Ombretta Sarassi, general Manager OPEM S.p.a., ha condiviso con noi la sua opinione riguardo l’articolo che esprimeva il punto di vista di un esperto di gestione aziendale sulla figura dell’imprenditore in Italia (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito l’intervento di Sarassi.
Il manager in Italia
di Ombretta Sarassi
MILANO – “L’articolo è interessante e tanti imprenditori di medie industrie come la OPEM S.P.A. si saranno confrontati con il test che è stato proposto. Personalmente osservo molto, ho letto e leggo tutt’ora molte biografie di imprenditori “di successo”.
Ora bisogna comprendere cosa si intende per successo e mi sembra che nella vostra idea il successo è:
– imprenditore che dopo avere costruito un’azienda, deve togliersi delle responsabilità delegando
– imprenditore che deve vivere con la stessa libertà e garanzia di un dipendente
– imprenditore che deve lavorare sull’azienda.
Forse ho letto troppe biografie e più ne leggo e più sono convinta, come in tutte le professioni, che quando c’è ingegno e passione, l’imprenditore non smetterà mai di mettere le mani in pasta in quello che sa fare e nello stesso tempo, mi creda, “lavora sull’azienda”
E’ indispensabile che ci siano le deleghe del fare, diversamente qualsiasi azienda non potrebbe svilupparsi, ma come vede l’Italia, fortunatamente ha il 90% di piccole e medie aziende. L’altro 10% sono grandi aziende, spesse volte in mano ancora alle famiglie, quando va bene e molte volte invece sono in mano a dei fondi, a delle banche, diventando aziende finanziarie. L’imprenditore non c’è più.
E questo cambiamento di rotta, mette sempre più in pericolo i veri imprenditori, quelli che ancora hanno un sogno, hanno delle capacità, gli unici sui quali possiamo ancora contare per rimanere umani, liberi e non deludere chi nel Rinascimento e dopo la seconda guerra mondiale, hanno fatto grandi cose e invenzioni.
L’imprenditore vero, quando ha fatto una, due settimane di vacanza all’anno e un qualche giorno quando capita è già contento e soddisfatto.
Quello che conta è l’azienda, seguire l’obiettivo, essere un valore aggiunto nella sua città e Paese. I collaboratori fidati ci sono e vengono delegati, ma non per i motivi di essere più o meno prigionieri nella propria azienda. Io non mi sento una prigioniera, io mi sento viva e per il momento non ho depressioni.
Un problema che mi pongo invece, sono i manager che l’università sforna, orientati spesse volte sulla parte finanziaria senza conoscere il processo del prodotto che l’azienda produce e vende. Nel libro “IL TUFFATORE” ci sono due-tre pagine Il cui titolo del capitolo è: “i conduttori di asini” dal latino manu agere, ossia condurre con la mano. Utilizzata per chi cammina davanti al suo asino e lo guida lungo la strada. Oggi il mondo si è riempito di conduttori di asini.
Il manager è un capo, ma la cosa interessante è che questi capi oggi guidano un impresa che fornisce elettricità, domani un’altra impresa che produce carciofini e subito dopo un’impresa che produce prodotti di bellezza.
E’ questa l’Italia che vogliamo, con tanti manager e meno imprenditori?”
MILANO – Uno Specialty Coffee Lab esclusivo si è aperto da Portrait Milano in Via Sant’Andrea 10, ospitato in uno dei seminari più antichi d’Europa e sicuramente scenografico grazie anche all’allestimento floreale firmato da Vincenzo Dascanio, per scoprire in anteprima Flor de Oro (nome che omaggia il fiore della camomilla e un tributo anche a quello della pianta di caffè).
Monorigine selezionata da 1895 dal profilo aromatico composto da eleganti note floreali di camomilla, miele e tè nero. Il laboratorio interattivo sui metodi di preparazione e degustazione del caffè specialty si è svolto sotto la guida degli esperti Coffelier 1895.
Risultato: un’esperienza di gusto tradotta nel brunch d’autore di Cesare Murzilli.
Flor De Oro: dalla Colombia, la novità firmata 1895 by Lavazza
Direttamente dalla Regione del Cauca in Colombia, Flor de Oro nasce dalla varietà Arabica Castillo, coltivata da Diego Bermùdez nella Finca El Paraìso. Si tratta di un lotto speciale, risultato di un processo di lavaggio anaerobico con shock termico – per fissare i precursori aromatici nella struttura cellulare dei chicchi -, di un sistema di essicazione a condensazione, al fine di evitare la volatilizzazione degli aromi e infine di un processo di biocatalisi mediata da lieviti, per avere un maggiore controllo della fermentazione.
In tazza, un profilo aromatico raffinato e floreale, con note distintive di camomilla, miele e tè nero.
