domenica 26 Ottobre 2025
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Starbucks festeggia l’International coffee day con degustazioni speciali

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Il logo di Starbucks

MILANO – In occasione dell’International Coffee Day, che si celebra domani 1° ottobre, e del Mese del Caffè, Starbucks invita tutti gli amanti del caffè a vivere un’esperienza unica negli store Starbucks.

Starbucks: un modo per rendere omaggio a una bevanda simbolo di convivialità, tradizione e innovazione

Tante le iniziative in programma: dal caffè gratuito il 1° ottobre, in occasione dell’International Coffee Day, per celebrare la giornata internazionale dedicata al caffè, in cui Starbucks offrirà ai clienti iscritti alla newsletter di Starbucks che mostreranno in cassa la mail relativa alla promozione, un caffè espresso o macchiato gratuito, disponibile negli store aderenti all’iniziativa. Un gesto semplice ma ricco di significato, che ribadisce l’impegno dell’azienda nel diffondere la cultura del caffè di qualità.

Sono inoltre in programma delle degustazioni per tutto il Mese del Caffè, con le celebrazioni che continueranno per tutto il mese di ottobre. In quasi tutti i punti vendita sarà possibile partecipare a sessioni di degustazione di caffè guidate dal nostro staff, per scoprire aromi, profumi e caratteristiche delle diverse miscele proposte.

Un’occasione per condividere passione e cultura per il caffè, che non è solo una bevanda, ma un rituale quotidiano che unisce le persone.

Inoltre, nella giornata del 1° ottobre i negozi della lista di seguito, effettueranno i consueti Coffee Tasting come da calendario:

Starbucks comunicherà inoltre sui canali social, newsletter e sito web, diversi e nuovi contenuti con l’obiettivo di fare coffee education. Tra questi una mini-rubrica di 4 “pillole di caffè”, realizzate con la collaborazione di Ludovica Bizzaglia, nota attrice e influencer italiana, e con il nostro Coffee Master di riferimento.

“Con queste iniziative vogliamo ringraziare i nostri clienti e allo stesso tempo diffondere la passione e la cultura che da sempre accompagnano Starbucks”, commenta Vincenzo Catrambone, General manager di Starbucks Italia.

Dove e quando

Caffè gratuito: 1° ottobre, in occasione dell’International Coffee Day presso gli store Starbucks aderenti l’iniziativa, mostrando in cassa la newsletter di Starbucks dedicata all’international Coffee Day.
Degustazioni: per tutto il mese di ottobre, negli store di Starbucks aderenti.

Consorzio nazionale imballaggi alluminio per l’International coffee day con le regole per dare vita al packaging del caffè

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consorzio
Il logo Cial (immagine concessa)

MILANO – Moka e tazzina, espresso al bar, cialde o capsule a casa, caffè freddo in lattina. Il caffè è un rito quotidiano per gli italiani: secondo recenti studi , il 91% inizia la giornata con una tazzina, e per l’88% degli stranieri il miglior espresso si beve proprio in Italia. E ogni 1° ottobre, viene celebrato con la Giornata internazionale del caffè, lanciata per la prima volta nel 2015 in occasione di Expo Milano.

Accanto alla varietà di modalità di consumo, altrettanto numerose sono le forme di confezionamento. Qui l’alluminio gioca un ruolo da protagonista: dalle capsule monodose alle lattine ready-to-drink, fino ai sottili foglietti che sigillano il caffè macinato. Un materiale che garantisce freschezza, igiene e conservazione ottimale dell’aroma. Ed è proprio qui che entra in gioco Cial – Consorzio nazionale imballaggi alluminio, impegnato ogni giorno a promuovere e rendere possibile il riciclo di questi imballaggi.

Il riciclo delle capsule con il progetto Da chicco a chicco di Nespresso

Nel nostro Paese, intanto, le modalità di consumo continuano a mutare: la casa rimane il luogo principale in cui si beve caffè per 8 italiani su 10, e le capsule registrano una crescita del 13% rispetto all’anno passato .

Tuttavia, sia in Italia che nel resto dell’Unione Europea, le capsule non sono considerate imballaggi riciclabili a causa della presenza del caffè esausto al loro interno e vengono perciò assimilate ai rifiuti urbani indifferenziati. Nel nostro territorio, nonostante la presenza di impianti di trattamento dei rifiuti tecnologicamente avanzati, il recupero delle parti più piccole e leggere – come le capsule di caffè e altri componenti in alluminio – risulta ancora estremamente limitato.

Proprio per consentire e valorizzare al meglio il riciclo dell’alluminio nell’ambito del consumo di caffè, Cial è partner dal 2011 del progetto Da chicco a chicco di Nespresso Italiana, nell’ambito del programma “Nespresso per l’Italia” insieme a Utilitalia e Cic – Consorzio italiano compostatori. Grazie a questa collaborazione, è infatti possibile riconsegnare le capsule esauste in oltre 200 punti di raccolta tra Boutique Nespresso e isole ecologiche partner sul territorio nazionale.

