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mercoledì 14 Maggio 2025
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Natale 2024, Fipe: il pranzo al ristorante vale 420 milioni

ROMA – Il Natale 2024 si prospetta più luminoso per i ristoranti italiani: sono 5,4 milioni (il 2% in più del 2023) le persone che sceglieranno di celebrare la festività più importante dell’anno in uno degli oltre 90mila locali aperti per l’occasione (68,6% del totale, in crescita rispetto al 66,2% del 2023).

Incrementi che confermano da un lato la voglia degli italiani di tornare a vivere momenti conviviali fuori casa e dall’altra il miglioramento del clima di fiducia tra gli imprenditori del settore: il saldo tra chi prevede un Natale migliore e chi, al contrario, teme un calo è decisamente positivo (+30%).

La spesa complessiva per il pranzo di Natale viene stimata in 420 milioni di euro, in crescita del 5,8% rispetto all’anno scorso.

Sono questi i principali risultati di un’indagine condotta da FIPE-Confcommercio su un panel di ristoranti.

“Il Natale rappresenta un momento di riflessione e di ritrovata serenità per le famiglie, un’occasione per stare insieme, condividere e sentirsi più uniti”, afferma Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio. “In un periodo segnato da grandi incertezze, legate sia ai venti di guerra che soffiano in tante aree del mondo sia alle incognite di carattere economico, il cibo e la ristorazione si confermano strumenti di convivialità e, persino, di conforto. Una ragione in più per manifestare un sentimento di gratitudine alle centinaia di migliaia di professionisti della ristorazione che lavoreranno anche durante i giorni di festa per rendere possibile tutto questo. A loro va sicuramente il nostro ringraziamento, perché rappresentano il cuore pulsante della tradizione italiana e del Natale stesso”.

Il menù del pranzo natalizio è pensato per soddisfare ogni esigenza: due terzi dei ristoranti proporranno formule “tutto compreso” (66,7%), con prezzi che si attestano mediamente sui 78 euro a persona (contro i 74 euro del 2023). Nella maggior parte dei ristoranti la spesa rientrerà nella fascia di prezzo tra 50 e 80 euro, ma il 14,3% offrirà anche soluzioni sotto i 50 euro. Per i più piccoli, il menu dedicato sarà disponibile in un ristorante su due, ad un prezzo medio di 30 euro.

Il Natale è anche un momento importante per il turismo: il 20% della clientela dei ristoranti sarà composta da visitatori, sia italiani che stranieri, a conferma del fatto che turismo e ristorazione sono un binomio inscindibile.

Giuseppe Lavazza alla BBC, radio britannica: “Stiamo pianificando di aprire circa 1000 caffetterie in Cina entro il 2028”

MILANO Giuseppe Lavazza è il nipote del fondatore dell’omonima azienda che prepara caffè per espresso e non soltanto da più di 120 anni. Il logo del brand è stampato su innumerevoli confezioni di caffè ed è presente in oltre 140 Paesi. La BBC, la radio e tv pubblica britannici, lo ha intervistato per scoprire di più sui valori che guidano l’azienda. Di seguito, riportiamo una parte della trascrizione tratta dall’episodio podcast condotto da Leanna Byrne.

Giuseppe Lavazza afferma: “A volte si tratta di equilibrio, non solo della miscela. Mi piace prendere un cappuccino con alcuni amici che vengono a trovarmi.” Talvolta beve un americano dopo cena. “Lo apprezzo perché è molto delicato, e rimango al tavolo con i miei amici, parlando di diverse cose, principalmente di calcio. In Italia, come nel Regno Unito, questo sport fa parte del nostro stile di vita, proprio come il caffè.”

Giuseppe Lavazza parla delle sfide e delle gioie di gestire un’azienda familiare trasmessa attraverso quattro generazioni. Dalle sue origini a Torino, in Italia, all’espansione globale, fino ad arrivare al trionfo sugli ostacoli come l’aumento dei prezzi del caffè e le questioni di sostenibilità. Lavazza è un’azienda alimentata da tradizione e innovazione.

E che trova anche un legame con la cultura pop. Giuseppe Lavazza menziona Emily in Paris, la popolare serie Netflix che segue una giovane americana nel mondo del marketing alle prese con la vita e l’amore nella capitale francese. Uno dei clienti della compagnia di marketing nella serie è un’azienda di caffè italiana dal nome familiare, Bavazza.

Giuseppe Lavazza rivela: “Abbiamo avuto una piccola discussione con i produttori della serie.”

Si potrebbe pensare che fosse un’occasione d’oro per la pubblicità, ma il marchio fittizio Bavazza ha ricevuto recensioni contrastanti nello show. Lavazza afferma che l’azienda aveva discusso di una sponsorizzazione con la serie, ma alla fine non è andata a buon fine.

Giuseppe Lavazza: “Abbiamo ricevuto una piccola, simpatica risposta sui nostri canali social, dove abbiamo scherzato su ciò che hanno fatto con il nostro marchio in modo molto ironico, come è nello stile della nostra azienda. Ovviamente, siamo diventati più famosi a livello globale, ma non eravamo contenti di essere parte di questa battuta. Ma va bene così.”

L’azienda continua a crescere espandendosi in mercati come l’India e la Cina.

Giuseppe Lavazza spiega: “Vediamo che i nuovi mercati interessanti stanno crescendo molto. Posso menzionare la Cina. Ovviamente stiamo parlando dello sviluppo futuro del caffè, ma molti Paesi produttori stanno anche diventando Paesi consumatori. Il Brasile è forse il più importante, ma anche il Vietnam, l’Indonesia e la Colombia stanno scoprendo sempre di più il piacere di gustare una buona tazza di caffè.”

Lavazza vende i suoi chicchi di caffè, capsule e macchine in tutto il mondo attraverso rivenditori, negozi indipendenti, distributori automatici e uffici. Ha i suoi negozi, come il flagship store a Londra, ma l’unico Paese in cui prevede di aprire altri punti vendita è la Cina.

Giuseppe Lavazza: “Stiamo lavorando a una joint venture importante con un grande player in Cina specializzato nel retail. L’azienda è Yum China. Con loro prevediamo di aprire circa 1000 caffetterie entro il 2028.”

