martedì 25 Novembre 2025
Home Blog Pagina 449

Acqua Brillante: al via la challenge fotografica per valorizzare i bar italiani

0
acqua brillante
Il progetto di Acqua Brillante (immagine concessa)

MILANO – Acqua Brillante rilancia Bar Brillanti, il progetto che coinvolge piccole e grandi realtà locali italiane per raccontare l’esperienza del bar in cui la tonica tutta italiana vive attraverso storie, amicizie, momenti indimenticabili e aneddoti. La storia del bar italiano è antichissima e in continua evoluzione: il bar all’italiana, infatti, è diventato uno dei simboli del nostro Paese nonché il luogo deputato di Acqua Brillante che quest’anno dà vita a una challenge fotografica che decreterà i top 10 Bar Brillanti d’Italia.

La challenge di Acqua Brillante

La challenge è dedicata a tutti quei bar, da nord a sud, che incarnano al meglio i valori di Acqua Brillante. I Bar Brillanti si distingueranno quindi per la loro autenticità, mostrando la bellezza del bar nella sua forma genuina; per la loro italianità, cioè, fondati entro i confini nazionali che mantengono un intenso rapporto con il territorio; per la loro tradizione, lunga e consolidata (come quella del marchio) o in fase di crescita con un potenziale ancora da esprimere; infine, per la genuinità degli osti e la loro anima “brillante”.

A partire da maggio e per tutta la stagione estiva i bartender potranno partecipare alla challenge postando sui propri account Instagram quattro foto che ritraggano il loro lavoro quotidiano all’interno del bar, evidenziando il proprio legame con i valori di Acqua Brillante e la loro dedizione all’ospitalità, e lo potranno fare attraverso il tag @acquabrillante e la mention #sonounbarbrillante.

Le foto dovranno, dunque, catturare l’essenza stessa del bar: angoli particolari, momenti ricchi di emotività e gesti quotidiani, evitando al contempo di perpetuare l’immagine stereotipata del bar.

Le immagini condivise saranno raccolte in una bacheca digitale, accessibile dal nuovo sito internet di Acqua Brillante, contribuendo alla formazione di una vera community.

Dalla bacheca digitale verrà selezionata una top 10 di Bar Brillanti, tramite una media tra il voto dei consumatori (espresso attraverso i mi “piace” al post del barista) e il voto di una gran giura, composta da esponenti del Gruppo SanpellegrinoBargiornale e altri esperti del settore, che valuterà la coerenza del post con i valori del brand. Il tutto culminerà in un evento finale i primi di ottobre a Milano, celebrativo dei 10 “bar più brillanti” d’Italia.

Il campione italiano barista Federico Pinna approfondisce il raffreddamento in estrazione dell’espresso: “La differenza in tazza è tanta”

0
Federico Pinna (immagine concessa)
Federico Pinna (immagine concessa)

MILANO – Federico Pinna, campione italiano in carica barista, ha trovato il tempo per parlare di un argomento molto interessante che potrebbe segnare una delle prossime evoluzioni dell’espresso: il raffreddamento dell’estrazione, una soluzione già sperimentata da molti sfidanti alle gare SCA e potenzialmente replicabile nelle caffetterie.

Uno dei primi casi di questo genere è registrato durante il World Barista Championship del 2014, quando il campione Berg Wu ha tentato una tecnica simile versando acqua ghiacciata sul cestello e sui beccucci dei portafiltro prima di estrarre il suo espresso.

Ma il concetto di “raffreddamento dell’estrazione” esisterà soltanto nel 2021in seguito di un lavoro di ricerca svolto al Coffee Excellence Center della ZHAW. Dopo diversi esperimenti, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare che la concentrazione di composti volatili raggiunge il suo massimo nei primi 5-10 ml di espresso estratto e di conseguenza hanno deciso di raffreddare i primi 10 ml di bevanda per non ridurre troppo la temperatura dell’espresso.

Pinna, come funziona questo gioco di temperatura? Per altro, ci sono diverse tecniche che sono state sperimentate: lei quale consiglia per il miglior risultato finale?

