Il distillato Legre è stato creato grazie al rinomato caffè Panama Geisha situato sulla Misty Mountain a 1800 metri di altitudine. La prima edizione è limitata a 700 bottiglie al prezzo di 1500 euro ciascuna. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Fabrizio Rinversi per il quotidiano Il Giornale.
Il distillato Legre
MILANO – Avete presente il Caffè Borghetti allo stadio? Ecco, dimenticatelo. Pensate invece all’idea platonica del caffè, a una sintesi sensoriale di chicchi, frutti, fiori e delle foreste in cui cresce. Difficile, vero? Perché un prodotto così non esisteva. Finora.
Legre è esattamente questo, il distillato che coglie l’anima del caffè. Anzi, di una delle sue varietà più pregiate: il caffè Geisha che cresce in condizioni semi-selvatiche a Panama sulla nebbiosa Misty Mountain, a 1800 metri di altitudine.
Lo coltiva Justin Boudeman, fondatore di Longboard Specialty Coffee, ed è a lui che si deve l’idea di partire da questo caffè rarissimo e prezioso (10mila dollari al chilo, 70 a espresso) per creare un distillato. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.
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Il nuovo capitolo delle spese aziendali tra innovazione tecnologica e regolamentazione (immagine concessa)
MILANO – Martedì 18 marzo dalle 15.00 alle 17.00 dagli studi di Radio 24 si terrà il digital roundtable, “Il nuovo capitolo delle spese aziendali tra innovazione tecnologica e regolamentazione“, che sarà condotta da Enrico Pagliarini e Mauro Meazza, giornalisti e conduttori di Radio 24, per delineare tutte le novità normative sulla gestione delle spese aziendali e le strategie per affrontarle.
La Legge di Bilancio 2025 introduce cambiamenti significativi sulla gestione delle spese aziendali di trasferta e di rappresentanza, imponendo l’uso di strumenti tracciabili come carte aziendali, bonifici e app di pagamento per garantire la deducibilità fiscale e per contrastare l’evasione.
L’impiego di software avanzati e piattaforme integrate garantisce la conformità agli obblighi di rendicontazione, contabilizzazione e certificazione delle spese. Le nuove tecnologie permettono di pianificare le trasferte, automatizzare i rimborsi e digitalizzare ricevute tramite app, migliorando efficienza e trasparenza.
La Digital Round Table di Radio 24 è anche l’occasione per descrivere un nuovo approccio definito finanza progressiva che consente una gestione finanziaria maggiormente autonoma, decentralizzata e basata sulla fiducia nelle persone.
Durante l’evento, professionisti ed esperti del settore si confrontano sulle soluzioni più efficaci per far fronte alle nuove direttive. L’adozione di strumenti digitali diventa cruciale per rispettare le normative, migliorare il controllo finanziario e ottimizzare i processi aziendali.
Con i moderatori, Enrico Pagliarini e Mauro Meazza ne discutono con: Carlo Gualandri – ceo di Soldo; Elena Panzera – Senior HR Vice President Sas, Presidente AIDP Lombardia; Alessandro Galbarini, Group CFO di Brugola OEB Industriale SpA; Daniele Palombi, CFO Gruppo Sideralba; Claudio Rorato – Esperto di Digital Transformation, Direttore Scientifico dell’Osservatorio Professionisti e dell’Osservatorio PMI del Politecnico di Milano; Stefano Sirocchi – Partner Sirocchi SpA ed esperto Il Sole 24 Ore.
La partecipazione alla DRT è libera previa registrazione online al sito di Radio 24 nella pagina iniziative speciali.
Luca Ramoni in prima fila con i corsisti Aicaf (foto concessa)
MILANO – Siamo negli anni ’90, Luca Ramoni arriva dal settore alberghiero e si occupa di formazione, per i barman, per la Regione Lombardia. Ancora non è il Luca Ramoni che tutti conoscono oggi nel settore caffè, fondatore di Aicaf (Accademia italiana maestri caffè), che tra un anno ne compie 20.
Il cambio di passo vero e proprio avviene negli anni 2000, quando entra nelle caffetterie con dei corsi sporadici: “Nulla di approfondito, niente a che vedere con l’offerta che proponiamo oggi. Qualche torrefazione a Brescia già si interessava di erogare lezioni ai clienti.
Nel 2005, percepisco nuove esigenze arrivare dal mondo caffè: c’era bisogno di un ente diverso, dedicato proprio alla caffetteria, che era stata affrontata storicamente dalle associazioni di categoria con dei moduli di poche ore che fornivano nozioni di base senza particolare approfondimento. Era un tema vissuto come marginale – come lo è ancora per certi versi ancora oggi in alcuni ambiti -.
Ramoni: “Dal 2005 decido di sviluppare dei programmi staccati dal mondo della miscelazione”
“La caffetteria aveva bisogno di trovare una sua nuova connotazione. Sull’avvento dei primi rapporti con Altoga, ancor prima che si iniziasse della vera e propria collaborazione, ho fondato l’Accademia italiana maestri caffè (Aicaf), nel 2 giugno 2006. L’anno prossimo festeggeremo 20 anni di attività.
