lunedì 10 Novembre 2025
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Simonelli Group riapre lo storico stabilimento a Belforte Del Chienti

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simonelli group
L'inaugurazione (immagine concessa)

BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Dopo quasi dieci anni dalla chiusura dovuta agli effetti del sisma del 2016, Simonelli Group annuncia la riapertura ufficiale dello storico stabilimento produttivo di Via Madonna D’Antegiano a Belforte del Chienti, completamente rinnovato, ampliato e pronto a tornare protagonista.

Un ritorno alle origini, uno sguardo al futuro.

Il sito di Belforte del Chienti rappresenta molto più di un semplice stabilimento: è il luogo dove Simonelli Group ha mosso i suoi primi passi, costruendo, nel corso degli anni, un legame profondo e autentico con il territorio, la comunità locale e le persone che hanno contribuito al suo sviluppo.

Con la riapertura di questo stabilimento, l’azienda conferma il suo ruolo di motore per il territorio, valorizzando la produzione locale come parte integrante di una strategia di crescita internazionale.

Il progetto di ristrutturazione ha riguardato in modo significativo sia gli spazi produttivi che quelli direzionali, con l’obiettivo di conciliare tradizione e innovazione. Lo stabilimento è stato ripensato secondo criteri di efficienza, sostenibilità ambientale e qualità del lavoro, diventando un simbolo concreto della visione strategica del Gruppo: radici solide e spirito innovativo per affrontare le sfide del mercato globale.

Un evento di respiro internazionale

Per celebrare questo importante traguardo, Simonelli Group organizza un evento inaugurale giovedì 29 maggio, a partire dalle ore 17:30, presso il sito produttivo di Via Madonna d’Antegiano, 6.

L’appuntamento vedrà la partecipazione di ospiti di rilievo internazionale, tra cui l’economista svizzero Stéphane Garelli -per 13 anni Direttore del World Economic Forum, esperto mondiale in competitività e docente presso IMD di Losanna- oltre a rappresentanti delle istituzioni e imprenditori del territorio.

Sarà un’occasione unica per riflettere insieme sul futuro dell’impresa, sul valore dell’industria locale e sull’importanza dell’innovazione in un contesto sempre più interconnesso. Il programma prevede momenti istituzionali, testimonianze aziendali, approfondimenti economici e culturali, oltre a momenti conviviali pensati per coinvolgere l’intera comunità.

Con questa inaugurazione, Simonelli Group non solo riapre uno stabilimento, ma rilancia una visione, riaffermando con forza il proprio ruolo di azienda globale con il cuore ben saldo nel territorio marchigiano.

I pagamenti digitali superano il contante in Italia: nel 2024, 481 miliardi scambiati cashless, +8,5%

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pos cashless

MILANO – Per la prima volta in Italia i pagamenti digitali superano il contante in termini di valore transato. Nel 2024, infatti, il 43% dei consumi è stato regolato con strumenti elettronici, mentre l’uso del contante si è fermato al 41%, con la restante parte pagata tramite bonifici, addebiti in conto corrente e assegni.

Tra le modalità più utilizzate, si confermano in forte espansione i pagamenti contactless, che rappresentano quasi il 90% delle transazioni elettroniche in negozio, con un transato di 291 miliardi di euro (+19%).

Sono alcuni risultati emersi dalla ricerca dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano* e presentata oggi durante il convegno “Innovative Payments: operazione sorpasso”.

Uno degli oltre 50 differenti filoni di ricerca degli Osservatori Digital Innovation della POLIMI School of Management (www.osservatori.net) che affrontano tutti i temi chiave dell’Innovazione Digitale nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione.

I pagamenti digitali in Italia: il sorpasso sul contante è realtà

(dati: osservatori.net)

Nel 2024, il valore dei pagamenti digitali in Italia ha raggiunto i 481 miliardi di euro, segnando una crescita dell’8,5% rispetto all’anno precedente.

“Per la prima volta, il digitale diventa il metodo di pagamento più utilizzato dai consumatori italiani, rappresentando il 43% del totale dei consumi, mentre il contante scende al 41%” dichiara Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments “Questo risultato è frutto di un percorso di tanti anni, che ha portato a cambiamenti importanti anche nell’approccio dei commercianti. Se è vero, infatti, che storicamente gli esercenti, soprattutto quelli piccoli, sono sempre stati abbastanza ostili al mondo dei pagamenti elettronici, è altrettanto evidente che qualche cosa è cambiata negli ultimi anni e che anche gli esercenti hanno compreso l’importanza dei pagamenti digitali. Il 53,5% dei piccoli esercenti ha dichiarato di preferire le carte rispetto ad altri strumenti di pagamento”

Una componente chiave per questo sorpasso è stata quella dei pagamenti in negozio, trainati dal contactless, che nel 2024 ha raggiunto un transato di 291 miliardi di euro (+19%). Oggi, quasi 9 pagamenti su 10 effettuati con carta in negozio avvengono in modalità contactless, confermando la crescente familiarità degli italiani con queste soluzioni.