“Nel corso degli anni si sono viste diverse tecniche con risultati completamente diversi: dal raffreddamento del portafiltro al compound chilling portato in gara dall’Università di Zurigo nel 2021.

Questo procedimento è stato sviluppato non tanto per raffreddare la bevanda, chiaramente, ma per cambiarne la sensorialità ovvero la stessa taste experience per la dolcezza, l’acidità e la mouth feel.

Per ottenere questo effetto ora si usa tanto l’hyper chiller, strumento che permette di raffreddare senza direzione, dotato di una camera interna che permette di raffreddare senza il ghiaccio.

In pratica è come se fosse un contenitore con un coperchio sopra dentro il quale viene inserito l’espresso: all’interno c’è una doppia camera con il ghiaccio che determina il thermal shock (usato nelle ultime competizioni in Coffee and good spirits e Barista).

La tecnica che ho preferito più di tutte è l’uso del Paragon di Nucleus, un sistema a sfere che vengono posizionate sotto il beccuccio della macchina e garantisce una migliore gestione dell’espresso da congelare.

La differenza è tanta, anche rispetto al raffreddamento della stessa tazzina che potrebbe influenzare l’esperienza tattile di un giudice. Con Paragon si riesce a smorzare la nota più fermentata, conferisce più body ed è quindi ideale per tanti caffè dolci e fruttati che hanno subito fermentazioni spiccate. Per chi non è abituato a berli, aiuta a bilanciare il primo impatto.”

E quali sono i vantaggi in tazza?

“Con il Paragon otteniamo un maggiore contenuto di composti volatili. Congelandoli senza l’uso della sfera si disperderebbero perché andrebbero a formare l’aroma: usando Paragon invece, restano nella tazza. Se non si congela l’intera estrazione, la bevanda servita si aggira ancora attorno ai 50-60 gradi.

Prima dell’arrivo del Paragon, il raffreddamento dell’estrazione era usato per il caffè filtro semplicemente perché era scomodo da applicare in espresso: poi è stato formulato nella forma giusta e allora è stato possibile sperimentare anche su questa estrazione.

Non parliamo quindi di un caffè freddo, come potrebbe essere il cold brew: nella tecnica del raffreddamento si usa l’acqua calda, si agisce quindi in questo caso sul post estrazione e non sul pre.”

Secondo lei è un’idea che potrebbe essere applicata anche nelle caffetterie, o è soltanto un metodo buono per le competizioni?

“Non è facilmente applicabile in una caffetteria standard perché di certo sono necessarie tempistiche e modalità di lavoro più complesse per poter estrarre in questo modo. Ma all’interno di una caffetteria specialty, dove la cura dell’estrazione è altissima su tutti i dettagli, è possibile inserirla. Per i locali ad alto volume è più difficile, ma un coffee shop specializzato è in grado di gestire il raffreddamento.

Con il Paragon, la sfera messa sopra la tazza prende soltanto qualche secondo in più rispetto al classico espresso. Io stesso ho già provato a proporlo nel mio locale e lo faccio pagare un po’ di più, in quanto comunque parliamo di una tecnica innovativa che impone l’acquisto dell’attrezzatura giusta.

Il feedback fin qui ottenuto anche da chi non è così appassionato, è stato buono: il risultato in tazza piace. Ho fatto qualche prova con la stessa estrazione con o senza thermal shock e la differenza è stata percepita.”

Intravede altri modi per ottenere lo stesso risultato, oltre il Paragon?

“L’unica cosa su cui si potrebbe fare ricerca è sul creare una tazza composta da materiali differenti per raffreddare soltanto il fondo del contenitore e non il bordo a contatto con le labbra. Probabilmente sarebbero delle tazze che però non potrebbero stare sopra la macchina.”

Ecco come il packaging del caffè può influenzare in modo decisivo le decisioni di acquisto: lo studio di Amcor in 5 paesi europei

0
packaging
Il nuovo studio sul ruolo del packaging (immagine fornita da Amcor)

MILANO – Il packaging riveste da sempre un ruolo fondamentale nella presentazione del prodotto e nella sua riconoscibilità. Formato, grafica, codici cromatici contribuiscono a definire l’identità e il posizionamento del prodotto nello scaffale del negozio e del supermercato o nella pagina di un sito web di e-commerce.

