venerdì 21 Novembre 2025
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Baccanale 2024: lo chef stellato Mauro Uliassi presenta il menù con caffè e olio

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Il manifesto di Baccanale (immagine concessa)

IMOLA – Durante gli Imola Coffee Days, in concomitanza quest’anno con il secondo weekend di Baccanale, lo chef tre stelle Michelin Mauro Uliassi, dell’omonimo ristorante di Senigallia (Ancona), è protagonista di uno showcooking nella Galleria del centro cittadino. Con la sua rinomata cucina innovativa, Uliassi interpreta due eccellenze gastronomiche italiane, l’olio d’oliva e il caffè, mostrando come il prima possa sposarsi con il secondo per creare piatti complessi e armonici, esaltando il carattere unico di entrambe le materie prime.

Nei menù proposti, caffè e olio diventano gli ingredienti centrali di piatti e bevande, spingendo gli ospiti a esplorare nuovi territori del gusto.

“È un onore per noi partecipare a questo evento straordinario”, afferma lo chef Uliassi. “In questa occasione raccontiamo chi siamo e il nostro modo di lavorare, con la passione che infondiamo in ogni dettaglio. Da una decina d’anni sperimentiamo con l’olio al caffè un ingrediente unico che produciamo internamente e che ancora non si trova sul mercato. Lo utilizziamo per conferire una nota speciale a diversi piatti che vanno dagli antipasti ai secondi: la selvaggina, per fare un esempio, ma anche il pesce, in particolare le nostre mazzancolle con granita di mandorle. Al Baccanale portiamo proprio alcune creazioni realizzate con il nostro olio al caffè, un elemento che incarna il nostro approccio unico alla cucina”.

A Imola l’olio d’oliva non è solo un ingrediente, ma un vero protagonista che attraversa i confini della cucina tradizionale, entrando in cocktail, vini e persino piatti a base di caffè.

Diventa il filo conduttore di una narrazione che unisce sapori, territori e storie in un dialogo tra passato e presente, con uno sguardo rivolto al futuro.

Il gelatiere Massimiliano Scotti ambasciatore in Myanmar con una settimana di iniziative

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gelato cono bari garda sardegna mostra milano pupo
Un cono gelato (immagine: Pixabay)

Massimiliano Scotti, lo chef gelatiere che ha conquistato 3 coni del Gambero Rosso, ha organizzato una settimana di eventi e formazione nell’ambito della Euro-Myanmar Food Fusion Week in Myanmar. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.

Massimiliano Scotti tra Italia e Myanmar

YANGON – L’ambasciata d’Italia a Yangon ha organizzato, nell’ambito della Euro-Myanmar Food Fusion Week promossa dall’Unione Europea in Myanmar, una settimana di eventi ed iniziative animate dallo Chef Massimiliano Scotti.

Originario di Milano, Scotti è uno chef gelatiere che dopo aver abbandonato una promettente carriera in ambito pubblicitario ha deciso di dedicarsi alla sua più grande passione: fare il gelato.

Così in meno di 5 anni è entrato nell’Olimpo di questa dolce arte aggiudicandosi 3 coni del Gambero Rosso, il massimo riconoscimento a cui un mastro gelataio può aspirare.

Scotti ha animato la settimana di iniziative, dai corsi di formazione sul gelato italiano per chef professionisti e per giovani provenienti da comunità svantaggiate, con la prospettiva di fornire opportunità di lavoro.

Ma anche cene di gala e di beneficenza realizzate con i principali chef birmani, uno scambio attorno ai prodotti tipici del Made in Italy e del Myanmar. E’ stato inoltre organizzato il primo concorso di gelato italiano realizzato in Myanmar.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Caramelle protagoniste di Halloween: consumate dal 95% degli italiani

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Le caramelle ad Halloween (immagine concessa)

MILANO – Ancora pochi giorni e partiranno i festeggiamenti per Halloween, appuntamento in grado di coinvolgere circa 11 milioni di italiani di tutte le età, intenti a celebrare la cosiddetta “notte delle streghe” tra musiche, maschere dark, zucche e l’immancabile appuntamento con “dolcetto o scherzetto”.