Abbinamento con il cioccolato (foto concessa)
Da Portrait, è stato possibile degustarlo in un’esperienza a 360 gradi, nonché interattiva – sul tavolo, i partecipanti si sono potuti mettere alla prova estraendo in autonomia sotto la guida della coffelier Stefania Zecchi Flor de Oro in Chemex, armati di kettle con acqua a 92 gradi e bilancino -, dal caldo al freddo, in un food pairing accuratamente studiato.
Nel menù di questo brunch esperenziale, la Chemex in abbinamento con “Declinazioni di cioccolato fondente”: una mousse alla fava tonka, salsa al caffè e camomilla.
Flor de Oro con il Mocktail (foto concessa)
A seguire, il cold brew utilizzato come ingrediente del Mocktail Flor De Bosque: porcino, miele di castagno e camomilla. Accompagnato da “Passeggiata in giardino” :sfoglia alla nocciola, maionese alla camomilla, nocciole pralinate, patate novelle, bietoline, asparagi, carote e zucchine.
Specialty Coffee 1895 Coffee Designer by Lavazza: dati e tendenze
E’ stata questa l’occasione per confrontarsi, numeri alla mano forniti da Lavazza. Il pubblico di coffeelovers è in continua evoluzione, ispirati dalla necessità di autenticità, di una maggiore consapevolezza e di una ricerca della qualità. I consumatori specialmente nella fascia d’età 25-39 anni, pongono sempre più attenzione all’origine del caffè e ai processi di lavorazione.
Negli ultimi anni, la domanda di prodotti tracciabili e di eccellenza ha favorito la diffusione delle caffetterie specializzate: se nel 2018 in Italia se ne contavano circa 100, oggi si stima siano oltre 300, concentrate soprattutto nel Nord e nel Centro Italia, con la Lombardia in testa.
In questo contesto di sviluppo, ecco il lancio di Flor de Oro
Ultima monorigine della collezione 1895 by Lavazza, che si pone come protagonista nelle realtà più raffinate, espressione dell’ospitalità italiana e internazionale, dall’alta pasticceria all’hotellerie di lusso fino al fine dining. Le collaborazioni con grandi nomi come Gino Fabbri, Iginio Massari, Casa Manfredi e Marchesi, testimoniano la volontà di creare esperienze d’eccellenza in cui il caffè dialoga con l’arte culinaria.
Alcune idee per il cioccolato anche quando fa caldo (foto concessa)
MILANO – Il caffè e il tè non smettono di esistere durante la stagione estiva, attraverso diversi modi di interpretarli nella loro versione fresca. Cosa succede invece per un altro prodotto molto amato durante l’inverno come il cioccolato? La domanda è stata posta a chi lo tratta nei propri laboratori e negozi, per proporlo al consumatore finale: diversi artigiani hanno dimostrato che la macchina produttiva e di consumo non si arresta mai del tutto (anzi, in alcuni casi è proprio il contrario).
Cioccolato con le alte temperature no? La verità non è proprio questa
A partire dalla testimonianza di Riccardo Depetris, esperto del Theobroma alternativo, nonché titolare del Cioccolato del Monviso.
“D’estate, il consumo del cioccolato diminuisce ma come diceva un mio vecchio maestro: il cioccolato é buono tutto l’anno! I mesi estivi sono quelli in cui si producono le scorte per la stagione autunno/inverno, ovvero si crea il cioccolato che avrà modo di maturare e essere pronto per l’utilizzo nei mesi successivi. Oltre alla produzione delle basi per i mesi che verranno noi in ogni caso, non fermiamo la vendita.
Questo perché, essendo ai piedi delle montagne, abbiamo un discreto consumo da parte dei turisti e richieste da parte di alberghi, rifugi e o strutture alpine che lo rivendono o lo usano anche come gadget goloso per i loro clienti.
Creazioni per tutte le stagioni (foto concessa)
Per quanto ci riguarda quindi anche agosto é un mese dove consumiamo molto cioccolato, soprattutto per la produzione di una tipologia di cioccolatini “i cuneesi al rhum e le loro varianti” prodotti tipici del territorio molto richiesti.
Altro utilizzo molto elevato é quello del nostro “cioccolato estivo” dove vi é un connubio tra frutta locale e cioccolato. Per esempio le nostre tavolette di cioccolato alla frutta, come il “viola mirtillo”, il “PescaPiura”, il FragolaCuneo e Menta di Pancalieri ” “lampone, rosa e Ibiscus”, “sachertortebars”. In vetrina abbiamo sempre almeno 12 gusti di praline “estive” alla frutta.
Questa tipologia di cioccolatini è molto apprezzata dai nostri clienti. Poi certo il cioccolato gioca un ruolo importante nella realizzazione di gelato e prodotti di pasticceria in genere. Da ultimo abbiamo avviato una piccolissima produzione di “pralineria gelato”. Al posto dei ripieni convenzionali: ganache, cremini, gelee,ecc… Abbiamo inserito un ripieno a base di gelato.
