venerdì 21 Novembre 2025
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Osvaldo Suchini, la Finca El Gigante dietro il blend 1895 by Lavazza: “Collaborare con loro è un sogno diventato realtà”

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suchini
Il farmer dal Guatemala, davanti agli african beds (foto concessa)

MILANO – Dentro la Factory 1895 di Settimo torinese, i tour coinvolgono anche i protagonisti dall’altra parte della supply chain: è qui che si trova Osvaldo Suchini, coltivatore di specialty del Guatemala in visita in quella che lui stesso ha definito come “La fabbrica di Willy Wonka per il caffè”.

La finca della sua famiglia, El Gigante – 40 ettari di foresta naturale, oltra ad 85 dedicati al caffè, con varietà come Catuai, Caturra, Pacamara, Geisha e Bourbon -, si trova nel punto più alto della Valle del Motagua, ad un’altitudine che varia dai 1560 M.A.S.L. ai 1700 M.A.S.L., ed un microclima caratterizzato da periodi di pioggia ben definiti e temperature importanti durante il giorno.

Suchini, ci racconta che cos’è per lei all’origine della filiera, il caffè?

“A questa domanda temo di dover rispondere in maniera romantica. Per noi il caffè è vita, in quanto produce acqua, ossigeno, ospita diverse specie di flora e di fauna ed è una fonte di lavoro per tantissime persone. Il caffè dà energia, unisce le persone, crea connessioni, è una benzina per creare scambi umani e commerciali.

Racconto sempre scherzosamente, che sono nato sotto una pianta di caffè: i miei primi ricordi da quando ho iniziato a camminare, sono l’immagine di mio padre che mi porta ad osservare nascere in piantagione le drupe. Il caffè crea vita.

Per questo motivo mi piace il concetto della coffee forest: non solo soltanto piante, ma un vero e proprio ecosistema.”

Come si è evoluta nel tempo la collaborazione con un grande player come Lavazza?

“Siamo davvero orgogliosi di lavorare con Lavazza. Abbiamo tanti clienti, ma la relazione con questa azienda è speciale, non soltanto per le loro dimensioni importanti, ma perchè abbiamo origini piemontesi e ci è sembrato di tornare un po’ indietro alle nostre radici. C’è una buona componente di orgoglio che ci ispira a svolgere il nostro lavoro nella migliore maniera possibile.

Abbiamo assistito nell’arco del tempo a diverse evoluzioni: la nostra prima collaborazione è partita con un blend. Studiare con Lavazza ci ha spinto ad adottare pratiche agricole più rigorose per aumentare ulteriormente la qualità della nostra materia prima.

Ha fatto scaturire in noi il desiderio di diventare sempre migliori, sino ad arrivare a quest’anno alla partecipazione nel progetto 1895 by Lavazza, diventando il caffè usato dal Gruppo Prada nelle Pasticcerie Marchesi 1984. È stato un traguardo molto importante per la nostra azienda, che ci ha fatto impiegare 3-4 anni di raccolti.”

Essere supportati da un brand così stabile, aiuta la via dello specialty?

“Sicuramente ci ha aiutato il loro sostegno, perché ci sfida a operare nel miglior modo per ottenere standard di qualità nei profili in tazza eccellenti. Lavazza è un esempio di un certo livello nel settore e con 1895 dimostra ancora una volta di essere un sinonimo di qualità. Essere produttori legati a questo brand ci dà visibilità, prestigio e ci riempie di orgoglio.

I Suchini nel punto di selezione delle ciliegie (foto concessa)

Era un nostro sogno che poi è diventato realtà.”

Visitare l’altra parte della catena, poi nella Factory 1895, che cosa lascia a chi è abituato a vedere l’inizio della pianta e non la sua trasformazione finale?

“Avendo visitato parecchi stabilimenti, sicuramente posso fare un paragone con quello che ho visto nella Factory che per noi professionisti del caffè è una vera e propria esperienza, indimenticabile. È una scuola tanto per chi non è abituato a vedere il caffè lungo la filiera, quanto per noi addetti ai lavori. I tour che hanno realizzato commuovono, sono la rappresentazione nella tecnologia, nell’attenzione al dettaglio di tutto il processo di un esempio da seguire per tutta l’industria.

Ci conforta sapere che il nostro caffè arriva in questo luogo e viene trattato adeguatamente, valorizzato per sviluppare il discorso dello specialty in Italia. È una visita che ti tocca il cuore.

È la terza volta che la visito, ma non mi stancherei mai di tornare. Con Cristiano Portis coffee designer di 1895 scopro qualcosa sempre di diverso.”

Rispetto agli aumenti del prezzo, la probabile attuazione del regolamento EUDR il prossimo anno, il contesto socio economico globale, la crisi climatica, il vostro caffè come sta reagendo?

“Anno dopo anno, la produzione di caffè diventa più complessa per rispondere agli effetti dei cambiamenti climatici che sono tangibili. Chi non ha agito già qualche anno fa, ora è in estrema difficoltà, tra costi più alti, scarsità di manodopera, siccità. Noi ci siamo mossi per tempo: abbiamo per esempio preservato diverse aree dell’azienda come riserve naturali, proprio per prenderci cura di appezzamenti che prima erano boschi e che resteranno tali per sempre.

Non vogliamo deforestare per coltivare caffè. Poi abbiamo avviato dei progetti interessanti: uno partito 4 anni fa, per cui abbiamo impostato il processo naturale anaerobico per l’85% della nostra produzione e questo ci porta a risparmiare mezzo milione di litri di acqua per raccolta.

Si consideri che all’incirca ci vogliono 300 litri d’acqua per produrre un sacco di caffè lavato da 69 chili. Dovevamo cambiare qualcosa.

Il nostro wet mill è un impianto che riciclava l’acqua ancor prima di cambiare processo, quindi potrebbero esistere dei contesti agricoli ancora più dispendiosi. Ora che abbiamo scelto questo altro metodo riusciamo a limitare gli sprechi.

