giovedì 13 Novembre 2025
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La silverskin rivalutata come sottoprodotto dal Gruppo italiano torrefattori caffè, viaggia in Belgio dalla Commissione europea

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Omar Zidarich, presidente del Gruppo Italiano Torrefattori caffè
Omar Zidarich, presidente del Gruppo Italiano Torrefattori caffè

MILANO – La silverskin, uno scarto che diventa un sottoprodotto e viene sfruttato per un nuovo utilizzo. Questa è la storia dietro il progetto avviato dal Gruppo italiano torrefattori caffè, guidato dal presidente Omar Zidarich. Di questo esempio di economia circolare si è discusso già in precedenza su queste pagine e ora si torna a parlarne in occasione di ulteriori traguardi raggiunti dall’associazione di categoria.

Stavolta in collaborazione con il CREA, Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria, in particolare con i Centri di Ricerca Viticoltura ed Enologia e Politiche e Bioeconomia del Friuli Venezia Giulia, uniti sotto un unico cappello che porta il nome di Progetto Rustica, un progetto Horizon 2020 finanziato dalla Commissione Europea. Si tratta di una ricerca che si è posta l’obiettivo di implementare tecniche innovative per ottenere fertilizzanti a base biologica a partire dai residui dal settore ortofrutticolo.

Un fine raggiungibile attraverso sei processi tecnologici applicati in quattro regioni dell’Unione Europea e in una del Sud America.

Omar Zidarich: prosegue l’operazione silverskin

“Sono stato invitato a Leuven (Lovanio) nelle Fiandre in Belgio, in questa città che è la più importante in quanto sede dell’Università più antica di Europa per partecipare al meeting internazionale e alla Conferenza finale del Progetto in cui sono stati presentati i risultati dei workshops svolti in più aree del mondo, in cui sono stati testati innovativi modi di produzione ed uso di fertilizzanti a base biologica.

Il progetto ha studiato nuovi metodi per trovare soluzioni in grado di sostituire, almeno in parte, i fertilizzanti minerali, che grazie al loro contenuto in elementi nutritivi e per le peculiari caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche possano contribuire al miglioramento della fertilità del terreno.

Il Gruppo italiano torrefattori caffè ha partecipato in qualità di promotore del progetto legato al recupero della silverskin – siamo stati gli unici a studiarlo e a farlo passare da rifiuto industriale a sottoprodotto – in cui una delle destinazioni possibili è nella conversione in fertilizzante. Insieme al CREA abbiamo presentato i risultati della prima fase del Progetto Rustica alla Commissione europea.

Il nostro sottoprodotto è risultato tra i più soddisfacenti, perché è emerso come anche negli altri Paesi esista una differenza di prezzo verso l’alto tra i fertilizzanti a base bio e quelli minerali – il primo costa di più – mentre l’uso della silverskin comporta costi nettamente più bassi ed è disponibile in grandi quantità. Nel 2022 era ancora sconosciuto mentre in questa nuova ottica rappresenta una svolta in positivo.

Come Gruppo italiano torrefattori siamo stati i primi a fare una proposta di questo genere e considerata l’ampia attività di torrefazione in Italia, ci siamo distinti con questa soluzione possibile di fronte all’Europa.

Questa per noi è stata l’occasione di intervenire, con uno speech finale in cui ho presentato in sede europea il progetto Rustica, fondamentale per un futuro sostenibile comune e che ci auguriamo possa andare avanti, perché i dati raccolti fin qui sono molto incoraggianti.

In futuro si potranno trovare ulteriori modi per abbassarne il prezzo, innanzitutto ottimizzando la raccolta urbana, che deve essere incontaminata.

Un vantaggio rispetto ad altri sottoprodotti: la silverskin c’è tutto l’anno.

“Ci siamo inseriti in questa ricerca, portando grandi quantità di sottoprodotto: circa l’1,5% del caffè verde trattato dal torrefattore diventa silverskin. Per cui su 100mila chili di caffè annui, 1.500 chili sono di scarto che si stacca durante la tostatura per forza centrifuga.

Dopo il passaggio attraverso il pellicolare, viene poi riposto in dei contenitori. Da questo momento in poi può essere bricchettato, compattato per diventare dei tronchetti combustibili oppure restare sfuso, simile alla segatura. Il peso specifico rimane identico, ma gli spazi differiscono. La silverskin come fertilizzante funziona in entrambe queste forme. Al contrario della carta, che funziona meglio da sfusa.