Nel 2025 il progetto “Da Chicco a Chicco” si è ulteriormente ampliato: a Milano, grazie a un accordo di programma tra il Comune, Amsa, Nespresso Italiana e CIAL è in fase di avvio il primo progetto sperimentale di raccolta a domicilio anche per le capsule esauste di caffè in alluminio, attivabile contestualmente a un nuovo ordine di capsule sul sito Nespresso.it al momento del check-out, selezionando l’opzione “Riconsegna e ricicla le tue capsule Nespresso usate” nonché da app e servizio clienti, e non comporterà costi aggiuntivi per i cittadini. Contestualmente, la rete dei punti di raccolta si è estesa anche in Lombardia, con l’apertura di nuove isole ecologiche nelle province di Mantova e Bergamo, e in Valle d’Aosta.

Un impegno concreto per rendere il riciclo dell’alluminio sempre più semplice, accessibile e a beneficio dell’ambiente e della comunità.

Una volta conferite in un impianto dedicato, l’alluminio viene separato dal caffè: il primo avviato al riciclo nelle fonderie italiane, il secondo trasformato in compost e utilizzato per coltivare riso, poi donato da Nespresso al Banco Alimentare e a Fondazione Progetto Arca

In oltre 14 anni, il progetto ha permesso di recuperare più di 12.000 tonnellate di capsule di alluminio esauste, con oltre 700 tonnellate di alluminio destinate al riciclo e oltre 7.000 tonnellate di caffè esausto reimpiegato, per un totale, di 7 milioni di piatti donati Solo nel 2024 sono state conferite circa 1.910 tonnellate di capsule (+3% rispetto al 2023), con un risparmio energetico pari a 315 tonnellate equivalenti di petrolio e 710 mila kg di CO₂ evitati. Un modello virtuoso che unisce economia circolare, innovazione e solidarietà.

Le 5 regole del riciclo

Da sempre CIAL affianca alla gestione del riciclo attività di informazione ed educazione ambientale, per aiutare i cittadini a compiere gesti semplici ma fondamentali. Anche nel quotidiano rituale del caffè, infatti, ci sono piccole accortezze che fanno la differenza: seguendo le 5 regole del riciclo ogni lattina o foglietto di alluminio può tornare a nuova vita.

1. Non solo lattine: nella raccolta vanno conferite anche tappi, fogli sottili, scatolette e vaschette di alluminio.
2. Mai da solo: l’alluminio spesso si conferisce insieme alla plastica o al vetro, a seconda della normativa del Comune.
3. Anche sporchi, purché vuoti: non serve lavare a fondo, basta eliminare i residui di caffè.
4. Piccoli ma preziosi: capsule, tappi, chiusure e parti minute contano tanto — anche i frammenti vanno raccolti.
5. Compatta e appallottola: stacca i tappi, separa l’alluminio da altri materiali e riduci il volume degli imballaggi “schiacciandoli” per favorire la selezione.
Così anche la pausa caffè diventa un’occasione di educazione ambientale e un contributo concreto all’economia circolare.

“L’alluminio è una risorsa preziosa che accompagna ogni giorno le abitudini degli italiani, anche nella pausa caffè” commenta Stefano Stellini, direttore generale CIAL. “Grazie a progetti come ‘Da Chicco a Chicco’, lavoriamo per trasformare un gesto quotidiano in un’azione concreta di sostenibilità, dando una seconda vita alle capsule e agli altri imballaggi in alluminio. È importante ricordare che, anche se piccoli, questi oggetti hanno un grande valore nella filiera del riciclo, e ognuno di noi può contribuire con semplici attenzioni e seguendo le regole della raccolta differenziata. L’economia circolare parte proprio dai piccoli gesti di ognuno di noi, e Cial è impegnata ogni giorno a informare, sensibilizzare e facilitare scelte responsabili e consapevoli”

La scheda sintetica di Cial – Consorzio nazionale imballaggi alluminio

Cial – Consorzio nazionale imballaggi alluminio nasce nel 1997 con il compito di avviare a riciclo e recupero gli imballaggi di alluminio, alla fine del loro ciclo di vita, provenienti dalla raccolta differenziata fatta dai Comuni, contribuendo così al recupero di una preziosa materia prima, evitando sprechi e salvaguardando l’ambiente.

Lattine per bevande, scatolette, vaschette, bombolette e foglio sottile in alluminio diventano, quindi, risorse fondamentali e imprescindibili per una crescita economica sostenibile e pulita, proprio come l’industria italiana del riciclo, tra le prime al Mondo per le importanti performance ambientali che riesce a esprimere.

È per il rispetto dell’ambiente, per l’eliminazione delle discariche e per la valorizzazione economica di risorse riutilizzabili che Cial opera da oltre 25 anni nel nostro Paese – per nome e per conto delle imprese consorziate (produttori e utilizzatori di imballaggi in alluminio e riciclatori e recuperatori) – promuovendo la raccolta e il recupero e sensibilizzando milioni di cittadini con la collaborazione delle pubbliche amministrazioni.