Ma l’importanza della confezione non si esaurisce naturalmente all’atto dell’acquisto.

Perché il packaging è spesso anche il contenitore in cui prodotto sarà conservato a casa.

Praticità, funzionalità, qualità del packaging e sostenibilità dei materiali utilizzati incidono sulla qualità dell’esperienza di consumo e dunque sulla fidelizzazione del consumatore.

Non sorprende dunque il fatto che il packaging stia diventando sempre più un driver di acquisto dei beni di consumo, compreso il caffè

La conferma giunge da una nuova indagine svolta presso i consumatori di cinque paesi europei (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna), che analizza le preferenze e i fattori decisivi nel determinare le scelte di consumo nel mercato al dettaglio del caffè.

Lo studio – svolto su un campione di 1.655 consumatori – è stato realizzato da Amcor, azienda leader a livello globale nello sviluppo e nella produzione di soluzioni responsabili per il packaging.

Nella scelta del caffè, i consumatori europei mettono al primo posto gusto, aroma, marca e prezzo. Il 70% degli intervistati considera la fiducia nel marchio “molto importante” nelle scelte di acquisto.

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

Italmobiliare e Caffè Borbone in Uganda per il progetto inclusivo Mwanyi di Ofi

0
borbone
Una delle donne coinvolte nel progetto Mwanyi (immagine concessa)

MILANO – Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italmobiliare Investment Holding, e Marco Schiavon, ceo di Caffè Borbone, sono stati in Uganda per incontrare le donne e i giovani che stanno partecipando a Mwanyi, progetto quinquennale avviato con Ofi per sviluppare competenze e promuovere iniziative imprenditoriali delle coltivatrici e dei giovani coltivatori che lavorano nella filiera di produzione del caffè in Uganda.

Caffè Borbone e Italmobiliare in Uganda

Lanciato nel 2022, Mwanyi – che significa caffè in lingua locale ugandese – è un progetto lanciato nel 2022 da Caffè Borbone con il supporto di Ofi (Olam Food Ingredients), leader mondiale nel settore degli alimenti naturali e di ingredienti e soluzioni per il beverage tra i principali fornitori mondiali di caffè verde.

Obiettivo del progetto, che nel quinquennio coinvolgerà 1.000 tra donne e giovani, è aumentare il numero di giovani e donne coinvolti in attività sostenibili di produzione di caffè in Uganda entro il 2027, con un conseguente incremento dell’occupazione femminile e giovanile.

Una lavoratrice del progetto Mwanyi (immagine concessa)

L’iniziativa consiste in specifiche attività di formazione rivolte alla popolazione tra i 23 e i 59 anni, pensate per offrire alle comunità dei distretti di Ibanda e Bushenyi, nel sud-ovest dell’Uganda, l’opportunità di un accesso equo e trasparente alla formazione e di combattere la precarietà e l’esodo rurale che affliggono pesantemente queste aree.

I lavoratori ugandesi nella filiera del caffè (immagine concessa)

L’Uganda è il luogo di nascita della qualità Robusta, nonché il primo Paese in Africa per la produzione di Robusta e il secondo nel continente per la produzione di caffè. La produzione di caffè contribuisce al 2% del PIL ugandese, con 353.000 ettari di terreno coltivabile.

L’attività di formazione (immagine concessa)

La percentuale dei ricavi del caffè sul totale delle esportazioni è del 14%. La produzione di caffè è la principale fonte di sostentamento per circa 1/3 della popolazione, pari a 1,7 milioni di famiglie (composte da 7 persone) per un totale di 12.000 dipendenti e circa il 40% delle donne impiegate nel settore del caffè.

La missione in Uganda è stata anche occasione per incontrare l’Ambasciatore d’Italia a Kampala, Mauro Massoni, ed il Ministro dell’Agricoltura, Frank Tumwebaze.

