martedì 16 Settembre 2025
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Matteo Borea: “Ecco perché la fiducia è la vera moneta della crescita di ogni azienda”

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matteo borea
Matteo Borea (immagine concessa)

Matteo Borea, consulente strategico e innovatore nel settore del caffè,
coproprietario della storica torrefazione La Genovese di Albenga (Savona) e autore del blog matteoborea.it, punto di riferimento per imprenditori del chicco, parla dell’importanza per un’azienda di investire nella fiducia di clienti e dipendenti, dimostrando che il valore offerto va oltre il prezzo di listino. Leggiamo di seguito l’opinione dell’esperto.

L’importanza della fiducia

di Matteo Borea

MILANO – “Ogni crisi economica è un test. Un esame che separa le aziende destinate a resistere da quelle che verranno spazzate via. Nel settore del caffè, questa selezione naturale sta avvenendo proprio ora. Certo, i prezzi sono recentemente scesi rispetto ai picchi massimi, ma sono ancora significativamente alti e abbassare la guardia ora potrebbe essere un errore costoso.

NY Arabica Coffee Futures – Grafico annuale con intervallo di tempo settimanale – source investing.com
London Robusta Coffee Futures – Grafico annuale con intervallo di tempo settimanale – source investing.com (dati concessi)

I margini si sono assottigliati, i consumatori sono diventati più attenti al prezzo e la concorrenza, sempre più aggressiva, gioca sporco pur di strappare qualche cliente in più.

Di fronte a tutto questo, la reazione più istintiva sarebbe quella di stringere i denti e difendersi come si può: abbassare i costi, ritoccare la qualità, inseguire il prezzo più basso.

Ma il problema è che questa strategia funziona solo nel brevissimo periodo. Anzi, spesso accelera il declino. Perché ciò che sta veramente venendo meno nel mercato non è solo la stabilità economica, ma qualcosa di ancora più fondamentale: la fiducia.

Quando l’incertezza cresce, le aziende iniziano a comportarsi in modo diverso. I fornitori riducono il servizio per tagliare i costi. I clienti diventano più esigenti, più sospettosi. I dipendenti si chiudono, smettono di proporre idee, iniziano a lavorare con il freno a mano tirato”.

Il risultato? Le relazioni si indeboliscono, il valore percepito diminuisce e il mercato, che già vive di scelte impulsive, diventa ancora più spietato.

Borea aggiunge: “È in questi momenti che si vede la vera natura di un’azienda. Alcune si chiudono a riccio, trattano clienti e collaboratori come numeri e si condannano, senza nemmeno accorgersene, a un lento declino.

Altre, invece, fanno una scelta diversa: investono nella fiducia. Non in modo astratto, con belle parole, ma con azioni concrete che dimostrano ai clienti, ai fornitori e ai dipendenti che sono qui per restare, che il valore che offrono va oltre il prezzo di listino e che la qualità della relazione conta più del margine di profitto immediato”.

Matteo Borea: la fiducia come vantaggio competitivo

“Chi oggi punta solo sul prezzo rischia di entrare in una spirale pericolosa. Perché ci sarà sempre qualcuno disposto a scendere più in basso. Inseguire il ribasso senza costruire valore significa trasformarsi in una commodity, facilmente sostituibile. E nel momento in cui il mercato cambia di nuovo, questi modelli non reggono più.

Al contrario, chi investe nella fiducia può trasformare la crisi in un vantaggio competitivo. E questa fiducia non riguarda solo il rapporto con i clienti, ma anche quello con i collaboratori.

Perché un’azienda che non ispira sicurezza al proprio team difficilmente riuscirà a trasmetterla all’esterno.

Non tutti i clienti sono uguali. Alcuni cercano solo il prezzo più basso e non esiteranno a cambiare fornitore alla prima occasione. Altri, invece, comprendono che il vero valore non sta nel centesimo risparmiato oggi, ma nella solidità di un rapporto costruito nel tempo.

Sono questi i clienti su cui vale la pena investire. Un rapporto che si basa solo sul prezzo è destinato a essere fragile. Meglio concentrarsi su collaborazioni autentiche, su relazioni fondate sulla fiducia reciproca.

Il mercato premia le aziende coerenti, quelle che non tradiscono i propri valori nemmeno nei momenti più difficili.

È facile fare promesse quando tutto va bene, ma è nelle crisi che si vede chi davvero mantiene gli impegni presi.

E poi c’è la customer experience. La qualità non può diventare una variabile da sacrificare nei momenti difficili. Chi oggi continua a offrire un servizio eccellente, anche sotto pressione, avrà clienti che restano.

Un consumatore può accettare un aumento di prezzo, ma non accetterà mai di essere trattato con superficialità. Ciò che lo lega davvero a un’azienda è il modo in cui si sente trattato, non solo il prezzo che paga.

Ma la fiducia che rende un’azienda forte non si costruisce solo all’esterno. Un brand può anche avere clienti fedeli, ma se il suo team è demotivato, insicuro e poco coinvolto, il sistema crolla comunque.

Un’azienda che affronta una crisi senza coinvolgere il proprio team nelle decisioni sta facendo un errore enorme. Quando le persone percepiscono incertezza, iniziano a proteggersi, a limitare gli sforzi, a fare solo il minimo indispensabile.

Non è perché non vogliono impegnarsi, ma perché l’azienda stessa non trasmette più un futuro chiaro.

I leader che costruiscono fiducia fanno una cosa diversa: parlano apertamente con il team, spiegano la situazione, danno un senso di direzione.