Una divisione della mia azienda Cefos (centro della formazione per l’ospitalità) che organizza corsi per baristi, sommelier, cuochi etc.”
“Siamo un’azienda, non un’associazione”
Specifica Ramoni: “Molti confondono le due cose, perché la struttura di Aicaf è similare a quella associativa, pur non essendo un ente senza scopo di lucro. Trasparenza, condivisione, correttezza: questi sono i nostri pilastri e su questi siamo partiti con lo scopo ben chiaro di migliorare la mano del barista, la famosa M delle 5 dietro una tazzina.
Lavorando sul professionista: originariamente non ci concentriamo solo sul prodotto, ma sull’operatore che si occupa della sua estrazione.
Il mondo della formazione Aicaf (foto concessa)
Noi vogliamo invece elevare innanzitutto la figura del barista. Nei primi tempi i programmi erano brevi (due-tre giorni di full immersion per ottenere la qualifica), poi negli anni ci siamo accorti che il titolo di Maestro necessitava di un maggior lavoro. Volevamo porci allo stesso livello di altri enti (Maestri Gelatieri, Maestri Pasticceri), e per fare ciò, abbiamo costruito un percorso nell’arco di 20 anni, che oggi richiede, per essere Maestri e Sommelier, 13 giorni di frequenza a tempo pieno con gli esami finali.
Proponiamo il corso per diventare barista Aicaf, Sommelier del caffè espresso (di 4 giorni, con lezioni specifiche su questo tipo di estrazione e non altre, un programma dedicato ai metodi alternativi e un programma sul caffè crudo e sulla torrefazione.
Tuttavia già il nostro nome, suggerisce il forte legame con lo stile italiano del caffè, dalle divise alle tazzine.”
Ramoni, cosa è cambiato in 20 anni?
“All’inizio eravamo in 4 a fare i corsi in Italia, ora siamo molti di più: i torrefattori stessi hanno iniziato a occuparsi di fare formazione. Per il resto non è cambiato molto: il target di Aicaf resta sempre il barista.
Forse c’è una maggiore consapevolezza da parte del settore rispetto alla necessità di sviluppare le proprie competenze. C’è dall’altra una forte difficoltà nel reperire nuove leve, soprattutto dopo il passaggio del Covid. Anche il consumatore forse ha una maggiore attenzione verso il bar.
Tendenzialmente arrivano da noi i giovani sino ai 30 anni e oltre, che puntano a svolgere dei corsi più evoluti: questo perché il mestiere del barista col tempo ti satura e quindi i baristi cercano nuovi stimoli, alcuni vogliono diventare trainer o tentano di aprire una propria attività, cosa che non è affatto semplice.
Il corsista di 20 anni fa però è lo stesso di oggi, con degli strumenti in più per aggiornarsi meglio anche con l’ausilio del web. C’è una maggiore connessione. Altro punto: la latte art prima si vedeva nelle fiere e ora è dappertutto.
Cambiata sicuramente è la qualità del prodotto, nella montatura del latte, senza bolle grosse e bollente. Il mercato stesso ha subito delle modifiche e anche per noi si sono aperte collaborazioni importanti con aziende come la Centrale di Brescia – con cui abbiamo sviluppato il Re Cappuccio per esempio – e diverse torrefazioni per la creazione di miscele.
Per quanto riguarda il caffè, abbiamo messo in funzione un panel di assaggiatori che arrivano dai nostri corsi di Sommelier del caffè Aicaf e si occupano di profilazione.”
Nei corsi baristi qual è il punto ancora dolente da far comprendere?
“Tutto più o meno si trova sullo stesso piano. Forse, durante i corsi, l’allievo fa fatica a comprendere la regolazione delle macine e l’uso dei macinacaffè on demand. Ma se il docente è capace, lo studente impara. Se non si viene compresi, il difetto è del formatore. La latte art lo stesso pone delle sfide di tipo tecnico, manuale, tuttavia sempre superabili.
Siamo un po’ una scuola guida: insegniamo a mettere le mani correttamente sul volante, poi fuori da Aicaf ci piace pensare che i nostri studenti lavorino con la stessa cura che abbiamo trasmesso. Abbiamo costruito uno spazio in cui gli allievi non ci dicono addio una volta concluso il percorso, ma restano legati a noi attraverso programmi per farli crescere ulteriormente, con assistenza e gare. Per esempio siamo alla nona edizione del Gran premio della caffetteria italiana.”
Ramoni: “Si è vista da questo punto una grande evoluzione del barista”
“Dalla prima edizione ad Host insieme ad Altoga– allestite tre sezioni su 900 metri quadri – si è vista una crescita importante. In vent’anni scriviamo sempre dei record – pensiamo al Guinness del cappuccino più grande del mondo -.
La sfida del Gran Premio della caffetteria inizialmente era composta dalla preparazione di due caffè, due cappuccini, due drink al caffè con un ingrediente gastronomico italiano (rigorosamente): ci sembrava però troppo poco, e così abbiamo inserito la parte discorsiva, una maggiore cura nella ricerca sulla materia prima, la latte art, i cocktail che ora vedono l’applicazione di metodi alternativi come V60 o AeroPress per ricette adatte a tutti i momenti della giornata.