Un momento di festa che vede protagoniste le caramelle, amate da ogni generazione grazie ai loro innumerevoli gusti ed apprezzate in ogni angolo dello Stivale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.

Nel nostro Paese quasi la totalità degli italiani (95%) consuma caramelle e circa 1 su 3 (31%) lo fa almeno 3-4 volte a settimana. Tra chi le consuma spesso, troviamo soprattutto persone che vivono in Sicilia (37%), Lombardia (35%), Campania (33%) e Puglia (33%).

Il gusto di caramelle più amato dai nostri connazionali? È quello agli agrumi (44%), che si piazza in testa alla classifica dei sapori più apprezzati, seguito dalla menta forte o balsamica (39%) e dalla liquirizia (36%). Completano la “top five” dei gusti più desiderati il gruppo composto da “menta, eucalipto, anice” (34%) e dai frutti di bosco (27%).

Sono alcuni degli highlights che emergono dall’indagine “Gli italiani e i gusti delle caramelle”, commissionata da Unione Italiana Food ad AstraRicerche, che ha evidenziato il percepito dei nostri connazionali rispetto a questo prodotto[1], esplicitando anche alcune differenze nel consumo tra regione e regione.

Nelle caramelle gli italiani amano ritrovare il sapore della frutta

1 italiano su 2 (52%) dichiara di preferire le caramelle alla frutta, un sapore particolarmente apprezzato in Veneto, Puglia e Liguria. Molto più indietro troviamo le erbe aromatiche, scelte dal 24% degli italiani, amate soprattutto in Emilia-Romagna (37%). Infine, chiudono la classifica i gusti provenienti da radici e piante che si attestano al 12%, le creme (8%) e le spezie (4%).

Gusti di caramelle e prodotti tipici: il limone della Campania è il più apprezzato

Esiste anche uno stretto legame tra le caramelle e la tradizione gastronomica delle regioni. Tra i prodotti tipici del nostro territorio, da cui prendono spunto alcune caramelle, i rispondenti hanno indicato di preferire il limone della Campania (54,5%), seguito dalla liquirizia della Calabria, scelta da 4 italiani su 10 (40%), dalla fragola della Basilicata che ha riscosso il 30% delle preferenze, dal pistacchio della Sicilia con il 28% e, a seguire, dalla mela del Trentino con il 24%.

Tra gusti che richiamano propriamente il nostro Paese (49%) e quelli di ispirazione internazionale (51%) finisce in parità. Da una parte, infatti, la preferenza dei consumatori italiani di caramelle va verso quei prodotti che rimandano alla nostra tradizione gastronomica (38%), o addirittura ai prodotti tipici della propria regione (11%). Ma c’è anche chi apprezza i gusti internazionali provenienti da ogni parte del mondo (27%) o, nello specifico, i gusti esotici e tropicali (24%).

Caramelle: il dolce più consumato durante Halloween

Ormai si può affermare che la festa di Halloween, di origine irlandese, si sia sempre più “italianizzata”, tanto da essere festeggiata da circa 1 italiano su 4, sia da adulti che da bambini. Una ricorrenza nella quale a prendersi la scena di assolute protagoniste sono le caramelle, che rappresentano il prodotto dolciario più consumato durante questa festa (65%), superando cioccolatini (56%), snack (38%), e biscotti (32%)[2].

Note

[1] Indagine “Italiani e gusti di caramelle”, AstraRicerche 2024

[2] BVA Doxa 2022 “Gli italiani e le caramelle”

Lindt Italia lancia la tavoletta Excellence Pistacchio

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La nuova Tavoletta Excellence Pistacchio (immagine concessa)

INDUNO OLUNA (Varese) – Lindt Italia, azienda parte del Gruppo Lindt & Sprüngli, leader nella produzione di cioccolato premium, amplia la linea di tavolette Lindt Excellence, da sempre caratterizzata dall’uso del cacao più pregiato e dagli aromi più ricchi. La nuova Tavoletta Excellence Pistacchio accosta al cioccolato fondente Lindt, l’amatissima granella di pistacchio caramellato e sale, dando vita a un trionfo sensoriale.

