lunedì 01 Dicembre 2025
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Quarta Caffè presente ad AGRO.GE.PA.CIOK a Lecce Fiere, 4-8 /11

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quarta caffè
Quarta Caffè presente a AGRO.GE.PA.CIOK (immagine concessa)

LECCE – Dal 4 al 8 novembre 2023, Quarta Caffè farà il suo ritorno a AGRO.GE.PA.CIOK, il Salone nazionale dell’arte dolciaria, cioccolateria, gelateria e artigianato agroalimentare, che avrà luogo presso Lecce Fiere, Piazza Palio. In questi cinque giorni, l’azienda sarà fiera di presentare al pubblico le miscele uniche che caratterizzano la produzione aziendale: utilizziamo le più pregiate qualità di caffè, con una tostatura separata, per garantire una freschezza ineguagliabile non sottovuoto.

Quarta Caffè a AGRO.GE.PA.CIOK

Oltre alle classiche degustazioni, Quarta Caffè offrirà workshop per esplorare le ultime tendenze nell’arte del caffè, dimostrazioni di Latte art e l’abilità nell’arte di preparare un caffè espresso perfetto.

Quarta Caffè, un leader riconosciuto nel settore, mantiene un profondo legame con la bellezza e la tradizione del territorio salentino.

La partecipazione dell’azienda a questa edizione di AGRO.GE.PA.CIOK rappresenta un’opportunità imperdibile per condividere le sue competenze professionali con i propri clienti e gli appassionati del caffè.

L’azienda sarà presente in fiera all’area B – stand numero 92/93/120/121.

Master Coffee Grinder Championship 2023: la 3° tappa a Baranzate, Milano, nell’Officina Dalla Corte, il 18/11

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Il campionato di macinatura fa la sua terza tappa (immagine concessa)

MILANO – La terza tappa del Master Coffee Grinder Championship 2023, il primo campionato di macinatura al mondo inventato dal trainer di Costadoro Fabio Verona, non avrebbe potuto trovare location migliore dell’Officina Dalla Corte, il nuovo hub di formazione firmato DC, dove la macchina espresso del campionato, la piccola multiboiler Studio, si sentirà a casa.

La 3° tappa del Master Coffee Grinder Championship 2023

L’appuntamento per gli 8 concorrenti sarà quindi sabato 18 novembre in via Zambelletti 10 a Baranzate (Mi) per le 12.30, qui si sfideranno per decretare gli ultimi 2 partecipanti alla finale, decretati dall’ormai consolidata giuria composta dal campione in carica Luca Bernardoni, dal trainer Luigi Pillitu e dal tecnico Gilberto Guidi, tutti guidati dal capo giuria Luca Ventriglia.

Per le iscrizioni occorre registrarsi qui selezionando la tappa di Milano dal menu. Per l’occasione, Andrea Antonelli, roaster master di Antonelli Specialty Coffees, tosterà il caffè della gara.

Anche Antonelli ha accolto l’idea di sposare il progetto a sostegno dell’International women’s coffee alliance of Italy, ed oltre ad utilizzare un caffè più etico e più sostenibile prodotto da una cooperativa di donne, si è anche associato all’Iwca, contribuendo in modo concreto al futuro dell’associazione.

Ma sabato pomeriggio non sarà soltanto competizione, in quanto l’hub sarà aperto a tutti gli appassionati ed ai professionisti che vorranno conoscere e provare le macchine espresso Dalla Corte, grazie alla presenza di Carmen Stanziola, responsabile commerciale Italia

La presenza degli sponsor della gara sarà un ulteriore arricchimento per gli intervenuti, i quali potranno approfondire le proprie conoscenze sulla macinatura e sulle macine grazie a Grindie e Keber, chiedere maggiori informazioni sul nuovo sistema iQ di Brita direttamente ad Alberto Contini;

provare le nuovissime lattiere dell’azienda Metallurgica Motta disegnate dalla campionessa del mondo Manuela Fensore; approfondire i progetti in corso dell’Iwca direttamente con la presidente Eleonora Pirovano; migliorare le tecniche di pulizia delle attrezzature con Gianfranco Carubelli di Pulycaff; conoscere le ultime novità di Repa Group nel settore accessori e ricambi e testare i nuovissimi filtri di Ims, ed ovviamente degustare ottimi espressi serviti nelle particolari tazze della Ipa Porcellane appositamente realizzate.

Al termine della giornata si conosceranno gli ultimi due partecipanti alla finale, che si svolgerà durante il Milan Coffee Festival, presso lo spazio espositivo Dalla Corte.

La scheda sintetica dell’Officina Dalla Corte

Si tratta di uno spazio dedicato al mondo della caffetteria per promuovere la creatività e il training. Nell’Officina Dalla Corte non ci si ferma mai: dai corsi di coffee education, formazione tecnica sulle macchine per espresso dell’azienda ed eventi che ruotano attorno al mondo del caffè.

La coffee education è uno degli obiettivi principali di DC. Lo scopo dello spazio è diffondere i valori che portano la conoscenza della materia prima, l’approfondimento tecnico e l’importanza dell’etica che circonda la scena internazionale del caffè.

Tutte le informazioni sui corsi di Officina Dalla Corte saranno presto presenti alla sezione calendario del sito dell’azienda.

I Bazzara e il caffè a Trieste tra cultura e sostenibilità

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La famiglia Bazzara (foto concessa)

Come famiglia e come azienda che opera nel mondo del caffè da più di 50 anni, il nome Bazzara non ha certo bisogno di presentazioni. L’interessante articolo che proponiamo di seguito è stato scritto dall’autore Dino Faraguna e pubblicato dal quotidiano di Trieste Il Piccolo e celebra le 3 generazioni della famiglia Bazzara, parlando delle sue origini e descrivendo i suoi componenti e i loro valori: cultura, efficienza e gusto della vita, presenti nelle cinque vite dedicate al caffè della famiglia di Trieste. Leggiamo di seguito l’articolo di Dino Faraguna per Il Piccolo.

La famiglia Bazzara

TRIESTE – Franco Bazzara è il mio vicino di casa, vicino ideale perché non c’è mai ma quando serve si materializza improvvisamente e riesce a fare cose che voi umani non potete immaginare, riesce a sollevare con una sola mano manufatti per cui chiameresti un traslocatore, è un appassionato di sport, è simpaticissimo, e non si capisce perché non abbia intrapreso la carriera dell’attore, del cabarettista.

O meglio, si capisce solo bevendo un caffè assieme, perché la sua passione è il caffè, è capace di viaggiare, di girare il mondo, sorseggiando un caffè e chiudendo gli occhi nel giardino di casa, sogna e viaggia nel mondo del caffè, e anche gratis…in omaggio alla indimenticata origine istriana.

Sapevate voi lettori triestini o turisti che a Casa Cassab, quella specie di Flatiron triestino, alla base del Viale XX settembre e Via Battisti, che richiama alla lontana il Flatiron per antonomasia di New York, quello a forma di ferro da stiro, ebbene che proprio là si cela un’azienda triestina, un’azienda modello, fondata da un signore di nome Dionisio (già difficile da reperire) di cognome Bazzara, cognome che riuscì a suscitare la gelosia di un’altra azienda nota in tutto il mondo, ma con solo metà del nome e che non si occupa del nobile caffè, ma “de straze”?

E per questa sovrapposizione di nomi ha addirittura portato in giudizio alla corte europea i Bazzara colpevoli di chiamarsi così dalla nascita e da generazioni. Causa che ha visto finora soccombere il “colosso de straze”.

Lo sapevate voi triestini? Voi turisti certamente no. Ma sapevate voi turisti che Flatiron di NYC viene dopo casa Scaccabarozzi? Sapevate che esiste Casa Scaccabarozzi, detta più prosaicamente “fetta di polenta” a Torino? Certamente, no. Pazienza.

Ebbene proprio all’interno di Casa Cassab, a Trieste, in via Battisti, due piani sono la sede e l’Accademia dei Bazzara, che per ora sono in quattro: Franco Presidente e Mauro Ceo in primis, ma già entrati nello spirito e nel futuro dell’azienda Marco, direttore dell’Academy e Andrea, export manager e anima di Trieste Coffee Experts, ormai già un evento. Aspettiamo altri! Magari femmine!

La sede dell’azienda è un ambiente moderno in palazzo d’epoca, luminosissimo perché rivolto a sud, luminosissimo perché di bianco vestito, colore dell’azienda per muri e barattoli, luminosissimo per l’accoglienza, luminosissimo per le sensazioni che produce.