Ora si è arrivati al caffè da inserire nel momento dell’aperitivo e le nostre gare ne sono un riflesso. C’è grande studio dietro da parte degli sfidanti e questo per noi è stata una conferma del nostro lavoro.
La gara di Aicaf però non è mai stata un traino per raccogliere nuovi corsisti, ma piuttosto avviene il contrario: ai nostri baristi, sommelier e Maestri chiediamo di mettersi in gioco per testare le proprie competenze in pedana. Molti sono riconosciuti sul mercato.
Lavoriamo sui baristi primitivi, poi le strade possono dividersi. Ma noi operiamo al fronte. Nel tempo i numeri non sono cambiati molto, ci siamo mantenuti costanti negli anni.
L’altra divisione che è nata 10 anni fa, è quella più legata alle competizioni, il Latte Art Grading System, partita da Cefos: parliamo di un sistema di certificazione che coinvolge oltre 40 Paesi nel mondo, strettamente legato alle competizioni. L’intuizione nasce nel 2014-2015, ispirati dalla certificazione dei baristi sulla routine dello show flair all’estero, che avveniva su più livelli e con trofei di diversi colori.
Su questa impronta ho strutturato la nostra competizione con le lattiere colorate per più livelli. Un po’ come le arti marziali, di cui sono molto appassionato.
Abbiamo creato un disciplinare e così è partito il sistema e la gara.”
Perché scegliere AICAF?
Abbiamo costruito nel tempo una comunità solida, dedicata alla crescita e alla formazione continua dei nostri allievi. Chi segue i corsi AICAF non smette mai di essere supportato: il nostro rapporto prosegue anche dopo la conclusione del corso, accompagnando gli studenti nel loro percorso professionale, dal barista al formatore.
Ci distinguiamo per un approccio strutturato e chiaro, con livelli di standardizzazione elevati. I nostri corsi sono organizzati in modo dettagliato, con modalità e tempistiche precise, e garantiscono un’esperienza formativa omogenea in ogni sede. Inoltre, i nostri formatori seguono linee guida coerenti, assicurando uniformità nella qualità dell’insegnamento su tutto il territorio.
Scegliere AICAF significa entrare a far parte di un network che valorizza il talento e supporta la crescita professionale a 360 gradi.
Quanti sono i formatori Aicaf?
“La nostra politica è sempre stata: pochi ma buoni. Fino a sei anni fa, l’ammissione era dettata da una nostra rigida selezione: se ci si dimostrava all’altezza, si otteneva la certificazione, altrimenti potevamo decidere di bocciare senza dare la possibilità di entrare successivamente.
Poi abbiamo ammorbidito questa politica, lasciando aperte le porte: si viene promossi e poi sarà il mercato stesso a trovare il suo equilibrio e a decretare se il professionista è valido o meno. A registro ora, sono circa un centinaio Maestri in tutta Italia. Ogni anno, al meeting di dicembre, confermiamo la nostra intenzione di non creare una massa caotica di Maestri e questo perché vogliamo sapere tutto, avere un rapporto quasi famigliare con chi frequenta Aicaf. Essere Maestri è un termine che deve conservare il suo valore.
Negli anni il barista si è evoluto in formatore, perché si guadagna meglio. Le torrefazioni non facevano corsi vent’anni fa, ora molte di esse contano su trainer interni o si appoggiano a noi che fornendo Formatori specializzati: c’è il bisogno di queste figure, come quelle degli ambassador e dei consulenti. Spesso Aicaf forma i torrefattori, sostenendoli nell’avvio delle loro stesse Accademie aziendali.
Questo però crea un effetto collaterale disastroso: chi è barista professionista, diventa formatore e quindi chi rimane a fare i cappuccini buoni dietro al bancone? Ormai restano soltanto gli stranieri: nella nostra divisione di barman, metà arrivano da fuori (Albania, India, Pakistan, Romania, Cina).
Il corso Maestro, è frequentato prevalentemente da italiani. È un dato di fatto. Parliamo di due mondi ormai sempre più distanti tra di loro.
Il bar italiano è questo: basta uscire di casa per entrare nelle caffetterie, un terzo gestite dagli stranieri. I giovani ora vogliono essere esperti dopo poco tempo, senza fare troppa gavetta. In sala corsi si notano delle mancanze che vanno poi colmate con l’insegnamento.”
Qual è il futuro dell’Aicaf nei prossimi vent’anni?
Luca Ramoni continua la sua attività formativa con Aicaf (foto concessa)
“Abbiamo dei progetti, anche a breve termine: quest’anno abbiamo messo in cantiere il nuovo concorso “il miglior sommelier d’Italia del caffè”, proprio perché volevamo far sviluppare la capacità d’assaggio del barista e del racconto della bevanda. Sempre di più l’analisi sensoriale troverà spazio in Aicaf.
Vogliamo muoverci anche su due grandi estremi della filiera, coinvolgendo il consumatore, spesso trascurato. La logica è quella formativa, con un taglio più mirato al cliente finale, con input che aprano gli occhi sulla filiera dietro un prodotto che consumano ogni giorno. È un target per certi versi incontaminato, che ha molta volta di recepire: bisogna trovare il modo di servirglielo correttamente sul piatto. Ci vorranno ancora dieci anni per vedere dei cambiamenti sostanziali.
