martedì 23 Dicembre 2025
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Gran Horizonte: il bar di Caracas che ha vinto il Leone d’oro alla Biennale Archittetura

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gran horizonte
Il bar di Caracas

MILANO – Il fast food come luogo sociale della periferia, punto d’incontro tra casermoni mai finiti, simbolo di resistenza alla povertà economica. L’hanno pensata così Alfredo Brillembourg e Hubert Klumpner di Urban Think Thank di Zurigo e Justin McGuirk nell’ideare Gran Horizonte, un ristorante che immagini pieno di odori di empanadas e churros oltre che di colori, con le insegne al neon che attirano i passanti e la tv sempre accesa.

Gran Horizonte, un luogo del cuore per la comunità

Il lavoro ha vinto il Leone d’oro per il miglior progetto alla Biennale Architettura in corso a Venezia fino a novembre. E oggi, nei saloni antichi delle Corderie questo ristorante temporaneo sfama i visitatori creando un vivace spazio sociale venezuelano anche da noi. È un pezzo di Caracas, del Sud economico, ma è anche common ground, il tema della Biennale curata da David Chipperfield.

Il cibo funge da livellatore sociale: condividere un pasto è il modo più conviviale di scambiare idee. Il progetto attinge alle estese ricerche compiute dallo studio svizzero sulla Torre Confinanzas, chiamata Torre de David. È un grattacielo incompiuto di quarantacinque piani, costruito come sede di una banca a Caracas negli anni Novanta, occupato abusivamente da anni, diventato una specie di «favela verticale» popolata da una comunità piena di vita e contenente ristoranti e negozi improvvisati.

Qui la Torre de David si erge a simbolo del fallimento del neoliberismo e del self-empowerment dei poveri. Con i suoi magnifici difetti, rappresenta un’opportunità di riconsiderare in che modo creiamo e promuoviamo le comunità urbane. La replica di un ristorante immaginario è una sorta di simbolo dell’autodeterminazione e serve anche alle Corderie da punto d’incontro per i visitatori, che in questo locale possono mangiare, bere e, in generale, avere un assaggio di America del Sud.

L’ambiente è creato con materiali adeguatamente umili, con una cucina funzionante e un autentico menu venezuelano

Fa parte di questo allestimento una serie di fotografie della Torre de David scattate da Iwan Baan. Come in tutte le rivendite ambulanti di cibo e in tutti i ristoranti economici dell’America latina, negli angoli della sala c’è uno schermo televisivo. I televisori trasmettono una serie di cortometraggi sulla torre realizzati da Urban-Think Tank. Tra questi ci sono le riprese di una riunione di comunità in cui gli abitanti discutono della loro occupazione facendola rientrare in una tradizione di beni comuni risalente a prima dell’arrivo dei conquistadores. Il ristorante, chiamato Gran Horizonte, porta il nome di un vero locale di Caracas. Questo «grande orizzonte» è anche un riferimento al Sud del mondo che guarda sempre a un equatore politico, oltre il quale si trova il Nord economico.

Gruppo Cimbali: il successo dei 100 anni nella manifestazione a Binasco

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Global Coffee institute gruppo cimbali percorso formativo
Il logo di Gruppo Cimbali

MILANO – Il gruppo Cimbali festeggia i primi cento anni della sua storia. Un traguardo importante e allo stesso tempo un punto di partenza. La manifestazione è stata presentata a Binasco dai vertici dell’azienda milanese, maggior produttore nazionale di macchine professionali per caffè espresso.

Da diversi mesi tutto il Gruppo Cimbali è al lavoro per festeggiare il centenario

Un logo, totalmente ispirato e dedicato al traguardo raggiunto. M100, nuova ammiraglia, una macchina tradizionale che rappresenta la sintesi ultima tra tecnologia e design, tra memoria e futuro. Un volume monografico, edito da Electa, che racconta la storia e l’espansione dell’azienda con le parole ma anche con le immagini. Il Mumac, ovvero il museo della macchina per il caffè.

Pensato e voluto non solo per celebrare l’azienda e i suoi prodotti ma anche e soprattutto per offrire alla comunità un progetto culturale di forte valore.