Lindt Italia presenta la tavoletta Excellence Pistacchio

Lindt Excellence Pistacchio nasce dalla straordinaria esperienza dei Maîtres Chocolatiers Lindt nel miscelare gli aromi delle migliori fave di cacao con gli ingredienti più raffinati. Una tavoletta da degustazione dedicata agli amanti del cioccolato fondente e del pistacchio, che amplia la ricca gamma Lindt Excellence composta da 22 ricette.

L’unione tra il finissimo cioccolato fondente Lindt e la croccantezza della granella di pistacchio caramellato e sale regalano un’esperienza di gusto sorprendente.

Lindt Excellence Pistacchio 100 gr è disponibile sull’e-shop e nei negozi monomarca Lindt (per maggiori informazioni basta cliccare qui) in GDO, nei migliori bar, pasticcerie e negozi specializzati dolciari d’Italia. Prezzo di vendita consigliato di 3,40 euro

Max Fabian a Triestespresso Expo, il punto sull’EUDR: “Così funzionerà questo regolamento”

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Il presidente e amministratore delegato di Demus, Massimiliano Fabian: oggi è il presidente dell'Ecf, l'European coffee federation, l'associazione che riunisce le associazioni nazionali degli operatori del caffè (immagine concessa)

MILANO – Max Fabian, past president del Consiglio internazionale dell’ICO e attuale vice presidente dell’European Coffee Federation (EFC), nonché titolare dell’azienda produttrice di decaffeinato Demus, si è fatto avanti come luce tra le ombre del regolamento europeo durante il convegno inaugurale “EUDR: siamo veramente pronti all’entrata del nuovo Regolamento europeo?” Chiarimenti sulla Regolazione Europea per un Caffè senza Deforestazione.

Fabian: “Voglio iniziare con il racconto del regolamento della deforestazione dal punto di vista della European Coffee Federation per cui ricopro il ruolo di vice presidente nel Board.”

“La normativa.

E’ un regolamento e in quanto tale, deve esser recepito tal quale dagli Stati membri, e risale alla data del 31 maggio 2023. Riguarda diverse materie prime, coinvolte dal fenomeno deforestazione e che hanno un impatto su questo processo.

Il caffè viene prodotto altrove rispetto all’Europa e dipendiamo per la fornitura dai Paesi coltivatori. Questo comporta la coordinazione stretta con le origini.

Ho avuto il privilegio di osservare, durante la mia esperienza di presidente del Consiglio internazionale dell’Ico, anche il punto di vista degli Stati e dei Governi e ho potuto assistere come sia importante il dialogo diplomatico.

Una prima osservazione interessante è che questo regolamento riguarda tutto il caffè ma per un errore, è restato fuori quello solubile. Questo significa che se in un Paese terzo viene prodotto caffè solubile proveniente da aeree deforestate, potrà essere venduto nell’UE quando verrà implementato il regolamento. Eppure, chi volesse importare il caffè in Europa dovrà essere soggetto al regolamento. Questo aspetto stride e dovrà essere modificato.

Tempistiche.

E’ stata fatta la richiesta da altri Governi di posporre l’entrata in vigore di 12 mesi: questa procedura non si è ancora conclusa, la Directorate-General for Environment ha dato il via libera, è stata proposta dalla Commissione europea, il Consiglio e i singoli governi degli Stati membri hanno approvato e ora manca soltanto l’approvazione da parte del Parlamento Europeo.”

Come funzionerà?

Fabian: “Il 30 dicembre del 2024 attualmente, oppure più probabilmente del 2025, per le grandi e le medie aziende il regolamento entrerà in vigore. Sei mesi dopo, dal 30 di giugno successivo, seguiranno le piccole e le micro.

La loro definizione poi è da chiarire: si fa riferimento a una direttiva del 2013 e non all’ultima che risale al 2023, che specifica le dimensioni per l’Europa e norma questo aspetto, insieme al dato del bilancio datato al 31/12/2020. Appare evidente che non è banale applicare la norma in maniera corretta.

Noi di Demus ad esempio, come produttore di decaffeinato, siamo una piccola industria, ma siamo alla soglia della media.”

Fabian ricorda: “La postposizione dell’entrata in vigore viene fatta non solo per le esigenze dei privati, o per quelle dei paesi produttori, ma anche perché c’è da parte delle stesse autorità competenti, un ritardo nel fornire una serie di risposte: ad esempio l’accreditare una categoria di rischio ai vari Paesi. Da questo dipendono poi le modalità dei controlli effettuati e così è chiaro come anche l’Unione Europea ha bisogno di tempo per implementare le disposizioni.