“Nel 2024 la crescita più marcata è stata registrata dalle soluzioni di pagamento innovative (da smartphone e da wearable), che hanno raggiunto un transato complessivo (online e offline) di 56,7 miliardi di euro, in aumento del 53% rispetto all’anno precedente” dichiara Valeria Portale, Direttrice dell’Osservatorio Innovative Payments “Gli smartphone e i digital wallet giocano un ruolo sempre più centrale, non solo per i pagamenti, ma anche per la gestione di documenti di identità e credenziali di pagamento. L’utilizzo dei dispositivi wearable, come smartwatch, anelli e portachiavi, è in forte espansione: nel 2024, il transato con questi strumenti ha raggiunto un valore di 2,5 miliardi di euro, in crescita del 57% rispetto al 2023”.

Parallelamente, crescono anche i pagamenti effettuati direttamente dai veicoli (in-car payments), con soluzioni già consolidate a cui si affacciano nuove proposte, che potrebbero presto debuttare sul mercato italiano. Il settore automotive e le Big Tech stanno investendo fortemente nell’integrazione di sistemi di pagamento all’interno delle auto, con l’obiettivo di semplificare operazioni come il rifornimento e il parcheggio.

Il Buy Now Pay Later accelera: 6,8 miliardi di euro di transato in Italia

Il fenomeno del Buy Now Pay Later (BNPL) continua la sua espansione, consolidandosi come una delle soluzioni di pagamento più utilizzate dai consumatori italiani. “Nel 2024 ha raggiunto i 6,8 miliardi di euro, segnando una crescita del 46% rispetto al 2023” dichiara Matteo Risi, Ricercatore Senior dell’Osservatorio Innovative Payments “Questa modalità, che continua ad attrarre nuovi utenti grazie alla possibilità di dilazionare i pagamenti senza interessi, è particolarmente diffusa per gli acquisti online, che rappresentano il 77% del totale transato BNPL, attestandosi all’8,9% del mercato eCommerce italiano.”

Pagamenti digitali: cambia il mondo dell’accettazione per gli esercenti

Nel 2024, il valore totale incassato dai punti vendita fisici tramite strumenti di pagamento digitali ha raggiunto i 385 miliardi di euro, in crescita del 7% rispetto al 2023. Tra questi, 43 miliardi di euro provengono da pagamenti effettuati da stranieri in Italia, evidenziando l’importanza dell’accettazione di strumenti digitali in un contesto sempre più internazionale.

L’evoluzione riguarda anche i terminali di accettazione: a fine 2024, il numero di POS in Italia ha raggiunto i 3,5 milioni, con una crescita significativa delle soluzioni Software POS. In Italia il fenomeno è agli inizi, anche se il numero di Software POS ha raggiunto le 152.000 unità, contro le quasi 40.000 del 2023.

Tra i principali vantaggi di questa tecnologia spiccano la flessibilità di accettare pagamenti digitali in qualsiasi contesto e un processo di onboarding semplice. I costi, invece, variano ancora molto a seconda della tipologia di esercente, dal suo obiettivo e dal conseguente numero di smartphone o tablet necessari in negozio.

La legge di bilancio 2025 ha inoltre imposto il vincolo di collegamento tecnico tra il POS e il registratore telematico, che dovrebbe permettere di memorizzare automaticamente le informazioni relative alle transazioni elettroniche e di aumentarne, di conseguenza, la compliance in materia fiscale. Questa soluzione potrebbe portare a un’integrazione sempre più forte tra i sistemi di cassa e i POS, con possibili risvolti sulla filiera e sull’esperienza di utilizzo.

Per comprendere meglio l’evoluzione del mercato, l’Osservatorio Innovative Payments, in collaborazione con Ipsos, ha condotto una survey tra gli esercenti italiani per analizzare le loro preferenze e comportamenti in materia di pagamenti.
I risultati evidenziano un crescente interesse verso i pagamenti digitali: il 53,5% degli esercenti ha dichiarato di preferire le carte rispetto ad altri strumenti di pagamento, mentre il 43,5% continua a privilegiare il contante.

Le preferenze variano a seconda del settore: commercianti al dettaglio, ristoratori e fornitori di servizi alla persona sono i più propensi ad adottare i pagamenti digitali, mentre il contante rimane predominante nei bar, nei mercati ambulanti e nelle tabaccherie.
L’analisi conferma quindi che la crescita dei pagamenti digitali non è solo una questione di domanda da parte dei consumatori, ma anche di capacità del tessuto commerciale di adattarsi e cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, con la crescente consapevolezza su opportunità e benefici associati.