Il Mumac occupa un’area di circa 1500 mq ricavati da una precedente struttura nell’ambito del sito produttivo di Binasco

Un recupero industriale premiante anche per la riqualificazione dell’area. Questo straordinario progetto, raccoglie la storia delle macchine per il caffè dal 1900 al 2012. Un secolo raccontato in un percorso diviso in sei aree tematiche che ospita una collezione privata, la più ricca e qualitativamente meglio conservata oggi al mondo.

Una panoramica della storia produttiva, culturale e progettuale dell’industria di settore. Macchine per il caffè, bar originali delle varie epoche, documenti d’archivio. Un progetto ambizioso che solo una grande imprenditoria poteva pensare e realizzare per offrirla ad un vasto pubblico. Gruppo Cimbali festeggia così i suoi primi 100 anni. Un’azienda familiare che svolge con scrupolo il delicato compito di tramandare valori e cultura. Un passato illustre, un presente che guarda avanti con rigore e attenzione.

“Ci avviciniamo a questa ricorrenza consapevoli che Gruppo Cimbali ha attraversato un secolo di storia industriale e di cultura nel fare l’espresso” dice il Presidente Maurizio Cimbali. “Un’eredità importante Che ci inorgoglisce soprattutto nella consapevolezza che, di generazione in generazione, siamo riusciti a salvaguardare il nucleo di quei valori che sin dall’inizio hanno ispirato le azioni del fondatore, mio nonno Giuseppe. Un traguardo epocale che ci trova ricchi di entusiasmo e voglia di proseguire nell’attuale cammino. Credo che il modo migliore per festeggiare sia l’inaugurazione del Mumac, museo della macchina per il caffè, prestigioso progetto, percorso culturale di grande valenza storica”.

Eurochocolate per la prevenzione dei tumori con Ant e Università dei sapori

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eurochocolate tavolette di cioccolato dimagrire
Perdere peso mangiando cioccolato? Pare possibile

MILANO – La prevenzione dei tumori passa anche per Eurochocolate, a Perugia. «Menù Eubiosia a base di cioccolato» è il concorso destinato a tutti gli Istituti alberghieri d’Italia, frutto della collaborazione tra Fondazione Ant, Università dei sapori ed Eurochocolate e che unisce prevenzione oncologica, studio delle caratteristiche nutrizionali del cioccolato e creatività culinaria a sostegno dei progetti dell’Ant.

L’obiettivo è coinvolgere in questo progetto gli studenti degli Istituti alberghieri: basta inviare il menù – creato da un gruppo di lavoro di ogni istituto – entro il 29 settembre a francesca.pennacchi@universitadeisapori.it

Eurochocolate dalla parte della salute

Un’apposita commissione, composta da personale specializzato degli enti promotori, seleziona il primo classificato a cui spetta come premio un soggiorno nella Foresteria dell’Università dei sapori di Perugia (3 allievi e 1 insegnante) il 25e 26 ottobre. Il menù realizzato dai vincitori durante la cena di presentazione del “Menù Eubiosia a base di cioccolato” il 26 ottobre, nella sala ricevimenti dell’Università dei sapori.

Il ricavato a sostegno del Progetto melanoma Ant che, dal 2004 a oggi, ha permesso di visitare gratuitamente 52.322 persone, in 48 diverse province italiane, indirizzandone il 10% al chirurgo per l’asportazione delle lesioni sospette. «Con questo concorso, Ant, Università dei sapori ed Eurochocolate vogliono diffondere l’importanza della prevenzione delle malattie, partendo dalla tavola. La prevenzione primaria comincia con la corretta alimentazione e la consapevolezza delle caratteristiche nutrizionali degli alimenti della nostra cucina – afferma Raffaella Pannuti, presidente Ant – In particolare il cioccolato è l’elemento protagonista di questo progetto di solidarietà».

Emorroidi: per evitare di peggiorare la malattia, evitare di bere il caffè

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Isic danno renale caffè pressione stress consumo cognitivo
I benefici del caffè

MILANO – Fare una dieta bilanciata, ricca di verdure e fibre, bere tanto e svolgere un’attività fisica regolare tutti i giorni. Questi gli accorgimenti principali, e semplici, da seguire, per chi soffre di emorroidi, patologia di cui soffrono circa 3 persone su 10 e dopo i 60 anni più della metà della popolazione. A suggerirli è il prof. Maurizio Gentile, responsabile dell’unità di colon proctologia dell’Università Federico II di Napoli.