L’ufficio centrale accoglie una ventina di persone in uno stanzone aperto e trasparente, ognuno alla propria postazione con cuffie, microfono e PC, tutti attivi, tutti indipendenti, tutti disponibili, nessuno disturba, almeno questa è l’impressione che ricevi. Efficienza, ma anche concentrazione e buona educazione. Ambiente modello.

Poi scopri che le 20 persone parlano più di 10 lingue diverse, che ognuno ha un compito preciso, che molti sono in visita o in formazione. Ti viene voglia di portare in gita qualcuno dei regni della burocrazia, degli uffici chiusi, dove non c’è mai nessuno, dove il telefono scatta subito per recitare una inutile filastrocca disarmante, dove non si sa perché – anche a distanza del Covid, ma per via del Covid – devi prendere appuntamento anche se chi c’è potrebbe rispondere, almeno Buongiorno! Portarli solo a vedere, senza commenti.

Ma non potrebbero capire. Loro sono convinti che siccome i capelli crescono anche in ufficio, allora un taglio di capelli ogni tre vada fatto in orario di servizio, in omaggio alle otto ore di crescita al lavoro.

Tanta bellezza

Ma qui capisci che questa bellezza, questa immagine pulita è un risultato che una sola unica origine: la passione, la passione per il caffè, misteriosa aromatica bevanda come veniva definita da un mitico professore del liceo Petrarca, quando voleva allontanare dall’aula uno studente poco disciplinato: “vada a bersi un’aromatica bevanda!”

Passione nata come? Difficile ricostruire come e perché, ma certo proviene da papà Dionisio da Parenzo.

Ne ho conosciuti solo due di nome Dionisio nella mia intensa vita di relazione, l’altro era il dirimpettaio Dionisio Cibeu, splendido insegnante e gestore di ricreatori. Ed è strano sia così poco usato, è un nome di fascino Dionisio, o i suoi corrispondenti Dioniso e Dionigi, ma sono meno di cinque all’anno secondo l’aggiornatissimo sito dei nomi dell’Istat. Colpisce come i genitori di Dionisio abbiano scelto proprio questo nome, nella versione greca, nelle campagne Istriane, agli inizi del secolo, anni ’20: Dionisio! Bellissimo! Non chiamateli tutti uguali!

Ebbene Dionisio avvia l’azienda nel 1964 e poi trasmette azienda e passione ai figli. Passione trasmessa come? Come tutte le persone che si identificano con il proprio mestiere, quelli che ci credono, quelli che vivono la fortuna infinita di poter fare della propria passione un mestiere, che è quasi la stessa cosa (dovrebbero riflettere coloro che indirizzano figli o allievi verso il solo scopo di avere successo), Dionisio parla spesso di quello, ma capiva di poter essere noioso, anche perché la consorte Teresa non mancava di farglielo notare.

Andavano spesso in gita in Carso, quando erano tutti assieme i Bazzara, come la maggior parte dei triestini amanti delle difficoltà: la bora e il carso sono simboli, come il tram de Opcina che non funziona mai, la bora in Carso è il massimo, rispecchia l’animo dei triestini: spirito forte e freddo (prima del calice).

Ebbene in queste camminate domenicali Dionisio si avviava raccontando ai figli le storie di Walt Disney con Bambi e Biancaneve, poi allungava il passo, si avvantaggiava sul resto della compagnia con i tre figli e gli raccontava sempre storie diverse, fiabe, ma tutte avevano un elemento comune, non la fata, non il lupo, non i nani, sempre e solo il caffè. E ha lasciato così una traccia indelebile.

Racconti che hanno trasmesso la voglia di sviluppare l’azienda, quasi fosse un allenamento per svolgere il proprio lavoro, per promuovere caffè Bazzara e venderlo.

E non è facile oggi, soprattutto quando devi affrontare una rivoluzione dei tuoi mercati: “Capirai che ho un periodo di lavoro intensissimo – mi disse Franco un paio di anni fa – tra i nostri mercati principali c’erano anche Russia e Ucraina, ovviamente dobbiamo cambiare”. E chiacchierando ti racconta la difficoltà a inserirsi in mercati che seguono logiche diverse. “Ti no te sa quanto e cossa che bisogna bever per vender cafè nei Balcani”.

Una naturale empatia

Franco ha una naturale carica di empatia e quindi non si sottrae a comparsate radiotelevisive.

Un giorno, di prima mattina partecipa ad una conversazione in una TV della vicina repubblica. Un amico del luogo lo incontra alla sera e immediatamente si complimenta: “Franco, sapevo che eri molto bravo a presentare i vostri prodotti, avevo letto i libri che tu e Mauro avete pubblicato, ma stamattina eri particolarmente brillante, disinvolto, spiritoso! Mai così”.

“Facile, perché mai prima di stamattina, mi era stato fatto trovare il solito bicchiere di acqua fresca che arreda gli studi televisivi, che io ho bevuto di un fiato, perché avevo sete, ma era invece grappa, per tutti, capirai che un ottavo di rakjia di prima mattina ti scioglie la lingua”.

E in seguito, forte di questa e di altre esperienze, Franco aveva ammonito un suo compagno di viaggio, un noto ristoratore triestino, che lo aveva accompagnato in uno di questi viaggi promozionali. Franco lo aveva avvertito: “Fai attenzione, bevi lentissimamente il primo bicchiere di vino e non seguire gli altri commensali, loro sono abituati, difficile competere, stai attento”.

“Ma dai cosa vuoi che sia, io sono esperto, bevo da anni, con tutti, non preoccuparti, tengo bene”.

“Ti prego stai attento, ti assicuro è difficile, ho visto crollare tutti”. Vanno a cena, più che cena una festa, ognuno segue una compagnia diversa, a festa finita, ben oltre la mezzanotte, albeggiava, Franco cerca il compagno di viaggio, il noto ristoratore. Non lo si trova in tutto il locale, cercano in macchina, niente, vanno in giardino, niente, oltre e da lontano sentono voci provenire da un bosco vicino, si avvicinano e lo trovano impegnatissimo in un’accesa discussione con una splendida quercia. Era chiaro che stavano parlando da tempo.

Nel dialogo con Franco arriviamo alla domanda elementare: il caffè è un seme o una bevanda? Entrambe le cose, dipende da dove lo guardi. Certo il passaggio da seme a bevanda è complesso, parte dalle piantagioni tropicali per arrivare in tutto il mondo con numerosi passaggi.

Come l’interesse in borsa per l’oro verde testimonia in modo inequivoco. Qualora foste interessati ad approfondire il tema sappiate che proprio a Trieste, proprio questi due esperti triestini, Mauro e Franco Bazzara sono protagonisti di un’avventura editoriale dedicata al caffè di grande prestigio.

Dalla filiera al cappuccino, passando per la degustazione del caffè, cinque libri molto documentati, bilingui italiano/inglese perché rivolti al mercato internazionale, scritti con competenza e piacere e che hanno trovato il proprio sbocco nell’Accademia del Caffè dei Bazzara. E Franco con naturalezza confessa: “Tutto merito de mio fradel Mauro”.

Mauro si occupa dello sviluppo dell’azienda, sintetizzabile in due intense parole: immagine aziendale con il vincolo costante della bellezza.

Ne emerge una azienda molto combattiva: dal packaging all’ambiente di lavoro. “Ogni sacchetto è un simbolo di eleganza sul quale mettiamo la firma e la faccia e nasce grazie al profondo senso estetico di Mauro autodidatta con la passione dell’estetica, attentissimo ai colori e affascinato dalla complessità della semplicità dove una delle sfide risulta il togliere più che aggiungere. Siamo molto orgogliosi dei risultati che sono frutto di studio ed attenta ricerca, di un lavoro complesso e dalla passione per lo studio e la filosofia, testimoniata dal numero di libri che ricoprono le case di tutti i Bazzara”.

Valori fondanti

Così accade che inevitabilmente i valori fondanti dei Bazzara siano il “buono bello e ben fatto”, strettamente legati alla cultura, alla bellezza e allo stile di vita italiano e alla sostenibilità. È così che dal 2021 l’azienda diventa “Società Benefit”, un’impegno ad associare agli obiettivi aziendali un costante impatto positivo sulla società e sulla biosfera.