Verona celebra la storia del caffè: una settimana specialty tra macchine d’epoca, assaggi e cultura

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La locandina dell'evento (immagine concessa)

VERONA – Dal 19 al 26 ottobre 2025 Verona diventa capitale del caffè con un evento unico e imperdibile che si terrà presso la suggestiva location della Batteria di Scarpa (Via San Zeno in Monte, fronte civico 21/b).

Tutti, dagli appassionati e collezionisti, a chi beve il caffè quotidianamente, potranno immergersi in un viaggio affascinante nella storia delle macchine d’espresso. Tra i protagonisti, Davide Zambelli, uno dei più grandi collezionisti italiani ed esperto di macchine da caffè a leva da bar, e Paolo Chiaramonte, collezionista di macchine domestiche vintage e tecnico restauratore.

L’evento per coffee lover a Verona

Nella mostra si potranno ammirare caffettiere antiche, macchine da caffè vintage, pezzi unici e prototipi rarissimi, comprese le iconiche macchine a leva domestiche. Non mancheranno spazi esperienziali: un angolo degustazione dedicato ai caffè monorigine, caffè specialty, con estrazioni espresso, V60, filtro e moka.

Ci sarà anche un laboratorio di restauro, dove sarà possibile assistere dal vivo al “ritorno in vita” di una macchina degli anni ’50, pronta a erogare un espresso perfetto.

Il programma prevede inoltre convegni e incontri a tema, con un fitto calendario che verrà reso pubblico a breve. Un momento speciale sarà sabato 25 ottobre, quando sarà ospite Lucio del Piccolo, tra i maggiori collezionisti di caffettiere e grande esperto della moka.

Nel corso della giornata guiderà i visitatori attraverso la storia del caffè e della celebre caffettiera italiana, con sessioni di formazione e divulgazione al mattino e al pomeriggio.
Un evento gratuito, aperto a tutti, grazie anche alla collaborazione di “comitato per il verde Verona”, che celebra non solo il rito del caffè, ma anche il suo patrimonio storico e culturale che è una delle tante eccellenze italiane.

Dersut Caffè ospita ABC della Sostenibilità, l’evento di Confindustria Veneto Est

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Da sinistra, l’avvocato Lara Caballini di Sassoferrato, AD Dersut, Walter Bertin vicepresidente di CVE con delega al territorio di TV, alla transizione ambientale ed ESG e Massimo Granzotto referente territoriale della provincia di Treviso per CVE (immagine concessa)

CONEGLIANO (Treviso) – Sono stati accolti oltre 90 ospiti in Auditorium conte Vincenzo Caballini di Sassoferrato per l’evento “ABC della Sostenibilità – Come iniziare un percorso di sostenibilità e gli strumenti per le imprese di Confindustria Veneto Est”, promosso e coordinato dall’area sostenibilità dell’associazione e con il supporto del gruppo delle PMI.

L’iniziativa ha avuto l’obiettivo di accompagnare le aziende del territorio nel loro primo percorso di sostenibilità, proponendo un modello basato sulla misurazione, il miglioramento continuo e l’adozione di strumenti concreti, sempre più cruciali per la competitività e la resilienza delle imprese.

Testimonianze aziendali

Durante l’incontro sono state condivise esperienze dirette di imprese che hanno già intrapreso questa strada: Labomar S.p.A. con Walter Bertin vicepresidente di CVE con delega al territorio di TV, alla transizione ambientale ed ESG, Dersut S.p.A., padrona di casa e adente al Gruppo Sostenibilità dal 2019 con l’amministratrice delegata Lara Caballini di Sassoferrato, e Massimo Granzotto con Granzotto S.r.l. referente territoriale della provincia di Treviso per CVE.

Da sinistra, Walter Bertin vicepresidente di CVE con delega al territorio di TV, alla transizione ambientale ed ESG, l’avvocato Lara Caballini di Sassoferrato, AD Dersut e Massimo Granzotto referente territoriale della provincia di Treviso per CVE (immagine concessa)

Queste testimonianze hanno evidenziato come la sostenibilità rappresenti non solo un dovere etico ma anche un’opportunità di crescita e innovazione.

Un percorso condiviso

L’ABC della Sostenibilità si inserisce in un più ampio impegno di Confindustria Veneto Est per supportare le imprese associate nella transizione verso modelli di business responsabili, capaci di coniugare sviluppo economico, rispetto dell’ambiente e attenzione alle comunità.

L’evento (immagine concessa)

Dersut Caffè è stata lieta di ospitare l’evento considerata la crescente importanza del valore della sostenibilità nel mondo delle imprese.

International Coffee Tasting porta in gara anche caffè solubili, concentrati e bevande ready-to-drink

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Carlo Odello, presidente di Iiac (immagine concessa)

MILANO – L’edizione 2025 di International Coffee Tasting porta con sé un’importante novità: la possibilità di iscrizione per caffè solubili, concentrati e bevande ready-to-drink. La scommessa di Iiac – International institute of coffee tasters è quella di rispecchiare la continua evoluzione del mondo del caffè e accogliere le categorie che si stanno facendo largo in questo settore.