Siamo ancora in una fase sperimentale e di consumi minima ma chi ha avuto voglia di provare e assaggiare, é rimasto piacevolmente appagato. Ovviamente ci vogliono alcune accortezze e purtroppo queste ultime estati torride non aiutano. Ai nostri clienti per le tavolette generalmente diamo dei sacchetti termici (come le buste surgelati dei supermercati) oppure scatoline termiche in polistirolo.
Per i rifiuti e o i ristoranti di montagna, queste strutture sono leggermente più facilitate perché con l’altitudine le temperature sono leggermente più basse ma occorre fare molta attenzione. Il cioccolato, la pralineria, i cioccolatini li considero come prodotti freschi, soprattutto d’estate e faccio molta attenzione nel comunicare al mio cliente che il cioccolato è ancora più buono se non viene dimenticato in dispensa come vi era abitudine addietro. É vero il frigo non è il posto ottimale per la conservazione, ma meglio il frigo che temperatura ambiente dove rischierebbe di sciogliere.
Noi consigliamo di chiuderlo in queste buste come quelle per i surgelati o ancora meglio in piccoli contenitori/scatola di polistirolo che isolano dagli odori del frigo e aumentano la temperatura.
Funziona benissimo anche l’utilizzo di piccole borse frigo. Con queste accortezze il cioccolato si conserva intorno ai 10-14°c perché se un frigorifero si solito è sui 4-8°c questi materiali isolano e avremo il prodotto a temperatura simile corretta. L’ideale per chi c’è l’ha conservare il cioccolato nella cantinetta del vino.”
I ragazzi di Vaicacao ad Olbia, Elisa e JuanRa, condividono quello che succede nella loro azienda in questo periodo “caldo”:
I due volti di VaiCacao Elisa e JuanRa (foto concessa)
“Un rallentamento nelle vendite di cioccolato è più o meno normale in estate, anche per via delle abitudini alimentari che si hanno in Italia in generale. Questo impatta sicuramente anche il cioccolato bean to bar artigianale. Tuttavia, dipende da molti altri fattori, non solo dal caldo, ma anche da come è impostato il proprio business.
Per esempio, nel nostro caso con Vaicacao, in estate incrementiamo le vendite di cioccolato grazie alla richiesta legata al turismo: tra hotel, negozi specializzati e l’aeroporto di Olbia, il cioccolato trova spazio anche nei mesi più caldi.
Ci sono modi per consumarlo anche come bevanda fredda così come accade con il tè vale per il cioccolato.
Sui social si trovano moltissimi tutorial con idee davvero creative. Ad esempio, si può aggiungere del ghiaccio al cioccolato caldo: diventa tiepido e piacevole da bere anche d’estate. Io aggiungerei una foglia di menta per una nota di freschezza in più, e il gioco è fatto.”
Il loro consiglio ai clienti
“Per le spedizioni online, ci organizziamo in modo da evitare forti shock termici quando notiamo forti ondate di calore, altrimenti spediamo con tranquillità. Utilizziamo imballaggi riciclabili e riutilizzabili che schermano il calore, e spediamo dal lunedì al mercoledì. Questo ci permette di assicurarci che i pacchi arrivino entro la settimana, evitando i fine settimana, quando potrebbero restare a lungo nei magazzini dei corrieri, dove le temperature sono spesso elevate.
Inoltre, se prevediamo un’ondata di caldo intenso, contattiamo i/le nostri/e clienti per chiedere se preferiscono posticipare la spedizione finché le temperature tornano più miti. Non ci si ferma mai del tutto per riprendere soltanto ad ottobre o almeno non è il nostro caso, e credo nemmeno quello di molte altre realtà artigianali.
È vero che in inverno si torna a livelli di consumo più alti, per via delle temperature e delle abitudini alimentari in Italia e in Europa, tra festività e momenti conviviali. Ma il cioccolato non va in letargo: trova nuove forme di consumo e continua ad avere un suo spazio anche d’estate.”
Si unisce al coro Armin, direttamente dall’Alto Adige dove è operativo con Karuna Chocolate:
Armin e Katya (foto concessa)
“D’estate, sia per gli ordini online che per i nostri rivenditori, abbiamo messo a disposizione i gel icepack e dei contenitori isotermici che consiglio di non buttare e mettere nel freezer per andare a fare la spesa ad agosto. A casa è meglio poi, quando possibile, riporlo in una cantina o una stanza climatizzata tra i 15 e 18 gradi. Il burro di cacao altrimenti si destabilizza, diventa grigio e sale in superfice.
Se si mette in frigo, si dovrebbe per lo meno mettere in un contenitore ermetico e poi togliere almeno dieci minuti prima per farlo climatizzare prima di mangiarlo. Se si deve conservare in frigorifero, allora é necessario comportarsi così, dal punto di vista organolettico.
