sabato 22 Novembre 2025
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Cashless: in aumento le transazioni con un importo inferiore ai 10 euro, +14% rispetto al 2023

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In aumento i micro pagamenti cashless in Italia tra gennaio e luglio 2024: +2% rispetto allo stesso periodo del 2023. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio Data Governance & Analytics di Bancomat, per l’inserto “Plus24” del quotidiano “Il Sole 24 Ore”  c’è stato un incremento anche per le transazioni con un importo inferiore ai 10 euro (+14%). Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale ConfrontaConti.it.

I pagamenti cashless in Italia

I pagamenti elettronici per piccole somme piacciono sempre di più ai consumatori italiani. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio Data Governance & Analytics di Bancomat, per l’inserto “Plus24” del quotidiano “Il Sole 24 Ore”, da nord a sud della Penisola, i micro pagamenti cashless sono cresciuti del 2% tra gennaio e luglio 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.In particolare, nei primi 7 mesi del 2024, sono state registrate 785 milioni di operazioni dall’importo inferiore ai 30 euro, per un valore complessivo di 11,3 miliardi di euro. E l’exploit maggiore di queste micro spese pagate con carta lo ha registrato il settore merceologico dei bar.

Pagamenti virtuali sotto i 10 euro in aumento del +14%

Tra le transazioni cashless di piccola taglia, un balzo all’insù significativo lo hanno registrato quelle per esborsi inferiori ai 10 euro+14% tra gennaio e luglio 2024, al confronto con i primi sette mesi del 2023. I pagamenti virtuali per importi fino a 15 euro sono invece cresciuti del +9% nello stesso periodo. A dirlo sono sempre i dati elaborati da Bancomat, il circuito di pagamento elettronico leader in Italia, per l’inserto de “Il Sole 24 Ore”.

E ancora: le transazioni in moneta elettronica entro i 10 euro sono state 255 milioni nei primi sette mesi di quest’anno, mentre quelle entro i 15 euro sono state 421 milioni.

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Terra Madre Salone del Gusto per la giustizia come pilastro della sovranità alimentare

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Terra Madre Salone del Gusto 2024 (immagine concessa)

TORINO – Terra Madre Salone del Gusto 2024 , che si terrà dal 26 al 30 settembre al Parco Dora di Torino, mobiliterà le energie dei delegati e degli attivisti di Slow Food, che si riuniranno da oltre 120 Paesi con l’obiettivo di trasformare il sistema alimentare. Slow Food ha individuato cinque parole chiave che orienteranno il dibattito sulle soluzioni alla crisi climatica e del sistema alimentare: diversità, comunità, sinergia, giustizia e conoscenza.

Il tema della giustizia

Oltre 3,5 miliardi di persone sono già direttamente minacciate dalle conseguenze della crisi climatica, affermano gli scienziati. Queste persone sono spesso gli abitanti più vulnerabili dei paesi più poveri.

La triste ironia è che questi sono anche i paesi che contribuiscono meno alle emissioni di gas serra: solo l’1% della popolazione del nostro pianeta (i suoi 63 milioni di abitanti più ricchi) ha emesso nell’atmosfera il doppio di CO2 rispetto ai 3 miliardi di persone più povere della Terra.

Mentre la crisi climatica colpisce progressivamente la sicurezza alimentare e l’agricoltura, sono necessari importanti investimenti in adattamento e resilienza, nonché un meccanismo di ridistribuzione globale per aiutare i paesi più poveri ad adattarsi al cambiamento climatico.

I popoli indigeni sono anche tra i più colpiti dalla crisi ambientale e climatica, poiché lottano per sopravvivere sotto la pressione di grandi aziende e governi che vogliono sfruttare intensamente le risorse delle loro terre.

Le comunità indigene sono in prima linea nell’invasione territoriale, nell’erosione culturale e nell’emarginazione economica. Rappresentano solo il 5-6% della popolazione mondiale, ma le loro terre natie e i loro territori contengono l’80% della biodiversità mondiale. La giustizia sociale e ambientale, quando presente, garantisce che i popoli indigeni possano continuare a essere i custodi della loro terra e mantenere la biodiversità attraverso pratiche agricole tradizionali e sostenibili.

