venerdì 21 Novembre 2025
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Natale: il 65% degli italiani preferisce il panettone al pandoro

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I dati elaborati dal Centro Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza (immagine concessa)

MILANO – A Natale, a casa, spazio alle grandi tradizioni. È questo il risultato emerso dal sondaggio realizzato da Confcommercio Milano, Monza, Lodi e Brianza per Milano Home, la manifestazione di Fiera Milano dedicata al mondo della casa, in programma dal 23 al 26 gennaio 2025, ma già impegnata a scoprire le nuove tendenze dell’abitare, soprattutto in un periodo particolare come quello delle feste natalizie.

Vince la tradizione

Panettone dolce simbolo del Natale: soprattutto (ma anche il pandoro) quello artigianale E in casa è soprattutto l’albero di Natale l’elemento che non può mancare durante le feste.

Sono due dati simbolo che emergono dal sondaggio, diffuso da Confcommercio MiLoMB attraverso i social, “Natale in famiglia” con le risposte di 653 persone e i cui dati sono stati elaborati dal Centro Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza: il 63% da Milano, il 18% da Monza Brianza, il 4% da Lodi e il 15% dal resto d’Italia.

Nelle varie fasce d’età la prevalenza delle risposte è femminile: fra i 18 e 39 anni il 15,2% contro il 7,8% di uomini; fra i 40 e 59 anni il 34,6% contro l’11,2%; oltre i 60 anni il 22,8% contro l’8,3%.

Tra i due dolci simbolo del Natale a prevalere, come detto, è stato il panettone (65%, contro il pandoro al 35%).

Preferita la produzione artigianale a quella industriale (per il panettone l’82% preferisce il prodotto artigianale e il 18% il prodotto industriale; per il pandoro il 64% preferisce il prodotto artigianale e il 36% quello industriale).

Quali sono gli elementi natalizi che non possono mai mancare a casa? Per il 40% l’albero di Natale, per il 23% le lucine di Natale, per il 22% il presepe, per il 7% il centrotavola natalizio, per il 6% la stella di Natale.

L’addobbo della casa per il Natale avviene soprattutto a Sant’Ambrogio/Immacolata (80%), ma c’è chi comincia anche dopo Halloween (11%); il 3% a Santa Lucia e solo il 6% non addobba la casa per il Natale.

I colori dominanti nelle decorazioni e nelle tavole di Natale sono per il 52% il rosso e verde; per il 23% il bianco e l’oro; per l’8% il blu e l’argento; per il 4% l’oro e il rosso.

Quest’anno per la tavola di Natale verrà soprattutto utilizzata la tovaglia con decorazioni natalizie (56,5%), ma anche la tovaglia di tradizione (30%) e la tovaglia scozzese (12,1%).

In tema di fragranze, i profumi che non possono mancare nelle case durante le feste per creare l’atmosfera natalizia prediligono in particolare l’arancia e la cannella (61,9%); distante il pino fresco (21,1%); al 5,4% lo zenzero.

Milano Home: la manifestazione su tutto ciò che fa casa

La prossima edizione di Milano Home, in programma dal 23 al 26 gennaio in fieramilano, vedrà ancora una volta una proposta completa del mondo della decorazione della casa: dalle fragranze al tableware, dalla decorazione fino al concept gift, la manifestazione si confermerà piattaforma in cui convergono novità e innovazione e dove si scoprono le eccellenze del settore, caratterizzate ricerca, unicità, personalizzazione e naturalmente per sostenibilità. Un’originale offerta espositiva che sarà poi completata da momenti di informazione e formazione incentrati sui temi più interessanti per il settore.

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Pasticceria Giorcelli lancia il panettone day a Torino, 05/12

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Il logo della pasticceria Giorcelli

Appuntamento il 5 dicembre, a partire dalle 16, in Corso Orbassano, 222 a Torino, dove ci sarà un’occasione per assaggiare la nuova creazione limited edition firmata Giorcelli durante l’evento degustazione dell’inedito panettone realizzato per il Natale 2024. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Piazza Pinarolese.

Il panettone day della pasticceria Giorcelli a Torino

TORINO – Le festività 2024 sono ormai dietro l’angolo e per celebrare al meglio questo Natale, la storica pasticceria Giorcelli lancia il panettone day, una golosa occasione per degustare in anteprima la nuova creazione limited edition firmata Claudio Giorcelli.

