venerdì 21 Novembre 2025
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Dersut Caffè e pasticceria Dolzeto Milano premiati alla cerimonia Eccellenze venete 2024

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La torrefazione Dersut Caffè e la pasticceria Dolzeto Milano tra i premiati (immagine concessa)

TEOLO (Padova) – Si è svolta mercoledì 27 novembre nell’incantevole cornice dell’Abbazia benedettina di Praglia a Teolo (Padova) la cerimonia di premiazione delle Eccellenze venete 2024 organizzata dal Festival della Cucina Veneta a chiusura del Tour delle Eccellenze Venete organizzato in sinergia con la Regione Veneto.

Eccellenze venete 2024

Sono state premiate dal presidente di cultura & cucina Paolo Caratossidis, dal presidente del Parco dei Colli Euganei Alessandro Frizzarin, ben 43 tra consorzi, imprese, prodotti tipici, ricette, chef, opere artistiche o documentaristiche che hanno nel corso dell’anno 2024 arricchito l’offerta enogastronomica e comunicativa della grande tradizione culinaria del Veneto.

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Il tour Eccellenze venete (immagine concessa)

Tra i premiati, la torrefazione Dersut Caffè e la pasticceria Dolzeto Milano, cliente della torrefazione, per il loro impegno nel diffondere, fuori regione Veneto, i prodotti di eccellenza veneta.

Sigep: il gelato dell’anno sarà Hallelujah, il gusto dedicato al Giubileo

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Lo stand pasticceria a Sigep (immagine concessa)

Un concorso indetto durante la fiera Sigep – The Dolce World Expo stabilità la ricetta del gusto che avrà il patrocinio dal dicastero per l’Evangelizzazione del Vaticano e dovrà ispirarsi ai concetti di pace, accoglienza e condivisione. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano Il Sole 24 Ore.

Il gusto Hallelujah al Sigep

MILANO – Non si sa ancora che sapore avrà e chi avrà avuto l’onore, oltre che la mastria, di crearlo. Ma si sa già comunque quale sarà “il giusto di gelato dell’anno” per il 2025. Si chiamerà “Hallelujah”, sarà dedicato al Giubileo e sarà protagonista il prossimo 24 marzo, giornata in cui ogni anno si celebra il “Gelato Day”.

Si tratterà certo di una golosità, ma non di una goliardata: Hallelujah avrà infatti il patrocinio dal dicastero per l’Evangelizzazione del Vaticano: “un riconoscimento che sottolinea la rilevanza culturale e spirituale dell’evento, che porterà pellegrini da tutto il mondo a San Pietro”, si legge nell’annuncio arriva alla 64esima Mostra Internazionale del Gelato Artigianale, in corso a Longarone Fiere Dolomiti.

La ricetta ufficiale del fusto Hallelujah sarà decretata in un concorso indetto durante la fiera Sigep – The Dolce World Expo, in programma dal 18 al 22 gennaio 2025 a Rimini, quando i gelatieri di tutta Europa saranno chiamati a cimentarsi “in creazioni ispirate a un messaggio di pace, accoglienza e condivisione”.

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Espresso italiano champion: vince il coreano Lee Hyung Wook

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Il vincitore Lee Hyung Wook (immagine concessa)

MILANO – Si chiama Lee Hyung Wook, coreano, ed è il miglior barista dell’espresso italiano al mondo, vincitore della gara finale di Espresso italiano champion iniziativa che si è tenuta all’Hotel Gallia di Milano ieri, 26 novembre, in concomitanza con Iei Connect 2024 in una giornata dedicata a focus e approfondimenti sul mercato interno ed estero. Il professionista coreano si è aggiudicato la finalissima, seguito sul podio al secondo posto dal filippino Darwin Pontanos e al terzo posto dall’italiana Ilaria Izzo.

