venerdì 21 Novembre 2025
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SCA annuncia il nuovo protocollo Coffee Value Assessment, senza punteggi, per la valutazione del caffè

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Specialty Coffee Expo awards sca protocollo
Il logo della Sca, Specialty Coffee Association

MILANO – In seguito a un rilascio preliminare a giugno, la Specialty Coffee Association (SCA) annuncia l’adozione di tre componenti del Coffee Value Assessment come standard ufficiali di cupping: SCA-102 Preparazione del campione e meccaniche di cupping, SCA-103 Valutazione descrittiva e SCA-104 Valutazione affettiva. Questi standard, approvati dal comitato per lo sviluppo degli standard SCA, sostituiscono il protocollo e il modulo di cupping del 2004, avanzando l’approccio completo della SCA alla valutazione del caffè.

Il Coffee Value Assesment di SCA

Offrendo una visione olistica degli attributi sensoriali e affettivi unici di un caffè, il Coffee Value Assessment rappresenta un cambiamento rispetto alle limitazioni di un singolo punteggio di cupping per descrivere una miscela.

Radicato nella più recente scienza sensoriale e basato su anni di ricerca e collaborazione, questo sistema consente ai professionisti del caffè lungo tutta la filiera di valutare e comprendere il valore del chicco attraverso dati ad alta risoluzione, informando decisioni che influenzano produttori, acquirenti e consumatori.

“Questo è un risultato storico per il caffè specialty, frutto di anni di collaborazione, ricerca e contributo dedicato da parte degli esperti del settore. L’adozione degli Standard SCA nel Coffee Value Assessment stabilisce un nuovo benchmark nelle pratiche di cupping a livello mondiale, in linea con la scienza sensoriale moderna e offrendo valutazioni ricche di dati e multidimensionali, che dotano il settore di approfondimenti più completi sulla qualità del caffè”, afferma Mario Fernández, responsabile tecnico della SCA.

I seguenti Standard SCA nel Coffee Value Assessment sono stati ufficialmente adottati e sostituiranno il protocollo e il Modulo di Cupping del 2004:

SCA Standard 102-2024 Valutazione del valore del caffè: preparazione del campione e meccaniche di assaggio: fornisce metodi coerenti per la preparazione del campione e l’assaggio, garantendo risultati affidabili e ripetibili.

Standard 103-2024 Valutazione del valore del caffè: Valutazione descrittiva (incluso il modulo di valutazione descrittiva). Introduce una struttura per catturare dettagliatamente gli attributi sensoriali, inclusi intensità e descrittori.

SCA Standard 104-2024 Valutazione del valore del caffè: Valutazione affettiva (incluso il modulo di valutazione affettiva). Si concentra sulla valutazione dell’impressione di qualità nei vari elementi dell’esperienza sensoriale di un caffè.

Yannis Apostolopoulos, amministratore delegato dell’organizzazione, dichiara: “L’adozione di questi componenti nel sistema di Coffee Value Assessment come nuovi standard ufficiali SCA segna un passo avanti cruciale, superando gli standard del protocollo di cupping del 2004, e riflette il nostro impegno a rendere il caffè specialty più sostenibile, equo e prospero per l’intera filiera. Questi standard danno potere agli attori lungo la filiera per prendere decisioni informate e basate sul valore, allineandosi alla nostra missione di coinvolgere e ispirare una comunità globale attraverso pratiche autentiche che valorizzano il vero valore del caffè specialty in tutto il mondo.”

Questi standard sono ora disponibili gratuitamente per l’uso nel settore. Per saperne di più basta cliccare qui.

Nestlé in Italia: entro il 2026 previsti 450 dipendenti in volontariato aziendale retribuito

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volontariato nestlé italia
Volontariato (immagine concessa)

ASSAGO (Milano) – Proseguire con le politiche di inclusione lavorativa di persone svantaggiate e coinvolgere entro il 2026 almeno 450 dipendenti in attività di volontariato aziendale retribuito. Questi sono solo alcuni degli obiettivi che il Gruppo Nestlé in Italia si pone all’interno del suo più ampio impegno per generare un impatto positivo nelle comunità in cui opera.