Per l’infografica gratuita con i dati di ricerca basta cliccare qui

illy è il caffè ufficiale del Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka

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Gruppo Illycaffè polo gusto illy illetta
Il logo illycaffè

TRIESTE – illy, un simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo, è il caffè ufficiale del Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka.  “L’Arte rigenera la vita” è il tema del Padiglione Italia, che si presenta come un ecosistema vivente e rigenerativo, capace di incarnare la bellezza estetica, la creatività, la cultura e l’abilità artigianale che caratterizzano il nostro Paese.

illy al Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka

“Fare parte di un evento così prestigioso come Expo 2025 è un grande onore per noi” ha dichiarato Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè “coniugando tradizione, innovazione, qualità, arte e scienza, illycaffè rappresenta un simbolo della bellezza e del gusto italiano nel mondo”.

“Il Padiglione Italia a Expo 2025 Osaka è un avamposto strategico dove dialogano cultura e saper fare produttivo e manifatturiero” – ha dichiarato Mario Vattani, Commissario Generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka – “La partecipazione di illy contribuisce a raccontare un aspetto identitario del nostro Paese: la cultura del gusto che è insieme eccellenza, consapevolezza ambientale e responsabilità sociale.”

I visitatori del Padiglione Italia avranno l’opportunità di degustare l’Arabica Selection Brasile Cerrado Mineiro di illy, il primo caffè proveniente da agricoltura rigenerativa e certificato regenagri realizzato insieme alla Federazione dei produttori dell’omonima regione brasiliana. Un caffè dalle sfumature di gusto di caramello e frutta secca, coltivato applicando le migliori pratiche rigenerative.

illycaffè, infatti, è da tempo impegnata a favorire la transazione dall’attuale paradigma di società estrattiva e lineare a una società rigenerativa e circolare. Mitigare gli effetti del cambiamento climatico lungo tutta la filiera, ad iniziare dalla coltivazione del caffè, è una delle questioni principali sulle quali sta lavorando l’azienda attraverso l’applicazione del modello sostenibile dell’agricoltura rigenerativa.

Questo modello consente non solamente di adattarsi al cambiamento climatico che minaccia più del 50% delle terre coltivabili, ma anche di mitigarlo, arricchendo il suolo con materia organica, che permette di avere più fertilità e più difese. E anche terreni più idratati.

Nella VIP lounge sarà possibile degustare, invece, il blend unico illy, prodotto selezionando solo l’1% dei chicchi della migliore Arabica da più di 20 Paesi del mondo.

 L’importanza dei processi produttivi sostenibili e rigenerativi, la complessità aromatica del caffè e l’arte della degustazione saranno alcuni dei temi trattati nelle otto masterclass che l’Università del Caffè di illy – il centro di eccellenza creato per promuovere, supportare e divulgare nel mondo, attraverso la formazione, la cultura del caffè di qualità – organizzerà nell’Auditorium del Padiglione Italia.

“Essere ambasciatori della cultura del caffè nel mondo ci motiva a continuare a innovare e a perseguire obiettivi ambiziosi riguardo la sostenibilità” ha aggiunto Scocchia “Expo 2025 sarà una piattaforma per diffondere la nostra passione e il nostro impegno verso un futuro più consapevole e la promozione di una cultura sostenibile e rigenerativa.”

Con la partecipazione a Expo 2025, illycaffè si propone non solo di condividere la cultura del caffè di alta qualità sostenibile, ma anche di offrire ai visitatori un’esperienza unica, dove potranno scoprire l’esclusiva Arabica Selection Brasile di illy e immergersi nelle iniziative culturali che l’azienda ha in serbo. Un viaggio all’insegna del gusto, della bellezza e della sostenibilità.

La scheda sintetica di illycaffè

Azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica.

Ogni giorno vengono gustate più di 10 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp.

Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 135 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale. Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 24 paesi del mondo. Nel 2024 illycaffè ha generato un fatturato consolidato pari a €630 milioni. La rete monomarca illy conta 157 punti vendita in 28 Paesi.

Dersut Caffè: oltre 500 clienti all’open day della nuova sede a Conegliano

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L'open day (immagine concessa)

CONEGLIANO (Treviso) – All’indomani dell’inaugurazione la storica torrefazione di Conegliano ha dedicato una giornata ai clienti aprendo le porte della nuova sede Dersut Caffè.

L’open day di Dersut Caffè

“Abbiamo voluto creare un evento speciale, pensato come un’occasione d’incontro con la nostra clientela e un momento di condivisione della visione che guida la nostra azienda, così come del legame che ci unisce alla nostra forza vendita” queste le parole della famiglia Caballini di Sassoferrato che ha accolto , nella sede di Conegliano, oltre 500 clienti tra nuovi e storici.