Creano un ambiente in cui le persone non hanno paura di proporre idee, di innovare, di rischiare. Un ambiente in cui il valore del singolo è riconosciuto e la collaborazione non è un obbligo, ma una naturale conseguenza di una cultura aziendale sana.

Se il team si fida dell’azienda, lavorerà con più determinazione, sarà più flessibile e disposto ad affrontare le difficoltà con un atteggiamento positivo. Se invece si sente abbandonato o trascurato, l’energia cala, la produttività si abbassa e la qualità del servizio ne risente.

E tutto questo, alla fine, arriva dritto ai clienti. Ecco perché chi oggi investe nella fiducia – con i clienti e con il proprio team – non sta solo proteggendo il proprio business. Sta ponendo le basi per essere più forte domani, quando la crisi sarà passata e la selezione naturale avrà fatto il suo corso.

Borea conclude: “Alla fine, la giusta domanda da porsi è la seguente: sono il tipo di leader o azienda di cui i clienti e i collaboratori possono fidarsi senza esitazione? Se anche solo il minimo dubbio che la risposta non sia “SI”, forse è arrivato il momento di cambiare qualcosa sia come persona che come azienda”.

                                                                                                                 Matteo Borea

Export brasiliano in calo a febbraio, ma crescono gli imbarchi verso l’Italia (+9,1% nel primo bimestre)

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export brasiliano Brasile Cecafé
Il logo di Cecafé

MILANO – Export brasiliano in calo per il terzo mese consecutivo: secondo i dati diffusi da Cecafé nella serata di ieri, giovedì 13 marzo 2025, il Brasile ha esportato, a febbraio, 3.273.877 sacchi di caffè in tutte le forme, pari a un calo del 10,4% rispetto allo stesso mese di un anno fa. A dispetto dei minori volumi, il fatturato è cresciuto del 55,5% sfiorando gli 1,2 miliardi di dollari.

Le esportazioni di verde sono in calo dell’11,7%, a 2.996.010 sacchi.

Contenuto il calo degli arabica (-2%), il cui export si attesta a 2.769.883 sacchi. In caduta libera i robusta (-60,1%), con appena 226.127 sacchi.

export brasiliano
(fonte: Cecafé)

In ripresa invece (+6,8%), le vendite all’estero di caffè trasformato, che ammontano a 277.867 sacchi.

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Alkaff presenta la XXXI Coppa di golf riservata ai torrefattori italiani: si svolgerà a Bologna il 16/05

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La XXXI coppa torrefattori di golf (immagine concessa)

BOLOGNA – Rudi Albert, titolare della Alkaff, ospita tutti gli appassionati di golf appartenenti al settore, alla cena e alla gara di golf. Il Torneo si terrà a Bologna presso il Golf Club Bologna nella giornata del 16 maggio. Il giovedì 15 maggio sarà possibile effettuare la prova del campo e in serata, a partire dalle ore 20.00, prendere parte alla cena presso il ristorante “Al Pappagallo” all’interno della Club House dello stesso Circolo. Per gli accompagnatori che non giocheranno è stato organizzato nella giornata del torneo un Tour guidato della città di Bologna.

Per informazioni e richiesta di partecipazione contattare la Alkaff tramite l’indirizzo email dedicato: coppatorrefattori@alkaff.it.

Per visionare il programma completo basta cliccare qui.

prezzo logo Alkaff
Il logo della Alkaff

Era il 1920 quando Alfred Albert, trasferitosi dalla Germania in Sicilia, iniziava a commercializzare il caffè crudo.

Da allora il caffè è diventato una passione di famiglia, trasformando l’azienda in un vero e proprio punto di riferimento per esperienza e competenze.

Alkaff fornisce soluzioni personalizzate per i clienti, mettendo al centro della propria “mission” le esigenze delle torrefazioni. Questo ha portato l’azienda a diventare, nel settore del caffè sdoganato, un partner affidabile con cui condividere obiettivi di crescita.

“La selezione attenta delle qualità di caffè verde non rappresenta che l’inizio del nostro lavoro – spiega il socio unico dell’azienda Dottor Rodolfo Albert, meglio conosciuto con il diminutivo di Rudi, come a lui piace essere chiamato -. Tale lavoro prosegue con il confronto costante con i clienti per raccoglierne i feedback e migliorare il servizio, consolidando il rapporto di fiducia”.

Imperator ha presentato l’evento formativo “Caffè senza confini: dalle origini al porto di Trieste”

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trieste imperator
Uno dei momenti dell'evento (immagine concessa)

TRIESTE – Dopo averlo preannunciato al SIGEP di Rimini, è stato organizzato l’evento “Caffè senza confini: dalle origini al Porto di Trieste”, progettato e curato da Imperator S.r.l., azienda leader nell’importazione di caffè crudo. Una giornata dedicata alla scoperta del mondo del caffè, dalla sua origine fino alla torrefazione, con un focus speciale sulle trasformazioni che influenzano aroma e gusto, rendendolo un ingrediente d’eccellenza in cucina e pasticceria.

L’evento di Imperator ha preso il via con la visita al Porto di Trieste e la visita al Magazzino 57 di Donelli Group, luogo simbolo della lunga tradizione commerciale del caffè nella città. Dopo un light lunch, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di assistere alla torrefazione di un piccolo lotto di caffè presso la Bloom Coffee School, per comprendere da vicino i processi che ne determinano il profilo aromatico.

L’evento formativo organizzato e curato da Imperator

Un momento clou della giornata è stato il laboratorio sensoriale, durante il quale esperti del settore, chef e pasticceri hanno esplorato come il gusto del caffè cambia nel tempo e in che modo influisce sulle preparazioni gastronomiche. Il pomeriggio è stato dedicato all’approfondimento della materia prima e alla sua trasformazione da prodotto agricolo a ingrediente d’eccellenza:

La materia prima dall’origine

  • Dalla pianta al frutto e dal frutto al seme
  • Approfondimento sui diversi metodi di lavorazione: naturale, lavato, honey
  • Analisi visiva di caffè crudo per percepirne le differenze

Metodi di estrazione a confronto

Workshop sulle preparazioni di caffè filtro con vari metodi:

  • Infusione
  • Percolazione
  • Analisi sensoriale e confronto tra le estrazioni

L’evento ha visto la partecipazione di illustri professionisti del settore, tra cui Martino Maino che sarà attivo nel nuovo team di Metullio – De Pra al Harri’s Piccolo, i giornalisti Marco Colognese e Luca Roncadin e rinomati pasticceri e chef come Federico de Luca, Piero Zerbin, Karolina e Andraž Repar, e Uroš Fakuč dello stellato Dam.

Franco Bazzara celebra 50 anni nel caffè: “Col settore che subisce critiche e attacchi, spesso interni, sono ancor più determinato a difendere il chicco”

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Franco Bazzara, presidente della torrefazione (immagine concessa)

TRIESTE – “Il caffè non tradisce mai: se semini 10, raccogli 100.” Con il suo amato toscano tra le dita, sul balcone del suo ufficio che si affaccia su Viale XX Settembre, vivace arteria nel cuore di Trieste, Franco Bazzara ripercorre in sintesi i suoi cinquant’anni nel mondo del caffè, riflettendo sul cammino fatto e sulle sfide che ancora lo attendono.

Un tuffo nel passato proprio nei giorni in cui il futuro bussa alla porta, con la nascita del nipote Leonardo, che segna l’inizio della quarta generazione dei Bazzara.

Bazzara, cos’è successo in questi 50 anni?

“Tante cose… era il 1975, avevo 15 anni. Da quel momento, con una media di dieci tazzine al giorno, credo di aver buttato giù quasi 200.000 cafffè… A parte gli scherzi, al tempo mi sono affacciato a un mondo che tutt’ora considero molto entusiasmante, ma mai facile, specie all’inizio, quando io e mio fratello Mauro abbiamo dovuto affrontare tante sfide per arrivare oggi, a dirigere un’azienda che, seppur piccola, porta con orgoglio un’eccellenza italiana come il caffè in decine e decine di paesi al mondo.

Un prodotto di qualità e cultura tutta italiana, accompagnato da quel cognome che collega mio padre, Dionisio, a mio nipote Leonardo (figlio di Andrea), nato proprio in questi giorni.

Papà Dionisio, con quel nome da dio del vino, tradito da una passione più forte per il caffè, ci ha regalato un mantra, ancora oggi manifesto della nostra azienda: “Come con arte va preparato, con arte va degustato”.

Era un tipo tosto, che a volte andava a sorpresa dai nostri clienti. Si faceva preparare un espresso e, da perfezionista, se qualcosa non andava bene, esclamava: “Questo caffè fa schifo!” Poi, con un ghigno, estraeva il suo documento e diceva al barista: “Sono io questo caffè”, rifiutandosi di pagare… e poi toccava a noi saldare il conto.

Con questo piccolo aneddoto penso di aver trasmesso il senso di responsabilità che noi Bazzara ci sentiamo addosso nel trattare questo elisir meraviglioso che è il caffè.

La fortuna poi di essere nato in una delle capitali di questa bevanda, Trieste, la città di Vinko Sandalj, Ernesto Illy, Primo Rovis, Alberto Hesse e tanti altri, ha sicuramente fatto il resto”.

50 anni dedicati anche alla condivisione e al “fare rete”?

Da Bazzara abbiamo sempre messo al primo posto l’importanza di fare rete, di condividere competenze ed esperienze con tutti gli attori della filiera del caffè. Proprio per questo motivo ci impegniamo a organizzare eventi come il Trieste Coffee Experts, che a dicembre arriverà all’ottava edizione, ci dedichiamo alla formazione con la nostra Academy e alla stesura di libri, strumenti capaci di trasmettere la diffusione della cultura del caffè di alta qualità, da sempre una delle nostre più importanti battaglie, supportata dai Grandi nomi del caffè italiano.

Non solo: abbiamo creato il premio “Il personaggio del Caffè dell’anno” che consegniamo alle personalità meritevoli di questo settore, che spesso non godono della visibilità che meriterebbero”.

In questi 50 anni è cambiato il rapporto con i consumatori?

“Sicuramente. In questi 50 anni abbiamo anche vissuto tutte le ondate del caffè, le cosiddette Waves, che hanno cambiato il volto dell’intero settore.

Sono cambiate le produzioni, le lavorazioni, i metodi di estrazione. Si è innovato, è nata la Specialty Coffee Association… Insomma, sono successe un sacco di cose, e tante ne succederanno.

Noi abbiamo sempre messo al primo posto la ricerca dell’eccellenza, ma oggi, in un periodo in cui il settore subisce piogge di critiche e attacchi -spesso interni-, mi sento ancora più responsabilizzato a difendere anche le tante identità del caffè: le anime che caratterizzano le diverse abitudini di consumo che rendono unico il nostro Paese.

Se vado a Napoli, vivo la cultura del caffè napoletano, la sua gente, i suoi profumi e colori. Vale lo stesso se vado in Sicilia, in Piemonte o in Veneto: è fondamentale apprezzare la diversità e riconoscerne il valore identitario, senza per forza giudicarla.

Siamo stati noi italiani ad ammaliare il signore di Starbucks, Howard Schultz, che si innamorò dei colori, dei rumori e dei profumi della caffetteria italiana entrando in un bar a Milano. Questo bisogna ricordarlo.

Motivazioni che ci spingono a intensificare il nostro lavoro, insieme al Conte Giorgio Caballini e ad altri, per insignire il caffè italiano del riconoscimento di patrimonio immateriale dell’UNESCO”.

Bazzara, cosa succederà nei prossimi 50 anni?

“Temo sarà dura lotta esserci… ma di fronte a me ho già due generazioni che saranno sicuramente più capaci di interpretare il mondo contemporaneo in cui viviamo. Non bisogna mai avere paura di niente, men che meno delle difficoltà, perché sono convinto che questo mondo nasconda ancora grandi prospettive, specie in Italia, dove il mito infinito dell’Italian lifestyle si sposa con una innovazione che basa le sue solide fondamenta su un artigianato di assoluta eccellenza e tradizione.

Approfitto di questa occasione per mandare un abbraccio agli infiniti amici che il mondo del caffè mi ha regalato, sono davvero tanti e quindi non ne nomino nessuno per evitare possibili dimenticanze.

E per tutto il resto… ci darà una mano Leonardo, che con quel nome lì, di sicuro qualcosa si inventerà.”

SCA Italy all’horeca Expoforum di Torino tra competizioni ed eventi di formazione, 17-18/03

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La SCA Arena (immagine concessa)

TORINO – La Coffee Arena dell’horeca Expoforum diventa il punto di riferimento per tutti i professionisti del caffè. Dopo il successo a Tirreno CT, altri due giorni di competizioni organizzate da SCA Italy metteranno alla prova giovani baristi, offrendo loro un’occasione per dimostrare talento, tecnica e creatività.

Le competizioni in programma

Lunedì 17 marzo andrà in scena il Coffee Triathlon, la prima delle due competizioni dedicate a chi desidera entrare nel circuito dei campionati Italiani Baristi. I partecipanti dovranno confrontarsi su tre diverse preparazioni con lo stesso caffè: espresso, caffè filtrato e signature drink analcolico o alcolico, dimostrando competenza e conoscenza dei tre metodi di preparazione.

Il vincitore avrà non solo l’accesso diretto a una delle selezioni ufficiali SCA Italy Barista, ma anche il viaggio, vitto e alloggio. Inoltre, si aggiungeranno i premi speciali per Best espresso, Best filtro e Best signature drink. I vincitori per le migliori preparazioni di ciascuna categoria avranno accesso diretto alle selezioni Barista, Brewers Cup e Coffee in good spirits. Si tratta di un passo fondamentale verso le finali nazionali che si svolgeranno dal 16 al 20 gennaio 2026 a SIGEP.

Martedì 18 marzo sarà la volta del Latte Art ThrowDown, una gara 1vs1 per chi si vuole cimentare nella tecnica della latte art. La vincita della competizione permetterà di avere viaggio, vitto e alloggio per le selezioni ufficiali di Latte Art, mentre il secondo classificato conquisterà un posto senza passare dalle iscrizioni online.

Eventi e momenti formativi

A fare da cornice ci saranno i talk organizzati sui vari temi del mondo del caffè, momenti di cupping (assaggio dei caffè), una live di tostatura e il villaggio dei roasters che accoglierà i visitatori offrendo loro i caffè specialty preparati in espresso e filtro.

Programma dei talk

Lunedì 17 marzo:

  • 10:00-10:30 – Il Mondo della torrefazione: Costadoro – Federica Trombetta – Head of Marketing & Online Operations: Una B Corp con un unico grande obiettivo: diffondere la cultura del caffè
  • 10:40-11:00 – SCA Italy: Andrea Lattuada – Coordinatore Eventi: La Specialty Coffee Association: La Community dedicata allo sviluppo e promozione dell’industria del caffè.
  • 11:00-11:20 – La Macinatura – REMIDAG Angelo Ceola – Responsabile Vendite Italia: Macinare free style
  • 11:30-12:15 – Cupping: Assaggio di specialty coffee organizzato dal roaster village
  • 12:30-13:00 – La Filiera – Paolo Milani – Trainer: L’importanza della cura della materia prima di qualità durante ogni passaggio della filiera, fino al barista e al consumatore finale
  • 13:00-15:00 – Coffee Triathlon – Competizione
  • 15:00-15:30 – La Pulizia – Andrea Antonelli – Brand Ambassador Pulycaff: L’importanza della manutenzione delle attrezzature per l’espresso.
  • 16:30-17:30 – Coffee Mixology – Francesco Corona – FM Corona: Il caffè in miscelazione

Martedì 18 marzo:

  • 10:30-11:00 – L’acqua – Balugani – Carlo Ciccarone – Area Manager: L’importanza dell’acqua nel sistema caffè
  • 11:00-11:30 – La Macinatura – Fiorenzato – Matteo Don Giovanni – Area Manager Sud Italia: Eccellenza nella Macinatura per Filtro: Quando il Domestico incontra il Professionale
  • 11:30-12:00 – Cupping: Assaggio di specialty coffee organizzato dal roaster village
  • 12:00-12:30 – SCA Italy – Fabio Sipione – Coordinatore giudici: Dall’altra parte del banco: come, quando e perché diventare una SCA Judge
  • 12:30-13:00 – L’Espresso – La Tosteria – Andrea Guerra: La degustazione del caffè espresso
  • 13:00-13:30 – Cupping: André Guzmán e Alessio Simonetta: L’Ecuador, il lavoro nelle piantagioni – Assaggio di caffè
  • 13:30-14:00 – FM Corona – Francesco Corona: Il caffè in cucina: Coffee Cheese e Pasta
  • 14:00-15:30 – Latte Art Throw Down – Competizione
  • 15:30-16:00 – Il montaggio del latte: Centrale del latte di Torino – Giuseppe Musiu – Brand Ambassador: Cappuccino Lovers: tecnica e creatività per cappuccini perfetti
  • 16:30-17:30 – Coffee Mixology – Francesco Corona – FM Corona: Il caffè in miscelazione

Roasters Village

Sette torrefazioni animeranno le tre giornate di Horeca Expoforum: La Tosteria, Spazio caffè Firenze, FM corona, Pierre Coffee Roasters, Orso Laboratorio Caffè, Tresessanta Coffee Roaster, Tomassi Specialty Coffee.

“Con la SCA Arena a HORECA EXPOFORUM vogliamo portare a Torino un format dinamico e coinvolgente,” dichiara Andrea Lattuada, Coordinatore Eventi SCA Italy, “capace di avvicinare il grande pubblico e i professionisti al mondo del caffè di qualità. Le competizioni che proponiamo, come il Coffee Triathlon e il Latte Art Throw Down, non sono solo un momento di spettacolo, ma soprattutto un’occasione formativa per chi vuole crescere e mettersi in gioco nel settore specialty. Il nostro obiettivo è creare un luogo di incontro, scambio e ispirazione, in cui giovani baristi e torrefattori possano confrontarsi, imparare e far emergere il proprio talento.”

Aziende partner delle competizioni

Le competizioni sono realizzate grazie al supporto tecnico e alla collaborazione di aziende leader nel settore: La San Marco per le macchine da caffè espresso; Costadoro come caffè ufficiale delle gare; Centrale del Latte di Torino per la fornitura di latte vaccino; Oatly per la fornitura di bevande vegetali; Metallurgica Motta per le attrezzature professionali; Remidag per la fornitura di macinacaffè on demand per espresso; Fiorenzato con la linea All Ground e Pietro per la fornitura di macinacaffè per il filtro; Balugani per la fornitura del sistema di filtrazione dell’acqua; PULYCAFF Enjoy Your Espresso per i prodotti di pulizia professionale; Sweet Coffee Italia per gli impianti di tostatura.

L’evento si inserisce nel contesto dell’HORECA EXPOFORUM, appuntamento di riferimento per il settore dell’ospitalità e della ristorazione professionale, che ogni anno riunisce a Torino i principali attori del mondo del food & beverage.

La scheda sintetica di SCA Italy

SCA Italy, organizzatrice delle competizioni, è la divisione italiana della Specialty Coffee Association, un’organizzazione internazionale impegnata nella promozione del caffè di qualità attraverso formazione, ricerca e competizioni professionali. Con un ampio network di baristi, torrefattori e operatori del settore, SCA Italy lavora per elevare gli standard e diffondere la cultura del caffè. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

La Specialty Coffee Association rinnova il programma didattico sulla sostenibilità con i trainer Michele Cantarella e Angelo Sportelli

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Michele Cantarella (immagine concessa)
MILANO – Dal 17 marzo, il programma di sostenibilità della Specialty Coffee Association (SCA) si rinnova con Generation 2. Un cambiamento significativo che elimina i livelli Intermedio e Professional, introducendo tre nuovi moduli avanzati dopo il livello Foundation. Tra i trainer italiani già attivi nella formazione sulla sostenibilità, Michele Cantarella e Angelo Sportelli saranno protagonisti di questa nuova fase, offrendo il loro supporto e la loro esperienza per garantire una formazione completa ai professionisti del settore.

I nuovi moduli di sostenibilità

1.Climate and Coffee

Gli studenti approfondiranno il legame tra sostenibilità ambientale e settore caffeicolo, esplorando strategie per mitigare l’impronta di carbonio e adattarsi ai cambiamenti climatici.

2.Coffee Economics

Un’analisi del mercato del caffè, dei costi di produzione e della redditività delle aziende agricole, con un focus su modelli economici sostenibili e sul concetto di reddito dignitoso.

3.Compliance, Governance, Reporting

Approfondimento sulle normative in materia di sostenibilità, sul processo decisionale e sugli strumenti di reporting per le aziende che operano nel settore del caffè.

Le prime classi in Italia

Michele Cantarella e Angelo Sportelli, già trainer certificati della SCA per il modulo Sostenibilità, guideranno le prime sessioni online nelle seguenti date:
• 10-11 aprile → Climate and Coffee
• 6 e 9 maggio → Compliance, Governance, Reporting
• 10-11 giugno → Coffee Economics
Questo aggiornamento rappresenta un passo fondamentale per il settore, fornendo strumenti concreti per affrontare le sfide della sostenibilità e garantire un futuro più equo per l’intera filiera del caffè.

Le dichiarazioni dei trainer

Angelo Sportelli: “In un periodo di grande incertezza socio-economica, conoscere le dinamiche che regolano mercati e processi decisionali diventa fondamentale. Questi nuovi corsi SCA ci aiutano ad essere più consapevoli e a capire meglio queste dinamiche. Lo studio e la conoscenza sono il modo migliore per difendersi ed essere soggetti attivi nella filiera di riferimento, nel nostro caso quella del caffè.”
Il trainer Angelo Sportelli (immagine concessa)
Michele Cantarella: “La sostenibilità non è solo un concetto ambientale o economico, ma soprattutto umano. Dietro ogni chicco di caffè ci sono persone, storie e comunità che meritano rispetto e opportunità. Comprendere i meccanismi della sostenibilità ci permette di costruire un’industria più equa e resiliente, dove ogni attore della filiera possa crescere con dignità. Questi nuovi moduli non sono solo corsi, ma strumenti per creare un futuro in cui il valore umano sia al centro delle decisioni.”
Per maggiori informazioni basta contattare i trainer ai seguenti indirizzi: michele.cantarella@gmail.com e angelosportelli@studiorosi.org

Termometro Altroconsumo: per più di un terzo delle famiglie italiane resta molto difficile risparmiare, se non impossibile

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(dati: Altroconsumo)

MILANO – Dopo tre anni di peggioramento continuo, il Termometro Altroconsumo 2024 registra un lieve miglioramento della capacità di spesa delle famiglie italiane, anche se permangono alcune difficoltà, in particolare per quanto riguarda i costi da sostenere per abitazione e salute. Le aspettative per il 2025 tuttavia non sono positive e si segnalano i timori per un peggioramento all’orizzonte.

Questo il quadro emerso dall’indagine annuale che Altroconsumo– insieme alle Organizzazioni omologhe di Spagna, Belgio e Portogallo che fanno parte di Euroconsumers – ha svolto anche lo scorso anno su un campione di 2.699 cittadini, distribuiti come la popolazione italiana.

Il Termometro Altroconsumo

Indagine che, grazie ad un indice ad hoc, rileva il livello di difficoltà delle famiglie nell’affrontare le spese durante l’anno precedente, le differenze fra le aree geografiche e fra le tipologie di famiglia, e al contempo le aspettative per l’anno a venire.

Nel 2024 il Termometro Altroconsumo registra un miglioramento complessivo della capacità di sostenere le spese correnti nei 6 ambiti analizzati: abitazione, mobilità, salute, alimentazione, istruzione, cultura e tempo libero.

L’indice di quest’anno è pari, infatti, a 49 e fa segnare un +3,9 punti sul 2023, che riporta il valore ai livelli registrati nel 2020: tuttavia, l’aumento rivela delle differenze anche sensibili fra i diversi ambiti, aree geografiche e tipologie di famiglie.

Questo quadro in miglioramento trova riscontro nel fatto che diminuisce il numero delle famiglie sottoposte a forte pressione economica (dal 19% del 2023 al 16% del 2024), ovvero che hanno avuto difficoltà ad affrontare tutti i loro ambiti di spesa, e aumenta quello dei nuclei che non hanno avuto difficoltà economiche (29%, +3 punti percentuali rispetto al 2023).

Nonostante si segnalino dei miglioramenti, restano comunque ancora pochi margini per il risparmio: per più di 1/3 delle famiglie è stato molto difficile, se non impossibile, risparmiare nel corso del 2024 e in generale, il 70% delle famiglie ha avuto difficoltà a mettere da parte risparmi, mentre solo per il 10% è stato facile farlo.

In generale, nel 2024 la capacità delle famiglie italiane di affrontare le spese quotidiane sembra finalmente allinearsi ad un contesto nazionale che, nonostante il rallentamento della crescita economica, registra un miglioramento dell’occupazione e un rallentamento dell’inflazione.

Resta tuttavia motivo di preoccupazione la scarsa capacità di risparmio di una ampia parte della popolazione, a cui si contrappone una percentuale ristretta di famiglie che possono accumulare riserve economiche con facilità, un dato che sembra riflettere il continuo aumento della diseguaglianza economica nella società contemporanea.

Gli ambiti di spesa

Nel 2024, le spese per abitazione e salute si confermano quelle che generano più problemi: rispettivamente il 48% e il 45% delle famiglie hanno incontrato difficoltà nel sostenerle. Seguono le spese per cultura e tempo libero (40% ha avuto difficoltà a sostenerle), alimentazione e mobilità (38% per entrambe) e infine istruzione (25%).

Entrando nel dettaglio, le voci di spesa che nel 2024 hanno generato i maggiori problemi alle famiglie sono state: i costi legati all’automobile (il 57% è in difficoltà); le cure dentistiche (55%), le visite mediche (52%), viaggi e vacanze (51%) e bollette (46%).

In particolare, sono proprio le spese legate alla salute che risultano sempre più difficili da gestire, con un incremento delle famiglie in difficoltà sulle voci: cure dentistiche (+4 pp), occhiali e apparecchi acustici (+3 pp), assistenza psicologica (+2 pp).

Salute e abitazione sono ambiti che influenzano fortemente la qualità di vita delle persone e la difficoltà a far fronte alle spese per provvedervi mette a rischio la tenuta sociale e minaccia i diritti fondamentali dei cittadini.

In particolare, è chiaro come continui a pesare la situazione di criticità in cui versa il Sistema sanitario nazionale a partire dalla mancanza di un efficace intervento sulle liste di attesa per visite ed esami, un fenomeno che spinge gli italiani a fare sempre più ricorso al privato, con costi significativamente maggiori e alla portata di pochi. Secondo gli ultimi dati disponibili la spesa sanitaria privata nel 2023 ha raggiunto i 40,6 miliardi di euro e circa 4,5 milioni di persone hanno dovuto rinunciare a visite o esami diagnostici, di cui 2,5 milioni per motivi economici, con un incremento di quasi 600.000 persone rispetto al 2022[1].

Come mostrato da una recente indagine di Altroconsumo sulle liste d’attesa sanità, il 52% delle visiteil 36% degli esami vanno oltre i tempi massimi d’attesa, sfornando il tempo limite di circa 105 giorni. Inoltre, a causa dei lunghi tempi di attesa, nel 30% dei casi le persone sono ricorse ai privati, spendendo in media 138 euro. Questa cifra rappresenta solo una media, poiché sono state registrate spese massime che arrivano fino a 725 euro.

Confronto fra aree georafiche

Come è lecito aspettarsi in un Paese con forti diseguaglianze, la capacità di spesa delle famiglie non è omogenea su tutto il territorio nazionale e anche nel 2024 si conferma un indice del benessere in genere più alto al Settentrione rispetto al Meridione, con un valore pari a 50,1 nel Nord Ovest, 49,6 nel Nord Est, 49,0 nel Centro e 47,5 nel Sud e Isole. Rispetto all’anno precedente, tutte le aree fanno registrare un miglioramento, ma emerge in particolare la crescita del Centro +5,5 punti, seguita da quella del Nord-Est (+4,4).

Entrando poi nel dettaglio, il 2024 riserva però anche delle sorprese. L’indice, infatti, è superiore alla media per Trentino-Alto Adige (52,3), Lombardia (50,8), ma anche Liguria (50,4) e Sicilia (50,3). Le regioni in cui la capacità di sostenere le spese è, invece, inferiore alla media sono invece Abruzzo (44,8), Puglia (47,3) Sardegna (47,6) e Marche (47,9).

geografia italia
(dati: Altroconsumo)

Confronto per tipologia di famiglia

Si conferma anche quest’anno lo stretto legame tra il titolo di studio e il livello di benessere economico. Le famiglie in cui entrambi i partner hanno un titolo universitario mostrano una maggiore facilità nell’affrontare le spese (54,2) rispetto a quelle in cui solo uno (47,7) o nessuno dei due (44,4) è laureato.

Pesa anche la composizione del nucleo familiare: la situazione è più agevole per chi vive da solo (52,8), mentre all’aumentare dei componenti crescono le difficoltà e l’indice si riduce fino ad arrivare a 41,7 per i nuclei composti da 5 o più persone.

Il legame tra istruzione e benessere economico è una conferma costante nei dati raccolti. Tuttavia, il nostro Paese continua a registrare una percentuale di laureati nella fascia 25-34 anni inferiore alla media europea (30,6% contro il 43,1%)[2], segno di una persistente mancanza di una strategia di investimenti pubblici che non stanno beneficiando nemmeno dei fondi del Pnrr.

Le aspettative per il 2025

Per quanto riguarda le previsioni per il 2025, ancora una volta i segnali non sono positivi e le famiglie italiane continuano a guardare al futuro con timore e pessimismo. L’indice che riflette che le aspettative per l’anno prossimo è infatti in calo di 0,6 punti rispetto a quello registrato per l’anno trascorso (49,0), e si ferma a 48,4 punti. Un terzo degli intervistati (32%) ritiene che la propria famiglia avrà più difficoltà a sostenere le spese nel 2025, per la metà degli intervistati (50%) la situazione resterà invariata e solo il 18% prevede che sarà più facile. La situazione non migliora se si guarda alla capacità di risparmio, che resta in linea con l’anno scorso: il 39% prevede che sarà molto difficile se non impossibile per la propria famiglia mettere soldi da parte e, in generale, il 72% immagina che sarà difficile farlo.

Il confronto con gli altri Paesi

Nel confronto con gli altri Paesi europei che hanno partecipato all’indagine mostra che l’Italia con l’indice di 49 supera la Spagna (47,4) e guadagna una posizione portandosi al secondo posto dopo il Belgio, che si conferma primo con 55,2 punti. Chiudono la classifica le famiglie portoghesi con 46,2.

Il miglioramento della condizione delle famiglie è una dinamica che coinvolge tutti e quattro i Paesi, ma è proprio l’Italia a far registrare l’aumento più marcato (+3,9 punti). In questo scenario positivo emergono però due note dolenti.

Da un lato, anche quest’anno le spese sanitarie sono l’ambito in cui l’Italia si discosta maggiormente, in negativo, dagli altri paesi: la percentuale di famiglie italiane in difficoltà da questo punto di vista, infatti, è del 45% rispetto al 37% della Spagna, il 34% del Portogallo e il 24% del Belgio. Dall’altro lato, l’Italia detiene insieme alla Spagna la più alta percentuale di famiglie sottoposte a una forte pressione economica (16%), una dato che è nettamente minore in Portogallo (11%) e, soprattutto, in Belgio (8%).

Federico Cavallo, responsabile relazioni rsterne Altroconsumo: “Il Termometro di Altroconsumo 2024 ci restituisce l’immagine di un’Italia ancora in difficoltà. Se da un lato si intravede un miglioramento dell’indice rispetto all’anno scorso, dall’altro resta evidente il peso che le spese essenziali continuano ad avere sui bilanci familiari. Non è quindi un caso che le aspettative per il 2025 siano fosche. È allarmante innanzitutto che il 70% delle famiglie fatichi a risparmiare e che oltre un terzo non riesca proprio a farlo: senza risparmio, le famiglie non possono pianificare il futuro né affrontare imprevisti. Questo dato è il riflesso diretto di una perdita di potere d’acquisto che gli aumenti salariali non hanno compensato”.

Cavallo aggiunge: “A preoccupare è anche la crescente difficoltà nell’accesso alle cure sanitarie: il 45% delle famiglie italiane fatica a sostenere spese per cure dentistiche, occhiali, apparecchi acustici e assistenza psicologica. Un dato ben più alto rispetto agli altri Paesi europei analizzati (Belgio, Spagna, Portogallo parte del nostro network Euroconsumers) che dimostra quanto le inefficienze del nostro Sistema Sanitario Nazionale stiano pesando sulle tasche dei cittadini, costringendoli sempre più spesso a ricorrere alla sanità privata”.

In conclusione: “Non possiamo ignorare questi segnali. Servono risposte concrete da parte delle istituzioni nazionali ed europee per ridare stabilità economica alle famiglie e garantire un accesso equo ai servizi essenziali. È il momento di intervenire con misure strutturali per il rilancio, innanzitutto, del potere d’acquisto e una riforma seria della sanità pubblica.”

[1] Dati ISTAT-SHA 2023

[2] Istat, Livelli di istruzione e ritorni occupazionali – Anno 2023

Giandujotto di Torino: lette e approvate le linee guida del riconoscimento I.G.P. ma Lindt si oppone per tutelare il marchio Caffarel

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gianduiotti pernigotti lindt
Il prodotto simbolo della Pernigotti, il gianduiotto

Letto e approvato il documento per il prodotto dolciario torinese che dovrà essere realizzato con nocciole del Piemonte. La Lindt si opporrà, ma solo per garantire la tutela del marchio Caffarel. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Torino Oggi.

Verso il riconoscimento I.G.P. del Giandujotto di Torino

TORINO – A prisma triangolare con spigoli arrotondati, di colore uniforme marrone, marrone/rossiccio, lucido od opaco. Dall’odore intenso, dal sapore dolce intenso con leggero finale amaro, dall’aroma intenso e persistente con sensazioni di nocciola tostata, cacao, cioccolato e vaniglia. In bocca morbido, solubile e adesivo. Con astringenza molto scarsa.

E ancora. Realizzato con nocciola Piemonte I.G.P. tostata dal 30% al 45%. E pure dettagli sull’incarto e sui loghi caratteristici da utilizzare, sulle modalità di confezionamento e raffreddamento.

Si va verso il riconoscimento I.G.P. del Giandujotto di Torino. Un iter le cui linee guida sono state messe nero su bianco dai presenti martedì 11 marzo, data che segna un traguardo storico per la riconoscibilità di un prodotto che si intende preservare dalle imitazioni. C’erano i produttori, ma anche il mondo della politica che ha creduto in questo iter.

Come il presidente della Regione, Alberto Cirio, l’assessore al Commercio Paolo Chiavarino, la vice presidente di Anci Piemonte Sonia Cambursano. Ma anche imprenditori di successo, non solo del cioccolato, come il triestino Andrea Illy, il patron del caffè, ma anche Roberto Bava del consorzio di tutela del Vermouth, l’altro prodotto che ha l’indicazione geografica “Torino”, prima del marchio I.G.P.

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Cioccolato: ecco come renderlo sostenibile utilizzando l’intero frutto del cacao

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Le fave di cacao (Pixabay licensed)

Per cercare di risolvere il problema della sostenibilità, un gruppo di ricerca dell’ETH Zurich ha sviluppato una soluzione innovativa che potrebbe rivoluzionare la produzione di cioccolato: ovvero l’uso dell’intero frutto di cacao, non solo dei semi. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Matteo Polimeni per il portale Virgilio.

Perché il cioccolato non è sostenibile

MILANO – Il cioccolato, simbolo di piacere per molti, nasconde realtà complesse e poco conosciute, che minano la sostenibilità, sia dal punto di vista ecologico che sociale. La crescente domanda di cacao ha portato a un aumento dei prezzi e alla scarsità di materia prima, con impatti devastanti su coltivatori e foreste. Sebbene il settore stia cercando soluzioni, le sue problematiche richiedono un cambiamento radicale.

Negli ultimi anni, i prezzi del cacao sono aumentati vertiginosamente a causa di eventi climatici estremi e la rapida diffusione di malattie come la “black pod disease”: un fungo che infetta i baccelli, i cuscinetti floreali, i germogli vegetativi, i fusti e le radici degli alberi di cacao. La malattia ha ridotto di molto le rese nelle principali aree di produzione, come Costa d’Avorio e Ghana.

Di conseguenza si è verificata una diminuzione della disponibilità di cacao, con una riduzione globale della produzione pari al 14,2%, nella stagione 2023/2024. La situazione poi è aggravata dalle pratiche tutt’altro che etiche che riguardano la deforestazione e l’uso di manodopera minorile nelle coltivazioni. Le foreste tropicali, fondamentali per l’equilibrio ecologico e globale, stanno scomparendo a ritmi allarmanti, come testimoniano i 328mila ettari di foresta persi in Costa d’Avorio nel 2014.

Inoltre, i piccoli coltivatori sono spesso vittime di corruzione e sfruttamento, con pochi guadagni nonostante l’alto costo del cacao sui mercati internazionali.

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