Abbiamo poi avviato un giardino con oltre 20 varietà di caffè al suo interno. Stiamo sperimentando su di esse per creare profili resistenti alla siccità, alle malattie delle piante. Ci stiamo preparando per il momento in cui sarà ancora più difficile produrre alcune varietà.

Inoltre, ho iniziato a lavorare come consulente per una no profit del Guatemala, per condividere le nostre scoperte sui processi con altri farmers, così da ottenere un effetto moltiplicare delle buone pratiche. Gli altri produttori ci prendono come modello per qualità e innovazione e questo ci dà molta soddisfazione. Le persone possono accedere a migliori mercati in maniera più sostenibile.

Molti coltivatori vengono nel nostro coffee lab, per far assaggiare e analizzare il loro caffè per discuterne assieme.”

Quanto riuscite a produrre in un anno del vostro specialty e quanto ne esportate verso l’Italia?

“Ci siamo focalizzati sulla qualità e non sulla quantità. Produciamo soltanto specialty. L’Italia però ha una forte tradizione del caffè legata alla miscela con molta Robusta e non si è ancora abituati ad un prodotto specialty: noi riusciamo comunque a esportarne, anche se non con il nostro brand e la nostra azienda, ma è tutto in via di sviluppo rispetto ad altri Paesi europei. Con progetti come 1895 per fortuna ora si educano i consumatori per uscire dal concetto dell’euro a tazzina.

La nostra azienda esporta molto in varie zone europee, come la Germania, Lituania, Irlanda e poi con Dubai e Arabia Saudita. Ora esportiamo in 15 Paesi diversi. Alla fine dei conti noi non abbiamo clienti, ma amici: abbiamo rapporti molto stretti con i torrefattori e gli importatori. Per ora siamo soddisfatti così, più avanti si vedrà.”

Sensorialmente in tazza, lo specialty del Guatemala piace agli italiani?

“Penso che la maggiorparte degli italiani non ha mai avuto l’opportunità di assaggiare una vera tazza di specialty. Accade ovunque. Ma ho una certezza: sono convinto che chiunque nel mondo non solo in Italia, gusti una tazza speciale – al di là che sia del Guatemala o di Panama – non potrà tornare indietro ad un caffè commerciale. È successo con i miei amici, l’ho visto con i miei occhi. A quel punto non dovrebbero più lamentarsi neppure del prezzo: la gente è curiosa e inizia a farsi delle domande, a cercare delle informazioni e quindi è disposta a pagare di più per bere qualcosa di buono”.

Cristiano Portis, foto concessa napoli suchini
Cristiano Portis, foto concessa

Cristiano Portis conclude: “Per noi è importante il lavoro che è stato fatto negli anni da tutta la famiglia in piantagione. È incredibile, a livello naturale, la trasformazione, l’impatto sociale su chi vive e lavora in quelle zone prima un po’ trascurate.

Questa azienda agisce sul piano umano, partendo dalla creazione delle scuole per i dipendenti, continuando per la sanità e la cura dei lavoratori: sono tutti aspetti che molto spesso nel mondo del caffè non vengono percepiti adeguatamente. La realtà dei fatti di chi vive in questi posti, è molto più complessa: c’è un’attenzione forte al territorio e alla qualità del prodotto.”

Iei Connect 2024 fa il punto sulla situazione, Uberto Marchesi, NKG Bero Italia: “Finalmente una luce in fondo al tunnel”

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Da sinistra: Simone Devoto, torrefazione Saturno, Uberto Marchesi, co-general manager NKG Italia,

MILANO – Iei Connect 2024 ritorna a Milano per l’edizione 2024 scegliendo come location esclusiva l’Hotel Gallia, cornice di una ricca giornata dedicata a focus e approfondimenti sul mercato interno ed estero del caffè e alla gara tra i finalisti di internazionali di Espresso Italiano Champion 2024. L’edizione di Iei Connect è stata l’occasione per un aperto confronto di idee e di ricerca di stimoli su temi che riguardano diversi ambiti del settore del chicco.

L’edizione 2024 di Iei Connect

Dopo  i saluti del presidente dell’Istituto espresso italiano, Luigi Morello, e quello del presidente del comitato scientifico Iei, Luigi Odello, si è passati subito con una relazione delle professoresse Francesca Venturi e Isabella Taglieri dell’Università di Pisa, le quali hanno presentato una ricerca basata su come l’analisi strumentale possa consentire di aumentare la marginalità del caffè e quindi ottimizzare il prezzo del prodotto.

Luigi Odello del Centro studi assaggiatori caffè carbonio artificiale espresso
Il professor Luigi Odello presidente del comitato scientifico Iei e Iiac

Francesca Venturi afferma: “La qualità del caffè tostato è determinata dal tipo e dalla varietà di chicchi verdi scelti e dalla tostatura utilizzata. Tuttavia, il valore del chicco verde è correlato dalla composizione biochimica che a sua volta è influenzata da fattori genetici che ambientali come la zona di origine o l’altitudine. Ci sono inoltre diversi altri fattori importanti per determinare la composizione chimica come il grado di maturazione dei frutti e le pratiche agronomiche applicate dagli agricoltori”.

I chicchi verdi sono tessuti viventi attivi e ciò li rende sensibili alle perturbazioni ambientali. Questo fa sì che la coltivazione e i trattamenti post-raccolta siano più importanti nella fase del chicco verde rispetto alla tostatura. Perciò l’irrigazione, il controllo dei parassiti e le strategie di raccolto influenzano la qualità complessiva del chicco. Molti studi collegano la qualità del caffè in tazza alle condizioni relative alla tostatura mentre le ricerche sul caffè verde sono estremamenteo frammentate nonostante siano importanti.

Venturi continua: “In molti casi negli articoli di caffè verde non si fa riferimento alla varietà di caffè impiegata per lo studio. Spesso i range delle varie classi di composti appaiono contrastanti tra i vari studi e difficilmente interpretabili”.

Francesca Venturi ha anche affermato: “Per ottenere dei marker chimici (molecole la cui comparsa segnalano la presenza di fenomeni di varia natura) di qualità del caffè verde si dovrebbe definire un metodo analitico condiviso per la caratterizzazione del caffè verde correlabile con la qualità finale del prodotto testato”.