“Iei da oltre 25 anni rappresenta l’espresso italiano all’interno della filiera e dà molta soddisfazione vedere come la formazione, la ricerca scientifica e la promozione della cultura del nostro amato Espresso Italiano siano sempre argomenti al centro di interesse”, ha detto il presidente di Iei, Luigi Morello.

Il giovane vincitore gestisce una attività, il D:mine Cafe, e lavora anche come formatore per Italian Barista School, IIAC – International Institute of Coffee Tasters e NEXT BEAN in Corea. Già vincitore della tappa coreana, Hyung Week segue la competizione di caffè italiano da otto anni. “Sono anche profondamente onorato di aver vinto la competizione mondiale tenutasi a Milano e non vedo l’ora di comprendere e imparare di più sull’espresso italiano”, ha detto il vincitore alzando il primo premio.

La gara internazionale Espresso italiano champion 2024

La finale internazionale è la celebrazione di una gara che da anni coinvolge centinaia di baristi che desiderano mettersi alla prova con i simboli della caffetteria italiana: espresso e cappuccino. La gara ha visto anche la partecipazione della campionessa 2023, la coreana Song Hye Jin, prima professionista donna ad aggiudicarsi il titolo internazionale di Espresso italiano champion.

È stata lei a consegnare il titolo al nuovo International Winner, Lee Hyung Wook. Per la prima volta nei campionati, quest’anno, sia la macchina per espresso sia i macinadosatori sono stati forniti da La San Marco. Come ha sottolineato Roberto Nocera, general manager dell’azienda, “La San Marco è orgogliosa di essere stata partner tecnico di Espresso italiano champion, una grande opportunità di formazione e confronto tra baristi di diversi paesi. Ritengo che questo campionato internazionale sia essenziale per promuovere nel mondo la qualità e il rito di una bevanda simbolo del made in Italy”. Hanno partecipato alle finalissime, oltre ai primi tre classificati, anche gli italiani Nicolas Mosco e Matteo Colzani, e il giapponese Shuichi Hino.

I segreti per il miglior espresso italiano

I prodotti presentati in gara hanno rispecchiato i parametri di qualità dell’Istituto Espresso Italiano (IEI): per l’espresso una tazzina con circa 25 millilitri di caffè ornato da una crema consistente e di finissima tessitura, di color nocciola, una bevanda sciropposa con aromi intensi e ricchi di note di fiori, frutta, cioccolato e pan tostato. Per il cappuccino una crema finissima e lucida, con e con un perfetto bilanciamento di aromi del latte e del caffè.

Premiata la professionalità accompagnata dalla formazione

Anche per l’edizione 2024 dell’Espresso Italiano Champion, l’Istituto Espresso Italiano ha messo in palio per il vincitore una borsa di studio da reinvestire, insieme all’aiuto di IEI, in attività formative nei prossimi mesi.

Un messaggio questo che vuole passare per tutti i professionisti, non solo quelli affermati come il vincitore, e che ha come base l’importanza di continuare a studiare e confrontarsi sulla materia e sulle tecniche dell’arte di fare espresso e cappuccino.

La scheda sintetica dell’Espresso italiano champion

Espresso Italiano Champion nel corso degli anni ha coinvolto centinaia di professionisti da una decina di paesi, sia quelli con una lunga tradizione nel caffè sia i cosiddetti nuovi mercati. La gara è aperta a tutti e si svolge con un meccanismo di selezione locale per arrivare alle semifinali e alle finali nazionali e internazionali.

La scheda sintetica dell’Istituto espresso italiano

L’Istituto espresso italiano (Iei), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 37 aziende aderenti con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro. Per maggiori info basta cliccare qui.

Città del cioccolato: continua la campagna di equity crowdfunding con adesioni anche da Modica

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Pierpaolo Ruta (immagine concessa)

PERUGIA – Mentre prosegue con successo la campagna di equity crowdfunding attiva sulla piattaforma Mamacrowd – che a pochi giorni dal lancio ha già raccolto oltre 820 mila euro su un milione di obbiettivo – l’ambizioso progetto della Città del cioccolato acquisisce due importanti adesioni anche da Modica.