Sforzi che sono sempre più riconosciuti e premiati, come dimostra il recente conferimento a Nestlé della medaglia di benemerenza “Il tempo della gentilezza” della Croce Rossa Italiana, per il supporto fornito all’Associazione durante l’emergenza Covid-19 attraverso una raccolta fondi e la donazione di prodotti alimentari.

Nestlé è convinta che le aziende non siano soltanto soggetti a valenza economica, ma che abbiano la responsabilità e la straordinaria opportunità di poter fare la loro parte per migliorare il benessere e la vita delle proprie persone e delle realtà sociali in cui sono inserite.

Il report “Il nido che condividiamo”, il primo Studio di Impatto Sociale di Nestlé realizzato in collaborazione con LUISS Business School e SCS Consulting[1], nasce proprio per misurare concretamente l’impatto sociale positivo creato dal Gruppo nel nostro Paese grazie alle sue attività e iniziative, focalizzandosi su cinque macro-aree: benessere delle persone del Gruppo Nestlé in Italia e delle loro famiglie, supporto alle comunità locali, educazione alimentare, salute e benessere nutrizionale, sicurezza sul lavoro. Dallo studio emerge che, complessivamente, nel 2023 il Gruppo Nestlé in Italia ha destinato oltre 3,5 milioni di euro in progetti e misure a impatto sociale.

L’attenzione verso l’altro e, in particolare, verso i soggetti più fragili e svantaggiati rappresenta il fondamento dell’impegno sociale di Nestlé, che punta ad aumentare la platea di volontari fra le sue persone, nella convinzione che donare il proprio tempo lavorativo e offrire supporto a chi ne ha bisogno sia una scelta di valore non solo per i singoli individui, ma anche per l’azienda.

Le persone che partecipano a esperienze di volontariato aziendale sviluppano infatti alcune soft skills, quali una maggiore empatia e sensibilità verso l’altro, che le portano a rafforzare la loro capacità di lavorare in gruppo e a ridurre quindi la conflittualità. Allo stesso tempo, le attività di volontariato aziendale contribuiscono ad accrescere la motivazione e il legame tra dipendenti e impresa nella condivisione di valori solidali, con benefici concreti anche sul business.

Per questo, sono diverse le iniziative e i progetti di volontariato in vari ambiti che Nestlé sta portando avanti nel nostro Paese attraverso la collaborazione con realtà quali, solo per citarne alcune, Banco Alimentare, LILT, VIDAS e grazie anche al supporto della Emotional Community Volontariato, un gruppo di colleghi e colleghe (di genere, età e ruolo spesso molto diversi fra loro) che si riunisce per promuovere e stimolare le persone Nestlé a partecipare a iniziative, aziendali e non, di volontariato.

Il Gruppo Nestlé supporta anche associazioni ed enti benefici, come Banco Alimentare, attraverso donazioni di prodotti alimentari. Solo nel 2023 queste ultime hanno superato le 2mila tonnellate (+10% rispetto al 2022), pari a 41.610 carrelli della spesa, e si aggiungono alle donazioni di natura monetaria, per un totale (sempre lo scorso anno) di 2,2 milioni di euro (+65% rispetto al 2022).

Il forte impegno per il sociale di Nestlé ha spinto l’azienda anche all’adozione di politiche di inclusione lavorativa di persone con disabilità o rifugiati attraverso percorsi che consentano loro di imparare un mestiere, sviluppare nuove competenze e, allo stesso tempo, agevolare in maniera naturale l’inclusione, nonché un nuovo modo di stare insieme. Il Gruppo ritiene infatti che la diversità costituisca un tassello fondamentale per lo sviluppo di un business che sia davvero sostenibile, in grado di incidere positivamente non solo all’interno dell’azienda, ma anche sulla collettività.

Per questo, Nestlé mira a responsabilizzare le sue persone sull’importanza del rispetto e dell’inclusione non solo sul luogo di lavoro, ma in ogni contesto sociale.

