domenica 09 Novembre 2025
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IPA Porcellane, 70 anni di attività, Amedeo Sala: “Possiamo definirci dei sarti che cuciono tazze fatte su misura e accessibili a più clienti”

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Amedeo Sala, Ipa Porcellane (foto concessa)
Amedeo Sala di IPA Porcellane (foto concessa)

USMATE VELATE (Monza Brianza) – IPA Porcellane, da tre generazioni nel campo della produzione di tazzine, nel 1955 parte con la realizzazione di statue artistiche di porcellana per poi impiegare il know-how a servizio dell’HoReCa. Dal fondatore Egidio Sala, all’attuale general manager Amedeo Sala, la ricerca del prodotto perfetto – per quanto impossibile – resta il trait d’union di questa realtà che è passata dalla sua forma artigianale a quella industriale.

Ora IPA Porcellane ha una capacità produttiva di 80.000 pezzi giornalieri.

70 anni di IPA Porcellane: da dove siete partiti e sino a dove siete arrivati?

“Per raccontare la nascita di IPA Porcellane bisogna partire da una figura centrale: mio nonno, Egidio Sala. La sua prima attività era legata alla produzione di tubi di cartone, molto richiesti all’epoca. L’ingresso nel mondo della porcellana avviene quasi per caso, grazie al fratello mia nonna, Franco, che già lavorava nel settore a Usmate, storica culla della porcellana in Lombardia. Da quella collaborazione nasce nel 1955 IPA porcellane, e con essa un’avventura imprenditoriale che unisce spirito artistico e visione industriale.

Un’immagine delle artiste (foto concessa)

All’inizio realizzavamo statue in stile Capodimonte, interamente modellate e decorate a mano da un gruppo di artisti e artigiani. Erano vere opere d’arte.

ipa
Foto dei tunnel (foto concessa)

Poco dopo, Franco ed Egidio si separano in modo sereno e, all’inizio degli anni ’60, mio nonno dà libero sfogo al suo genio industriale: inventa macchine di tornitura e decorazione, acquista un grande forno a tunnel e inizia così la produzione di articoli destinati al mondo HoReCa, inizialmente focalizzati sul servizio da tavola.

Negli anni ’60, il catalogo era più ampio – come molti nel settore proponevamo anche piatti e servizi completi – ma con il tempo abbiamo deciso, a fine degli anni ‘60, di focalizzarci esclusivamente sul mondo della torrefazione: tazze e relativi accessori.

Nella torrefazione, la tazza non è solo uno strumento di servizio, ma diventa un mezzo per comunicare l’identità del brand, con esigenze funzionali precise: un equilibrio sottile tra estetica e performance tecnica. Inizialmente, proponevamo i nostri design ai clienti mantenendo un livello di personalizzazione attraverso il decoro.

Tazze personalizzate (foto concessa)

Successivamente, dagli anni ‘90, i torrefattori più grandi e più attenti hanno iniziato a curare la resa in tazza, chiedendo degli oggetti su misura per le loro miscele. Oggi giorno, possiamo definirci dei sarti che cuciono tazze su misura accessibili anche per clienti di medie dimensioni (https://ipaporcellane.it/su-misura/).

Tazze in evoluzione (foto concessa)

Essere focalizzati su una nicchia ci ha permesso di diventare estremamente efficienti, mantenendo la produzione in Italia, nel nostro stabilimento di Usmate – rendendoci l’unica fabbrica al mondo esclusivamente specializzata in torrefazione.

L’evoluzione tecnologica – insieme all’arte – è parte del nostro DNA.

Dagli anni ‘80 abbiamo sviluppato internamente macchinari per l’applicazione automatica delle decalcomanie, un tempo fatte a mano – negli anni abbiamo continuato a costruire macchine, l’ultima per la decorazione è stata inaugurata questo mese. Oggi, grazie a sistemi progettati nel nostro studio ingegneristico, stampiamo e applichiamo i decori in modo rapido e preciso. Questa trasformazione è nata da un’esigenza concreta: produrre 300.000 tazze decorate a tutta fascia per un grande cliente in soli tre mesi.

Anche la movimentazione dei carichi è un ambito in cui abbiamo innovato molto, a partire dai primi anni 2000: abbiamo creato linee automatiche per il trasporto dell’impasto verso i torni (dove formiamo le tazze), delle tazze non cotte verso la smaltatura, fino alla linea automatizzata di carico dei forni, dove i pezzi cuociono a 1400 °C per un giorno intero.

Movimentazione dei carichi (foto concessa)

I nostri forni stessi sono cambiati: siamo passati da forni a tunnel – lunghi da settare e difficili da gestire – a forni a camera, più flessibili e affidabili, che ci hanno permesso di affrontare periodi difficili come il Covid e la crisi energetica con maggiore agilità. Attualmente stiamo studiando ed analizzando forni a camera più innovativi in modo da migliorare ulteriormente l’efficienza energetica.

I forni (foto concessa)

Inoltre, introduciamo finiture e tecnologie che possano dare sempre più opzioni di decorazione ai nostri clienti, non da ultimo l’introduzione della stampa 3D per creare tazze incise sempre più estreme.

Sviluppiamo quasi tutte le nostre tecnologie in house, su misura per le nostre esigenze. È una scelta precisa, coerente con la nostra identità: lavoriamo per una nicchia, e ciò che facciamo deve rispondere a standard molto alti. Questo know-how proprietario è ciò che ci rende più agili, più veloci e più vicini ai nostri clienti.

Oltre a tecnologia e arte, un altro tratto importante del nostro DNA è la centralità della famiglia. Siamo un’azienda famigliare arrivata alla terza generazione. Oggi in azienda, abbiamo Riccardo e Roberto (coCEOs) io e le mie due cugine Sarah e Alice che si occupano rispettivamente di gestione della produzione e grafica.”

Com’è il mercato di aziende come la vostra in Italia e all’estero? C’è molta competizione?