Sono infatti diventati parti attiva dell’iniziativa, acquistando quote “Latte”, sia Antica Dolceria Bonajuto guidata da Pier Paolo Ruta che Innocenzo Pluchino, fondatore di Ciomod.

Sesta generazione familiare alla guida di Antica Dolceria Bonaiuto e “in quanto fabbrica di cioccolato più antica di Sicilia – commenta il titolare Pierpaolo Ruta – non potevamo non partecipare a questo progetto che mette insieme le eccellenze del settore. Ulteriore spinta è stata la trentennale amicizia fondata sul cioccolato che ci lega a Eurochocolate e a Eugenio Guarducci”.

Convinta ed entusiasta anche l’adesione di Innocenzo Pluchino, fondatore di Ciomod per il quale “oggi Perugia, per chi si occupa di cioccolato, rappresenta senza alcun dubbio l’espressione più importante nello scenario europeo”.

“La campagna di equity crowdfunding prosegue – conclude Vasco Gargaglia, Presidente del CDA di Destinazione Cioccolato Srl SB – e siamo sempre più vicini all’obbiettivo massimo di raccolta, grazie anche alle visite guidate effettuate durante il periodo di Eurochocolate che hanno registrato 250 iscritti e all’info point di Piazza Matteotti che ha visto accreditarsi 1.186 persone”.

Barry Callebaut mantiene invariati i livelli di produzione fino al 31 marzo

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Barry callebaut cioccolato unilever
Il logo di Barry Callebaut

Barry Callebaut, la multinazionale svizzera del cioccolato, ha accolto le richieste del Ministero delle Imprese e del made in Italy, dando la disponibilità a mantenere invariati i livelli di produzione fino al 31 marzo 2025, per poi diminuirli gradualmente fino al 30 giugno, offrendo così più tempo per la ricerca di un nuovo acquirente. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Valentina Dattilo per il Quotidiano Piemontese.

I livelli di produzione di Barry Callebaut

INTRA (Verbania) – Si va quindi verso un processo di reindustrializzazione dello stabilimento produttivo di Barry Callebaut a Intra, frazione del comune di Verbania.

La multinazionale svizzera del cioccolato ha accolto le richieste del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dando la disponibilità a mantenere invariati i livelli di produzione fino al 31 marzo 2025, per poi diminuirli gradualmente fino al 30 giugno, offrendo così più tempo per la ricerca di un nuovo acquirente.

La società si è detta anche disponibile a prolungare i tempi fino al 31 agosto, nel caso in cui si presentasse un nuovo acquirente, per favorire i processi di reindustrializzazione.

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Twinings presenta tre nuovi tè neri: cacao, caramello e pompelmo rosa insieme al bergamotto

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Il tè al gusto cacao (immagine concessa)

MILANO – Dopo aver presentato Goodnight Tea, il primo tè nero deteinato con melatonina per addormentarsi più in fretta, e la nuova gamma di tè verdi con ingredienti dalle caratteristiche funzionali, Twinings presenta tre nuove referenze di tè neri aromatizzati.
Twinings, brand leader nel mondo del tè, dedica tre nuove, irresistibili varianti di tè nero aromatizzato a tutti coloro che amano accompagnare i momenti di relax con una buona tazza fumante in mano.

Cacao, caramello e Pompelmo rosa e bergamotto sono i nuovi gusti con cui i Master Blender Twinings reinventano il tè nero, da sempre apprezzato per il suo gusto intenso e avvolgente: con la maestria che li contraddistingue da oltre 300 anni hanno saputo creare nuove armonie di gusto, perfette per chi cerca un’esperienza sensoriale originale e appagante.

Cacao

L’inconfondibile aroma del tè nero Twinings si fonde armoniosamente con le note calde e avvolgenti del cacao, dando vita a una bevanda che appaga i sensi e regala momenti di puro piacere. Ogni sorso è un’esperienza vellutata, una coccola per il palato che invita a rallentare e godersi un momento di relax.