Secondo un report di Mordor Intelligence, il mercato del caffè istantaneo conta di raggiungere i 49 miliardi di dollari entro il 2030: nell’area Asia-Pacifico già rappresenta una quota di mercato rilevante (42% nell’anno 2024), in India invece rappresenta il 65% del consumo totale, mentre in Sud America sta vivendo una crescita sempre più rapida, con il Brasile che da produttore sta diventando un importante mercato di consumo. In particolare, il caffè solubile, sempre secondo Mordor Intelligence, raggiungerà una quota di mercato pari a 4 miliardi di dollari entro il 2030. La facilità di consumo è una linea guida chiave per comprendere la crescita di queste categorie di prodotto.

“Già nel 2024 abbiamo introdotto il caffè solubile, quello concentrato e le bevande ready-to-drink nelle categorie dell’edizione cinese del nostro concorso, poiché è proprio in Asia che questi prodotti si stanno affermando con sempre maggiore forza – ha affermato Carlo Odello, presidente di Iiac – Da quest’anno abbiamo aperto l’accesso anche ai prodotti pensati per il mercato italiano e per quello europeo, entusiasti di allargare il campo di azione del concorso che organizziamo da quasi vent’anni”.

Naturalmente anche per le nuove categorie di prodotto varranno le regole del concorso più esigente sul mercato: massima trasparenza del metodo di valutazione più completa, applicazione di rigide regole di analisi sensoriale e una stretta validazione statistica dei dati forniti da giudici sensoriali, che operano sempre alla cieca.

International Coffee Tasting 2025 si terrà dal 18 al 20 novembre 2025, il regolamento e la domanda d’iscrizione sono disponibili a www.internationalcoffeetasting.com

La scheda sintetica di Iiac – International institute of coffee tasters

Iiac – International institute of coffee tasters è un’associazione senza fini di lucro che vive delle sole quote sociali. È stato fondato nel 1993 con l’obiettivo di mettere a punto e diffondere un metodo scientifico per l’assaggio del caffè.

Dalla sua fondazione Iiac ha svolto centinaia di corsi ai quali hanno partecipato 13.000 allievi da più di 40 paesi nel mondo. Il manuale Espresso Italiano Tasting, edito in italiano e in inglese, è stato tradotto in spagnolo, portoghese, tedesco, francese, russo, giapponese, cinese, coreano e tailandese. IIAC è dotato di un importante comitato scientifico che pianifica la ricerca per garantire l’innovazione del settore: ne fanno parte docenti universitari, tecnici e professionisti. Ha inoltre filiali dirette in Cina, Corea e Giappone. Maggiori informazioni a www.iiac.coffee.

La torrefazione Caffè Negro nel mirino dei ladri: escalation di furti

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La sirena della polizia (immagine: Pixabay)

Secondo una prima ricostruzione, i malviventi avrebbero sradicato la finestra basculante rimuovendo le cerniere per introdursi nell’esercizio di Caffè Negro. Purtroppo questo non risulta il primo episodio ai danni della torrefazione. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giovanni Fiorentino per La Nazione.

Il furto a Caffè Negro

CAPRAIA E LIMITE (Firenze) – Escalation di furti a Capraia e Limite. Dopo il blitz nell’azienda del gruppo Fralex e Mac Autoadesivi, la notte scorsa i soliti ignoti hanno fatto visita all’azienda Caffè Negro.

Il colpo sarebbe avvenuto tra le 23.15 di domenica e la mezzanotte e mezza di lunedì, quando un dipendente del ristorante Lowengrube, accanto all’azienda, ha notato una finestra laterale del negozio aperta e ha immediatamente avvertito i titolari di Caffé Negro.

Secondo una prima ricostruzione, i malviventi avrebbero sradicato la finestra basculante rimuovendo le cerniere per introdursi nell’esercizio.

“La guardia giurata era passata intorno alle 23 ed era tutto in ordine – raccontano dalla Caffè Negro – I ladri sono entrati dalla finestra, e una volta dentro hanno raggiunto gli uffici e il negozio, rovistando nei cassetti e portando via i contanti presenti nel registratore di cassa e altri soldi dei distributori automatici”. Purtroppo non è il primo episodio ai danni della nota torrefazione.

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Enzo Spisni, nutrizionista fa luce sul caffè ai funghi: “Facciamo attenzione a definirlo superfood”

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Enzo Spisni (foto concessa) caffè ai funghi
Enzo Spisni (foto concessa)

MILANO – Enzo Spisni torna su queste pagine nel suo ruolo di Professore associato presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, per cercare di fare luce su un prodotto ultimamente di tendenza: il caffè ai funghi, definito da tante aziende come un superfood dagli effetti benefici per l’organismo e, soprattutto, una valida alternativa all’espresso più comune se si vuole limitare l’assunzione di caffeina – che in questo caso si riduce circa di un terzo -.

Spisni, innanzitutto, forse si dovrebbe partire da che cosa si intende esattamente per superfood e perché i funghi sono finiti in questa categoria?

Spisni: “Sull’argomento ho avuto proprio l’occasione di presentare alla SINU (Società Italiana di nutrizione Umana) una relazione che si interrogava sul fatto se esistano o meno i cosiddetti superfood. Il punto è che quelli che pensiamo lo siano non ricadono in realtà in questa categoria, anzi si potrebbe dire al contrario che non ci sono al momento prove scientifiche per inserirli in questo ambito.