Poi in ognuno dei Bazzara trova realizzazioni diverse. Marco, ad esempio è stato campione mondiale di arti marziali per otto volte e campione italiano per 14 e ha trasferito la disciplina di quel mondo nell’Accademia del caffè: frequentatissima, un fiore all’occhiello per l’azienda e per la città.

Organizza corsi per vari livelli e specialità attorno al tema del caffè. Lo scopo ultimo di tutti i corsi è diffondere passione e cultura. Ma meglio cliccare Bazzara Academy e seguire il sito, fatto benissimo, accessibile anche ai meno esperti, in italiano e in inglese. Sarà comunque un bel viaggio. Anche in questo caso si tratta di uno sbocco professionale che origina dallo studio e trova una competenza collaterale e integrata quella per la degustazione e i sapori in senso lato tradotta nel filone profumeria.

Trieste Coffee Experts

E poi Trieste Coffee Experts: manifestazione dei Bazzara e di tutti gli imprenditori triestini. È uno dei compiti che si è assunto Andrea, ultima generazione dei Bazzara in azienda, assieme alla responsabilità del settore export.

Molto empatico e di carattere positivo e stabile forte del 46 di piede, che traduce in una naturale facilità di relazione con i con clienti.

Mantiene intatta una passione collaterale per la musica, forse originata dalla intuizione del papà che lo faceva dormire da piccolissimo con le cuffie e avrà contribuito a farlo diventare un ottimo bassista e compositore.

E mette capolino in azienda Letizia, figlia di Mauro che scherzosamente osserva come lei e papà sono di due segni zodiacali che richiamano proprio la cosiddetta Coffee Belt, ovvero la fascia tropicale che si estende a nord e sud dell’equatore, tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno.

Quasi a presagire il suo ingresso in azienda. L’ultima recente impresa in cui i Bazzara si sono lanciati è collaborare alle iniziative per ottenere la tutela Unesco per il rito del caffè espresso come patrimonio dell’umanità.

Impresa difficile, avviata a condotta da anni dal conte Giorgio Caballini di Sassoferrato della Dersut e che richiede il sostegno convinto di tutto il mondo del caffè espresso italiano. Un percorso che viene condotto dai Bazzara con tenacia e che, per il momento, ha comunque ottenuto l’effetto di rinsaldare i rapporti e l’alleanza tra i produttori che hanno visione e passione.

Motti dell’anima

Il clan Bazzara segue alcuni motti, entrati nella loro anima. Dalla trasposizione al caffè del noto aforisma di Gothe dedicato al vino “La vita è troppo breve per bere un caffè mediocre”, all’ antico detto del mondo del caffè “come con arte va preparato, così con arte va bevuto”, ripetuto con insistenza dal papà Dionisio al “buono, bello e ben fatto!”.

E, alla fine di questa chiacchierata con i Bazzara, uno si chiede: c’è coscienza del patrimonio enorme che il caffè rappresenta per Trieste tutta? C’è coscienza che è unanimemente riconosciuta come la città del caffè e non solo, la città del caffè di qualità? E lo è per esclusivo impareggiabile merito di diversi imprenditori triestini che hanno saputo cogliere occasioni, studiare, allearsi e competere per costruire un sistema, difficile da replicare.

La politica sembra essersene accorta, per ora con la dichiarazione di Trieste Capitale italiana del caffè, ma anche con il supporto a manifestazioni come appunto Trieste Coffee Experts. Nella città delle statue, una al caffè, alla tazzina, al chicco, al rito meriterebbe un concorso e sarebbe anche originale e Franco si batte da sempre per la statua-caffè. Se non c’è coscienza oggi, è facile prevedere che ci sarà.

Come mai? Perché gli eredi di questi imprenditori sono altrettanto tenaci e strettamente legati a questo territorio, ma solo come trampolino per il mercato e la cultura del caffè in tutto il mondo. Almeno questa è l’impressione che l’ambiente ha lasciato a me.

Associazione museo del caffè di Trieste: ritornano i Cenacoli del caffè con l’ingegnere chimico Marino Petracco, 02/11

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Il presidente dell'Associazione museo del caffè di Trieste, Gianni Pistrini

TRIESTE – Partenza ormai prossima per il nuovo ciclo degli apprezzati incontri dei Cenacoli del caffè, organizzati dall’Associazione museo del caffè di Trieste e giunti al traguardo della settima edizione, frutto evidente del tenace e costante impegno del sodalizio guidato da Gianni Pistrini.

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Il ritorno dei Cenacoli del caffè (immagine concessa)

E particolarmente interessante e attrattivo appare infatti il nutrito programma degli appuntamenti di quest’anno sociale 2023-2024 che si aprirà giovedì 2 novembre, alle ore 17.30, nella tradizionale sede dell’Hotel Savoia Excelsior, con l’intervento di un vero e proprio specialista del ramo, l’ingegnere chimico Marino Petracco, per oltre un trentennio ricercatore scientifico presso illycaffè, che svilupperà, con la sapienza e sagacia che gli sono proprie, l’intrigante tema “Sento odore di caffè. Non solo naso… La chiave per apprezzare la nera bevanda? Un viaggio tra i cinque sensi!”.

L’intervento dell’ingegnere chimico Marino Petracco

Una serie di questioni e di approfondimenti, come si può immaginare, dedicati ai veri appassionati e ai cultori più raffinati del prezioso chicco.

Ma non meno significativi saranno gli altri incontri di una rassegna, unica nel suo genere, che stavolta sprigiona un fascino tutto suo già dal titolo generale del ciclo: “Aria, terra, fuoco, acqua: caffè, un viaggio tra gli elementi”.

“Abbiamo puntato ad analizzare quale correlazione esiste tra il caffè e i quattro elementi della natura identificati dall’antica filosofia greca – spiegano il presidente Amdc Pistrini, la coordinatrice del ciclo Nicoletta Casagrande (responsabile dell’InfoLibro-Salotto multimediale del libro italiano di Capodistria, nonchè appassionata cultrice del mondo del caffè) e gli organizzatori di questa edizione Giulio Rebetz e Piero Ambroset -. Venendo avvolti dagli aromi che si sprigionano attraverso il veicolo dell’aria pensiamo al lungo percorso che il caffè ha compiuto per arrivare fino in tazza. Ma scopriremo anche come dalla semente germogliata nella terra lontana dell’Etiopia, del Vietnam, del Brasile e di altri paesi tropicali, grazie all’acqua della pioggia, da semplice pianta il caffè diventa una derrata agricola di largo consumo”.

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Il programma (immagine concessa)

“Per azione delle fiamme del fuoco usato per la tostatura dei chicchi, essa poi si converte in un prezioso prodotto alimentare che, per sollecitare e solleticare i sensi degli appassionati consumatori, avrà bisogno ancora dell’acqua bollente per trasformarsi in profumata bevanda. Alla fine, dalla tazzina di porcellana – un altro tipo di terra – i multiformi aromi necessiteranno di volatilizzarsi nell’aria per raggiungere il sensibile olfatto dei degustatori. Per così, grazie a un’industrializzazione controllata e ponderata, salvaguardare la più nota tradizione italiana: “Il rito del caffè”.

Ed è dunque in tale esplorazione che si cimenteranno, nei successivi appuntamenti, ogni primo giovedì del mese, sempre alle ore 17.30 e sempre al Savoia Palace, sulle Rive di Trieste: Matteo Carzedda (7 dicembre, su “Caffè, farfalle e comunità”), Roberto Nocera (4 gennaio 2024, su “Dominare l’energia del fuoco per servire la magnifica bevanda”), Massimiliano Fabian (1 febbraio, su “Caffè decaffeinato: il piacere del gusto”), Anna Gregorio Michelazzi (7 marzo, su “Lo Spazio, fra ricerca e business”), Antonella Caroli Palladini (4 aprile, su “Porto vecchio: viaggio di ritorno ai Magazzini del Caffè”) e Alberto Pallavicini (2 maggio, su “Genetica e caffè: dalla pianta al consumatore”).

L’ingresso a tutti gli incontri sarà libero fino a esaurimento dei posti disponibili. Gli appuntamenti potranno venir seguiti anche on line sul portale web dell’Associazione cliccando qui o tramite il profilo Facebook aMDC Trieste.

Tornando al relatore di apertura del 2 novembre, va ancora sottolineato come l’ingegner Marino Petracco, accanto al suo ruolo ultratrentennale di ricercatore a illycaffè, ha accumulato una vasta esperienza di tutti gli anelli della catena su cui si basa la forza del caffè espresso, ovvero la qualità.