Isabella Taglieri continua: “Alcuni metodi di valutazione offrono informazioni utili ma non marker chimici che possono aiutare a creare un identikit migliore della materia prima. Le tecniche strutturali avanzate possono aiutare molto. Il limite è la variabilità di pretrattamento del campione. Non avere metodi in comune rende difficile la comparazione dei risultati.

Ci sono alcune analisi non distruttive come la spettrometria FT-NIR a l’analisi dell’impronta olfattiva con naso elettronico ma devono essere associati ad analisi distruttive come le tecniche di spettroscopia atomica e le tecniche volumetriche. Abbiamo preso 12 campioni di caffè verde con lo scopo di creare un metodo di correlazione tra tecniche distruttive e non distruttive. Le analisi di parametri chimici ci ha permesso di distinguere bene i campioni tra Arabica e Robusta”.

iei Logo Iei Istituto espresso italiano sigep
Logo Iei, Istituto espresso italiano

C’è di più: “I campioni di origine africana hanno mostrato un contenuto maggiore in composti fenolici. Il composto più identificativo per l’origine è l’acido citrico. In conclusione, i modelli predittivi sviluppati hanno dimostrato una buona predizione di: caffeina, acido citrico, flavonoidi e lipidi. Se crediamo che la conoscenza della materia prima possa creare un futuro migliore bisogna creare metodici analitici comuni, un punto di partenza per sviluppare in futuro modelli di machine learning per aiutarci a capire il miglior protocollo di creazione del prodotto”.

Venturi aggiunge: “Per un buon prodotto sono perciò necessari: una definizione di metodi distruttivi condivisi, marker di qualità sul caffè verde, costruzione di curve di addestramento per analisi non distruttive per marker di qualità caffè verde e, infine, sinergia tra laboratorio interno ed esterno per definizione del miglior protocollo di trattamento del caffè verde”.

Formazione e inclusione

Il professore dell’Università di Torino Giuseppe Zeppa del dipartimenti di scienze agrarie, forestali e alimentari ha anticipato nell’ambito dell’incotro voluto da Iei un’importante iniziativa: “L’Università di Torino ha sviluppato un master su scienza e tecnologia del caffè. È un master aperto ai laureati di secondo livello scientifiche. La durata è di 1 anno di formazione. Il numero minimo è 8 e il massimo è il 15. Le selezioni inizieranno verso ottobre dell’anno prossimo e il master avrà inizio a gennaio 2026. Il master ruota attorno al caffè verde (tostatura, trasformazione, gestione dei sotto prodotti, packaging, analisi sensoriale: dalla coltivazione fino alla tazzina). Ci saranno collaborazioni con alcune università brasiliane. Il progetto è in fase di lancio”.

Prende la parola Kaori Ito, direttrice di Carpigiani Gelato University, svelando la best practice su come progettare e promuovere la formazione B2B a livello internazionale, dalla fase dell’individuazione dei partner da coinvolgere fino all’erogazione dei contenuti.

Ito afferma: “La Carpigiani Gelato University nasce per diffondere la cultura del gelato nel mondo. Offriamo un percorso su quattro livelli: basic, intermediate, advanced e master. È il percorso formativo più completo nel mondo del gelato internazionale. All’origine è stato fondamentale standardizzare la nostra didattica uniformando il metodo, poi è avvenuta l’internalizzazione della nostra offerta formativa. Attualmente facciamo formazione a oltre 6.000 studenti all’anno per un totale di 70.000 alunni. La fase successiva è stata la diversificazione: il gelato può avere varie forme dal cono, alla coppetta alla ristorazione e al fine dining. Infine avviene la digitalizzazione: dal periodo del Covid abbiamo iniziato con la didattica a distanza che è diventata una parte fondamentale della nostra offerta didattica”.

È il turno dell’intervento specifico dell’avvocato Gianluca Massimei, ceo di NextLegal ed Equity Partner di Advant Nctm, dedicato al delicato tema di recupero dei crediti, un’attività che ha assunto una rilevanza sempre maggiore per molte aziende del settore.

Giuseppe Massimei: “Il mercato del food and beverage vale oltre 200 miliardi di caffè e occupa circa 2 milioni di persone. Il mercato è occupato dal 68,1% da aziende dell’horeca.  La puntualità dei pagamenti non è tra le migliori: la media italiana di pagamenti puntuali rappresenta il 41,1% mentre solo il 20,8% delle aziende horeca si dimostra ligia al dovere rispettando i tempi. Il 17,7% delle aziende della ristorazione ritarda i pagamenti di oltre un mese dalla scadenza (ricordando che solo il 9,4% della media italiana va incontro al ritardo). Il mercato è spesso composto da microimprese che comportano un maggiore livello di rischio e un numero di crediti insoluti maggiore. Andando a fondo nelle statistiche, solo il 18,2% dei bar  è puntuale con i pagamenti con ritardi oltre un mese della scadenza di 19,1%”.

Massimei aggiunge: “Gli strumenti per il recupero crediti nell’horeca sono importanti e comprendono: analisi e monitoraggio sull’affidabilità finanziaria dei clienti, assicurazione e factoring sui crediti, recupero crediti stragiudiziale e legale degli insoluti, cessione dei crediti ormai inegibili.

Noi utilizziamo soluzioni tecnologiche di Nextlegal. Legito è un software che garantisce un’automazione avanzata nella redazione dei documenti. È possibile con un solo passaggio e senza intervento dell’utente creare atti come: diffida di pagamento, atto di precetto e procedimento semplificato di cognizione. Tutti atti adattati alle varie casistiche in relazione al cliente ed alla tipologia di credito da azione”.

Il caffè tra consumatori e baristi

È arrivato poi il turno del professor Furio Camillo dell’Università di Bologna che ha presentato una ricerca di mercato inedita, realizzata da Sylla in esclusiva per Iei, incentrata sui bisogni del barista e quelli del consumatore. La ricerca ha indagato tre gruppi: consumatori adulti, adolescenti e baristi.