Garantire un cibo buono, pulito e giusto per tutti è uno degli obiettivi principali di Slow Food. In questo contesto, “giustizia” si riferisce a tutti i diritti che devono essere garantiti a diversi livelli, come il diritto alla gestione delle risorse, il diritto a un lavoro dignitoso, il diritto degli agricoltori a non essere sfruttati e il diritto ad ambienti alimentari che garantiscano cibo sano e sostenibile che sia anche accessibile a tutti.

Deliveroo: conti semestrali per la prima volta in utile, fatturato in crescita dell’1% a 1,03 mld sterline

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Il logo di Deliveroo

Deliveroo, la compagnia di consegna di cibo in rete con sede in Regno Unito, ha comunicato di avere conti semestrali per la prima volta in utile e con un flusso di cassa positivo. Nei primi sei mesi del 2024, Deliveroo ha realizzato un utile netto di 1,3 milioni di sterline contro la perdita di 82,9 milioni dello scorso anno nello stesso periodo, per un fatturato in crescita dell’1% a 1,03 miliardi di sterline. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Giuliana Licini per il quotidiano Il Sole 24 Ore.

Deliveroo registra un flusso di cassa positivo

LONDRA – Deliveroo festeggia alla grande alla Borsa di Londra, dopo avere comunicato conti semestrali per la prima volta in utile e con un flusso di cassa positivo. Il titolo della piattaforma britannica di consegna di pasti e generi alimentari segna un buon rialzo, portando in positivo anche l’andamento da inizio anno, quando l’indice FTSE 100 +0,28% intanto è in perdita.

Nei primi sei mesi del 2024, Deliveroo ha realizzato un utile netto di 1,3 milioni di sterline contro la perdita di 82,9 milioni dello scorso anno nello stesso periodo, per un fatturato in crescita dell’1% a 1,03 miliardi di sterline. L’Ebitda rettificato è migliorato del 57% a 61,7 milioni, grazie alle “efficienze” nel personale, nei costi di consegna e nel marketing.

Il valore totale delle merci è aumentato del 5% a 3,7 miliardi, pari a 25 sterline per ordine da 24,2 sterline. Il free cash flow è positivo per 3,2 milioni nel semestre contro i deflussi per 27,7 milioni dello scorso anno.

“Sono soddisfatto della performance che abbiamo ottenuto in questo semestre, che è stata realizzata grazie alle iniziative che abbiamo preso per la crescita e la redditività. Di conseguenza, abbiamo raggiunto due pietre miliari: un cash flow positivo e un utile positivo nel semestre” ha dichiarato il ceo Will Shu, che ha co-fondato l’azienda nel 2013, aggiungendo che “è chiaro che c’é molto spazio per la crescita nel nostro settore”.

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Di Leo pubblica il bilancio di sostenibilità 2023: ridotte del 5,25% le emissioni dirette da consumo di gas metano

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Di Leo
I biscotti Fattincasa Di Leo (immagine concessa)

MATERA – Nata nel 1663 ad Altamura dal progetto di una famiglia di mastri fornai, Di Leo, oggi rinomata azienda dolciaria italiana con sede a Matera, presenta il suo primo bilancio di sostenibilità 2023. Un traguardo che testimonia come una realtà con radici così profonde possa coniugare tradizione e innovazione, perseguendo una crescita economica sostenibile e un impegno concreto verso la comunità e l’ambiente.

Di Leo presenta il bilancio di sostenibilità 2023

Nonostante le sfide poste dalle incertezze geopolitiche e dall’inflazione, Di Leo ha registrato nel 2023 una crescita del 20% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un fatturato di 19,7 milioni di euro.

Dati particolarmente significativi sono il ritorno alla redditività, con un Ebitda di 1,5 milioni di euro, e un utile netto di 365 mila euro. Questi risultati positivi sono frutto di una strategia aziendale focalizzata sulla qualità dei prodotti, sull’innovazione e sulla soddisfazione del cliente.