L’aspetto convincente di questo riutilizzo è esiste un mercato pronto a richiedere questo fertilizzante a base biologico: la domanda è tantissima ed è una vendita certa. I torrefattori prima perdevano soltanto con la produzione di grossi quantitativi di rifiuti da smaltire, mentre ora riutilizzarli diventa un utile e un credito dal punto di vista dell’economia green.

Così si recupera valore e si aprono nuovi mercati.

I dati sono stati poi diffusi tra i membri del Gruppo.”

Interviene la Dr. Federica Cisilino, responsabile della sede regionale per il Friuli Venezia Giulia di uno dei 12 Centri di ricerca del CREA, ovvero il Centro di Ricerca Politiche e Bioeconomia.

Com’è nata la collaborazione con il Gruppo italiano torrefattori caffè?

“Come già accennato il progetto Rustica si è posto l’obiettivo di trovare soluzioni valide per convertire i residui dell’ortofrutta in fertilizzanti a base biologica. Per svolgere le prove sperimentali e analizzare i potenziali modelli di business, sono state selezionate 5 aree, quella in Italia è rappresentata dalla regione Friuli Venezia Giulia.

La ricerca si è sviluppata attorno a due pilastri: uno si è concentrato sullo sviluppo di cinque tecnologie innovative necessarie ad effettuare la trasformazione in base alla degradabilità del residuo (più o meno ricco in lignina), oltre al compost, già noto e diffuso; l’altro dedicato all’analisi del mercato e delle opportunità di sviluppo del prodotto, anche attraverso l’ascolto del territorio.

Così, il progetto Rustica, ha previsto l’organizzazione di 6 workshops durante i 4 anni di durata del progetto nelle 5 regioni oggetto di studio (Fiandre, Almeria, Friuli Venezia Giulia, Pays de la Loire e Valle del Cauca in Colombia) selezionate in base ai 16 partner coinvolti. Il medoto utilizzato è quello del cosiddetto Multi-Actor Approach.

Chi ha partecipato a questi momenti di incontro? Diversi stakeholders, tra i quali i rappresentanti del governo locale, l’Università di Udine, esperti e consulenti, alcuni produttori di fertilizzanti, associazioni ambientaliste, agricoltori e cooperative, organizzazioni professionali, altri centri di ricerca e tra questi l’Area Science Park: proprio quest’ultimo è stato il link tra il Progetto Rustica e il Gruppo italiano torrefattori caffè.

Quando abbiamo presentato Rustica a Pordenone in Confindustria, abbiamo stretto la collaborazione con Omar Zidarich, invitandolo a partecipare agli altri workshop. Così abbiamo discusso della creazione di un impianto pilota sulla silverskin.

La sua idea ci ha convinti a tal punto da prenderla come spunto per strutturare parte del modello di business a livello regionale. L’abbiamo inserito come esempio, insieme ad un altro che opera nella zona e raccoglie e trasforma il compost, per costruire la nostra traccia.”

Quali sono stati i risultati raccolti sin qua?

“Abbiamo considerato diverse tecniche innovative, al di là del compost già più noto. Abbiamo sviluppato dei processi come la piattaforma acidi carbossilici, la coltivazione di microorganismi, l’elettrodialisi nel caso di alta degradabilità; nel caso di moderata degradabilità abbiamo considerato la coltivazione di insetti (biomassa e deiezioni), mentre nel caso di residui e sottoprodotti ricchi in lignina abbiamo utilizzato la tecnica della pirolisi e il biochair.

Ciascuno viene applicato a seconda di quanto è biodegradabile il residuo di riferimento: ad esempio frutta e verdura sono degradabili in modo diverso. Se il processo avviene più facilmente, si procede con la tecnica dell’elettrodialisi, la coltivazione di micro organismi.

Nei casi di mezzo si può impiegare il compostaggio o la coltivazione degli insetti (presi in considerazione come biomassa e come deiezione). Se sono ricchi invece di lignina e per questo più difficilmente biodegradabili, come è il caso della silverskin, si deve applicare la pirolisi e quindi il biochair.

Come si fa? Vengono costruite delle miscele che considerano queste diverse componenti che poi vengono valutate in laboratorio, in serra – specialmente in Almeria – e a pieno campo.

Abbiamo portato a termine la sperimentazione delle miscele in generale, con tutte le tecniche già citate in alcune delle regioni pilota. Per quanto riguarda il silverskin, il volume di disponibilità in Friuli Venezia Giulia è un fattore importante che può essere considerato vantaggioso.