Spediamo incluso anche giovedì, con UPS. La maggiorparte dei pacchetti arriva già il giorno dopo ed evitiamo di spedire il fine settimana per non farlo restare fermo in magazzino.
Non cambiano da noi abitudini di consumo: essendo noi in montagna, i rivenditori locali vendono in ogni caso. Tanti portano in cima la loro cioccolata: non c’è mai un caldo eccessivo e le temperature fuori Bolzano, il cioccolato continua ad essere acquistato e quindi la stagione per noi non ha mai davvero uno stop.
D’estate poi noi iniziamo la produzione di settembre-ottobre. I picchi delle vendite si registrano prima di Natale e vuol dire arrivare già con il prodotto pronto. Quindi già ora ci muoviamo per gestire con più tranquillità il periodo più frenetico di inverno: è questo il momento per sperimentare con nuove origini, aromatizzazioni e tutto ciò che comprende la creazione di novità, persino per gli imballaggi, le etichette, i gift natalizi personalizzati. Già d’estate si parte a gestire questi aspetti.
Inoltre, sempre in questo periodo, è fisiologico prendersi anche delle pause di vacanza. Quindi potremmo dire che siamo al 70% di produzione, il 30% in meno ma si sopperisce con tutta la ricerca per la produzione per cui serve anche la testa un po’ più libera.
Nella nostra mente in queste vacanze sono già nate una nuova tavoletta e prodotti limitati.”
E il cioccolato come alternativa fredda?
“Ho notato negli ultimi anni che i chocolate maker hanno iniziato a produrre un sorbetto, con la massa di cacao e l’acqua, una miscela di addensanti e zuccheri. È molto semplice, simile al sorbetto. Ancora noi non ci siamo messi perché non abbiamo un punto vendita dedicato. Chi però ha uno spazio di vendita, può cavalcare questo trend che sfrutta le diverse origini e sentori. È necessario avere un mantecatore e un pozzetto freezer per conservare il prodotto. Ma è fattibile.”
Un’altra testimonianza arriva dai ragazzi di Aroko Chocolate, Johonny Spagnolo e Dubraska Gonzalez, che hanno un loro metodo di affrontare i mesi più caldi e non rinunciare al cioccolato
Johonny Spagnolo e Dubraska Gonzalez (foto concessa)
“Nel caso dell’Italia nel “dopo Pasqua”, ci dedichiamo alla preparazione di granelle di cacao e la produzione di cioccolato in modo da avere abbastanza merce per la prossima stagione.
Nel caso del mercato italiano come detto prima c’è un calo forte dopo le feste pasquali, e da quel momento in poi passiamo alla modalità sopravvivenza: diminuiamo al massimo le spese, in particolare quelle legate all’impiego di energia che aumenta proprio per mantenere lo stock e il negozio fresco.
Effettuiamo qualche vendita ai rivenditori esteri ma l’Italia rappresenta pochissimo delle nostre entrate in questa fascia di tempo, anche se c’è sempre qualche appassionato che viene in negozio o fa qualche piccolo ordine online.
Principalmente, il problema dell’estate deriva da uno scoglio di tipo culturale, perché nei Paesi di origine come il Venezuela fa sempre caldo e quindi si è abituati a consumare il cioccolato in qualsiasi periodo senza patire le temperature: basta avere le dovute accortezze per proteggere il prodotto.”
“Ci sono molti modi di consumare il cioccolato e prodotti a base di cacao durante l’estate. “
“Noi proponiamo il Drinking Chocolate (ecco perché non la chiamiamo “cioccolata calda”) che contiene la quantità di liquido (sia acqua o latte) necessaria per servire la bibita anche con ghiaccio senza che si indurisca. Ci sono anche le infusioni di bucce di cacao o Cacao Tea, come il tè normale che può essere bevuto freddo o caldo.
Il cioccolato in sé può essere incorporato in diverse ricette (per lo più salse), oppure le granelle di cacao possono accompagnare lo yogurt o addirittura condire un pezzo di carne.
La soluzione migliore che consigliamo per conservarlo è nella cantinetta del vino, oppure nella stanza più fresca e secca della casa.
Spesso si pensa di metterlo nell’armadietto più fresco della cucina ma i continui sbalzi di temperatura, l’umidità che tende a separare lo zucchero e gli odori possono rovinare un buon cioccolato. Assolutamente per gli stessi motivi, evitare il frigo. Viceversa aiuta molto il sacchetto richiudibile come quello che utilizziamo per le nostre tavolette ma non è una pratica comune tra altri produttori.”
Insomma, se a vedere scomparire negli scaffali dei supermercati alcuni prodotti di marchi famosi, ci si poteva fare l’idea che il cioccolato non potesse sopravvivere al caldo, ecco un’altra verità: il mercato non si arresta e, d’altronde, come potrebbe? Gli esempi ci sono ed esiste una realtà fatta di artigiani che portano avanti il loro lavoro in diversi modi, al servizio dei veri appassionati.