Fondata nel 1964 – e rilevata dalla famiglia Giorcelli nel 1973 – la storica pasticceria di corso Orbassano nel quartiere di Santa Rita è divenuta negli anni punto di riferimento per tutti gli amanti dei buoni dolci di tradizione.

Da cinquant’anni, dunque, Giorcelli è sinonimo di grande pasticceria. Alla base di tale longevità, certamente, la capacità di coniugare perfettamente i valori della tradizione e il rispetto per l’artigianalità dei prodotti con un’attenzione costante verso l’innovazione come strumento indispensabile per mantenere alta la qualità.

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Omar Zidarich, presidente GITC: “Calmierare i prezzi è legittimo ma la situazione dei costi varia molto tra Regioni”

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Omar Zidarich, Presidente Gruppo Italiano Torrefattori Caffè
Omar Zidarich, Presidente Gruppo Italiano Torrefattori Caffè

MILANO – Continua il dibattito nato dall’intervista del torrefattore pugliese Antonio Quarta, che si è esposto con una forte opinione rispetto agli aumenti che si registrano sull’espresso. A dare la sua opinione in merito, il presidente del Gruppo italiano torrefattori caffè, Omar Zidarich.

Zidarich: “Quella espressa da Antonio Quarta è una paura determinata dalla possibilità d’acquisto della popolazione media, ed è fondata”

“Il caffè è un prodotto di largo consumo strettamente collegato al potere d’acquisto del consumatore medio. Questo è un dato di fatto.

E’ vero anche che all’interno del bar, il caffè è ancora la bevanda di cultura che costa di meno solitamente. Calmierare i prezzi è un’opinione legittima. Tuttavia i redditi non possono che rispecchiare la Regione in cui un torrefattore agisce: come Presidente rappresento però tutto lo Stivale e quindi non posso addentrarmi nel dettaglio delle cifre di ciascuna area. Bisognerebbe fare una differenza anche rispetto alla geolocalizzazione: anche gli affitti non sono gli stessi da nord a sud, oltre che gli stipendi.

La dichiarazione un po’ allarmistica e la valutazione portata da Antonio Quarta sono quindi valide, ma sono da mettere sempre in relazione alla zona del suo core business.

Ricordiamo anche che nel mese di luglio per contratto nazionale circa 70 euro al mese in più sono finiti in busta paga per i lavoratori del settore turistico. Il Paese ha bisogno di un aumento dei salari più generale e non sarà l’aumento della tazzina a garantire una retribuzione maggiore.

Altra cosa vera: l’aumento non è proporzionale tra l’espresso servito e il chilo di caffè.

Salire di un euro per chilogrammo non dovrebbe corrispondere a 20 centesimi per tazzina. Ma penso che infine ogni operatore, compreso lo stesso torrefattore, deve calcolare quale sia il prezzo giusto per la sua attività e il lavoro svolto.

Questo è valido anche per il gestore: chi punta sul caffè come prodotto civetta per invitare all’acquisto di altri prodotti farà le sue dovute valutazioni. Il prezzo è indicato dal possessore del bene, ma è condotto dal consumatore finale: se il prezzo non è adeguato al mercato di riferimento, non può sussistere.

Poi si deve parlare di qualità, che rientra sempre nel discorso dell’attribuzione di un giusto valore alla materia prima. La qualità dovrebbe essere già compresa nella dinamica attorno agli aumenti. La tazzina più alta dovrebbe essere una garanzia proprio del mantenimento della qualità della bevanda. Questo determinerà una flessione a ribasso dei consumi? Forse, ma il mercato si autoregola come è sempre successo.

I baristi troveranno nuove modalità di abbonamento per continuare a fidelizzare i consumatori. Ci sarà sempre quel cliente affezionato con una maggiore disponibilità e un altro che consumerà di meno.

Negli ultimi anni ricordiamoci che non è stato dato il valore giusto all’espresso: alla fine degli anni ’80 si andava in un bar con la zuccheriera sfusa, ora ci sono solo le bustine con tante opzioni tra cui scegliere. Il servizio, l’offerta, è migliorata.

Parliamo invece di alcune pratiche che dovrebbero essere abolite, come la correzione con il latte senza sovrapprezzo: sul cappuccino si paga l’aggiunta, ma la maggioranza di caffè macchiati rappresentano soltanto dei costi in più che si assume il barista senza caricarli sui clienti.

Sarei quindi più propenso più a correggere queste abitudini, dato che ci si sente ancora costretti a restare allineati all’educazione e al modus operandi più diffusi. Nessuno ha torto, ma si devono trovare nuove soluzioni.

