana dopo le nuove polemiche riguardanti un possibile rincaro dell’espresso al bar. Leggiamo di seguito le opinioni dell’esperto su una delle bevande che rappresentano di più la cultura italiana.

Il valore del caffè oltre il prezzo

di Alberto Polojac

MILANO – “Il caffè è parte integrante della cultura italiana, simbolo di socialità e tradizione, ma anche oggetto di dibattiti sempre più accesi riguardanti il suo prezzo. Recentemente, le polemiche sono state alimentate dalla prospettiva di un aumento del costo della tazzina di espresso a 2 euro, una cifra che ha fatto discutere la stampa nazionale e i consumatori.

Tuttavia, la questione che deve emergere non è solo quella economica, ma una riflessione più ampia sul vero valore del caffè. Il recente sviluppo del Coffee Value Assessment (CVA) della Specialty Coffee Association introduce un modello innovativo che mira a smarcare il caffè da una mera valutazione economica, evidenziando anche il suo valore estrinseco, che va oltre il semplice prezzo di mercato”.

La dinamica dei prezzi

Polojac continua: “Gli ultimi mesi hanno visto un significativo incremento dei prezzi del caffè a livello globale. La combinazione di fattori come condizioni meteorologiche avverse, tensioni geopolitiche e speculazioni finanziarie ha contribuito ad un aumento mai visto in precedenza nelle due Borse di riferimento a Londra e New York.

In Brasile, che fornisce circa un terzo della produzione mondiale di caffè, periodi di siccità seguiti da gelate improvvise hanno gettato molta preoccupazione anche sulla resa dei prossimi raccolti, lanciando ulteriore nervosismo in un mercato già piuttosto irrequieto. Situazioni simili si sono verificate in Vietnam, il principale produttore di robusta, dove la carenza d’acqua ha colpito duramente le piantagioni limitando le esportazioni di caffè.

Del resto non è una novità che la concentrazione della produzione nelle mani di questi due Paesi, rappresenta una criticità significativa per il mercato globale, in quanto espone l’intera filiera a rischi legati a fattori climatici, geopolitici ed economici, compromettendo la stabilità dei prezzi e la sicurezza di approvvigionamento per l’intero settore.

Questi eventi hanno spinto le quotazioni a livelli record: i futures di robusta hanno raggiunto quotazioni mai viste prima assestandosi ultimamente a 4.971 dollari per tonnellata (con punte intorno ai 5,000), mentre quelli dell’arabica sono saliti a 2,49 dollari per libbra, livelli che non si vedevano da più di 10 anni.

Queste dinamiche di mercato non si limitano a influenzare il costo del caffè verde, ma si riflettono anche sui consumatori finali. In Italia, il prezzo medio di un espresso è aumentato del 15% negli ultimi tre anni, raggiungendo una media di 1,20 euro. Tuttavia, con l’aumento continuo dei costi, si prevede che il prezzo possa arrivare a toccare i 2 euro a tazzina nei prossimi mesi . Questo scenario apre una discussione cruciale non solo sull’accessibilità economica del caffè, ma anche sulla percezione del suo valore”.

È la percezione del valore a determinare il prezzo di un bene

“In risposta a questi cambiamenti, si può collocare alla perfezione il Coffee Value Assessment (CVA) introdotto di recente dalla Specialty Coffee Association, un approccio che amplia la valutazione della qualità del caffè introducendo il concetto di “valore” includendo, oltre agli aspetti sensoriali, anche elementi etici e sociali.

Tradizionalmente, il caffè è stato sempre giudicato principalmente sulla base di un sistema di punteggio espresso in centesimi, focalizzato su alcuni attributi sensoriali come l’aroma, il corpo e l’acidità. Tuttavia, questo metodo si è rivelato limitante e spesso poco comprensibile al di fuori del settore.

Circoscrivere il concetto di qualità del caffè a un numero, è un po’ come restringere al fattore economico il valore del prodotto, che invece deriva da una molteplicità di fattori. Il CVA, ad esempio, introduce quattro categorie di valutazione: fisica (qualità fisica del caffè verde), estrinseca (fattori come certificazioni e origine), affettiva (opinione personale del degustatore) e descrittiva (attributi di sapore e aroma).

Questa nuova metodologia offre una valutazione più olistica e inclusiva, riconoscendo che la qualità del caffè non può essere ridotta a un semplice punteggio numerico o a una serie di attributi descrittivi. Un caffè espresso a 2 euro? Se inserito in quest’ottica può arrivare anche a 5 o più, quando la percezione del valore lo consente.