L’obiettivo futuro potrebbe essere quello di creare un sistema di raccolta efficiente per poi convogliare il tutto in un unico impianto condiviso in grado di abbattere i costi. Durante la conferenza in Belgio, abbiamo potuto presentare questa ipotesi e siamo stati accolti con entusiasmo.

Per quanto riguarda i fertilizzanti Rustica ottenuti mescolando i diversi componenti a seconda delle tecniche impiegate, poiché la sperimentazione a pieno campo per ora è stata limitata nel tempo, avremmo bisogno di almeno altri due-tre anni per raccogliere risultati più completi. Tuttavia, il progetto resta interessante e ha mostrato già ora degli impatti sul suolo e sull’efficacia delle miscele piuttosto promettenti.

Sul piano economico, invece, dall’analisi del ciclo di vita di questi fertilizzanti, è emerso che i fertilizzanti Rustica sono ancora poco competitivi. Il prezzo che avrebbe il fertilizzante a base biologica si colloca sul mercato in una fascia elevata sia rispetto al fertilizzante biologico che a quello minerale.

La metodologia utilizzata per valutare l’impatto ambientale del prodotto lungo tutte le fasi della sua vita, dalla produzione allo smaltimento, includendo estrazione delle materie prime, trasporto, utilizzo e fine vita sembra quindi confermare le ipotesi iniziali.

Inoltre, i modelli di business potenziali, ovvero la struttura attraverso cui un’organizzazione crea, distribuisce e cattura valore, definendo il modo in cui genera entrate, gestisce i costi e soddisfa i bisogni dei clienti variano molto in base al contesto regionale.

Pertanto, sarebbe importante ora poter proseguire con Rustica per poter verificare con maggiore accuratezza i risultati raccolti fin qui. E vedere realizzato nel concreto qualche nostro modello di business.”

I mercati tornano a salire causa la scarsa pioggia in Brasile, negli Usa dispositivi di tracciamento sui sacchi contro i furti di caffè

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Foto di Chris da Pixabay

MILANO – La pioggia scarsa nella coffee belt e la moneta brasiliana in ripresa sul dollaro fanno ripartire entrambi i mercati del caffè, nella prima seduta della seconda metà del mese. Nella giornata di ieri, lunedì 17 marzo, tanto a New York quanto Londra i prezzi sono tornati a salire, dopo due sedute consecutive in territorio negativo. Il contratto per scadenza maggio dell’Ice Arabica ha guadagnato l’1,6%, risalendo a 383,40 centesimi. La scadenza principale dell’Ice Robusta (maggio) ha recuperato invece l’1,4% terminando a 5.474 dollari.

A tenere banco nei mercati è sempre l’andamento meteorologico in Brasile

Secondo l’analista Pine Agronegócios, tutte le principali aree di produzione registrano un dato cumulativo delle precipitazioni, per il mese di marzo, nettamente al di sotto delle medie storiche di periodo.

Le piogge sono risultate inferiori alle media anche a febbraio accompagnate inoltre da temperature molto alte. La siccità potrebbe ripercuotersi non soltanto sul raccolto di quest’anno, ma anche sul prossimo.

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Distribuzione automatica: Fas International ha chiuso il 2024 con 57,4 milioni di fatturato, +8%, Ebitda di 12,9

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Francesco Cantini, managing director di FAS International (immagine concessa)

SCHIO (Vicenza) – Fas International, azienda vicentina tra i principali player nel mercato della distribuzione automatica, chiude il 2024 con numeri in deciso aumento grazie al consolidamento di una nuova idea di vending, il “retail tech”, un cambio di direzione che vede la tecnologia al servizio del retail.

L’espressione “retail tech” si riferisce all’uso e all’applicazione di tecnologie innovative e digitali nell’ambito del settore del commercio al dettaglio (retail).

L’approccio di Fas International vede la vending machine non come un semplice distributore automatico ma come un vero e proprio punto vendita automatizzato, attraverso il quale si può vendere qualsiasi cosa, che integri soluzioni tecnologiche interconnesse, digitali e non, offrendo una nuova esperienza di acquisto fluida e coinvolgente, con un’interfaccia utente pratica e immediata, soluzioni di pagamento cashless integrate e funzionali e con la possibilità di gestire configurazione e prestazioni della macchina nonché monitorarne la performance, tutto da remoto.

Gli esterni dello stabilimento (immagine concessa)

I numeri del 2024

Nel 2024 il passaggio dal vending classico alla visione retail tech è diventato il fulcro della strategia di Fas International e, anche grazie a questa svolta, l’anno si è chiuso con risultati importanti. Il fatturato si attesta a 57,4 milioni di euro, con un Ebitda di 12,9 milioni (22,5% sul fatturato), dai 53,2 milioni del 2023 (Ebitda a 10,3 milioni, 19,3% sul fatturato), in aumento dell’8%.