“La produzione in Europa e in Italia è diminuita negli ultimi decenni. In Confindustria ceramica, i produttori di tazze italiani sono solo tre. Sicuramente esistono competitor che importano prodotti. Al tempo stesso, stiamo notando un trend: la richiesta da parte dei clienti di avere sempre più flessibilità, personalizzazione, un prodotto di qualità e durevole e un accorciamento della filiera produttiva per rispondere anche più velocemente ai cambiamenti di mercato – oramai diventati una norma nel settore.

Da un punto di vista dell’export, da sempre abbiamo visto le nostre tazze andare in tutte le parti del mondo tramite i nostri clienti e i lori processi di internazionalizzazione. Negli ultimi 5 anni, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sull’esportazione diretta raddoppiando il suo peso nel fatturato totale e abbiamo piani per aumentare sempre più questa quota.

Da un punto di vista di fatturato totale, l’anno scorso abbiamo raggiunto i 12 milioni di euro, registrando comunque una crescita che ci conforta rispetto a tutte le difficoltà affrontate sino ad oggi.”

In quante torrefazioni italiane e in quante nel mondo arrivano le tazzine IPA

“Data la lunga esperienza nel settore, posso dire che abbiamo raggiunto quasi tutte le torrefazioni italiane nella nostra storia. Ad oggi, nel 2025, abbiamo venduto a più 500 torrefattori diversi e negli ultimi 3 anni a più di 1.000 aziende. Attualmente vendiamo in 54 paesi dove i mercati più importanti, oltre all’Italia, sono Francia, Germania, Benelux e Svizzera. Oltre a questi, ci stiamo focalizzando per espandere la nostra presenza anche in nuovi mercati emergenti.”

Quanto deve incidere il design e quanto invece la funzionalità nel risultato finale?

“Entrambi i fattori sono estremamente importanti. È vero che il design di decoro e di forma è distintivo, rappresenta un veicolo potentissimo in termini di comunicazione del brand. Non ci si deve però scordare che si tratta di uno strumento di lavoro e deve poter rispondere a determinate funzioni: quando lo si utilizza in caffetteria, la tazza deve essere performante nel servizio e nel lavaggio – a volte vedo delle tazze che in realtà sono più adatte ad un utilizzo domestico.

La progettazione (foto concessa)

Quando un cliente propone un determinato design, noi cerchiamo di dare consulenza per trovare il giusto equilibrio, i nostri modellisti hanno molta esperienza e si portano sulle spalle il know-how di tanti progetti. La tazzina perfetta in assoluto non esiste, ma si può trovare la tazza perfetta per la singola esigenza valutando tutte le variabili.”

I materiali e il dispendio energetico sono un tema caldo se si considera la sostenibilità: voi come vi state muovendo?

“Chiaramente la sostenibilità si esprime in diversi ambiti. Dal punto di vista ambientale, abbiamo grande attenzione all’uso delle materie prime e dell’acqua. Riusciamo a riutilizzare all’interno della nostra produzione, intorno all’85% degli scarti di produzione e in più, abbiamo un sistemo di riciclo dell’acqua tale per cui, l’unica acqua che scarichiamo nella rete fognarie, è quella delle utenze.

Per quanto riguarda il consumo energetico, il sistema di automatizzazione dei carichi dei forni ci permette di ottimizzare le cotture al massimo: più tazze si cuociono in una volta, meno energia si usa per tazza. In aggiunta, stiamo analizzando i materiali isolanti per migliorare ancora di più l’efficienza dei forni.

Inoltre, l’utilizzo di porcellana dura feldspatica (cotta a 1.400°), l’applicazione di decorazioni in-glaze e un occhio attento al design to last nella fase di progettazione fa durare i nostri prodotti a lungo.

Per quanto riguarda invece l’impatto sociale, spingiamo nello sviluppo del lavoro nella nostra area di riferimento. Nella nostra storia abbiamo impiegato oltre 5000 persone, riteniamo fondamentale creare e mantenere posti di lavoro sul territorio.

Usiamo del cartone riciclabile in mono materiale per imballare le nostre tazze, e il 60% di esse viene prodotta da una cooperativa che favorisce l’ingresso nel mondo del lavoro a persone con disabilità. Inoltre, per alcune operazioni di imballaggio e scelta del materiale utilizziamo un’altra associazione che ha anch’essa l’obbiettivo dell’integrazione di lavoratori con disabilità (la rosa blu).

La nostra sostenibilità è anche certificata da Ecovadis dove abbiamo raggiunto ottimi risultati che puntiamo ancora a migliorare.”

Arte e tazzine, un connubio che va sempre bene: voi non siete da meno con la vostra collaborazione con gli artisti.

“Personalmente, al netto del fatto che sono nato e cresciuto in IPA, la cosa che mi affascina è proprio il connubio tra arte e industria, tra tecnologia e ricerca dell’estetica. C’è una crasi unica. Oltre a questo, siamo sempre molto contenti di ospitare artisti che realizzano opere d’arte con i nostri materiali di scarto, di riciclo. Nascono delle vere e proprie collaborazioni che poi portano a prodotti commercializzabili, come nel caso del modello Costantino.

Installazione artistica (foto concessa)

Il nome di quest’ultima tazza fa capire anche la centralità della famiglia. La maggior parte dei nomi delle nostre tazze sono ispirati alle città italiane e altre sono chiamate come i membri della famiglia. Per esempio, la tazza Ottavia, uno dei nostri best seller, è il nome di mia sorella e Costantino è il nome di suo figlio.”

Quanto costa la struttura per produrre in italia?

“Troppo – scherza Amedeo – La porcellana è sempre un prodotto che richiede un’importante manodopera. Oggi siamo, tra dipendenti, agenti e collaboratori esterni, siamo 170.”

Come festeggiate i 70 anni?

“Abbiamo già fatto una cena con collaboratori più stretti e amici all’interno della fabbrica, in mezzo ai forni: è stato molto suggestivo! Proseguiremo poi nei vari appuntamenti internazionali a Ginevra a giugno, Parigi a settembre e in Germania a gennaio.

La cena aziendale (foto concessa)

Inoltre, abbiamo fatto in collaborazione con CoffeeandLucas un video che racconta la nostra storia con immagine inedite: https://www.instagram.com/p/DJjjuBEpxWj/.