Caramello

Il gusto dolce e inconfondibile del caramello incontra la robustezza del pregiato tè nero Twinings, creando un connubio morbido e intenso. Un’esperienza sensoriale avvolgente, un piacere quotidiano da concedersi per una pausa all’insegna del gusto e della dolcezza.

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Il tè al gusto caramello (immagine concessa)

Pompelmo rosa e bergamotto

Un tè agrumato dalla personalità vivace e sorprendente. Le note fresche e frizzanti del pompelmo rosa si fondono con l’aroma intenso e del bergamotto, creando un’armonia di sapori inaspettata. Un’esperienza sensoriale rinfrescante, ideale per iniziare la giornata con una sferzata di energia o per concedersi una pausa rigenerante.

Il tè al pompelmo rosa e bergamotto (immagine concessa)

Le tre nuove referenze sono disponibili nel formato da 20 e 25 filtri, da 2 gr ciascuno.
La scheda sintetica di Twinings

Twinings, con oltre 300 anni di storia, è il marchio inglese sinonimo di tè in tutto il mondo ed è stata una delle prime società ad aver introdotto il tè in Gran Bretagna nel lontano 1706. Da 170 anni è fornitore ufficiale della Casa Reale inglese. Oggi la R. Twining & Co. è presente con i suoi prodotti in 115 paesi e il marchio Twinings è distribuito in Italia fin dal 1956. Per un totale di oltre 50 miscele di tè offerte in Italia e 250 nel mondo, presenta un’articolata gamma di prodotti: tè nero, tè verde, tè bianco, tè aromatizzati, infusi alla frutta e alle erbe. La R. Twining & Co., la cui sede è ad Andover in Hampshire (UK), appartiene all’Associated British Foods plc, una delle prime 50 aziende quotate alla Borsa di Londra (FTSE).

Erminia Nodari in risposta ad Antonio Quarta: “Prezzo basso dell’espresso equivale a scarsa qualità e a salari insufficienti: così frena crescita economica e culturale dell’Italia”

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Erminia Nodari (immagine concessa)

Erminia Nodari ha fatto della sua passione per il caffè una professione a 360 gradi, iniziata nel 1995: originaria di Bergamo, fondatrice col marito della di Art Caffè Torrefazione e in seguito Critical Coffee nonché componente dell’Advisory Group della Slow Food Coffee Coalition, il suo curriculum è una conferma del suo sviluppato know-how della bevanda. Su queste pagine ha parlato di filiera, di tracciabilità, sostenibilità e qualità.

Ora torna su queste pagine con una risposta alla riflessione di Antonio Quarta contro l’aumento del prezzo della tazzina (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito le sue opinioni.

Il prezzo dell’espresso

di Erminia Nodari

“Gentile dottor Quarta,

condivido le preoccupazioni emerse dalla sua recente intervista pubblicata sulle pagine di Comunicaffè; lei evidenzia un aspetto di spinosa attualità quale lo scarso potere di acquisto di fasce della società italiana, che si riflette, tra l’altro, anche sulla spesa media al bar, sul consumo quotidiano e, inevitabilmente, sulla quantità di espressi consumati.

Il basso potere di acquisto specialmente nella fascia giovanile, è un tema all’ordine del giorno delle agende politiche da almeno 15 anni a questa parte, a causa di salari che, nel nostro paese rimangono fra i più bassi di Europa, tra i quali anche quelli dei baristi, tra l’altro.

Capisco il suo punto di vista, fortemente motivato dal suo ruolo di torrefattore, che desidera vendere quanto più caffè, e ancor più lo capisco se, da quanto deduco dalle sue parole, la sua torrefazione investe sui suoi clienti con comodati d’uso di attrezzature e manutenzione.

Tuttavia, sono certa che, dietro la sua provocazione, anche a lei sia evidente che un espresso, buono o cattivo che sia, non possa essere pagato meno di € 2 e che,un euro o poco più per la tazzina sia a dir poco surreale.

