martedì 16 Settembre 2025
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Starbucks condannata a pagare 50 mln di dollari a un fattorino ustionato: la sentenza

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Il logo di Starbucks

L’incidente si è verificato mentre il fattorino stava ritirando tre bevande presso il drive-through di un punto vendita Starbucks a Los Angeles. L’uomo ha subito gravi ustioni ai genitali e alle gambe. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Filomena Indaco per il portale d’informazione Italia Report Usa.

Il maxi-risarcimento di Starbucks

MILANO – Avete mai ordinato un tè in uno dei tanti negozi Starbucks presenti negli Stati Uniti d’America? Se lo avete fatto, saprete benissimo che quanto successo in California era un rischio alquanto plausibile per i clienti della nota catena di caffè.

Una giuria del “The Golden State” ha emesso un verdetto a favore di Michael Garcia, un cliente di Starbucks, ordinando alla celebre azienda di risarcirlo con 50 milioni di dollari dopo che il fattorino è stato gravemente ustionato a causa di una bevanda calda, il cui coperchio non era stato chiuso correttamente. La notizia, riportata dalla CNN, riapre il dibattito sulla responsabilità delle aziende nella sicurezza dei loro prodotti e sul trattamento di incidenti legati alle bevande calde.

L’incidente, che risale al 2020, si è verificato mentre Garcia stava ritirando tre bevande presso il drive-through di un punto vendita Starbucks a Los Angeles. Uno dei bicchieri non sarebbe stato adeguatamente chiuso, causando il rovesciamento del tè caldo su Garcia. Le conseguenze sono state devastanti: l’uomo ha subito gravi ustioni ai genitali e alle gambe.

L’avvocato di Garcia, Michael Parker, ha sottolineato l’importanza della diligenza da parte dell’azienda nel garantire la sicurezza dei suoi clienti. Il legale ha spiegato che l’incidente era il risultato diretto della violazione del suo dovere di garantire la corretta chiusura delle bevande, un aspetto cruciale per prevenire situazioni potenzialmente letali.

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A Dubai c’è una caffetteria per ogni 750 persone con oltre 4800 locali: l’avvento del chicco

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Il Burj Khalifa a Dubai (immagine: Pixabay)

La cultura del caffè negli Emirati è incentrata sulle esperienze sociali, con Dubai che guida l’innovazione nel settore del caffè nel Medio Oriente: basti pensare che, in una città con 3,6 milioni di abitanti, per ogni 750 persone c’è una caffetteria, con oltre 4.800 locali attivi. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Martina Salvato per il magazine online Nss Magazine.

Il caffè a Dubai

DUBAI – Mentre il trend del cioccolato di Dubai ripieno di knafeh e pistacchio continua a monopolizzare TikTok, incollando gli occhi degli utenti con assaggi da capogiro, c’è un altro protagonista che sta riscrivendo le regole del gusto: il caffè. Passeggiando per Dubai, si incontrano famiglie emiratine che condividono una pentola di qahwa (caffè tradizionale arabo) mentre eleganti caffetterie minimaliste servono cold brew in ambienti high-tech.

Non si tratta solo di estetica Instagram-friendly, il mercato del caffè sta crescendo rapidamente: secondo Statista, si prevede che nel 2025 raggiunga un fatturato di 1,25 miliardi di dollari, con 930 milioni generati solo dal consumo fuori casa. La crescita è sostenuta da una forte cultura del caffè, anche se il consumo pro capite (3,82 kg annui) è inferiore rispetto a paesi europei come Finlandia e Italia – la cultura del caffè negli Emirati è incentrata sulle esperienze sociali, con Dubai che guida l’innovazione nel settore del caffè nel Medio Oriente.

La cultura della caffetteria negli Emirati si distingue da quella occidentale. Mentre in Europa viene visto più come una scusa per concedersi una pausa veloce, qui è un fenomeno di condivisione e networking che sta crescendo rapidamente, alimentato da una combinazione di piccoli e grandi imprenditori che aprono caffetterie indipendenti, grandi catene e locali specializzati nelle esperienze di lusso. Come afferma Shallom Berkman, fondatore di Urth Caffe (catena californiana) a Dubai, “Il Regno dell’Arabia Saudita e Dubai sono stati naturalmente i migliori passi successivi per la nostra crescita internazionale”.

Ad alimenta la crescita del settore del caffè c’è, in primo luogo, il caffè specialty, che rappresenta il 10% del mercato ed è in forte espansione anche grazie al DMCC Coffee Center, fondato nel 2019 dal principale polo economico mondiale e un centro internazionale per il commercio, l’economia e l’innovazione, che ha rivoluzionato il settore con spazi di torrefazione e tecnologie avanzate per la conservazione dei chicchi, rispondendo agli standard globali e favorendo una solida crescita, con previsioni di un incremento annuo dell’8,4% fino al 2029.

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TheFork e Italiaonline insieme per ampliare il sistema di prenotazione online

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thefork
Il logo TheFork

MILANO – Italiaonline, la più grande internet company italiana, proprietaria delle online directories PagineGialle.it, PagineBianche.it e TuttoCittà.it, e TheFork, la principale piattaforma per la prenotazione online di ristoranti e leader europeo nei gestionali per la ristorazione con TheFork Manager, annunciano una partnership strategica.

Grazie a questa collaborazione, i ristoranti presenti su PagineGialle.it, PagineBianche.it, TuttoCittà.it nonché su Virgilio Aziende diventeranno prenotabili direttamente tramite i canali di Italiaonline, ampliando le opportunità per i consumatori e per le attività di ristorazione.

La partnership tra Italiaonline e TheFork

Il network delle directories Italiaonline ha registrato nel 2024 una crescita significativa, raggiungendo oltre 238 milioni di sessioni complessive, con un incremento del 26% anno su anno, generando oltre 18,8 milioni di contatti qualificati con i ristoranti che si posizionano tra le categorie di ricerca con i maggiori incrementi (+26%) (1).

Grazie a questa partnership strategica, sia gli utenti finali sia i ristoratori potranno beneficiare di un servizio semplice, intuitivo e completo che centralizza la ricerca, l’accesso alle informazioni e la prenotazione su un’unica grande piattaforma digitale.

“La partnership con Italiaonline rappresenta un ulteriore passo avanti nella nostra missione di rendere l’esperienza di prenotazione dei ristoranti più semplice e accessibile per tutti e ampliare le possibilità di intercettare clienti qualificati per i 20.000 ristoranti Partner di TheFork – ha commentato Carlo Carollo, country manager di TheFork Italia. – Unendo la nostra tecnologia e leadership nel settore della ristorazione con l’ampio reach e la solidità del network Italiaonline, possiamo offrire un valore aggiunto sia ai ristoranti partner che agli utenti, ampliando ulteriormente la nostra portata.”