Parallelamente alla crescita economica, l’azienda ha integrato nel proprio dna aziendale una forte propensione verso la sostenibilità, dimostrata attraverso numerosi progetti e iniziative.

Di Leo: un impegno costante verso la sostenibilità

La propensione dell’azienda al rispetto dei criteri ESG si è concretizzata in numerose azioni: Di Leo ha, infatti, ridotto del 5,25% le emissioni dirette da consumo di gas metano e del 16,75% le emissioni indirette da consumo di energia elettrica, grazie a interventi di efficientamento energetico.

Inoltre, in un’ottica di economia circolare, le iniziative intraprese hanno portato a una diminuzione del 19% degli scarti di produzione.

Dal punto di vista produttivo, l’azienda, già pioniera di scelte come l’eliminazione dell’olio di palma dalle ricettazioni dal 1990, ha introdotto la nuova linea di biscotti Panpezzetti, prodotti con acqua di mare e un processo produttivo brevettato. Un’ulteriore testimonianza dell’impegno del brand verso l’innovazione e la ricerca di soluzioni sostenibili.

L’utilizzo di farine da grano di filiera agricola italiana, coltivato sulle colline materane, per la produzione dei biscotti della linea Fattincasa, ha valorizzato, invece, il territorio e garantito la massima qualità degli ingredienti.

Progetti concreti per un futuro migliore

Negli anni, Di Leo ha sostenuto attivamente il territorio, l’ambiente e la società, attraverso progetti di grande impatto, come:

Progetto “All’orango io ci tengo”: un’azione concreta a sostegno della salvaguardia degli orangotanghi, minacciati dalla deforestazione per la produzione di olio di palma;

Progetto a sostegno della candidatura di Matera Capitale Europea della Cultura 2019: un investimento importante per valorizzare il patrimonio culturale della città dei Sassi;

Progetto dedicato alle scuole “Il buongiorno si vede dal mattino”: un’iniziativa educativa dedicata ai più piccoli, per promuovere una sana e corretta alimentazione.

Un’azienda a misura d’uomo

La valorizzazione delle risorse umane è un pilastro fondamentale della cultura aziendale di Di Leo. Il capitale umano riveste un ruolo centrale all’interno dell’azienda, per la quale rappresenta il vero motore dell’attività grazie alla propria passione, dedizione ed esperienza. L’elevata stabilità del personale, con un dato del 98% di impiegati assunti con contratto a tempo indeterminato, testimonia l’attenzione del brand verso le persone e verso tematiche di Diversity & Inclusion.

Per questo motivo è stato introdotto un nuovo sistema di welfare aziendale. La Di Leo si impegna a fornire un ambiente di lavoro sicuro, accogliente e rispettoso della dignità di ogni individuo, promuovendo la crescita professionale e il benessere psicofisico dei dipendenti. A tal fine, l’azienda ha aderito a fondi di assistenza sanitaria integrativa, garantendo così ai propri collaboratori una copertura sanitaria completa e personalizzata in base al CCNL di appartenenza.

In tema di gender equality si evidenziano ottimi risultati in tema di rappresentatività delle categorie impiegati (54% donne e 46% uomini) e dirigenti (100% donne), l’unica categoria con sbilanciamento di genere è rappresentata dagli operai (100% uomini), risultato in linea con le dinamiche del settore manifatturiero del Sud Italia.

Nel 2023, inoltre, sono state erogate 656 ore di formazione non obbligatoria, equamente distribuite tra uomini e donne, con focus anche su tematiche di economia circolare, come la riduzione degli sprechi e l’uso di materiali eco-compatibili.

L’impegno sociale, invece, è stato declinato con il sostegno di enti del territorio a favore della cultura, come il Teatro Mercadante di Altamura e il “Progetto lettura”, evento giunto alla 33° edizione patrocinato dal Comune di Altamura.

Un bilancio di sostenibilità che parla chiaro

La scelta di redigere il primo Bilancio di Sostenibilità 2023 conferma l’impegno di Di Leo a comunicare in modo trasparente i propri risultati e a rendere conto delle azioni intraprese. Il documento presenta un’analisi dettagliata delle performance ambientali, sociali ed economiche dell’azienda, evidenziando i progressi raggiunti e gli obiettivi futuri.