Il totale di macchine vendute è stato leggermente in calo rispetto al 2023 (circa 14.000 distributori) a causa soprattutto delle difficoltà di mercato legate al segmento del “caldo”, ma con un sensibile incremento del prezzo medio e della marginalità grazie al maggiore apporto di tecnologia e all’aumento delle vendite dei modelli premium.

Più in generale, i positivi risultati derivano dalla crescita di quota di mercato nel segmento Snack & Food, guidato sia dalla fidelizzazione dei clienti attivi che dalle nuove opportunità di business in Europa.

L’interno di una vending machine (immagine concessa)

Se l’Italia resta il primo mercato di riferimento e Spagna e Francia rimangono saldamente le destinazioni estere dove Fas International esprime un presidio più forte grazie al supporto dei propri partner – si pensi che oltre il 50% di tutti i distributori automatici snack & food in Spagna è targato FAS –, il 2024 ha registrato ottime performance anche in altri mercati quali Polonia, Turchia, Slovenia e Romania, tutti mercati interessati da forti opportunità di crescita. Mentre Paesi come Germania e Gran Bretagna, dove Fas ha una quota di mercato più contenuta, rappresentano opportunità di crescita molto elevate.

“L’estero per noi è sempre più strategico – dice Francesco Cantini, managing director di Fas International, in azienda dal 2023 –. I nostri prodotti sono in tutto il mondo ma l’80% delle nostre vendite viene fatto in appena 8 Paesi; c’è molto spazio per la crescita. Diverso è il ragionamento sull’Italia, che pur rimanendo il nostro mercato di riferimento resta molto competitivo e purtroppo stagnante: nel vending le erogazioni totali sono in flessione rendendo molto selettivi gli investimenti in nuove macchine, mentre aumenta il fenomeno del “refurbishing”, ovvero il ricondizionamento dei distributori usati, che però molto spesso non hanno la stessa efficacia e appeal di una macchina nuova in termini di design, interfaccia utente e funzionalità, elementi essenziali per una ‘user experience’ fluida e gratificante, e sono decisamente meno performanti sotto il profilo della connettività e dei consumi energetici”.

Cantini aggiunge: “L’aver virato con convinzione verso il retail tech ci ha permesso di portare una nuova visione al mercato, dove il miglioramento dell’esperienza del consumatore finale è al centro del paradigma e lo sforzo congiunto di FAS e dei propri clienti sta dando ottimi risultati. Nel 2025 dobbiamo intensificare il nostro impegno per accelerare questo percorso virtuoso di trasformazione e valorizzazione della filiera tracciato nel corso degli ultimi 18 mesi”.

Il 2025 e le prossime sfide

 Il 2025 si preannuncia complesso per via della generale incertezza, aumentata ora anche dal rischio dazi, che va ad aggiungersi alle difficoltà già presenti in molti settori, quando non in intere aree e mercati, come la Germania e il Medio Oriente.

Fas International intensificherà i propri investimenti nella trasformazione del retail tech posizionando saldamente al centro del proprio focus il consumatore e la sua esperienza d’acquisto, che sarà sempre più smart, ovvero facile e piacevole, sviluppando nuovi segmenti di business ad elevato potenziale, e portando la visione del retail tech anche in nuovi ambiti quali l’hotellerie, la ristorazione collettiva e il commercio al dettaglio. Le previsioni del piano triennale indicano un 2025 con un fatturato ad oltre 60 milioni di euro.

“Sono in cantiere nuovi prodotti, progetti e soluzioni sempre più vicini alle esigenze del cliente aggiunge Cantini –. Il nostro approccio è strutturato e punta alla valorizzazione delle soluzioni per aumentare il delta di superiorità tecnologica e di performance nel posizionamento attuale di FAS, sia nel segmento Hot & Cold che nello Snack & Food. Abbiamo una brand identity forte e nitida, un’elevata qualità del prodotto e una forte vocazione alla digitalizzazione anche grazie all’uso di intelligenza artificiale e alla pluriennale collaborazione con Alturas, software house di Villafranca di Verona specializzata in soluzioni retail tech”.

Cantini: “Lavoriamo per rafforzare la nostra rete commerciale e di assistenza e, contestualmente, far comprendere a clienti e consumatori il valore aggiunto di un approccio d’acquisto diverso, quello supportato dal retail tech, più comodo e immediato, più sicuro ed efficiente e, soprattutto, più sostenibile”.