“L’integrazione con TheFork costituisce una svolta significativa per Italiaonline nel rafforzare il ruolo delle online directories come strumenti essenziali per imprese e consumatori. Il 2024 è stato un anno eccezionale per le piattaforme di PagineGialle.it, PagineBianche.it e Tuttocittà.it che si sono confermanti punti di riferimento indispensabili per il mercato italiano. Grazie a questa nuova funzionalità di prenotazione, vogliamo offrire ai nostri utenti un’esperienza ancora più completa, permettendo loro di trovare e prenotare ristoranti in pochi clic, e ai nostri clienti business ulteriori opportunità per raggiungere una base di utenti attiva e qualificata. Questa integrazione consolida la posizione di Italiaonline come leader nell’innovazione digitale, ponendoci al fianco delle imprese italiane in un percorso di crescita e trasformazione digitale.”, ha dichiarato Roberto Pierri, chief directories and local marketplaces officer di Italiaonline.

1 Fonte: Audiweb 2.0 Media View, powered by Nielsen, TDA, 1H 2023

La scheda sintetica di Italiaonline

Italiaonline è la più grande internet company del Paese, presente in tutto il territorio nazionale. Opera nei segmenti Consumer, PMI e Grandi Clienti.

Nel segmento Consumer con i brand Libero, Virgilio, DiLei, QuiFinanza, Supereva, Buonissimo, SiViaggia, Pagine Bianche, Pagine Gialle, PgCasa, TuttoCittà e altri – Italiaonline raggiunge ogni mese 25,4 milioni di utenti unici di cui 21,7 milioni da mobile, con una market reach del 58%. Nel segmento PMI oltre 200mila Imprese oggi si affidano a Italiaonline per servizi di presenza online, di sviluppo di siti vetrina o abilitati all’e-commerce, di web marketing e digital advertising (inclusi la gestione di campagne pubblicitarie e la generazione di leads attraverso i social network e i motori di ricerca) e per tutte le soluzioni finalizzate ad aumentare il business e la reputazione online.

Italiaonline è presente nel segmento delle Grandi Aziende attraverso IOL Advertising, la prima concessionaria digitale in termini dimensionali del Paese, supportando i principali operatori economici del Paese nello sviluppo delle loro campagne di comunicazione digitale, per le grandi e piccole imprese.

La scheda sintetica di Tripadvisor

TheFork, brand di Tripadvisor è la principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti in Europa. In prima linea nel sostenere e promuovere la cultura della ristorazione, TheFork utilizza la tecnologia per favorire le connessioni reali tra clienti e ristoratori e per avviare questi ultimi al successo.

Con una rete di circa 55.000 ristoranti partner in 11 Paesi, quasi 40 milioni di download dell’app e più di 20 milioni di recensioni verificate, TheFork è la piattaforma di riferimento per tutti gli appassionati di food che vogliono vivere esperienze indimenticabili al ristorante. Attraverso TheFork gli utenti possono facilmente selezionare un ristorante in base alle loro preferenze, consultare le recensioni verificate, controllare la disponibilità in tempo reale, prenotare immediatamente online 24 ore su 24, 7 giorni su 7, beneficiare di offerte speciali e pagare direttamente dall’app.

Per i ristoranti, TheFork fornisce un software, TheFork Manager, che consente di ottimizzare la gestione delle prenotazioni e il tasso di occupazione, aumentare le prenotazioni e la visibilità, combattere i no-show, gestire i pagamenti e semplificare le operazioni, connettendosi alla più ampia community di appassionati di ristorazione.

Il cioccolato fondente per i bambini è salutare ma con moderazione: la parola agli esperti

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

Il cioccolato fondente, ricco di antiossidanti e povero di zuccheri, può essere un’opzione salutare, ma per i bambini va consumato con moderazione. La presenza di caffeina può infatti influire sul sonno e sul sistema nervoso. In più, recenti studi avvertono sulla possibile presenza di metalli pesanti che, pur rimanendo innocui a causa della bassa concentrazione, suggeriscono comunque un consumo moderato e una certa attenzione nella lettura delle etichette durante l’acquisto dei prodotti.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Niccolò De Rosa per il portale Fanpage.

L’effetto del cioccolato fondente sui bambini

Il cioccolato fondente non solo è un alimento goloso, ma spesso viene celebrato per i suoi benefici sulla salute: povero di zuccheri, ricco di antiossidanti e con effetti positivi sul cuore e sul cervello. Tuttavia, quando si tratta di bambini, gli esperti raccomandano alcune precauzioni prima di includerlo regolarmente nella loro alimentazione.

Nei bambini più piccoli, infatti, questo cioccolato ricco di cacao potrebbe infatti celare delle piccole controindicazioni legate alla presenza di caffeina e altri composti che potrebbero alterare il riposo dei bimbi e influenzarne il loro organismo durante la fase crescita.

La caffeina: un fattore da considerare

A causa della sua elevata percentuale di cacao, il cioccolato fondente contiene una certa quantità di caffeina – in 50 grammi di cioccolato fondente sono presenti circa 30 mg di caffeina, pari a quasi mezza tazzina di caffè – motivo per cui il suo consumo da parte dei bambini dovrebbe essere ponderato e, preferibilmente, evitato nelle fasi immediatamente precedenti al riposo notturno.

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illycaffè sui voli di ITA Airways, David Brussa: “Due elementi da monitorare: in primis l’altitudine, e l’aria che è molto più secca”

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David Brussa (foto concessa) illycaffè
David Brussa (foto concessa)

MILANO – illycaffè, caffè ufficiale della compagnia ITA Airways, servito sia nelle lounge aeroportuali della compagnia sia a bordo negli aerei in tutte le classi, economy, premium e business. Questa collaborazione, frutto di anni di esperienza in volo – da Singapore Airlines a United Airlines – e di test svolti anche a terra, la racconta David Brussa (Chief Total Quality & Sustainability Officer di illycaffè).

Il caffè negli aerei: un tema che viene spesso discusso. illycaffè è riuscita ad entrare in ITA Airways, ma perché c’è grande interesse sul caffè sugli aerei?

“Innanzitutto viaggiare sugli aerei crea stress e avere qualcosa che aiuti a rilassarsi come una pausa caffè, diventa necessario. Spesso non si può sapere con esattezza che sapore avrà il cibo servito in volo ed è per questo che Lufthansa è stata la prima a svolgere degli studi proprio su questo aspetto. I gusti ad alta quota sono totalmente modificati, per cui se la stessa pietanza servita sugli aerei venisse consumata a terra, risulterebbe salatissima.