Bisogna sempre ponderare i bisogni ambientali con quelli sociali ed economici. Non dimentichiamolo, per non rischiare di fare il bene da una parte e il male dall’altra.”

Quali sono le richieste principali che si trovano nel regolamento

“C’è una data come base per considerare la deforestazione: il 31/12/2020. Restano così fuori le aree che sono state deforestate in precedenza. Questo condiziona l’importazione verso l’Unione Europea.

In un contesto ampio di azione da parte dell’UE verso i concetti di sostenibilità, viene anche richiesto un Due Diligence statement, un documento di verifica, che prenda in esame anche il fatto che la materia prima di riferimento sia stata prodotta nel rispetto delle normative di quel determinato Paese.

Questo apre ulteriormente il discorso: esiste la direttiva che prevede per le grandi imprese che siano quest’ultime a verificare la sostenibilità nel loro complesso (CSR 3B), considerando quindi anche il regolamento sul lavoro forzato e una serie di azioni che devono coordinarsi.”

Fabian: “Deve esserci una visione omogenea da parte di chi norma.”

“Nello statement si deve arrivare alle coordinate geografiche o al poligono entro cui viene prodotta la materia prima, nel caso in cui la piantagione sia maggiore o uguale a 4 ettari e un’autodichiarazione che attesti non siano stati trovati rischi trascurabili.

Nella Due diligence bisogna verificare quindi: la deforestazione, il rispetto delle normative, la geolocalizzazione, una verifica che comprovi che il caffè effettivamente non comporta il rischio di deforestazione e del non rispetto delle normative, infine tutte le normative prese per mitigare i rischi connessi al regolamento.

L’enorme implicazione di questo regolamento solo per il caffè:

La produzione in origine per lo più avviene per mano di piccoli farmers e per riempire un container, il coinvolgimento è molto grande. Un singolo coltivatore non è in grado di riempirlo da solo.

Al suo interno ci saranno in media 200 referenze geografiche con 30 milioni di Due diligence e caricamenti sul sistema informatico: ogni singolo farmer e chicco deve essere identificato.

Considerate che nell’UE entrano mediamente 150mila container di caffè all’anno: immaginate la mole di informazioni dietro. In uno proveniente dal Brasile mediamente saranno coinvolti 15 fornitori diretti, con 10 fazende di produzione, 3 cooperative – che si suddividono ulteriormente con migliaia di produttori – e 260mila piantagioni.

Quanto è frammentato il lavoro di raccolta dati, quindi? Il Brasile è un esempio – che pesa circa per il 35% della produzione mondiale – che comporterà 195 milioni di processi amministrativi per il caffè. Una mole di lavoro immensa.

Il caffè è rilevante: quando implementiamo un regolamento, questo deve tener conto certo dell’aspetto ambientale, ma anche di quanto sia grande l’impatto a livello economico e sociale della materia prima coinvolta. E di come questa debba essere preservata.

Esempi di come il caffè è rilevante per i vari produttori sul piano europeo

L’Uganda rappresenta circa il 7,8% della fornitura complessiva per l’UE – verso cui esporta il 60% del suo caffè -, mentre il 20% del suo PIL dipende da questa materia prima e coinvolge un milione e 800mila coltivatori.

Questo è per dire come l’implementazione di un regolamento di questo tipo influenzi sulla quantità di lavoro a monte nella produzione, insieme all’economia dei Paesi coltivatori. Se si discutono questi volumi, si rischia di mettere le persone in crisi. Va fatto, ma in maniera giusta.

Siamo d’accordo che venga applicata, ma nel modo corretto in modo che non crei danni.”

Fabian: “Quali sfide allora?”

“In primis, vediamo cosa succede con la postposizione dell’entrata in vigore, che sono fiducioso avverrà.

Ma le autorità competenti come andranno ad effettuare i controlli? Quelli fatti in Germania saranno gli stessi fatti in Italia? E quale sarà la check list e sarà uguale per tutti i Paesi membri? Hanno le autorità competenti le idee chiare di cosa e come debbano controllare?