Nell’ottica di una maggiore trasparenza e responsabilità, il brand ha implementato nel corso del 2023 un processo di due diligence in materia di sostenibilità, analizzando la materialità d’impatto delle proprie attività. L’azienda ha inoltre delineato una strategia ESG che prevede la riduzione della plastica da imballo, l’efficientamento energetico e la riduzione delle emissioni climalteranti.

Pietro Di Leo, Presidente della Dileo Pietro S.p.A. ha commentato: “Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti nel 2023. Abbiamo dimostrato che è possibile coniugare crescita economica e sostenibilità, creando valore per l’azienda, per i nostri collaboratori e per il territorio. Continueremo a lavorare con impegno per un futuro sempre più sostenibile investendo in progetti innovativi. Siamo consapevoli che la sostenibilità è una sfida che coinvolge tutti e che solo attraverso un impegno condiviso è possibile costruire un futuro migliore per le prossime generazioni”.

 

La CIA ha il suo Starbucks riservato a cui hanno accesso solo gli agenti: ecco come funziona

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Il logo Starbucks

MILANO – C’è anche uno Starbucks esclusivo che in pochi frequentano e ancora in meno conoscono: si tratta dello store riservato ai dipendenti della CIA a Langley, in Virginia e proprio per questo non prevede l’accesso al pubblico come invece normalmente accade negli altri punti della catena di caffetteria.

Leggiamo qualche dettaglio in più di questo posto segretissimo, da lavocedinewyork.com, nell’articolo di Paolo Cordova.

Starbucks: per pochi, il punto nascosto

A meno che non siate dipendenti dell’Agenzia, o in possesso di un’autorizzazione speciale, non potrete infatti mai entrare e ordinare un Frappuccino o qualsiasi altra bevanda.

Qui le misure di sicurezza sono molto più elevate rispetto agli altri Starbucks, adattandosi alla natura riservata del lavoro svolto dai suoi clienti.

Secondo il Washington Post, la sua presenza è stata voluta per “umanizzare l’ambiente” in cui operano dipendenti sottoposti a elevati livelli di stress e sicurezza. Si tratta di un pubblico “catturato”, composto da migliaia di analisti, agenti, ingegneri, cartografi e altri professionisti, molti dei quali con una forte dipendenza dalla caffeina.

Nonostante l’aspetto interno della caffetteria sia simile a quello delle altre caffetterie del franchising, ci sono alcune peculiarità che la rendono unica. Il negozio, infatti, viene identificato come “Store Number 1” sugli scontrini, anche se i frequentatori abituali preferiscono chiamarlo “Stealthy Starbucks”.

I baristi, che devono superare rigorosi controlli di sicurezza e sono scortati in ogni loro movimento all’interno dell’edificio, non chiedono mai ai clienti i loro nomi da scrivere sui bicchieri, nemmeno alias.

Qui l’articolo completo.

Napoli’s Got Coffee: i calciatori Mazzocchi e Rrahmani si sfidano con la moka

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Il logo della squadra del Napoli

NAPOLI – La squadra di calcio SSC Napoli ha pubblicato sulla piattaforma social YouTube un video in cui i giocatori Pasquale Mazzocchi e Amir Rrahmani si sono lanciati in una sfida a tema caffè. Nella challenge Napoli’s Got Coffee, i due calciatori hanno dovuto preparare l’espresso con la moka.

La sfida Napoli’s Got Coffee

Mazzocchi è di origine napoletana ed è cresciuto con l’aroma della moka nella sua casa mentre Rrahmani è un completo principiante.

Tommaso Starace, lo storico magazziniere, è stato il giudice d’eccezione per questa particolare sfida.

Dopo aver assaggiato i due espressi, preparati con la miscela Crema di Napoli di Caffè Toraldo, Starace ha dichiarato Mazzocchi il vincitore della sfida.