In sintesi: il voto medio tra gli adulti del gradimento del caffè è 8,6 u 10. Tra i giovani della Generazione Z (under 18) il voto è di 6,9. La qualità del caffè è uno degli elementi portanti sia per il cliente adulto che per quello più giovane.

Però per gli adulti la professionalità del barista è più importante, con un punteggio di 7/10, mentre i Generazione Z under 18 preferiscono locali comodi dove trascorrere il tempo. È importante notare che sia gli adulti che i più giovani si lasciano influenzare più dai consigli di parenti e amici che da influencer.

“Iei ha nel suo dna il collegamento e supporto a tutta la filiera del caffè ed è per questo che abbiamo unito la gara internazionale, momento topico per i baristi di tutto il mondo, all’interno del forum dove affronteremo i temi sfidanti del settore e condivideremo gli esiti di alcune ricerche scientifiche e indagini di mercato”, ha detto il presidente dell’Istituto espresso italiano (Iei), Luigi Morello.

Il vincitore Hyung Wook Lee con Luigi Morello (a destra)

“L’Istituto espresso italiano nacque su basi scientifiche puntando sull’innovazione dell’intera filiera del caffè – continua il professor Luigi Odello, presidente del comitato scientifico di Iei – in Iei Connect 2024 abbiamo voluto mettere basi sullo sviluppo del settore toccando i punti critici che in questo momento ne pregiudicano la crescita”.

 Iei Connect è stata anche l’occasione per la finale internazionale della gara Espresso italiano champion 2024 che ha visto la partecipazione della campionessa 2023, la coreana Song Hye Jin, prima professionista ad aggiudicarsi il titolo internazionale di Epresso italiano champion nel 2023. La macchina per espresso e i macinadosatori sono stati forniti da La San Marco. Il vincitore della gara è stato il coreano Hyung Wook Lee.

Alle 16 si sono ripresi i lavori con un talk di confronto con Paesi di origine, crudisti e operatori sul tema del caffè verde, dei prezzi, della logistica, delle logiche che stanno regolando il mercato attuale. Protagonisti del talk anche i rappresentanti di Iei Next, il gruppo dei giovani professionisti voluto da IEI proprio per comprendere meglio la visione della generazione che sta acquisendo un ruolo di sempre maggiore responsabilità nelle aziende del caffè.

Duong Hai Hung, ambasciatore del Vietnam in Italia, ha affermato: “La filiera del caffè ha affrontato diverse sfide come i cambiamenti climatici che hanno inciso sulla qualità del prodotto. Anche i prezzi sono fluttuati in un picco di 30 anni. Il Vietnam è il secondo paese produttore ed esportatore del mondo, nel 2023/24 le esportazioni di caffè hanno raggiunto 1,5 milioni di tonnellate con un fatturato di oltre 5 miliardi di dollari. L’Europa rappresenta il 50% del volume totale dell’export.

L’industria del caffè vietnamita occupa una parte importante dell’economia globale. Il governo ha dato un orientamento a lungo termine migliorando la qualità del caffè verde sostenendo le pratiche agricole. Ci sono anche previsioni di ampliare gli stabilimenti di caffè solubile e aumentare la presenza del caffè vietnamita. Per questo desideriamo un supporto anche grazie alle partnership con le aziende italiane”.

Il presidente Morello aggiunge: “Essendo l’Iei un’associazione di filiera mettere a confronto i consumatori con alcuni player del mercato risulta di grande importanza. Il momento di incertezza e di innalzamento dei prezzi durerà nel tempo. Bisogna far tesoro di questo momento per capire come organizzarsi al meglio. Ci sono diverse problematiche comuni che possiamo e dobbiamo affrontare insieme”.

Uberto Marchesi, co-general manager NKG Bero Italia: “Stiamo vivendo una situazione che non ha precedenti. Tutto è nato nel 2022 con il primo raccolto in deficit a cui poi ne sono seguiti diversi altri. La chiusura del canale di Suez ha contribuito alla crisi del caffè, senza contare l’EUDR e l’incertezza che ha causato la tanto declamata tempesta perfetta. Questo è un problema che ci accompagnerà per altri mesi”.

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Uberto Marchesi, co-general manager NKG Bero Italia

Marchesi aggiunge: “Il nostro Gruppo NKG però comincia a vedere la luce in fondo al tunnel. Vediamo diversi investimenti e progetti dedicati al caffè ed è possibile che con il prossimo raccolto caffeicolo alla fine del 2025 si potrà vedere un cambiamento concreto. Il consumatore finale comincia inoltre a comprendere che c’è un problema nel prezzo del caffè, anche grazie alla tempesta mediatica. Nel nostro piccolo cerchiamo di convincere il barista medio ad aumentare un po’ il prezzo della tazzina che, in Italia, è una dei più economiche d’Europa”.

Simone Devoto, torrefazione Saturno: “Andiamo a ricercare un’esperienza di caffetteria che possa soddisfare al massimo le esigenze del cliente. In Italia il prezzo aumenta non sempre per una maggiore qualità ma perché i costi di gestione sono sempre più alti. Il mercato tuttavia deve essere libero e senza vincoli”.

Mercati in rialzo a nuovi massimi, negli Usa il caffè fa volare la trimestrale di JM Smucker (Folgers)

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Il logo dell'Ice

MILANO – Non si arresta la corsa al rialzo dei mercati del caffè. Ieri, martedì 26 novembre, altri rialzi: New York ha guadagnato 405 punti raggiungendo un nuovo massimo di 308,85 centesimi. L’anno scorso, in questo stesso periodo, il contratto principale non raggiungeva i 170 centesimi. Londra chiude, a sua volta, in rialzo di $65, a 5.175 dollari: più del doppio rispetto a un anno fa, anche se sempre molto al di sotto dei massimi storici di fine settembre.

Il quadro dei fondamentali rimane precario. Preoccupa la situazione in Brasile, dove le prospettive di raccolto per gli arabica non sono promettenti, nonostante la buona fioritura del mese scorso.