Emorroidi, nemiche del caffè

A causare le emorroidi, ricorda Gentile, sono «quasi sempre le cattive abitudini alimentari, la dieta ‘occidentale povera di fibre, ricca di grassi, con produzione di feci dure difficili da espellere; nei prolassi entrano invece in gioco anche i danni meccanici collegati alla gravidanza». Sulla fuoriuscita delle emorroidi, poi, può incidere il sovrappeso, che aumenta la pressione sulle pelvi, mentre c’è un legame con la stipsi, che pure comporta un aumento della pressione sulle emorroidi.

Secondo il medico, non ci sono però alimenti da evitare: «visto che vi è una componente psicologica nella genesi delle emorroidi (sono molto legate al colon irritabile) – spiega – togliere degli alimenti non avrebbe significato, arricchire invece una dieta di fibre è molto utile per evitare che le emorroidi si ingrossino».

Alcuni alimenti specifici, invece possono provocare irritazione anale

In generale si tratta di cibi che degradandosi producono dei fattori irritanti per la mucosa del canale anale, aumentando quindi il prurito e l’irritazione: i cibi speziati , i frutti di mare, le ostriche, le interiora, il ketchup e bevande come il the, il caffe , la cioccolata e persino lo champagne sono in questo elenco. «C’Š, infine – conclude – da precisare che le emorroidi sono elementi fisiologici, pertanto non dobbiamo evitare che si formino, ma che si ingrossino».

Fondo monetario internazionale: crescita globale al ribasso al 3,3%

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reddito di cittadinanza fondo monetario internazionale

MILANO – Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha presentato un quadro cupo dell’economia globale rispetto a qualche mese fa, sottolineando che le prospettive sono peggiorate ulteriormente e i rischi sono aumentati. l complesso, le previsioni del Fmi per la crescita globale sono state riviste al ribasso al 3,3 per cento quest’anno e un ancora un lento 3,6 per cento nel 2013.

Nel suo ultimo World Economic Outlook, presentato a Tokyo, il Fondo monetario internazionale ha spiegato che per le economie avanzate si prevede una crescita dell’1,3 per cento quest’anno, rispetto al 1,6 per cento dello scorso anno e del 3,0 per cento nel 2010, con tagli della spesa pubblica e ancora con un sistema finanziario debole che pesa sulle prospettive.

La crescita nelle economie emergenti e in via di sviluppo è stata segnata rispetto alle previsioni di luglio e aprile al 5,3 per cento, contro il 6,2 per cento dell’anno scorso

I principali mercati emergenti come Cina, India, Russia e Brasile vedranno tutti una crescita più lenta. La crescita del volume del commercio mondiale crollerà al 3,2 per cento quest’anno, rispetto al 5,8 per cento dello scorso anno e al 12,6 per cento nel 2010.

«Bassa crescita e incertezza nelle economie avanzate stanno interessando i mercati emergenti e in via di sviluppo sia attraverso i canali commerciali e finanziari, aggiungendosi alle debolezze interne», ha detto il capo economista del Fmi Olivier Blanchard.

Programma del ministero: tra le aziende partecipanti anche illycaffè

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MILANO – Gucci, Pirelli, Antinori, Benetton, Coop Italia, ma anche illycaffè e Telecom Italia. Sono oltre 70 le imprese leader del made in Italy che aderiscono al programma del ministero dell’Ambiente per la certificazione ambientale dei prodotti, dei sistemi di gestione dei processi industriali e delle attività produttive. L’iniziativa ministeriale – presentata all’università Bocconi da Corrado Clini – ha ricevuto l’adesione, tramite accordi volontari, di grandi imprese nelle infrastrutture e nei servizi, piccole e medie aziende, grandi istituzioni (tra cui società Autostrade, Acqua San Benedetto, Gancia, università Cà Foscari di Venezia a Tasca d’Almerita, Unicredit, università Tor Vergata di Roma).