Nuoro, la città dei bar per eccellenza: ce n’è il doppio della media nazionale

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Localització_de_l'Alguer_respecte_de_Sardenya.svg: Ebrencderivative work: Yuma, CC BY-SA 2.5 , via Wikimedia Commons

MILANO – La Sardegna isola felice per quanto riguarda l’ospitalità, il turismo e parallelamente quindi anche i bar. All’interno di questa terra circondata dal mare, c’è una città in particolare che si è distinta per un record nazionale: il numero di locali per abitante a Nuoro, batte la media italiana, doppiandola.

Che sia questa l’oasi dorata per un settore che è colpito dalla crisi delle attività?

Nuoro: la città dei bar resilienti (e numerosi)

Certo le tipologie di bar non sono sempre uguali: modernità e tradizione si alternano sul territorio e così soddisfano le inclinazioni dei consumatori: dal bar classico allo tzilleri – che ha l’aspetto e la vocazione più di una bettola o di un’osteria di paese – ai locali più innovativi e di design.

Il file rouge resta lo stesso: il caffè, l’incontro, la condivisione.

E’ quindi a Nuoro che il luogo dei caffè continua a resistere alla prova del tempo e anche, della concorrenza tra tanti. La tradizione qua si conferma un ever green, nonostante i rincari che tanto stanno facendo discutere in questo periodo rispetto ai prezzi della tazzina al bar: a Nuoro, anche gli aumenti non spaventano per il momento, né la clientela né i gestori.

Si spera che questi numeri importanti corrispondano anche a formazione e qualità di servizio e di materia prima.

La community di cuoche casalinghe Cesarine presente al Festival nazionale dei borghi più belli d’Italia, 07/09

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Il logo Le Cesarine

BOLOGNA – La community Cesarine sarà tra i protagonisti del Festival nazionale dei Borghi più belli d’Italia – evento annuale dedicato alla promozione della bellezza, della cultura e delle tradizioni dei Borghi che fanno parte della rete – che si terrà in Calabria dal 6 all’8 settembre prossimi.

Cesarine al Festival nazionale dei Borghi più belli d’Italia

A Rocca Imperiale saranno due le Cesarine impegnate in diversi show cooking con l’obiettivo di far assaggiare alcune ricette della loro tradizione regionale. La Cesarina Patrizia, originaria della Romagna, preparerà una ricetta che prevede Strozzapreti con salsiccia di Mora Romagnola e Formaggio Stanco di Brisighella (uno tra i Borghi più belli d’Italia) mentre la Cesarina Anna Maria, proveniente dalla Basilicata, presenterà nel suo show cooking la ricetta del “Baccalà alla Meridione”, piatto tipicamente legato a tanti i borghi lucani.

I racconti e la cucina della tradizione firmata Cesarine saranno protagonisti sabato 7 settembre all’interno della zona dedicata ai piatti tipici “Il Gusto del Borgo”, l’area del Festival dedicata proprio ai piatti autentici dei borghi italiani.

I due showcooking rientrano tra le iniziative legate al MIB – Mercato Italiano dei Borghi, uno dei progetti più importanti dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia”, dedicato alla valorizzazione delle produzioni tipiche di qualità e realizzato in cooperazione istituzionale con BMTI – Borsa Merci Telematica Italiana a partire dal 2021.

Home Food Società Benefit – cui fanno capo la piattaforma cesarine.com e la community – parteciperà anche alla cerimonia di apertura del Festival a Oriolo, a testimonianza del legame che unisce “I Borghi più belli d’Italia” e la rete di cuoche e cuochi nata a Bologna nel 2004 e ora diffusa in tutto il Paese. Queste due realtà, accomunate dagli stessi valori, mirano a rendere sempre più noto al turismo nazionale e internazionale lo straordinario fascino delle mete meno conosciute, valorizzando le perle più nascoste e autentiche d’Italia in termini culturali, architettonici e naturalmente gastronomici.