Le uniche prove documentate di alimenti che hanno un impatto concreto sul rischio di ammalarsi e sull’allungamento della vita, riguardano la frutta secca come noci, mandorle, nocciole. I dati ci dicono che questi sono oggi l’unico superfood che esiste, teoria rafforzata dai risultati di vari trial e studi condotti negli anni su un vasto pubblico.

Tutto il resto, no: sono presunti, supposti, creduti, come appunto i funghi, senza però poter contare su indagini conclusive a riguardo. Su PubMed non mancano certo gli studi, ma non esistono dei trial clinici controllati né degli studi epidemiologici, che coinvolgano un numero rappresentativo di soggetti.

Definirli quindi superfood deriva fondamentalmente da tre fatti: i funghi sono interessanti in quanto composti da elementi che hanno degli effetti sull’asse intestino-cervello e con alle spalle una lunga tradizione di medicina orientale che ne ha esaltato le caratteristiche. Sono stati quindi molto utilizzati in campo curativo e tra i vari integratori alimentari, ora rappresentano quasi una novità in Occidente e pertanto sono potenzialmente interessanti per il mercato.

Ci sono aziende e startup nate esclusivamente attorno alla produzione di funghi o alla loro commercializzazione come ingredienti di integratori. Detto questo, osservando i prodotti innovativi premiati nelle varie fiere del settore, non c’è tanta offerta a disposizione del consumatore più consapevole.”

Spisni: “La scienza non ha mai definito esattamente cosa sia il superfood. Questa denominazione nasce piuttosto sotto la spinta del mondo pubblicitario.”

“Se per superfood si intende un qualcosa che cambia le prospettive di vita e di malattia, allora la sola risposta che abbiamo oggi ricade sulla frutta secca.

Se invece si è alla ricerca di proprietà particolari, come quella antiossidante, la presenza di molecole immuno-modulanti di cui i funghi sono particolarmente ricchi (beta-glucani e glicoproteine che stimolano il sistema immunitario), allora il discorso può essere impostato diversamente.”

In che modo il caffè con i funghi può risultare un’alternativa al caffè tradizionale ed è un discorso valido per tutti i funghi?

“Ci sono due problemi alla base: non tutti i funghi sono uguali e bisogna quindi cercare quelli che vanno abbinati al caffè, ovvero quelli che abbiano un effetto sulla stanchezza. Il Cordyceps (Cordyceps sinensis) è tra quelli più gettonati e, mescolato, può comportare una diminuzione della polvere del caffè e quindi della caffeina contenuta nella tazzina, sostituendola con diverse molecole come proteine, vitamine del gruppo B e vitamina D2 (una forma vegetale meno attiva della D3), e trealosio, uno zucchero particolare presente nei funghi.

Mancano però le prove scientifiche che certificano che effettivamente, aggiungendo i funghi si ottenga un benessere superiore dal caffè. Siccome la caffeina ha un effetto leggermente irritante sull’intestino, anche se chiaramente non su tutti gli individui, l’aggiunta di estratti di funghi potrebbe moderare questo effetto indesiderato del caffè. Per cui, soltanto in questi soggetti particolarmente sensibili, il fungo può essere di supporto.

Detto questo, da un punto di vista salutistico, non trovo la differenza tra l’aggiunta di un fungo o della curcuma o di altri estratti di piante, se non a livello gustativo. Anche la curcuma, infatti, agisce molto bene sull’asse intestino-cervello. La spiegazione più probabile, è che il fungo rappresenta ancora una novità ed ha un sapore più compatibile con il caffè. Poi esistono una decina di funghi considerati terapeutici e ciò permette di creare linee più diversificate.

Oltre al Cordyceps, il Ganoderma o Reishi (Ganoderma lucidumo), il Lion’s Mane (Hericium erinaceus), il Chaga (Inonotus obliquus) e il Turkey Tail (Trametes versicolor), sono i più usati dalle aziende di integratori (e di caffè).

Tuttavia mancano studi clinici strutturati a dimostrazione delle loro proprietà, soprattutto a causa dei costi elevati (si parla di 150-300mila euro per singolo studio). Nessuna azienda investe in assenza di brevetti che assicurino la titolarità dei risultati.

Altro aspetto da considerare e che da consumatore bisognerebbe tener d’occhio sia la provenienza sia la filiera produttiva dei funghi, che nel 99% dei casi è asiatica (molto spesso Cinese).

Mi è capitato di svolgere delle analisi su materie prime per integratori alimentari che arrivano da Cina o India, da supply chain totalmente incontrollate, e di trovare troppi contaminanti, a volte anche al di sopra dei limiti di legge in Europa.

Ricordiamo che i funghi assorbono molte sostanze tossiche dal terreno (incluso i metalli pesanti) e quindi bisogna fare attenzione a quello che contiene oltre ai suoi naturali principi attivi.

Infine, nella medicina tradizionale cinese si usavano i funghi polverizzati, noi invece ne ricaviamo degli estratti che possono concentrare ulteriormente anche gli inquinanti presenti nei funghi.