“In Nestlé crediamo fermamente che il valore del nostro business non debba essere misurato solo in termini di performance economica, ma anche guardando all’impatto sociale che generiamo sulle comunità in cui siamo presenti. Per questo, ci impegniamo ogni giorno con iniziative concrete che puntano a migliorare la vita delle persone e a spronare i nostri collaboratori a fare la differenza” – ha dichiarato Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato del Gruppo Nestlé in Italia – “Siamo convinti che la diversità costituisca un fattore vincente e, pertanto, lavoriamo per garantire pari opportunità a tutti, indipendentemente da genere, etnia, età e creare un ambiente in cui ogni voce venga ascoltata e valorizzata”.

Il report completo “Il nido che condividiamo” è disponibile qui

La scheda sintetica del Gruppo Nestlé

Il Gruppo Nestlé, presente in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, è l’azienda alimentare leader nel mondo, attiva dal 1866 per la produzione e distribuzione di prodotti per la Nutrizione, la Salute e il Benessere delle persone. Good food, Good life è la nostra firma e il nostro mondo.

Nel 2023 Nestlé ha celebrato 110 anni di presenza in Italia, rinnovando il suo impegno con azioni concrete per esprimere con i propri prodotti e le marche tutto il buono dell’alimentazione.

L’azienda opera in Italia in 9 categorie con un portafoglio di numerose marche, tra queste: Meritene, Pure Encapsulations, Vital Proteins, Optifibre, Modulen, S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Bibite e aperitivi Sanpellegrino, Purina Pro Plan, Purina One, Gourmet, Friskies, Felix, Nidina, Nestlé Mio, Nespresso, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Starbucks, Orzoro, Nesquik, Garden Gourmet, Buitoni, Maggi, Perugina, Baci Perugina, KitKat, Galak, Smarties, Cereali Fitness.

Starbucks cancella i costi aggiuntivi sulla bevanda vegetale: la nuova strategia

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Il logo di Starbucks

Starbucks non addebiterà più costi aggiuntivi per i clienti che scelgono latte vegetale in risposta ad un calo di vendite: si tratta di un cambiamento strategico per l’azienda. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Barbara Guarini per il portale d’informazione Italia Report USA.

Il cambiamento strategico dell’azienda

MILANO – Il 30 ottobre, Starbucks ha annunciato una significativa modifica alla propria politica riguardante le bevande: a partire dal 7 novembre, la catena di caffè non addebiterà più costi aggiuntivi per i clienti che scelgono latte vegetale.

Questa decisione coincide con il lancio del menù natalizio, segnando un passo importante per l’azienda che si trova a dover affrontare una crescente domanda di opzioni più salutari e sostenibili. La scelta di eliminare il sovrapprezzo per i latti vegetali risponde a un trend in crescita nel settore alimentare, dove i consumatori sono sempre più attenti agli ingredienti che utilizzano, preferendo alternative non lattiero-casearie come latte di soia, avena, mandorle e cocco.

L’azienda ha comunicato che le richieste per latte vegetale rappresentano la seconda opzione più richiesta dai clienti, subito dopo l’aggiunta di un espresso. Con questa modifica, quasi la metà dei clienti statunitensi che attualmente pagano un extra per i latti vegetali vedrà una riduzione dei costi superiore al 10%. Questo cambiamento non solo mira a migliorare l’esperienza del cliente, ma riflette anche un impegno da parte di Starbucks nel rispondere alle esigenze di una clientela sempre più consapevole e orientata verso scelte alimentari sostenibili.

Brian Niccol, presidente e ceo di Starbucks, ha sottolineato l’importanza di accontentare i clienti nel servizio offerto, come riporta Italia Report USA: “Al centro dell’esperienza Starbucks c’è la possibilità di personalizzare la propria bevanda. Rimuovendo il sovrapprezzo per i latti vegetali, abbracciamo tutte le modalità in cui i nostri clienti amano godersi i servizi e prodotti Starbucks.” Questa dichiarazione evidenzia la volontà dell’azienda di mettere al primo posto le esigenze dei propri consumatori, affrontando un tema che sta diventando sempre più rilevante nel settore della ristorazione e del caffè.