MILANO – Nei mercati del caffè si continua a navigare a vista: nemmeno i primi 10 giorni di settembre – a raccolto brasiliano ormai concluso – sono riusciti a definire un trend chiaro. Il mese si è aperto con forti ribassi: Londra ha perso l’8,6% nei primi due giorni piombando a 4.399 dollari, il 2 settembre, da un massimo di 4.878 dollari raggiunto il 27 agosto. New York, dopo il weekend lungo per il Labor Day, ha ceduto il 4,1%, il 2 settembre, chiudendo la prima seduta del mese a 370,35 centesimi.
Il resto della settimana è volato via senza troppi sussulti. Il contratto per scadenza dicembre dell’Ice Arabica è oscillato in un range ristretto chiudendo, venerdì scorso, a 373,65 centesimi.
Il contratto per scadenza novembre dell’IceRobusta è risalito sopra la soglia dei 4.400 dollari a metà settimana, ma è tornato in territorio negativo nelle due sedute successive, terminando l’ottava a 4.309 dollari.
Tuttavia, proprio quando i mercati del caffè sembravano sul punto di assestarsi, i prezzi hanno descritto una nuova impennata nella prima seduta di questa settimana
A New York, il benchmark ha guadagnato, lunedì 8 settembre, il 3% risalendo a 384,85 centesimi.
A Londra, la scadenza principale si è analogamente rivalutata del 2,8% chiudendo a 4.430 dollari.
Nuovo intervallo ribassista nella seduta di martedì 9, con le due borse giù, rispettivamente, dello 0,8% e dell’1,3%, soprattutto per effetto del dollaro in ripresa.
Va comunque ricordato che l’Ice Arabica è arrivato, in corso di contrattazione, a un intraday di 393 centesimi, massimo degli ultimi 4 mesi.
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MILANO – Dal 17 al 21 ottobre 2025, il Coffee Village nel Padiglione 18 di HostMilano ospiterà quattro grandi eventi firmati dal Gruppo Cefos in collaborazione con Altoga, che vedranno oltre 80 competitor internazionali sfidarsi nelle discipline più prestigiose del mondo del caffè. In palio un monte premi complessivo di oltre 10.000 € in beni, a conferma del valore e del prestigio delle competizioni.
Il Gran premio della caffetteria italiana e il Campionato italiano Latte art grading system
Il programma si apre il 17 e 18 ottobre con il 9° Gran premio della caffetteria italiana, competizione biennale che dal 2009 rappresenta un riferimento per il bar italiano di qualità. I 14 partecipanti si metteranno alla prova con espresso, cappuccino e creative bevande fredde, esaltando il metodo italiano e l’abbinamento con eccellenze enogastronomiche.
Il 19 ottobre sarà la volta del Campionato italiano Latte art grading system (LAGS), che eleggerà il nuovo campione nazionale tra i baristi certificati LAGS. Una sfida che coniuga precisione tecnica e creatività, e che decreta l’accesso alla scena mondiale. Nell’arena saranno rappresentate le categorie verdi , rosse , nere e oro; i vincitori passeranno al mondiale il giorno seguente.
Il giorno successivo, 20 ottobre, toccherà al prestigioso Campionato Mondiale WLAGS – Latte Art Grading System, il palcoscenico internazionale dove i migliori artisti della latte art certificati (Green, Red, Black e Gold) si contenderanno il titolo iridato davanti a un pubblico globale di professionisti e appassionati. Anche quai numerose le nazioni presenti da tutto il globo: Argentina, Cile, Colombia, Croazia, Ecuador, Francia, Germania, Italia, Nepal, Peru, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svizzera.
A chiudere il programma, il 21 ottobre, la 6ª edizione del Moka Challenge, organizzata in collaborazione con Bialetti. Un evento unico nel suo genere che celebra la Moka, simbolo della tradizione italiana, reinterpretata con estro, tecnica e innovazione dai 14 concorrenti in gara.
HostMilano 2025 è la principale fiera mondiale dedicata all’ospitalità e al food-retail, con oltre 800 eventi in programma. Questi quattro appuntamenti si inseriscono nel cuore del Coffee Village (Pad. 18) e rappresentano alcuni dei momenti clou per i professionisti e gli appassionati dell’arte del caffè (Fiera Milano).
MILANO – Dal resort-core alla biophilia, dagli spazi ibridi al boom di nuovi investimenti: il futuro dell’ospitalità passa dal design e trova in HostMilano 2025 il suo punto di riferimento internazionale. Lo dicono gli albergatori.
Il vero lusso? Non si impone, ma sussurra. Rispondendo alle richieste di un ospite sempre più consapevole e responsabile, oggi l’hôtellerie punta su identità, natura e autenticità, in particolare per le proposte in alto di gamma.