Proprio a fine agosto è stato infatti lanciato il primo di una serie di fine settimana alla scoperta dei Borghi più belli d’Italia firmato Cesarine e Borghi Italia Tour Network, con la collaborazione del creator digitale e ambassador dei Borghi Jacopo Becchetti (su Instagram @elpacobaila). Il primo viaggio si svolgerà in Liguria e partirà proprio da Apricale, uno dei luoghi più affascinanti del ponente ligure. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

La scheda sintetica di Cesarine

Cesarine.com è la prima piattaforma online in Italia di food experiences con una community di 1.500 cuoche e cuochi di casa che nel 2023 hanno aperto le porte a 50.000 ospiti, prevalentemente internazionali (+65% rispetto al 2022) per offrire corsi di cucina, dining experiences e food, wine, market tours.

Nata nel 2004 a Bologna come Associazione per la Tutela e Valorizzazione del Patrimonio Gastronomico Culinario Tipico d’Italia, nel 2014 la community diventa piattaforma sotto la guida dell’imprenditore tech Davide Maggi – ideatore di alcune tra le prime digital startup italiane e direttore esecutivo del Digital Marketing & Communication Executive Program della Bologna Business School.

Comunità diffusa Slow Food dal 2019, al suo 20° compleanno Cesarine conta decine di candidature spontanee ogni settimana. Nel primo trimestre del 2024 le esperienze food firmate Cesarine hanno segnato un incremento del 20%, con Bologna per la prima volta in testa alla classifica delle scelte dei viaggiatori, in crescita del 25% rispetto al 2023, e un notevole incremento della Sicilia, con Palermo +60% e Messina +130% e le Cinque Terre che hanno raddoppiato le presenze rispetto allo stesso periodo del 2023.

Minimal, la prima gelateria a ricevere una stella Michelin è a Taiwan

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Minimal (foto dal sito della gelateria)
Minimal (foto dal sito della gelateria)

MILANO – Siamo a Taichung, nel suo distretto occidentale. Vicino alla costa di Taiwan il gelato è da record: la prima gelateria al mondo che si è aggiudicata una stella Michelin della guida locale 2024 – che questa edizione conta 343 indirizzi tra Bio Gourmand, Selezionati e stelle), si trova proprio in quest’area e porta il nome di Minimal. Tutti gli schemi a cui si è abituati, le divisioni tra ristorante stellato e gelateria, sono state abbattute. Ed ecco che nascono nuovi concept.

E non dove ci si aspetterebbe, come ad esempio in Italia, dove il gelato è un tratto tipico dell’offerta food che i turisti cercano da tutto il mondo.

Leggiamo la notizia con tutti i dettagli da repubblica.it.

Minimal: quando il gelato diventa stellato

Toni freddi, arredamento moderno, nelle vetrine e sui menù solo gelati e dessert freddi che si dividono tra alcune ricette tradizionali – come il Mochi gelato – e altre varianti decisamente più internazionali, o dalla vibrazione occidentale, che dir si voglia.

Guidato dalla stessa mano del ristorante Sur-, Minimal non è una normale gelateria, ma quasi un ristorante che tratta solo dessert e gelati. Si, questi possono essere portati anche a casa, ma dal momento che si può affrontare un menù degustazione di sette portate, con abbinamenti principalmente analcolici, è chiaro come sorpassate le porte di questo ristorante si devono aprire gli orizzonti e lasciare a casa i pregiudizi.

Il menù, va sottolineato, è stagionale e gli chef amano giocare non solo su un tema portante che leghi le portate, ma su una complessa stratificazioni di sapori e consistenze sia nel menu che nella singola portata. Un gioco di abilità che ha evidentemente convinto gli ispettori Michelin.

Una scelta, che se si leggono con attenzione le parole di Gwendal Poullenec, Direttore Internazionale della Guida Michelin, si capisce essere anche una presa di consapevolezza di una tradizione gastronomica viva, vivace, in mutamento. Eppure sempre fedele a se stessa.

”Taiwan è una bellissima isola che vanta un’abbondanza di ingredienti diversi e chef di talento. La nostra selezione 2024 include oltre cinquanta tipi di cucine da tutto il mondo, evidenziando la ricca diversità e la maturità della scena culinaria taiwanese – ha sottolineato il Direttore -. La selezione di quest’anno riflette la straordinaria capacità di Taiwan di onorare le radici culinarie tradizionali abbracciando al contempo nuove tendenze, mostrando un’armoniosa miscela di innovazione e tradizione senza limiti”.