Bisogna tenere conto dell’altitudine di 2000 metri, condizione nella quale le papille gustative sono dilatate e ipersensibili. Gli chef di Lufthansa, considerate queste evidenze, hanno realizzato ricette apposite che si adattassero alle condizioni di volo.

Il caffè invece non è soggetto a queste variazioni. Ma ci sono altri aspetti da considerare.”

“Come illycaffè lavoriamo sugli aerei da oltre 25 anni “

“E infatti insieme all’azienda che oggi è tra i leader nella produzione di macchine per espresso nel campo aeronautico, la Iacobucci di Frosinone – la stessa che ha creato il primo modello nel 1994 che si usava in volo, l’Hi Fly – abbiamo capito che le attrezzature andavano tarate come se fossero posizionate su una baita a 2000 metri.

La temperatura di ebollizione dell’acqua quindi non è più a 100°C, ma a 93°C. Tutti questi studi sono stati svolti insieme a Iacobucci, prima a terra, ricreando le condizioni che avremmo poi trovato in volo e in seguito ripetuti in forma di test sugli aerei.”

“Ci sono fondamentalmente due elementi da monitorare: altitudine, quindi pressione diversa e aria molto più secca.”

L’acqua poi è un altro tema da considerare, che abbiamo risolto consigliando l’uso di acqua oligominerale, più adatta per le preparazioni on demand.

Le macchine connesse ai serbatoi invece sono un altro caso ancora: collaborando con United Air Lines abbiamo fatto diverse prove in volo con soluzioni provenienti da tanti aeroporti al fine di studiare l’acqua conservata nei serbatoi dell’aereo, che spesso viene trattata per garantire che non si formino residui al suo interno.

Infine, esiste tutta la componente elettrica: l’aereo usa una frequenza di 400 Hertz di corrente e le pompe lavorano in maniera diversa da terra. Allo stesso modo, invece, nei treni la tensione cambia: i campi elettromagnetici nei vagoni sono molto potenti, dovuti alla grande tensione elettrica della linea ferroviaria ad alta velocità, e le macchine devono essere protette dagli sbalzi di tensione (e non di frequenza). C’è quindi dietro uno studio per niente banale, non si tratta di erogare soltanto il caffè.

Nel nostro caso serviamo il blend illy, curando in particolare le attrezzature. Il resto viene simulato nei nostri laboratori, per quanto riguarda la gestione delle correnti, le tensioni e sfruttando le altitudini per riuscire a trovare soluzioni congrue al processo di trasformazione. L’acqua invece viene direttamente messa alla prova in volo dai nostri operatori che hanno viaggiato con il personale di bordo, per svolgere i test direttamente sugli aerei.

Questo ci ha permesso di raggiungere e garantire il livello qualitativo che vogliamo servire ai passeggeri. Senza questa fase di sperimentazione e test, di fatto non si può offrire lo stesso livello in tazza.

Nel nostro caso specifico, ci poniamo un obiettivo: il nostro unico blend è composto proprio al fine di rendere l’”illy flavour” sempre riconoscibile. Per questo ci assicuriamo, attraverso la scelta di attrezzature e la cura del prodotto, di proporre il “gusto illy” costante in ogni tipo di trasformazione, dalla cialda ESE all’instant sino al filter coffee preparato con i pillow pad, confezioni sottovuoto che non sono disponibili ancora in Italia, ma che garantiscono la corretta conservazione del caffè in aereo – con una shelf life di 12 mesi -. Il sottovuoto permette il riconoscimento della freschezza e della qualità del prodotto.

Quando si prepara il filter coffee negli Stati Uniti, vengono usati i nostri pillow pad, sacchetti che vengono posizionati in porta filtro sviluppati appositamente per ottenere una certa erogazione in tazza. In questo modo è certo che venga utilizzato un prodotto ben conservato, così com’è è assicurata l’ottimizzazione dei processi: tutto questo porta ad un maggiore consumo di caffè da parte dei clienti in volo. Più o meno abbiamo registrato un aumento agli inizi del nostro ingresso negli aerei anche del 10-15%. Per cui se il prodotto è buono, le persone frequently fliers, lo richiedono.”

Quali prodotti avete deciso di proporre negli aerei e perché?

“Dipende dai casi. Su ITA Airways ad esempio, abbiamo deciso di servire il Classico, con una tostatura media, ideale per l’espresso ma adatto anche per l’estrazione di una bevanda più lunga – nelle corde del mercato asiatico ed europeo -. Mentre nella compagnia americana abbiamo notato che il gusto maggiormente apprezzato era l’Intenso, con una tostatura più spinta e dal gusto più “bold”.

Stesso discorso vale per l’estrazione. Il Classico permette di preparare sia il ristretto – categoria entro cui ricade un classico espresso – che quello più lungo.

Inoltre, i bicchierini monodose, più grandi e capienti rispetto alle tazzine dei bar, con un po’ di volume in più offrono una bevanda calda più a lungo e allo stesso tempo, una maggiore quantità rispetto al ristretto; infine si è in grado di allungare l’esperienza di consumo. Parliamo di un espresso servito mediamente dai 25 ai 35 grammi.

Come avete studiato il contenitore della bevanda per i passeggeri?

“Sui treni non esistono le lava tazzine e quindi abbiamo dovuto studiare in maniera approfondita il monouso che deve rispettare determinati requisiti. Innanzitutto deve essere di una dimensione simile a quella di una tazzina per permettere di ottenere lo stesso volume di crema tipica dell’espresso al bar. La forma del bicchierino quindi, deve rispettare un certo diametro e volume.

Poi si deve fare attenzione al materiale: la tazza in carta politenata, ottima per mantenere la temperatura, non deve rilasciare odori. Infine, deve essere composta da materiali riciclabili, che noi facciamo controllare dall’Istituto italiano Aticelca, il quale ci fornisce anche l’indice di riciclabilità della carta.

Questo è un ulteriore elemento, insieme al rifornimento del legno che deriva da aree gestite con tutela della conservazione per limitare la deforestazione, certificate PEFC, che porta avanti entrambi i temi di sostenibilità e di qualità del food grade.

Siamo sempre alla ricerca e in fase di sperimentazione di tutte quelle soluzioni green presenti ora sul mercato, proprio per comprendere come reagiscono e si comportano con il caffè. I contenitori di bambù ad esempio, per quanto interessanti, influenzano il gusto della bevanda e lo fanno sembrare rancido. Lavoriamo sempre in maniera olistica per scegliere il materiale di consumo e gli accessori connessi migliori.”

“Stiamo operando anche nelle lounge”

“Anche in questo caso dipende molto dalle compagnie aeree, che magari hanno già realizzato le tazzine brandizzate con il loro logo.