Andrea Illy: “La produzione del caffè in crisi per la pioggia in Brasile e la siccità in Vietnam: il costo aumentarà”

0
andrea illy
Andrea Illy, il presidente di illycaffè

Dalla crisi climatica a quella del Mar Rosso, il mercato del caffè sta attraversando una fase particolarmente delicata. Andrea Illy, presidente di illycaffè e co-chair di Regenerative society foundation, fa il punto della situazione su una filiera che è sempre più in difficoltà. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Luca Andreazza per I Dolomiti.

Le sfide nel mercato del caffè secondo Andrea Illy

TRENTO – Una tempesta perfetta. La crisi climatica e quella del Mar Rosso hanno duramente colpito il mercato del caffè che affronta i problemi legati alla scarsità della produzione e ai trasporti più lunghi (e con il conseguente aumento dei costi). A preoccupare poi l’applicazione della legge contro la deforestazione approvata a Bruxelles. Sono tante le ombre che si allungano sul settore mentre all’orizzonte si affaccia la frontiera dei prodotti in laboratorio.

Il caffè è tra le bevande più consumate in tutto il mondo ma è anche una pianta delicatissima, coltivata in determinate condizioni ambientali in America Latina, Asia e Africa. Una coltura particolarmente a rischio in epoca di crisi climatica.

La stima è che nel 2050 le zone di coltivazione del caffè potrebbero essere la metà di quelle attuali con conseguenze sulla produzione, la disponibilità e i prezzi. Dall’epidemia Covid al rialzo dei prezzi, il settore affronta ancora un periodo complesso. E’ stato un anno nero nella produzione, si contano i danni nei due principali Paesi esportatori.

“Si è verificata la combinazione di due eventi estremi: in Brasile c’è stato El Niño con piogge particolarmente intense, mentre in Vietnam la siccità”, queste le parole a il Dolomiti di Andrea Illy, presidente di illycaffè e co-chair di Regenerative society foundation. “Quest’anno la produzione è stata particolarmente bassa. C’è poi il problema legato al Canale di Suez con i tempi e i costi del trasporto che si sono notevolmente alzati. Non è un periodo particolarmente semplice per la filiera”. E per questo “i prezzi potrebbero aumentare perché la marginalità è in partenza particolarmente ridotta”.

E in questo contesto di forte difficoltà si contesta la norma europea, approvata a Bruxelles, sulla deforestazione. In sintesi si vuole contrastare il disboscamento e il degrado forestale imputabili all’Unione europea per far spazio alle produzioni agricole. Una legge che però lascia perplesso l’imprenditore, che da sempre punta sulla sostenibilità e che guida l’unica azienda italiana tra le più etiche al mondo con l’inserimento nell’elenco World’s Most Ethical Companies.

“L’obiettivo della norma è nobile e punta anche a tutelare la biodiversità“, prosegue Illy nelle scorse ore a Trento per il Festival dell’Economia. “Ci sono però dei problemi enormi nell’esecuzione di questa norma che rischia di generare una crisi umanitaria. Il caffè è stato inserito in modo automatico ma ormai sono decenni che non si deforesta più per far spazio alle piantagioni. Il nodo maggiore è che gli esportatori devono assicurare sostanzialmente la tracciabilità di ogni singolo chicco”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Rapporto Italgrob e Censis: in 14 milioni rinunciano ai ristoranti, per un italiano su 2 l’inflazione supera il 20%

0
bar ristorazione ristoranti mazzucchelli sardegna pasqua personale milano dehors progetto napoli trento nero milano mastrocola groff fiepet contributi sardegna bergamo andalusia bolzano treviso roma rapporto thefork adecco bari benincasa dehors randstad fuori casa appe recensioni bergamasca cremonese niola malatesta caffetterie roma bergamo firenze toscana siena
Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)

La Federazione italiana distributori horeca (Italgrob) e Censis hanno presentato il rapporto Il fuori casa rende l’Italia migliore in cui vengono analizzati i dati di consumo degli italiano. Secondo il rapporto, il 55,8% degli italiani è convinto che l’inflazione sia destinata ad aumentare nei prossimi mesi e di conseguenza molti rinunciano ai ristoranti. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giuliano Zulin per Gea Agency.