La scheda sintetica di FAS International SpA

Fas International SpA, fondata nel 1967, è un’azienda italiana leader nel mercato dei distributori automatici e uno dei più importanti player europei del vending. La produzione di FAS avviene unicamente in Italia, nello stabilimento di Schio, in provincia di Vicenza, che conta 150 dipendenti e produce più di 14.000 macchine all’anno, esportando in 55 nazioni nel mondo. Dal 2023 FAS International è società benefit.

Possiede circa 30 brevetti per invenzioni. Sono due le principali aree di business, entrambe altamente tecnologiche: l’area Professional, con circa trenta macro modelli di vending machine personalizzabili, e l’area Delivery Solutions, che comprende la linea Food24System – servizio di mensa automatizzato composto da una parte software che permette la prenotazione o l’acquisto della pietanza da un device, e una parte hardware che gestisce la consegna al cliente con l’utilizzo di distributori a piatti rotanti – e la linea Retail che permette di allargare l’offerta di prodotti anche in ambito non Food.

Nel listino Fas è inoltre presente la linea Tritech – trituratori e compattatori di rifiuti –. FAS International da sempre progetta e realizza i propri prodotti con una grande attenzione all’ambiente, producendo distributori automatici altamente innovativi e tecnologici, con un basso consumo energetico: Fas è l’unica azienda del settore vending ad utilizzare la tecnologia a CO2 su tutta la gamma prodotti del freddo.

Per maggior informazioni basta cliccare qui

Nestlé e illycaffè con oltre 750mila capsule raccolte celebrano la Giornata internazionale del riciclo, 18/03

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nestlé illycaffè
Le capsule di caffè (immagine concessa)

ASSAGO (Milano) – In occasione della Giornata internazionale del riciclo (18 marzo), il Gruppo Nestlé in Italia (con il brand Nescafé Dolce Gusto) e illycaffè ricordano il loro impegno per la sostenibilità attraverso RECAP, il primo progetto a livello nazionale focalizzato sul riciclo delle capsule in plastica.

Nato a fine 2021 con un pilota, il progetto si è rafforzato con la nascita dell’“Alleanza per il riciclo delle capsule in plastica”, fondata dalle due aziende a novembre 2024, e pronta ad accogliere altri produttori e distributori di capsule di caffè che intendano aderire al progetto. L’iniziativa punta alla creazione di un circuito per la raccolta e il riciclo delle capsule di caffè esauste grazie alla firma di un Protocollo d’Intesa con Regione Friuli Venezia Giulia, Regione Emilia Romagna e i gestori dei rifiuti urbani locali.

Il progetto sostenibile di illycaffè

Nella sola fase pilota, svolta negli ultimi anni, sono state raccolte 750.000 capsule. Inizialmente sperimentato in 4 comuni del friulano e del giuliano, RECAP si è recentemente esteso anche all’Emilia Romagna, con l’adesione al progetto da parte dei comuni di Bologna e Ferrara. Attualmente, nelle due regioni, sono quindi 28 i comuni coinvolti e 37 i centri di raccolta delle capsule.

RECAP rappresenta un modello virtuoso che dimostra che la collaborazione tra pubblico e privato non solo sia possibile, ma che debba diventare la strada da seguire per raggiungere risultati davvero significativi in materia di economia circolare. In questa prospettiva, è fondamentale per le aziende unire le forze e lavorare in maniera sinergica con i propri colleghi competitor, come accade con Nestlé e illycaffè, con l’obiettivo di includere anche altre imprese e operatori.

L’iniziativa punta, inoltre, a sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini nelle aree in cui il progetto è attivo, coinvolgendoli attivamente grazie alla possibilità di riconsegnare le capsule esauste negli appositi centri di raccolta selezionati del proprio territorio. Da qui le capsule sono poi avviate a trattamento in un impianto specializzato per la separazione della plastica e del caffè per sperimentare e identificare possibili applicazioni dei due materiali.

La partecipazione di Nestlé e di illycaffè al progetto RECAP rientra nel più grande impegno delle due aziende per migliorare la sostenibilità dei propri imballaggi lavorando lungo diverse direttrici: investire nella creazione di iniziative di economia circolare, potenziare le infrastrutture di gestione dei rifiuti, riprogettare il proprio packaging e ottimizzare l’utilizzo di materiali riciclabili e riutilizzabili.