Tuttavia anche di fronte a questi contesti, cerchiamo di consigliare, qualora la soluzione non risulti la più adatta a valorizzare l’espresso, come fare meglio e ottimizzare. Proponiamo anche l’alternativa intermedia, usando insieme alle loro le nostre tazzine, in modo che i clienti stessi possano fare un confronto e decidere. Anche le ricette nelle lounge sono frutto di ricerca e siamo noi a istruire gli operatori e i formatori dei professionisti, per eseguire correttamente la preparazione.

Tutte queste accortezze vengono applicate da una parte perché questi ambienti di somministrazione sono soggetti a rapidi turn over e dall’altra, perché i sistemi di percolazione in volo devono essere estremamente sicuri.

Quando si prepara il caffè ad esempio, la caraffa deve essere assicurata in modo tale che, nonostante l’aereo viri inclinato di 30 gradi, non fuoriesca neppure una goccia dal contenitore. Stessa cosa accade con la tazzina: un vuoto d’aria, qualsiasi sbalzo, non devono smuovere la tazzina, anch’essa bloccata dalla macchina.

Le prove che vengono fatte nelle case produttrici di attrezzature specializzate, sono svolte su appositi banchi prova, prima a terra anche sul tema della sicurezza.”

Anche la supply chain di fornitura dei prodotti illycaffè è complessa

“Tutta la fornitura passa attraverso le aziende che caricano il catering a bordo e vanno coinvolte nelle diverse stazioni di filling hub. Di nuovo in questo caso, la standardizzazione è fondamentale: le cialde ESE devono essere uguali dappertutto per ottenere un prodotto costante anche in quegli aeroporti più distanti dalla stazione di carico. Non è semplice, soprattutto nei monoprodotti come è il nostro caso, che deve avere le stesse forniture nei tanti hub di ricarico.

Per tutti questi aspetti, quando si decide di collaborare con le compagnie sia di aerei che di treni, ci si deve muovere un anno, un anno e mezzo prima.”

Ecco, come è riuscito illycaffè a diventare la bevanda ufficiale di una compagnia aerea internazionale?

“È necessario innanzitutto avere già sviluppato una certa esperienza. Nel nostro caso possiamo contare sull’esperienza fatta con altre compagnie aeree e questo costituisce un vantaggio notevole. Abbiamo già fatto i test, conosciamo le attrezzature, sappiamo cosa è compatibile o meno. Questo know-how accumulato nel tempo, ora ci torna indietro come un investimento fruttifero e fa la differenza.

United è un’azienda che tiene tantissimo al cliente: la sua parola è sacra. Sono stati proprio i consumatori a scegliere illycaffè sui loro aerei: all’epoca lavoravamo già in volo con le cialde ESE che per loro però non funzionava bene. Si è resa necessaria una soluzione diversa, che fosse dedicata al drip: ci siamo accorti che i loro sacchetti erano espandenti, contenevano aria e irrancidiva il caffè.

E quindi ci è venuta l’idea di realizzare i pillow pad sottovuoto, con il macinato stabilizzato. Abbiamo studiato il degassamento del prodotto, ridotto al minimo possibile. Questa soluzione di packaging che conserva la bontà del caffè, ottimizzando la granulometria, il peso – prima del nostro intervento usavano molto più caffè e noi abbiamo settato la granulometria in modo tale da poter usare una minor quantità di macinato e ridurre i costi, valorizzando la qualità della bevanda – è stata molto apprezzata sia dalla compagnia che dai consumatori, aumentando le domande del 20%. circa “

“Quando il prodotto è buono, si vede. Da qui è partita la nostra grande collaborazione.”

“Erano già diversi anni che tentavamo di collaborare con ITA Airways e nell’ultimo periodo si è lasciata trasportare dalla qualità illy. Rappresentiamo dopo tutto un’azienda che ha introdotto due piccole rivoluzioni: in primis, portare il 100% Arabica anche nei bar già negli anni in cui non era per niente scontato; in secondo luogo, migliorare l’instant di illycaffè, privo di quegli sapori tipici di molti altri caffè solubili, ottenuti con l’estrazione spinta fino al 60% (contro il nostro 30%, estraendo solo le note aromatiche positive, che restituisce il gusto del caffè simile a quello della moka o del filtro in funzione della quantità usata). Quando serviamo sia nei treni che negli aerei con la caraffa, il caffè risulta buono anche se preparato con l’istant.

Questo è il famoso ”illy flavour” , costante in tutte le preparazioni.

Alcuni Frecciarossa sono equipaggiati di una macchinetta costruita con un particolare riscaldatore/pompa alimentati da una batteria da automobile, per preparare l’espresso dalla capsula: nel mondo professionale siamo gli unici con il nostro sistema Iperespresso che garantisce l’erogazione del caffè direttamente dalla capsula alla tazzina, senza toccare alcuna parte del portafiltro, quindi senza sporcare, garantendo sempre un’alta qualità in tazza preparata sul momento.

Questo sistema è a disposizione non solo nel vagone ristorante, ma anche nei carrellini in movimento: dopo circa 200 erogazioni, basta ricaricare la batteria e i clienti che non vogliono spostarsi, possono comunque gustarsi il nostro “iper-espresso” con la stessa qualità. Abbiamo modificato la macchina per poter viaggiare attraverso i vagoni.”

Nuove frontiere per un illycaffè in volo o sul treno?

“Sulle attrezzature attualmente stiamo lavorando per ottenere la massima qualità in volo nei sistemi porzionati con le macchine on demand con le cialde illycaffè, oggi in grado di erogare un espresso di livello, anche grazie all’ottimizzazione dei processi di macinazione con i macinini di nuova generazione. Le carte filtranti a loro volta, offrono prestazioni che non esistevano negli anni passati.

Le attrezzature sono dotate del controllo elettronico delle pompe e della temperatura, permettendo un’estrazione ottimale anche in condizioni estreme di altitudine e in funzione dei volumi scelti dalle diverse compagnie: quelle europee ad esempio, offrono lunghezze diverse da quelle asiatiche. I sistemi porzionati garantiscono la massima resa in tazza in qualsiasi caso e a questo si aggiungono gli aspetti ambientali della cialda ESE, realizzate con carta compostabile industrialmente.

Altra cosa che stiamo studiando è l’ottimizzazione del prodotto: se nel 2015 un pillow pad conteneva 80 grammi di macinato, dopo diversi test ora riusciamo a impiegarne solo 70 grammi, garantendo però la stessa qualità con una minore quantità.

Consideriamo che una macchina per espresso in volo ha un costo di sviluppo che si aggira attorno ai 3 milioni e per dieci anni non viene cambiata, con un costo dell’ordine di 10mila euro circa per chi l’acquista. Alcune durano quasi 20 anni: abbiamo delle attrezzature ancora in uso nei vecchi aerei dove erano già montate e vanno soltanto riparate, con costi più contenuti.