Continuo a ripetere che noi produciamo semi-lavorati: qualcuno lo fa in espresso, altri in filtro, alcuni in moka. Questo aspetto di educazione del cliente finale spetta all’esercente che ha l’occasione di instaurare un rapporto diretto al bancone, non al torrefattore.

Di nuovo torno sul concetto che tanto cambia da zona a zona: a seconda del cliente di riferimento, se ad esempio è un dipendente pubblico con lo stipendio fisso, è possibile sostenere e reggere meglio l’urto dei rincari.

La caffetteria che ha dei volumi più alti di caffè a farci caso, è spesso si trova in prossimità di un punto di interesse, come un ospedale, un ufficio, una caserma, con all’interno del personale che possono contare su una paga che sono meno soggetti a cambi repentini come può accadere invece nel privato.”

Davide Cobelli sul prezzo della tazzina: “Perché il caffè deve avere questa responsabilità sociale?”

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davide cobelli
Davide Cobelli dietro la macchina tostatrice (foto concessa)

MILANO – Tra le tante reazioni raccolte attorno all’articolo pubblicato di recente con la forte opinione del torrefattore pugliese Antonio Quarta, di seguito il punto di vista di un micro roaster di specialty, con un passato e un presente particolarmente attivo tra le associazioni di categorie e a contatto con i baristi e i consumatori finali: il veronese Davide Cobelli.

Cobelli: “Ecco il mio punto di vista”

“Di certo Antonio Quarta ha fornito dei ragionevoli spunti di riflessione rispetto alla dinamica dei rincari sulla tazzina al bar oggi, in un momento in cui quando un torrefattore aumenta di un euro al chilo il costo del pacchetto venduto al bar, il gestore si sente poi in diritto di aumentare a sua volta di dieci centesimi l’espresso, ogni volta che questo accade, quasi come una rincorsa ad un prezzo “chimera”, come se si fosse svegliato da un sonno che lo ha avvolto per un ventennio, in cui non ha mai alzato di un centesimo quel prezzo.

Bene, questo non è equo perché un aumento di questo genere sarebbe giustificabile di fronte a delle cifre più importanti, ogni almeno due euro applicati dal torrefattore, per sopperire al costo, senza aggiungere un margine in più.

Dall’altra parte però, non credo neppure che si possa parlare più di espresso al bar come di una bevanda che deve essere necessariamente accessibile a tutti, come una responsabilità sociale da parte dell’esercente.

Lo è stato per troppo tempo, spesso a discapito dell’imprenditore che non sapendo fare i conti deve poi pagare poco gli operatori dietro al bancone o riduce la qualità della materia prima, magari tagliandola con quella del supermercato.

A lungo siamo rimasti legati a questa filosofia, ma in realtà molti prodotti popolari come il vino, l’olio extravergine, il riso, la pasta, negli anni hanno subito degli aumenti, anche forti.

Oggi ci sono grandi vini esportati in tutto il mondo che hanno costi elevati, Olio Extravergine che costa più di 20€/lt, un kg di riso al supermercato costa il doppio rispetto a 6-7 anni fa.

“Perché il caffè deve avere questa responsabilità sociale? A scapito di chi a questo punto?”

“Un altro aspetto su cui mi trovo molto in linea con il dottor Quarta è il discorso dell’IVA, che oggi è al 22% (quando il barista poi la trasforma, diventa al 10% sul venduto al banco) e sarebbe opportuno fare una proposta di legge per portare l’IVA al 10% delle vendite e allinearla dunque a quello che l’esercente trattiene e riversa allo stato, oltre che agevolare l’acquisto del caffè a scaffale per il consumatore finale.

Quindi sono d’accordo sul fatto che l’aumento non può essere sempre esponenziale, ma credo anche che bisogna oggi fare bene i conti. Adesso il caffè a un euro e 20 significa lavorare a sottoprezzo e questo determina degli stipendi più bassi per gli operatori e magari incentivare i gestori a tagliare il caffè al supermercato per rientrare nei costi. Dobbiamo invece uscire dall’era in cui abbiamo vissuto negli ultimi 30 anni.”

Consumi americani di caffè: ecco come sono cambiati negli ultimi anni

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consumi americani
(Credits: NoName_13 da Pixabay)

MILANO – Una radiografia dell’universo dei consumi americani di caffè attraverso lo studio e il raffronto di varie fonti statistiche. Così la meta-analisi realizzata da Expert Reviews, le cui conclusioni sono state divulgate da poco. Gli statunitensi bevono, ogni giorno, 400 milioni di tazze di caffè dando vita a un mercato che ha raggiunto, l’anno scorso, un valore di 85 miliardi di dollari.