Non più solo estetica raffinata, ma linguaggio narrativo capace di raccontare territori e valori. E a HostMilano 2025, a Fiera Milano dal 17 al 21 ottobre prossimi, si scoprono in anteprima idee e soluzioni per trasformare una visione in un hotel pronto ad accogliere.
Immersione sensoriale ed esperienze slow per far crescere il mercato
Quali le tendenze più interessanti? Tra le più recenti emergono il resort-core, che privilegia l’immersione sensoriale e la lentezza come forma di lusso, e il magical maximalism, fatto di colori audaci e dettagli originali, mentre continua la tendenza dell’architettura biofilica, che porta la natura dentro gli spazi dell’ospitalità.
Sempre più diffusa anche la logica degli spazi ibridi e multifunzionali, capaci di adattarsi al lavoro, al relax e alla socialità, mentre sostenibilità e tecnologia discreta diventano pilastri imprescindibili di una nuova idea di accoglienza.
Uno scenario che trova conferma anche nei numeri: Secondo il report Europe Hotel Development Trends & Projections di Lodging Econometrics, solo in Europa nel 2024 sono stati inaugurati circa 330 nuovi hotel, per un totale di quasi 44 mila camere. In Italia il dinamismo del settore si misura con oltre 2,1 miliardi di euro in investimenti lo scorso anno, il 30% in più rispetto alla media dell’ultimo decennio, con un focus particolare sul segmento lusso, che da solo ha attratto quasi la metà degli investimenti.
La crescita del new luxury vista dai protagonisti
“Il lusso non è più eccesso o formalità, ma diventa la possibilità di rallentare senza doverlo giustificare, vivendo un’esperienza autentica e intima”, spiega Annarita Aprea, Director of Sales & Marketing di Casa Angelina, iconico cinque stelle di Praiano, in Costiera Amalfitana, membro di The Leading Hotels of the World. “Per noi significa creare un racconto coerente che unisce design ispirato al paesaggio mediterraneo, spazi che infondono calma, un servizio discreto e genuino, una cucina radicata nel territorio ma contemporanea, e attività fuori dall’hotel capaci di far vivere l’essenza del luogo in modo memorabile”.
“Oggi innovazione e sostenibilità non sono un optional”, aggiunge, “ma parte integrante del concetto stesso di ospitalità di alta gamma. La tecnologia deve essere discreta e al servizio dell’esperienza, la sostenibilità un impegno quotidiano fatto di scelte responsabili. In questo percorso è fondamentale poter contare su partner solidi e su appuntamenti che riuniscono l’intera filiera: eventi come Host diventano occasioni preziose per scoprire soluzioni chiavi in mano, incontrare i protagonisti del settore e alimentare relazioni che danno vita a un’ospitalità sempre più autentica e consapevole”.
A conferma di come il concetto di ospitalità si stia evolvendo verso esperienze radicate nel territorio e in grado di raccontare storie autentiche, arriva anche la voce di chi propone una soluzione di prestigio nel centro di una città in piena fase di crescita del turismo, come Bari.
“L’hôtellerie di lusso oggi non può più limitarsi a un’estetica raffinata: ogni elemento, dal design delle camere alla cura degli spazi comuni, diventa parte di una narrazione che riflette l’identità autentica del luogo”, aggiunge Mariadele Casillo, proprietaria del Vis Urban Suites & Spa. “L’ospite non cerca più formalità ma attenzione proattiva, consigli personalizzati e un coinvolgimento a tutto tondo, dove anche la cucina racconta il territorio attraverso materie prime stagionali e sostenibili, trasformando ogni piatto in un’esperienza che parla di tradizioni e cultura locale”.
“È questa integrazione di design, servizio e gastronomia a rendere unico il soggiorno: l’Italia, con la sua straordinaria varietà di tradizioni culinarie, permette percorsi esperienziali che vanno dalla degustazione privata in una cantina storica a corsi di cucina tradizionale, fino a escursioni in luoghi autentici e poco conosciuti. In questo modo l’ospite si immerge nella cultura del territorio a 360 gradi, vivendo un lusso che non è ostentazione ma scelta consapevole e memorabile”.
Con le sue aree dedicate all’arredo e tecnologia e al mondo della tavola, Host 2025 si consolida sempre più come punto di riferimento internazionale per chi progetta l’hôtellerie e il fuoricasa. Dal contract alla domotica, dal design di interni alle nuove frontiere della mise en place, HostMilano dà vita a un ecosistema unico per chi immagina il futuro dell’ospitalità.
Non perdere l’occasione di scoprire queste innovazioni e di incontrare i protagonisti del settore: acquista subito il tuo biglietto a prezzo speciale con l’opzione Early Bird, disponibile solo fino al 17 settembre sulla biglietteria online di HostMilano 2025.