Il problema è che attualmente non ci sono dei controlli rigorosi: nell’industria degli integratori tendenzialmente le aziende si autocertificano. La legge permette di acquistare la materia prima con un certificato di origine per poi rivenderla con lo stesso documento, magari ottenuto da laboratori sconosciuti e fatto su un lotto precedente, diverso da quello venduto. Purtroppo, non tutte le aziende ripetono analisi aggiornate.

C’è poi una parte allergizzante dei funghi: attenzione perché alcuni soggetti sono allergici o lo diventano solitamente dopo averli mangiati in quantità. Ultimo elemento di rilevo: un estratto ben fatto di funghi costa più del caffè classico e quindi le imprese che solitamente cercano di risparmiare, possono scegliere materie prime di minore qualità per preparare il caffè ai funghi.

In sintesi, quindi, se qualcuno pensa di fare micoterapia bevendo il caffè ai funghi, sta sbagliando. La micoterapia si fa seguiti da un medico esperto di fitoterapia, con dosi giuste e adattate al paziente, e soprattutto con il fungo giusto.

Quali sono le modalità per ottenere una bevanda energizzante?

“Normalmente si ottengono degli estratti ovvero, si prende il fungo, lo si macera in acqua (anche calda) per diverse ore, poi si filtra e si liofilizza. A volte si può utilizzare anche l’etanolo per l’estrazione. La liofilizzazione (o altri processi simili) permettono di ottenere una polvere secca ma solubile in acqua che può essere inserita nei caffè appunto, sia quelli solubili che quelli macinati da inserire in qualsiasi tipo di macchina, dalle capsule, alle cialde o alla moka: in qualsiasi sistema in cui passa l’acqua calda.”

Il caffè al ginseng nei bar sì, ma il caffè ai funghi ancora non c’è

Spisni: “Può darsi che arriverà, ma per il momento si trova in vendita solo nei negozi specializzati. Pensando ad un estratto di fungo, non altera molto il sapore del caffè. Teoricamente è un abbinamento interessante da un punto di vista organolettico, anche se non dal punto di vista medicamentoso. Personalmente, non credo sia una tendenza rappresentativa per il prossimo futuro”.

Gianluigi Goi: quando una teiera da tè non è soltanto un oggetto, nel racconto fantastico di Loredana Lipperini dell’Osservatore Romano

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La teiera cinese (ILLUSTRAZIONE DI GIULIA CULICCHIA - OSSERVATORE ROMANO 12 LUGLIO 2025)

Gianluigi Goi è un nostro lettore nonché giornalista di fama riconosciuta; è affezionato a queste pagine alle quali, con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista, ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre intriganti. In questa occasione, Goi parla della teiera cinese comparsa sui Racconti del Sabato dell’Osservatore Romano.

La teiera cinese

di Gianluigi Goi

“Martina, ormai donna più che matura, una figlia come tante alle prese con le incombenze ineludibili e a dir poco problematiche di quello che arriva a definire, in freddo ed urticante burocratese “, l’esercizio del distacco” avendo perso da poco l’anziana madre, è la protagonista del Racconto del Sabato “Il servizio buono” di Loredana Lipperini (Osservatore Romano 12 luglio 2025).

L’autrice – la scrittrice, esperta di letteratura fantastica, giornalista e ben nota conduttrice radiofonica (fra l’altro voce storica dell’iconica trasmissione Fahrenheit di Radio 3) – Loredana Lipperini (1956) la descrive molto confusa, indeterminata sul da farsi ed anche un poco annoiata quando ”trova il Servizio Buono in cantina, in cima allo scaffale. E’ in una grande scatola di velluto azzurro .. incartato in un vecchio giornale: tazze da tè di porcellana cinese, delicate come un fiocco di neve, decorate con pallidi fiori di ciliegio”.

Martina ne rimase sorpresa e per il vero non del tutto contenta: “in effetti non l’aveva più visto negli ultimi tempi delle sue visite alla madre. Si rimprovera di non averci fatto caso” e si interroga, fra il serio e il dubbioso, se un qualche spiritello birichino, magari uno yokai giapponese, non ci abbia messo le sue zampine silenziosissime ed altrettanto morbide.

In ogni caso “scende dalla scala con la scatola fra le braccia, la posa in salone, la apre di nuovo. Ecco la teiera, le sei tazzine, i piattini, la zuccheriera. Sfiora – quasi avesse il timore di farle male – il bordo di una tazzina con l’indice”.

E qui scatta, quasi per magia, il ricordo di una leggenda crudele che aveva letto, bambina: .. “(ai tempi) l’Imperatore della Cina vuole mille piatti perfetti per la Festa del Cielo, ma dalla fornace, misteriosamente, escono solo porcellane macchiate e scheggiate. I saggi dicono che il fuoco ha bisogno di purezza per fare il suo lavoro: così, mentre tutti si disperano, una fanciulla di nome Li Hua decide di donare quel che ha, sé stessa, alle fiamme. I piatti per la Festa del Cielo furono fra i più belli mai creati, e Li Hua divenne la Dea che protegge la porcellana e le arti. Martina fa una smorfia, ricordando le lacrime che aveva versato per la sorte di Li Hua. Forse aveva detestato il Servizio Buono anche per quello, e una volta ragazza aveva preso in giro la madre perché lo teneva in una vetrinetta senza mai usarlo per evitare di romperlo”.