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Iginio Massari presenta il libro Giorni mesi anni di una vita intensa a Milano, 08/11

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Iginio Massari costa panettoni
Il maestro pasticciere Iginio Massari (foto Pasticceria Massari)

MILANO – Il maestro pasticciere Iginio Massari presenterà la nuova autobiografia Giorni mesi anni di una vita intensa venerdì 8 novembre 2024 alle ore 18:00 presso la libreria Ubik di via Monte Rosa 91 a Milano. Per l’occasione Massari parlerà e rivelerà aneddoti sulla sua vita alla giornalista gourmet Roberta Schira.

Il nuovo libro di Iginio Massari

La vita del maestro può vantare una pubblicazione di diversi libri dedicati al vasto mondo della pasticceria.

La sua carriere conta oltre 300 successi tra concorsi vinti, premi e riconoscimenti nazionali e internazionali.

Le sue opere nascono da un attento studio creativo con un’accurata cura delle materie prime ed estrema attenzione del dettaglio.

Dipendente licenziato per troppe pause caffè: la scoperta dell’investigatore privato

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pause caffè
Pausa per un caffè (immagine: Pixabay)

Pause caffè anche da 40 minuti più volte nell’arco della giornata. Questo è quanto emerso dall’attività di un investigatore privato che ha scoperto, e fatto licenziare, un lavoratore dipendente. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano Il Corriere della Sera.

I fatti

MILANO – Un dipendente della nettezza urbana con compiti dirigenziali è stato fatto licenziare da un investigatore privato perché, come riporta Il Corriere della Sera, “sorpreso costantemente in luoghi pubblici e per tempi irragionevoli a degustare consumazioni e chiacchierare con i colleghi”. Il virgolettato è della Corte di Cassazione che, il 24 ottobre scorso, ha confermato la sentenza di appello. E respinto il ricorso del lavoratore che aveva contestato la validità delle indagini affidate al detective. La vicenda è riportata dal sito dello Studio legale Cataldi.

Stando alle ricostruzioni dell’investigatore privato, l’uomo, non autorizzato, si sarebbe più volte recato al bar in orario di lavoro insieme a due colleghi, “concedendosi pause anche di quasi un’ora”, non registrate nei fogli presenza che sarebbero stati ritoccati.

La Corte ha sottolineato come sia da “escludere che la determinazione del tempo e della durata della pausa di riposo — da non confondere con i momenti di soddisfazione delle necessità fisiologiche — sia rimessa all’arbitrio del lavoratore”.

In virtù di ciò, il provvedimento sanzionatorio è stato ritenuto congruo anche per il fatto che il dipendente aveva importanti compiti dirigenziali e di coordinamento. Inoltre riporta il Corriere “vederlo costantemente in luoghi pubblici e per tempi irragionevoli a degustare consumazioni e chiacchierare con i colleghi avrebbe nociuto al decoro aziendale e all’immagine che si crea nella cittadinanza”.

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Barry Callebaut: chiude la fabbrica del cioccolato di Intra il 30 giugno

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Barry callebaut cioccolato unilever
Il logo di Barry Callebaut

Barry Callebaut ha deciso di chiudere lo stabilimento di Intra, frazione del comune di Verbania nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola (ne abbiamo parlato qui). La data definitiva è prevista per il 30 giugno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo del portale d’informazione Novara Today.

Chiude definitivamente la fabbrica Barry Callebaut di Intra

INTRA – Un altro incontro per cercare di salvare i posti di lavoro della fabbrica di cioccolato di Intra che sta per chiudere. La Barry Callebaut ha annunciato lo scorso settembre che avrebbe chiuso entro il 31 marzo.

Dopo diverse trattative è arrivata la conferma: la data definitiva è il 30 giugno, poi i 118 dipendenti rimarranno senza lavoro.

Intanto è stata incaricata la società Vertus, specializzata nelle trasformazioni industriali, per cercare un nuovo acquirente che però non si occupi di semilavorati di cioccolato, per evitare la concorrenza.

Nel pomeriggio del 31 ottobre nella sede della Regione Piemonte si è svolto un ulteriore un incontro tra parti sindacali, istituzioni e rappresentanti aziendali di Vertus e Barry Callebaut.