In Vietnam, il raccolto procede a buon ritmo. Il potenziale produttivo di quest’anno è stato pesantemente penalizzato dalla siccità e dalle alte temperature della scorsa primavera.

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Il Museo della Macchina per Caffè di Cimbali Group rinnova la propria adesione al circuito per la diffusione della Prima della Scala del 7 dicembre

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MUMAC - Museo della macchina per caffè di Cimbali Group (immagine concessa)

BINASCO (Milano) – Per la settima volta, MUMAC, Il Museo della Macchina per Caffè di Cimbali Group, mette a disposizione i propri spazi per la Prima Diffusa, l’iniziativa di Comune di Milano, Edison e Teatro alla Scala per portare l’opera della Prima, La forza del destino di Giuseppe Verdi, nei quartieri della Città e in Città Metropolitana con proiezioni, concerti e performance in oltre 30 luoghi di Milano e dintorni. La Prima Diffusa rappresenta un appuntamento fondamentale per avvicinare il pubblico di appassionati alla Prima Scaligera.

Quest’anno torna un’opera drammaturgicamente complessa che fu eseguita per la prima volta il 10 dicembre 1862 a San Pietroburgo (Russia) e approdata in versione definitiva alla Scala nel 1869 e che offre alcune delle più memorabili melodie verdiane, fra cui la celebre Sinfonia, La forza del destino.

Il MUMAC con sede a Binasco ha il piacere di ospitare tutti gli appassionati melomani – previa prenotazione sul sito mumac.it – per assistere live all’opera diretta dal Maestro Riccardo Chailly con la regia di Leo Muscato e che inaugura la stagione di Opera e Balletto 2024/2025 del Teatro alla Scala.

Al MUMAC, l’opera sarà preceduta da “Prima della Prima” – un’introduzione a cura del professor Marco Targa, docente di Storia della Musica presso l’Università della Calabria, autore del volume Puccini e la Giovane Scuola. Drammaturgia dell’opera italiana di fine Ottocento, vincitore del premio «Una vita per la musica» del Teatro La Fenice di Venezia, curatore di un volume sulla regia teatrale wagneriana e studioso dell’opera italiana dell’Ottocento. Attraverso una narrazione appassionata e coinvolgente, il professor Targa guiderà il pubblico alla scoperta dell’opera con aneddoti curiosi.

La Prima Diffusa negli spazi del MUMAC è ancora una volta espressione dell’impegno per la promozione della cultura che il museo e Cimbali Group da tempo portano avanti e che unisce due realtà simbolo dell’eccellenza italiana: da una parte il MUMAC, la più grande esposizione permanente dedicata alla storia e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso, e dall’altra uno dei più prestigiosi ambasciatori della cultura italiana nel mondo, il Teatro alla Scala.

Fabrizia Cimbali: “Spazi a disposizione del territorio”

“Essere inseriti nel palinsesto della Pima Diffusa è diventato per Cimbali Group un appuntamento consolidato al MUMAC che ci rende orgogliosi di poter mettere a disposizione del territorio i nostri spazi per la diffusione dell’arte e della bellezza, grazie ad una collaborazione ormai pluriennale con Teatro scaligero, cuore della cultura non solo milanese ma internazionale” sostiene Fabrizia Cimbali, AD del Gruppo.

Il supporto di Cimbali Group al teatro e al suo museo è infatti iniziato nel 2016 con la sponsorizzazione della mostra “Madama Butterfly, l’Oriente ritrovato. Foujita e Asari per Puccini” presso il Museo Teatrale alla Scala, e proseguita ininterrottamente negli anni con la creazione di sinergie sia con il brand La Cimbali che con il MUMAC: dall’evento concerto al MUMAC con gli allievi dell’Accademia della Scala del 2017, alle dirette della Prima Diffusa del 7 dicembre nelle edizioni 2017 (Andrea Chénier), 2018 (Attila), 2019 (Tosca), 2021 (Macbeth), 2022 (Boris Godunov), alla collaborazione per la realizzazione della mostra “Fantasmagoria Callas” presso il Museo Teatrale alla Scala conclusasi a settembre, fino alla condivisione di molti altri momenti di spettacolo e cultura, dentro e fuori dal Teatro.

L’opera avrà inizio alle ore 18. L’apertura del museo è prevista a partire dalle 17.00 per gli accrediti.

Introduzione all’opera con guida all’ascolto a partire dalle 17.15. Buffet durante gli intervalli.

Accesso con prenotazione obbligatoria al sito mumac.it/prenotazioni

Master coffee grinder championship: a Milano Giuseppe Fiorini ha trionfato nella 3ª edizione

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Giuseppe Fiorini (immagine concessa)

MILANO – È stato un pomeriggio intenso e molto ricco di emozioni quello trascorso da Ecosistema, in via Giardino 3, a Milano. Una grandissima partecipazione di pubblico, di appassionati e di curiosi che hanno assistito ad un evento culturale sul caffè tenuto da un panel d’eccezione: Francesca Bieker, Q-grader, responsabile education per SCA Italy e titolare della scuola GRIP ha tenuto le fila di una masterclass tutta al femminile portando un’informazione concreta e semplice per imparare a raccontare il caffè.

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L’esperta di moka e non solo Francesca Bieker (immagine concessa)

Con lei erano presenti Eleonora Pirovano, presidente dell’International Women Coffee Alliance Italia nonché importatrice di caffè crudo; Mary Mauro, imprenditrice di successo e amministratore delegato di Sevengrams torrefazione specialty di Milano; Carmen Stanziola, responsabile commerciale Italia per Dalla Corte, ed a fare da madrina con le sue pillole di cultura e di galateo del caffè, la giornalista e scrittrice Barbara Ronchi della Rocca.

La terza edizione di Master coffee grinder championship

I temi trattati, mai banali, hanno attraversato il ruolo della donna dalla piantagione fino al bar, con un immaginario testimone che passava lungo tutta la filiera evidenziando, oltre alla condizione femminile nei diversi ruoli, gli aspetti più importanti del lungo viaggio del chicco di caffè, dalla lavorazione nei paesi di origine, al trabordo in nave, fino alla tostatura ed alla cura che in questa si deve porre per esaltare, e non rovinare, il pregiato chicco.