A questo punto, dall’indeterminabile come in sogno o forse dal subconscio della figlia, si fa sentire la Madre che racconta la “Storia Grande”: .. “era una ragazza di diciotto anni appena trasferita a Marino (non lontano da Roma-ndr) dalla colonia di Tripoli (in Libia-ndr) e lavoravo in in quella che allora si chiamava Statistica e lavoravo anche quando i bombardieri americani si abbassarono su Roma e sui quartieri che Martina conosce bene”.

In quella tragica occasione la madre “era su un tram, corse a piedi cercando di non morire .. e sognando cose belle perché aveva 20 anni .. e una casa .. e, dentro la casa, tazzine di porcellana dove bere il tè e il caffè, e piattini dove mangiare bignè alla crema invece delle bucce delle fave bollite. Il padre, 20 anni anche lui, durante la campagna di Grecia, mitragliato su un ponte aveva pensato che sarebbe morto e non avrebbe potuto più dipingere o scrivere scritti da dedicare alle sorelle e mentre le pallottole sollevavano schegge di legno attorno a lui aveva pensato che voleva un piatto di spaghetti, e una casa, e tazzine decorate dove bere il caffè”.

A guerra finita, salvata la pelle senza grandi problemi fisici, “avuta una casa, piccola ma con poltrone di velluto e soprammobili, e il Servizio Buono, che (i coniugi-ndr) avevano acquistato risparmiando dai loro stipendi, prima ancora di comprare un televisore. Ma erano talmente spaventati dall’idea di rovinarlo, o di far cadere il coperchio della zuccheriera, o infrangere il manico di una tazzina, che era sempre rimasto nella vetrinetta, accanto alla statuina di una ragazza vestita di rosa con un cesto di fiori fra le braccia. Capodimonte – un cult, a quei tempi – diceva orgogliosa la madre”.

Mentre Martina, con il cuore e la mente in subbuglio, rimugina su quanto le è capitato, da parte nostra allunghiamo gli occhi sulla grande immagine della teiera, firmata dall’ottima disegnatrice Giulia Culicchia, dove l’azzurro è il colore di fondo ravvivato da pennellate di giallo evidente richiamo alla luce, al sole, alla speranza che c’è, o dovrebbe esserci, anche quando è buio.

Nei quadretti, sorta di flashback visivo della storia, colpiscono il romantico abbraccio della coppia sotto la pioggia con l’ombrello che piange, l’intimo colloquio tra bambina e madre e, sullo sfondo, i dubbi le speranze e le paure della vita sintetizzati da un gatto nero che occhieggia da una finestra chiusa ma anche sprazzi di allegra socialità a tavola.

Dall’alto, la falce della prima luna ambisce a farsi ammirare mentre sulla sinistra una cascata di fogli manoscritti (lettere, sogni, speranze, lavoro) scivolano svolazzanti verso terra come solo i fogli carta sanno fare. A volte anche con eleganza.

Ripresasi dallo stupore, Martina: “forse, pensa accarezzando la teiera, c’è davvero uno yokai in questa casa, che mi ha fatto trovare il Servizio Buono dove non avrei mai pensato di cercarlo, perché capissi che gli oggetti ci sopravvivono e dunque bisogna renderli vivi finchè si è in tempo. Devo imparare a fare buon uso del tempo. Prende la scatola, la porta in cucina, lava con delicatezza le tazzine e la zuccheriera e la teiera. Nell’angolo, impronte di piccoli piedi, in una cenere che viene da un altro tempo. Martina le oltrepassa senza vederle, e prepara il tè”. Rasserenata. Merito anche della antichissima malia del tè che comincia ad esprimersi anche nel nostro Paese”.

                                                                                                             Gianluigi Goi

L’arrivo della pioggia in Brasile riaccende le speranze di una buona fioritura del nuovo raccolto di arabica

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Il logo dell'Ice

MILANO – Il ritorno della pioggia riaccende le speranze di una buona fioritura del nuovo raccolto di arabica brasiliano spingendo al ribasso i prezzi del caffè nella prima seduta della settimana. Ieri, lunedì 29 settembre – Giornata nazionale del caffè in una dozzina di paesi di tutto il mondo, a cominciare dagli Usa – il contratto per scadenza dicembre dell’Ice Arabica ha perso l’1,6% scendendo a 373,20 centesimi.

A Londra, il contratto per scadenza novembre dell’Ice Robusta è arretrato marginalmente (-$15) chiudendo a 4.186 dollari.

Secondo gli ultimi bollettini di Somar Meteorologia, il Minas Gerais ha ricevuto, la settimana scorsa, 25,9 mm di precipitazioni, una quantità che supera di oltre il 100% le medie storiche.