Non si è mai sentito parlare del prezzo generico di un calice di vino, sarebbe ora che il caffè venga considerato e valorizzato come qualsiasi altro prodotto della filiera agroalimentare, differenziato in base al suo valore intrinseco ed estrinseco”.

Polojac: EUDR come opportunità per parlare della filiera

“In quest’ottica anche la spinosa tematica della normativa EUDR (Regolamento dell’Unione Europea contro la Deforestazione) può rappresentare un’opportunità di divulgazione della filiera, ribaltando l’idea di un’imposizione normativa in un’occasione di valorizzazione del prodotto. Questo regolamento che indubbiamente comporterà costi aggiuntivi per i produttori e difficoltà di adattamento per molte aziende agricole, specialmente quelle di piccole dimensioni, offre anche la possibilità agli operatori per raccontare la filiera da un’altra prospettiva: più responsabile, etica e giusta.

In questo modo, il settore può valorizzare il suo impegno verso i consumatori che sempre più spesso richiedono prodotti sostenibili. Parlare di valore quindi significa anche questo, il prezzo poi è solo una diretta conseguenza.

Non ha nessun senso discutere di prezzo finale, se la percezione del valore è molto bassa, è quest’ultima che deve essere recepita e resa più chiara. Da cosa dipende questa percezione? Come si diceva da una serie di fattori che vanno resi disponibili al consumatore finale attraverso la divulgazione, una tracciabilità completa e trasparente e specifiche campagne di comunicazione”.

Polojac: ripensare il caffè come esperienza completa

Polojac aggiunge: “La questione che emerge dal dibattito sul prezzo del caffè è una riflessione sul suo valore complessivo. Il caffè non è solo una bevanda; rappresenta un’intera filiera che coinvolge coltivatori, lavoratori, torrefattori, baristi e consumatori.

Ogni tazzina di caffè racchiude il lavoro di persone che spesso operano in condizioni difficili, in paesi colpiti da instabilità politica e cambiamenti climatici. La SCA intende mettere in luce questi aspetti, promuovendo un’industria anche più equa e sostenibile.

Questa nuova prospettiva invita i consumatori a considerare il caffè non solo per il suo prezzo, ma per il valore che rappresenta. In Italia, paese noto per la sua cultura del caffè, ciò potrebbe significare un cambiamento nelle abitudini di consumo, con una maggiore attenzione alla qualità e delle etichette molto più descrittive (che ancora oggi si limitano nella migliore delle ipotesi alla sola distinzione di specie: arabica e robusta), ma anche una consapevolezza più profonda delle implicazioni etiche e ambientali della propria scelta .
Il dibattito sul prezzo del caffè è solo la punta dell’iceberg di una discussione più ampia sul valore della tazzina.

Mentre il mercato globale continua a fluttuare, influenzato da fattori economici, climatici e geopolitici, la SCA vuole effettuare un passo più avanti verso una comprensione più completa e giusta del prodotto caffè. Nel contesto italiano, un aumento del prezzo del caffè non può limitarsi solo ad un costo aggiuntivo, ma deve diventare un’opportunità per valorizzare una tradizione radicata e per sensibilizzare i consumatori sulle realtà che si nascondono dietro ogni tazzina”.

Polojac conclude. “Ripensare il caffè come un’esperienza che racchiude storie di territori e persone potrebbe essere la chiave per affrontare le sfide future, garantendo che ogni sorso di caffè sia non solo un piacere sensoriale, ma anche un atto di consapevolezza e responsabilità”.

Italia protagonista nella sessione autunnale delle riunioni londinesi dell’Ico

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Il logo dell'Ico

MILANO – Al via questa settimana la tornata autunnale delle riunioni dell’Ico, che culminerà, la prossima settimana, con la 138ª sessione del Consiglio internazionale del caffè, massimo organo dell’Organizzazione. Le prime riunioni di comitati e gruppi di lavoro sono in corso già questa settimana, online.

Lunedì 9 settembre si entrerà nel vivo con le riunioni in presenza a Londra. Tra i momenti salienti di questa prima giornata, la sessione pomeridiana di scambio aperta ai paesi membri esportatori sulle migliori pratiche di conformità alla nuova normativa anti-deforestazione dell’UE (Eudr).

Da segnalare invece, nel pomeriggio di martedì 10 settembre, una riunione promossa dalla presidenza italiana del G7 con i portatori di interesse del settore privato

Mercoledì 11 settembre sarà la volta del CEO and Global Leaders Forum (Cglf), una riunione di alto profilo di alti responsabili delle entità del settore privato firmatarie della Dichiarazione di Londra del 2019 su “livelli dei prezzi, volatilità dei prezzi e sostenibilità a lungo termine del settore del caffè”.

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