La tazzina del bar a Napoli è arrivata a 1 euro e 20 e non si escludono ulteriori rincari. Le ragioni alla base degli aumenti sono, in primo luogo, i lunghi periodi di siccità hanno provocato una netta riduzione della produzione in Brasile, Colombia e Vietnam. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Emanuele Imperiali per Il Corriere della Sera.
Il prezzo del caffè a Napoli
NAPOLI – Napoli non è la città italiana dove il caffè costa meno. La media tra i bar cittadini oscilla attorno a 1 euro e 20, più di Roma e Bari, dove il prezzo è inferiore di 5 centesimi. Il mito del caffè a 80 centesimi è ormai un pallido ricordo del passato.
Quali sono i motivi di quest’aumento? Innanzitutto, i lunghi periodi di siccità hanno provocato una netta riduzione della produzione in Brasile, Colombia e Vietnam. A ciò si aggiungono i costi di trasporto, lievitati non poco per l’aumento dell’energia e dei carburanti.
C’è poi un altro aspetto, che influisce non poco sul costo finale del prodotto, le speculazioni finanziarie, essendo il caffè una delle materie prime più scambiate sui mercati globali. Infine, il carovita, con i bar che devono far fronte a spese più alte, a cominciare da quelle generali per finire a quelle del personale.
Non c’è dubbio che l’aumento del prezzo abbia un impatto diretto sulle tasche dei consumatori napoletani, nella città che ha elevato ’na tazzulella a vero mito, rendendola protagonista di film, canzoni e opere teatrali.
Vizio? Piuttosto un rito, tanto meglio se collettivo, condiviso con altri al bancone del bar. Soprattutto per un napoletano, che di caffè ne consuma certamente più d’uno al giorno. Ecco perché il costo incide sul bilancio familiare.
Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.
Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)
Gli aumenti del prezzo del caffè potrebbero portare la tazzina ad un costo di due euro entro la fine del 2025. Non mancano di certo le persone che mettono in discussione il futuro del rito del caffè al bar. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Carolina Mocci per il quotidiano online Cagliari Casteddu.
Il futuro del caffè a Cagliari
CAGLIARI – Caffè sempre più amaro per i consumatori: gli aumenti record rischiano di portare il prezzo della tazzina a 2 euro entro la fine dell’anno. E sul web si accende la polemica. In tanti si interrogano sul futuro di un rito che, per molti è irrinunciabile.
C’è chi già preferisce rinunciare al bar: “Personalmente, tranne rarissime eccezioni, bevo il caffè solo a casa, con calma e a un costo infinitamente inferiore”.
Non manca chi esalta le alternative più sostenibili: “Ultimamente trovo molto comode le cialde compostabili, di ottima qualità, non hanno plastica né alluminio, e alla fine il caffè costa dai 20 ai 26 centesimi”. Altri, invece, guardano al passato: “Riprendiamoci la moka, che nostalgia”. Molti sottolineano la convenienza del prepararlo in casa: “Basta comprarsi al market una confezione di caffè al costo minimo di 4 euro, preparato a casa ci escono minimo 20 caffè”.
Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.
MILANO – Novità per il caffè Njuki, progetto portato avanti da Nzatu e ArtCafe: sarà servito come bevanda ufficiale dell’IUCN World Conservation Congress 2025, che si terrà ad Abu Dhabi a ottobre.
Il Congresso IUCN, un vertice che si tiene ogni quattro anni, è l’evento di conservazione più grande e inclusivo al mondo, che riunisce governi, organizzazioni dei popoli indigeni, società civile e settore privato per definire l’agenda globale per la conservazione.
Con il tema “Powering Transformative Conservation“, il Congresso del 2025 svolgerà un ruolo fondamentale nel promuovere azioni positive per la natura in questo momento critico per la biodiversità, il clima e lo sviluppo sostenibile.
Michele Sofisti, co-founder e ceo di Nzatu Europe SA con sede Chemin du Pontet in Svizzera:
“Noi di Nzatu e ArtCafé crediamo che un ottimo caffè possa alimentare grandi cambiamenti. Il nostro caffè Njuki viene coltivato nel rispetto degli ecosistemi, della resilienza climatica e dei mezzi di sussistenza della comunità: valori profondamente in linea con la missione dell’IUCN di creare un mondo giusto che valorizzi e conservi la natura.
Siamo onorati di dare impulso a conversazioni che daranno forma al futuro del nostro pianeta, una tazza significativa alla volta.”
Luca Montagna, CEO Artcafé:
“E’ da poco meno di un anno che abbiamo scelto di intraprendere la strada dell’agricoltura rigenerativa , proponendo tutta la linea del “Njuki” .
Artcafé infatti collabora con Nzatu, Societa’ nata in Zambia (nzatu.com) e che promuove l’agricoltura rigenerativa, per proporre la migliore miscela di caffè arabica dall’Uganda esaltandone le autentiche origini e qualità dell’Africa.