Altre tematiche di studio illycaffè sono le ricette, perché vorremmo offrire anche a bordo delle bevande facili da realizzare dal personale di bordo che non è mixologist o barista professonista.”

La silverskin rivalutata come sottoprodotto dal Gruppo italiano torrefattori caffè, viaggia in Belgio dalla Commissione europea

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Omar Zidarich, presidente del Gruppo Italiano Torrefattori caffè
Omar Zidarich, presidente del Gruppo Italiano Torrefattori caffè

MILANO – La silverskin, uno scarto che diventa un sottoprodotto e viene sfruttato per un nuovo utilizzo. Questa è la storia dietro il progetto avviato dal Gruppo italiano torrefattori caffè, guidato dal presidente Omar Zidarich. Di questo esempio di economia circolare si è discusso già in precedenza su queste pagine e ora si torna a parlarne in occasione di ulteriori traguardi raggiunti dall’associazione di categoria.

Stavolta in collaborazione con il CREA, Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria, in particolare con i Centri di Ricerca Viticoltura ed Enologia e Politiche e Bioeconomia del Friuli Venezia Giulia, uniti sotto un unico cappello che porta il nome di Progetto Rustica, un progetto Horizon 2020 finanziato dalla Commissione Europea. Si tratta di una ricerca che si è posta l’obiettivo di implementare tecniche innovative per ottenere fertilizzanti a base biologica a partire dai residui dal settore ortofrutticolo.

Un fine raggiungibile attraverso sei processi tecnologici applicati in quattro regioni dell’Unione Europea e in una del Sud America.

Omar Zidarich: prosegue l’operazione silverskin

“Sono stato invitato a Leuven (Lovanio) nelle Fiandre in Belgio, in questa città che è la più importante in quanto sede dell’Università più antica di Europa per partecipare al meeting internazionale e alla Conferenza finale del Progetto in cui sono stati presentati i risultati dei workshops svolti in più aree del mondo, in cui sono stati testati innovativi modi di produzione ed uso di fertilizzanti a base biologica.

Il progetto ha studiato nuovi metodi per trovare soluzioni in grado di sostituire, almeno in parte, i fertilizzanti minerali, che grazie al loro contenuto in elementi nutritivi e per le peculiari caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche possano contribuire al miglioramento della fertilità del terreno.

Il Gruppo italiano torrefattori caffè ha partecipato in qualità di promotore del progetto legato al recupero della silverskin – siamo stati gli unici a studiarlo e a farlo passare da rifiuto industriale a sottoprodotto – in cui una delle destinazioni possibili è nella conversione in fertilizzante. Insieme al CREA abbiamo presentato i risultati della prima fase del Progetto Rustica alla Commissione europea.

Il nostro sottoprodotto è risultato tra i più soddisfacenti, perché è emerso come anche negli altri Paesi esista una differenza di prezzo verso l’alto tra i fertilizzanti a base bio e quelli minerali – il primo costa di più – mentre l’uso della silverskin comporta costi nettamente più bassi ed è disponibile in grandi quantità. Nel 2022 era ancora sconosciuto mentre in questa nuova ottica rappresenta una svolta in positivo.

Come Gruppo italiano torrefattori siamo stati i primi a fare una proposta di questo genere e considerata l’ampia attività di torrefazione in Italia, ci siamo distinti con questa soluzione possibile di fronte all’Europa.

Questa per noi è stata l’occasione di intervenire, con uno speech finale in cui ho presentato in sede europea il progetto Rustica, fondamentale per un futuro sostenibile comune e che ci auguriamo possa andare avanti, perché i dati raccolti fin qui sono molto incoraggianti.

In futuro si potranno trovare ulteriori modi per abbassarne il prezzo, innanzitutto ottimizzando la raccolta urbana, che deve essere incontaminata.

Un vantaggio rispetto ad altri sottoprodotti: la silverskin c’è tutto l’anno.

“Ci siamo inseriti in questa ricerca, portando grandi quantità di sottoprodotto: circa l’1,5% del caffè verde trattato dal torrefattore diventa silverskin. Per cui su 100mila chili di caffè annui, 1.500 chili sono di scarto che si stacca durante la tostatura per forza centrifuga.

Dopo il passaggio attraverso il pellicolare, viene poi riposto in dei contenitori. Da questo momento in poi può essere bricchettato, compattato per diventare dei tronchetti combustibili oppure restare sfuso, simile alla segatura. Il peso specifico rimane identico, ma gli spazi differiscono. La silverskin come fertilizzante funziona in entrambe queste forme. Al contrario della carta, che funziona meglio da sfusa.

L’aspetto convincente di questo riutilizzo è esiste un mercato pronto a richiedere questo fertilizzante a base biologico: la domanda è tantissima ed è una vendita certa. I torrefattori prima perdevano soltanto con la produzione di grossi quantitativi di rifiuti da smaltire, mentre ora riutilizzarli diventa un utile e un credito dal punto di vista dell’economia green.

Così si recupera valore e si aprono nuovi mercati.

I dati sono stati poi diffusi tra i membri del Gruppo.”

Interviene la Dr. Federica Cisilino, responsabile della sede regionale per il Friuli Venezia Giulia di uno dei 12 Centri di ricerca del CREA, ovvero il Centro di Ricerca Politiche e Bioeconomia.

Com’è nata la collaborazione con il Gruppo italiano torrefattori caffè?

“Come già accennato il progetto Rustica si è posto l’obiettivo di trovare soluzioni valide per convertire i residui dell’ortofrutta in fertilizzanti a base biologica. Per svolgere le prove sperimentali e analizzare i potenziali modelli di business, sono state selezionate 5 aree, quella in Italia è rappresentata dalla regione Friuli Venezia Giulia.

La ricerca si è sviluppata attorno a due pilastri: uno si è concentrato sullo sviluppo di cinque tecnologie innovative necessarie ad effettuare la trasformazione in base alla degradabilità del residuo (più o meno ricco in lignina), oltre al compost, già noto e diffuso; l’altro dedicato all’analisi del mercato e delle opportunità di sviluppo del prodotto, anche attraverso l’ascolto del territorio.

Così, il progetto Rustica, ha previsto l’organizzazione di 6 workshops durante i 4 anni di durata del progetto nelle 5 regioni oggetto di studio (Fiandre, Almeria, Friuli Venezia Giulia, Pays de la Loire e Valle del Cauca in Colombia) selezionate in base ai 16 partner coinvolti. Il medoto utilizzato è quello del cosiddetto Multi-Actor Approach.