Ha pubblicato numerosi articoli scientifici su agricoltura, fisica e chimica del caffè inteso sia come pianta che come bevanda.

Si è interessato anche all’influsso della bevanda sull’organismo umano, è stato presidente del comitato globale Iso per le normative sul caffè, ha presieduto in due riprese il comitato scientifico dell’industria europea per gli studi sugli effetti fisiologici del caffè (Isic) ed è tra gli autori dell’unico libro dedicato alla chimica del caffè espresso, contribuendo inoltre, con un suo capitolo sui metodi di preparazione delle varie bevande tradizionali, all’aggiornamento della più completa collana di volumi scientifici sul caffè, nonché alla Ullmann’s Encyclopedia of Industrial Chemistry.

Appassionato comunicatore e divulgatore, Petracco segue le orme del suo maestro dottor Ernesto Illy svolgendo, in sei lingue, un’intensa attività di conferenziere internazionale, a maggior lode e gloria del caffè.

Nestlé Italia e Too Good To Go con la campagna “Osserva, annusa, assaggia” contro lo spreco alimentare

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Nestlé Italia e Too Good To Go contro lo spreco alimentare (immagine concessa)

ASSAGO (Milano)  – In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, Nestlé Italia e Too Good To Go rilanciano la campagna “Osserva, annusa, assaggia” con l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori sulla corretta interpretazione delle etichette e del termine minimo di conservazione indicato sul packaging dei prodotti, contrastando quindi lo spreco di cibo.

L’impegno di Nestlé Italia e Too Good To Go per la sostenibilità

Secondo uno studio [1] condotto dalla Commissione Europea, il 10% degli scarti alimentari è legato a una scarsa conoscenza delle etichette. Nello specifico, il termine minimo di conservazione (TMC) indica la data entro cui un alimento mantiene le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione.

È indicato in etichetta con l’espressione “da consumarsi preferibilmente entro il”. La data di scadenza è invece utilizzata per prodotti rapidamente deperibili, per i quali il consumo oltre quella data potrebbe costituire un pericolo per la salute. Compare in etichetta con la dicitura “da consumare entro”.

In questa prospettiva, sono diverse le iniziative su cui Nestlé sta lavorando, sia a livello nazionale che internazionale, per promuovere un modello di consumo e produzione responsabile, come stabilito dall’Agenda 2030.

Nestlé Italia ha stretto da anni un’alleanza virtuosa con Too Good To Go, aderendo all’iniziativa – in un network che include enti, aziende e supermercati – per aumentare la consapevolezza in relazione alle date riportate in etichetta, adottando sul packaging di alcuni prodotti l’ Etichetta consapevole, ovvero un’indicazione che invita i consumatori a verificare se gli alimenti siano ancora consumabili dopo il termine minimo di conservazione attraverso l’utilizzo dei propri sensi (vista, olfatto, gusto).

Inoltre, nell’ultima versione di “Dove lo butto?”, la piattaforma digitale powered by Nestlé per la raccolta differenziata, l’azienda ha scelto di inserire la stessa etichetta consapevole in modalità “digitale”, che fornisce indicazioni per interpretare correttamente il termine minimo di conservazione riportato sui propri prodotti.

Il sostegno di Nestlé in Italia a Banco Alimentare

Sempre in materia di lotta allo spreco alimentare, Nestlé in Italia sostiene da più di 20 anni Banco Alimentare, l’organizzazione che offre aiuto e distribuisce generi alimentari a più di 1,5 milioni di persone in difficoltà. Nel 2022, nel nostro Paese Nestlé ha donato quasi 2.000 tonnellate di eccedenze, equivalenti a 38.940 carrelli della spesa.

Inoltre, dal 2011 Nespresso, marchio del Gruppo Nestlé, ha avviato l’iniziativa “Da chicco a chicco”, un progetto di economia circolare che prevede il riciclo dell’alluminio delle capsule e la trasformazione della polvere di caffè in compost, usato come fertilizzante in una risaia. Dal 2011 al 2022 Nespresso ha donato 785 quintali di riso al Banco Alimentare della Lombardia, del Lazio e del Piemonte.

L’impatto di Nestlé in Italia

L’impegno e il contributo del Gruppo Nestlé per la creazione di valore sociale e ambientale in Italia sono riassunti nel “Nestlé FooDprint”[2], un documento redatto con il contributo di SCS Consulting e LUISS, creato con l’obiettivo di quantificare l’impatto dell’azienda nel nostro Paese.

In questo contesto si inquadra anche la partnership stretta in Italia tra Nestlé e il nuovo Corso di Laurea magistrale in “Sustainable Food Systems dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” con l’obiettivo di formare i futuri manager della sostenibilità nell’industria agroalimentare. Si tratta di figure sempre più indispensabili per sviluppare soluzioni finalizzate ad affrontare le sfide del presente e del futuro legate alla produzione e al consumo di cibo.

“Come azienda leader nel settore del food & beverage, in Nestlé abbiamo la responsabilità e la straordinaria opportunità di fornire il nostro contributo per contrastare lo spreco alimentare e migliorare l’accesso al cibo per tutte le persone. La collaborazione con Too Good To Go si inserisce proprio in questo quadro e aggiunge un fondamentale tassello, ovvero l’educazione e la sensibilizzazione dei consumatori, rendendoli protagonisti di un significativo passo verso un futuro più sostenibile” ha dichiarato Marta Schiraldi, head of sustainability Gruppo Nestlé in Italia.

La scheda sintetica di Gruppo Nestlé

Il Gruppo Nestlé, presente in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, è l’azienda alimentare leader nel mondo, attiva dal 1866 per la produzione e distribuzione di prodotti per la Nutrizione, la Salute e il Benessere delle persone. Good food, Good life è la nostra firma e il nostro mondo.

Nel 2023 Nestlé celebra 110 di presenza in Italia, rinnovando il suo impegno con azioni concrete per esprimere con i propri prodotti e le marche tutto il buono dell’alimentazione.

L’azienda opera in Italia in 9 categorie con un portafoglio di numerose marche, tra queste: Meritene, Pure Encapsulations, Vital Proteins, Optifibre, Modulen, S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Bibite  e aperitivi Sanpellegrino, Purina Pro Plan, Purina One, Gourmet, Friskies, Felix, Nidina, Nestlé Mio, Nespresso, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Starbucks, Orzoro, Nesquik, Garden Gourmet,  Buitoni, Maggi, Perugina, Baci Perugina, KitKat, Galak, Smarties, Cereali Fitness.

Scopri di più sul Gruppo Nestlé in Italia cliccando qui.

Note

[1] “Market study on date marking and other information provided on food labels and food waste prevention” (2018), European Commission: https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/e7be006f-0d55-11e8-966a-01aa75ed71a1/language-en

[2] Il “Nestlé FooDprint” è consultabile qui.

Eridania al Festival della scienza di Genova con il laboratorio dedicato allo zucchero fino al 5 novembre

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Lo stand Eridania al Festival della scienza (immagine concessa)

BOLOGNA – Eridania, marchio icona della dolcificazione dal 1899, partecipa al Festival della scienza di Genova, manifestazione leader internazionale tra gli eventi di diffusione della cultura scientifica, che ha aperto il 26 ottobre, e proseguirà fino al prossimo 5 novembre.

Eridania al Festival della scienza di Genova

In questa cornice d’eccezione, che ogni anno riunisce in diverse sedi culturali genovesi migliaia di studenti e appassionati per partecipare a conferenze, laboratori, mostre, spettacoli ed eventi sulle principali tematiche e novità scientifiche del momento, Eridania firma una importante attività di educazione sul mondo della dolcificazione, dal titolo “Zucchero & Co – L’impronta della dolcezza”: un viaggio attraverso gli elementi nutritivi, con particolare attenzione allo zucchero in tutte le sue forme, per comprenderne le origini e peculiarità e sfatarne i falsi miti.

L’attività si tiene all’interno dell’area espositiva situata in Piazza delle Feste e la sua realizzazione è stata curata dalla Cooperativa Ossigeno, realtà specializzata in progetti di comunicazione e divulgazione scientifica.

In programma diverse attività interattive: tra schede didattiche, esperimenti di fisica, ricostruzione dei processi attraverso i quali la barbabietola e la canna si trasformano nello zucchero che troviamo sulle nostre tavole, bambini, studenti e appassionati di ogni età potranno scoprire lo zucchero, gli aneddoti e le curiosità che lo caratterizzano e imparare come inserirlo in una dieta corretta.