La miscela che abbiamo creato è una miscela 100%arabica composta da Uganda Monte Elgon, Etiopia e Kenya per un tocco speciale.
La distribuzione di questi prodotti sta iniziando presso i supermercati Conad centro nord, inoltre abbiamo di recente inaugurato un bellissimo locale a Parma proprio sullo stile di Njuki (che vuol dire miele in un dialetto africano) dove si terranno momenti di incontri a tema.
L’obiettivo di Nzatu assieme ad Artcafe’ e’ di creare impatto sociale nelle comunita’ rurali in Africa, salvaguardare il wildlife e mitigare il rischio climatico con progetti di riforestazione e rigenerazione dei suoli.
Stiamo ricevendo inoltre notevole interesse in molti mercati del mondo dove andremo a sviluppare vendite e impatto.
L’ultimo grande obiettivo raggiunto è essere il caffè ufficiale del “IUCN World Conservation congress 2025 “. L’IUCN è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per la protezione della Natura e che ha come membri, i Paesi del Mondo e importanti Organizzazioni per la conservazione della biodiversità.
Artcafe’e Nzatu assieme, oltre a fare gustare ai presenti, la miscela Njuki, potranno portare la testimonianza di un metodo di lavoro rigenerativo e tracciabile oltre che misurabile. Nzatu collabora infatti, tra le altre, con due Societa’ di monitoraggio, Restor.eco che fa monitoraggio satellitare per la biodiversita’ e Synature.ch che ha creato un monitoraggio acustico.
Entrambi i sistemi saranno mostrati al pubblico per fare capire come il caffè Njuki possa essere un elemento di cambiamento positivo nelle coltivazioni e favorire la conservazione del wildlife.
Noi di Nzatu e ArtCafé crediamo che un ottimo caffè possa alimentare grandi cambiamenti. Il nostro caffè Njuki viene coltivato nel rispetto degli ecosistemi, della resilienza climatica e dei mezzi di sussistenza della comunità: valori profondamente in linea con la missione dell’IUCN di creare un mondo giusto che valorizzi e conservi la natura.
Siamo onorati di dare impulso a conversazioni che daranno forma al futuro del nostro pianeta, una tazza significativa alla volta.
Credo che aver raggiunto questo obiettivo così importante per Artcafè e Nzatu sia solo un inizio di un percorso al quale teniamo tantissimo.
Avere la consapevolezza di tutto ciò che ci circonda e poter raccontare come con dei piccoli gesti si può contribuire alla salute del nostro Pianeta .
Dietro ogni chicco c’è un impegno concreto: un modello agricolo rigenerativo che rispetta le risorse naturali della fauna selvatica e sostiene le comunità locali.
“I mercati devono superare la mentalità del ‘non nuocere’ e adottare una mentalità che ripari e rigeneri”. È giunto il momento di passare a un nuovo modello di agricoltura, in cui ogni tazza di caffè restituisca alla terra e alle persone che se ne prendono cura più di quanto ne riceva”.
THE RIGHT Coffee è lo slogan che abbiamo coniato per sottolineare l’impegno a creare degli impatti positivi sulle persone e a protezione della Natura in senso largo.”
Queste le declinazioni di Njuki allo IUCN
Nella carta caffetteria ad Abu Dhabi:
Espresso
Double espresso
Macchiato
Caffè con panna
Pedrocchi
Marocchino
Bicerin
Americano
Cortado
Cappuccino italiano / soia, avena.
Flat white
Latte /cold/ hot
Half &Half cold
Caffè Shakerato
Espresso Tonic
Il titolare di un bar di Frattamaggiore, comune nella città di Napoli, ha subito estorsioni da 15 anni. Con l’accusa di estorsione tentata e consumata aggravate dal metodo mafioso, sei persone sono state arrestate dalla polizia. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Napoli Today.
Le estorsioni al bar di Frattamaggiore
FRATTAMAGGIORE (Napoli) – Le estorsioni sarebbero iniziate nel 2011. Il titolare di un bar di Frattamaggiore avrebbe dovuto pagare il pizzo in tre rate: Natale, Pasqua e Ferragosto. Ma a luglio non avrebbe voluto pagare l’ultima rata di quest’anno e per questo motivo sarebbe stato anche minacciato.
Con l’accusa di estorsione tentata e consumata aggravate dal metodo mafioso, sei persone sono state arrestate dalla polizia al termine di una rapida indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Napoli.
Gli indagati, secondo quanto emerso, sarebbero appartenenti al clan Orefice attivo nel comune a nord di Napoli. Gli agenti della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Frattamaggiore hanno ricostruito quando accaduto nel corso degli anni. Secondo gli investigatori all’imprenditore sarebbe stato imposto di pagare un “pizzo” di circa di 6000 euro annui, suddiviso in tre rate nelle classiche ricorrenze di Natale, Pasqua e Ferragosto, sceso poi a 1500 euro.
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