Il programma del ministero è stato avviato nel 2009

Ed è culminato alla riunione internazionale sullo sviluppo sostenibile a Rio de Janeiro (Rio+20); importanti gli impegni delle imprese per la riduzione delle emissioni dei gas serra (‘carbon footprint’) e dei consumi di acqua.

«L’esperienza di questi anni – ha osservato Clini -suggerisce che i consumatori finali sono sempre più sensibili al valore ambientale delle proprie scelte, e questo dato sta orientando le imprese ad assumere in misura crescente la certificazione ambientale del ciclo di vita dei propri prodotti» anche per «accrescere la competitività in mercati sempre più esigenti ed attenti ai valori ambientali».

Il governo italiano – conclude il ministro – «deve prevedere misure specifiche per la promozione della certificazione ambientale» anche «attraverso incentivi fiscali. A questo fine dovrà essere utilizzato lo schema di delega fiscale, che all’art.15 prevede misure per la fiscalità verde».

Petroncini in anteprima presenta le tostatrici TTa versione compatta

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Petroncini gamma New Compact a Trieste
Petroncini gamma New Compact a Trieste

MILANO – La Petroncini Impianti Spa presenta in anteprima sulla fiera, con l’eccezione dei prezzi, la nuova Serie di Tostatrici Mod. TTA/R versione ” Compatta ” disponibile con capacità ciclo 120 kg – 240 kg – 400 kg: Principali vantaggi : – Ricircolo aria di tostatura – Risparmio energetico fino al 30 % rispetto il classico ciclo termodinamico aperto – Riduzione delle emissioni in atmosfera da trattare – Ridotta emissione di Co2 – Versatile con possibilità di essere utilizzata a ciclo termodinamico con Ricircolo o Aperto – Controllo sistema di controllo “Profilo di Tostatura” Incluso di serie – Design compatto

Petroncini, la scheda sintetica dell’azienda

La Petroncini Impianti Spa progetta, realizza e installa in tutto il mondo impianti completi chiavi in mano per la lavorazione del caffè a partire dalla pulitura del caffè verde, tostatura, macinatura, stoccaggi e sistemi di movimentazione prodotto. La Petroncini Impianti Spa dispone di un Centro di competenza tecnologico del caffè con laboratorio analisi, sezione assaggi e impianti pilota installati a disposizione dei clienti per l’effettuazione di prove e test sul prodotto.

Inoltre si offrono consulenze specifiche sui processi di trasformazione del caffè per ottenere il risultato finale desiderato

Info Petroncini Impianti S.p.A S.AGOSTINO (FE) Tel. 0039 0532 350076 Website; E-mail: info@petroncini.com

Luca Majer: “Nel monoporzionato, la tecnologia paga e la marca premia”

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Boutique Nespresso in Via Blefiore a Milano nel novembre 2011 luca majer
Boutique Nespresso in Via Blefiore a Milano nel novembre 2011

MILANO – Cialde e capsule stanno scrivendo una pagina storica per l’espresso (italiano) nel mondo e nel Belpaese. Ma il Parmesan del caffè mostra come noi abbiamo perso su tutta la linea : altro che i fratelli Righeira.

di Luca Majer

Quasi due anni dopo aver parlato Comunicaffè del 30 novembre 2010) di guerre stellari nel mondo del caffè grazie al cosiddetto porzionato, nessuno può negare l’ovvietà dei fatti: il caffè in capsule sta scrivendo una pagina storica per il caffè. Se l’idea di confezionare il caffè in porzioni individuali data dagli anni trenta e anche prima, il primo colpo ben assestato fu quello delle cialde in carta, anni ‘50/’60. Poi, nel 1986, arrivo Nespresso e – come scrisse John Nasbitt – rischiò molto nell’affermare questo modo pratico di eseguire un caffè: “massicce perdite, tre volte sull’orlo della chiusura – molti in azienda pensavano fosse una strada verso il nulla”.

Nespresso Boutique – Via Belfiore, Milano – novembre 2011 Oggi il leader mondiale nell’alimentazione – fatturato oltre gli 80 miliardi, il 10 per cento del caffè prodotti in tutto il mondo passa in qualche modo da Nestlé – ha gusti porzionati per tutti, da zero a 92 anni e oltre: Nespresso, ma anche Dolce Gusto, Special T e BabyNes.