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Ernesto Illy International Coffee Award: svelata la giuria internazionale di esperti

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ernesto illy
Il logo dell'Ernesto Illy International Coffee Award (immagine concessa)

TRIESTE – illycaffè annuncia i nomi della giuria che selezionerà il vincitore del premio “Best of the Best” dell’Ernesto Illy International Coffee Award 2024, il riconoscimento intitolato alla memoria di Ernesto Illy, figlio del fondatore dell’omonima azienda, che celebra oltre tre decenni di collaborazione virtuosa con i produttori di caffè.

Brasile, Costa Rica, El Salvador, Etiopia, Guatemala, Honduras, India, Nicaragua e Ruanda sono i paesi dai quali provengono i 27 produttori, 3 per ogni paese, che quest’anno si sono aggiudicati l’accesso alla finale.

Ernesto Illy International Coffee Award: la giuria internazionale

I giurati si incontreranno il 12 novembre prossimo a New York per degustare i caffè scelti dai laboratori di qualità illycaffè, che durante l’anno hanno analizzato i campioni del raccolto 2023/2024 e selezionato i migliori lotti e produttori, basandosi sia su parametri qualitativi che di sostenibilità.

La giuria dell’Ernesto Illy International Coffee Award 2024 comprende Massimo Bottura, chef patron di Osteria Francescana e di Casa Maria Luigia e fondatore di Food for Soul, organizzazione no-profit che combatte lo spreco alimentare e l’isolamento sociale. Come riconoscimento del suo impegno umanitario e ambientale, Bottura è stato nominato nel 2020 Goodwill Ambassador per il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente e, più recentemente, SDG Ambassador.

Nel 2020 l’Osteria Francescana ha ricevuto la prestigiosa Stella Verde Michelin per la sostenibilità; Viki Geunes, chef e proprietario del ristorante Zilte di Anversa, detentore di tre stelle Michelin, noto per i suoi piatti creativi e visivamente incantevoli; Felipe Rodriguez, Head Chef per tutti i ristoranti del Rosewood Complex a San Paolo, è oggi uno dei più grandi chef del Sudamerica con una formazione che passa per esperienze con grandissimi cuochi europei e peruviani. Ci sono poi tre degustatori professionisti, Vanúsia Nogueira, Direttore Esecutivo dell’International Coffee Organization, figlia di un produttore di caffè ha maturato un’ampia esperienza sul prodotto ricoprendo diversi incarichi per associazioni che operano nei mercati del caffè di qualità; Felipe Isaza, degustatore professionista Q Grader Arabica e membro del Consiglio di Amministrazione del Coffee Quality Institute oltre che giurato internazionale ai concordi di degustazione; Dessalegn Oljirra Gemeda,  degustatore professionista Q Grader e consulente privato per gli esportatori di caffè etiopi, in passato ha lavorato per l’Ethiopian Coffee & Tea Authority, l’Ethiopian Coffee Exchange, TechnoServe, Oxfam.

A loro si uniscono tre giornalisti esperti. Si tratta di Vanessa Zocchetti, caporedattore per la sezione lifestyle di Madame Figaro, scrive di gastronomia e design; Sebastian Späth, caporedattore di Falstaff, la principale rivista tedesca di cibo e lifestyle, con una grande esperienza in arte, cucina, moda e design; Josh Condon, caporedattore di Robb Report, una delle principali riviste di lusso americane.

La giuria prevede 3 degustatori professionisti, 3 illy Chef Ambassador internazionali, 3 giornalisti esperti. Una combinazione di esperienze multidisciplinari che, unite, possono cogliere le complesse sfumature dei caffè che illy considera i migliori al mondo, per scegliere il “Best of the Best”.

Anche i consumatori saranno invitati a testare i 9 caffè finalisti e ad esprimere la loro preferenza attraverso una serie di degustazioni cieche organizzate nei flagship illy di tutto il mondo nelle settimane precedenti il premio. Il caffè più votato dai consumatori vincerà il premio “Coffee Lovers’ Choice”.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica.

Ogni giorno vengono gustate più di 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp.

Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 130 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.

Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 23 paesi del mondo. Nel 2023 illycaffè ha generato un fatturato consolidato pari a €595,1 milioni. La rete monomarca illy conta 159 punti vendita in 30 Paesi.