Chi ha partecipato a questi momenti di incontro? Diversi stakeholders, tra i quali i rappresentanti del governo locale, l’Università di Udine, esperti e consulenti, alcuni produttori di fertilizzanti, associazioni ambientaliste, agricoltori e cooperative, organizzazioni professionali, altri centri di ricerca e tra questi l’Area Science Park: proprio quest’ultimo è stato il link tra il Progetto Rustica e il Gruppo italiano torrefattori caffè.

Quando abbiamo presentato Rustica a Pordenone in Confindustria, abbiamo stretto la collaborazione con Omar Zidarich, invitandolo a partecipare agli altri workshop. Così abbiamo discusso della creazione di un impianto pilota sulla silverskin.

La sua idea ci ha convinti a tal punto da prenderla come spunto per strutturare parte del modello di business a livello regionale. L’abbiamo inserito come esempio, insieme ad un altro che opera nella zona e raccoglie e trasforma il compost, per costruire la nostra traccia.”

Quali sono stati i risultati raccolti sin qua?

“Abbiamo considerato diverse tecniche innovative, al di là del compost già più noto. Abbiamo sviluppato dei processi come la piattaforma acidi carbossilici, la coltivazione di microorganismi, l’elettrodialisi nel caso di alta degradabilità; nel caso di moderata degradabilità abbiamo considerato la coltivazione di insetti (biomassa e deiezioni), mentre nel caso di residui e sottoprodotti ricchi in lignina abbiamo utilizzato la tecnica della pirolisi e il biochair.

Ciascuno viene applicato a seconda di quanto è biodegradabile il residuo di riferimento: ad esempio frutta e verdura sono degradabili in modo diverso. Se il processo avviene più facilmente, si procede con la tecnica dell’elettrodialisi, la coltivazione di micro organismi.

Nei casi di mezzo si può impiegare il compostaggio o la coltivazione degli insetti (presi in considerazione come biomassa e come deiezione). Se sono ricchi invece di lignina e per questo più difficilmente biodegradabili, come è il caso della silverskin, si deve applicare la pirolisi e quindi il biochair.

Come si fa? Vengono costruite delle miscele che considerano queste diverse componenti che poi vengono valutate in laboratorio, in serra – specialmente in Almeria – e a pieno campo.

Abbiamo portato a termine la sperimentazione delle miscele in generale, con tutte le tecniche già citate in alcune delle regioni pilota. Per quanto riguarda il silverskin, il volume di disponibilità in Friuli Venezia Giulia è un fattore importante che può essere considerato vantaggioso.

L’obiettivo futuro potrebbe essere quello di creare un sistema di raccolta efficiente per poi convogliare il tutto in un unico impianto condiviso in grado di abbattere i costi. Durante la conferenza in Belgio, abbiamo potuto presentare questa ipotesi e siamo stati accolti con entusiasmo.

Per quanto riguarda i fertilizzanti Rustica ottenuti mescolando i diversi componenti a seconda delle tecniche impiegate, poiché la sperimentazione a pieno campo per ora è stata limitata nel tempo, avremmo bisogno di almeno altri due-tre anni per raccogliere risultati più completi. Tuttavia, il progetto resta interessante e ha mostrato già ora degli impatti sul suolo e sull’efficacia delle miscele piuttosto promettenti.

Sul piano economico, invece, dall’analisi del ciclo di vita di questi fertilizzanti, è emerso che i fertilizzanti Rustica sono ancora poco competitivi. Il prezzo che avrebbe il fertilizzante a base biologica si colloca sul mercato in una fascia elevata sia rispetto al fertilizzante biologico che a quello minerale.

La metodologia utilizzata per valutare l’impatto ambientale del prodotto lungo tutte le fasi della sua vita, dalla produzione allo smaltimento, includendo estrazione delle materie prime, trasporto, utilizzo e fine vita sembra quindi confermare le ipotesi iniziali.

Inoltre, i modelli di business potenziali, ovvero la struttura attraverso cui un’organizzazione crea, distribuisce e cattura valore, definendo il modo in cui genera entrate, gestisce i costi e soddisfa i bisogni dei clienti variano molto in base al contesto regionale.

Pertanto, sarebbe importante ora poter proseguire con Rustica per poter verificare con maggiore accuratezza i risultati raccolti fin qui. E vedere realizzato nel concreto qualche nostro modello di business.”

I mercati tornano a salire causa la scarsa pioggia in Brasile, negli Usa dispositivi di tracciamento sui sacchi contro i furti di caffè

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Foto di Chris da Pixabay

MILANO – La pioggia scarsa nella coffee belt e la moneta brasiliana in ripresa sul dollaro fanno ripartire entrambi i mercati del caffè, nella prima seduta della seconda metà del mese. Nella giornata di ieri, lunedì 17 marzo, tanto a New York quanto Londra i prezzi sono tornati a salire, dopo due sedute consecutive in territorio negativo. Il contratto per scadenza maggio dell’Ice Arabica ha guadagnato l’1,6%, risalendo a 383,40 centesimi. La scadenza principale dell’Ice Robusta (maggio) ha recuperato invece l’1,4% terminando a 5.474 dollari.

A tenere banco nei mercati è sempre l’andamento meteorologico in Brasile

Secondo l’analista Pine Agronegócios, tutte le principali aree di produzione registrano un dato cumulativo delle precipitazioni, per il mese di marzo, nettamente al di sotto delle medie storiche di periodo.

Le piogge sono risultate inferiori alle media anche a febbraio accompagnate inoltre da temperature molto alte. La siccità potrebbe ripercuotersi non soltanto sul raccolto di quest’anno, ma anche sul prossimo.

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Distribuzione automatica: Fas International ha chiuso il 2024 con 57,4 milioni di fatturato, +8%, Ebitda di 12,9

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Francesco Cantini, managing director di FAS International (immagine concessa)

SCHIO (Vicenza) – Fas International, azienda vicentina tra i principali player nel mercato della distribuzione automatica, chiude il 2024 con numeri in deciso aumento grazie al consolidamento di una nuova idea di vending, il “retail tech”, un cambio di direzione che vede la tecnologia al servizio del retail.

L’espressione “retail tech” si riferisce all’uso e all’applicazione di tecnologie innovative e digitali nell’ambito del settore del commercio al dettaglio (retail).

L’approccio di Fas International vede la vending machine non come un semplice distributore automatico ma come un vero e proprio punto vendita automatizzato, attraverso il quale si può vendere qualsiasi cosa, che integri soluzioni tecnologiche interconnesse, digitali e non, offrendo una nuova esperienza di acquisto fluida e coinvolgente, con un’interfaccia utente pratica e immediata, soluzioni di pagamento cashless integrate e funzionali e con la possibilità di gestire configurazione e prestazioni della macchina nonché monitorarne la performance, tutto da remoto.