Non ha senso che una bottiglietta di acqua costi € 1,50 e si discuta se un espresso debba costare poco più di un euro.

E’ superfluo ricordare che sul costo della tazzina, come di ogni consumazione, ben poco pesa la materia prima a confronto di tutto il resto e che la libertà da lei rivendicata per i torrefattori, di poter aumentare “di qualche euro” la miscela venduta al barista, non può essere tolta al barista, imprenditore anche lui e responsabile per la sua impresa.

I baristi, non possono più da molto tempo contare sulle entrate provenienti dalla macchina espresso e l’espresso ha perso la sua centralità nell’economia del bar.

L’offerta è stata da tempo spostata su altre consumazioni, più remunerative e sempre più facili da preparare, perché, oltre a quello economico, il secondo problema è quello del reperimento di personale competente che non può rientrare nel prezzo di un euro.

Le cause di un margine di profitto sempre più esiguo, vanno ricondotte , a mio avviso, non nella liberalizzazione a suo avviso incontrollata, bensì ad una metrica che inscrive finalmente il pubblico esercizio in una impresa trasparente con oneri fiscali, contributivi, tutele di lavoratori e consumatori , responsabilità inalienabili
che costituiscono costi importanti.

L’economia sommersa che ha contribuito a svilire per tanto tempo un settore così importante nella tradizione del nostro paese costituisce proprio la prima causa della mancanza di valore riservato all’espresso , al mestiere del barista e di conseguenza al valore del caffè.

Ora, anche il profilo culturale di molti giovani che scommettono sul pubblico esercizio è cambiato e sempre più spesso ci sono società che investono e pianificano su progetti, competenze segnando la distanza con i bar tradizionali, privi di appeal, di una visione imprenditoriale e di quella energia necessaria ad un mestiere così complesso.

Forse andrebbero ricercate altre vie; andrebbero incentivate le aperture di locali che garantiscono solvibilità, capacità imprenditoriale e quindi autonomia nell’acquisto di
tutte le attrezzature, a partire da quelle relative al servizio dell’espresso.
Di conseguenza anche per le torrefazioni sarebbe questa l’occasioni di un cambio di rotta innovativo, basato su altre cifre.

Dal mio punto di vista, io non credo che la soluzione si possa trovare nel mantenere i prezzi bassi, perché il prezzo basso equivale a qualità bassa e salari bassi e perché frena la crescita economica e culturale che ha contraddistinto il nostro paese quando si è dato risalto alla ricerca, all’artigianalità e alla capacità di declinare il genio italico in uno stile di vita riconoscibile in tutto il mondo.

Il benessere di un paese si riflette nel livello alto della qualità di vita non in un’offerta che deve rimanere bassa per essere accessibile.

Il benessere si riflette nella possibilità di scegliere anche davanti ad una tazzina, fra più di un caffè, come si può scegliere fra più vini, fra più birre per esempio.

E quando parlo di livello di vita, intendo non solo in relazione alla sostenibilità economica, che comunque è fondamentale, ma anche per un modo sano di rapportarsi al cibo, al lavoro ben fatto, alla capacità di distinguere la qualità e la bellezza, aspetti che hanno contribuito a diffondere una attitudine al vivere bene, che ha reso famoso il nostro paese e che ora non è così evidente.

Nodari: “Gli espressi che beviamo al bar e il cibo, le bevande, per mantenere prezzi bassi non possono essere che mediocri e spesso poco salutari”.

Nodari aggiunge: “Non mi soffermo sulle argomentazioni che ingessano l’espresso in una dimensione ‘bisogno’ e non di ‘piacere’, di ‘abitudine’ e non di ‘desiderio’, di ‘tradizione’ e non di ‘ curiosità’. Mi limito ironicamente a ricordare che le abitudini ammazzano i più grandi amori.

Il barista è un mestiere complesso che si riflette nella artigianalità, se ben fatto, e merita di essere pagato, come ciò che esce dalle sue mani.

