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Sudan: il caffè aiuta la prevenzione neonatale

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KARTHOUM – Una tazzina di jabana’, il tradizionale caffe’ sudanese, per sensibilizzare le neo-mamme nello stato di Gedaref, Sudan orientale, alla prevenzione neonatale.

Nel marzo 2015 la Cooperazione Italiana (CI), nell’ambito del programma “Promoting Qualitative Health Services in Eastern Sudan” (PQHS) finanziato dall’Unione Europea ma gestito interamente dalla CI, ha ultimato i lavori di riabilitazione della Maternità di Um-Shejera, a 15 km di distanza dal capoluogo Gedaref.

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L’intervento era stato richiesto e concordato con il Ministero Statale della Sanità per garantire alle donne del villaggio (circa 10.000 persone), nonchè a quelle di 6 villaggi vicini (circa 3.000 persone), servizi e cure materno infantili.

Seppur nuova e adeguatamente equipaggiata per gestire parti, offrire visite pre e post natali, effettuare vaccinazioni e seguire dal punto di vista della crescita e della nutrizione i bambini fino a 5 anni, la struttura registrava un buon tasso di attività solo la domenica, il giorno di visite del ginecologo.

Il motivo di questa riluttanza? In queste zone semi rurali il concetto di prevenzione fa ancora fatica ad affermarsi.

Per favorire e promuovere la struttura, la Cooperazione Italiana e i dipartimenti di Salute Riproduttiva e di Promozione della Salute dello stato di Gedaref hanno attivato un programma di sensibilizzazione nella comunità di Um Shejera e nei sei villaggi circostanti.

Per due settimane, lo staff della Cooperazione ha visitato l’area, entrando in tutti i villaggi della zona ed invitando le donne al rito della preparazione del jabanà come occasione per parlare con loro e contemporaneamente promuovere le attività e i servizi del Centro di salute.

Il caffè quotidiano ha dei tempi di preparazione diversi in Sudan: la tostatura e la macinazione dei chicchi è motivo di socializzazione per le donne, una occasione che la Cooperazione ha pensato di valorizzare per promuovere l’importanza della prevenzione neonatale, nel Paese i cui indici di mortalità materno infantile sono tra i più alti al mondo.

Fondamentale, per la CI, era promuovere il messaggio che il Centro di salute, nel suo complesso, debba diventare un costante punto di riferimento per la prevenzione e la cura, evitando il suo ricorso solo in caso di complicanze relative al parto.

Al termine del programma di sensibilizzazione, è stato organizzato un Open Day presso la Maternità di Um-Shejera, aperto anche a donne e bambini dei villaggi limitrofi. Oltre ad alcuni rappresentanti del Dipartimento della Promozione della Salute locale, erano presenti anche i capi delle comunità locali, riferimenti importanti e autorevoli per chi vive nei villaggi e consapevoli dell’importanza del Centro. Protagoniste della giornata moltissime donne della zona.

“Nelle ultime settimane passate ad Um-Shejera ho vissuto diverse emozioni – racconta Elisa Edimond, infermiera ed Health project officer della Cooperazione Italiana – non è stato facile attivare i servizi nel Centro di salute. Inizialmente abbiamo dovuto fare i conti con alcune resistenze e un velato scetticismo da parte dello stesso personale della struttura. Col passare dei giorni, grazie agli incontri nei villaggi, l’attenzione sul tema della maternità è silenziosamente ma costantemente cresciuta”.

I dati confermano: solo nelle ultime due settimane di agosto, sono stati registrati 7 parti ed oltre un centinaio di visite, più del doppio rispetto all’intero periodo marzo-luglio e “il tempo speso tra la gente mi ha regalato una consapevolezza: sia le donne che il personale sanitario hanno percepito la presenza della Cooperazione Italiana dalla parte della gente, seduta al loro fianco, anche solo per sorseggiare insieme un’altra tazzina di jabanà”.

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