Lavazza si è evoluta significativamente dalla sua fondazione nel 1895. Le generazioni precedenti si concentravano principalmente sul mercato italiano, ma la generazione attuale sta lavorando per affermare Lavazza come un marchio globale.

Giuseppe Lavazza: “Le responsabilità sono diverse ora perché stiamo parlando di un gruppo, non solo di un singolo marchio. Ora abbiamo un portafoglio di marchi diversi. Le dimensioni dell’azienda sono cresciute notevolmente: da 1 miliardo di euro di fatturato nel 2010 a oltre 3 miliardi oggi. Dopo 30 anni, il 70% del nostro fatturato totale è generato da attività internazionali, con solo il 30% proveniente dal mercato domestico. Il mercato italiano è ancora molto importante, ma ora abbiamo anche grandi realtà come Francia, Germania, Stati Uniti e Regno Unito”.

Nonostante la crescita, Lavazza rimane un’azienda a gestione familiare. La proprietà è condivisa tra due rami della famiglia.

Giuseppe Lavazza dice alla BBC: “La mia famiglia include me e mia sorella, Francesca. Anche lei è nell’azienda ed è membro del consiglio di amministrazione. Poi, dall’altra parte, c’è l’altro ramo della famiglia, che include quattro persone. Mio cugino, Alberto, rappresenta la terza generazione nell’azienda come presidente onorario. I miei altri tre cugini, Marco, Manuela e Antonella, sono coinvolti pure loro. Marco è vicepresidente, mentre Antonella e Manuela sono membri del consiglio.”

L’industria del caffè attualmente affronta sfide come l’aumento dei prezzi delle materie prime, l’inflazione e le interruzioni nella catena di approvvigionamento.

Giuseppe Lavazza riflette: “Siamo nel mezzo di una grande tempesta, una tempesta perfetta. Le due principali varietà di caffè, Arabica e Robusta, sono state colpite da aumenti dei prezzi negli ultimi quattro anni. Tutto è iniziato nel 2021 con le gelate che hanno colpito la produzione brasiliana, portando a un significativo aumento dei prezzi del Robusta.

Un anno e mezzo dopo, anche il Robusta è stato colpito dal cambiamento climatico, con un calo della produzione in Vietnam, uno dei produttori più importanti. Poi ci sono state le interruzioni causate da eventi geopolitici internazionali, come la crisi del Canale di Suez, che ha aumentato i costi di spedizione e causato ritardi.”

Con tutte queste difficoltà, i prezzi del caffè diminuiranno presto? Giuseppe Lavazza risponde: “Siamo molto vicini ai prezzi record. Non vedo alcuna possibilità di miglioramento prima della seconda metà del 2025, quando sapremo se le condizioni climatiche e i raccolti in Brasile e Vietnam torneranno alla normalità.”

Per sentire il podcast completo in lingua inglese basta cliccare qui.

Mondelez International punta sul cioccolato Hershey: l’operazione può portare a vendite combinate per 50 miliardi di dollari

CHICAGO – Mondelez International Inc. sta valutando l’acquisizione di Hershey Co., il famoso produttore statunitense di cioccolato, in un’operazione che potrebbe creare un colosso alimentare con vendite combinate per quasi 50 miliardi di dollari (48 miliardi di euro), secondo fonti vicine alla questione.

La compagnia con sede a Chicago, come ha riportato il portale d’informazione Bloomberg, ha effettuato un approccio preliminare per una possibile fusione, che hanno richiesto l’anonimato poiché le discussioni sono private.

Mondelez International interessata all’acquisto di Hershey Co.

Bloomberg riporta che: “Le azioni di Hershey Co. sono aumentate fino al 19% questo lunedì, registrando il maggior guadagno intraday in oltre otto anni dopo il report di Bloomberg News”.

Il titolo ha perciò chiuso con un rialzo dell’11% a New York, portando la capitalizzazione di mercato della società a 39 miliardi di dollari. Mondelez, al contrario, è scesa del 2,3%, con una capitalizzazione di mercato di circa 82 miliardi di dollari.

“Non è la prima volta” nota Bloomberg “che Mondelez tenta un accordo con Hershey Co.: nel 2016, aveva abbandonato le trattative per una possibile acquisizione dopo il rifiuto di un’offerta da 23 miliardi di dollari”.

Hershey Co. ha un valore superiore a 44 miliardi di dollari, inclusi i debiti, secondo i dati raccolti da Bloomberg. Questo significa che un’acquisizione della società con sede a Hershey, in Pennsylvania, supererebbe il valore dell’accordo più grande dell’anno: l’acquisto di Kellanova da parte di Mars Inc., avvenuto ad agosto per quasi 36 miliardi di dollari, inclusi i debiti.

Qualsiasi operazione richiederebbe il supporto della Hershey Trust Co., che possiede quasi tutte le azioni di Classe B di Hershey Co., conferendole circa l’80% del potere di voto nella società. Il trust ha gradualmente venduto alcune delle sue azioni Hershey Co. per diversificare i suoi investimenti. Se Hershey Trust fosse favorevole a un’acquisizione, Hershey Co. potrebbe attirare l’interesse di altri potenziali acquirenti, secondo le fonti.

Le trattative sono ancora in una fase iniziale e non c’è certezza che si arrivi a un accordo, hanno detto le fonti. Un rappresentante di Mondelez ha rifiutato di commentare.

Bloomberg Intelligence

Gli analisti Jennifer Bartashus e Jibril Lawal rivelano a Bloomberg:  “L’interesse rinnovato di Mondelez per Hershey, riportato da Bloomberg News, potrebbe portare a un accordo trasformativo che aumenterebbe la quota di mercato globale del cioccolato della società a oltre il 21%. Tuttavia, ci sono ostacoli: il valore aziendale di Hershey è di 45 miliardi di dollari rispetto ai 25 miliardi offerti da Mondelez nel 2016, e la struttura a doppia classe di azioni richiede necessariamente l’approvazione della Hershey Trust. Anche l’approvazione della FTC potrebbe rappresentare una sfida, vista la resistenza dell’agenzia a grandi fusioni”.