Infine, regaleremo una tazza che si chiama settanta e presenteremo 3 nuove famiglie di tazze IPA.”

I prossimi 70 anni di IPA?

“Mi auguro nel lungo periodo, che IPA continui con il suo Made in Italy, innovazione tecnologica, sviluppo sul territorio e famiglia. Fare ricerca rispondendo alle nuove esigenze e mode: il mondo del caffè ancora oggi continua a chiedere di trasformare un oggetto tradizionale come la tazzina.”

La scatola della tazza dei 70 anni IPA (foto concessa)

Barbara Foglia, MUMAC Director, riconfermata consigliere nel board di Museimpresa anche per il triennio 2025-2027

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barbara foglia cimbali mumac
Barbara Foglia, MUMAC Director (immagine concessa)

BINASCO (Milano) –  Durante l’Assemblea annuale di Museimpresa, l’Associazione italiana archivi e musei d’Impresa, tenutasi lo scorso 20 maggio all’Auditorium Giorgio Squinzi di Assolombarda, Barbara Foglia, direttrice di MUMAC, Museo della macchina per caffè di Cimbali Group, è stata rieletta Consigliere nel Board dell’Associazione per il triennio 2025–2027. Alla presidenza è stato riconfermato Antonio Calabrò ed è stata rinnovata la fiducia anche ai Vicepresidenti Marco Amato (Museo e Archivio Storico Lavazza), Carolina Lussana (Fondazione Dalmine), Lucia Nardi (Archivio Storico Eni) e Silvia Nicolis (Museo Nicolis).

Barbara Foglia consigliere nel board di Museimpresa

Nel Consiglio, Foglia rappresenterà MUMAC e Cimbali Group partecipando attivamente alla governance dell’Associazione che riunisce oltre 150 fra musei e archivi d’impresa, con l’obiettivo di promuovere la cultura d’impresa come risorsa trasversale per lo sviluppo economico, educativo e sociale del Paese.

“Il rinnovo della carica, di cui ringrazio l’Assemblea, è segno di fiducia per il lavoro svolto nel triennio precedente e stimolo per poter contribuire ancora e con nuovo slancio al lavoro di valorizzazione della cultura d’impresa come patrimonio identitario e leva per raccontare il passato, parlare al presente e ispirare il futuro” afferma la neoeletta.

Al centro dell’agenda associativa ci sarà il rafforzamento e l’ampliamento della rete nazionale dei musei e archivi d’impresa, unitamente alla collaborazione con istituzioni culturali e accademiche, per generare sinergie, co-progettazioni e percorsi di ricerca e formazione condivisi.

L’Associazione si impegnerà, infine, nella promozione di un racconto contemporaneo del patrimonio produttivo italiano, capace di restituirne il valore economico e sociale, valorizzando la cultura d’impresa come motore di sviluppo sostenibile per il Paese e come asset di competitività per le imprese.

Di seguito la composizione del nuovo consiglio direttivo:

  • Marco Amato, Museo Lavazza e Archivio Storico Lavazza
  • Andrea Belli, Archivio Storico Barilla
  • Daniela Brignone, Archivio Storico e Museo Birra Peroni
  • Maria Canella, Rinascente Archives
  • Ilaria Catastini, Fondazione MAIRE
  • Helga Cossu, Fondazione Leonardo ETS
  • Amelia Cuomo, Museo della Pasta Cuomo
  • Primo Ferrari, Archivio Storico SDF e Museo SAME
  • Barbara Foglia, MUMAC – Museo della Macchina per Caffè di Cimbali Group
  • Carolina Lussana, Fondazione Dalmine
  • Lorenza Luti, Kartell Museo
  • Lorenzo Manetta, Archivio Storico Martini & Rossi
  • Lucia Nardi, Archivio Storico Eni
  • Silvia Nicolis, Museo Nicolis dell’Auto, della Tecnica, della Meccanica
  • Monica Passerini, Fondazione Ducati
  • Stefania Ricci, Museo Salvatore Ferragamo
  • Fabrizio Trisoglio, Fondazione AEM
  • Ilaria Tronchetti Provera, Fondazione Pirelli
  • Francesco Vena, Museo Essenza Lucano
  • Giulia Vetromile, La Fabbrica della Felicità – Leone 1857
  • Annalisa Zanni, Fondazione FILA Museum

MUMAC è parte dell’associazione Museimpresa fin dalla fondazione del museo nel 2012.

La scheda sintetica di MUMAC – Museo della macchina per caffè di Cimbali Group

Nato nel 2012 in occasione del centenario della fondazione dell’impresa da parte di Giuseppe Cimbali a Milano, il museo, grazie alle collezioni Cimbali e Maltoni, è la più importante esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso; con oltre 100 pezzi esposti all’interno dell’headquarter di Cimbali Group situato a Binasco (Milano) racconta più di 100 anni di storia e dell’evoluzione di un intero settore del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda.

Oltre alle macchine esposte, MUMAC è dotato di altri 250 pezzi a disposizione per rotazioni all’interno del museo o prestiti worldwide, di un fondo librario con circa 1.300 volumi tematici e di un archivio con decine di migliaia di documenti tra foto, brevetti, lettere, cataloghi, utili a ricostruire la storia della macchina per caffè espresso.

MUMAC produce contenuti culturali originali quali mostre, tavole rotonde e volumi divulgativi (tra cui il libro SENSO ESPRESSO. Coffee. Style. Emotions), organizza iniziative educational dedicate a scuole, università e famiglie e, attraverso MUMAC Academy, propone corsi rivolti ai professionisti del settore e ai coffee lovers.

Caffè, tè, cacao e spezie sono la massima voce dell’import agroalimentare dell’UE

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Chicchi di caffè tostato (Image by Couleur from Pixabay)

MILANO – Il caffè si conferma tra le voci più importanti degli scambi commerciali europei: secondo il più recente report mensile (aprile) sull’agroalimentare dell’UE, pubblicato dalla Commissione Europea, l’export di caffè, tè, cacao e spezie è stato pari, a gennaio 2025, a 1,115 miliardi di euro, 396 milioni in più (+55%) rispetto a gennaio 2024.