Come lei ben sa, l’ammortamento dell’acquisto e della manutenzione delle attrezzature, viene calcolato in base alla resa, quantitativa o qualitativa.

Ecco, infatti, perché i nostri amici produttori di macchine espresso e macinatori si danno tanto da fare per migliorare le performance delle loro creazioni.

Ed ecco perché l’acquisto delle attrezzature da parte dei bar libererebbe sia i baristi che i torrefattori dalle logiche finora praticate (menzionate in questi giorni in numerosi articoli anche sulla stampa internazionale) , e contribuirebbe a dare una reale fotografia del mercato del caffè espresso in Italia.

Mi permetto questo intervento, perché, per coincidenza, sono stata alla guida per molti anni di torrefazione artigianale a conduzione famigliare e di alcune caffetterie di proprietà, e credo quindi di conoscere abbastanza bene la realtà del settore e le problematiche, che negli anni si sono inasprite”.

                                                                                                              Erminia Nodari

Francesco Sanapo in difesa di Antonio Quarta: “La situazione degli stipendi è reale, ma per me l’espresso dovrebbe costare 2 euro”

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ditta artigianale sanapo corsini
Francesco Sanapo (foto concessa da Xpress Comunicazioni - Crediti fotografici: Sofie Delauw)

MILANO – Da qualche giorno il settore caffeicolo italiano è in fermento attorno al dibattito aperto sulla questione prezzo della tazzina: a lanciare uno spunto di riflessione è stato il torrefattore leccese Antonio Quarta, con un’opinione che ha fatto discutere tra i suoi colleghi.

Francesco Sanapo condivide la sua opinione rispetto a quell’articolo:

“Partiamo dal presupposto che io da sempre e per sempre mi batto per aumentare il valore della tazzina. Ho ovviamente letto con la dovuta attenzione l’articolo di Antonio Quarta, che in realtà non ha fatto altro che alzare la voce rispetto ad una situazione effettiva dei salari che non crescono, andando quindi oltre la questione del prezzo dell’espresso.

Invito a interpretare con una maggiore sensibilità il contenuto di quell’intervista e in questa sede prendo le sue difese: è vero infatti come ha sottolineato lui, che rendere la tazzina un bene di lusso sarebbe una perdita per tutti, soprattutto se si vuole tutelare la tradizione culturale che ci sta dietro.

Mi schiero però anche dalla parte di chi vuole applicare un aumento, ricollegandomi sempre alla questione dei salari: dobbiamo alzare il costo dell’espresso proprio per coprire gli stipendi dei nostri operatori formati. Abbiamo la necessità di fare più margini per poter pagare di più i nostri ragazzi, anche se dall’altra è altrettanto vero che i consumatori hanno sempre meno potere d’acquisto.

Tuttavia, occupandomi di specialty, non posso rientrare nell’euro e 20, per cui forzatamente la differenza di prezzo dovrà esserci. Ci sarà sempre più una divisione tra chi vorrà affrontare questo contesto mantenendo un prezzo moderato e chi invece come me, alzerà ulteriormente la bandiera dell’eccellenza, con un conseguente aumento di prezzo seppure questo significherà acquistare meno caffè.

Ci tengo ancora una volta a sottolineare che la motivazione di Antonio Quarta si estendeva al di là della qualità, in quanto voleva comprendere il problema dei salari in Italia.

Da parte mia posso dire che il costo per chi fa un prodotto di qualità non può essere così basso: noi per primi con Ditta Artigianale stiamo valutando ora di far salire i prezzi, in modo da restare un’attività sostenibile.

Secondo me la cifra ideale per un espresso di alta qualità non può essere inferiore ai 2 euro: sto analizzando i miei costi di prodotto e ad oggi, a testa alta uscirei con questa cifra. Sebbene il mercato mi costringerà ad adattarmi diversamente, questo sarebbe il costo ideale.”