Ma con Aicaf, ci saremo ancora nei prossimi dieci anni in prima linea.”
L'articolo apparso sul quotidiano Il Secolo XIX a proposito dell'iniziativa dei torrefattori del savonese
Vi parliamo qui di un’iniziativa rara: Giovannacci, La Genovese, Minuto e Pasqualini, quattro torrefazioni storicamente concorrenti della Liguria, hanno deciso di fare fronte comune e collaborare per sensibilizzare i consumatori sul prezzo del caffè. Dando un senso poco conosciuto ad una parola, concorrente, che significa “correre insieme”.
I baristi sono sempre più in difficoltà tra la pressioni degli aumenti del costo della materia prima e le lamentele dei clienti: da qui nasce la collaborazione. Riportiamo di seguito la riflessione di Borea.
Giovannacci, La Genovese, Minuto e Pasqualini: quattro torrefazioni concorrenti insieme per la prima volta
MILANO – “Il Secolo XIX parla di costi fuori controllo e della tazzina più cara, ma c’è spazio per evolvere e dare nuovo valore al caffè. Per la prima volta, quattro nomi storicamente concorrenti – Giovannacci, La Genovese, Minuto e Pasqualini – si trovano insieme, nero su bianco, sulle pagine de Il Secolo XIX. L’articolo, uscito il 14 marzo 2025 con il titolo “Caffè, costi fuori controllo: la tazzina ora sarà più cara”, mette in luce un fenomeno che sta stravolgendo il settore: l’impennata dei costi delle materie prime.
“Stiamo vivendo uno dei momenti più difficili della nostra storia, la materia prima è aumentata del 90% in un anno” – si legge tra le dichiarazioni riportate nell’articolo, firmata da Alessandro Borea di La Genovese. Un grido d’allarme condiviso anche da Giovannacci, Minuto e Torrefazione Fratelli Pasqualini, decise a fare fronte comune in un settore che raramente vede competitor così uniti.
La crisi è reale, ma potrebbe trasformarsi in un’opportunità. Nell’articolo, le quattro torrefazioni sottolineano che il caffè è molto più di una bevanda “low-cost”: dietro ogni tazzina c’è una filiera complessa, dal lavoro dei coltivatori a quello di chi trasforma i chicchi fino alla tazzina del bar. Ora più che mai, serve comunicare il reale valore di ogni passaggio.
Per la prima volta, quindi, la competizione lascia il posto alla collaborazione. Ed è questo, forse, il messaggio più importante: proteggere il caffè e sensibilizzare i consumatori sul suo prezzo non significa solo aumentare qualche centesimo la tazzina, ma riconoscere il lavoro, la qualità e la passione che tengono in vita un settore strategico del made in Italy.
Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)
MILANO – I prezzi attuali del caffè sono ai massimi nominali degli ultimi cinquant’anni. Ma se consideriamo i valori reali, corretti per inflazione, il quadro che otteniamo è piuttosto diverso. Da un recente report Fao intitolato Global coffee market and recent price developments (autori: El Mamoun Amrouk, Fabio Palmeri ed Emiliano Magrini) abbiamo ripreso il grafico che riproduciamo qui sotto, che riporta l’andamento dell’indicatore composto Ico, espresso a valori costanti del 2010 (in dollari per chilogrammo), sino a dicembre 2024.
Manca dunque l’ulteriore rivalutazione dell’indicatore di oltre il 22% avvenuta da inizio gennaio a metà febbraio, che non modifica comunque il ragionamento di fondo.
Dal grafico possiamo infatti osservare che il massimo picco degli ultimi 35 anni nei valori dell’indicatore è stato, di gran lunga, quello che si è verificato nella seconda metà del 1994: oltre trent’anni fa.
fonte: Fao
Esso è stato seguito da un ulteriore picco – su valori, però nettamente inferiori, all’iniziodel 1997.
Il forte incremento della produzione mondiale, indotto dall’impennata dei prezzi ha portato, a cavallo del millennio, a un crisi da sovrapproduzione, che ha fatto crollare l’indicatore ai minimi storici nei primi anni duemila.
Il trend si è fatto in seguito prevalentemente rialzista, intensificandosi a fine anni duemila. E portando a un nuovo picco a metà 2011.
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VALBREMBO (Bergamo) – Internorga 2025 è un evento imperdibile per gli appassionati di caffè e i professionisti del settore. Quest’anno, i marchi di punta del Gruppo Evoca sono pronti a ridefinire l’esperienza del caffè con una serie di novità, presentate in uno stand completamente nuovo, progettato per accogliere i visitatori avvolgendoli in un mondo di piacere sensoriale.
Un nuovo spazio per connettersi
Ad Amburgo, Evoca incontra i visitatori in uno stand dall’atmosfera rinnovata, dove forme morbide e ricche sfumature, ispirate al caffè creano un ambiente sofisticato e accogliente. Lo stand è pensato per esplorare le ultime innovazioni del Gruppo e partecipare a esclusive sessioni di degustazione alla cieca, un’opportunità unica per coinvolgere i sensi e scoprire la qualità superiore delle soluzioni per il caffè di Gaggia e Saeco.