Ciò fa di questa voce la quinta più importante a valore per il primo mese dell’anno, alle spalle di preparazioni di cereali e prodotti molitori (1,99 miliardi), prodotti lattiero-caseari (1,612 miliardi), preparazioni alimentari e ingredienti misti (1,266 miliardi) vino e prodotti a base di vino (1,166 miliardi).

Tra tutte le voci si tratta di quella che ha registrato il maggiore incremento percentuale mensile seguita dal dolciario e cioccolato (+18%).

Ciò principalmente in ragione dei forti aumenti di costo del caffè e del cacao.

Il valore totale dell’export dell’UE di caffè, tè, cacao e spezie è stato di 8,137 miliardi nel 2023 e 10,738 miliardi nel 2024

La voce caffè, tè, cacao e spezie è stata, l’anno scorso, la più importante dell’import agroalimentare dell’UE, con una share del 18% e un valore di 30,326 miliardi, in crescita del 47,47% rispetto al 2023.

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Addio al fotografo Sebastião Salgado: ha ritratto il lavoro nelle piantagioni e la cultura del caffè come simbolo di rinascita

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Sebastião Salgado
Sebastião Salgado (immagine: Wikimedia Commons)

MILANO – Sebastião Salgado, uno dei fotografi più illustri che ha immortalato l’età moderna tra questo secolo e il precedente, è morto all’età di 81 anni a causa di una leucemia. L’artista, nell’Olimpo della fotografia insieme ad altri grandi tra cui Robert Capa, Henri Cartier Bresson e Robert Frank, ha avuto una carriera lunga più di mezzo secolo collaborando da principio con l’agenzia Gamma e, solo dal 1979, con Magnum, visitando oltre 100 Paesi.

Con uno stile inconfondibile caratterizzato da immagini in bianco e nero, Sebastião Salgado ha documentato e fotografato le comunità meno avvantaggiate economicamente e socialmente tra cui i lavoratori nelle piantagioni di caffè.

salgado lavoratori caffè raccoglitore

Il legame con il chicco ha segnato l’artista sin dalla nascita proprio nello stato del Minas Gerais, la regione dove si concentra la produzione del caffè in Brasile.

La stessa illycaffè ha collaborato con Salgado che, proprio per conto dell’azienda triestina, ha intrapreso un lungo e affascinante viaggio fotografico tra Brasile, India, Etiopia, Guatemala, Colombia, Costa Rica e El Salvador, alla ricerca delle radici della cultura del caffè.

Le fotografie dell’artista sono state esposte in un padiglione speciale, Coffee Cluster, allestito in occasione di Expo 2015 (ne abbiamo parlato qui).

Il volume Profumo di Sogno, pubblicato da Contrasto Books, presenta il lavoro portato avanti da Sebastião Salgado dal 2002 al 2015, uno dei più grande reportage mai realizzati prima dedicato al mondo del caffè.

cover copertina libro salgato profumo di caffè

Il lavoro di Salgado ha ottenuto i più grandi riconoscimenti tra cui: il premio Oskar Barnack (1985 e 1992), la medaglia d’oro della Royal Photographic Society of Great Britain di Bath (1994). Il film Il Sale della Terra, diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgad, ha raccontato le opere e la vita di Salgado ottenendo una candidatura all’Oscar come miglior documentario.

C’è di più: oltre alla carriera nella fotografia, Salgado si è distinto nella sostenibilità. Grazie all’Instituto Terra, fondato da lui e dalla moglie Lélia Deluiz Wanick Salgado, ha contribuito alla riforestazione di vaste aree del Brasile.

Musetti Group: fatturato 2024 a 43.349.520 euro, +6% sul 2023 come l’export e il 2025 parte a +16,5%

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guido sicuro musetti
Guido Sicuro Musetti, presidente del Gruppo Musetti (immagine concessa)

PONTENURE (Piacenza) – Il 2024 è stato un anno di straordinarie complessità per il settore agroalimentare e per l’industria del caffè in particolare. L’impennata dei prezzi delle commodities agricole – in primis caffè verde, zucchero e cacao – ha messo a dura prova l’intero comparto, generando forti tensioni sui margini e sulla gestione dei listini.

Il fatturato di Gruppo Musetti

In questo scenario di volatilità estrema, il Gruppo Musetti Spa chiude l’anno con un fatturato consolidato di 43.349.520 euro, in crescita rispetto al 2023 del +6%, confermando la solidità e la resilienza di un’impresa che da oltre 90 anni rappresenta l’eccellenza italiana nella torrefazione e distribuzione del caffè.

Nei canali principali, l’export segna un incremento del +6%, mentre il canale Horeca registra un +5%, sostenuto dal rafforzamento della rete commerciale e da investimenti mirati nel supporto alla clientela.

Nonostante i costi della materia prima abbiano raggiunto livelli mai visti in precedenza, Musetti ha scelto consapevolmente di assorbire gran parte di questi aumenti, proteggendo la propria clientela da rincari insostenibili e confermando la propria vocazione di partner affidabile nel lungo periodo.

Questa scelta, controcorrente, è stata sostenuta da una politica interna di rigorosa razionalizzazione dei costi, miglioramento dell’efficienza industriale e digitalizzazione dei processi.

“Siamo fieri di aver chiuso l’anno con indicatori positivi, nonostante una pressione sui costi senza precedenti”, commenta Guido Sicuro Musetti, presidente del Gruppo Musetti. “La nostra priorità è sempre stata garantire qualità e continuità ai nostri clienti, investendo su filiere solide, persone e sostenibilità. Il 2024 ci ha messo alla prova, ma ci ha anche reso più forti.”

Il Gruppo guarda al futuro con cauto ottimismo, pur consapevole che le criticità legate all’approvvigionamento delle materie prime e alla stabilità geopolitica non sono ancora superate. Tuttavia, i segnali di fiducia da parte del mercato e l’ulteriore spinta verso l’innovazione di prodotto e di canale lasciano intravedere un 2025 di nuove opportunità e crescita.