Il fuori casa rende l’Italia migliore

MILANO – Secondo l’Istat l’inflazione è poco sotto l’1%, ma la percezione della popolazione è ben diversa: 1 italiano su 6 ritiene che il carovita sia addirittura sopra il 20%. Il che spinge gli stessi consumatori a rinunciare una o più volte a frequentare locali fuori casa. E’ questa la foto scattata dalla Federazione italiana distributori horeca (Italgrob) e Censis nel rapporto ‘Il fuori casa rende l’Italia migliore’, presentato presso la Sala Capitolare del Senato e giunto alla terza edizione.

Dal documento emerge che se l’83,4% degli italiani considera la presenza di luoghi in cui potersi incontrare e stare insieme importante per il proprio benessere, il 90,9% li ritiene fondamentali per la qualità della vita collettiva. Il problema, però, è che i rincari hanno ridotto le uscite e quindi i momenti di convivialità.

Il rapporto afferma: “L’inflazione degli ultimi anni è visibilmente stata indotta dai costi di taluni fattori produttivi, a cominciare dall’energia, di cui non si può fare a meno, e dalla difficoltà delle filiere globali a star dietro al decollo verticale della domanda dopo lo stop di fatto del periodo Covid. E ovviamente non è estranea al suo insorgere la prolungata fase di creazione in abbondanza di moneta. Quel che conta per delineare lo stato reale della situazione è che l’inflazione rallenta, ma è ancora ben vivace”.

Ma soprattutto – sottolinea il rapporto – “le reazioni delle persone all’inflazione dipendono non solo dalle esperienze dirette di verifica dei prezzi nel tempo, ma dalle percezioni e dalle aspettative. Infatti, gli adattamenti minuti delle famiglie in termini di entità e distribuzione della spesa dipendono molto dalle convinzioni che hanno sul livello attuale dell’inflazione e, anche, da quelle relative alla sua evoluzione futura”.

Così attualmente circa 1 italiano su 6 è convinto che in Italia l’inflazione galoppi oltre il 20%. In particolare: per i prezzi in generale, il 15,3% è convinto che l’inflazione sia oltre il 20%, il 18,3% tra il 15 e il 20%, il 19% tra l’11 e il 15%, il 30,4% tra 6 e 10% e solo l’8% la ritiene essere contenuta entro il 5%.

Per i prezzi dell’alimentare, il 14,6% degli italiani pensa che sia oltre il 20%, il 16,2% tra il 15 e il 20%, il 19,2% tra l’11 e il 15%, il 29,8% tra 6 e 10% e solo il 9,7% ritiene che l’inflazione sia entro il 5%. Il 55,8% degli italiani è poi convinto che l’inflazione sia destinata ad aumentare nei prossimi mesi, il 20,3% che resterà al livello attuale e solo il 15,5% si prepara a una sua riduzione.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Massa-Carrara: per la crisi tra il 2019 e il 2023 chiudono 69 bar

0
bar colazione caffetteria tavolino dehors sovrapprezzo plateatico caffetterie barese massa-carrara caffè varone fitto torino
Il tavolino di un bar (Foto di Julia da Pixabay)

In provincia di Massa-Carrara tra il 2019 e il 2023 sono stati sigillati 69 bar, cioè ha chiuso il 9,1 per cento dei locali tra quelli apuani e quelli lunigianesi su un totale complessivo di 689 imprese. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giovanna Mezzana per il quotidiano Il Tirreno.

La chiusura dei bar a Massa-Carrara

MASSA-CARRARA – C’era una volta il bar, luogo di ritrovo per eccellenza dove sorseggiare una tazzina di Espresso o sbocconcellare un panino: negli anni’80, se ti alzavi all’alba e ti rimboccavi le maniche, compravi una buona miscela di caffé e avevi (anche solo) un pizzico di propensione all’ascolto degli avventori, l’incasso era assicurato e il fallimento dell’impresa un’ipotesi più unica che rara.