Tra gli obiettivi principali dell’iniziativa, infatti, vi è quello di imparare a distinguere i “falsi miti” dalle notizie attendibili, così da capire quale sia la via migliore per scegliere un’alimentazione quanto più equilibrata e bilanciata, ma senza rinunciare a un pizzico di dolcezza.

“Siamo felici e orgogliosi di prendere parte al Festival della scienza, manifestazione d’eccezione e fiore all’occhiello di Genova, la città in cui, ormai più di 120 anni fa, nacque Eridania – ha dichiarato Alessio Bruschetta, amministratore delegato di Eridania Italia – L’impegno che, come azienda, ci assumiamo nel campo della nutrizione responsabile parte anche dalla vicinanza ai consumatori: l’attività che portiamo al Festival della Scienza ci consente di sensibilizzare un pubblico vario e di ogni età attraverso un’azione di divulgazione scientifica che dia basi strutturate alle scelte di consumo”.

Bruschetta aggiunge: “I consumatori sono sempre più attenti e ricercano maggiori informazioni sul prodotto da acquistare, a maggior ragione se questo finirà sulle loro tavole. È perciò fondamentale informarli adeguatamente, accompagnandoli e aiutandoli a distinguere le fake news dalle notizie vere e attendibili”.

L’impegno per l’educazione alimentare a partire dai bambini: per l’anno scolastico 2023/24 riparte il programma “A scuola di dolcezza”

La responsabilità che si assume Eridania nel campo della corretta nutrizione è parte di un impegno globale dell’azienda nel perseguire la sostenibilità sociale e ambientale.

In quest’ottica e in risposta ad una crescente disinformazione sulle tematiche legate all’alimentazione, Eridania ha rinnovato, per il terzo anno consecutivo, la sua attività di informazione ed educazione all’interno delle scuole primarie con il programma “A scuola di dolcezza”.

Il progetto nasce per diffondere, attraverso la chiave del gioco, una cultura del benessere e della salute e ad aiutare i bambini a prendere consapevolezza dell’importanza di una corretta alimentazione, in riferimento al consumo equilibrato e responsabile di carboidrati e zucchero.

Anche per l’anno scolastico 2023/24, il programma educativo, i cui contenuti sono stati studiati con la supervisione scientifica del dottor Marco Deganello Saccomani, medico pediatra e gastroenterologo pediatrico, coinvolgerà 1.500 classi delle scuole primarie per circa 28.000 alunni in tutta Italia.

La scheda sintetica di Eridania Italia

Eridania Italia fa parte del gruppo Cristal Union, unico player estero del comparto saccarifero ad avere investito in modo significativo in Italia, che considera un mercato strategico secondo solo alla Francia. Cristal Union è uno dei maggiori poli saccariferi comunitari con 9.000 agricoltori soci cooperatori e 11 stabilimenti produttivi, cui va aggiunta una partecipazione paritetica al 50% nella Raffineria SRB S.p.A. di Brindisi (l’altro 50% è degli americani ASR, specializzati nella raffinazione con 11 raffinerie tra Nord America e UE).

È il secondo gruppo saccarifero francese e il quarto in Europa (secondo nella produzione di Bioetanolo), con un fatturato di circa 1,7 miliardi di euro nel 2022, 2.000 dipendenti e una produzione di 1,9 milioni di tonnellate di zucchero per industria e retail e 6 milioni di ettolitri di alcol e bioetanolo per industria, cosmetica, energia e produzione alimentare. Il Gruppo serve 2.500 clienti in 100 paesi e distribuisce in Francia i marchi Daddy ed Erstein.

Eridania e la sostenibilità

La sostenibilità, perseguita dal punto di vista sociale e di impresa, ma anche ambientale e produttivo, rappresenta dal 2013 una delle linee guida dello sviluppo di Eridania.
Per ribadire il suo impegno a contribuire a un domani più sostenibile e “green”, Eridania ha lanciato nel 2022 la campagna “Il futuro chiede dolcezza” con i suoi “pack parlanti”.

Le speciali confezioni di zucchero classico si rivolgono direttamente alle persone, raccontando dell’impegno concreto assunto dall’azienda per ridurre l’impatto sull’ambiente dei processi produttivi che portano lo zucchero dal campo alle nostre tavole.

Sui pack sono riportati i numeri della sostenibilità di Eridana, e i risultati più apprezzabili ottenuti nel tempo, come la drastica riduzione delle emissioni di CO2 (-35% dal 2014); il risparmio, ogni anno, di una enorme quantità d’acqua, ovvero l’equivalente di 500 piscine olimpioniche; l’utilizzo del 100% di energia proveniente da fonti rinnovabili per il confezionamento dello zucchero classico presso lo stabilimento di Russi.

L’Arcade, ristorante stellato con un occhio di riguardo alla tazzina: com’è l’espresso a 4€

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Lo chef de L'Arcade, Nikita (foto concessa)
Lo chef de L'Arcade, Nikita (foto concessa)

MILANO – Andiamo a Porto San Giorgio, in provincia di Fermo: sul Lungomare Antonio Gramsci, L’Arcade, ristorante stellato e capitanato dallo chef Nikita Sergeev, che con la sua brigata porta avanti un’idea di cucina di un certo livello che, coerentemente, si riflette anche nella tazzina d’espresso, curata dal sommelier Andrea Bianchini.

E’ stata un’estate animata da diverse notizie che hanno ruotato attorno allo scandalo dei prezzi proposti in diversi locali, un allarme lanciato spesso dai consumatori: in un ristorante stellato come L’Arcade, la questione dello scontrino è ancora un punto di discussione, o la qualità parla da sola? Come commentate questa ondata di indignazione?

“Per quanto riguarda gli scontrini di cui si è parlato tanto in questi mesi, credo che quando dei commensali fanno la richiesta di dividere in due un piatto, è in in sala che si deve esser pronti a rispondere: i nostri camerieri devono spiegare subito il perché non sia divisibile.

Nella nostra ristorazione, l’esperienza è quella che conta, per cui, anche soltanto mangiare un piatto intero invece che a metà, può lasciare il palato completamente in modo diverso.

Anche qualora si dovesse arrivare alla condivisione del piatto, credo che 2 euro in aggiunta siano ridicoli: dobbiamo imparare a dire di no al cliente, invece che cadere di stile con questi scontrini. Rifiutare la divisione è una presa di posizione attraverso cui presentare il proprio modo di lavorare. Noi li chiamiamo ospiti, però anche gli ospiti devono sapersi comportare.”

Ma quindi da voi a L’Arcade nessuno si lamenta per i prezzi elevati?

“In realtà i nostri pasti sono in linea con la media della ristorazione italiana. Certo al sud, le cose costano un po’ di meno e a nord un po’ di più, ma ormai la ristorazione anche di livello popolare, si sta avvicinando ai prezzi dei locali come il nostro.

Dentro L’Arcade (foto concessa)

Bisogna fare i conti con il fatto che in cucina lavoro con 9 persone per preparare un piatto: nella ristorazione, è chiaro, non c’è arricchimento. La fine dining, la cucina fine, è fatta di ricerca e c’è bisogno di persone piuttosto preparate.

E proprio lì sta il costo.

Ci si lamenta del prezzo sul menù per una determinata portata, eppure c’è da ricordarsi questo: si paga più che altro il personale.

Devo dire che noi rientriamo piuttosto nella media: un piatto a L’Arcade alla carta costa 25 euro. Per avere la possibilità di lavorare con i costi che ci sono oggi, dobbiamo posizionarci su questi livelli.

Certo a volte qualcuno viene a scherzare sull’idea della ristorazione di nicchia che costa troppo, ma la realtà dei fatti è che noi non guadagniamo tantissimo.

Tuttavia, si è un po’ creato questo finto mito per cui l’alta ristorazione ha prezzi inaccessibili e che i cuochi ci speculino sopra. Invece le spese vanno innanzitutto per retribuire il personale e in secondo luogo per l’approvvigionamento della materia prima, che negli anni è triplicata: eppure i prezzi sul menù sono rimasti gli stessi.

Bisogna quindi trovare il giusto equilibrio tra il nostro guadagno e ciò che la gente può permettersi di spendere.

Mi piace che il ristorante sia pieno, per cui per reagire ai rincari, abbiamo soltanto ripristinato il coperto che sul menù è chiamato servizio.

Per diverso tempo l’avevamo tolto, ma un anno fa abbiamo dovuto inserirlo di nuovo.