Il settore degli alimenti confezionati sta affrontando un calo dei volumi, una crescita rallentata e un indebolimento del consumatore globale. Le aziende stanno puntando su innovazione e nuovi mercati per aumentare le vendite, poiché i consumatori iniziano a opporsi agli aumenti di prezzo e diventano più attenti alla salute, una tendenza che potrebbe portare a ulteriori consolidamenti. Secondo Arun Sundaram, analista di CFRA Research, colossi globali degli snack come Nestlé SA, proprietaria di KitKat e Smarties, potrebbero essere tra i potenziali acquirenti di Hershey Co.

Mondelez produce cracker Ritz, biscotti Oreo e barrette di cioccolato Toblerone. La società è “aperta ad acquisizioni” e ha capacità di indebitamento per operazioni di M&A, puntando a espandere le divisioni di cioccolato, biscotti e snack da forno, hanno scritto gli analisti di Bloomberg Intelligence a settembre. A ottobre, Mondelez ha riportato utili del terzo trimestre superiori alle stime.

Fondata alla fine del XIX secolo, Hershey Co. è nota per i suoi marchi di cioccolato e caramelle, tra cui Hershey’s Kisses, Reese’s Peanut Butter Cups e PayDay. A novembre, ha ampliato il suo portafoglio di dolciumi con l’acquisizione di Sour Strips.

Guidata dall’amministratrice delegata Michele Buck, la società ha subito l’impatto dei prezzi record del cacao, che sono scesi dai loro massimi ma rimangono significativamente elevati rispetto agli anni precedenti. Anche i costi dello zucchero sono alti. Lo scorso mese, Hershey Co. ha rivisto al ribasso le prospettive di crescita delle vendite nette e degli utili, poiché i consumatori, gravati dall’inflazione, prestano più attenzione ai loro budget. Il direttore finanziario Steve Voskuil ha dichiarato che il cacao rappresenterà “la componente principale” dell’inflazione dei costi per l’azienda nel 2025.

I futures sul cacao di New York, che erano diminuiti dopo un picco ad aprile vicino ai 12.000 dollari per tonnellata, sono tornati a salire, aumentando i rischi per i produttori di cioccolato che devono ricostituire coperture e scorte. Il contratto più attivo è aumentato fino al 6,1% lunedì, raggiungendo i 10.454 dollari per tonnellata, il livello intraday più alto dalla fine di aprile.

“L’operazione migliorerebbe il potere d’acquisto di Mondelez sul mercato del cacao, aiutandola a gestire più efficacemente le pressioni sui prezzi in aumento,” ha dichiarato come riportato da Bloomberg Randal Kenworthy, responsabile della divisione prodotti di consumo e industriali presso la società di consulenza West Monroe. “Rafforzerebbe inoltre l’accesso di Mondelez al mercato statunitense, sfruttando la forte presenza del marchio Hershey in Nord America, creando al contempo opportunità di espansione in Europa.”

Domori: Giacomo Biviano è il nuovo amministratore delegato

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Domori ha nominato Giacomo Biviano come amministratore delegato. Biviano, consigliere di Domori da più mandati, ha già ricoperto le cariche di ad di Pintaudi e di presidente di Achillea che, come Domori (e Dammann Fre’res), fanno parte del Polo del Gusto. Leggiamo di seguito parte della notizia de Il Sole 24 Radiocor e riportata sul portale d’informazione Borsa Italiana.

Giacomo Biviano nominato amministratore delegato da Domori

MILANO – Il Consiglio di amministrazione dell’azienda Domori, riunitosi lo scorso 11 dicembre, ha affidato il ruolo di amministratore delegato a Giacomo Biviano, a seguito delle dimissioni per questioni personali di Janluca de Waijer.

Biviano, consigliere di Domori da più mandati, ha già ricoperto le cariche di ad di Pintaudi e di presidente di Achillea che, come Domori (e Dammann Fre’res), fanno parte del Polo del Gusto.

Nel corso del Cda è stata comunicata la fine dei lavori nel nuovo stabilimento di Domori, riguardante il terzo e ultimo lotto che interessa l’area di produzione.

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Nespresso con Banco Alimentare: parte degli oltre 100.000 chili di riso dal riuso del caffè esausto come compost per la coltivazione

MILANO Un chicco di caffè che può trasformarsi in un chicco di riso per chi ne ha bisogno. Quest’anno anche in un piatto caldo direttamente per le strade, con un primo aiuto. Tutto grazie all’impegno di chi sceglie di riciclare le capsule di caffè in alluminio di Nespresso, che dal 2011 ha attivato il progetto “Da Chicco a Chicco” per consentire di rigenerare i due materiali di cui sono composte le capsule, alluminio e caffè, e sopperire a una dinamica di riciclo complessa che non consente alle capsule di essere conferite nella raccolta differenziata di plastica e alluminio, nonché di essere rilevate dagli impianti di riciclo in Italia perché piccole e leggere come altri elementi in alluminio.

Quest’anno il brand Nespresso, sempre insieme al Banco Alimentare, partner storico del progetto da 13 anni, porterà parte degli oltre 100.000 chili di riso prodotto grazie al riuso del caffè esausto come compost per la coltivazione di riso, anche a Fondazione Progetto Arca.

Un ampliamento che permette di raggiungere persone, famiglie e associazioni in 5 regioni italiane grazie alle sedi regionali di Banco Alimentare in Lombardia, Lazio, Piemonte, Puglia ed Emilia-Romagna, ma anche le Cucine mobili che con Progetto Arca forniscono un primo aiuto concreto e un piatto di riso caldo a chi ha più bisogno nelle strade di Milano, Roma, Torino e Bari.

Grazie a un incremento, anno dopo anno, delle associazioni coinvolte nel progetto, in questi 13 anni “Da Chicco a Chicco” ha rappresentato un supporto concreto per oltre 500.000 persone in difficoltà, ogni anno, sul territorio italiano, attraverso la donazione di riso a più di 2.500 strutture caritative tra case di accoglienza e mense, oltre a consegne dedicate e pacchi solidali.