Il prodotto ora semi lavorato incontra l’esigenza di una trasformazione in bevanda attenta e con attrezzature adeguate e ben pulite, aspetto per nulla scontato.

La degustazione guidata da Bieker ha poi portato gli spettatori ad imparare quali trucchi utilizzare per perfezionare le proprie capacità di assaggio, valutando due caffè molto diversi tra loro: la miscela specialty di #Lot0, morbida ed equilibrata, ed il caffè della competizione, decisamente più spinto e particolare.

Ha chiuso la sessione Barbara dalla Rocca, con aneddoti sul caffè dei reali e dell’alta borghesia raccontando l’etimologia della frase ”venga a prendere un caffè da noi”, i suggerimenti sull’utilizzo corretto del cucchiaino ed un simpatico sistema napoletano per prevedere il meteo attraverso lo zucchero nel caffè: se mettiamo dello zucchero in una tazzina di espresso senza mescolarlo e questo, scendendo, crea delle bollicine al centro il tempo rimarrà stabile, se le bollicine andranno verso l’esterno il tempo volgerà al bello, se al contrario arriveranno dal bordo verso il centro peggiorerà. Vero o falso? A voi scoprirlo, ci ha suggerito Barbara.

Molti i giornalisti ed i comunicatori intervenuti, anche per visitare in anteprima la location, che sarà un futuro hub culturale, luogo di incontri del buon cibo e del buon bere dove gli ospiti potranno ritrovare una loro dimensione naturale, ci hanno raccontato i proprietari Luigi e Luca Cassago.

Per chi non ha potuto essere presente sarà a breve possibile seguire un estratto della tavola rotonda sul sito del Master coffee grinder championship, così come guardare i video della competizione, realizzati da BCS multimedia, con la regia di Giulio Verona.

Alle 16:30 ha preso il via la gara vera e propria che ha visto sei competitor giungere da tutta Italia: Iuri Grandini, Nadia Giacomelli, Ilaria Izzo, Fabio Ferrara, Giuseppe Fiorini e Diletta Sisti si sono sfidati per estrarre le particolari note di un caffè unico selezionato e tostato da Bloom specialty coffee.

Si è trattato di un caffè proveniente da Sumatra, regione di Gayo, le cui note presentano sentori agrumati di clementina, un leggero vegetale di pomodoro, una dolcezza di zucchero di canna e un finire di cacao; l’espresso aveva un corpo medio alto e la tazza di riferimento presentava un tds di 9,83, ottenuta con una BR di 17 in e 32 out in 19 secondi, con l’utilizzo di un filtro IMS diam 54 e h26, ricetta replicata quasi alla perfezione dal campione Giuseppe Fiorini e giudicata la vincitrice con 208 punti dalla giuria composta da Luigi Pillitu, Luca Bernardoni e Simone Previati, capitanati dall’inossidabile Luca Ventriglia.

Iuri Grandini e Ilaria Izzo si sono invece classificati rispettivamente al secondo e terzo posto, a pochissima distanza dal vincitore.

Al termine la premiazione, in pieno stile ecosostenibile e sociale, con le targhe realizzate da Parallelo Lab, il laboratorio di artigiani e creativi che promuove l’inclusione e l’autonomia di persone fragili e straniere.

Infine, i molti omaggi degli sponsor, tra cui il grinder Eureka Atom W75 appositamente colorato di rosa in omaggio all’evento dedicato alle donne, che hanno costretto il vincitore ad organizzare una apposita spedizione per farli arrivare nella sua Agrigento.

Il ringraziamento dell’organizzatore Fabio Verona e quindi giunto a tutti i partner tra
cui Eureka Grinders, Dalla Corte, Pulycaff, DVG ricambi, Bloom Specialty Coffee, Ipa
Porcellane, Brita, Metallurgica Motta, Keber macine, IMS Filtri e Bargiornale, oltre al
sostegno di Comunicaffè, EatBin, Pump my Moka e Coffee Today cui si aggiunge Martina Mazzoleni con il ruolo di social media manager.

Il pomeriggio si è concluso con i drink realizzati dal campione Francesco Corona e della moglie Francesca, accompagnati dalle prelibatezze dello chef Luigi Cassago.

La drink list (immagine concessa)

Per chi fosse interessato ai drink realizzati eccovi la drink list, appositamente creata con i prodotti innovativi quali il Sun-Dried gin delle distillerie Vincenzi, il primo gin alla cascara al mondo, il SVN coffee liqueur, il Bouquet e Aperitivo di FM Corona.

Il saluto per tutti è stato al prossimo anno per la quarta edizione.

Planet Farms: il futuro del caffè coltivato senza terra e poca acqua in piantagioni verticali

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Secondo Luca Travaglini, fondatore insieme a Daniele Benatoff di Planet Farms, il futuro del caffè sarà la coltivazione nelle vertical farm con poca acqua e senza terra. Tra le materie prime agricole che sono aumentate di più, il caffè occupa uno dei primi posti. Così ogni azienda del settore è alla ricerca urgente di nuove soluzioni per aumentare la produttività delle piante di caffè. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Micaela Cappellini per Il Sole 24 Ore.

Il futuro del caffè secondo Planet Farms

MILANO – In un futuro non troppo lontano, il caffè che berremo nelle nostre tazzine potrebbe essere coltivato nelle vertical farm, dove le piante crescono senza la terra, in ambiente controllato, in assenza di pesticidi e con pochissimo fabbisogno di acqua. Quanto è lontano questo futuro? Forse, molto poco: “Siamo in grado di partire nel giro di un anno dal momento in cui il primo cliente ci firma il contratto”.

Parola di Luca Travaglini, fondatore insieme a Daniele Benatoff di Planet Farms, i pionieri dell’agricoltura verticale in Italia. Tra le materie prime agricole che sono aumentate di più, il caffè occupa uno dei primi posti. Secondo gli esperti di Areté, negli ultimi due anni le sue quotazioni sono triplicate: soltanto tra gennaio e settembre del 2024 sono schizzate di oltre l’80%.