L’eccellenza del gusto per i professionisti
Evoca continua a innovare ed espandere il proprio portfolio con soluzioni high-tech progettate per soddisfare le esigenze del mondo professionale.
Gaggia Milano si prepara a lanciare la nuova superautomatica G 300 Krea, che inaugura una nuova generazione di modelli affidabili che garantiscono un caffè di alta qualità con un gusto e una consistenza superiori. Dotata di un’interfaccia HTML5 da 10 pollici per un’esperienza utente intuitiva, include anche un sensore intelligente a 3 tazze che ottimizza le operazioni self-service.
Basata sull’affidabilità comprovata di un modello best-seller come Krea, la G 300 Krea assicura prestazioni costanti grazie a componenti durevoli e a una caldaia potenziata da 800 cc, che aumenta la produttività del 30%. La tecnologia avanzata per il latte in polvere riduce inoltre del 40% il costo totale di gestione rispetto al latte fresco, offrendo una soluzione economica per le bevande a base di latte.
Aurora è la nuova macchina bean-to-cup di Saeco che garantisce prestazioni professionali accessibili a tutti e, in linea con la tradizione del marchio, caffè e bevande a base di latte di alta qualità, capaci di deliziare ogni palato. Con un design funzionale, si integra perfettamente in uffici e piccole attività di ristorazione. Aurora è plug & play, facile da installare e pronta all’uso: la sua interfaccia intuitiva rende la selezione delle bevande semplice e immediata.
La W100 è la macchina table-top premium firmata Wittenborg, che incarna l’essenza dell’artigianalità, l’eccezionale qualità in tazza e un forte impegno per la sostenibilità. Riconosciuta a livello internazionale, è stata nominata Top Design Winner nella categoria Beverage and Food ai 2024 European Product Design Awards e ha recentemente ricevuto il prestigioso iF DESIGN AWARD 2025.
Questi riconoscimenti collocano la W100 tra le macchine da caffè più distintive, celebrando la sua combinazione di estetica minimalista, componenti di livello professionale e funzionalità avanzate, tra cui un touchscreen da 12 pollici, una connettività digitale migliorata e una certificazione di efficienza energetica A++.
L’offerta più completa per il settore Out-of-Home
L’esperienza si completa con l’ultima novità nel settore Vending. La nuova Barista 500 Pro Touch di Necta stabilisce un ineditostandard nel mercato, grazie al suo design innovativo, alle prestazioni eccellenti e all’elettronica avanzata con connettività integrata. Questo modello combina l’esperienza di Evoca nelle soluzioni di caffè di alta qualità con l’efficienza del Vending, offrendo un’esperienza intuitiva senza compromessi su gusto e qualità.
Preparati a immergerti nel mondo di Evoca Group a Internorga e a scoprire il futuro dell’innovazione nel caffè. Incontra gli esperti, esplora le ultime soluzioni e lasciati coinvolgere nell’esperienza: il team ti aspetta nel Padiglione A4, Stand 305 dal 14 al 18 marzo 2025.
La scheda sintetica di Evoca
Evoca è un produttore leader a livello mondiale di macchine da caffè professionali e distributori automatici per il consumo fuori casa, con una storia nel settore di oltre 100 anni. Grazie al suo ampio portafoglio di marchi, è in grado di offrire una gamma completa di prodotti agli oltre 10.000 clienti del Gruppo, servendo i consumatori in hotel, ristoranti, uffici, spazi pubblici e molto altro. Per maggiori info basta cliccare qui.
Il Gruppo IMA ha vinto in Cassazione contro l’azienda Cama1 della famiglia lecchese Bellante in un contenzioso relativo alla tecnologia del confezionamento delle cialde da caffè. La prima parte dello scontro ha visto Cama1 come vincitrice: la multinazionale aveva accusato Ima di violare due dei suoi brevetti. Il gruppo lecchese, come riporta Il Corriere della Sera, aveva venduto a Keurig un macchinario per il contenimento delle capsule.
I brevetti sono stati tuttavia contestati all’Epo, l’ufficio europeo dei brevetti, e infine revocati poiché privi di novità.
Nel giudizio di Cassazione, inizialmente avviato per verificare la correttezza della sentenza d’appello, è emersa una nuova questione: la possibilità di introdurre la conversione del brevetto in modello di utilità all’interno del processo.
Infine, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata, stabilendo un principio di diritto innovativo: la conversione amministrativa di un brevetto europeo revocato in modello di utilità è distinta dalla conversione giudiziale e non può modificare l’oggetto della causa se nel frattempo sono maturate preclusioni processuali. La decisione rappresenta una novità dei diritti di proprietà intellettuale. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione inhouse community.
La vittoria di Gruppo IMA
OZZANO DELL’EMILIA (Bologna) – Il Gruppo IMA, sostenuto dalla propria giurista Maria Lucia Sireci, legal and litigation department manager, ha ottenuto una vittoria decisiva in Cassazione in un contenzioso relativo alla tecnologia del confezionamento delle cialde da caffè.