Gli esterni dello stabilimento (immagine concessa)

I numeri del 2024

Nel 2024 il passaggio dal vending classico alla visione retail tech è diventato il fulcro della strategia di Fas International e, anche grazie a questa svolta, l’anno si è chiuso con risultati importanti. Il fatturato si attesta a 57,4 milioni di euro, con un Ebitda di 12,9 milioni (22,5% sul fatturato), dai 53,2 milioni del 2023 (Ebitda a 10,3 milioni, 19,3% sul fatturato), in aumento dell’8%.

Il totale di macchine vendute è stato leggermente in calo rispetto al 2023 (circa 14.000 distributori) a causa soprattutto delle difficoltà di mercato legate al segmento del “caldo”, ma con un sensibile incremento del prezzo medio e della marginalità grazie al maggiore apporto di tecnologia e all’aumento delle vendite dei modelli premium.

Più in generale, i positivi risultati derivano dalla crescita di quota di mercato nel segmento Snack & Food, guidato sia dalla fidelizzazione dei clienti attivi che dalle nuove opportunità di business in Europa.

L’interno di una vending machine (immagine concessa)

Se l’Italia resta il primo mercato di riferimento e Spagna e Francia rimangono saldamente le destinazioni estere dove Fas International esprime un presidio più forte grazie al supporto dei propri partner – si pensi che oltre il 50% di tutti i distributori automatici snack & food in Spagna è targato FAS –, il 2024 ha registrato ottime performance anche in altri mercati quali Polonia, Turchia, Slovenia e Romania, tutti mercati interessati da forti opportunità di crescita. Mentre Paesi come Germania e Gran Bretagna, dove Fas ha una quota di mercato più contenuta, rappresentano opportunità di crescita molto elevate.

“L’estero per noi è sempre più strategico – dice Francesco Cantini, managing director di Fas International, in azienda dal 2023 –. I nostri prodotti sono in tutto il mondo ma l’80% delle nostre vendite viene fatto in appena 8 Paesi; c’è molto spazio per la crescita. Diverso è il ragionamento sull’Italia, che pur rimanendo il nostro mercato di riferimento resta molto competitivo e purtroppo stagnante: nel vending le erogazioni totali sono in flessione rendendo molto selettivi gli investimenti in nuove macchine, mentre aumenta il fenomeno del “refurbishing”, ovvero il ricondizionamento dei distributori usati, che però molto spesso non hanno la stessa efficacia e appeal di una macchina nuova in termini di design, interfaccia utente e funzionalità, elementi essenziali per una ‘user experience’ fluida e gratificante, e sono decisamente meno performanti sotto il profilo della connettività e dei consumi energetici”.

Cantini aggiunge: “L’aver virato con convinzione verso il retail tech ci ha permesso di portare una nuova visione al mercato, dove il miglioramento dell’esperienza del consumatore finale è al centro del paradigma e lo sforzo congiunto di FAS e dei propri clienti sta dando ottimi risultati. Nel 2025 dobbiamo intensificare il nostro impegno per accelerare questo percorso virtuoso di trasformazione e valorizzazione della filiera tracciato nel corso degli ultimi 18 mesi”.

Il 2025 e le prossime sfide

 Il 2025 si preannuncia complesso per via della generale incertezza, aumentata ora anche dal rischio dazi, che va ad aggiungersi alle difficoltà già presenti in molti settori, quando non in intere aree e mercati, come la Germania e il Medio Oriente.

Fas International intensificherà i propri investimenti nella trasformazione del retail tech posizionando saldamente al centro del proprio focus il consumatore e la sua esperienza d’acquisto, che sarà sempre più smart, ovvero facile e piacevole, sviluppando nuovi segmenti di business ad elevato potenziale, e portando la visione del retail tech anche in nuovi ambiti quali l’hotellerie, la ristorazione collettiva e il commercio al dettaglio. Le previsioni del piano triennale indicano un 2025 con un fatturato ad oltre 60 milioni di euro.

“Sono in cantiere nuovi prodotti, progetti e soluzioni sempre più vicini alle esigenze del cliente aggiunge Cantini –. Il nostro approccio è strutturato e punta alla valorizzazione delle soluzioni per aumentare il delta di superiorità tecnologica e di performance nel posizionamento attuale di FAS, sia nel segmento Hot & Cold che nello Snack & Food. Abbiamo una brand identity forte e nitida, un’elevata qualità del prodotto e una forte vocazione alla digitalizzazione anche grazie all’uso di intelligenza artificiale e alla pluriennale collaborazione con Alturas, software house di Villafranca di Verona specializzata in soluzioni retail tech”.

Cantini: “Lavoriamo per rafforzare la nostra rete commerciale e di assistenza e, contestualmente, far comprendere a clienti e consumatori il valore aggiunto di un approccio d’acquisto diverso, quello supportato dal retail tech, più comodo e immediato, più sicuro ed efficiente e, soprattutto, più sostenibile”.

La scheda sintetica di FAS International SpA

Fas International SpA, fondata nel 1967, è un’azienda italiana leader nel mercato dei distributori automatici e uno dei più importanti player europei del vending. La produzione di FAS avviene unicamente in Italia, nello stabilimento di Schio, in provincia di Vicenza, che conta 150 dipendenti e produce più di 14.000 macchine all’anno, esportando in 55 nazioni nel mondo. Dal 2023 FAS International è società benefit.

Possiede circa 30 brevetti per invenzioni. Sono due le principali aree di business, entrambe altamente tecnologiche: l’area Professional, con circa trenta macro modelli di vending machine personalizzabili, e l’area Delivery Solutions, che comprende la linea Food24System – servizio di mensa automatizzato composto da una parte software che permette la prenotazione o l’acquisto della pietanza da un device, e una parte hardware che gestisce la consegna al cliente con l’utilizzo di distributori a piatti rotanti – e la linea Retail che permette di allargare l’offerta di prodotti anche in ambito non Food.

Nel listino Fas è inoltre presente la linea Tritech – trituratori e compattatori di rifiuti –. FAS International da sempre progetta e realizza i propri prodotti con una grande attenzione all’ambiente, producendo distributori automatici altamente innovativi e tecnologici, con un basso consumo energetico: Fas è l’unica azienda del settore vending ad utilizzare la tecnologia a CO2 su tutta la gamma prodotti del freddo.