A far lievitare i prezzi è il calo delle rese, e il primo indiziato della diminuzione dei raccolti è il cambiamento climatico, che sempre più spesso alterna alluvioni a siccità e rende indispensabili nuovi investimenti nelle piantagioni, per adeguarle alle nuove sfide. Dall’altra parte della filiera, le torrefazioni di tutto il mondo sono in allarme. Ciascuna – dal colosso Starbucks a scendere – è alla ricerca urgente di nuove soluzioni per aumentare la produttività delle piante di caffè.

Dal 2021 Planet Farms, prima nello stabilimento brianzolo di Cavenago e ora in quello comasco di Cirimido, ha prodotto e immesso sul mercato 75mila confezioni al giorno di insalata in busta e 10mila di pesti. “Ma quando sette anni fa siamo nati – racconta Daniele Benatoff – non l’abbiamo fatto con l’obiettivo di produrre insalate o pesto, bensì di studiare quali applicazioni può avere l’agricoltura verticale per risolvere i problemi delle coltivazioni più strategiche nel mondo”.

Così, nei laboratori di Planet Farms si è cominciato fin da subito a guardare a piante come il cotone e il caffè, cioè materie prime di cui l’industria ha bisogno in quantità fisse e con qualità costante, e che per ragioni climatiche non vengono coltivati nello stesso luogo in cui vengono lavorate e consumate.

L’aumento della produttività delle piantagioni di caffè passa dall’aumento della redditività dei piccoli agricoltori, che rappresentano ancora oggi il 95% di tutta la produzione mondiale del settore. Al G7 dello Sviluppo di Pescara, lo scorso ottobre, lo hanno sottoscritto nero su bianco anche alcuni tra i big del caffè, da Nestlé a Lavazza, passando per Illy e Starbucks. Ma quanto deve essere questo aumento del reddito degli agricoltori per renderli più competitivi? Secondo Dejene Dadi, general manager dell’etiope Oromia, serve poco: “Bastano 20 cent di dollaro in più per ogni libbra di caffè venduto dai produttori”. Venti centesimi ogni 450 grammi di chicchi.

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Pressioni sui prezzi e carenza di chicchi, una minaccia all’accessibilità della tazzina

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

In Italia si può gustare uno dei caffè più economici d’Europa con prezzi che si aggirano, in molti bar, intorno all’euro. Tuttavia, nonostante una cultura radicata che garantisce un accesso economico alla caffeina, il caffè a basso costo nel Bel Paese è a rischio. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo tradotto dall’inglese di Josh Kirby per il quotidiano The Telegraph.

Il prezzo del caffè in Italia

MILANO – Il rito dell’espresso è importante in Italia. Qui è normale entrare in un bar, buttare giù un caffè veloce e lasciare un euro sul bancone prima di tornare in ufficio.
È difficile confrontare ciò con il Regno Unito, dove una tazza di caffè costa in media circa 3,70 sterline, secondo la società di ricerca Finder, con alcune tazze che superano le 5 sterline.

Gli italiani godono di uno dei caffè più economici d’Europa, a circa 1,30 sterline a tazza. Un espresso può costare ancora meno, con prezzi che in molti bar italiani si aggirano intorno a un euro. Tuttavia, nonostante una cultura radicata che garantisce un accesso economico alla caffeina, il caffè a basso costo degli italiani è a rischio.

Chi vuole aprire un bar nel Regno Unito deve affrontare enormi costi iniziali, come attrezzature e arredamento, che deve ammortizzare con le vendite di caffè. In Italia, la maggior parte dei proprietari di bar, non deve preoccuparsi di questi costi, spiega Andrea Pettinari, che gestisce il Caffè dell’Arte a Cagliari insieme alla sua compagna.

“Le torrefazioni si offrono di coprire i costi di avvio per i bar – pagano per le macchine per espresso, le tazzine, i tovaglioli, tutto quello che serve,” afferma al The Telegraph.

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Eric Favre: la storia di chi ha creato le capsule Nespresso

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nespresso Eric Favre capsule
Logo Nespresso

Eric Favre fu l’ideatore, scopritore, inventore e creatore di quelle che oggi sono considerate le capsule di caffè più usate al mondo: quelle a sistema Nespresso. Tutto cominciò nel 1976 quando registrò il primo brevetto per le capsule. Leggiamo di seguito l’approfondimento pubblicato sul portale di Bazzara Caffè.

La storia di Eric Favre

MILANO – Era il 1976 quando Eric Favre registra il primo brevetto di quelle che oggi conosciamo con il nome di capsule Nespresso. Giovane ingegnere della Nestlè (che ancora dominava il mercato del caffè istantaneo) inizia la sua ricerca nel creare un prodotto che potesse unire ma soprattutto colmare il gap tra il caffè istantaneo e l’espresso del bar, grazie ad una scommessa.

Eric Favre conosceva bene il mondo del caffè di qualità poiché sposò un’italiana e fu proprio questa l’arma vincente dell’azienda. Favre aveva ben capito che per comprendere i segreti dell’espresso italiano, l’unico posto dove andare era proprio il Bel Paese.

Cominciò così a viaggiare lungo tutta la Penisola, fino ad arrivare a Roma in Piazza Sant’Eustachio, dove è tutt’ora presente l’omonimo caffè con torrefazione annessa. Grazie a loro scoprì che a rendere così buono il caffè era il getto d’acqua bollente che passando attraverso il macinino veniva pompato a scatti. Ciò permetteva alla bevanda di ossigenare e quindi esaltare le sue proprietà sensoriali e organolettiche.

Eric Favre scopre quindi in Italia la formula magica del caffè espresso casalingo: acqua + aria + caffè!

Ma come trasformarla in un prodotto? Inizia ad ideare quella che oggi è la capsula più conosciuta al mondo. Al suo interno oltre al caffè era riuscito ad intrappolare dell’aria.

Le capsule Nespresso fanno il loro ingresso sul mercato solamente nel 1986 con la nascita della Nespresso SA.