Nel 2024, con l’ingresso di Fondazione Progetto Arca, il riso prodotto dalle capsule esauste raggiungerà anche 60.000 persone per le strade italiane, che quotidianamente, grazie al servizio, Cucine mobili potranno non solo avere un piatto caldo e nutriente, ma accedere alla possibilità di creare relazioni di fiducia attraverso un servizio che unisce assistenza immediata e diretta nei luoghi in cui le persone vivono, a un approccio inclusivo e umano capace di porre le basi per un percorso di reintegrazione sociale.

Attraverso “Da Chicco a Chicco” Nespresso dal 2011 promuove e consente la raccolta e il riciclo delle capsule di caffè in alluminio esauste, con l’obiettivo di riportare a nuova vita i due materiali di cui sono composte, e facendo in modo che possano trasformarsi in una risorsa non solo per l’ambiente, ma anche per la comunità, con un impatto concreto sul territorio e le persone.

Grazie a una collaborazione sancita da un protocollo di intesa con CIAL, Utilitalia e CIC (Consorzio italiano Compostatori), “Da Chicco a Chicco” permette infatti ai clienti di riconsegnare le loro capsule esauste in alluminio nelle Boutique Nespresso o in isole ecologiche partner in tutta Italia, per un totale di oltre 200 punti di raccolta in più di 100 città italiane.

Una volta raccolte le capsule esauste vengono trattate affinché i due materiali che le compongono vengano separati e avviati a riciclo: l’alluminio viene fuso e trasformato in nuovi oggetti, come penne, biciclette o coltellini, mentre il caffè può diventare compost per fertilizzare il terreno di una risaia italiana, da cui nasce il riso che Nespresso riacquista e dona al Banco Alimentare e, da quest’anno, a Fondazione Progetto Arca. Un progetto di economia circolare che ha permesso in 13 anni di donare oltre 6.600 quintali di riso, l’equivalente di oltre 7 milioni di piatti (1 piatto = 90gr).

“L’ingresso di Progetto Arca nel programma Da Chicco a Chicco rappresenta un’evoluzione importante del nostro impegno a generare un impatto positivo sul territorio italiano. Grazie al supporto delle Cucine mobili, possiamo raggiungere direttamente le persone con un primo aiuto, portando non solo un piatto di riso, ma anche un momento di attenzione e cura” ha dichiarato Silvia Totaro, responsabile sostenibilità di Nespresso Italiana. “Progetto Arca si affianca al nostro partner storico, Banco Alimentare, con cui da 13 anni supportiamo con questo prodotto milioni di persone grazie all’impegno dei nostri clienti e delle sedi regionali che si occupano concretamente di far arrivare il riso a chi ha più bisogno”.

A partire dalla serata del 18 dicembre, contemporaneamente in 4 città, Milano, Roma, Torino e Bari le Cucine mobili di Progetto Arca distribuiranno i piatti di riso caldo alle persone per strada, con la possibilità di raggiungere nel corso di tutto il 2025 oltre 60.000 piatti distribuiti a favore delle persone che usufruiscono di questo servizio nato durante la pandemia e diventato parte strutturale della presenza in strada con oltre 6.300 pranzi, cene e prime colazioni servite ogni settimana dai volontari.

 “In queste città siamo presenti ogni sera con i nostri volontari per portare in strada con le Cucine mobili un sostegno alimentare completo, accurato nella preparazione e continuo nella distribuzione. Da oggi, grazie alla donazione di Nespresso, le persone che si rivolgono a noi vedranno un nuovo piatto inserito nel menù, gustoso e versatile, che si adatta bene a tutte le esigenze alimentari, sia per cultura che per dieta. Una novità concreta per continuare a essere al fianco delle persone fragili ogni giorno” ha dichiarato Alberto Sinigallia, presidente Fondazione Progetto Arca

Traguardi importanti, quelli ottenuti quest’anno con la distribuzione di oltre 100.000 chili di riso che potranno essere sulle tavole di chi ne ha più bisogno nelle prossime settimane. Nel dettaglio, sulla base dei bacini di copertura regionale e cittadina dei due beneficiari, quest’anno saranno distribuiti: circa 470 quintali in Lombardia (530.000 piatti), 224 quintali nel Lazio (250.000 piatti), oltre 90 quintali in Piemonte (100.000 piatti) e circa 110 quintali in Puglia (120.000 piatti).

A questi si aggiunge quest’anno l’Emilia-Romagna che potrà supportare i propri assistiti con 100 quintali di riso raggiungendo per il primo anno di collaborazione circa 200 organizzazioni benefiche. In Lombardia invece il progetto raggiunge il tredicesimo anno di attività, con oltre 5 milioni di piatti distribuiti dal 2011 solo nella regione e concretizzando ogni anno un impegno per la circolarità che accomuna e unisce profit e no profit in un’azione a favore del bene e delle persone.

 “Al fianco di Nespresso abbiamo visto crescere negli anni questa importante e virtuosa iniziativa di economia circolare. Siamo grati per averci donato, ancora una volta, un alimento prezioso come il riso per destinarlo alle tante persone in difficoltà, assistite attraverso le strutture caritative convenzionate con le sedi regionali di Banco Alimentare coinvolte sul territorio” ha dichiarato Giovanni Bruno, Presidente Fondazione Banco Alimentare ETS.

I dati sulle donazioni di riso si sommano a quelli relativi al riciclo delle capsule Nespresso che, nel primo semestre del 2024, hanno segnato un +8% a livello nazionale rispetto allo stesso periodo del 2023, consentendo di rimettere in circolo oltre 600 tonnellate di caffè e più di 55 tonnellate di alluminio, entrambe risorse pronte per essere riutilizzate.

“Da Chicco a Chicco” è parte del programma “Nespresso per l’Italia” che racchiude progetti e iniziative per un impatto positivo e concreto sul territorio italiano, a favore non solo dell’ambiente ma anche delle persone e delle comunità.

Per conoscere tutti i punti di raccolta per riciclare le capsule di caffè in alluminio e partecipare attivamente al progetto “Da Chicco a Chicco” visitare il sito: https://www.nespresso.com/it/it/storeLocator

La scheda sintetica di Nespresso

Nespresso è pioniera e punto di riferimento per il caffè porzionato di altissima qualità. L’azienda lavora con oltre 157.000 coltivatrici e coltivatori in 18 Paesi attraverso il suo Programma AAA Sustainable Quality per integrare le pratiche di sostenibilità nelle aziende agricole e nei territori circostanti.