I consumi domestici hanno segnato, dal 2017 a oggi, un incremento del 10%, non solo per effetto del Covid, ma anche dell’inflazione, che ha reso molto più caro il caffè del bar, con rincari medi del 23% nell’arco di soli 3 anni.

Che gusti hanno gli americani? In un sondaggio di YouGov, il 55% degli intervistati (erano ammesse più risposte) mette in cima alle proprie preferenze il cappuccino; seguono, con il 44%, latte e mocha e, poco più indietro, frappuccino (41%) e caffè con ghiaccio (38%). Gettonati anche il caffè macchiato (30%), l’americano (26%), l’espresso (19%) e il cold brew (17%).

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Cimbali Group riceve una menzione speciale ai Corporate Heritage Awards per la creatività nella strategia di heritage marketing di MUMAC

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Menzione speciale a Cimbali Group per la creatività nella strategia di heritage marketing di MUMAC
Menzione speciale a Cimbali Group per la creatività nella strategia di heritage marketing di MUMAC (immagine concessa)

ROMA – Si è svolta venerdì 22 novembre a Roma presso la sede nazionale di Confindustria a Roma, nell’ambito della XXII Settimana della Cultura d’Impresa, la cerimonia di premiazione della quarta edizione dei Corporate Heritage Awards, il riconoscimento ideato e organizzato da Leaving Footprints, spinoff accademico dell’Università degli Studi del Sannio e dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope, specializzato nell’heritage marketing.

L’evento ha celebrato il connubio tra tradizione e innovazione, premiando le imprese italiane che si distinguono per la valorizzazione del loro patrimonio storico e culturale attraverso progetti creativi e di impatto sociale. Le aziende premiate sono state selezionate in base alla loro capacità di raccontare storie attraverso parole, immagini, suoni e luoghi, confermando così l’importanza di preservare e diffondere il patrimonio aziendale.

Cimbali Group, grazie a una serie di progetti innovativi che rispettano la tradizione presentati dal suo museo d’impresa, MUMAC, ha ricevuto la menzione speciale “per la creatività nella strategia integrata di heritage marketing”.

Al premio sono stati candidati il nuovo video istituzionale “MUMAC” e il “Caveau Digitale” che offrono un’esperienza immersiva nella storia della macchina per caffè professionale, e il progetto di edutainment “MUMAC – Coffee Escape”, una iniziativa coinvolgente che esplora la cultura del caffè attraverso la scoperta del museo, accompagnati da una App sviluppata ad hoc.

MUMAC, inaugurato nel 2012 per celebrare i 100 anni dell’azienda e parte dal 2013 di Museimpresa, l’associazione dei musei e archivi d’impresa italiani, è il cuore di questi progetti, dove tradizione, tecnologia e design si incontrano. Ritirando il premio dalla professoressa Maria Rosaria Napolitano, Anna Cento, Museum Curator di MUMAC, ha evidenziato come la creatività sia il motore dei progetti del museo d’impresa di Cimbali Group e di come l’eclettismo rappresenti un valore aggiunto per dare maggiore significato e valorizzazione all’heritage aziendale.

“Ottenere questo premio con i progetti di diffusione dell’heritage attraverso strumenti non scontati e innovativi ci rende orgogliosi di appartenere ad un’azienda che valorizza il patrimonio, non solo proprio ma di un intero settore del made in Italy, investendo con costanza in cultura”, afferma Barbara Foglia, MUMAC Director.

La scheda sintetica di MUMAC – Museo della macchina per caffè di Cimbali Group

Nato nel 2012 in occasione del centenario della fondazione dell’impresa da parte di Giuseppe Cimbali a Milano, il museo, grazie alle collezioni Cimbali e Maltoni, è la più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso; con oltre 100 pezzi esposti all’interno dell’headquarter di Cimbali Group situato a Binasco (Milano) racconta più di 100 anni di storia e dell’evoluzione di un intero settore del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda.