A confermarlo è anche l’andamento del primo trimestre dell’anno, che ha registrato una crescita a doppia cifra: +16,5% rispetto allo stesso periodo del 2024 – un avvio con il turbo che rafforza le prospettive positive per l’anno in corso.

Riccardo Illy, Polo del Gusto: “Il prezzo del cacao quintuplicato, oggi costa 10mila dollari alla tonnellata: in estate previsto un ridimensionamento del mercato”

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riccardo illy polo del gusto
Riccardo Illy

Riccardo Illy, a capo del Polo del Gusto la cui capogruppo è Domori, analizza le cause cha hanno portato il prezzo del cacao ad essere sempre più alto. Tuttavia, secondo l’imprenditore, in estate, grazie a un raccolto prosperoso, ci dovrebbe essere un ridimensionamento nel mercato. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.

Riccardo Illy sul prezzo del cacao

TRIESTE – “Il prezzo del cacao è quintuplicato, oggi costa 10mila dollari alla tonnellata. In passato potevano esserci piccole modifiche, con aumenti del 10, anche del 20 per cento. Oggi però il prezzo del cacao è altissimo”. Lo sottolinea all’Ansa Riccardo Illy, a capo del Polo del Gusto la cui capogruppo è Domori, che produce in particolare cioccolato di alta qualità.

Un aumento il cui “riversamento sul prezzo del mercato è quasi completato” precisa l’imprenditore triestino.

E che ha portato a “qualche piccolo cedimento nei consumi”; tuttavia, “il mercato ha assorbito lo choc”.

Quest’ultimo risultato si deve anche, secondo Illy, ai “molti produttori che non hanno ribaltato l’aumento sui costi di mercato, anche perché con il nuovo raccolto i prezzi potrebbero scendere. C’è stata insomma sensibilità nei confronti dei consumatori” optando per una “scelta di lungo termine allo scopo di non perdere volumi”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Gruppo Illiria presenta l’Academy per la formazione dei tecnici

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Il logo di Gruppo Illiria

Gruppo Illiria, azienda leader nel settore dei distributori automatici, presenta Academy,  il nuovo progetto dedicato alla formazione dei tecnici per investire nelle persone e, di conseguenza, nel futuro dell’azienda. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Maurizio Cescon per il portale d’informazione Il Nord Est.

L’Academy di Gruppo Illiria

UDINE – Una vera e propria scuola per formare i tecnici che dovranno dare risposte e risolvere problemi. Il gruppo Illiria, leader friulano nei distributori automatici, lancia la sua Academy che, nelle intenzioni dei vertici, dovrebbe diventare un vero e proprio fiore all’occhiello dell’organizzazione.

Un progetto formativo, quello dell’azienda, pensato per sviluppare internamente le competenze tecniche di cui l’azienda ha sempre più bisogno, vista l’evoluzione nel settore.

Davanti alla difficoltà di reperire sul mercato figure con adeguata preparazione, la società leader nel settore della distribuzione automatica con quartier generale a Udine, diverse sedi operative sul territorio italiano, 530 collaboratori e 76 milioni di fatturato, ha scelto di puntare sui giovani diplomati, avviando un percorso strutturato che unisce teoria, pratica e affiancamento sul campo.

“Con la nostra Academy – afferma l’amministratore delegato Mario Toniutti al portale Il Nord Est – vogliamo dare un segnale forte. Investire nelle persone significa investire nel futuro dell’impresa e del territorio. Crediamo che formare i nostri operatori fin dall’inizio, trasmettendo loro know how e passione, sia la strada migliore per garantire qualità e innovazione nei servizi che offriamo alla clientela. Uno dei nostri obiettivi è quello di estendere l’Academy, nel tempo, ad altre aree aziendali, per farla diventare sempre più un progetto di sviluppo interno dei talenti”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui. 

Qual è la brioche perfetta, più buona? La risposta del pastry chef Daniele Fiora, Cracco in Galleria, con il progetto di Maestro Martino

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brioche dolce
La brioche perfetta dolce (immagine concessa)

MILANO – Quale è la brioche perfetta, la più buona del reame? Se ne è parlato in una ghiotta presentazione al TOG Bistrot di Milano. Si tratta del progetto di ristorazione solidale firmato dallo chef Carlo Cracco che ha la sua sede a Milano in via Livigno 1 e sviluppato con la Fondazione TOG. Che è una, fondazione riabilitativa che offre cure ai bambini affetti da patologie neurologiche.

Ne parliamo proprio perché è stato svelato il laboratorio La brioche perfetta. Il risultato di un anno di sperimentazione sul dolce che per la colazione che ha visto convergere maestria artigianale, innovazione, ricerca scientifica e giovani talenti.

Si tratta di un progetto concreto per i professionisti del mondo horeca di ripensare l’offerta ristorativa attraverso la brioche, uno dei prodotti più iconici della colazione italiana insieme al cappuccino.

Il progetto La brioche perfetta

Protagonista del laboratorio dedicato alla brioche è stata la Maestro Martino Food Academy, accademia promossa dall’Associazione culturale Maestro Martino, presieduta sempre dallo chef Carlo Cracco, che continua a consolidarsi come un hub dinamico dove chef stellati, giovani talenti, istituti di formazione e aziende partner lavorano insieme.

La brioche salata (immagine concessa)

In questo contesto, il laboratorio La brioche perfetta si afferma come un progetto emblematico che incarna pienamente l’idea di una formazione capace di generare futuro.

Nato con l’obiettivo di coniugare didattica avanzata e innovazione, il progetto ha offerto agli studenti dell’Academy un percorso altamente pratico, contribuendo al tempo stesso ad arricchire l’offerta colazione del TOG Bistrot con una linea di brioche di ispirazione francese. Tutte realizzate con lievitazione naturale e farciture fresche nel laboratorio produttivo di Villa Terzaghi, altro ristorante didattico in cui opera l’Academy.

Il  risultato di questo intenso processo di ricerca e sperimentazione è stato svelato alla presenza del pastry chef Daniele Fiora (opera a Milano presso il ristorante Cracco in Galleria) e dei rappresentanti delle aziende partner.