Gli altri attori globali sono Kraft con Tassimo (dal lusinghiero +25% nelle vendite previsto per il 2012), Douwe Egberts Master Blenders, con Senseo (il più ampio parco di macchine al mondo: oltre trenta milioni di macchine vendute) e la nuovissima Sarista e ancora l’americanissima Keurig o GMCR, che sforna macchine a milionate ed ha cambiato il modo di consumare degli statunitensi. La sua Rivo, frutto della collaborazione con Lavazza, aggiunge espresso/cappuccino alla gamma molto Usa delle bevande disponibili presso Keurig, anche se con un’altra piattaforma tecnologica.

Stessa cosa fatta da Starbucks (anticipando di qualche mese Keurig)

Che – con un’azienda tedesca specialista in latte – ha già lanciato Verismo. Noi, che siamo nati a Milano dove il sciur Gaggia, grazie anche al sciur Cremonesi, ha inventato l’espresso, rimaniamo un po’ frastornati con questi nomi che storpiano/usano l’italiano per vendere magari anche l’espresso. Sembra l’industria automobilistica: mai pensato alle varie Impreza, Leganza, o la… Sorento?

Continua Luca Majer: Insomma, a parte la griffe sfiziosa e il fazzoletto nel taschino, noi italiani abbiamo saputo perderci per strada belle occasioni e persino i nomi, verrebbe da dire

Qualcuno ha parlato di Nespresso come del “parmesan del caffè” e in un certo senso non si può dargli torto. E’ la storia dell’aceto balsamico, l’atroce beffa subita dai gourmets italici: un alimento assolutamente senza aceto a cui viene imposto di cambiare nome (adesso è signor “aceto balsamico tradizionale”), a favore di interessi (anche) stranieri.

A favore d’industrie che non potendo riprodurre la mitica tradizione d’invecchiamento del mosto cotto in botticelle di legno (a Modena quando nasceva una figlia una botticella veniva messa in soffitta, così che arrivasse pronta in dote al matrimonio) hanno deciso di sgomitare a livello normativo, aggiungere coloranti a dell’aceto e via della quarta.

Industrie che – sgomita di qua, sgomita di là – ottengono quello che gli ungheresi hanno ottenuto (con ancora peggiori risultati per noi) nel campo del vino: obbligare a mozzare il nome da Tocai Friulano a Friuliano. Roba che a pensarci mi verrebbe da dire: e che fine ha fatto la trafila a Bruxelles per un “espresso STG”, iniziata nel 2009? Han consentito che si faccia anche col seltz ?

Torniamo al porzionato

Continua Luca Majer: Ho qualcosa che davvero stupisce e rende attoniti. Non sono i nomi. Sono le quote di mercato di questo (ancora piccolo) segmento del mercato del caffè. In una “stima” (l’economia moderna è tutta così: stime, teorie, modelli e mai la realtà’) Nestle’ controllerebbe il 34.7% e – sommando Douwe Egberts, Kraft e Keurig – in quattro arrivano quasi al 68%.

Poi, quinta, Lavazza (che controllerebbe l’uno virgola tre percento del mercato) e un 30% + rotti lasciato al resto del mondo. Sarà vero? Boh. In un’altra di queste stime Nestle’ controllerebbe invece il 50% del mercato mondiale, e Keurig un altro 24%. Aggiungete Douwe Egberts e Kraft e a tutti gli altri non rimane che un 11 (undici) percento!

Numeri sconvolgenti per un mercato che è ancora lì dall’esplodere ma è già il futuro. Un archetipo, tra l’altro, di due ineluttabili evidenze. Uno: la tecnologia paga. Perché queste fortezze di mercato, questi imperi sulle cui vendite di caffè non cala mai il sole, sono state creati a forza di esperimenti, test e brevetti – e idee che fanno la differenza.

Due: la marca premia

E su quest’ultimo punto ammettete anche voi lo stupore. C’è qualcosa di magico nel vedere le code nelle boutique Nespresso, quando concorrenti vendono 7 (al posto di 5) grammi di polvere marrone a meno di venti centesimi (che dico! A meno di dieci centesimi, a volte) invece dei trenta o dei quaranta centesimi di Euretto pagati da coloro “che fanno la fila”. Altro che i fratelli Righeira! Altro che “No tengo dinero”.