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Nestlé e illycaffè con oltre 750mila capsule raccolte celebrano la Giornata internazionale del riciclo, 18/03

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nestlé illycaffè
Le capsule di caffè (immagine concessa)

ASSAGO (Milano) – In occasione della Giornata internazionale del riciclo (18 marzo), il Gruppo Nestlé in Italia (con il brand Nescafé Dolce Gusto) e illycaffè ricordano il loro impegno per la sostenibilità attraverso RECAP, il primo progetto a livello nazionale focalizzato sul riciclo delle capsule in plastica.

Nato a fine 2021 con un pilota, il progetto si è rafforzato con la nascita dell’“Alleanza per il riciclo delle capsule in plastica”, fondata dalle due aziende a novembre 2024, e pronta ad accogliere altri produttori e distributori di capsule di caffè che intendano aderire al progetto. L’iniziativa punta alla creazione di un circuito per la raccolta e il riciclo delle capsule di caffè esauste grazie alla firma di un Protocollo d’Intesa con Regione Friuli Venezia Giulia, Regione Emilia Romagna e i gestori dei rifiuti urbani locali.

Il progetto sostenibile di illycaffè

Nella sola fase pilota, svolta negli ultimi anni, sono state raccolte 750.000 capsule. Inizialmente sperimentato in 4 comuni del friulano e del giuliano, RECAP si è recentemente esteso anche all’Emilia Romagna, con l’adesione al progetto da parte dei comuni di Bologna e Ferrara. Attualmente, nelle due regioni, sono quindi 28 i comuni coinvolti e 37 i centri di raccolta delle capsule.

RECAP rappresenta un modello virtuoso che dimostra che la collaborazione tra pubblico e privato non solo sia possibile, ma che debba diventare la strada da seguire per raggiungere risultati davvero significativi in materia di economia circolare. In questa prospettiva, è fondamentale per le aziende unire le forze e lavorare in maniera sinergica con i propri colleghi competitor, come accade con Nestlé e illycaffè, con l’obiettivo di includere anche altre imprese e operatori.

L’iniziativa punta, inoltre, a sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini nelle aree in cui il progetto è attivo, coinvolgendoli attivamente grazie alla possibilità di riconsegnare le capsule esauste negli appositi centri di raccolta selezionati del proprio territorio. Da qui le capsule sono poi avviate a trattamento in un impianto specializzato per la separazione della plastica e del caffè per sperimentare e identificare possibili applicazioni dei due materiali.

La partecipazione di Nestlé e di illycaffè al progetto RECAP rientra nel più grande impegno delle due aziende per migliorare la sostenibilità dei propri imballaggi lavorando lungo diverse direttrici: investire nella creazione di iniziative di economia circolare, potenziare le infrastrutture di gestione dei rifiuti, riprogettare il proprio packaging e ottimizzare l’utilizzo di materiali riciclabili e riutilizzabili.

“Questa giornata rappresenta per noi l’occasione per ribadire che, come dimostra il progetto RECAP, la collaborazione tra pubblico e privato sia fondamentale per promuovere iniziative di economia circolare che possano diventare davvero efficaci. Solo così, infatti, possiamo trasformare le sfide in opportunità e creare sinergie che coinvolgano istituzioni, aziende e comunità. È per questo che abbiamo dato vita ad una Alleanza aperta anche ad altre imprese che intendono lavorare con noi sulla circolarità delle capsule di caffè” ha dichiarato Marta Schiraldi, head of sustainability Nestlé Italia.

 “La Giornata internazionale del riciclo ci invita a riconsiderare le nostre abitudini quotidiane e a riflettere sull’opportunità di adottare un approccio più sostenibile e responsabile. Il progetto RECAP rappresenta la sintesi dell’impegno di illycaffè nel perseguire un modello di economia circolare che incoraggia il riciclo e favorisce la rigenerazione delle risorse. Azioni concrete che riducono l’impatto ambientale della produzione e del consumo” racconta David Brussa, chief total quality & sustainability officer di illycaffè.

La scheda sintetica di Gruppo Nestlé

ll Gruppo Nestlé opera in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, è l’azienda alimentare leader nel mondo, attiva dal 1866 nella produzione e distribuzione di prodotti per la Nutrizione, la Salute e il Benessere delle persone. Good food, Good life è la nostra firma e il nostro mondo. Nel nido che condividiamo – simbolo di protezione, crescita e identità – lavoriamo ogni giorno per sostenere il benessere delle persone di tutto il mondo, con un impegno concreto verso la nutrizione, il pianeta, le persone e le comunità in cui operiamo.

Presente da oltre 110 anni in Italia, Nestlé rinnova ogni giorno il suo impegno attraverso azioni concrete, esprimendo con i propri prodotti e marchi tutto il buono dell’alimentazione. L’azienda opera nel Paese in 9 categorie merceologiche, con un portafoglio di oltre 90 marche, tra cui: Meritene, Pure Encapsulations, Vital Proteins, Optifibre, Modulen, S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Bibite  e aperitivi Sanpellegrino, Purina Pro Plan, Purina One, Gourmet, Friskies, Felix, Nidina, Nestlé Mio, Nespresso, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Starbucks, Orzoro, Nesquik, Garden Gourmet, Buitoni, Maggi, Perugina, Baci Perugina, KitKat, Galak, Smarties, Cereali Fitness.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica.

Ogni giorno vengono gustate più di 9 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp. Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 130 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.

Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 23 paesi del mondo. Nel 2023 illycaffè ha generato un fatturato consolidato pari a €595,1 milioni. La rete monomarca illy conta 159 punti vendita in 30 Paesi.

Caro espresso, Maria Di Vivo del Caffè della nonna di Napoli: “Il prezzo della tazzina sia alla portata di tutti: 2€ è troppo!”

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

NAPOLI – Secondo l’opinioni di molti esperti, come Francesco Sanapo, il caffè al banco potrebbe arrivare presto a costare due euro. Un ennesimo rincaro che non è stato ben accolto da molti consumatori finali ed esercenti a Napoli. Si dichiara contraria, ad esempio, Maria Di Vivo, nota ai più come l’anima dietro i punti vendita Caffè della nonna a Napoli che dal 1950 porta avanti la tradizione della bevanda simbolo della città.

Napoli contro il rincaro del caffè espresso

Maria Di Vivo racconta nel servizio La7: “Il caffè deve avere un prezzo popolare. Resteremo sempre fermi su questo punto”.

I nipoti che hanno preso in mano l’eredità di Maria Di Vivo porteranno avanti l’azienda secondo questa filosofia. Alcuni bar però saranno costretti ad alzare i prezzi.

Michele Sergio del Caffè Gambrinus afferma a La 7: “Non si era mai verificato un aumento del costo della materia prima in tempi cosi stretti. Questo è dovuto da una serie di eventi: instabilità nei Paesi produttori, problematiche nei trasporti e il problema delle coltivazioni”.

Per vedere il report completo di La 7 basta cliccare qui