Qualcuno ci ha chiesto il perché, e ci ha riferito che avrebbero preferito fosse spalmato sulle voci del menù. Invece noi volevamo esser trasparenti e far capire ai clienti dove andassero i soldi in più.”

Cosa fa la differenza in un ristorante stellato? Il menù, il servizio, la visione dello chef?

Il ristorante stellato (foto concessa)

“E’ un lavoro di gruppo. Parlo sempre del “mio ristorante” perché nel nostro settore siamo tutti diversi uno dall’altro e per questo motivo viene definita come cucina d’autore.

Da noi a L’Arcade c’è tanta condivisione e studio: il creatore delle idee magari sono io, con una visione critica, ma poi tutto passa dal confronto con i ragazzi.

Sviluppo l’idea del piatto e poi mi confronto con il mio team che mi dà dei feedback.

Quando faccio uscire un menù, sto pensando già a quello nuovo ed è un lavoro di concentrazione.

Un mese, due mesi prima di proporlo in sala, si comincia con le prove e soltanto nelle ultime settimane si definisce. Tuttavia, fin quando non viene assaggiato dai clienti, non so mai se è completamente centrato.

In questo studio mi pongo l’obiettivo di esser riconoscibile, così che quando le persone si fidelizzano, possono tornare a provare piatti diversi in cui però ritrovare la mia identità.

La più grande sfida è quella di sapersi trasformare restando però fedele al proprio stile: un risultato che si ottiene negli anni. Così è nella cucina d’autore: ognuno ha un timbro proprio, unico.

Ad esempio io sono un amante della parte amara e acida abbinate insieme, una combinazione che dona una sensazione di rotondità al palato.

La mia cucina per questo divide spesso: quando si entra a L’Arcade, o si amano o si odiano i miei piatti.”

Ultimamente sempre più si discute dell’importanza del caffè anche nei ristoranti, come la chiusura di un pasto che possa valorizzare l’intera esperienza: da voi, locale addirittura stellato, come avete trattato questa voce del menu?

Andrea Bianchini (foto concessa)

Andrea, dal mondo della sommelerie del vino si è avvicinato a quello del caffè, ha portato la sua curiosità nella tazzina in maniera professionale: “È da poco che sta avvenendo questo cambiamento: il mio interesse sta cambiando il nostro approccio nei confronti del caffè.

Vogliamo trattare questa bevanda come parte integrante del percorso di degustazione, esattamente come lo studio fatto con il vino insieme ai piatti. Purtroppo questo discorso può essere o meno compreso: certi caffè, certi gusti, non sono vicini al palato medio e in questi casi mi piace introdurre brevemente la bevanda servita, facendo un po’ di cultura e abbinandola alla piccola pasticceria finale.

Parlando delle attuali miscele abbiamo pensato per l’espresso un 70% Colombia e 30% Robusta del Nicaragua e un 100% Arabica a fermentazione anaerobica – con quest’ultima stiamo sperimentando e la proponiamo a chi vuole provare ad esplorare acidità più spinte -.

Abbiamo pensato di realizzare così la nostra offerta in collaborazione con una piccola azienda del territorio a Pedaso, la torrefazione Energa, che si occupa della selezione e della tostatura. Una parte delle vendite vengono date come fondi per la costruzione di scuole e chiese nei paesi d’origine e noi abbiamo sposato la loro causa.”

In filtro cosa proponete?

“Al momento abbiamo già proposto per il periodo estivo il cold brew con una ricetta che ho realizzato confrontandomi con il resto del gruppo, usando una miscela 100% Arabica composta da 4 monorigini (India, Etiopia, Colombia e Brasile).”

Quale attrezzatura avete scelto per il caffè de L’Arcade?

“Abbiamo al momento una Aurelia 2 di Nuova Simonelli, così come il macinacaffè. Ci arriverà in futuro un modello on demand per le miscele più pregiate.”

La vostra proposta di caffè ha riscontrato già dei buoni feedback?

“Per quanto riguarda il cold brew, le reazioni sono state molto buone. Mentre per l’espresso, la miscela con Robusta è stata quella più apprezzata anche se ha stupito un po’ per l’acidità.

Però, piaciuto o non piaciuto, è sicuramente memorabile. Nel caso del fermentato anaerobico, viene ordinato da chi ha già familiarità con caffè di tipo differente. Potremmo in futuro inserire anche le monorigini, e realizzare una carta di caffè giocando su delle monoporzioni che permettano di avere più varietà e processi di lavorazione.”

Qualche abbinamento con la pasticceria?

“Ancora non siamo arrivati a quel punto, ma nel mio piano futuro, idealmente gli aromi sprigionati si potrebbero abbinare a più proposte di piccola pasticceria. Bisogna studiare le tempistiche e renderlo pratico per il servizio. “

Quanto costa l’espresso a L’Arcade?

L’espresso costa 4 euro. Per il cold brew utilizziamo il servizio di bicchieri della Kruve. Ed è lo stesso prezzo al momento per entrambe le miscele proprio perché il caffè viene molto snobbato nell’ambito della ristorazione e il nostro risultato spicca per il suo esser particolare, interessante.”

Il personale è un altro punto dolente per molti nel settore dell’ospitalità: da L’Arcade avete vissuto questo problema e se sì, come l’avete o lo state gestendo?

Riprende la parola lo chef de L’Arcade: “Abbiamo avuto questo problema, come tutti. Ma abbiamo pensato e puntato sempre tanto sulle persone che vogliono fare questo lavoro e sono portate a stare a contatto con il pubblico.

Abbiamo cercato risorse che sono appassionate e abbiamo investito su di loro, formandoli sul campo e facendoli crescere.

Il clima lavorativo è fondamentale: quando qualcuno si sente importante – oggi c’è tanta attenzione sui cuochi e poco sul personale di sala – allora si fa la differenza.

Quando qualcuno se ne va da qui per fare nuove esperienze, sono contento perché porterà altrove in alto il nostro nome. In sala siamo in 6, in cucina siamo 7 fissi più delle aggiunte in alta stagione, sino ad arrivare a 9.

È stata un’estate strana: la stagione climaticamente è stata ballerina, abbiamo registrato circa un 35% di calo anche se abbiamo sempre fatto il completo.

Facendo i conti dei coperti abbiamo incassato meno, tuttavia a livello di lavoro c’è sembrato molto di più e concentrato tutto in agosto. A parer mio stiamo ancora vivendo gli strascichi del Covid. Nel 2021, tra un lockdown e l’altro, le persone uscivano e spendevano tanto.

Invece nel 2022, 2023, la situazione si sta assestando e la gente comincia anche a viaggiare fuori dall’Italia. Ancora dobbiamo capire come ci si muoverà nel futuro.”

Quali sono le nuove direzioni verso cui viaggerà la ristorazione stellata e di livello dei prossimi anni?

“La sostenibilità e la ricerca: è semplice acquistare un ingrediente costoso, ma bisogna riuscire anche a lavorare una materia prima che ha un minor impatto di sostenibilità ambientale ed economica con sfumature nuove, per piatti creativi anche a fronte di costi più equilibrati rispetto alle spese che dobbiamo sostenere oggi.

Bisogna trovare la quadra: è arrivato il momento di ragionare con la testa sui piatti, senza comprare semplicemente un chilo di tartufo o di astice.

È necessario usare ingredienti di terra, ritornare alle origini della tradizione italiana, sperimentare la cucina circolare.

Ci si aspetta da noi, un X factor, un effetto wow. Nel viaggio sensoriale di un menù, anche la carota da 3 centesimi deve avere un senso in modo tale che se non ci fosse proprio lì, tutto stonerebbe.

La sostenibilità poi deve anche riflettersi nella gestione del personale: la ristorazione soprattutto di alta fascia non deve essere un esercito.

Bisogna creare un’atmosfera di disponibilità, per smorzare lo stress che comunque si vive nel nostro settore, di ascolto. Bisogna essere presenti.”

Andrej Godina: “Per valorizzare il caffè è imperativa un’offerta formativa come nella filiera del vino”

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andrej godina TRIESTESPRESSO CAMPUS consapevolezza formazione
Andrej Godina durante un assaggio

Andrej Godina ritorna su queste pagine con il secondo articolo dedicato alla spinosa questione di come creare maggiore consapevolezza del caffè in Italia. Secondo l’esperto, il passo successivo per valorizzare la filiera nel Bel Paese è creare un’offerta formativa rivolta al consumatore, al barista e al tostatore in sinergia con le associazioni del vino.