“Questa giornata rappresenta per noi l’occasione per ribadire che, come dimostra il progetto RECAP, la collaborazione tra pubblico e privato sia fondamentale per promuovere iniziative di economia circolare che possano diventare davvero efficaci. Solo così, infatti, possiamo trasformare le sfide in opportunità e creare sinergie che coinvolgano istituzioni, aziende e comunità. È per questo che abbiamo dato vita ad una Alleanza aperta anche ad altre imprese che intendono lavorare con noi sulla circolarità delle capsule di caffè” ha dichiarato Marta Schiraldi, head of sustainability Nestlé Italia.

 “La Giornata internazionale del riciclo ci invita a riconsiderare le nostre abitudini quotidiane e a riflettere sull’opportunità di adottare un approccio più sostenibile e responsabile. Il progetto RECAP rappresenta la sintesi dell’impegno di illycaffè nel perseguire un modello di economia circolare che incoraggia il riciclo e favorisce la rigenerazione delle risorse. Azioni concrete che riducono l’impatto ambientale della produzione e del consumo” racconta David Brussa, chief total quality & sustainability officer di illycaffè.

La scheda sintetica di Gruppo Nestlé

ll Gruppo Nestlé opera in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, è l’azienda alimentare leader nel mondo, attiva dal 1866 nella produzione e distribuzione di prodotti per la Nutrizione, la Salute e il Benessere delle persone. Good food, Good life è la nostra firma e il nostro mondo. Nel nido che condividiamo – simbolo di protezione, crescita e identità – lavoriamo ogni giorno per sostenere il benessere delle persone di tutto il mondo, con un impegno concreto verso la nutrizione, il pianeta, le persone e le comunità in cui operiamo.

Presente da oltre 110 anni in Italia, Nestlé rinnova ogni giorno il suo impegno attraverso azioni concrete, esprimendo con i propri prodotti e marchi tutto il buono dell’alimentazione. L’azienda opera nel Paese in 9 categorie merceologiche, con un portafoglio di oltre 90 marche, tra cui: Meritene, Pure Encapsulations, Vital Proteins, Optifibre, Modulen, S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Bibite  e aperitivi Sanpellegrino, Purina Pro Plan, Purina One, Gourmet, Friskies, Felix, Nidina, Nestlé Mio, Nespresso, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Starbucks, Orzoro, Nesquik, Garden Gourmet, Buitoni, Maggi, Perugina, Baci Perugina, KitKat, Galak, Smarties, Cereali Fitness.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica.

Ogni giorno vengono gustate più di 9 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp. Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 130 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.

Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 23 paesi del mondo. Nel 2023 illycaffè ha generato un fatturato consolidato pari a €595,1 milioni. La rete monomarca illy conta 159 punti vendita in 30 Paesi.

Caro espresso, Maria Di Vivo del Caffè della nonna di Napoli: “Il prezzo della tazzina sia alla portata di tutti: 2€ è troppo!”

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

NAPOLI – Secondo l’opinioni di molti esperti, come Francesco Sanapo, il caffè al banco potrebbe arrivare presto a costare due euro. Un ennesimo rincaro che non è stato ben accolto da molti consumatori finali ed esercenti a Napoli. Si dichiara contraria, ad esempio, Maria Di Vivo, nota ai più come l’anima dietro i punti vendita Caffè della nonna a Napoli che dal 1950 porta avanti la tradizione della bevanda simbolo della città.

Napoli contro il rincaro del caffè espresso

Maria Di Vivo racconta nel servizio La7: “Il caffè deve avere un prezzo popolare. Resteremo sempre fermi su questo punto”.

I nipoti che hanno preso in mano l’eredità di Maria Di Vivo porteranno avanti l’azienda secondo questa filosofia. Alcuni bar però saranno costretti ad alzare i prezzi.

Michele Sergio del Caffè Gambrinus afferma a La 7: “Non si era mai verificato un aumento del costo della materia prima in tempi cosi stretti. Questo è dovuto da una serie di eventi: instabilità nei Paesi produttori, problematiche nei trasporti e il problema delle coltivazioni”.

Per vedere il report completo di La 7 basta cliccare qui

Sanpellegrino: Ilenia Ruggeri nominata direttore generale dopo 20 anni d’esperienza all’interno del Gruppo Nestlé

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Ilenia Ruggeri, direttore generale di San Pellegrino (immagine concessa)

MILANO – Ilenia Ruggeri, comasca, classe 1971, è stata nominata direttore generale di Sanpellegrino, azienda di riferimento nel settore delle acque minerali e delle bibite non alcoliche. La manager, con una ventennale esperienza all’interno del Gruppo, e una profonda conoscenza del settore beverage, applicherà le proprie competenze per far crescere l’azienda in Italia.