Nuovo regolamento General Product Safety Regulation (GPSR): maggiore sicurezza per i prodotti dal 13/12

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Il nuovo Regolamento UE 2023/988 (immagine concessa)

MILANO – A partire dal 13 dicembre, entrerà in vigore il nuovo Regolamento UE 2023/988, che introduce importanti cambiamenti riguardanti la sicurezza generale dei prodotti venduti sul mercato europeo. Le modifiche riguardano produttori, distributori, esportatori e, in particolare, il commercio online, che ha registrato un aumento significativo nella vendita di prodotti non conformi. La revisione del quadro normativo si è resa dunque necessaria per garantire maggiore sicurezza.

Contesto

Secondo il sistema Safety Gate, il sistema di allarme rapido istituito dall’Unione Europea per segnalare prodotti pericolosi non alimentari che presentano un rischio per la salute dei consumatori, il 31% delle segnalazioni riguarda prodotti venduti online, per questo è necessario regolamentare questo canale di vendita.

Solo nei primi mesi del 2024, sono state registrate oltre 2.200 notifiche riguardanti prodotti pericolosi non alimentari. È evidente un aumento di segnalazioni rispetto agli anni precedenti che indica una maggiore attività di sorveglianza e una crescente consapevolezza sulla sicurezza dei prodotti.

La maggior parte delle segnalazioni riguarda giocattoli, abbigliamento e prodotti elettronici, spesso a causa di rischi chimici, di strangolamento e di incendio.

Le principali novità del Regolamento

Il Regolamento ha una portata trasversale, applicandosi a tutti i prodotti immessi sul mercato europeo, anche a quelli già disciplinati da normative specifiche, e colmando eventuali lacune normative. Tra le novità più rilevanti troviamo:

  1. Nuova definizione di “Prodotto Sicuro”: La sicurezza dei prodotti diventa centrale, con un ampliamento del concetto di prodotto sicuro. Vengono inclusi parametri come l’etichettatura, le avvertenze, le istruzioni per l’uso e lo smaltimento, oltre alle caratteristiche di cybersicurezza. Un’ulteriore novità è l’obbligo di indicare il Punto Unico di Contatto sui prodotti, fornendo così ai consumatori un riferimento diretto per domande o segnalazioni riguardanti la sicurezza.
  2. Regolamentazione delle vendite online: Un cambiamento rilevante riguarda la parità tra vendite online e offline. I prodotti venduti online dovranno rispettare gli stessi requisiti di sicurezza previsti per quelli distribuiti nei negozi fisici. Le piattaforme di e-commerce saranno tenute a implementare processi interni per garantire la sicurezza dei prodotti e registrarsi sul portale Safety Gate, in modo da gestire segnalazioni e richiami di prodotti pericolosi.
  3. Obblighi per gli operatori economici: Il regolamento definisce con precisione gli obblighi di produttori, rappresentanti autorizzati, importatori e distributori, i quali dovranno garantire la conformità dei prodotti alle norme di sicurezza, gestire correttamente il loro stoccaggio e cooperare con le autorità di vigilanza del mercato. Per i produttori extra-UE sarà inoltre obbligatoria la designazione di un responsabile all’interno dell’Unione.

Opportunità per produttori, distributori ed esportatori 

  1. Maggiore affidabilità e competitività: L’adeguamento al nuovo regolamento aumenta la fiducia dei consumatori, migliorando così l’immagine del marchio e la competitività sul mercato.

2. Accesso facilitato ai mercati UE: La conformità al Regolamento sulla Sicurezza Generale dei Prodotti (GPSR) permette un accesso più agevole ai mercati europei, favorendo l’espansione delle attività di export.

  1. Riduzione dei rischi legali:L’implementazione delle misure di sicurezza riduce il rischio di sanzioni e richiami di prodotti, proteggendo le aziende da perdite economiche e di reputazione.

 La fiducia si costruisce

Elena Fontana, Project Manager Toys & Children Products TÜV SÜD, dichiara: “TÜV SÜD si impegna a conquistare la fiducia dei consumatori con i servizi di test e certificazione. Molte organizzazioni leader scelgono di lavorare con un partner che adotta un approccio olistico alla sicurezza e alla qualità dei prodotti – dalla progettazione alla consegna.
Un partner che ha già rapporti di lunga data con molti dei marchi più rinomati al mondo.
Un partner con esperti con cui collaborare per ridurre al minimo i rischi senza sacrificare agilità e competitività.”

La costruzione della fiducia inizia con la garanzia della qualità e della sicurezza. Con oltre 150 anni di esperienza di prodotto e di processo e più di un secolo nel settore della sicurezza e della qualità, TÜV SÜD è un partner di cui ci si può fidare.

Jimmy Butler, la star dell’NBA, presenta la coffee boutique, espresso a 60 dollari con il modello La Marzocco

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Jimmy Butler, il giocatore dei Miami Heat, ha creato uno stand caffè boutique nei pressi della sua casa in California con un modello personalizzato La Marzocco, scoperto durante una visita al produttore in Italia. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Francesca Bianchi per il Compliance Journal.

L’attività al caffè di Jimmy Butler

CALIFORNIA – Jimmy Butler, la stella dei Miami Heat, sta facendo scalpore in un campo inaspettato: il caffè di alta gamma. Dalla sua casa californiana, l’atleta 35enne ha creato un esclusivo caffè boutique dove una tazza di caffè costa 60 dollari.

Questa iniziativa audace, che potrebbe sembrare eccessiva, è la continuazione della sua attività BigFace, nata durante il periodo Covid. Butler accetta solo pagamenti elettronici, aggiungendo un tocco di modernità al suo concetto di lusso.

L’attrezzatura esposta nella caffetteria di casa sua giustifica in qualche modo questi prezzi elevati. Butler possiede un modello personalizzato La Marzocco, scoperto durante una visita al produttore in Italia.

Si dice che la macchina sia unica negli Stati Uniti, a dimostrazione dell’impegno dell’azienda verso l’eccellenza nel mondo del caffè. L’installazione professionale comprende anche una terrazza di ispirazione europea, che crea un’autentica atmosfera da caffè tradizionale.

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