Come faranno tutti gli operatori della catena di valore a controllare la Due diligence lungo una supply chain così lunga? Sarà il sistema informatico capace di gestire tutto il volume di dati che abbiamo mostrato e che verrà immesso?

Come si coordinerà questo regolamento con gli altri punti, come la responsabilità sociale, il lavoro forzato, la 3B? Come sarà omogeneizzato tutto questo, burocraticamente?

E poi pensiamo alla geolocalizzazione: 12,5 milioni di zone di produzione da geo coordinare, con dati che devono essere verificati e garantiti. Con il rischio che lo stesso produttore abbia più geo coordinate, perché non sono perfette. Tecnicamente nella pratica, questi errori si verificano.

E ancora, la protezione dei dati: come viene garantita per una mole così importante?

Sulla deforestazione, c’è una mancanza di chiarezza sulla definizione di rischio trascurabile. Ci sono varie mappe che vengono utilizzate (il 31/12/2020 è il momento di passaggio di riferimento): se si usano mappe diverse dello stesso momento, si rischia di avere falsi positivi.

Dal punto di vista legale non è chiaro un altro aspetto: quali sono le norme che sono da controllare per la produzione di caffè in Brasile per esempio, in modo da poterlo importare in Italia? E’ lo stesso valido per la Colombia o per l’Uganda?

Tracciabilità della catena di valore del caffè: non è banale. Ci dev’essere una presa di coscienza da parte di chi norma e delle autorità di controllo di questa complessità in modo che si riesca a lavorare tenendola a mente.

E non solo: dovrebbero riconoscere i sistemi di tracciabilità degli altri Paesi. Lo faranno? Non si sa ancora.

L’ECF ha fatto tanto lavoro di sensibilizzazione verso tutto il settore, includendo le autorità competenti di legiferazione e di controllo, sulla problematica, in diverse occasioni.
Anche l’ICO si è mosso in questo senso, così come il Gruppo Italiano Torrefattori Caffè e l’Associazione del caffè di Trieste.

L’ECF ha partecipato a tutte le prove di implementazione del sistema informativo con 8 aziende che hanno identificato problematiche e hanno tentato di trovare soluzioni, oltre poi a condividerle con gli altri associati.

Partecipiamo anche alla piattaforma per la protezione e la risoluzione della problematica della tutela delle foreste nel mondo, andando oltre l’applicazione del regolamento per essere proattivi nella risoluzione della deforestazione in senso più ampio.

Conclusioni: la deforestazione va combattuta e siamo tutti d’accordo. Bisogna farlo con impegno e investimenti, anche guardando a tutte le altre normative che coinvolgono la sostenibilità. Ma affinché queste iniziative abbiano successo, dobbiamo essere realistici, chiari, e avere una condivisione di quelle che sono le cose necessarie da fare per tutti gli attori della filiera.”

Arianna Mingardi, presidente dell’Associazione caffè Trieste e Omar Zidarich, numero uno del Gruppo italiano torrefattori: interventi autorevoli sull’EUDR

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Arianna Mingardi (foto concessa)
Arianna Mingardi (foto concessa)

MILANO – A Triestespresso una partenza già calda, con il convegno inaugurale “EUDR: siamo veramente pronti all’entrata del nuovo Regolamento europeo?” Chiarimenti sulla Regolazione Europea per un Caffè senza Deforestazione. Tra i relatori che si sono espressi su questo punto, Arianna Mingardi, eletta di recente presidente dell’Associazione Caffè Trieste, insieme al presidente del Gruppo italiano torrefattori caffè, Omar Zidarich.

Mingardi: “Il problema riguarda tutta la filiera, a partire proprio dai Paesi Produttori.”

“Come Associazione abbiamo incontrato una delegazione dalla Colombia, che stava proprio valutando questo problema. Ci hanno detto di non essere pronti.

Come loro altri Paesi d’origine potrebbero decidere di non adeguarsi al nuovo regolamento che ricordiamo, non riguarda soltanto le aziende europee che importano in UE ma anche quelle non europee che si rivolgono a questo mercato.

Ci sono produttori più pronti e hanno già la possibilità di acquistare, nonostante si prospetti una posposizione di 12 mesi e la possibilità di affrontare con più calma la sfida, caffè certificati EUDR ed importarli.