Gli avvocati Federica Santonocito, Mario Franzosi e Michele Loconsole – recentemente entrati in Morri Rossetti dando vita a Morri Rossetti & Franzosi – hanno assistito la società bolognese in tutte le fasi del procedimento, fino alla pronuncia della Suprema Corte. In Cassazione, il team è stato affiancato dal professor Bruno Sassani, Ordinario di diritto processuale civile presso l’Università di Roma Tor Vergata.
Il caso ha riguardato due brevetti europei per invenzione, nazionalizzati in Italia, oggetto di opposizione presso l’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO). I giudici di merito avevano confermato la validità e la violazione dei brevetti, con relativa pronuncia sulla restituzione degli utili. Tuttavia, l’EPO ha successivamente revocato i brevetti europei, determinandone l’annullamento anche in Italia.
Nel giudizio di Cassazione, inizialmente avviato per verificare la correttezza della sentenza d’appello, è emersa una questione inedita: la possibilità di introdurre la conversione del brevetto in modello di utilità all’interno del processo, tradizionalmente più rigido e limitato ai profili di diritto già trattati nei precedenti gradi di giudizio. La Corte, accogliendo un’istanza dei difensori del Gruppo IMA, ha riconosciuto l’importanza della questione e ha deciso di discuterla in pubblica udienza, anziché con il rito camerale normalmente previsto per i ricorsi civili.
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RIMINI – Il consiglio di amministrazione di Marr S.p.A. (Milano: MARR.MI), società leader in Italia nella commercializzazione e distribuzione di prodotti alimentari al foodservice, ha approvato il bilancio consolidato ed il progetto del bilancio d’esercizio 2024, che verrà sottoposto all’Assemblea degli Azionisti convocata per il prossimo 28 aprile.
La relazione degli amministratori del bilancio consolidato, ai sensi del Decreto Legislativo 125/2024 che recepisce la Direttiva 2022/2464 (cosiddetta CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive), include la Rendicontazione di Sostenibilità redatta secondo gli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards).
I principali risultati consolidati dell’esercizio 2024 di Marr
Il Gruppo Marr chiude l’esercizio 2024 con ricavi totali consolidati a 2.098,0 milioni di euro in crescita rispetto ai 2.085,5 milioni del 2023.
L’Ebitda consolidato dell’esercizio 2024 è pari a 120,2 milioni di euro e nel confronto con i 123,1 milioni del 2023 è stato influenzato dall’incidenza dei costi logistici (in particolare di trasporto e movimentazione merci) il cui incremento ha risentito anche della riduzione del rapporto euro/kg dei prodotti venduti che ha interessato la prima parte del periodo estivo.
L’Ebit consolidato dell’esercizio 2024 si attesta a 80,7 milioni di euro (84,9 milioni nel 2023).
Il risultato netto consolidato è di 42,7 milioni di euro e nel confronto con i 47,1 milioni del 2023 ha risentito nella prima metà dell’esercizio di maggiori oneri finanziari netti legati alle dinamiche del costo del denaro.
Il capitale circolante netto commerciale (Ccn) al 31 dicembre 2024 è pari a 169,2 milioni di euro, in diminuzione rispetto ai 170,6 milioni di fine 2023, con conseguente miglioramento dell’incidenza del Ccn sul totale ricavi, il cui incremento è di 12,5 milioni.
L’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2024 è di 237,9 milioni di euro e si confronta con 223,4 milioni del 2023.
Al netto degli effetti dell’applicazione del principio contabile IFRS 16 la posizione finanziaria netta alla fine dell’esercizio 2024 si attesta a 170,4 milioni di euro e rispetto ai 141,8 milioni del 31 dicembre 2023 risente di investimenti per 28,5 milioni e della distribuzione di dividendi per 39,1 milioni di euro.
Il patrimonio netto consolidato al 31 dicembre 2024 è pari a 345,6 milioni di euro (355,5 milioni nel 2023) ed include una riserva per acquisto azioni proprie per 25,2 milioni di euro (12,0 milioni al 31 dicembre 2023) relativa all’acquisto di 2.141.460 azioni proprie pari a circa il 3,2% del Capitale Sociale.
Alla data odierna la Società detiene 2.267.150 azioni proprie corrispondenti a circa il 3,4% del Capitale Sociale.
Risultati della Capogruppo Marr S.p.A. e proposta di dividendo
La Capogruppo Marr S.p.A. chiude l’esercizio 2024 con 1.984,4 milioni di euro di ricavi totali (1.969,4 milioni nel 2023) ed un risultato netto di 43,0 milioni di euro (44,9 milioni nel 2023).
Il Consiglio di Amministrazione odierno ha proposto all’Assemblea degli Azionisti del prossimo 28 aprile la distribuzione di un dividendo lordo di 0,60 euro (0,60 euro l’esercizio precedente) con “stacco cedola” (n. 20) il 19 maggio 2025, record date il 20 maggio e pagamento il 21 maggio.