Qui l’articolo completo.

Nadia Olivero, parla la docente di psicologia dei consumi: “Investire sul personale, il primo passaggio”

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Nadia Olivero
Nadia Olivero (foto concessa)

MILANO – Nadia Olivero, professoressa di economia e gestione delle imprese presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, esperta e docente di psicologia dei consumi, è una guida d’eccezione quando si parla di comportamenti dei consumatori all’interno di punti vendita come locali e catene di caffetterie.

Uno spunto da prendere in considerazione per le aziende che desiderano avviare efficacemente i propri locali.

Olivero, parliamo dunque di psicologia dei consumi: lei ci ha scritto anche un manuale a riguardo. Cosa ci può dire di chi acquista e come può aiutare un’azienda o una catena di caffetteria?

“La psicologia dei consumi indaga gli atteggiamenti, le opinioni delle persone, le preferenze e i meccanismi che ci consentono di prevedere il comportamento. In questo modo aiuta a targetizzare ed orientare i format che realmente possono rispondere a determinati bisogni ed integrare tutte le strategie utili al raggiungimento degli obiettivi aziendali.

La psicologia è una materia interdisciplinare ed è composta a sua volta di tante sotto discipline: si può ad esempio studiare l’impatto del packaging, del colore, dare un contributo sui loghi e sul visual negli spazi, costruire dei modelli di previsione comportamentale in termini di acquisto, guidare l’implementazione di variabili esperienziali e come ad esempio nel caso del marketing olfattivo.”

Quali sono i fenomeni culturali che hanno più segnato le abitudini di consumo nei bar, nelle catene, persino nei supermercati?

“Sicuramente il delivery e la possibilità di adottare il take away tramite ordini gestiti da piattaforme digitali sono innovazioni degli ultimi tempi. Ci sono poi altre tendenze come ad esempio una crescita delle competenze dei consumatori sul caffè, avvenuta soprattutto sotto influenza dell’estero, dove i consumatori stranieri sono già attenti alle tante tipologie di prodotto.

Anche in Italia sta arrivando questo trend, seppur più lentamente.

Oltre a questo, un altro fenomeno nato dalla competizione sempre più forte tra i brand e dalla crisi economica, consiste nel doversi confrontare con dei clienti più esigenti. Questo ci porta a dover migliorare il servizio, a puntare sul customer service oltre che sulla qualità di prodotto.

Dall’altra parte il consumatore si attende un servizio diverso, che si sostituisce al rapporto di fiducia personalizzato tipico della caffetteria di quartiere. Oggi i grandi brand che si sviluppano in franchising devono rendere questo modello replicabile, con l’introduzione di tecnologie e piattaforme che consentono di raccogliere dati sui consumatori e personalizzare le offerte.

Anche il menù digitale può essere un’opzione interessante da accogliere. Sono tutte novità che non necessariamente devono esser introdotte a livello massivo e che devono far parte di un’innovazione più generale.

Resta il fatto che un investimento sul personale è il primo passaggio.

Analizzando le variabili ambientali che costituiscono l’atmosfera del retail, è emerso che tra le più significative per promuovere la loyalty si trova assolutamente quella del personale di vendita che deve esprimere l’identità dei brand, i suoi valori.”

Quindi l’automazione come si inserisce in questo ragionamento?

“L’automazione sarà introdotta a diversi livelli, sicuramente quando questa va a sostituirsi al personale il discorso si complica e sarà necessaria una considerazione che tenga conto di posizionamento, target e soprattutto location. Sono scelte imprenditoriali: per esempio all’interno di una caffetteria inserita in una stazione ad altissimo passaggio, in cui conta meno la relazione con il cliente e di più la velocità dell’erogazione, soluzioni di erogazione automatizzate possono essere vincenti.”

Olivero, lei ha seguito lo sviluppo di diverse catene come Cibiamo Group: che cosa si deve tenere conto ora per realizzare degli spazi accattivanti?