Ci sono invece altri che non si sono posti il problema e possono scegliere di non fare entrare i loro prodotti nell’UE. Questo significa che sarà difficile reperire tutti i caffè che fanno parte attualmente della loro offerta.

Ricordiamo che la maggiorparte di noi non produce monorigine, ma miscele che possono partire da 2-3 origini e arrivare sino a nove.

Quindi dobbiamo cambiare gusto, il nostro know-how, tutto quello che abbiamo fatto fin qui? Per la filiera sarà un problema: il fatto di avere un anno in più può aiutarci e sostenere anche i paesi produttori ad adeguarsi.

Dobbiamo dotarci di un software anche dalla parte del torrefattore per accumulare dati, conservarli per 5 anni – per i controlli dobbiamo dimostrare per questo arco di tempo che il caffè introdotto sia certificato – ma un’azienda piccola o micro non ha il personale necessario per svolgere questa mansione che ha bisogno invece di una risorsa dedicata.

Per le piccole – come la mia – si deve pensare di avere oltre al software anche un addetto che se ne occupi appositamente.

Non acquistiamo solo monorigini: per tutti i caffè certificati si dovrà avere un software che permetta di creare un’altra due diligence che riguarda la miscela che poi comporranno. Infine dovremo anche inserire sul Traces europeo, quali miscele vengono spedite in Ue, quali in extra UE e quali infine restano in Italia.”

Omar Zidarich, presidente Gruppo italiano torrefattori caffè:

“Abbiamo preso in considerazione la tematica EUDR da subito, anche perchè come numero di soci il Gruppo è l’Associazione che conta più partecipanti, con 250 soci torrefattori dislocati in tutto lo Stivale.

Quindi dobbiamo avere un tono italiano e che abbraccia tutti, sia per il tema che per il fatturato: il socio per noi vale uno. Guardiamo a tutti, anche perché la possibilità di ricerca di informazione di una piccola e media attività è diversa dall’informazione e dal personale di una grande impresa.

Il mio ruolo è sempre stato quello di collaborare con la scienza. Così come abbiamo fatto con il silver skin due anni fa, dichiarando la sua trasformazione da rifiuto industriale a sottoprodotto (materia prima e seconda), abbiamo trattato con la stessa esperienza, la tematica della deforestazione e della legge.

Con Area di ricerca Science Park abbiamo valutato da un punto di vista scientifico le diverse piattaforme. Digitalizzazione significa business oggi per le start up: quando è arrivato il regolamento sono spuntate fuori tante piattaforme. Abbiamo capito che il 95% diq ueste non davano informazioni sufficienti. Ricordiamo che la pena per il torrefattore è una multa pari al 4% del fatturato del 2020.

L’altro anno abbiamo chiuso un comparto con l’utile medio del 5%: nelle tasche dei torrefattori che muovono milioni di euro, resta solo il 5% lordo. Da questo si capisce che quel 4% di sanzione potrebbe rappresentare il baratro.

Il nostro partner Area di ricerca è un ente nazionale, dello Stato e si deve pertanto fermare sul piano della ricerca, non potendo valutare dal punto di vista economico le piattaforme. Noi però dobbiamo abbracciare tutti i nostri soci: non basta svolgere la ricerca dicendo quale sia la macchina più performante, ma bisogna considerare anche quello che i torrefattori possono permettersi.

Vogliamo far sì che anche le piattaforme e le scelte, siano alla portata dell’operatore

Siamo stati i primi a creare un workshop a Milano, portando degli operatori che supportano sul piano legale, in collaborazione con le Associazioni per poter in una fase primaria, delucidare i nostri soci.

L’arte della tostatura nasce da un artigiano: tutte le nostre aziende, anche le più grandi, sono partite dall’idea di un singolo spesso in un piccolo magazzino, per rifornire un’area limitata. Oggi esportano in tutto il mondo, ma lo spirito è quello originario: non si ha il tempo di documentarsi, né le facoltà di poter accedere a informazioni complete. Per questo, servono le Associazioni.”