Si chiami Sarista, Verismo, Dolce Gusto o Esio, i prezzi che i leader spuntano dimostrano che la premium-isation del mercato non e’ una favola. E che anche in tempi di crisi, il caffè non ce lo si nega e la capsula conviene. Perché il paragone che insistentemente viene fatto non è più con il costo dell’equivalente caffè sfuso, ma con l’equivalente di una tazza servita da uno Starbucks. Ragionamento che avrà pure qualche smagliatura logica, ma (per noi) non fa una piega.

Luca Majer

Ico diffonde il report di settembre sulle annate di Brasile e Colombia

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MILANO – Ico: l’annata caffearia 2011/12 si conclude con una produzione record. Così la nuova stima contenuta nel report mensile Ico di settembre, di cui abbiamo anticipato i dati salienti nel numero di venerdì. Alla luce delle più recenti statistiche pervenute dai paesi produttori, l’organizzazione londinese ha considerevolmente rivisto al rialzo le sue stime per l’annata appena terminata. Il raccolto mondiale risulta ora pari a 134,273 milioni di sacchi, contro i 132,715 indicati ancora nel report di agosto. Il nuovo dato risulta superiore, anche se in misura minima, alla precedente produzione da record dell’annata 2010/11. E la performance è ancora più significativa considerando il ricorrere di un’annata negativa del ciclo biennale brasiliano e la caduta della produzione colombiana ai minimi ultratrentennali. Rispetto alle cifre contenute nel report di agosto va anche osservata una consistente correzione al ribasso del dato produttivo dell’Africa (circa un milione di sacchi) dovuta principalmente al ridimensionamento ulteriore della stima sul raccolto dell’Etiopia. A ciò fa riscontro un forte elevamento delle stime relative al Vietnam, con una produzione che risulta ora pari a 22,5 milioni di sacchi, decisamente più in linea con le cifre sulle quali lavorano da mesi analisti e commercio. Come evidenziato da un grafico contenuto nel report, il raccolto del massimo produttore asiatico superava di poco il milione di sacchi all’inizio degli anni novanta ed è cresciuto nell’arco degli ultimi 21 anni a un tasso annuo medio del 14,5%. Consistenti revisioni al rialzo vengono operate inoltre sulle statistiche di Honduras e Messico, con una produzione stimata ora rispettivamente in 5,5 e 4,75 milioni di sacchi.

Ico: il report riferisce della nuova stima Conab sul raccolto brasiliano 2012/13 (ormai pressoché concluso)

E rileva i progressi recenti compiuti della Colombia, pur riconoscendo che il ritorno ai livelli storici di inizio millennio richiederà ancora del tempo. Non si arrischia tuttavia a fornire una stima produttiva sull’annata appena iniziata non ritenendo i tempi ancora maturi. Sul fronte dell’export, i dati relativi ad agosto segnano un forte incremento (+1,4 milioni di sacchi) rispetto allo stesso mese del 2011, che porta il totale dei primi 11 mesi al dato record di 99,6 milioni di sacchi (+2,7% rispetto all’analogo periodo del 2010/11).

A tale evoluzione hanno contribuito i maggiori imbarchi di robusta (+13,1%) e altri dolci (+6,7%) cui fa riscontro un calo di colombiani dolci (-10,5%) e brasiliani naturali (-8,5%). Complessivamente, l’export delle tre tipologie di arabica è in flessione del 3%. Guardando ai dati disaggregati, va osservata la performance senza precedenti del Vietnam, che ha esportato quasi 22 milioni di sacchi nell’arco di 11 mesi, con un incremento sull’anno del 37,3%. Rilevantissimi incrementi si osservano anche per quanto riguarda Honduras (+37,8%), Indonesia (+19,4%), Costa d’Avorio (+73,1%) e Messico (+22,5%).

Ico: in forte calo invece le esportazioni dal Brasile

Che registrano un calo del 18,6% nei primi 5 mesi dell’anno di raccolto (aprile-agosto). I produttori brasiliani appaiono ben capitalizzati – osserva il report – e non hanno fretta di collocare sul mercato il nuovo raccolto. Possono contare inoltre su importanti misure di sostegno varate dal governo di Brasilia, con stanziamenti finanziari ingenti. Interessanti i dati relativi all’evoluzione delle scorte certificate, che evidenziano andamenti opposti nei 2 mercati borsistici.