Ecco il miele allucinogeno dell’Himalaya da 400 dollari per 200 grammi

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miele himalaya
Himalaya (immagine: Pixabay)

Lo youtuber Ruhi Çenet si è recato in Nepal per raccontare la storia del miele allucinogeno raccolto, a rischio della propria vita, dalle tribù del posto. Si tratta di un prodotto rarissimo che, se assunto in ingenti quantità, può diventare tossico e causare un avvelenamento. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Biagio Chiariello per il portale d’informazione Fanpage.

Il miele allucinogeno dell’Himalaya

NEPAL – Nelle remote montagne del Nepal, le tribù Gurung raccolgono un miele molto raro con effetti allucinogeni, dovuti alla presenza di graianotossina, una tossina presente in alcune piante della famiglia delle Ericaceae, come le azalee e i rododendri.

Il risultato è un prodotto molto più scuro rispetto al miele tradizionale, di colore rossastro, che agisce come uno stupefacente. Lo youtuber Ruhi Çenet si è recato nelle alture dell’Himalaya per scoprirne i segreti, arrivando persino a provare un po’ di questo “miele pazzo”.

Il miele pazzo è prodotto dall’Apis laboriosa, l’ape mellifera più grande al mondo (tre volte la dimensione di un’ape operaia media) e dotata di pungiglioni lunghi che possono penetrare facilmente gli indumenti.

La superficie del favo è ricoperta da uno strato nero di api, composto da circa 100.000 esemplari. Ogni colonia costruisce un singolo favo verticale, esposto su scogliere, che può raggiungere fino a un metro di lunghezza.

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Pompadour lancia la nuova tisana Ciclo sereno a sostegno della Fondazione Veronesi

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La tisana Ciclo sereno (immagine concessa)

BOLZANO – Pompadour sceglie ottobre, mese della prevenzione femminile, per lanciare la sua nuovissima tisana Ciclo sereno da agricoltura biologica a sostegno della Fondazione Veronesi. La tisana Ciclo sereno unisce le proprietà dell’achillea, pianta tradizionalmente nota per contrastare i dolori del ciclo mestruale e per regolarizzarne il flusso, a finocchio, verbena, salvia, passiflora e calendula.

La tisana Ciclo sereno di Pompadour

Questa accurata selezione di erbe biologiche, sapientemente miscelate per le loro funzioni lenitive e calmanti, unite al calore della tisana, possono contribuire ad alleviare i dolori del ciclo rendendola l’alleata perfetta per non perdere il sorriso neanche in quei giorni.

Un progetto che Pompadour, azienda al 74% femminile, sceglie di sposare proprio con una tisana rosa come il nastro simbolo dei tumori femminili. Un’infusione pensata dalle donne.

Come partner l’azienda ha scelto Fondazione Veronesi che da anni finanzia la ricerca medico- scientifica per la prevenzione, la diagnosi e la cura dei tumori, promuovendo al contempo l’adozione di corretti stili di vita.

Aspetto quest’ultimo che la lega all’azienda Pompadour, che con le sue tisane 100% naturali e prive di zuccheri, da sempre promuove l’importanza di un corretto regime alimentare. Per ciascuna confezione venduta l’azienda donerà 0,30€ a supporto della ricerca scientifica nel campo dell’oncologia femminile.

Prezzo consigliato al pubblico a 2,99 euro.

Super/ipermercati, Drugstore, Pompadour Shop Milano (C.so Magenta, 25) e online shop.

Il punto sul dirty coffee insieme ai professionisti specialty, Luca Palazzi (Fax Factory) e Andrea Lattuada (9bar): c’è chi lo ama e chi lo definisce soltanto una moda

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Il dirty coffee preparato espressamente da Andrea Lattuada (credits Andrea Lattuada)

MILANO – Le mode che arrivano in Italia, spesso in ritardo e spesso dall’Oriente, ciclicamente ritornano e fanno notizia sul web sotto forma di tendenze travolgenti: ultimamente si sente tanto parlare del dirty coffee, che secondo le leggende online avrebbe avuto origine a Tokyo nel 2010 come spesso accade, in seguito ad un incidente di percorso – in tutti i sensi -.