Futures del caffè in ribasso nella settimana a cavallo del mese, prospettive sempre incerte in Brasile e Vietnam

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Il logo dell'Ice

MILANO – Futures del caffè in altalena, in un mercato che continua a essere condizionato dalle notizie provenienti da Brasile e Vietnam. Venerdì 1° novembre, entrambe le borse hanno chiuso in territorio negativo, per la seconda giornata consecutiva, spinte al ribasso dagli aggiornamenti positivi sul fronte meteo provenienti dai due principali produttori mondiali.

A mettere pressione sui prezzi i futures del caffè ha contribuito anche l’andamento del real, la moneta brasiliana, ai livelli minimi, da oltre due mesi e mezzo a questa parte, sul dollaro.

A New York, il contratto per scadenza dicembre dell’Ice Arabica ha perso 295 punti terminando la settimana a 242,95 centesimi, 545 punti (-2,2%) sotto la chiusura di venerdì 25 ottobre. E 940 punti sotto il massimo settimanale di 252,35 centesimi registrato nella seduta di lunedì 28 ottobre.

A Londra, il contratto futures per scadenza gennaio dell’Ice Robusta è arretrato di $90 concludendo a 4.279 dollari, in ribasso di $132 (-3%) sull’ottava precedente.

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La Linea Professional di Quamar: il massimo di tecnologia e stile per tutti i professionisti della macinatura

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Il macinacaffè M80E

ALTIVOLE (Treviso) – La Linea Premium e la linea Professional di Quamar rappresentano il massimo della tecnologia e del design per i macinacaffè professionali. Destinata a chi cerca prestazioni eccellenti e affidabilità costante, questa linea comprende modelli come il T48 e il M80E, che offrono soluzioni avanzate per ogni tipo di esigenza nel mondo della caffetteria.

La linea Professional di Quamar

Questi modelli sono dotati di macine di precisione che garantiscono una macinatura uniforme e precisa, fondamentale per estrarre tutte le note aromatiche del caffè. Grazie a un motore potente e alla possibilità di regolare facilmente la granulometria, la Linea Premium è perfetta per chi vuole avere un controllo totale sulla qualità del caffè.

Il modello macinacaffè istantaneo elettronico T48 E

Uno degli aspetti più innovativi della Linea Professional è l’integrazione di display digitali e sistemi di programmazione avanzati. Il modello M80E, ad esempio, permette di programmare dosi precise di caffè, migliorando la velocità di preparazione durante i momenti di alta affluenza.

Il modello T48D per torrefazioni artifgianali

Questa automazione aiuta a mantenere costanti le prestazioni, riducendo gli sprechi e ottimizzando i tempi di lavoro. La robustezza dei materiali, come acciaio e alluminio, garantisce una lunga durata anche in ambienti con un utilizzo intensivo.

Il macinadosatore automatico T48A

Oltre alla tecnologia, entrambe le linee si distinguono per il design elegante e compatto, che si integra perfettamente in qualsiasi ambiente, dai bar di lusso ai ristoranti più esclusivi. Il risultato è un macinacaffè che non solo eccelle nelle prestazioni, ma che aggiunge un tocco di stile e professionalità a qualsiasi locale.

Bloom Coffee School presenta il corso Q Arabica, 02-07/12

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Il corso Q Arabica (immagine concessa)

TRIESTE – Bloom Coffee School presenta il corso Q Arabica disponibile dal 2 al 7 dicembre. La formazione sarà tenuta da Alberto Polojac AST ed istruttore CQI (Coffee Quality Institute) presso la sede della scuola a Trieste al numero 6 del  Campo del Belvedere.  Si tratta di un programma riconosciuto a livello internazionale per valutare la qualità del caffè basato su un sistema standardizzato per l’ Arabica, utilizzando protocolli sviluppati dalla SCA.

Il corso Q Arabica alla Bloom Coffee School

Un Q Arabica Grader è un assaggiatore di caffè altamente formato e calibrato che valuta il caffè secondo gli standard e i protocolli di cupping della SCA.

Il corso si compone di due parti corrispondenti, distribuite su sei giorni. Nella prima parte, di 3 giorni, i partecipanti ripassano le conoscenze richieste e i principi teorici, includendo la pratica di tutte le attività.