Da allora è cambiato il mondo: e anche sui i bar hanno cominciato a soffiare i venti di crisi. In provincia di Massa-Carrara tra il 2019 e il 2023 la polvere si è depositata su 69 banconi, cioè ha chiuso il 9,1 per cento dei bar tra quelli apuani e quelli lunigianesi su un totale complessivo di 689 imprese che svolgono questa specifica attività: è il dato contenuto nel Rapporto Economia curato dall’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio Toscana nord-ovest.

Si tratta di un fenomeno nazionale, tant’è che un’indagine di Fipe-Confcommercio stima che dal 2019 al 2023 il Belpaese ha perso 20mila di questi storici ritrovi che affondano le radici nell’italianità più pop.

Dalla costa alla Lunigiana, a chiunque verrà alla mente il nome di un bar che ha spento la macchina del caffé. A Massa, per esempio, il Bar del Teatro di via Bastione che aveva chiuso, poi riaperto e da qualche tempo ha di nuovo serrato o il mitico Arpagaus (che era anche pasticceria.

A Carrara il Caffé I Girasoli di via Aronte, a due passi dalle Poste; a Marina di Carrara il Gracy bar. E sono esempi.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

La Course des Cafés: arriva la gara con vassoio in mano per gli studenti dell’istituto alberghiero di Ladispoli

0
estrazione espresso doppio millennials german
L'estrazione di un espresso doppio in tazza grande (Foto di Stocksnap da Pixabay)

Il 29 maggio ci sarà la Course des Cafés, la manifestazione che vedrà protagonisti gli studenti dell’istituto alberghiero di Ladispoli. I ragazzi dovranno percorrere per 2 chilometri un percorso a passo sostenuto con un vassoio in mano: sopra una tazzina e un bicchiere d’acqua. Vincerà chi otterrà il tempo migliore. La gara si ispira alla storica tradizione parigina (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Terzo Binario.

La Course des Cafés

LADISPOLI – Si ispira ad una storica tradizione parigina, la Course des Cafés, la manifestazione che mercoledì 29 maggio vedrà protagonisti gli studenti dell’Istituto alberghiero di Ladispoli. “Sarà un modo per salutare l’anno scolastico mettendoci in gioco con ironia per far conoscere ai cittadini le nostre attività – hanno spiegato le Docenti promotrici dell’iniziativa Giovanna Albanese, Elisa Colombo ed Emanuela Ottaviani – Era il 1914 quando si svolse la prima “Course des garçons de café”: una gara che vide i camerieri parigini di Caffè, Hotel e Ristoranti percorrere le strade della capitale francese portando in mano un vassoio con un croissant, un bicchiere d’acqua e un caffè.

“Per loro ieri, come per noi oggi – hanno aggiunto le docenti – sarà un modo per rendere omaggio alla cultura enogastronomica e ricettiva del territorio, al nostro lavoro e a quello che svolgeranno gli studenti una volta conseguito il Diploma Alberghiero”.

Le docenti: “Ringraziamo l’Assessore alla pubblica istruzione e cultura Margherita Frappa per il suo prezioso supporto, ma anche tutta l’Amministrazione comunale, la Polizia Locale,  la Protezione civile Avalon e l’Associazione ASSOVOCE per la loro collaborazione”.

L’iniziativa nasce dalla ricerca della professoressa Elisa Colombo, docente di Scienze Motorie dell’istituto alberghiero, in merito alle possibili correlazioni tra l’attività fisico-sportiva e la ristorazione.

Organizzata con l’aiuto della professoressa Giovanna Albanese e della professoressa Emanuela Ottaviani, la gara – spiegano ancora le Docenti – rappresenterà una giornata di didattica alternativa allo scopo di favorire dinamiche di socializzazione, relazionali e socio-emotive fondamentali per la crescita di ogni individuo.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Anagni: un cliente non accetta il rincaro del caffè e distrugge il negozio specializzato in cialde e capsule

0
anagni
Lo stato del negozio (immagine presa da Facebook)

ANAGNI (Frosinone) – Ad Anagni un uomo ha inveito contro le titolari di un negozio venditore di caffè, tè e tisane in cialde, lanciando i box e buttando i prodotti dagli scaffali. Il motivo? Il rincaro del caffè. La titolare del negozio Pausa di gusto, Tamara Graziani, ha denunciato il fatto sulla sua pagina Facebook.