L’ideatore infatti, dovrebbe essere stato Katsuyuki Tanaka, fondatore del Bear Pond Espresso di Tokyo, che per ovviare al problema dell’annacquamento del caffellatte freddo di cui si era lamentata una sua conoscente, ha pensato alla soluzione: versare direttamente la tazza di espresso caldo nel latte ghiacciato, e conferire in questo modo un’interessante stratificazione (fenomeno di cui abbiamo parlato tempo addietro qui e qui) che è anche scenica – o instagrammabile -.

Questo – letteralmente – “caffè sporco” non è altro che un espresso in single o double shot, versato lentamente in un bicchiere di latte freddo. Ricorda qualcosa, ovvero una ricetta base latte che non conosce l’influenza delle mode: l’iced latte. Che però, ricordiamo, ha il ghiaccio.

E allora, possiamo davvero parlare di novità? Può considerarsi un buon modo per parlare di espresso di qualità?

Ne abbiamo parlato con diversi operatori che di miscelazione ne sanno qualcosa: Luca Pallazzi uno dei titolari di Fax Factory e Andrea Lattuada di 9bar Coffee Academy and Shop.

Dirty coffee: così, a caldo – o forse meglio dire a freddo – le sensazioni di alcuni professionisti

Luca Palazzi a lavoro (credits, Valentina de Santis)

Luca Palazzi apre il dibattito: “I trend di questo genere sono dei fenomeni che andrebbero studiati a fondo. Se è vero come ho letto in giro online, che il dirty coffee nasce quando una cliente ha ordinato un caffellatte freddo con ghiaccio da portar via, che poi camminando si è sciolto annacquando la bevanda, mi viene da pensare come prima cosa che il bar e la meta finale dovevano avere circa 5/6 km di distanza uno dall’altra.

Voglio dire che bisognerebbe partire dalle basi per rendere credibile una buona fesseria: serve una bella leggenda metropolitana dietro. Quindi, a parer mio ci troviamo nuovamente di fronte al solito e inutile trend caffeicolo su cui si ricama con un po’ di classico storytelling. Per il resto non mi esprimo, o forse già l’ho fatto?

Concludo dicendo che il dirty coffee, la sua composizione ed esecuzione non è altro che un iced latte senza ghiaccio, quindi, teoricamente, non è stato inventato niente.

Per chiudere in bellezza, Andrea Lattuada un po’ controcorrente, spezza più di una lancia per questo abbinamento:

lattuada bazzara
Andrea Lattuada (immagine concessa)

A me piace da matti. Perché? Perché avvicina le persone agli specialty coffee. Bevo ogni mattina il dirty coffee, anche d’inverno, ma fatto con la bevanda vegetale all’avena fredda dal frigo.

Sensorialmente fa percepire meglio il caffè versato sopra. Per chi non è abituato a bere specialty, il latte aiuta a far emergere con la sua base fredda e dolce, la sua consistenza più cremosa che restituisce una buona mouth feel, valorizza già dai primi sorsi i flavour del caffè usato, sdrammatizzando.

Il dirty coffee a siistra con il latte vaccino e a sinistra con la bevanda vegetale a base di avena (credits Andrea Lattuada)

Rispetto all’iced latte il vantaggio è quello di poterlo servire senza ghiaccio e inoltre in questo caso la parte di latte risulta più predominante, perché si parte da 180 ml ma si può arrivare sino ai 240 ml (contro i 70-80ml nel dirty coffee) e 30 ml di caffè.

E poi il dirty coffee non si miscela, quindi la sensazione della temperatura che cambia man mano che si beve (a differenza dell’iced latte che è già mischiato e con il ghiaccio) è piuttosto piacevole.

Secondo me può funzionare soprattutto tra i giovani in Italia, che vogliono avvicinarsi al caffè di qualità. Trovo il dirty coffee la prima ricetta che non nasconde il sapore del caffè, ma può esaltarlo. Tante persone bevono l’espresso macchiato perché è imbevibile altrimenti.

Logicamente si deve partire sempre dalla qualità della materia prima, usando il caffè di una certa qualità. Ad esempio i caffè fermentati, se bilanciati correttamente nel dirty coffee, diventano eccellenti.

Quindi, in definitiva, se è una bevanda che serve a far bere l’espresso buono e di qualità, a chi prima non lo beveva, ben venga.”