Futures del caffè senza freni: arabica ai massimi dal 1977, prezzi dei robusta sopra i 5.500 dollari

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Il logo dell'Ice

MILANO – Futures del caffè senza freni: la corsa al rialzo continua e sospinge entrambi i mercati a nuovi massimi storici. La giornata di ieri, mercoledì 27 novembre, ha visto ancora una volta forti guadagni, sia a Londra che a New York. La scadenza gennaio dell’Ice Robusta si è rivalutata del 6,9% (+358 dollari) chiudendo a 5.533 dollari, massimo storico per il contratto 10-Ton, anche se il massimo giornaliero di 5.552 dollari rimane al di sotto dell’intraday di 5.575 dollari, raggiunto il 26 settembre.

Il contratto per scadenza marzo dell’Ice Arabica guadagna, a sua volta, 14,2 centesimi (+4,6%) volando a 323,05 centesimi, ai massimi addirittura dal 1977.

Chi si aspettava una giornata di tregua sui mercati prima della sosta per il Ringraziamento (con New York chiusa e Londra a mezzo servizio) è stato clamorosamente smentito.

Il quadro dei fondamentali – come abbiamo scritto più volte in queste colonne – rimane precario, tra raccolti in calo, stime riviste al ribasso, problemi logistici e normativi e un livello delle scorte mondiali molto basso, a fronte di una domanda sempre vivace.

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Caffitaly System verso la rinegoziazione del debito: 40 milioni in arrivo dalle banche

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MILANO – Caffitaly Systemproduttore di capsule e macchine da caffè sotto la Coffeelux Société Anonyme, a sua volta controllata dal private equity Alpha e partecipata al 49% dalla finanziaria belga CNP-COmpagnie Nationale à Portegeuille di proprietà della famiglia Frére – sarebbe protagonista di un importante rinegoziazione del debito con l’arrivo di finanziamenti pari a 40 milioni erogati dai soci Alpha Group e CNP-Compagnie Nationale à Portefeuill, istituti di credito guidati da BNP Paribas: lo riporta l’agenzia di stampa internazionale Bloomberg, facendo riferimento a delle fonti anonime.

Per limitare il peso di questa esposizione, le banche dovrebbero trasformare la metà del loro investimento di 150 milioni in strumenti vicini al capitale azionario.

Caffitaly System: quasi concluso, riporta Bloomberg, l’accordo di ristrutturazione del debito – rinegoziato già a febbraio 2024 con le banche per un importo di 200 milioni e contratto nel 2017 –

Aprendo una linea di credito con un pool di istituti di credito – tra cui anche il gruppo francese -.

Anche se tutti interpellati nessuno degli attori che sarebbero coinvolti in questa operazione ha per il momento rilasciato delle dichiarazioni in merito.

Ancora riferendosi alle informazioni diffuse da Bloomberg la società si è mossa per la ristrutturazione del debito in quanto molti dei prestiti bancari richiesti stavano giungendo a scadenza a ottobre 2024: la protezione dai creditori tuttavia è stata estesa sino al 2 dicembre grazie alla concessione da parte del Tribunale di Bologna.

Ancor prima, la società aveva cercato tramite il supporto dei consulenti di Houlihan Lokey Inc. – advisor che aveva già in precedenza assistito Caffitaly durante l’operazione di rinegoziazione del debito – di trovare da terze parti possibili altri finanziamenti.

L’ultimo dato di bilancio di Caffitaly System fotografa la situazione nel 2022

Con 145,6 milioni di ricavi e un EBITDA di 16,5 milioni. Una perdita rispetto al patrimonio netto di 240,4 milioni, attestata sui 4,1 milioni.

Una crisi provocata probabilmente dal rincaro sulle materie prime, ai conflitti mondiali, un calo di produzione che ha poi determinato la cassa integrazione ordinaria.

A fronte di questa situazione, Caffitaly System aveva presentato un’istanza di applicazione per proteggere il patrimonio ed evitare così che i creditori potessero avviare azioni esecutive o cautelari.