Oltre alle macchine esposte, MUMAC è dotato di altri 250 pezzi a disposizione per rotazioni all’interno del museo o prestiti worldwide, di un fondo librario con circa 1.300 volumi tematici e di un archivio con decine di migliaia di documenti tra foto, brevetti, lettere, cataloghi, utili a ricostruire la storia della macchina per caffè espresso. MUMAC produce contenuti culturali originali quali mostre, tavole rotonde e volumi divulgativi (tra cui il libro SENSO ESPRESSO. Coffee. Style. Emotions), organizza iniziative educational dedicate a scuole, università e famiglie e, attraverso MUMAC Academy, propone corsi rivolti ai professionisti del settore e ai coffee lovers.

La scheda sintetica di Cimbali Group

Cimbali Group è tra i principali produttori di macchine professionali per caffè e bevande a base di latte e di attrezzature dedicate alla caffetteria. Il Gruppo, di cui fanno parte i brand La Cimbali, Faema, Slayer e Casadio, opera attraverso tre stabilimenti produttivi in Italia e uno negli Stati Uniti (a Seattle, dove vengono prodotte le macchine a marchio Slayer), impiegando complessivamente circa 700 addetti.

L’impegno del Gruppo per la diffusione della cultura del caffè espresso e per la valorizzazione del territorio si è concretizzato nel 2012 con la fondazione del MUMAC – Museo della Macchina per Caffè, la prima e più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine per il caffè espresso situata all’interno dell’headquarter di Cimbali Group a Binasco. MUMAC ospita MUMAC Academy, l’accademia della macchina per caffè di Cimbali Group, centro di formazione, divulgazione e ricerca.

Barry Callebaut presenta il panettone Princi con il cacao Noir Intense, il pastry chef Fabio Campanile: “Il sogno di Rocco Princi”

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Fabio Campanile presenta il panettone al cacao e cioccolato Princi

MILANO – Barry Callebaut ha presentato in occasione della Black Cocoa Night, un evento in onore del cacao nero tenutosi presso il punto vendita Bakery Princi di Piazza XXV Aprile a Milano, l’esclusivo panettone targato Princi, creato con il cacao Barry Noir Intense.

Il Noir Intense proviene da una selezione di fave premium d’origine e accoglie note di biscotto e un leggero profumo floreale, perfetto per abbinarsi al dolce presentato arricchito da miele e vaniglia.

Il panettone Princi al cacao e cioccolato

Fabio Campanile, responsabile R&D presso Princi, la mente dietro l’esclusivo panettone Princi, ci ha spiegato l’origine dietro il progetto: “L’ispirazione viene direttamente da Rocco Princi che mi ha chiesto un panettone goloso. Il brand Princi ha sempre prodotto un panettone al cioccolato con un impasto classico con gocce di cioccolato. Questo però non era abbastanza. Voleva un panettone che lo facesse sognare e che già dal taglio si notasse la differenza. Ho fatto perciò varie prove con differenti cacao”.

Campanile aggiunge: “Dopo un confronto con la Chocolate Academy ho scoperto un cacao particolare: il Noir Intense. L’ho applicato all’interno della ricetta e, dopo un po’ di prove, il panettone ha preso forma, avverando le speranze del fondatore Rocco Princi”.

L’interno del panettone

“La sperimentazione per la creazione del panettone è stata fondamentale. Sono entrato da circa un anno come figura di ricerca e sviluppo con il compito di cercare il prodotto migliore da proporre ai nostri clienti. È impensabile fermarsi a ciò che conosciamo: il prodotto può venire bene ma bisogna sempre trovare un modo per migliorarlo”.

Fabio Campanile scende nel dettaglio anche nel ruolo del caffè nella sperimentazione della pasticceria: “Nel reparto lievitati abbiamo anche il panettone cioccolato e caffè. Anche in quel caso abbiamo utilizzato un cioccolato cacao Barry. Sono le stesse gocce che utilizziamo per il panettone cacao e cioccolato”.

Fabio Campanile

Campanile conclude: “Nell’impasto invece di mettere del cacao abbiamo introdotto la polvere di caffè macinata fresca 100% Arabica: si tratta di un blend Princi prodotto dalla Reserve Roastery di Starbucks di piazza Cordusio. Il caffè in questione viene servito sia nella parte caffetteria che nei prodotti dolciari.  È un prodotto che ci sta dando grandi soddisfazioni anche se quello di punta rimane il panettone cacao e cioccolato”.

Cacao, raccolta in deficit per 462mila tonnellate: i valori più bassi degli ultimi 45 anni a causa dei cambiamenti climatici

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

La Società italiana di medicina ambientale parla di produzioni decimate da siccità prolungata, aumento temperature medie e precipitazioni eccezionali. La raccolta di cacao è in deficit per 462.000 tonnellate, i valori più bassi degli ultimi 45 anni. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale foodweb.