L’auspicio è ora che la pioggia continui anche questa settimana dando il là alla fioritura del nuovo raccolto

Il quadro dei fondamentali rimane invariato, con un livello delle scorte sempre molto basso e i dazi di Trump che rischiano di squilibrare i commerci mondiali.

Secondo Marcelo Moreira, analista di Archer Consulting, il mercato è in precario equilibrio e qualsiasi riduzione dell’offerta che si prospetti all’orizzonte, anche minima, rende i market player molto nervosi.

“Parlando questa settimana con una delle maggiori cooperative, il quadro delineato è stato il seguente: il calo nella produzione di arabica sarebbe nell’ordine del 10-15% (con punte superiori al 30% riferite alcuni produttori) e gli stock iniziali sono tra i più bassi degli ultimi anni”.

In Brasile, intanto, gli esportatori si preparano a modificare la loro logistica e a indirizzarsi verso altri mercati, qualora i dazi di Trump non venissero revocati o ridotti. I produttori, dal canto loro, non hanno fretta di vendere essendo ben coperti sul piano finanziario, grazie ai guadagni dell’ultimo anno.

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Kimbo presenta il concerto al conservatorio di Napoli con Walter Ricci in occasione della Giornata del chicco

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Da sinistra: Gaetano Panariello, direttore del Conservatorio, e Mario Rubino, presidente di Kimbo (immagine concessa)

NAPOLI – In occasione della Giornata internazionale del caffè, mercoledì 1° ottobre 2025, alle 18:00, la Sala Scarlatti del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, a Napoli, ospita la seconda edizione del Concerto per Kimbo, protagonisti Francesco Autore (flauto), Irene Coppola (percussioni), Lorena Pisapia (canto), Manuel Pone (pianoforte) e Simona Russo (violino), ovvero i cinque studenti del Conservatorio che hanno vinto le borse di studio bandite da Kimbo per l’anno accademico 2024/25.

In programma musiche di Vincenzo Bellini, Franz Liszt, Jabob Gade, Matthew Lorick, Astor Piazzolla, che sono state scelte e saranno eseguite dagli stessi giovani musicisti, con un finale a sorpresa che prevede la partecipazione straordinaria del pluripremiato artista Walter Ricci.

I vincitori della prima edizione (immagine concessa)

La presenza di Ricci, noto per la sua matrice jazz, non è casuale perché annuncia con il dovuto anticipo che le borse di studio Kimbo per il 25/26 saranno riservate proprio a tutte le discipline musicali presenti nel dipartimento jazz del Conservatorio.

Nel corso del concerto, condotto dal giornalista Ciro Cacciola, i musicisti saranno premiati pubblicamente da Gaetano Panariello, direttore del Conservatorio di Napoli, da Mario Rubino, Presidente di Kimbo S.p.A. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

Il progetto

Nel 2023 Kimbo ha intrapreso vari percorsi tesi a valorizzare i legami con il territorio. Così
è nato il protocollo d’intesa con il Conservatorio di Napoli “San Pietro a Majella” quale ente a presidio della cultura e della formazione in ambito musicale affinché accogliesse, dopo un primo fondo di 12.000 euro (per n.6 borse di studio di 2.000 euro ciascuna) per
l’anno accademico 2023/24, condiviso in parti eguali da Kimbo e da Merolla, l’istituzione di quattro successive borse di 5.000 euro cadauna (per un valore totale di 20.000 euro) che Kimbo affida al Conservatorio per i successivi quattro anni accademici.

Il 2 settembre 2025 si è riunita la Commissione per la valutazione delle domande e, dopo
un’attenta analisi dei candidati, la Commissione ha decretato i cinque vincitori.

Il programma completo (immagine concessa)

“Il San Pietro a Majella è presidio culturale e civile oltreché istituzione accademica riconosciuta a livello internazionale come eccellenza nel campo
della formazione musicale” – afferma la professoressa Carla Ciccarelli, presidente del Conservatorio – “Grazie alla disponibilità di un’azienda prestigiosa come Kimbo abbiamo istituito una borsa di studio quinquennale che rappresenta un ulteriore strumento per gli studenti per coltivare la musica anche come possibile argine al dilagare delle non-culture”.

“Facciamo tesoro della collaborazione con Kimbo per dare ulteriore impulso alle
attività didattiche e formative che portiamo avanti da tempo per valorizzare la ricchezza di professionalità e talenti che contraddistingue il nostro Istituto” – sottolinea Gaetano Panariello, direttore del San Pietro a Majella.

“Con le nostre iniziative aziendali e identitarie abbiamo spesso messo in luce il senso del caffè, il suo valore culturale – conferma Mario Rubino, presidente di Kimbo S.p.A. – Oggi, con l’autorevolezza di un’istituzione storica e patrimonio mondiale come il “San Pietro a Majella” e con la partecipazione di un artista straordinario come Walter Ricci, riusciamo non solo a sostenere i giovani talenti del nostro territorio nel loro percorso di formazione ma anche ad esprimere il “sesto senso” del nostro caffè, attraverso la “nostra”
musica, il nostro jingle che, con il nostro caffè, diffondiamo ormai in 100 paesi del mondo e che contiene il senso per il ritmo della vita e dunque per la musica”.