Vendite per segmento di clientela nell’esercizio 2024
A fronte di Ricavi Totali Consolidati per 2.098,0 milioni di euro, i Ricavi per Vendite dell’esercizio 2024 sono pari a 2.054,0 milioni di euro (2.051,2 milioni nel 2023).
Le vendite al segmento di clientela dello Street Market (Ristorazione Commerciale Indipendente) si attestano a 1.350,4 milioni di euro, in linea con i 1.350,4 milioni del 2023, con 286,6 milioni di euro di vendite nel quarto trimestre 2024 e una crescita di 10,3 milioni rispetto ai 276,3 milioni di euro del pari periodo 2023; dopo che nel terzo trimestre (il più importante per stagionalità dell’attività) del 2024 hanno risentito di una riduzione dell’euro/kg dei prodotti venduti, quale effetto di dinamiche deflative che ha interessato in particolare la categoria dei prodotti ittici.
Le vendite al segmento del National Account sono pari a 495,3 milioni di euro (497,8 milioni nel 2023), di cui 253,4 milioni relative ai clienti delle Chains&Groups della Ristorazione Commerciale Strutturata (247,3 milioni nel 2023) e 241,8 milioni ai clienti della Ristorazione Collettiva (250,5 milioni nel 2023), che nei primi mesi del 2024 avevano risentito nel confronto con il pari periodo del 2023 delle attività implementate per la gestione dell’inflazione alimentare nel corso del 2023.
Nel quarto trimestre 2024 le vendite ai clienti National Account sono pari a 118,9 milioni di euro (117,3 milioni nel pari periodo 2023).
Nel complesso le vendite dell’esercizio 2024 ai clienti della Ristorazione Commerciale – sia indipendente (segmento Street Market) sia strutturata (Chains&Groups, nel segmento National Account) – ammontano a 1.603,9 milioni di euro (1.597,8 milioni nel pari periodo 2023).
In base alle rilevazioni dell’Ufficio Studi di Confcommercio (Congiuntura n. 2, febbraio 2025) i consumi (a quantità) della voce “Alberghi, pasti e consumazioni fuori casa” in Italia nell’anno 2024 sono cresciuti dell’1,2% rispetto al 2023; mentre per TradeLab (AFH Consumer Tracking, febbraio 2025) il numero di visite alle strutture della ristorazione fuori casa dell’ “Away From Home” (AFH) nell’anno 2024 ha avuto una flessione dell’1,6% rispetto al 2023.
Le vendite dell’esercizio 2024 al segmento dei Wholesale (per la quasi totalità di prodotto ittico congelato a grossisti) sono pari a 208,3 milioni di euro (202,9 milioni nel 2023), con un significativo recupero nel quarto trimestre 2024 in cui le vendite sono state pari a 67,6 milioni di euro (55,8 milioni nell’ultimo trimestre 2023) e sono state influenzate anche dalla tempistica di una campagna di pesca, i cui effetti in termini di vendite nel 2023 erano interamente ricaduti nel terzo trimestre, mentre nel 2024 in parte hanno interessato anche il quarto trimestre.
Evoluzione prevedibile della gestione
Nei primi due mesi del 2025 l’andamento delle vendite è in crescita, pur confrontandosi con un febbraio 2024 bisestile, e coerente con gli obiettivi per l’anno.
La visibilità sulla tendenza del foodservice in Italia nel 2025 è ad oggi ancora piuttosto limitata, tanto più che la Pasqua, che con i relativi consumi fuori casa rappresenta un primo indicatore dell’andamento della successiva stagione turistica estiva, quest’anno è in calendario nella seconda metà di aprile mentre l’anno precedente era stata a fine marzo.
L’intera organizzazione di Marr è focalizzata sul cogliere tutte le opportunità di crescita rafforzando la presenza sul mercato delle forniture al foodservice, attraverso iniziative di servizio e di prodotto volte a realizzare una Proposta Commerciale di Valore che consenta di aumentare soddisfazione e fidelizzazione del Cliente.
Si conferma inoltre l’attenzione sul recupero di redditività operativa, attraverso la gestione del primo margine e del rapporto euro/kg dei prodotti venduti e il controllo dei costi operativi.
Le iniziative in atto per la crescita e l’efficienza potranno beneficiare dai primi giorni di aprile anche dell’attivazione della nuova Piattaforma Centrale di Castelnuovo di Porto (Roma), per la quale sono in corso in queste settimane le attività operative per lo start-up.
La nuova struttura diventerà operativa all’inizio con i servizi di stoccaggio e ri-distribuzione dei prodotti ai centri distributivi MARR del Centro-Sud, poi la sua messa a regime, che è atteso possa essere completata entro l’ultimo trimestre dell’anno, proseguirà con il ridisegno e potenziamento delle attività logistiche oggi gestite dalle strutture MARR presenti nel Lazio.
L’organizzazione infine mantiene un’elevata attenzione sul controllo dei livelli di assorbimento di capitale circolante.
La scheda sintetica di MARR
Marr (Gruppo Cremonini), quotata dal 2005 al Segmento Euronext STAR Milan di Borsa Italiana, è la società leader in Italia nella distribuzione specializzata di prodotti alimentari alla ristorazione extra domestica ed è controllata da Cremonini S.p.A.