Lanciato nel 2003 in collaborazione con la ONG Rainforest Alliance, il Programma aiuta a migliorare la resa e la qualità dei raccolti, assicurando una fornitura sostenibile di caffè di alta qualità e migliorando le condizioni di vita delle coltivatrici, dei coltivatori e delle loro comunità.

Nel 2022 Nespresso ha ottenuto la certificazione B Corp, unendosi a un movimento internazionale di oltre 9.000 aziende che soddisfano gli elevati standard di responsabilità sociale e ambientale e di trasparenza B Corp. Con sede a Vevey, Svizzera, Nespresso opera in 93 mercati e conta 14.000 dipendenti. Nel 2023 ha gestito una rete globale di vendita al dettaglio globale di 791 boutique. Per ulteriori informazioni, visitare il sito aziendale di Nespresso.

Starbucks presenta le cannucce biodegradabili nei punti vendita in Giappone

La sostituzione della carta con bioplastica è iniziata in una trentina di caffetterie Starbucks giapponesi, inizialmente per le bevande fredde. Secondo il gruppo giapponese, considerando l’intero ciclo di vita, le cannucce Green Planet emettono meno CO2 rispetto a quelle di carta certificata FSC utilizzate da Starbucks e generano circa la metà dei rifiuti. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Polimerica.

Le cannucce biodegradabili Starbucks

MILANO – La catena di caffetterie Starbucks ha introdotto in alcuni punti vendita in Giappone cannucce biobased e biodegradabili a base di poli-idrossi-alcanoato (PHA) Green Planet fornito da Kaneka, in sostituzione di quelle di carta introdotte a partire dal 2018 dopo aver abbandonato la plastica.

Le cannucce Green Planet sono già disponibili in 32 negozi Starbucks nella Prefettura di Okinawa per i clienti che ordinano bevande fredde, come il Frappuccino.
Da marzo dell’anno prossimo saranno distribuite in tutti i negozi Starbucks in Giappone, anche in una versione più spessa per bevande stagionali.

Secondo il gruppo giapponese, considerando l’intero ciclo di vita, le cannucce Green Planet emettono meno CO2 rispetto a quelle di carta certificata FSC utilizzate da Starbucks e generano circa la metà dei rifiuti.

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Mocha Mousse è il colore PANTONE dell’anno per il 2025

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MILANO – Il colore scelto per il 2025 dal Pantone Color Institute è il Pantone 17-1230 Mocha Mousse, una tonalità di marrone chiara che rimanda al cacao e al caffè. Leatrice Eiseman executive director Pantone Color Institute, afferma come riportato dall’Ansa: “Sostenuto dal nostro desiderio di piaceri quotidiani, Pantone 17-1230 Mocha Mousse esprime un livello di ponderata indulgenza. Sofisticato e lussureggiante, ma allo stesso tempo senza pretese, questo colore estende la nostra percezione dei marroni dall’essere umile e radicata ad abbracciare aspirazioni e lusso. Infuso di sottile eleganza e raffinatezza terrosa, presenta un tocco di glamour discreto e delicato”.

Ispirati dalla decadenza di Mocha Mousse, alcune aziende hanno presentato prodotti innovativi. Ad esempio, dsm-firmenich ha presentato il gusto dell’anno per il 2025: Milky Maple.

La dolcezza dello sciroppo d’acero e i suoi toni caldi e terrosi si sposano con la cremosità del latte, creando una miscela armoniosa che esalta il sapore distintivo dell’acero e la capacità senza tempo del latte di evocare comfort e semplicità. Insieme, creano Milky Maple, un sapore nostalgico che offre un’esperienza sensoriale immersiva.

Con un carattere invitante e indulgente, Mocha Mousse e Milky Maple riflettono la crescente preferenza dei consumatori per godersi i piccoli e significativi momenti dell’anno a venire.

“Milky Maple è un invito a fermarsi e assaporare un momento di puro calore e decadenza. Questo gusto è un viaggio – e un dolce promemoria della gioia, del comfort e della connessione che si possono trovare nei piaceri semplici”, ha affermato sul sito ufficiale Maurizio Clementi, vicepresidente esecutivo di Taste, Texture e Health.

Inoltre l’azienda ha creato la fragranza Eau de Parfum che ha sviluppato una gamma di altre sette fragranze ispirate a Mocha Mousse, in diversi formati come Eau de Toilette, candele, gel doccia, ammorbidenti per tessuti e spray per capelli, realizzate da profumieri di tutto il mondo.

Gli esperti riuniti da Anthology by Mavolo presentano la drink list dedicata ai film di Natale

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MILANO – Il Natale è un mosaico di emozioni: il calore degli affetti, la magia delle luci, l’odore di biscotti appena sfornati e, per molti, le serate trascorse sul divano, avvolti da una coperta, a rivedere i grandi classici del cinema natalizio con i loro mondi fatti di neve, risate ed emozioni uniche. Da Mamma, ho perso l’aereo a Una poltrona per due, passando per Il Grinch e A Christmas Carol, lungo la storia cinematografica sono state tante le pellicole a tema Natale che sono entrate nei cuori degli appassionati.

La drink list dedicata ai film di Natale

Ma cosa accadrebbe se questi racconti senza tempo incontrassero l’arte della mixology? Nascerebbe una drink list perfetta da assaporare davanti allo schermo di casa. Ed è così che un panel di esperti drinksetter riuniti da Anthology by Mavolo, ha creato “Cinepanettology”, una lista di 10 cocktail che celebrano i capolavori del cinema natalizio, ognuno ispirato a un film diverso.

“Quando abbiamo iniziato a creare questa drinklist, il nostro obiettivo era trasformare le emozioni dei film di Natale in un’esperienza sensoriale – afferma Christian Di Giulio, drinksetter di Anthology by Mavolo – Volevamo che ogni cocktail raccontasse una storia: il calore di una famiglia riunita, l’avventura di un viaggio inaspettato o la dolce malinconia di un amore sotto la neve. È stato come girare un film, ma con shaker e ingredienti al posto della cinepresa. Ogni sorso è un invito a vivere o rivivere la magia delle feste”.