Le enoteche, ricorda l’esperto, sono luoghi frequentati da clienti attenti, curiosi e già formati sul flavore del vino. Si tratta di luoghi privilegiati dove il prodotto caffè può venire offerto, spiegato e venduto. Si dovrebbe perciò auspicare un processo di evoluzione simile a quello che ha fatto il mondo del vino con la creazione di una rete capillarmente distribuita sul territorio di scuole in grado di offrire corsi di formazione al consumatore.

C’è di più: secondo Godina l’Italia potrebbe beneficiare altresì di una rinnovata organizzazione della rete dei formatori Sca assieme alla creazione di percorsi di aggiornamento professionale per i tostatori. Leggiamo di seguito le sue considerazione nel secondo articolo dedicato all’espansione della consapevolezza del mondo del caffè nel nostro Paese.

Come creare maggiore consapevolezza del caffè in Italia

di Andrej Godina

MILANO – “Come creare maggiore consapevolezza del caffè in Italia? Il secondo passo è organizzare una capillare offerta formativa rivolta al consumatore, al barista e al tostatore. L’evoluzione di una filiera merceologica passa obbligatoriamente attraverso un approfondito e completo processo di formazione di tutti gli attori chiave. Per il mondo del caffè è richiesto un intervento trasversale ricolto al consumatore, al barista e al tostatore.

Consapevolezza nel consumatore

Oggi il consumatore di caffè non è assolutamente formato sul prodotto, né tanto meno ha una conoscenza della filiera di produzione. È necessario un processo di evoluzione simile a quello che ha fatto il mondo del vino con la creazione di una rete capillarmente distribuita sul territorio di scuole in grado di offrire corsi di formazione al consumatore.

Un esempio virtuoso è ciò che hanno fatto l’Associazione Nazionale Sommelier, l’organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino e tante altre sulla divulgazione della cultura di prodotto e di filiera rivolta non solamente ai professionisti ma anche tanti appassionati consumatori.

L’Italia è un paese totalmente sguarnito di corsi sul caffè e che necessita di un’azione coesa di filiera per offrire percorsi di avvicinamento sensoriale a un prezzo sostenibile. Per esempio, sotto l’ombrello di qualche associazione nazionale di categoria, l’industria potrebbe finanziare un ente no profit con lo scopo di educare il consumatore.

Le sedi dei corsi possono essere facilmente trovate nelle sale di formazione delle torrefazioni o nelle sale delle sedi Fipe. Il consumatore non richiede una didattica complicata ed estremamente approfondita, infatti le docenze possono essere tranquillamente gestite da baristi esperti che abbiano l’attitudine alla docenza o dai tanti formatori interni alle torrefazioni.

A livello nazionale sarebbe sufficiente creare la didattica suddivisa in differenti livelli di approfondimento e di tempo, partendo da mini incontri di due ore fino ad arrivare ad appuntamenti periodici per un totale di 10 o 12 incontri. La pubblicazione dei manuali e libri di testo assieme ai kit di degustazione da utilizzare durante i corsi renderebbe l’organizzazione dei corsi ancora più semplice.

Allo stesso modo, sempre a livello nazionale e istituzionale tra associazioni e comitati, sarebbe auspicabile un incrocio di tematiche formative, per esempio con un accordo quadro con l’AIS e/o l’Onav affinché le stesse associazioni del vino possano erogare ai proprio soci corsi sul caffè e sull’abbinamento caffè/cibo.

Barista – Sommelier

L’offerta formativa adatta ai professionisti deve essere differente a quella offerta al consumatore e deve essere erogata da personale docente formato in grado di fornire i corretti e puntuali contenuti teorici e un’adeguata formazione pratica.

Per fortuna esistono molte scuole di formazione professionale su tutto il territorio nazionale fatte di Accademy interne alle torrefazioni e di scuole indipendenti spesso fondate e gestire da trainer autorizzati della Specialty Coffee Association.

Sfortunatamente questa capillare presenza di scuole non raggiunge il risultato sperato per una molteplicità di ragioni. Provo ad elencare quelle che a mio parare hanno un impatto più importante.

Per quanto riguarda le scuole indipendenti, affiliate spesso alla Sca, molte volte sono gestite da professionisti poco preparati che hanno improvvisato la loro attività sul semplice superamento di qualche certificazione del Coffee Skills Program e sul pagamento di un costo di autorizzazione di Sca, senza alcuna preparazione manageriale, a volte addirittura con evidenti carenze di organizzazione dei corsi, di gestione delle classi e di lacune sulle materie che insegnano.

A livello nazionale non esiste alcun coordinamento sistematico centrale da parte di Sca Italy per quanto riguarda i programmi e i calendari formativi, non esiste alcun tipo di controllo sistematico sulla qualità dei corsi erogati e non esiste alcun tipo di programma continuativo di aggiornamento professionale dei docenti, così come non c’è alcun tipo di materiale didattico uniformato.

Insomma, una moltitudine di trainer che operano indipendenti e in solitaria con l’unica linea guida fornita da parte dell’associazione degli esami teorici svolti su piattaforma online e un’indicazione di quelle che devono essere le attività pratiche.

Sull’altro fronte, ovvero quello della formazione erogata dalle Academy delle torrefazioni, la qualità professionale dei formatori ha le medesime criticità di quelle delle scuole Sca aggiungendo il fatto che gli argomenti trattati sono spesso incompleti rispetto a quello che è la cultura di filiera e di prodotto, spesso limitati a quelli che riguardano la singola offerta commerciale dell’azienda.

Per uscire da questo oblio formativo è necessario rimodulare la gestione delle scuole di formazione di Sca con un più efficace e sistematico aggiornamento professionale dei docenti e una condivisa volontà di filiera nel formare in modo più completo e approfondito i clienti della torrefazione uscendo dallo schema del corso base di caffetteria che spesso pretende di formare il barista in sole 4 ore corso!

Bisogna cambiare paradigma e voltare pagina verso attività più virtuose con un’offerta formativa più ampia che comprenda quella di prodotto, quella sui metodi di estrazione, quella sul cappuccino, quella sulla gestione dell’attività di somministrazione, quella sul servizio, sul visual marketing e sulla comunicazione social per le caffetterie.

Come già detto nel caso del consumatore, anche per la formazione del barista e del sommelier è auspicabile una collaborazione nazionale tra le associazioni di formazione professionale al fine di creare sinergie virtuose di collaborazione.

Ricordiamoci che le enoteche, luoghi frequentati da clienti attenti, curiosi e già formati sul flavore del vino, sono luoghi privilegiati dove il prodotto caffè può venire offerto, spiegato e venduto.

Tostatore

Spesso il tostatore delle torrefazioni ha imparato il mestiere con un sapere tramandato oralmente dal suo predecessore, il quale ha imparato a sua volta il mestiere dal suo predecessore.

Il risultato è che il tostatore di oggi svolge il suo lavoro senza aver fatto una formazione formale, opera come un semplice “macchinista” che spesso perpetua errori di tostatura che gli sono stati tramandati dai suoi predecessori.

L’odierna tecnologia di tostatura, l’introduzione di firmware di gestione avanzata dei parametri di tostatura, il cambiamento delle tipologie di caffè verde rispetto al passato, richiedono in torrefazione un attento e profondo aggiornamento di questa professione.

Sfortunatamente i consulenti esperti di queste materie, in grado di erogare un percorso formativo adeguato, sono davvero pochi.

Le associazioni di categoria dovrebbero costruire con loro dei percorsi di aggiornamento professionale da offrire ai tostatori per riuscire a colmare gli enormi passi in avanti fatti da una sempre più folta schiera di micro torrefattori Specialty.

In conclusione di questo secondo articolo le parole chiave che riassumono le azioni da mettere urgentemente in campo sono una coesione delle torrefazioni a livello nazionale per mettere in campo un’offerta formativa al consumatore, al barista e al sommelier in sinergia con le associazioni del vino, una rinnovata organizzazione della rete dei formatori Sca assieme alla creazione di percorsi di aggiornamento professionale per i tostatori”.

Andrej Godina

Groupe Seb cresce grazie alle macchine espresso professionali, caffè amaro per Keurig Dr Pepper

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Groupe Seb
Il logo del Gruppo Seb

MILANO – Le macchine da caffè professionali continuano a essere il più significativo driver di Groupe Seb, che chiude il terzo trimestre in ulteriore progressione, con vendite a 1,92 miliardi di euro, in crescita dell’8,9% a parità di perimetro e dell’1,4% su base riportata.