Attraverso un’organizzazione di oltre 975 tecnici di vendita, il Gruppo MARR serve oltre 55.000 clienti (principalmente ristoranti, hotel, pizzerie, villaggi turistici, mense aziendali), con una proposta che include più di 25.000 prodotti alimentari, tra cui pesce, carne, alimentari vari, ortofrutta e una significativa offerta di prodotti verdi, sostenibili e del Made in Italy (consulta il Catalogo Marr).
La società opera su tutto il territorio nazionale attraverso una rete logistico-distributiva costituita da oltre 40 unità distributive, alcune delle quali con cash&carry, e si avvale di circa 1.000 automezzi.
MARR ha realizzato nel 2024 ricavi totali consolidati per 2.098,0 milioni di euro (2.085,5 milioni nel 2023) con un EBITDA consolidato di 120,2 milioni di euro (123,1 milioni nel 2023) ed un utile netto consolidato di 42,7 milioni di euro (47,1 milioni nel 2023).
Per maggiori informazioni su Marr visita il sito Internet della società cliccando qui.
Nel rapporto della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, vengono illustrati i cambiamenti del prezzo del caffè che hanno raggiunto un massimo pluriennale nel 2024 con un aumento quasi pari al 40%. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa e riportato da msn.
L’aumento dei prezzi del caffè: il rapporto Fao
ROMA – I prezzi mondiali del caffè hanno raggiunto un massimo pluriennale nel 2024, con un aumento di quasi il 40% (38,8%) rispetto alla media dell’anno precedente, principalmente a causa delle condizioni meteorologiche avverse che hanno colpito i principali Paesi produttori. Possibili gli aumenti anche nel 2025. A livello globale l’industria del caffè genera oltre 200 miliardi di dollari di entrate annuali. Unione Europea e gli Stati Uniti i maggiori importatori nel 2023.
Questi i dati contenuti in un rapporto della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, sull’andamento del mercato globale del caffè.
In particolare, rileva la Fao, nel dicembre 2024 l’Arabica, il caffè di qualità superiore preferito nel mercato del tostato e macinato, vendeva con un aumento del 58% rispetto a un anno fa, mentre la Robusta, utilizzata principalmente per l’istantaneo e la miscelazione, ha visto un’impennata del prezzo del 70% in termini reali.
Ciò ha segnato una riduzione del differenziale di prezzo tra le due varietà per la prima volta dalla metà degli anni ’90. In Vietnam, il clima secco prolungato ha causato un calo del 20% della produzione di caffè nel 2023-24, con un calo delle esportazioni del 10% per il secondo anno consecutivo.
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La stima del costo della materia prima è del 200% in più dal 2020 a oggi. L’amministratore delegato della Torrefazione Bontadi, Stefano Andreis, riflette sul futuro del prezzo della tazzina. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Il Dolomiti.
Il prezzo del caffè secondo Stefano Andreis
MILANO – Rincaro dei prezzi della materia prima, costi che non si abbassano, la crisi climatica che colpisce duramente le piantagioni, una tensione geopolitica costante e trasporti ancora difficili. La tazzina di caffè? Si potrebbe arrivare, e nemmeno tra troppo tempo, a 2,50 euro.
“Per l’ultimo ordine ci hanno assicurato la fornitura di solo il 50% della richiesta”, Stefano Andreis, amministratore delegato della Torrefazione Bontadi, storica azienda che produce caffè artigianale dal 1790 e che ha attraversato molti mutamenti della società, afferma come riportato da Il Dolomiti. “Ormai le valutazioni sono mensili, non si riesce più a pianificare in prospettiva. Si è costretti quasi quotidianamente a ritoccare la situazione per trovare un equilibrio tra costi e ricavi. E’ un momento di resilienza totale per il settore”.
Nelle scorse settimane la materia prima ha toccato i 4 dollari per libbra, una cifra record. La stima è di un incremento del 200% dal 2020 a oggi. Sono diversi i fattori che influenzano dei costi pazzi. La crisi climatica, in primis. Il caffè è tra le bevande più consumate in tutto il mondo ma la pianta è delicatissima, le coltivazioni sono caratterizzate da determinate condizioni ambientali: America Latina, Asia e Africa.
Le piantagioni crescono in aree dove le temperature si mantengono tra i 18 e i 21 gradi con giornate (non troppo) calde e notti più fresche. Per una fioritura ottimale le precipitazioni non devono essere abbondanti e la stagione deve essere piuttosto secca una fioritura ottimale. La crisi climatica ha ripercussioni drammatiche e influenzano fortemente il raccolto nei Paesi produttori.
“La richiesta di caffè è aumentata nei Paesi produttori, in quelli asiatici e mediorientali”, prosegue Andreis a Il Dolomiti. “A questo si aggiungono le difficoltà logistiche. C’è un -40% di transito delle navi al canale di Suez, un -50% in quello di Panama perché il livello dell’acqua è basso”. E non mancano le speculazioni. “Un chilo corrisponde mediamente a 142 tazzine. Si è forse lasciata troppa marginalità ai bar, il prodotto è stato pagato probabilmente troppo poco e questo spinge ai rialzi”.
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