Da queste premesse nasce “Pumpkin King”, il cocktail dedicato al protagonista di “Nightmare Before Christmas” Jack Skeletron, chiamato anche “Re delle Zucche”: gin e vermouth bianco miscelati insieme al punch al frutto della passione e al succo d’arancia, che conferiscono un colore arancione al mix, completato con gocce di bitter aromatico e con una fetta d’arancia.

Non poteva mancare lo “Scrooge Cocktail” intitolato all’iconico personaggio di “A Christmas Carol”, composto da rum, liquore al caffè e vermouth rosso e servito in una coppa. Si completa il quadro degli antieroi natalizi con “Il Grinch” e il cocktail “Il Drinch”: tequila, sciroppo di sambuco, succo di lime e limonata compongono questa creazione, guarnita con due fette di cetriolo fresco.

Peperoncino e sale sul bordo del bicchiere sono la garnish di “Bad Santa”, il cocktail dedicato alla dissacrante pellicola “Babbo Bastardo”, che si realizza miscelando sciroppo di zucchero di canna, il liquore al peperone e il Bitter Sommacco e Kiwi con mezcal e acido citrico shakerati.

La complessità di Kevin McCallister si rivede nel cocktail della drink list dedicato al film di cui è protagonista: “Home Alone”, intitolato a “Mamma, ho perso l’aereo”, è composto da tequila, sciroppo speziato alla cannella e chiodi di garofano e succo di mela, guarnito con crusta di zucchero, cannella in stecche, rosmarino e spicchio di mela. L’iconico “Miracolo nella 34esima strada” è celebrato tramite il drink “Santa’s Miracle” che si realizza mixando Amaro Tattico, sciroppo di zucchero di canna e succo di limone, con l’aggiunta di bitter aromatici; il “miracolo” del Natale si rivela utilizzando la tecnica del double strain durante il versamento nella coppa: prima con un colino standard e poi con un colino a maglia fine.

Per i più romantici, invece, il cocktail dedicato a “Love Actually”: “To me, you are perfect” che riprende l’iconica frase del film; si compone introducendo direttamente nel bicchiere tutti gli ingredienti (Eden Mill Love Gin, succo di limone e gocce di bitter) e completandolo con acqua tonica e garnish di lamponi. Al film di Natale per eccellenza, “Una poltrona per due”, è intitolato il drink “One dollar bet” che fa riferimento alla scommessa alla base della storia della pellicola: gin, liquore alla camomilla e lime, sciroppo di zenzero e soluzione citrica mixati insieme e completati direttamente in coppa con il Jeeper Grand Assemblage Brut.

“Ice train” è il nome del cocktail dedicato a “The Polar Express” e alla sua avvincente storia a bordo del treno diretto all’estremo nord; si compone shakerando gin, soluzione salina e acido citrico, con un topping di acqua tonica e una garnish di rametti di origano. La drink list si completa con il cinepanettone per eccellenza: “Vacanze di Natale” è un film del 1983 che ha segnato la storia della cinematografia italiana natalizia; il nome del cocktail riprende l’iconica frase pronunciata da uno dei personaggi principali, il “Cumenda”, “Sole, whisky e sei in pole position”: il mix raccoglie whisky, succo di limone, miele e soluzione salina, corredato da una buccia di arancia per un sapore agrumato tipicamente natalizio.

Ecco infine le 10 ricette per preparare a casa i cocktail della drink list “Cinepanettology” e godersi appieno la magia del Natale:

La drink list:

• Pumpkin King: Nightmare Before Christmas

• Scrooge Cocktail: A Christmas Carol

• The Drinch: Il Grinch

• Bad Santa: Babbo bastardo

• Home Alone: Mamma, ho perso l’aereo

• Santa’s Miracle: Miracolo nella 34esima strada

• To me, you are perfect: Love Actually

• One dollar bet: Una poltrona per due

• Ice train: The Polar Express

• Sole, whisky e se in pole position: Vacanze di Natale (1983)

Le ricette della drink list:

Pumpkin King

  • 50 ml gin Amuerte White;
  • 15 ml vermouth bianco;
  • 15 ml punch Passion Fruit Damoiseau;
  • 10 ml succo d’arancia;
  • 2 gocce di Ms. Better’s Bitter Cardamomo e Pepe Nero;
  • 2 gocce di Ms. Better’s Bitter Cafè Maderas;
  • Garnish: 1 fetta d’arancia.

Per preparare il Pumpkin King, per prima cosa versate tutti gli ingredienti all’interno di uno shaker. Agitate e infine versate in una coppa. Guarnite con una fetta d’arancia.

Scrooge Cocktail

  • 45 ml rum Hell or High Water XO;
  • 15 ml Black Sinner;
  • 30 ml vermouth rosso;
  • 4 gocce Ms. Better’s Bitter Cafè Maderas;

Versate gli ingredienti in un mixing glass precedentemente raffreddato, aggiungete il ghiaccio e mescolate fino a quando il cocktail non risulta freddo e diluito. Infine versate in una coppa.

The Drinch

  • 45 ml tequila Don Ramón Plata;
  • 20 ml sciroppo Fiore di Sambuco Bacanha;
  • 30 ml succo di lime;
  • Le Tribute Lemonade;
  • 2 fette di cetriolo per guarnire.

Versate tutti gli ingredienti nello shaker, tranne Le Tribute Lemonade, e agitate energicamente. Filtrate il tutto in un bicchiere Collins pieno di ghiaccio. Infine, colmate con Le Tribute Lemonade e guarnite con due fette sottili di cetriolo.

Bad Santa

  • 50 ml Mezcal Le Tribute;
  • 20 ml sciroppo di zucchero di canna Bacanha;
  • 25 ml acido citrico;
  • 10 ml liquore al peperone;
  • 4 gocce di Ms. Better’s Bitter Sommacco e Kiwi;
  • Garnish: peperoncino messicano e sale Maldon per bordare il bicchiere.

Per preparare il cocktail “Bad Santa”, per prima cosa bordate il bicchiere con sale Maldon. Miscelate lo sciroppo di zucchero di canna, il liquore al peperone e il bitter al sommacco e kiwi e versate il tutto nel bicchiere.