La seconda parte consiste in una serie di esami di 3 giorni riguardanti il materiale presentato. Il corso include 20 esami suddivisi in 9 moduli per verificare le competenze rilevanti dei partecipanti, tra cui protocolli di cupping, sensi olfattivi e gustativi, identificazione dei difetti nel caffè verde, livello di tostatura del campione e accoppiamento di coppie di acidi del caffè.

I test comprendono anche il riconoscimento e il richiamo degli standard di sapore CQI in soluzioni acquose.

Il corso di formazione e esami Q Arabica Grader Combo, della durata di sei giorni, è impegnativo, tanto che alcuni studenti trovano difficoltà a superare tutte le parti dell’esame al primo tentativo.

L’ultimo giorno sarà dedicato a permettere ai partecipanti di ripetere alcuni test, se necessario, con l’obiettivo di ottenere la certificazione. I partecipanti che superano tutti gli esami otterranno il certificato Q Arabica Grader.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

Victoria Arduino protagonista dell’area The Coffee Experience Lab a GulfHost

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Victoria Arduino a GulfHost (immagine concessa)

BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Dal 5 al 7 novembre Victoria Arduino, marchio italiano leader nella produzione di macchine professionali per caffè espresso dal design distintivo e dalle elevate performance, sarà sponsor ufficiale dell’area “The Coffee Experience Lab” di GulfHost, la fiera per i professionisti del foodservice. The Coffee Experience Lab è un’area dedicata al mondo del caffè in cui approfondire e fare networking

Nei tre giorni di fiera l’area offre un ricco programma di interventi e masterclass. Oltre a esporre e mettere a disposizione di baristi ed esperti le macchine professionali per caffè espresso Eagle One e E1 Prima PRO, il team Victoria Arduino offrirà ai partecipanti una serie di masterclass presso Zaabell Hall 5.

Questo il programma delle masterclass:

  • 5 novembre ore 12:40 | PBTech and S.I.S. system: The Art of Espresso Excellence
  • 5 novembre ore 16:45 | Easycream Technology: Perfecting Milk Frothing Techniques
  • 6 novembre ore 16:10 | Pure Brew Tech: The Science of Optimal Coffee Brewing
  • 6 novembre ore 13:35 | The evolution of brewing technologies
  • 7 novembre ore 12:50 | VIS and Neo Technology: Ensuring Consistency in Coffee Crafting

In tutti i giorni della fiera sarà possibile scoprire tutte le tecnologie di Victoria Arduino che garantiscono alte performance e una qualità eccellente in tazza come nel caso di PBtech, tecnologia presente nelle macchine professionali Black Eagle Maverick e E1 Prima PRO. PBtech è una soluzione on/off di estrazione dell’espresso che utilizza impulsi d’acqua che danno alla pasticca di caffè più spazio per espandersi, ottenendo un risultato più equilibrato in tazza in termini di aroma e sapori.

Dal punto di vista della consistenza e ripetibilità del risultato e riduzione degli sprechi, Victoria Arduino propone, incorporata di serie nelle macchine Eagle One e E1 Prima PRO, la VIS – Virtual Intelligent Scale.

VIS- Virtual Intelligent Scale è una bilancia virtuale basata su un algoritmo di intelligenza artificiale che velocizza il controllo della dose ad ogni shot senza necessità di una bilancia esterna. Incorporata di serie nelle macchine Eagle One e E1 Prima PRO, VIS offre un sistema digitale per un monitoraggio costante di ogni dose. VIS è un software evoluto ed esclusivo e allo stesso tempo estremamente semplice da usare.

Ad affiancare Eagle One e E1 Prima PRO per ottenere il massimo risultato in tazza, c’è il macinino professionale Mythos. Primo macinino pensato e progettato per il mondo specialty da coffee specialists, Mythos di Victoria Arduino rappresenta la macinatura di qualità in un design unico e riconoscibile.

Le sue tecnologie come Clima Pro e gravitech garantiscono la massima stabilità di temperatura e precisione della dose in modo da ottenere un risultato in tazza eccellente senza sprechi.

Victoria Arduino ti aspetta all’area The Coffee Experience Lab di GulfHost per scoprire insieme come le sue tecnologie sono in grado di offrirti alte performance e riduzione degli sprechi in un design unico e distintivo.