Ruggeri è entrata nel Gruppo Nestlé nel 2002 e ha lavorato 15 anni in Nestlé Purina, ricoprendo posizioni di crescente responsabilità nell’area Generating Demand per poi passare nel 2016 in Sanpellegrino con il ruolo di international marketing director.

Successivamente, nel 2020, è stata nominata head of marketing e innovation, posizione nella quale ha dato un contributo determinante allo sviluppo dei marchi e alla strategia di canale in un periodo molto complesso per l’Italia, come quello della pandemia. Prima di entrare in Purina ha lavorato 4 anni in Avon Cosmetics.

In qualità di direttore generale, Ilenia Ruggeri avrà il compito di definire strategie innovative, accelerare le performance dei brand internazionali S.Pellegrino, Acqua Panna e bibite Sanpellegrino e sostenere lo sviluppo del marchio locale Levissima e degli aperitivi analcolici.

Contribuirà, inoltre, a sviluppare progetti capaci di amplificare l’impatto positivo e ridurre l’impronta ecologica dell’azienda, in linea con il modello di business di Sanpellegrino che mette il valore condiviso al centro delle proprie attività.

Fortemente convinta che sia fondamentale lavorare in un ambiente positivo, inclusivo e stimolante, Ilenia Ruggeri ha sempre messo l’attenzione alle persone e la valorizzazione dei talenti al centro della sua visione aziendale.

Nella nuova posizione, Ilenia Ruggeri lavorerà al fianco dell’Amministratore Delegato Michel Beneventi che ha assunto anche il ruolo di Global Head of International Premium Business della business unit globale Nestlé Waters & Premium Beverage, e di Stefano Marini, che ha assunto la posizione di Head of Southern Europe & AOA.

Ilenia Ruggeri è laureata in economia aziendale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; ha una figlia.

La scheda sintetica di Sanpellegrino

Sanpellegrino è l’azienda di riferimento nel campo del beverage in Italia, con acque minerali, aperitivi analcolici e bibite. I suoi prodotti, sintesi di benessere, salute ed equilibrio, sono presenti in oltre 150 Paesi attraverso filiali e distributori sparsi nei cinque continenti.

Sanpellegrino, come produttore di acqua minerale, è da sempre impegnata per la valorizzazione di questo bene primario per il Pianeta e lavora con responsabilità e passione per garantire a questa risorsa un futuro di qualità. Un impegno che passa anche attraverso la promozione dell’importanza di una corretta idratazione: Sanpellegrino, infatti, sostiene e diffonde i principi di benessere psico-fisico legati al corretto consumo di acqua, facendosi portavoce dell’“educazione all’idratazione” attraverso un programma che promuove il consumo quotidiano della corretta quantità di acqua, a seconda delle diverse esigenze e stili di vita.

Sanpellegrino vuole, inoltre, contribuire con azioni concrete a contrastare il riscaldamento globale intervenendo su quattro aree chiave del proprio business: la produzione, il packaging, la logistica e il capitale naturale.

*Molti usano Acqua Levissima o Acqua Panna per preparare il caffè in casa.

Ecco il caffè dedicato allla strada che sale al Passo dello Stelvio e al campione Fausto Coppi

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Il logo Kuntrawant

Stelvio Endurance Espresso è la miscela prodotta dalla più piccola torrefazione dell’Alto Adige: la Kuntrawant, guidata dall’ex ciclista Josef Gander. La miscela è composta da 48% di varietà Robusta e 52% di Arabica, note di cioccolato fondente, legno di cedro e spezie. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Jeanne Perego per il quotidiano La Repubblica.

Lo Stelvio Endurance Espresso

MILANO – Una nuova miscela di caffè ora rende omaggio a quella che il programma televisivo Top Gear ha definito senza esitazioni “la strada più bella del mondo”. La strada è quella che porta al Passo dello Stelvio e che quest’anno festeggia il bicentenario visto che fu inaugurata il 6 luglio 1825 da Klemens von Metternich, cancelliere di Stato dell’Impero austriaco, per unire il Tirolo e la Lombardia.

Il caffè è lo Stelvio Endurance Espresso prodotto dalla più piccola torrefazione dell’Alto Adige: la Kuntrawant di Lana, pittoresca località dal clima mediterraneo a pochi chilometri da Merano.