L’impatto dei cambiamenti climatici sul cacao

MILANO – I cambiamenti climatici incidono su ambiente e territorio in modo ormai così devastante da avere effetti anche sui prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari, e anche a migliaia di chilometri di distanza rispetto ai luoghi interessati dai fenomeni meteorologici.

Lo afferma la Società italiana di medicina ambientale (Sima) intervenendo sulla crisi del cacao che ha portato ad un record delle quotazioni internazionali.

“Alla base dell’impennata dei prezzi di alcune materie prime vi sono i cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro pianeta”, spiega il presidente di Sima Alessandro Miani. “Periodi di siccità prolungata, incremento delle temperature medie associate a improvvise e intense precipitazioni, alterano profondamente l’ambiente e il territorio, decimando le produzioni agricole con effetti a cascata sull’offerta di alcune materie e, di conseguenza, sui prezzi al dettaglio”.

Questo è esattamente ciò che sta avvenendo in alcuni dei principali paesi produttori di cacao, come il Ghana e la Costa d’Avorio, che secondo le stime dell’Organizzazione internazionale del cacao rappresentano da soli il 60% della produzione globale.

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International ESG day: 1 azienda su 2 utilizza ancora fogli di calcolo per i dati di sostenibili, ma il software crescerà del 222% in 9 anni

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Bruno Natoli, ceo di Mia-FinTech (immagine concessa)

MILANO – L’International ESG day, celebrato il 30 novembre di ogni anno, è una giornata volta a promuovere i principi di sostenibilità ambientale, responsabilità sociale e governance etica. I criteri ESG (Environmental, social, governance) rappresentano infatti le linee guida per implementare pratiche aziendali sostenibili e responsabili: questa iniziativa globale diventa così l’occasione per riflettere sull’importanza di misurare e migliorare le prestazioni in queste aree, promuovendo il dialogo tra gli stakeholder e favorendo la condivisione di best practice e strumenti utili per sviluppare strategie ESG efficaci.

I criteri ESG (Environmental, social, governance)

Un’efficacia che può essere tuttavia compromessa se gli strumenti utilizzati non sono quelli giusti: secondo un recente studio condotto da KPMG e ripreso dalla testata internazionale Forbes, il 47% delle aziende utilizza ancora fogli di calcolo per la gestione dei dati ESG, una pratica che può generare errori, difficoltà nell’aggregazione delle informazioni e inefficienze operative, compromettendo la conformità normativa e l’efficacia complessiva del processo.

Ma la percezione delle stesse organizzazioni sembra essere differente dalla realtà, ritenendo l’83% di essere più performante rispetto ai propri concorrenti in termini di reporting ESG.

In effetti, secondo il Rate the Raters report 2023, realizzato dal Sustainability Institute, le società quotate in borsa investono mediamente tra i 220.000 e i 480.000 dollari all’anno nel rating ESG e servizi correlati, così come le aziende private, che affrontano ogni anno una spesa compresa tra i 210.000 e i 425.000 dollari. Inoltre il 90% delle organizzazioni coinvolte nello studio di KPMG ha dichiarato di voler aumentare i propri investimenti in sostenibilità nei prossimi 3 anni.

“Questi dati dimostrano quanto le organizzazioni considerino l’ambito ESG una priorità strategica – commenta Bruno Natoli, ceo di Mia-FinTech, consolidata realtà fintech italiana specializzata nell’accelerazione della trasformazione digitale di banche, istituti finanziari e altri attori dell’ecosistema financial services – Tuttavia, costruire un programma ESG credibile richiede dati verificabili, accurati e di alto livello, in grado di soddisfare le esigenze degli stakeholder e degli enti regolatori. Un obiettivo che diventa difficile da realizzare quando la maggior parte dei dati ESG è conservata in sistemi di reportistica disconnessi e separati o addirittura in fogli di calcolo”.

Diventa quindi fondamentale l’uso della tecnologia, che permette di raccogliere, analizzare, riportare e garantire l’accuratezza di dati ESG verificabili. Non a caso, il mercato globale del software ESG, il cui valore era di 838,6 milioni di dollari nel 2023, è destinato a crescere significativamente: si prevede raggiungerà 2,7 miliardi entro il 2032, con un tasso di crescita annuale composto del 14,3% tra il 2024 e il 2032 e un incremento di circa il 222% in 9 anni, secondo un recentissimo report di Global Market Insights.