Il pastry chef Daniele Fiora (immagine concessa)

Seguendo il modello tecnico e creativo di Daniele Fiora, che ha messo a disposizione il suo know-how come riferimento metodologico, i giovani talenti hanno esplorato nuove frontiere della pasticceria.

Fiora dichiara: “Abbiamo voluto trasmettere ai ragazzi non solo una ricetta, ma un approccio: rigore tecnico, rispetto della materia prima e desiderio costante di superare i limiti della tradizione. La brioche è diventata per noi un pretesto per esplorare nuove possibilità della pasticceria contemporanea”.

Fiora aggiunge: “Per la realizzazione della brioche ci siamo focalizzati principalmente su tre temi: il gusto, la consistenza e la bellezza”.

Massimo De Maria, direttore della Maestro Martino Food Academy, ha poi affermato: “Non volevamo limitarci a insegnare la preparazione di una brioche, ma usare questo prodotto come strumento per trasmettere un metodo che unisse precisione tecnica, sperimentazione creativa e collaborazione con le imprese. Sono progetti come questo che formano i professionisti in grado di guidare l’innovazione nel nostro settore”.

La brioche perfetta è dunque il frutto di un anno di collaborazioni tra partner, maestri e giovani talenti, rappresentando l’evoluzione naturale degli incontri che si sono svolti all’interno della Maestro Martino Food Academy.

Il progetto ha incluso masterclass tematiche, come quella sugli impasti e lievitati da colazione con Molino Dallagiovanna, guidata da Luca Rubicondo, Pastry Ambassador, e una sessione dedicata alle farciture con Roboqbo, a cura di Tommaso Pardo, Chef e Head of R&D di Roboqbo.

Molino Dallagiovanna, con la sua linea di farine tecniche di alta gamma, ha accompagnato il progetto in tutte le sue fasi, supportando gli studenti anche con masterclass dedicate. “Collaborare con la MMFA significa investire nella qualità futura della pasticceria italiana. Il progetto mostra come formazione e impresa possano generare eccellenza,” ha affermato Sabrina Dallagiovanna, Marketing and Sales Manager di Molino Dallagiovanna.

La brioche perfetta vista in sezione (immagine concessa)

RoboQbo, azienda italiana specializzata in tecnologie avanzate per la trasformazione alimentare, ha contribuito al progetto fornendo un sistema integrato di ultima generazione per la lavorazione degli impasti e delle farciture, garantendo massima precisione, qualità e risparmio di tempo. “Crediamo fortemente nell’innovazione applicata alla tradizione: accompagnare giovani talenti in un percorso formativo concreto e all’avanguardia è per noi un investimento sul futuro del gusto,” afferma Sara Criscuolo, QboSapiens Executive Manager.

Irinox, azienda leader nelle tecnologie per la conservazione e il freddo, ha messo a disposizione lievitatori e abbattitori professionali, strumenti fondamentali per garantire precisione nei processi e continuità operativa. “Abbiamo portato la nostra tecnologia al servizio di un percorso di crescita reale. L’innovazione, se condivisa, crea valore,” sottolinea Silvia Tonon, Marketing Manager – IRINOX

Koppert Cress, azienda specializzata in crescioni e fiori edibili, ha arricchito il progetto con sperimentazioni di farciture esclusive, utilizzando ingredienti premium come la vaniglia olandese e nuove soluzioni a base di alghe. “Crediamo nel valore della sperimentazione come leva per valorizzare al meglio le materie prime. Collaborare con la MMFA significa unire ricerca, tecnica e visione,” commenta Katia Piazzi, Marketing Manager Italia – Koppert Crees.

Valko Italia, realtà di riferimento nella produzione di attrezzature per la cottura e conservazione sottovuoto, ha messo a disposizione tecnologie fondamentali per la gestione delle farciture. “Le creme utilizzate per la farcitura delle brioche sono state conservate sottovuoto grazie alla nostra macchina a campana, garantendo una qualità costante e una shelf-life prolungata senza l’uso di conservanti. Siamo orgogliosi di contribuire a un progetto che unisce eccellenza gastronomica e tecnologia applicata,” ha dichiarato Angelo Recce, Direttore Commerciale di Valko Italia.

Un altro pilastro fondamentale del progetto è stato il coinvolgimento di IAL Lombardia, uno dei più prestigiosi istituti professionali della Lombardia, che ha contribuito con un modulo didattico dedicato per gli studenti meritevoli e una risorsa interna per supervisionare il percorso. Questo ha permesso di garantire una supervisione continua e un monitoraggio attento dell’intero progetto, offrendo un’esperienza altamente qualificante.

Un aspetto particolarmente innovativo del progetto La Brioche Perfetta è l’integrazione dell’intelligenza artificiale generativa nello sviluppo delle ricette, grazie alla collaborazione con l’Università di Torino, nell’ambito del progetto AI FOOD LAB, presentato a Identità Milano 2025. Un sofisticato modello di AI sviluppato presso l’HIGHEST LAB del Dipartimento di Economia e Statistica dell’Università di Torino ha supportato lo sviluppo delle ricette, analizzando composizioni di ingredienti, suggerendo varianti in base a fattori ambientali e esigenze produttive, e fungendo da strumento didattico avanzato per gli studenti.

L’innovazione tecnologica non si ferma alla pasticceria, ma coinvolge anche la proposta gastronomica del TOG Bistrot, ristorante didattico nato dalla collaborazione tra la Maestro Martino Food Academy e la Fondazione TOG. Situato nel quartiere Dergano di Milano, TOG Bistrot non è solo un punto di riferimento per la ristorazione di qualità, ma anche un polo inclusivo, culturale e gastronomico, con eventi, mostre e iniziative rivolte alla comunità.

L’appuntamento del 14 maggio ha rappresentato perciò un’occasione unica per scoprire come La brioche perfetta possa essere un esempio di successo replicabile, in cui innovazione e formazione si incontrano per produrre valore di mercato e didattico.