“Innanzitutto il mercato, che è fatto di consumatori, di una presenza più o meno intensa di possibili clienti su livello geografico. Lo stesso mercato tuttavia, è fatto anche di concorrenti. I consumatori hanno dei gusti, delle personalità, un potere d’acquisto: bisogna conoscere bene la domanda presente in una determinata area.

E allo stesso tempo cosa offrono i competitor. Alla base si deve condurre uno studio del posizionamento del brand rispetto ai concorrenti, individuando quel gap promettente dato da una domanda ancora inesaudita. Quindi si studiano i consumatori e di conseguenza si costruisce un’offerta riconoscibile, distintiva, in parte nuova e soprattutto capace di affascinare il pubblico.

Incontrando le esigenze in termini di servizio e prodotto, insieme all’immaginario più simbolico trasmesso attraverso la scelta di design, arredo, format.”

Secondo lei si sta andando sempre più verso la trasformazione della location in una destination?

“Quello è l’obiettivo di ogni brand. Se si riesce a costruire una proposta così soddisfacente da promuovere engagement e proporre un’esperienza di alto livello, le persone ricercheranno la stessa proposta, recandosi nel locale per consumare non soltanto un prodotto che può essere offerto anche dalla concorrenza, ma un’esperienza unica.”

A che punto sono gli studi della psicologia dei consumi applicato al neuromarketing?

“Il neuromarketing è un termine molto di moda, che racchiude sotto di sé diversi studi di neuroscienze applicati alle problematiche di marketing. La neuroscienza, grazie alle nuove tecnologie sviluppate a fini medici, può aiutare ad osservare alcune zone di attivazione celebrale, giungendo a delle inferenze rispetto al processo psichico attivato da un dato contesto di stimolazione.

Anche la misurazione neurofisiologica delle emozioni in termini di conduttanza cutanea e di ECG, può essere utilizzata per valutare l’impatto emozionale di un certo stimolo. Con il mio gruppo di ricerca abbiamo condotto molti progetti pionieristici sulla stimolazione olfattiva e sviluppato metodi proprietari per la selezione di fragranze ad alto impatto emotivo ed in grado di aumentare il consumo di caffe.

Oltre a diversa sperimentazione condotta in laboratorio, ho diretto diversi test sperimentali in-store tra cui anche un importante studio per le caffetterie di Autogrill.

Un’altra tecnica che possiamo utilizzare è l’eye tracker per la rilevazione dell’attenzione visiva. Con questo strumento è possibile verificare empiricamente dove si dirige lo sguardo e per quanto tempo si sofferma su un particolare stimolo visivo. Informazioni utili ad orientare la scelta fra diverse soluzioni di layout, visual communication ecc..

Tutte queste analisi tuttavia devono essere integrate da dati ‘più tradizionali’ per comprendere il perché di un’attivazione emozionale, per comprendere di cosa hanno bisogno le persone e per poter costruire offerte e narrative coerenti con il posizionamento del brand e le caratteristiche specifiche al contesto del retail

Quindi i locali del futuro secondo lei come saranno?

Olivero: “Il retail del futuro sarà più digitalizzato, dove l’omni channel dovrà essere messo in pratica. L’uso del cellulare che ormai è diffuso e articolato, è dotato di application che ci consentono di comunicare con lo store e altre innovazioni che non sono ancora messe a terra. In questo nuovo retail troverà sempre più spazio la gestione strategica dei social media e anche l’intelligenza artificiale dovrà esser coinvolta.

L’AI giocherà un ruolo importante in quanto ci consente di accumulare tutte le informazioni e di apprendere da queste. Potremmo trovare conoscenza attraverso le macchine che sono contenitori di dati infiniti, che col tempo continuano ad apprendere e si adattano alle esigenze reali di un contesto specifico.

In questo senso, l’intelligenza artificiale combinata alla robotica potrà essere trasformativa. La tecnologia si sta evolvendo mentre ne stiamo parlando e le applicazioni possibili sono inimmaginabili.

I Paesi asiatici sono precursori in questo campo. Il Giappone, in particolare, ha una predisposizione verso l’innovazione tecnologica differente anche per motivi religiosi: l’animismo prevede che le cose possano avere un’anima per cui i robot non fanno paura e si introducono senza timore.”