Successivamente versate il Mezcal e l’acido citrico nello shaker e agitate per ossigenare il distillato e far esaltare il sentore affumicato. Infine versate il composto nel bicchiere.
Guarnite con un peperoncino messicano.

Home Alone

  • 50 ml Tequila Hussong Silver;
  • 20 ml Sciroppo speziato alla cannella e chiodi di garofano homemade;
  • 10 ml Succo di mela;
  • Garnish: crusta di zucchero, cannella in stecche, rosmarino e spicchio di mela.

Iniziate bordando il bordo della mug con una crusta di zucchero. Successivamente, versate gli ingredienti nello shaker e agitate. Versate il risultato nella mug e infine guarnite con rosmarino, una stecca di cannella e qualche spicchio di mela.

Per realizzare lo sciroppo speziato: Dopo aver portato l’acqua a ebollizione, abbassate il fuoco al minimo e mettete in infusione la cannella e i chiodi di garofano per pochi minuti. Filtrate l’acqua e rimettetela sul fuoco ad una potenza media. Aggiungete lo zucchero e mescolate fino a completo scioglimento. Le proporzioni consigliate sono due parti di zucchero per ogni parte di acqua.

Santa’s Miracle

  • 50 ml Amaro Tattico;
  • 30 ml succo di limone;
  • 20 ml sciroppo di zucchero di canna Bacanha;
  • 2 gocce Ms. Better’s Bitter Green Strawberry e Mah Kwan;
  • 4 gocce Ms. Better’s Bitter Sommacco e Kiwi;
  • 8 gocce Ms. Better’s Bitter Miraculous Foamer.

Per preparare il cocktail “Santa’s miracle” iniziate versando tutti gli ingredienti in uno shaker. Agitate bene e filtrate utilizzando la tecnica double strain: prima con un colino standard e poi con un colino a maglia fine. Infine, servite il cocktail in una coppa.

To me, you are perfect

  • 50 ml Eden Mill Love Gin;
  • 10 ml succo di limone;
  • 2 gocce di Ms Better’s Bitter Green Strawberry e Mah Kwan;
  • Top Le Tribute Tonic Water Zero;
  • Garnish: lamponi.

Il cocktail “To me, you are perfect” viene preparato utilizzando la tecnica build, assemblando gli ingredienti direttamente nel bicchiere. Come tocco finale, aggiungete Le Tribute Tonic Water Zero e lamponi per guarnire.

One Dollar Bet

  • 45 ml gin Amuerte Black;
  • 15 ml liquore Selezione Zoppi Camomilla & Lime;
  • 10 ml sciroppo allo zenzero Bacanha;
  • 20 ml soluzione citrica;
  • Champagne Jeeper Brut Grand Assemblage.

In un mixing glass precedentemente raffreddato, unite gli ingredienti e colmate con ghiaccio. Mescolate delicatamente fino a raggiungere la giusta freschezza e diluizione. Filtrate il cocktail in una coppa e completate con Jeeper Grand Assemblage Brut.

Ice Train

  • 50 ml gin Le Tribute Countryside Limited Edition;
  • 15 ml soluzione salina;
  • 10 ml acido citrico;
  • Top Le Tribute Tonic Water;
  • Garnish: rametto di origano.

Versate tutti gli ingredienti all’interno di uno shaker, agitate e versate in un calice riempito di ghiaccio. Infine aggiungete come top la Tonic Water Le Tribute e guarnite con un rametto di origano.

Sole, whisky e sei in pole position

  • 50 ml whisky Eden Mill Guard Bridge;
  • 20 ml succo di limone;
  • 10 ml miele;
  • 10 ml soluzione salina;
  • Garnish: una buccia d’arancia.

Iniziate aggiungendo tutti gli ingredienti in un mixing glass, mescolate e infine versate in un bicchiere tumbler basso riempito di ghiaccio. Guarnite con una buccia d’arancia.

Mercati del caffè: il dollaro alle stelle spinge al ribasso i prezzi a Londra e NY

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MILANO – Il dollaro alle stelle spinge al ribasso i mercati del caffè, dopo il rally di metà settimana a New York. La Federal Reserve ha ridotto, mercoledì sera, i suoi tassi di prestito chiave di 25 punti base (0,25%) al 4,25%-4,50%: tutto come da previsioni. Ma ha fatto anche capire che la politica monetaria statunitense sarà più conservativa in futuro. Il tono hawkish delle dichiarazioni e l’accentuata attenzione della Fed per il livello dell’inflazione ha riacceso la volatilità nei mercati facendo crollare le azioni e spingendo alle stelle il dollaro (indice indice DXY ai massimi degli ultimi due anni).

La forza del biglietto verde ha messo pressione le materie prime, compresi i futures del caffè. Così, dopo avere guadagnato 770 punti nella seduta del 18 dicembre, New York ha perso ieri, giovedì 19 dicembre, 890 punti (-2,7%) chiudendo a 323,75 centesimi.

Terzo ribasso consecutivo per Londra: il contratto per scadenza marzo dell’Ice Robusta è arretrato, sempre ieri, di ulteriori $93 terminando la giornata a 5.046 dollari (-1,8%).

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Paolo Scimone che commenta REPORT: “Generalizzazione, scarsa conoscenza, esterofilia, sono il cocktail letale per tutta l’industria italiana del caffè”

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Paolo Scimone, micro roaster di specialty della torrefazione His Majesty The Coffee con sede a Monza, nel settore non ha bisogno di particolari presentazioni: tostatore esperto, formatore, consulente richiesto in giro per tutto il mondo, non ha mancato l’appello di Report e coglie la palla al balzo per esprimersi su ciò che è andato in onda su Rai 3.

di Paolo Scimone

Scimone in risposta a REPORT: “Vorrei iniziare con un’affermazione: nessuno deve avere la presunzione di educare o cambiare stile di vita alle persone, imponendo il proprio credo od i propri gusti. Questo è l’errore incredibile che fanno molte delle persone che esportano all’estero il modello italiano: bisogna entrare in punta di piedi nel mercato, ispirarsi alla propria idea di business e modellarla sui gusti e sulle abitudini locali.