Una crescita guidata principalmente da una pressione sempre maggiore legata, da un lato, all’attenzione di aziende e investitori verso la sostenibilità e, dall’altro, alla conformità normativa, soprattutto in Europa, dove il mercato del software ESG è fortemente influenzato da legislazioni come il Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) e la Direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD), che obbligano le aziende a implementare pratiche di rendicontazione ESG dettagliate e trasparenti, incentivando la crescita della domanda di soluzioni tecnologiche avanzate in questo settore.

Natoli aggiunge: “I sistemi legacy rendono difficoltoso affrontare queste sfide poiché mancano della flessibilità e della capacità di integrazione necessarie per raccogliere e gestire i dati provenienti da più fonti. Oggi, per superare i silos informativi e facilitare un’efficace comunicazione con gli stakeholder, le aziende necessitano di soluzioni scalabili e rapide che permettano di aggregare i dati sulla sostenibilità in modo centralizzato”.

“Questo approccio non solo migliora l’efficienza operativa, ma garantisce anche una maggiore trasparenza e capacità di rispondere tempestivamente alle esigenze di regolatori e investitori – conclude Natoli – Raccogliere e rendere accessibili i dati a banche, istituzioni, aziende e cittadini implica la creazione di un «Data Hub», un sistema che consente di aggregare i dati provenienti da diverse fonti, esponendoli in modo che possano essere facilmente consultati e utilizzati. Questo processo supporta decisioni rapide e informate, oltre a facilitare l’avvio di processi automatizzati in tempo reale, migliorando così l’efficienza complessiva. Con l’approccio «Fast Data», questi dati vengono elaborati immediatamente, permettendo alle organizzazioni di rispondere prontamente alle necessità di mercato e agli utenti”.

In particolare, l’adozione di un software ESG integrato con un Data Hub offre numerosi vantaggi, secondo Mia-FinTech:

1. Rating ESG semplificato: permette di definire uno score finalizzato a creare un rating che poi l’azienda può spendere con i diversi attori, dal punto di vista sociale, bancario o comunicativo.

2. Migliore condivisione dei dati e collaborazione interna, facilitando la raccolta e la condivisione dei dati tra i diversi team aziendali e garantendo l’allineamento con i principali standard di rendicontazione, come le normative europee e internazionali.

3. Riduzione del carico di lavoro manuale e dei margini di errore, centralizzando e verificando i dati ESG provenienti da numerose fonti all’interno dell’organizzazione ed eliminando attività ripetitive e dispendiose in termini di tempo.

4. Maggior sostenibilità operativa, rendendo più agevole la pianificazione e l’attuazione di strategie per ridurre emissioni e costi, ottimizzando quindi il consumo energetico e migliorando l’efficienza economica.

5. Miglior governance di processi e software ESG: tramite l’uso di applicazioni componibili, scindendo applicazioni complesse in unità indipendenti è possibile promuovere la modularità, la riusabilità e l’interoperabilità degli asset esistenti, contribuendo a migliorare la governance del software.

Gruppo Nestlé in Italia e illycaffè insieme per il riciclo delle capsule: raccolte oltre 750mila

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Nestlé Nespresso
Il logo Nestlé

ASSAGO (Milano) – Oltre 750.000 capsule di caffè esauste raccolte in circa un anno durante la fase pilota del progetto RECAP. Nato alla fine del 2021 dall’alleanza tra illycaffé e il Gruppo Nestlé in Italia con il brand Nescafé Dolce Gusto e promosso dalla Regione Friuli Venezia Giulia, il progetto RECAP ha l’obiettivo di creare un circuito per la raccolta e il riciclo delle capsule di caffè esauste.

Nella sua prima fase sperimentale, il progetto ha coinvolto i comuni di Trieste, Udine, Pasian di Prato e Campoformido in Friuli Venezia Giulia e i gestori dei rifiuti urbani locali. Dopo il successo riscontrato, questo modello virtuoso ora si fortifica grazie alla partecipazione della Regione Emilia Romagna con i comuni di Bologna e Ferrara e si estende a 26 comuni del Friuli Venezia Giulia, contro i 4 coinvolti inizialmente.
Attualmente, dunque, nelle due regioni sono 37 i centri di raccolta in cui è attiva la raccolta delle capsule.