Questo progetto si inserisce perfettamente nella missione della Maestro Martino Food Academy: formare i talenti del futuro attraverso iniziative ad alto contenuto tecnico, culturale e sociale, valorizzando il contributo delle imprese partner e creando percorsi di crescita professionale integrata.

Cioccolato: farina di mandorle, +31%, burro e pasta, +11%, tra gli ingredienti più in crescita

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cioccolato mandorle
Cioccolato e mandorle (immagine concessa)

MILANO – Secondo l’ultimo Report di Innova Market Insights[1], le mandorle possono rappresentare una risorsa preziosa per i produttori di cioccolato, per rispondere ai consumatori alla ricerca di sapori innovativi e prodotti dolciari più sani o funzionali. Il Report globale ha analizzato il lancio di nuovi prodotti, incrociando i risultati con i dati raccolti da Innova attraverso sondaggi condotti sui consumatori, per determinare quali sono i fattori che influenzano le preferenze nella categoria del cioccolato, identificare le tendenze in termini di gusti e posizionamento salutistico e scoprire i trend relativi al lancio di nuovi prodotti al cioccolato con ingredienti a base di mandorle.

“Questo rapporto indica che esistono ancora molte opportunità per soddisfare le esigenze dei consumatori nel settore del cioccolato attraverso un mix di mandorle e innovazione”, ha affermato Harbinder Maan, Associate Director, Trade Marketing and Stewardship di Almond Board of California. “Le mandorle sono da tempo un ingrediente fondamentale e molto apprezzato nel cioccolato in tutto il mondo, ma l’utilizzo degli ingredienti a base di mandorle ha continuato a crescere e ad evolversi di pari passo con l’innovazione nella categoria del cioccolato”.

Le preferenze in fatto di cioccolato evolvono

Secondo Innova Market Insights, oltre il 30% dei consumatori ha dichiarato di aver aumentato il consumo di cioccolato perché le proprie preferenze di gusto sono cambiate o perché è disponibile una maggiore varietà e novità[2].

Quasi un consumatore su quattro a livello globale è propenso a sperimentare nuovi gusti nei prodotti al cioccolato. Le mandorle, tostate o non tostate, sono un ingrediente familiare e molto richiesto nel cioccolato, e il loro versatile profilo gustativo si presta a numerosi abbinamenti con altri ingredienti.

Le richieste dei consumatori globali in tema di gusto sono molto varie, ma i “sapori familiari” rappresentano la preferenza principale (30% degli intervistati). Il Report Innova riferisce che il 49% dei consumatori globali afferma di aver cercato sapori più dolci nell’ultimo anno. Queste esigenze si riflettono in alcuni dei sapori in più rapida crescita nei prodotti al cioccolato con mandorle, che spaziano tra ingredienti dolci, familiari e “nostalgici”: miele, pan di zenzero, cookies & cream, vaniglia, limone, caramello.

Forme di mandorle

Il Report Innova Market Insight evidenzia che la farina di mandorle (+31%), il burro e la pasta di mandorle (+11%) sono le forme di ingredienti a base di mandorle in più rapida crescita nel settore dei dolci al cioccolato tra il 2019 e il 2023.

La farina di mandorle, il burro di mandorle e la pasta di mandorle sono utilizzati nei nuovi prodotti al cioccolato per fornire proteine aggiuntive, contribuire a texture più morbide e cremose e fungere da ingrediente alternativo nel cioccolato vegetale o vegano. L’alto contenuto proteico è una delle tre caratteristiche principali dei prodotti con burro di mandorle e pasta di mandorle.

“Continuiamo a constatare che la selezione degli ingredienti è un elemento importante per la vendita dei prodotti”, ha affermato Lu Ann Williams, co-founder and global insights director at Innova Market Insights Innova Market Insights. “I dati di questo Report indicano che le mandorle possono svolgere un ruolo fondamentale nel gusto e nelle proprietà salutari dei prodotti al cioccolato”.

Claim funzionali relativi al cioccolato

Secondo i dati relativi alle dichiarazioni salutistiche più diffuse, il cioccolato continua a guadagnare popolarità come quel piccolo peccato che i consumatori scelgono di concedersi. Secondo un sondaggio Innova Lifestyle del 2022, il 36% dei consumatori globali ha scelto uno stile di vita più sano a causa delle preoccupazioni per la salute fisica (Innova Lifestyle Survey 2022).

Ingredienti naturali, a basso/nessun/ridotto contenuto di zucchero, senza aromi/coloranti artificiali e a basso/nessun/ridotto contenuto di grassi sono le indicazioni che influenzano maggiormente le decisioni di acquisto dei consumatori globali.

Le mandorle conferiscono il loro pacchetto nutrizionale e la loro aura salutare alle nuove proposte di cioccolato che rispecchiano le tendenze generali della categoria. I claim salutistici stanno influenzando le scelte di acquisto dei consumatori e i prodotti al cioccolato con mandorle sono ben posizionati per soddisfare questa tendenza.

Le indicazioni salutistiche in più rapida crescita nel cioccolato con mandorle includono prebiotico (+50%), a basso/nessun/ridotto contenuto calorico (+39%), a basso/nessun/ridotto indice glicemico (+32%), senza zuccheri aggiunti (+20%) e a basso contenuto di zuccheri (+18%).

Una porzione da 30 grammi di mandorle contiene 6 grammi di proteine vegetali, 4 grammi di fibre, 13 grammi di grassi insaturi salutari e solo 1 grammo di grassi saturi. “Senza zucchero” è uno dei tre claim più diffusi sui nuovi prodotti contenenti farina di mandorle. I nuovi prodotti a base di mandorle e cioccolato senza glutine hanno registrato una crescita del 15% tra il 2019 e il 2023. Le mandorle sono naturalmente prive di glutine e a basso contenuto di zuccheri.