Faccio un esempio: ricreare un bancone all’italiana predisposto per un consumo veloce della tazzina di caffè e concentrare tutti gli sforzi sulla preparazione e servizio dell’espresso, supportato da un’offerta di qualche croissant…beh funziona a casa nostra, ma non pensate minimamente che la gente, nel paese in cui vi trovate, cambi le proprie abitudini per voi.

Solitamente magari consumano la bevanda seduti, o la preferiscono con il latte o ghiaccio o acqua calda e la accompagnano con qualcosa di salato.

Ho divagato un po’ per far capire che un’approccio arrogante ed estremista, molto spesso è controproducente. Sono il primo a dire che le campane sporche sono terrificanti, che il “purge” è fondamentale, che la formazione è assolutamente necessaria, chi sbandiera 30 anni di esperienza nel settore, dovrebbe domandarsi come lo ha eseguito e se si è mai aggiornato (consiglierei ad alcuni baristi anche un corso d’italiano).

Non sono altresì d’accordo su alcune affermazioni, probabilmente dettate dall’enfasi dell’intervista, dette da alcuni colleghi. In particolare non tollero molto chi sputa nel piatto in cui ha mangiato.

Prendiamo ad esempio la demonizzazione della tostatura scura, dire che si tosta di più per coprire i difetti, talvolta è corretto (nei casi di caffè astringenti, o caffè aspri e fermentati) ma nella maggior parte dei casi non corrisponde al vero, poichè se volete tostare scuro (diciamo per un caffè “stile Napoletano”) siete obbligati ad acquistare caffè con pochi difetti e di crivello grande altrimenti non otterreste mai un prodotto che mantiene una discreta dolcezza e l’amaro raggiungerebbe dei livelli assolutamente inaccettabili.

Scimone: “La mia esperienza sul campo ha confermato nel tempo che, salvo rare eccezioni, i migliori caffè li ho trovati nelle torrefazioni che tostano abbastanza scuro (specialty coffee a parte)”.

Scimone aggiunge: “Non vorrei dedicare troppo tempo al “palato geneticamente modificato”…mi pare un’affermazione un po’ eccessiva e folkloristica, le chiamerei piuttosto abitudini alimentari radicate e profilo sensoriale imposto dal contesto in cui si cresce.

Trovo inappropriato mostrare dei chicchi tostati chiari e dire che è il grado di tostatura corretta, corretta per cosa? Per chi? La storia di Starbucks ha infatti insegnato che tostando scuro non si va da nessuna parte! In 50 anni hanno solamente aperto 36000 store, chissà quanti ne avrebbero aperti se avessero tostato in modo corretto! (risata)

Non fraintendetemi, io sono un sostenitore della tostatura chiara, contestualizzata. Ho trovato la trasmissione utile, tanto quanto quella di qualche anno fa, che tra l’altro mi pare vertesse sui medesimi argomenti.

Non voglio essere il paladino del dark roast, io stesso prediligo caffè floreali e fruttati per il mio consumo personale (ndr non tutta l’arabica sa di gelsomino e fiori d’arancio, anzi direi proprio che solo alcune varietà hanno queste caratteristiche), desidererei solo un po’ di onestà intellettuale da parte dei colleghi, menzionando che anche dei caffè tostati troppo chiari hanno sentori altrettanto sgradevoli, come acidità acetica, astringenza, ecc. Ahimè abbiamo ormai sdoganato difetti come il fermentato e caffè assolutamente sbilanciati.

Un altro appunto desidererei farlo riguardo l’affermazione che l’Arabica è una varietà pregiata e la Robusta di minore qualità, beh diciamo che hanno caratteristiche diverse, io personalmente sono amante dell’Arabica, ma non discrimino assolutamente chi predilige la Robusta, per svariati motivi che non sono riconducibili al prezzo inferiore.

Passiamo al discorso ustioni, concordo con il concetto che la tazzina bollente rovina il prodotto ed ha stufato, le tre C napoletane han fatto il loro corso, però non tollero neppure il caso opposto: la tazzina fredda è assolutamente deleteria per gli aromi del caffè.

Arriviamo al discorso del “macinato al momento”. Un caffè tostato ricco di CO2 sarebbe impossibile da servire, se non rilascia gran parte dell’anidride carbonica accumulata in dase di tostatura.

La perdita maggiore di CO2 avviene quando il caffè viene macinato. Il barista che ha la vaschetta col caffè macinato, probabilmente ha adottato questa soluzione poiché il suo torrefattore gli fornisce un prodotto spesso fresco e non degassato a sufficienza e lui ha trovato questo escamotage per poter servire qualcosa che abbia una crema abbastanza stabile. Sto solo cercando una chiave di lettura differente, a questa strano metodo di lavoro.

Un plauso ai locali basso vendenti che hanno optato per una soluzione monodose come la cialda, anziché imbarcarsi in complicati servizi che richiedono cura e dedizione al prodotto.

Scimone: “Posso esimermi dal commentare il termine Arruscato? Con tutto il rispetto per la parola alquanto folkloristica, posso permettermi di dissentire che il picco degli aromi preceda di poco il bruciato, sarebbe più onesto dire: a me piace così, contento io (ed i miei clienti), contenti tutti!”

Scimone aggiunge: “Per finire vorrei dire che è facile dar contro al torrefattore senza rendersi conto che gli stessi sono “ostaggi” della scarsa conoscenza dei baristi, i quali li tengono sotto scacco mettendoli in competizione tra di loro per qualche euro di differenza, che minacciano di cambiar caffè se avvertono la benché minima acidità o che dicono che il prodotto non è di qualità se tutto il chicco non è uniformemente oleoso, non li biasimo.

I torrefattori napoletani sono schiavi di generazioni di baristi arrangiati, “imparati” (come direbbero loro), a cui un po’ di formazione non guasterebbe affatto. Ci sono tantissime realtà che lavorano bene a Napoli, come a Milano, Firenze o Roma. Il consumatore dovrebbe pretendere di più dal proprio barista di fiducia, il quale a sua volta acquisirebbe consapevolezza formandosi e informandosi…e saremmo tutti più contenti”.

                                                                                                       Paolo Scimone