Kuntrawant – il nome è una storia nella storia – nel dialetto della Val Venosta significa “contrabbando”, e ricorda il tempo in cui il caffè veniva contrabbandato tra la Svizzera e l’Italia attraverso rotte montane segrete e pericolose, permettendo ai contrabbandieri che trasportavano il prezioso carico sulle spalle nelle cosiddette “bricolle” di poter sopravvivere dignitosamente nelle valli più remote, pur dovendo sfidare i doganieri in ogni tragitto, in un continuo gioco al gatto e il topo.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Fipe: “Necessario aumentare i controlli sul dumping contrattuale, a rischio la tenuta sociale del comparto”

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Fipe sul dumping contrattuale (immagine concessa)

ROMA – A fronte del dilagarsi del dumping contrattuale, fenomeno che minaccia fortemente la qualità del lavoro e delle imprese, Fipe – Confcommercio denuncia con fermezza l’uso di contratti collettivi non rappresentativi che abbassano il costo del lavoro a scapito delle tutele dei lavoratori.

La richiesta di Fipe

La preoccupante crescita del fenomeno, sostiene la Federazione, rischia di trasformarsi in una vera piaga per il settore, che non penalizza solo i dipendenti ma creano anche una concorrenza distorta tra le imprese.

È fondamentale ricordare che tali contratti sono considerati irregolari dalle disposizioni di legge e dalle normative stabilite dall’Ispettorato del Lavoro.

Alla luce di questa situazione, Fipe invita le autorità ad intensificare la vigilanza su questo fenomeno, che rischia di compromettere la tenuta sociale del comparto e di indebolire il sistema di rappresentanza del lavoro.

La Federazione continuerà a lavorare per garantire condizioni eque di concorrenza tra le imprese del settore e per la tutela dei lavoratori, come testimoniato dalla recente firma del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, presidio di legalità e di diritti per la persona.

Ruvido: cos’è la tavoletta di cioccolato imperfetta e granulosa al morso

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Il logo Ruvido

Mattia Intorre, tostatore professionista, qualificato Q Grader, presenta il nuovo progetto Ruvido: una tavoletta di cioccolato volutamente imperfetta, mai completamente liscia, leggermente porosa al tatto e granulosa al morso realizzata solo con cacao e zucchero di canna grezzo. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Chiara Buzzi per il portale d’informazione Linkiesta.

La tavoletta di cioccolato Ruvido

MILANO – Capita di frequente di abbinare un caffè di fine pasto alla cremosità di un cioccolatino fondente. Un binomio ripetuto in pasticceria e a tavola ma che anche dal punto di vista di produzione, filiera e mercato vede molte affinità.

La storia di questo giovane e nuovissimo brand nasce grazie a Mattia Intorre, tostatore professionista, qualificato Q Grader, esperto di fermentazioni e processi aromatici legati alle piantagioni di caffè. Un percorso che nel tempo lo ha visto naturalmente avvicinarsi al cioccolato, diventando assaggiatore professionista e, da poche settimane, founder di Ruvido. Un progetto che non può essere definito estremo ma sicuramente radicale in tutti i suoi aspetti, a partire dal dna.

La scelta, infatti, di lavorare esclusivamente due ingredienti (cacao e zucchero di canna grezzo) realizzando solo cioccolato dal 75 per cento di massa di cacao, con tostature leggere e varietà monorigini, è già di per sé stesso un manifesto. Una visione che parte dalla cura e dal rispetto dell’ingrediente di produzione – la fava di cacao – al fine di una lavorazione che punta a fare dell’aromaticità e del gusto un tratto somatico.

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Ruby: ecco la storia del cioccolato rosa di Barry Callebaut

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Barry callebaut cioccolato unilever
Il logo di Barry Callebaut

Il cioccolato rosa Ruby è stato creato dopo anni di ricerca e sviluppo da una delle più grandi aziende cioccolatiere nel mondo, Barry Callebaut, e nel tempo si è insediato sul mercato. Ecco di cosa sa e come si lavora il cioccolato più trendy di sempre. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Lavinia Martini per il portale d’informazione Cibo Today.

Il cioccolato Ruby di Barry Callebaut

 

Di fatto a gennaio del 2018 cominciò una campagna di vendita in esclusiva per sei mesi del Kit Kat rosa realizzato con cioccolato Ruby in Giappone e Sud Corea, dove riscosse un discreto successo e si fece conoscere da un ampio pubblico. A portarlo sul mercato fu Nestlè, altra famosa azienda dolciaria con sede in Svizzera. Tutti cominciarono a chiamarlo “cioccolato rosa” sebbene nelle prime note diffuse dall’azienda non ci fosse mai un riferimento diretto a questo colore.

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