mercoledì 15 Maggio 2024
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Caffè degli Specchi: ristrutturato il locale storico, annuncia Riccardo Illy

Riccardo Illy: "Bisognerà mutare il target, oggi neanche Svevo o Joyce si accontenterebbero più di un banale cappuccino. Dice il sindaco Cosolini che siamo di fronte a una metafora della pigrizia triestina"

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TRIESTE – Riccardo Illy presenterà domani il suo progetto per rilevare il Caffè degli Specchi, chiuso a ottobre sotto il peso dei debiti e acquistato dalle Generali, proprietarie del magnifico palazzo Stratti, assieme al marchio e agli arredi. Ci saranno altri concorrenti, si parla di Lavazza, ma alla fine il locale frequentato da James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba dovrebbe rimanere orgogliosamente triestino. Per Illy, che probabilmente sarà affiancato da un socio minore, è un ritorno a casa: ha abitato in piazza Unità d’Italia per quindici anni, dieci come sindaco e cinque come presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Sa dunque cosa significano il Caffè degli Specchi e la piazza stessa, unica nel mondo, abbracciata al mare. Qui sono tornati a passeggiare sloveni e croati, ungheresi, austriaci, insomma i vecchi popoli dell’Impero asburgico diventato Europa.

Caffè degli Specchi: una ricchezza per la storia italiana

«Siamo di nuovo al centro di un territorio omogeneo sia da un punto di vista politico che economico» riflette Illy tra gli stucchi di un altro caffè storico «finalmente possiamo ricominciare a essere quello che eravamo, una città europea quando l’Europa non c’era; e magari rappresentare un esempio di come dovrebbe essere in futuro». Quattro forti comunità, italiana e slovena e serba e giudaica. Sette religioni, con gli ortodossi che per non rimanere esclusi dal Natale cattolico festeggiano, il 24 dicembre, Santo Spiridione, pastorello di Cipro diventato prima vescovo e poi beato, sia pure non testa di serie nelle assegnazioni del calendario.

Triestespresso

Così, mentre è facilissimo per un agente marittimo trovare un traduttore in greco o in lingue balcaniche, martedì partirà il primo treno gestito da Rail Cargo Austria, collegamento fra il porto triestino e Monaco di Baviera: il 19 novembre scorso l’attuale sindaco pd Roberto Cosolini è salito fino a Vienna per stringere un patto di ferro con il borgomastro Michael Haupl. «Ricordo che nel 1993, appena eletto» sorride Illy «andai in visita a Udine. Erano tutti meravigliati: poi consultarono l’archivio e saltò fuori che da ottant’anni un sindaco di Trieste non si faceva vedere in Friuli, cioè la porta di casa sua». Illy fino al 2003 e Roberto Di Piazza fino al 2008, quest’ultimo sotto le bandiere del centrodestra, sono stati i primi due sindaci imprenditori nella città che è stata la capitale, assieme a Genova, delle Partecipazioni statali. Tangentopoli, ma soprattutto la fine della Jugoslavia e il ritorno nell’orbita europea di Slovenia e Croazia, quest’ultima entrerà nella Ue a luglio del 2013, hanno svegliato quella che il giornalista Beniamino Pagliaro, nel titolo di una pregevole analisi pubblicata la scorsa estate, ha battezzato «la bella addormentata».

I dati chiave restano un’eredità del lungo sonno, perché su 240 mila abitanti 108 mila sono pensionati e 70 mila lavoratori dipendenti, con un settore pubblico che da solo vale un quarto del terziario e arriva al 24% del pil, al 10% della popolazione e al 26% degli occupati. Il 95% delle imprese ha meno di dieci addetti. Un’indagine Swg ha rivelato che per ogni due persone che lavorano c’è un anziano a carico, la città è ancora gemella di Genova nel record dell’età. Tuttavia resistono le grandi assicurazioni come Generali, Allianz e Sasa, la più antica compagnia di navigazione in attività, l’Italia Marittima, la Wartsila che sarebbe La Grandi Motori dopo l’acquisto da parte di un marchio finlandese.

«C’è un vento nuovo: sono caduti prima i muri esterni e ora stanno cadendo quelli interni», riflette Roberto Cosolini

Un omone che ha giocato a basket ed è stato presidente della squadra locale, e appena eletto ha detto chiaro di voler essere il sindaco «degli italiani, degli sloveni e di tutte le altre minoranze». In sella dalla scorsa primavera, Cosolini ha deciso di puntare moltissimo sul magico triennio delle celebrazioni letterarie: il 2011 è stato il 150esimo anniversario della nascita di Italo Svevo, il 2012 saranno i 130 della nascita di James Joyce e il 2013 sarà l’anniversario di Umberto Saba. «Nel frattempo penseremo all’area del porto vecchio da urbanizzare, sul modello di quello genovese. E alla ricerca, che qui è approdata silenziosamente ma con grandi risultati»: a Trieste oggi ci sono 67 imprese e 21 centri specializzati con 2400 addetti e 150 milioni di fatturato complessivo, la metà del giro d’affari di Illycaffè. Siccome letteratura ed economia sono molto meno distanti di quanto si potrebbe supporre, la ribadita multiculturalità triestina potrebbe essere il volano del ritorno agli splendori asburgici. Non era forse di cultura italiana e tedesca l’ebreo ungherese Aaron Hector Schmitz, che apposta adottò lo pseudonimo Italo Svevo dopo aver compiuto in Germania i suoi studi commerciali? E James Joyce, che per quattordici anni visse nella Venezia Giulia come insegnante di inglese, non trapianta a Dublino l’ebreo ungherese Leopold Bloom? L’Europa è stata concepita a Trieste, chissà che non si risvegli proprio qui. In questi ultimi giorni di vacanze il Caffè degli Specchi è mestamente chiuso, ma le Generali assicurano che tornerà come prima, perfettamente accordato al delizioso centro storico appena finito di restaurare.

Bisognerà mutare il target, oggi neanche Svevo o Joyce si accontenterebbero più di un banale cappuccino. Dice il sindaco Cosolini che siamo di fronte a una metafora della pigrizia triestina, che al posto degli antichi azzardi commerciali «preferisce il mantenimento del consumo: ma se è vero che i depositi bancari in città restano elevatissimi, senza investire prima o poi si chiude». Il Caffè degli Specchi è l’unico della piazza dove batte il sole fino al tramonto. Dal 1839 a oggi è riuscito a essere covo di irredentisti e crocevia di intellettuali, ci andavano anche i genovesi che hanno insegnato ai triestini, in origine contadini, le arti della corderia e della veleria. Come diceva Umberto Saba, «Trieste ha una sua scontrosa grazia. Se piace / è come un ragazzaccio aspro e vorace, / con gli occhi azzurri e mani troppo grandi / per regalare un fiore». Bisogna capirla. Poi te ne innamori. Fonte: ilsecoloXIX.it

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