Ciò fa seguito al +6,6%, a parità di perimetro, del secondo trimestre e al -3,7% del primo.

Nei primi 9 mesi, le vendite sono ammontate a 5,532 miliardi di euro: la crescita è stata del 3,9% a parità di perimetro, mentre su base riportata si registra ancora un -0,5%.

Questi dati sono in linea con la traiettoria tracciata da Groupe Seb a inizio anno, che punta a una crescita a parità di perimetro del 5%, per l’intero esercizio.

Le vendite della divisione Professional business di Groupe Seb volano a 697 milioni

risultando il comparto del Gruppo in maggiore crescita, con un +31%, a parità di perimetro, e un +38,3% su base riportata.

Il 90% del Professional business è costituito dal segmento caffè professionale, con i marchi Wmf (uno dei leader mondiali nel mercato delle macchine da caffè professionali full auto), Schaerer, Wilbur Curtis e La San Marco, quest’ultima acquisita nel febbraio di quest’anno.

Il segmento ha evidenziato “estremo dinamismo” in tutti i principali mercati del Gruppo e segnatamente in Cina, Usa, Uk e Germania.

Nel terzo trimestre, in particolare, sono stati avviati importanti contratti di fornitura, con il colosso cinese delle caffetterie Luckin Coffee, il gigante del bakery britannico Greggs e la catena americana di minimarket QuikTrip.

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Mahlkönig presenta a Milano il macinacaffè EK Omnia con regolazione e dosaggio automatici

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EK Omnia Mahlkönig
EK Omnia (immagine concessa)

MILANO – Alla vigilia di Host Milano Mahlkönig ha presentato il lancio del nuovo macinacaffè di punta per espresso e filtro: l’EK Omnia. Teatro dell’annuncio ufficiale è stato il Maka Loft, un locale polifunzionale situato in un vecchio magazzino restaurato con un design minimalista nel quartiere Isola del capoluogo lombardo.

Il macinacaffè EK Omnia di Mahlkönig

EK Omnia è la nuova aggiunta alla gamma Mahlkönig EK insieme ai macinacaffè EK 43 e EK 43 S.

Costruito sull’eredità dell’iconico EK 43 e progettato per coerenza ed efficienza con la misurazione della distanza in micron (millesimo di millimetro) delle macine, la regolazione automatica della macinatura, il dosaggio automatico e le ricette programmate che possono essere replicate facilmente.

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Il macinacaffè EK Omnia presente a Host allo stand Mahlkönig (immagine concessa)

“Il lancio di EK Omnia continua l’eredità di Mahlkönig nel portare avanti la tecnologia di macinazione del caffè attraverso l’innovazione”, ha affermato il Marcel Lehmann, ceo di Hemro Groups. “Tutte le caratteristiche rivoluzionarie di EK Omnia sbloccano un potenziale illimitato per i baristi e la qualità del caffè. Siamo molto entusiasti di questo lancio poiché riteniamo che segni un momento cruciale sia per Mahlkönig che per il comparto del caffè nel suo complesso”.

Sfruttare il potenziale di ogni chicco

Lehmann continua: “L‘EK Omnia rappresenta non solo un prodotto, ma un passo avanti nel modo in cui i professionisti del caffè possono migliorarsi nella loro arte. Il nostro team ha dedicato tantissime ore di ricerca, sviluppo ed esperienza nella creazione di EK Omnia e crediamo che consentirà ai baristi di esplorare nuove dimensioni di sapore e consistenza nella preparazione del caffè”.

Lehmann aggiunge: “Questa innovazione non riguarda solo la bevanda; si tratta di sfruttare appieno il potenziale di ogni chicco, creare esperienze che soddisfino i clienti e stabilire nuovi standard di eccellenza nel settore.

Crediamo che EK Omnia possa diventare uno strumento essenziale nelle mani dei baristi, consentendo loro di preparare caffè straordinari con precisione e creatività”.

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Un dettaglio di Ek Omnia

In conclusione: “È una testimonianza del nostro impegno per l’eccellenza e della nostra dedizione a superare i confini di ciò che è possibile nel mondo del caffè. Mentre presentiamo EK Omnia sul mercato, non vediamo l’ora di vedere l’impatto che avrà, i nuovi orizzonti che aprirà e le storie che aiuterà a creare dai professionisti del caffè con ogni tazza. Questo lancio è una celebrazione dell’innovazione, dell’artigianalità e delle infinite possibilità che il caffè può offrire. L’azienda è felice di condividerlo con il mondo”.

La modalità Library

La nuova modalità Library consente ai baristi di salvare le caratteristiche delle loro ricette, 10 in totale, i parametri di macinatura preferiti (i dati comprendono il nome e peso della bevanda) a cui EK Omnia si adatta automaticamente. Tuttavia, in caso di necessità, i baristi possono regolare manualmente la dimensione della macinatura e il tempo di dosaggio secondo i vari casi.

L’innovazione principale di EK Omnia è dunque proprio la modalità Library in combinazione con l’unità di pre dosaggio (PDU).

Questa caratteristica innovativa incorpora una tramoggia di dosaggio volumetrico e un meccanismo automatico di regolazione della macinatura, che offre agli utenti la possibilità di mantenere ricette coerenti senza la necessità di una ricalibrazione costante.

Indipendentemente da chi utilizza il macinacaffè o dal tipo di caffè preparato perciò, la stessa ricetta può essere salvata e utilizzata senza sforzo.

Le versioni di macinatura salvate integrano quindi il dosaggio volumetrico con le impostazioni della granulometria a livello di micron.

La dimensione della macinatura, meticolosamente misurata in tempo reale a distanza di micron, elimina qualsiasi dipendenza da altre indicazioni.

Quando viene selezionata una ricetta, il macinacaffè regola istantaneamente sia la distanza delle macine che l’unità di pre dosaggio per corrispondere esattamente ai parametri scelti

L’EK Omnia utilizzato in modalità Library elimina le variazioni nella qualità del caffè tra luoghi diversi, garantendo che la stessa ricetta offra un’eccellenza costante a livello globale.

Inoltre, l’unità di pre dosaggio elimina la necessità di pesare manualmente i chicchi di caffè, semplificando ulteriormente il processo e migliorando la velocità del flusso di lavoro.

L’EK Omnia ha tre modalità di macinazione: la modalità classica, la modalità Time (ideale per la macinatura dell’espresso) e la già citata modalità Library.

EK Omnia conferma l’approccio personalizzato e innovativo alla regolazione continua della dimensione della macinatura (GSA), che combina perciò opzioni manuali, automatiche e touch per soddisfare qualsiasi preferenza del barista.

Le tre impostazioni per la dimensione della macinatura

GSA classica: la distanza tra i dischi per la macinatura viene impostata grazie alla manopola principale

Touch GSA: con la funzione touch si imposta la distanza tra i dischi

GSA automatico: regolazione automatica in base alla distanza del disco memorizzata
Oltre all’unità pre dosaggio, ovvero la tramoggia di dosaggio volumetrica, è presente un portafiltro regolabile che può essere scambiato con la copertura rimovibile, la quale, per consentire il fissaggio del portafiltro, è fissata sulla parte anteriore per una comodità ancora maggiore.

Altre caratteristiche del prodotto sono:

Un motore BLDC che permette il rilascio di un flusso caffè senza far rumore

Macine in acciaio fuso da 98 mm prodotte in Germania: le stesse frese dell’iconico EK 43

Display HMI con touchscreen

Piano inclinato facilmente rimovibile con porta-sacco

Pulsante start/stop con led di stato = O-ring illuminato

Modulo Wi-Fi per aggiornamenti e accesso remoto

Vassoio raccogli-gocce magnetico

Marcel Lehmann ricorda alla fine dell’evento: “Il nostro è un brand unico nel suo genere. La storia dell’azienda è cominciata nel 1924 e siamo alla vigilia del nostro 100° compleanno. L’evoluzione naturale del nostro Gruppo è rappresentato dall’EK Omnia, il futuro dell’industria del caffè. Omnia significa “tutto” o “tutte le cose”.

Deriva dalla parola latina “omnis”, che significa “tutto” o “tutti”. Omnia” viene spesso utilizzato in contesti in cui si desidera trasmettere l’idea di racchiudere o includere tutte le cose o gli elementi possibili. Riteniamo che EK Omnia sia esattamente questo: la soluzione di macinatura definitiva per le esigenze di ogni professionista del caffè”.