Gli stock del Liffe risultano in flessione del 69,2% rispetto al picco di 7 milioni di sacchi raggiunto nel giugno del 2011

In parziale ripresa invece New York, che risale a 2,4 milioni di sacchi, livello massimo da giugno 2010. Tali sviluppi riflettono lo stato del mercato del fisico, con un rallentamento della domanda per quanto riguarda gli arabica, cui fa riscontro una maggiore richiesta di robusta, in conseguenza anche dei cambiamenti delle abitudini di consumo indotti, in molti mercati, dalla crisi. Nell’ambito della tornata autunnale delle riunioni londinesi, di cui abbiamo ampiamente riferito la settimana scorsa, si è svolto anche un seminario dedicato all’impatto delle certificazioni sulla supply chain del caffè, in termini economici, sociali e ambientali.

Le trattazioni hanno analizzato il tema della certificazione e dei suoi risvolti lungo l’intera filiera produttiva

In termini di rapporto costi/benefici per i produttori (soprattutto quelli più piccoli), miglioramento della produttività e della biodiversità, promozione delle condizioni di vita in ambito rurale, impatto positivo sulla stabilità dei prezzi. Sotto la lente degli esperti anche le differenze tra i diversi schemi di certificazione, i riflessi sul mondo del commercio, l’evoluzione della domanda di prodotti certificati e i relativi driver di crescita. Hanno preso parte al seminario in qualità di relatori: Daniele Giovannucci – Committee on Sustainability Assessment (COSA) Annemieke Wijn (Rainforest Alliance) Nathalie Ritchie (Kraft Foods UK) Karin Kreider (Iseal Alliance) Filtone C. Sandando (African Fine Coffees Association) Carlos Ariel García (Cresce, Colombia) Gabriel Ferreira Bartholo (Embrapa, Brasile) Misnawi Jati (Iccri, Indonesia)

Ico riporta un export mondiale in forte crescita durante il mese di agosto

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Il logo dell'Ico

MILANO – Export mondiale in forte crescita durante il mese di agosto. Secondo i più recenti dati diffusi dall’Ico, le esportazioni hanno raggiunto i 9,18 milioni di sacchi, contro i 7,83 dello stesso mese del 2011. Nei primi 11 mesi dell’annata caffearia 2011/12, le esportazioni si sono incrementate del 2,7% raggiungendo i 99,58 milioni di sacchi, contro i 96,97 dell’analogo periodo trascorso. Nell’arco degli ultimi 12 mesi disponibili (agosto 2011 – agosto 2012) si è registrato, in particolare, un calo delle esportazioni di arabica, scese a 65,85 milioni di sacchi contro i 67,85 dei 12 mesi immediatamente precedenti, cui ha fatto riscontro un forte incremento delle esportazioni di robusta passate da 37,36 a 41,44 milioni di sacchi. Le statistiche sono disponibili a questo link: http://www.ico.org/trade_statistics.asp

Export mondiale ma non solo

In Uganda – Autorità punta a raggiungere una produzione di 4,5 milioni di sacchi entro il 2015. Punta ad elevare la propria produzione annuale a 4,5 milioni di sacchi dagli attuali 3,5 milioni. Secondo Francis Chesang – responsabile produzione dell’Ucda (Uganda Coffee Develpmento Authority) – l’obiettivo potrà essere raggiunto entro il 2015, grazie agli effetti del piano di rinnovo colturale avviato negli anni novanta, che ha portato, nell’arco di 18 anni, all’impianto di oltre 140 milioni di arbusti (principalmente robusta) di varietà resistenti alle malattie.

Il piano è stato avviato nel 1994 dopo che il proliferare della fusariosi aveva distrutto metà delle piantagioni del paese. I dati relativi ai primi 11 mesi del 2011/12 evidenziano intanto un calo delle esportazioni del 9,17% sull’annata precedente. L’export è sceso a poco più di 2,5 milioni di sacchi, con una flessione a valore del 7,57%.