Gruppo Illycaffè polo gusto illy illetta
Il logo illycaffè

RECAP nasce dall’“Alleanza per il riciclo delle capsule in plastica”, firmata dal Gruppo Nestlé in Italia e illycaffé, che è pronta ad accogliere altre aziende che producono capsule, nella convinzione che per ottenere risultati ancora più significativi sia fondamentale unire le forze ed allargare questo modello virtuoso.

Il progetto coinvolge attivamente i consumatori dando loro la possibilità di riconsegnare le capsule esauste negli appositi centri di raccolta selezionati del proprio territorio. Da qui verranno poi avviate a trattamento in un impianto specializzato nella separazione della parte in plastica dal caffè. Per garantire la fattibilità del progetto, sono stati coinvolti alcuni gestori locali dei rifiuti, come Hera Spa, AcegasApsAmga Spa, Net Spa, A&T2000 Spa, Ambiente Servizi Spa, Gea Spa e Isontina Ambiente Srl.

Durante la fase iniziale, RECAP ha consentito la raccolta di oltre 750.000 capsule esauste e di testare la possibilità di riciclarle separando la parte in plastica dal caffè.
Sulla scia di questi importanti risultati, quest’anno RECAP ha visto una forte accelerazione grazie a due importanti novità. In primo luogo, la firma di un Protocollo di Intesa con Regione Emilia

Romagna, Hera e Atersir per estendere il “modello” RECAP anche ai comuni di Bologna e Ferrara. Il protocollo d’intesa è stato altresì rinnovato con la Regione Friuli Venezia Giulia e i gestori locali.

In secondo luogo, l’individuazione di Logica Srl come partner tecnico per il trattamento delle capsule, separando la plastica e il caffè, che potranno rientrare rispettivamente in nuovi cicli produttivi.

L’impegno che Nestlé e illycaffè portano avanti con l’Alleanza per il riciclo delle capsule di caffè in plastica e con il progetto RECAP rientra nel più grande impegno per migliorare la sostenibilità dei propri imballaggi e prodotti, lavorando lungo diverse direttrici: investire nella creazione di iniziative di economia circolare, potenziare le infrastrutture di gestione dei rifiuti, riprogettare il proprio packaging ottimizzando l’utilizzo di materiali riciclabili e riutilizzabili.

“Siamo orgogliosi di far parte di questa iniziativa all’avanguardia che non solo promuove la sostenibilità ambientale, ma rappresenta anche un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato per un futuro più sostenibile” – ha dichiarato Marta Schiraldi, head of sustainability Nestlé Italia – “Il successo e il potenziamento di questo progetto dimostrano come le capsule di caffè post consumo possano essere trasformate in preziosa risorsa grazie all’impegno di tutti i cittadini, delle istituzioni e delle imprese, creando un modello di economia circolare da esportare a livello nazionale ed europeo. Per questo, siamo pronti ad accogliere in questa alleanza anche altre aziende e operatori”.

“Consapevoli che la sfida per un mondo più sostenibile si può vincere solo unendo le forze, riteniamo che la cooperazione fra il settore pubblico e quello privato rappresenti uno strumento fondamentale per la promozione dell’economia circolare” – racconta David Brussa, Chief Quality & Sustainability Officer di illycaffè – “L’approccio del miglioramento continuo adottato per il progetto Recap ci ha permesso di sperimentare modalità innovative che ci hanno permesso di coinvolgere attivamente i consumatori nello sviluppo di un circolo virtuoso solido”.

La scheda sintetica di Gruppo Nestlé

Il Gruppo Nestlé, presente in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, è l’azienda alimentare leader nel mondo, attiva dal 1866 per la produzione e distribuzione di prodotti per la Nutrizione, la Salute e il Benessere delle persone. Good food, Good life è la nostra firma e il nostro mondo.

Nel 2023 Nestlé celebra 110 di presenza in Italia, rinnovando il suo impegno con azioni concrete per esprimere con i propri prodotti e le marche tutto il buono dell’alimentazione.

L’azienda opera in Italia in 9 categorie con un portafoglio di numerose marche, tra queste: Meritene, Pure Encapsulations, Vital Proteins, Optifibre, Modulen, S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Bibite e aperitivi Sanpellegrino, Purina Pro Plan, Purina One, Gourmet, Friskies, Felix, Nidina, Nestlé Mio, Nespresso, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Starbucks, Orzoro, Nesquik, Garden Gourmet, Buitoni, Maggi, Perugina, Baci Perugina, KitKat, Galak, Smarties, Cereali Fitness.