La scheda sintetica di Almond Board of California

Le mandorle della California rendono la vita migliore, anche per come vengono coltivate. L’Almond Board of California promuove mandorle naturali, salutari e di qualità attraverso la leadership nello sviluppo strategico del mercato, nella ricerca innovativa e nella pronta adozione delle best practice del settore per conto degli oltre 7.600 coltivatori e trasformatori di mandorle in California, molti dei quali sono coltivatori da generazioni. Fondato nel 1950 e con sede a Modesto, in California, l’Almond Board of California è un Federal Marketing Order senza scopo di lucro promosso dai coltivatori che opera sotto la supervisione del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti.

[1] Innova Market Insights. Winning Opportunities in Chocolate Confectionery with Almonds. Released May 2024.

[2] Innova Market Insights. Innova Category Survey 2024. (Average of 34 countries.)

Gelato: prevista una crescita del 4% sulle vendite per l’estate 2025

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sigep gelato
(dati concessi)

RIMINI – Una crescita del 4% sulle vendite di gelato in Italia durante la stagione estiva. È quanto emerge dall’Osservatorio SIGEP World (il Salone internazionale per le eccellenze del foodservice, organizzato da IEG – Italian Exhibition Group, nel 2026 alla Fiera di Rimini dal 16 al 20 gennaio), che da venticinque anni alle porte dell’estate fotografa dati e tendenze nel settore della gelateria.

I dati: lo scenario in Europa e Italia

Dall’Osservatorio SIGEP World, basato sui dati di CREST-Circana e dell’Associazione Italiana Gelatieri, i mesi estivi del 2025 saranno all’insegna della ripresa, soprattutto per l’Italia.

In Europa nel 2024, pur a fronte di un lieve calo delle visite (-0,5%) la voglia di gelato non si è arrestata, registrando un +2,1%. In Italia ha superato i 600 milioni di porzioni vendute, classificandosi al primo posto con un 26,4% davanti a Germania (25,1%) e Spagna (20,6%) nei 5 mercati di riferimento, completati da Francia e Gran Bretagna.

“Cresce la propensione al consumo – ribadisce Matteo Figura, direttore esecutivo Foodservice Italia di Circana – In 4 visite su 100 i consumatori includono il gelato tra le loro scelte fuori casa. Anche in un momento di incertezza gli europei non rinunciano a questa esperienza, offrendo opportunità e stimoli di crescita per tutta la filiera”.

Tendenze confermate anche da Claudio Pica, segretario generale dell’Associazione Italiana Gelatieri (AIG): “Per l’estate 2025 prevediamo una crescita delle vendite intorno al 4% per tutta l’Italia. Ma gli artigiani devono investire di più sulla formazione, e non solo sulle creazioni in laboratorio: purtroppo la carenza di personale è un tema anche nelle gelaterie, dove mancano circa 15-20mila addetti alla vendita al bancone”.

Nel 2024, il settore del gelato artigianale in Italia (Fonti: UIF, ACOMAG, Confartigianato, Confesercenti, FIPE-Confcommercio, Demoskopika, ISTAT, TCI, ARPA) ha registrato una crescita tra lo 0,5% e l’1%, raggiungendo quasi 3 miliardi di euro di fatturato (2,9 miliardi nel 2023).

Dalla stracciatella inversa al gelato al Montepulciano: ecco i nuovi gusti estivi

Le tendenze per l’estate 2025? Parola ai maestri gelatieri come Antonio Mezzalira, Tre Coni per il Gambero Rosso con ‘Golosi di Natura’ a Piazzola sul Brenta (Padova) e autore di ricette per il mondo della gelateria: “Tra le novità puntiamo su gusti come l’aronia, una bacca ricca di antiossidanti dal sapore simile al mirtillo e la barbabietola che non alza l’indice glicemico. Segnalo un trend che auspico da tempo, ovvero la differenziazione dei prezzi in base ai gusti, come avviene nelle pizzerie. Da me, ad esempio, il gelato al prosecco viene 3 euro a coppetta invece di 2,50″.

Taila Semerano, che proprio al SIGEP World di Rimini è stata incoronata miglior gelatiere emergente dell’anno 2024, dopo la laurea alla Bocconi è tornata alla gelateria da Ciccio a Ostuni (Brindisi) fondata dal nonno: “Stiamo tornando ai gusti classici, con ingredienti semplici lavorati in modo artigianale. Tra le novità dell’anno c’è la stracciatella inversa, con base al cioccolato fondente e scaglie di cioccolato bianco. Inoltre, la gelateria si avvicina sempre più alla pasticceria e così cresce anche l’interesse per gusti che includono biscotti e croccanti”.

Per Sergio Colalucci, presidente della Gelato World Cup e proprietario dell’omonima gelateria a Nettuno (Roma) è importante “avere un’offerta senza zuccheri aggiunti, 100% vegetali e privi di latte, lattosio e derivati. Attualmente, tra i gusti più richiesti nella mia gelateria ne segnalo due: un fondente al cioccolato arricchito da una salsina al Montepulciano d’Abruzzo, macerato nelle visciole; l’altro è una crema gourmet, delicatamente profumata alla vaniglia e arricchita da zest di limone e mandorlato di Colonia Veneta”.

Il riminese Marco Ottaviani, titolare de ‘Il Castello’, prima informatico, grande appassionato di arte in tutte le sue forme, sottolinea le tendenze estive: “Sono richiesti profili aromatici complessi e dolcezza bilanciata come il nostro ‘Vento d’Oro’, un gusto che unisce zafferano, pistacchio e pepe Sichuan. E la valorizzazione degli ingredienti locali, come il gusto Lavanda, Latte e Miele di Alta Montagna’, realizzato con gusti a basso contenuto di zuccheri che strizzano l’occhio alla leggerezza”.

Trasferendoci all’estero, Mario Masiá, presidente dell’Associazione Nazionale dei Gelatieri Spagnoli (ANHCEA), offre invece una prospettiva dalla Spagna: “Il 2025 sarà un anno chiave per il settore, segnato da innovazione, sostenibilità e attenzione ai nuovi gusti dei consumatori. La tendenza verso i sapori internazionali si rafforza con l’introduzione di gusti esotici come matcha, yuzu e mango asiatico, mentre la tecnologia contribuisce a migliorare texture e personalizzazione dell’esperienza, anche grazie agli strumenti digitali”.