La distruzione del negozio di caffè di Anagni

Graziani: “Si parla tanto di violenza contro le donne e poi si sottovalutano questi gesti vergognosi di prepotenza e profondo maschilismo. Quello che è successo nel mio punto vendita è una bruttissima pagina di cronaca per Anagni e chiamo in causa anche il sindaco Daniele Natalia affinché condanni questi episodi moralmente esprimendo solidarietà e vicinanza. Sono convinta più che mai della necessità di parlarne per denunciare e mettere a conoscenza le donne di non accettare mai nessuna forma di prepotenza e violenza tanto più gratuita e gretta come questa!

Ha tentato anche di investire mia sorella mentre usciva dalla caserma mano nella mano con mia figlia inveendo con gesti minacciosi. Non ho parole. Siamo state in passato sue clienti. Resto basita e attendo giustizia. Il caffè è un bene prezioso ma non di prima necessità. Se non accetti i rincari, allora evita.

Non tirare i box di caffè addosso al commerciante che te lo porge con gentilezza pagando le tasse. Non buttare tutto giù dagli scaffali urlando contro la commerciante dandole della stronza di merda. Non minacciare di far saltare l’attività perché sei solo una semplice pedina dello scacchiere.

L’idiozia e la violenza vanno denunciate. Invito le clienti presenti al momento dei fatti, e testimoni quindi dell’accaduto, a tornare in negozio perché intendo ricompensarle per il soccorso prestato a mia sorella nonostante siano rimaste attonite e sconvolte davanti a tanta follia. Prontamente e lucidamente le sono rimaste accanto fino al momento in cui ha chiuso il punto vendita per andare a denunciare l’accaduto ai carabinieri”.

Tamara Graziani, titolare dell’attività Pausa di gusto caffè cialde e capsule di Anagni.

Ecco il ristorante firmato Pepsi in centro a Milano con bibite alla caffeina gratis aperto fino al 10/06

0
pepsi
Il nuovo logo della Pepsi

MILANO – In arrivo a Milano un ristorante in stile americano firmato Pepsi, la celebre multinazionale americana e colosso delle bevande a base di caffeina. Si chiama Pepsi Diner e fino al 10 giugno troverà casa a due passi dal Duomo in via Tommaso Grossi 8 (la fermata è Cordusio). Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato su Milano Today.

A Milano il diner a stelle e strisce di Pepsi

Un’operazione nata in occasione del lancio del nuovo logo della bevanda e del progetto di rebranding del marchio di cola tra le più conosciute e consumate in tutto il mondo.

Lo spazio si ispira ai tipici ristoranti e tavole calde nati negli Anni ’70, i diner appunto, diffusi soprattutto negli Stati Uniti d’America nord-orientali e nel Midwest. Pepsi Diner avrà un menu speciale e diventerà luogo d’aggregazione anche grazie a un palinsesto di appuntamenti serali.

Pepsi Diner celebra la storia della cola rifacendosi all’immaginario più classico che ha segnato la sua lunga carriera. Non a caso infatti invita i propri consumatori all’interno di un ristorante temporaneo strutturato come un diner americano.

Dallo stile al menu tutto ricorda questi luoghi mitologici e un po’ nostalgici, ancora oggi diffusi negli Stati Uniti e con tanti emuli nel mondo. Le luci al neon, il pavimento a scacchi bianco e nero, il juke box, tutto condito da grafiche, video e loghi vintage che raccontano i 125 anni della storia di Pepsi.

L’ingresso del diner è un tunnel che conduce nel ristorante, a cui si aggiungono due aree tematiche a tema musica e sport, e un’area arcade popolata da videogiochi d’epoca.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui