Il maestro pasticciere Iginio Massari (foto Pasticceria Massari)
Il maestro pasticciere Iginio Massari, dopo le polemiche scaturite dalle chiacchiere firmate a 100 euro al chilo (ne abbiamo parlato qui), presenta l’offerta delle uova di Pasqua per il 2025. Il prezzo più alto è di 105 euro per l’opzione pralinata al cioccolato in tutte le sue versioni (fondente e nocciole, bianco e pistacchi, latte e nocciole). Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Fatto Quotiano.
Le uova di cioccolato di Iginio Massari
MILANO – “Non sono care ma costose“: aveva liquidato così la polemica sulle sue chiacchiere a 100 euro al chilo, Iginio Massari. E allora possiamo probabilmente definire “non care ma costose”, cintandolo, anche le sue uova di Pasqua. Ma cosa intendeva il noto pasticcere per “non care ma costose”? “Caro è un prodotto che non vale il prezzo. Costoso è qualcosa di eccellente che non tutti possono permettersi”.
E allora parliamo di costo che, nel caso delle uova, varia a seconda della dimensione: il prezzo più alto è 105 euro per l’uovo pralinato con nocciole (cioccolato fondente). Caro o costoso?
Naturalmente la popolare pasticceria vende anche colombe, a un prezzo intorno ai 45 euro. Ci sarà la stessa polemica che si è scatenata per le chiacchiere?
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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)
MILANO – Alcune testate di settore rivendicano il fatto che i più giovani si stanno lentamente disinteressando all’espresso e al consumo di caffè in generale. Tuttavia, il mondo della Generazione Z è sempre più di difficile interpretazione e non sempre le apparenze corrispondono alla realtà.
Il caffè su TikTok
Un esempio? La popolarità della pausa caffè a scuola in cui anche consumare un semplice macchiato diventa un trend.
Un video originariamente pubblicato sulla piattaforma TikTok ha raggiunto velocemente 500mila visualizzazioni con la descrizione: “Ormai i prof ci vedono più alle macchinette che in classe!”.
Nel post, tre ragazze ballano di fronte alla vending machine con un espresso macchiato sulle note dell’ultima canzone di Tommy Cash (ne abbiamo parlato qui).
Ciocoshaker di Cioccolato Gourmet (immagine concessa)
MILANO – Cioccolato Gourmet presenta Ciocoshaker e le serate si animano in un attimo. Le golose praline al cioccolato con l’irresistibile ripieno al Negroni, al Mojito a al Gin Tonic interpretano con creatività il mondo dei cocktail. Ancora una volta il marchio ideato dai fratelli Alberto e Tancredi Alemagna, che con T’a Milano hanno saputo reinterpretare la tradizione familiare dell’alta pasticceria milanese, porta un tocco di divertimento nell’esperienza di gusto.
Ciocoshaker: la nuova esperienza dedicata ai cocktail di Cioccolato Gourmet
Realizzate artigianalmente da esperti maître chocolatier le praline stupiscono fin dal primo morso per l’esplosivo mix di sapori: i ripieni inaspettati esaltano la qualità del cioccolato Grand Cru. Si gustano in compagnia dopo una serata conviviale oppure diventano una piccola concessione a fine giornata.
Come dei veri e propri cocktail da shakerare al momento le 18 praline Ciocoshaker sono proposte in tre diversi ripieni: le praline al cioccolato fondente con ripieno al gin tonic sono formulate con 3/10 di crema al cioccolato e 5/10 di cioccolato fondente arricchiti da 2/10 di Gin Beefeater, tonica e limone, quelle di cioccolato fondente con ripieno al Negroni hanno 3/10 di crema al cioccolato e 5/10 di cioccolato fondente che si combinano con 1/10 di Gin Beefeater e 1/10 di Campari Bitter, Carpano Rosso e arancia, gli ingredienti delle Praline di Cioccolato al latte con ripieno al Mojito sono, invece, 3/10 di crema al cioccolato e 4/10 di cioccolato al latte con l’aggiunta di 3/10 di Rum Havana Club, lime e menta.
Il logo di Coffee Culture disegnato con una striscia
GENOVA – Coffee Culture è il nuovo centro di formazione NKG Bero Italia inaugurato il 6 febbraio con un’offerta educativa vasta e completa che comprende ogni aspetto legato al caffè verde (ne abbiamo parlato qui). Il 26 febbraio è partito il primo corso Green Coffee Foundation, ideato come introduzione sulle origini del chicco, sulle specie botaniche e sulle pratiche di lavorazione post-raccolta.
Il 25 e il 26 marzo sono le date previste per il nuovo modulo del corso Green Coffee intermediate. Per saperne di più sulla formazione, abbiamo parlato con alcuni dei partecipanti del primo corso: Gloria Romoli, quarta generazione nonché proprietaria della torrefazione Romoli, Giacomo Minuto, uno dei soci titolari di minuto caffè, e Greta Falconi, coffee lover che ha mosso i primi passi nel mondo del chicco proprio grazie a Coffee Culture.
Gloria Romoli afferma: “Ho sempre desiderato ampliare la mia formazione nel campo del chicco. Ho partecipato con grande interesse al corso base e ho intenzione di completare il ciclo di apprendimento con i prossimi appuntamenti in programma. La formazione ha coperto il caffè verde sotto ogni aspetto: su come viene coltivato, trattato e tostato dalla piantagione fino al risultato finale in tazza”.
Il logo di Caffè Romoli
La torrefazione Romoli è una delle prime di Genova fondata nel 1924 da Ugo Romoli con l’avvio della sua attività di commerciante all’ingrosso in piazza Alimonda. Negli anni 50, dopo un periodo di espansione nel dopoguerra, vengono perfezionate le ricette originali e introdotti nuovi prodotti, ancora presenti nei negozi. Negli anni successivi viene inoltre ampliata l’offerta del caffè in monocoltura, che presenta trenta diverse qualità tra Arabica e Robusta, che si aggiungono alle undici miscele storiche dell’azienda.
Le miscele proposte derivano da monorigini tostate singolarmente ed assemblate in una seconda fase al fine di creare una maggiore omogeneità.
La torrefazione Romoli al completo. Da sinistra: Marco, Marina, Gloria e Roberto Romoli (immagine concessa)
Romoli continua: “La formazione in questo campo è fondamentale per riuscire a mantenere un livello qualitativo alto nel proprio lavoro e offrire un buon servizio alla clientela. Consiglio a chiunque lavori in questo mondo di partecipare ai corsi. Essere affiancati dalla coffee coach Deborah Righeschi ha davvero fatto la differenza: la sua competenza e passione sono state motivanti”.
Giacomo Minuto racconta la sua esperienza: “Nonostante la mia famiglia sia nel campo della torrefazione da più di un secolo è importante imparare da sé e arricchire le conoscenze pregresse con le proprie esperienze. La formazione non finisce mai ed è importante aggiornarsi in continuazione. Partecipare al corso è stato emozionante: ho avuto l’occasione di esplorare molti dettagli che non conoscevo, approfondendo il tema dello specialty. Deborah Righeschi è stata di grande disponibilità nell’espandere alcuni temi che abbiamo affrontato nel corso. Il risultato è stato perciò più che positivo”.
Il logo di minuto caffè
Minuto riflette: “Consiglierei alle associazioni di categoria maggiormente rappresentative del commercio di inserire un obbligo di partecipazione a questi corsi come parte del percorso SAB (l’abilitazione obbligatoria per somministrare alimenti e bevande) esattamente come i professionisti che devono accumulare ogni anno dei punti di aggiornamento professionale. In questo settore si dovrebbe dare più peso alla formazione e alla professionalità. Solo attraverso la comprensione del prodotto somministrato c’è una conseguente valorizzazione che passa anche al consumatore finale”.
La storia della torrefazione ha inizio con Michele Minuto che decise nel 1850 di aprire un emporio per il commercio di cereali, zucchero, olio di oliva, stoccafisso e coloniali a Savona. Nel 1929 la nuova generazione della famiglia investì nel caffè e comprà la torrefattrice olandese Van Gülpen dando vita a minuto caffè.
La torrefazione ha vinto nel tempo medaglie d’oro alla competizione International Coffee Tasting per le miscele Fior di Aroma 100% Arabica macinato, Espresso Love 100% Arabica in cialda carta filtro e Bar Gourmet Espresso 100% Arabica in grani, speciale selezione di caffè di piantagione per utilizzo professionale.
Greta Falconi, coffee lover, racconta la sua storia e il suo primo approccio nell’universo del chicco: “La passione per il caffè è nata molto lentamente nell’ultimo anno. Il caso ha voluto che mi imbattessi in un volantino di Coffee Culture. Si è rivela un’esperienza stupenda. Ho scoperto un mondo affascinante che vorrei approfondire. Molti consumatori finali ignorano svariati aspetti del prodotto finito che si consuma: vedere tutto ciò che si cela dietro all’apparenza è davvero suggestivo, dalla produzione all’estrazione. Ogni informazione è una tessera che va a comporre un bellissimo mosaico”.
Il percorso di degustazione (immagine concessa)
Falconi aggiunge: “Il corso è organizzato molto bene ed è curato nei minimi dettagli, dalla preparazione della docente Debora all’organizzazione dell’aula di formazione. Questo è stato il mio primo passo ma ho intenzione di continuare il percorso di formazione anche da autodidatta. In particolare, mi affascina la parte della qualità. Nella degustazione, ho avuto modo di esplorare le mie capacità sensoriali. La parte legata al tasting mi ha particolarmente colpito e miro ad affinare sempre di più la mia abilità”.
Matteo Borea, consulente strategico e innovatore nel settore del caffè,
coproprietario della storica torrefazione La Genovese di Albenga (Savona) e autore del blog matteoborea.it, punto di riferimento per imprenditori del chicco, parla dell’importanza per un’azienda di investire nella fiducia di clienti e dipendenti, dimostrando che il valore offerto va oltre il prezzo di listino. Leggiamo di seguito l’opinione dell’esperto.
L’importanza della fiducia
di Matteo Borea
MILANO – “Ogni crisi economica è un test. Un esame che separa le aziende destinate a resistere da quelle che verranno spazzate via. Nel settore del caffè, questa selezione naturale sta avvenendo proprio ora. Certo, i prezzi sono recentemente scesi rispetto ai picchi massimi, ma sono ancora significativamente alti e abbassare la guardia ora potrebbe essere un errore costoso.
NY Arabica Coffee Futures – Grafico annuale con intervallo di tempo settimanale – source investing.comLondon Robusta Coffee Futures – Grafico annuale con intervallo di tempo settimanale – source investing.com (dati concessi)
I margini si sono assottigliati, i consumatori sono diventati più attenti al prezzo e la concorrenza, sempre più aggressiva, gioca sporco pur di strappare qualche cliente in più.
Di fronte a tutto questo, la reazione più istintiva sarebbe quella di stringere i denti e difendersi come si può: abbassare i costi, ritoccare la qualità, inseguire il prezzo più basso.
Ma il problema è che questa strategia funziona solo nel brevissimo periodo. Anzi, spesso accelera il declino. Perché ciò che sta veramente venendo meno nel mercato non è solo la stabilità economica, ma qualcosa di ancora più fondamentale: la fiducia.
Quando l’incertezza cresce, le aziende iniziano a comportarsi in modo diverso. I fornitori riducono il servizio per tagliare i costi. I clienti diventano più esigenti, più sospettosi. I dipendenti si chiudono, smettono di proporre idee, iniziano a lavorare con il freno a mano tirato”.
Il risultato? Le relazioni si indeboliscono, il valore percepito diminuisce e il mercato, che già vive di scelte impulsive, diventa ancora più spietato.
Borea aggiunge: “È in questi momenti che si vede la vera natura di un’azienda. Alcune si chiudono a riccio, trattano clienti e collaboratori come numeri e si condannano, senza nemmeno accorgersene, a un lento declino.
Altre, invece, fanno una scelta diversa: investono nella fiducia. Non in modo astratto, con belle parole, ma con azioni concrete che dimostrano ai clienti, ai fornitori e ai dipendenti che sono qui per restare, che il valore che offrono va oltre il prezzo di listino e che la qualità della relazione conta più del margine di profitto immediato”.
Matteo Borea: la fiducia come vantaggio competitivo
“Chi oggi punta solo sul prezzo rischia di entrare in una spirale pericolosa. Perché ci sarà sempre qualcuno disposto a scendere più in basso. Inseguire il ribasso senza costruire valore significa trasformarsi in una commodity, facilmente sostituibile. E nel momento in cui il mercato cambia di nuovo, questi modelli non reggono più.
Al contrario, chi investe nella fiducia può trasformare la crisi in un vantaggio competitivo. E questa fiducia non riguarda solo il rapporto con i clienti, ma anche quello con i collaboratori.
Perché un’azienda che non ispira sicurezza al proprio team difficilmente riuscirà a trasmetterla all’esterno.
Non tutti i clienti sono uguali. Alcuni cercano solo il prezzo più basso e non esiteranno a cambiare fornitore alla prima occasione. Altri, invece, comprendono che il vero valore non sta nel centesimo risparmiato oggi, ma nella solidità di un rapporto costruito nel tempo.
Sono questi i clienti su cui vale la pena investire. Un rapporto che si basa solo sul prezzo è destinato a essere fragile. Meglio concentrarsi su collaborazioni autentiche, su relazioni fondate sulla fiducia reciproca.
Il mercato premia le aziende coerenti, quelle che non tradiscono i propri valori nemmeno nei momenti più difficili.
È facile fare promesse quando tutto va bene, ma è nelle crisi che si vede chi davvero mantiene gli impegni presi.
E poi c’è la customer experience. La qualità non può diventare una variabile da sacrificare nei momenti difficili. Chi oggi continua a offrire un servizio eccellente, anche sotto pressione, avrà clienti che restano.
Un consumatore può accettare un aumento di prezzo, ma non accetterà mai di essere trattato con superficialità. Ciò che lo lega davvero a un’azienda è il modo in cui si sente trattato, non solo il prezzo che paga.
Ma la fiducia che rende un’azienda forte non si costruisce solo all’esterno. Un brand può anche avere clienti fedeli, ma se il suo team è demotivato, insicuro e poco coinvolto, il sistema crolla comunque.
Un’azienda che affronta una crisi senza coinvolgere il proprio team nelle decisioni sta facendo un errore enorme. Quando le persone percepiscono incertezza, iniziano a proteggersi, a limitare gli sforzi, a fare solo il minimo indispensabile.
Non è perché non vogliono impegnarsi, ma perché l’azienda stessa non trasmette più un futuro chiaro.
I leader che costruiscono fiducia fanno una cosa diversa: parlano apertamente con il team, spiegano la situazione, danno un senso di direzione.
Creano un ambiente in cui le persone non hanno paura di proporre idee, di innovare, di rischiare. Un ambiente in cui il valore del singolo è riconosciuto e la collaborazione non è un obbligo, ma una naturale conseguenza di una cultura aziendale sana.
Se il team si fida dell’azienda, lavorerà con più determinazione, sarà più flessibile e disposto ad affrontare le difficoltà con un atteggiamento positivo. Se invece si sente abbandonato o trascurato, l’energia cala, la produttività si abbassa e la qualità del servizio ne risente.
E tutto questo, alla fine, arriva dritto ai clienti. Ecco perché chi oggi investe nella fiducia – con i clienti e con il proprio team – non sta solo proteggendo il proprio business. Sta ponendo le basi per essere più forte domani, quando la crisi sarà passata e la selezione naturale avrà fatto il suo corso.
Borea conclude: “Alla fine, la giusta domanda da porsi è la seguente: sono il tipo di leader o azienda di cui i clienti e i collaboratori possono fidarsi senza esitazione? Se anche solo il minimo dubbio che la risposta non sia “SI”, forse è arrivato il momento di cambiare qualcosa sia come persona che come azienda”.
MILANO – Export brasiliano in calo per il terzo mese consecutivo: secondo i dati diffusi da Cecafé nella serata di ieri, giovedì 13 marzo 2025, il Brasile ha esportato, a febbraio, 3.273.877 sacchi di caffè in tutte le forme, pari a un calo del 10,4% rispetto allo stesso mese di un anno fa. A dispetto dei minori volumi, il fatturato è cresciuto del 55,5% sfiorando gli 1,2 miliardi di dollari.
Le esportazioni di verde sono in calo dell’11,7%, a 2.996.010 sacchi.
Contenuto il calo degli arabica (-2%), il cui export si attesta a 2.769.883 sacchi. In caduta libera i robusta (-60,1%), con appena 226.127 sacchi.
(fonte: Cecafé)
In ripresa invece (+6,8%), le vendite all’estero di caffè trasformato, che ammontano a 277.867 sacchi.
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La XXXI coppa torrefattori di golf (immagine concessa)
BOLOGNA – Rudi Albert, titolare della Alkaff, ospita tutti gli appassionati di golf appartenenti al settore, alla cena e alla gara di golf. Il Torneo si terrà a Bologna presso il Golf Club Bolognanella giornata del 16 maggio. Il giovedì 15 maggio sarà possibile effettuare la prova del campo e in serata, a partire dalle ore 20.00, prendere parte alla cena presso il ristorante “Al Pappagallo” all’interno della Club House dello stesso Circolo. Per gli accompagnatori che non giocheranno è stato organizzato nella giornata del torneo un Tour guidato della città di Bologna.
Per informazioni e richiesta di partecipazione contattare la Alkaff tramite l’indirizzo email dedicato: coppatorrefattori@alkaff.it.
Per visionare il programma completo basta cliccare qui.
Il logo della Alkaff
Era il 1920 quando Alfred Albert, trasferitosi dalla Germania in Sicilia, iniziava a commercializzare il caffè crudo.
Da allora il caffè è diventato una passione di famiglia, trasformando l’azienda in un vero e proprio punto di riferimento per esperienza e competenze.
Alkaff fornisce soluzioni personalizzate per i clienti, mettendo al centro della propria “mission” le esigenze delle torrefazioni. Questo ha portato l’azienda a diventare, nel settore del caffè sdoganato, un partner affidabile con cui condividere obiettivi di crescita.
“La selezione attenta delle qualità di caffè verde non rappresenta che l’inizio del nostro lavoro – spiega il socio unico dell’azienda Dottor Rodolfo Albert, meglio conosciuto con il diminutivo di Rudi, come a lui piace essere chiamato -. Tale lavoro prosegue con il confronto costante con i clienti per raccoglierne i feedback e migliorare il servizio, consolidando il rapporto di fiducia”.
TRIESTE – Dopo averlo preannunciato al SIGEP di Rimini, è stato organizzato l’evento “Caffè senza confini: dalle origini al Porto di Trieste”, progettato e curato da Imperator S.r.l., azienda leader nell’importazione di caffè crudo. Una giornata dedicata alla scoperta del mondo del caffè, dalla sua origine fino alla torrefazione, con un focus speciale sulle trasformazioni che influenzano aroma e gusto, rendendolo un ingrediente d’eccellenza in cucina e pasticceria.
L’evento di Imperator ha preso il via con la visita al Porto di Trieste e la visita al Magazzino 57 di Donelli Group, luogo simbolo della lunga tradizione commerciale del caffè nella città. Dopo un light lunch, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di assistere alla torrefazione di un piccolo lotto di caffè presso la Bloom Coffee School, per comprendere da vicino i processi che ne determinano il profilo aromatico.
L’evento formativo organizzato e curato da Imperator
Un momento clou della giornata è stato il laboratorio sensoriale, durante il quale esperti del settore, chef e pasticceri hanno esplorato come il gusto del caffè cambia nel tempo e in che modo influisce sulle preparazioni gastronomiche. Il pomeriggio è stato dedicato all’approfondimento della materia prima e alla sua trasformazione da prodotto agricolo a ingrediente d’eccellenza:
La materia prima dall’origine
Dalla pianta al frutto e dal frutto al seme
Approfondimento sui diversi metodi di lavorazione: naturale, lavato, honey
Analisi visiva di caffè crudo per percepirne le differenze
Metodi di estrazione a confronto
Workshop sulle preparazioni di caffè filtro con vari metodi:
Infusione
Percolazione
Analisi sensoriale e confronto tra le estrazioni
L’evento ha visto la partecipazione di illustri professionisti del settore, tra cui Martino Maino che sarà attivo nel nuovo team di Metullio – De Pra al Harri’s Piccolo, i giornalisti Marco Colognese e Luca Roncadin e rinomati pasticceri e chef come Federico de Luca, Piero Zerbin, Karolina e Andraž Repar, e Uroš Fakuč dello stellato Dam.
Franco Bazzara, presidente della torrefazione (immagine concessa)
TRIESTE – “Il caffè non tradisce mai: se semini 10, raccogli 100.” Con il suo amato toscano tra le dita, sul balcone del suo ufficio che si affaccia su Viale XX Settembre, vivace arteria nel cuore di Trieste, Franco Bazzara ripercorre in sintesi i suoi cinquant’anni nel mondo del caffè, riflettendo sul cammino fatto e sulle sfide che ancora lo attendono.
Un tuffo nel passato proprio nei giorni in cui il futuro bussa alla porta, con la nascita del nipote Leonardo, che segna l’inizio della quarta generazione dei Bazzara.
Bazzara, cos’è successo in questi 50 anni?
“Tante cose… era il 1975, avevo 15 anni. Da quel momento, con una media di dieci tazzine al giorno, credo di aver buttato giù quasi 200.000 cafffè… A parte gli scherzi, al tempo mi sono affacciato a un mondo che tutt’ora considero molto entusiasmante, ma mai facile, specie all’inizio, quando io e mio fratello Mauro abbiamo dovuto affrontare tante sfide per arrivare oggi, a dirigere un’azienda che, seppur piccola, porta con orgoglio un’eccellenza italiana come il caffè in decine e decine di paesi al mondo.
Un prodotto di qualità e cultura tutta italiana, accompagnato da quel cognome che collega mio padre, Dionisio, a mio nipote Leonardo (figlio di Andrea), nato proprio in questi giorni.
Papà Dionisio, con quel nome da dio del vino, tradito da una passione più forte per il caffè, ci ha regalato un mantra, ancora oggi manifesto della nostra azienda: “Come con arte va preparato, con arte va degustato”.
Era un tipo tosto, che a volte andava a sorpresa dai nostri clienti. Si faceva preparare un espresso e, da perfezionista, se qualcosa non andava bene, esclamava: “Questo caffè fa schifo!” Poi, con un ghigno, estraeva il suo documento e diceva al barista: “Sono io questo caffè”, rifiutandosi di pagare… e poi toccava a noi saldare il conto.
Con questo piccolo aneddoto penso di aver trasmesso il senso di responsabilità che noi Bazzara ci sentiamo addosso nel trattare questo elisir meraviglioso che è il caffè.
La fortuna poi di essere nato in una delle capitali di questa bevanda, Trieste, la città di Vinko Sandalj, Ernesto Illy, Primo Rovis, Alberto Hesse e tanti altri, ha sicuramente fatto il resto”.
50 anni dedicati anche alla condivisione e al “fare rete”?
“Da Bazzara abbiamo sempre messo al primo posto l’importanza di fare rete, di condividere competenze ed esperienze con tutti gli attori della filiera del caffè. Proprio per questo motivo ci impegniamo a organizzare eventi come il Trieste Coffee Experts, che a dicembre arriverà all’ottava edizione, ci dedichiamo alla formazione con la nostra Academy e alla stesura di libri, strumenti capaci di trasmettere la diffusione della cultura del caffè di alta qualità, da sempre una delle nostre più importanti battaglie, supportata dai Grandi nomi del caffè italiano.
Non solo: abbiamo creato il premio “Il personaggio del Caffè dell’anno” che consegniamo alle personalità meritevoli di questo settore, che spesso non godono della visibilità che meriterebbero”.
In questi 50 anni è cambiato il rapporto con i consumatori?
“Sicuramente. In questi 50 anni abbiamo anche vissuto tutte le ondate del caffè, le cosiddette Waves, che hanno cambiato il volto dell’intero settore.
Sono cambiate le produzioni, le lavorazioni, i metodi di estrazione. Si è innovato, è nata la Specialty Coffee Association… Insomma, sono successe un sacco di cose, e tante ne succederanno.
Noi abbiamo sempre messo al primo posto la ricerca dell’eccellenza, ma oggi, in un periodo in cui il settore subisce piogge di critiche e attacchi -spesso interni-, mi sento ancora più responsabilizzato a difendere anche le tante identità del caffè: le anime che caratterizzano le diverse abitudini di consumo che rendono unico il nostro Paese.
Se vado a Napoli, vivo la cultura del caffè napoletano, la sua gente, i suoi profumi e colori. Vale lo stesso se vado in Sicilia, in Piemonte o in Veneto: è fondamentale apprezzare la diversità e riconoscerne il valore identitario, senza per forza giudicarla.
Siamo stati noi italiani ad ammaliare il signore di Starbucks, Howard Schultz, che si innamorò dei colori, dei rumori e dei profumi della caffetteria italiana entrando in un bar a Milano. Questo bisogna ricordarlo.
Motivazioni che ci spingono a intensificare il nostro lavoro, insieme al Conte Giorgio Caballini e ad altri, per insignire il caffè italiano del riconoscimento di patrimonio immateriale dell’UNESCO”.
Bazzara, cosa succederà nei prossimi 50 anni?
“Temo sarà dura lotta esserci… ma di fronte a me ho già due generazioni che saranno sicuramente più capaci di interpretare il mondo contemporaneo in cui viviamo. Non bisogna mai avere paura di niente, men che meno delle difficoltà, perché sono convinto che questo mondo nasconda ancora grandi prospettive, specie in Italia, dove il mito infinito dell’Italian lifestyle si sposa con una innovazione che basa le sue solide fondamenta su un artigianato di assoluta eccellenza e tradizione.
Approfitto di questa occasione per mandare un abbraccio agli infiniti amici che il mondo del caffè mi ha regalato, sono davvero tanti e quindi non ne nomino nessuno per evitare possibili dimenticanze.
E per tutto il resto… ci darà una mano Leonardo, che con quel nome lì, di sicuro qualcosa si inventerà.”
TORINO – La Coffee Arena dell’horeca Expoforumdiventa il punto di riferimento per tutti i professionisti del caffè. Dopo il successo a Tirreno CT, altri due giorni di competizioni organizzate da SCA Italy metteranno alla prova giovani baristi, offrendo loro un’occasione per dimostrare talento, tecnica e creatività.
Le competizioni in programma
Lunedì 17 marzo andrà in scena il Coffee Triathlon, la prima delle due competizioni dedicate a chi desidera entrare nel circuito dei campionati Italiani Baristi. I partecipanti dovranno confrontarsi su tre diverse preparazioni con lo stesso caffè: espresso, caffè filtrato e signature drink analcolico o alcolico, dimostrando competenza e conoscenza dei tre metodi di preparazione.
Il vincitore avrà non solo l’accesso diretto a una delle selezioni ufficiali SCA Italy Barista, ma anche il viaggio, vitto e alloggio. Inoltre, si aggiungeranno i premi speciali per Best espresso, Best filtro e Best signature drink. I vincitori per le migliori preparazioni di ciascuna categoria avranno accesso diretto alle selezioni Barista, Brewers Cup e Coffee in good spirits. Si tratta di un passo fondamentale verso le finali nazionali che si svolgeranno dal 16 al 20 gennaio 2026 a SIGEP.
Martedì 18 marzo sarà la volta del Latte Art ThrowDown, una gara 1vs1 per chi si vuole cimentare nella tecnica della latte art. La vincita della competizione permetterà di avere viaggio, vitto e alloggio per le selezioni ufficiali di Latte Art, mentre il secondo classificato conquisterà un posto senza passare dalle iscrizioni online.
Eventi e momenti formativi
A fare da cornice ci saranno i talk organizzati sui vari temi del mondo del caffè, momenti di cupping (assaggio dei caffè), una live di tostatura e il villaggio dei roasters che accoglierà i visitatori offrendo loro i caffè specialty preparati in espresso e filtro.
Programma dei talk
Lunedì 17 marzo:
10:00-10:30 – Il Mondo della torrefazione: Costadoro – Federica Trombetta – Head of Marketing & Online Operations: Una B Corp con un unico grande obiettivo: diffondere la cultura del caffè
10:40-11:00 – SCA Italy: Andrea Lattuada – Coordinatore Eventi: La Specialty Coffee Association: La Community dedicata allo sviluppo e promozione dell’industria del caffè.
11:30-12:15 – Cupping: Assaggio di specialty coffee organizzato dal roaster village
12:30-13:00 – La Filiera – Paolo Milani – Trainer: L’importanza della cura della materia prima di qualità durante ogni passaggio della filiera, fino al barista e al consumatore finale
13:00-15:00 – Coffee Triathlon – Competizione
15:00-15:30 – La Pulizia – Andrea Antonelli – Brand Ambassador Pulycaff: L’importanza della manutenzione delle attrezzature per l’espresso.
16:30-17:30 – Coffee Mixology – Francesco Corona – FM Corona: Il caffè in miscelazione
Martedì 18 marzo:
10:30-11:00 – L’acqua – Balugani – Carlo Ciccarone – Area Manager: L’importanza dell’acqua nel sistema caffè
11:00-11:30 – La Macinatura – Fiorenzato – Matteo Don Giovanni – Area Manager Sud Italia: Eccellenza nella Macinatura per Filtro: Quando il Domestico incontra il Professionale
11:30-12:00 – Cupping: Assaggio di specialty coffee organizzato dal roaster village
12:00-12:30 – SCA Italy – Fabio Sipione – Coordinatore giudici: Dall’altra parte del banco: come, quando e perché diventare una SCA Judge
12:30-13:00 – L’Espresso – La Tosteria – Andrea Guerra: La degustazione del caffè espresso
13:00-13:30 – Cupping: André Guzmán e Alessio Simonetta: L’Ecuador, il lavoro nelle piantagioni – Assaggio di caffè
13:30-14:00 – FM Corona – Francesco Corona: Il caffè in cucina: Coffee Cheese e Pasta
14:00-15:30 – Latte Art Throw Down – Competizione
15:30-16:00 – Il montaggio del latte: Centrale del latte di Torino – Giuseppe Musiu – Brand Ambassador: Cappuccino Lovers: tecnica e creatività per cappuccini perfetti
16:30-17:30 – Coffee Mixology – Francesco Corona – FM Corona: Il caffè in miscelazione
Roasters Village
Sette torrefazioni animeranno le tre giornate di Horeca Expoforum: La Tosteria, Spazio caffè Firenze, FM corona, Pierre Coffee Roasters, Orso Laboratorio Caffè, Tresessanta Coffee Roaster, Tomassi Specialty Coffee.
“Con la SCA Arena a HORECA EXPOFORUM vogliamo portare a Torino un format dinamico e coinvolgente,” dichiara Andrea Lattuada, Coordinatore Eventi SCA Italy, “capace di avvicinare il grande pubblico e i professionisti al mondo del caffè di qualità. Le competizioni che proponiamo, come il Coffee Triathlon e il Latte Art Throw Down, non sono solo un momento di spettacolo, ma soprattutto un’occasione formativa per chi vuole crescere e mettersi in gioco nel settore specialty. Il nostro obiettivo è creare un luogo di incontro, scambio e ispirazione, in cui giovani baristi e torrefattori possano confrontarsi, imparare e far emergere il proprio talento.”
Aziende partner delle competizioni
Le competizioni sono realizzate grazie al supporto tecnico e alla collaborazione di aziende leader nel settore: La San Marco per le macchine da caffè espresso; Costadoro come caffè ufficiale delle gare; Centrale del Latte di Torino per la fornitura di latte vaccino; Oatly per la fornitura di bevande vegetali; Metallurgica Motta per le attrezzature professionali; Remidag per la fornitura di macinacaffè on demand per espresso; Fiorenzato con la linea All Ground e Pietro per la fornitura di macinacaffè per il filtro; Balugani per la fornitura del sistema di filtrazione dell’acqua; PULYCAFF Enjoy Your Espresso per i prodotti di pulizia professionale; Sweet Coffee Italia per gli impianti di tostatura.
L’evento si inserisce nel contesto dell’HORECA EXPOFORUM, appuntamento di riferimento per il settore dell’ospitalità e della ristorazione professionale, che ogni anno riunisce a Torino i principali attori del mondo del food & beverage.
La scheda sintetica di SCA Italy
SCA Italy, organizzatrice delle competizioni, è la divisione italiana della Specialty Coffee Association, un’organizzazione internazionale impegnata nella promozione del caffè di qualità attraverso formazione, ricerca e competizioni professionali. Con un ampio network di baristi, torrefattori e operatori del settore, SCA Italy lavora per elevare gli standard e diffondere la cultura del caffè. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.
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