Gli ospiti (immagine concessa)

I clienti hanno potuto visitare la produzione da un percorso sopraelevato appositamente pensato per permettere le visite in totale sicurezza.

Con l’occasione, e per avvicinare la realtà della torrefazione alla cittadinanza, è stata prevista l’apertura straordinaria del Museo del Caffè estesa anche alla collettività sotto forma di apertura gratuita.

SCA Italy annuncia il suo laboratorio del caffè a Milano: adesso c’è JoinUs, casa della formazione

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L'inaugurazione (immagine concessa)

MILANO – In un momento in cui cresce l’attenzione per la qualità e la sostenibilità nel mondo del caffè, SCA Italy – il chapter italiano della Specialty Coffee Association – annuncia l’apertura del suo nuovo punto di riferimento a Milano, in via Pompeo Leoni 1, zona Bocconi.

Il laboratorio del caffè SCA Italy a Milano

Si tratta di un progetto formativo e culturale dedicato allo specialty coffee che si colloca all’interno di JoinUs, il nuovo hub milanese dedicato alla cultura del lavoro, all’orientamento e alla formazione, promosso a sua volta da Galdus, ente di riferimento nell’istruzione professionale con oltre vent’anni di esperienza all’attivo.

Questo luogo diventerà la casa milanese di SCA Italy, uno spazio vivo e condiviso dove si terranno masterclass, sessioni formative, e workshop, ma anche incontri di aggiornamento e riunioni del chapter nazionale, contribuendo alla crescita di una cultura del caffè sempre più consapevole e diffusa.

“Avere un laboratorio del caffè SCA in una città come Milano, dove il valore dello specialty coffee cresce di anno in anno, è un passo fondamentale per la nostra associazione,” dichiara Alberto Polojac, coordinatore nazionale di SCA Italy. “Non solo sarà un punto di riferimento per la formazione professionale di eccellenza, ma anche uno spazio culturale aperto alla condivisione, alla sperimentazione e alla divulgazione del caffè di qualità.”

Inserire il progetto all’interno di un hub come JoinUs non è stata una scelta casuale. Quest’ultimo infatti è uno spazio fluido, ideato per favorire l’incontro tra studenti, imprese, professionisti e istituzioni, in un ambiente che coniuga creatività, innovazione e impatto sociale che nei suoi primi sei mesi di vita ha già ospitato più di 120 eventi e accolto oltre 1.700 studenti provenienti da diverse scuole milanesi.

“Il nuovo Laboratorio del caffè all’interno di JoinUs rappresenta un’opportunità concreta per avvicinare i giovani al mondo del caffè di qualità,” afferma Andrea Lattuada, events coordinator di SCA Italy. “È un luogo che nasce per essere aperto, inclusivo e didattico allo stesso tempo: qui si potranno sviluppare nuove competenze come fosse una palestra per i nuovi campioni del futuro.”

Il Laboratorio è attrezzato con postazioni professionali e flessibili, progettate per accogliere sia momenti didattici sia esperienze pratiche. Sarà un punto di riferimento stabile per la community dello specialty coffee in Italia e un’occasione preziosa per coinvolgere nuovi pubblici, dai giovani in formazione ai professionisti del settore.

“Crediamo fortemente nella contaminazione tra mondi diversi: scuola, impresa, artigianato, innovazione. Per questo abbiamo voluto realizzare un luogo come JoinUs, dove progetti come quello di SCA Italy possano incontrare i nostri studenti, offrendo esperienze formative di grande valore umano e professionale,” sottolinea Diego Montrone, fondatore del progetto JoinUs e Presidente di Galdus. “Il caffè diventa qui strumento di apprendimento, relazione e orientamento al futuro.”

Mokavit presenta la moka ufficiale della squadra di calcio SSC Napoli

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La moka ufficiale SSC Napoli (immagine concessa)

NAPOLI – Mokavit, azienda italiana specializzata nella produzione di caffettiere a induzione, annuncia la realizzazione della moka a induzione dedicata al SSC Napoli, una delle squadre più amate e rappresentative del panorama calcistico. Questa  collaborazione rappresenta un grande onore, non solo per il prestigio del marchio, ma anche per ciò che esso rappresenta: una storia di passione, appartenenza, identità e orgoglio partenopeo.

Un legame unico con la propria città, con la propria squadra e con il mondo del caffè: un rito quotidiano, un momento sacro, un simbolo di convivialità e cultura.

Un prodotto che celebra Napoli

La moka a induzione SSC Napoli è molto più di un semplice oggetto: è un tributo alla città, alla sua gente, alle sue tradizioni e alla sua squadra del cuore. Realizzata con materiali di alta qualità e pensata per adattarsi ai piani cottura a induzione, unisce l’artigianalità del Made in Italy con l’innovazione e il design contemporaneo.

La moka a induzione (immagine concessa)

L’estetica del prodotto richiama con orgoglio i colori azzurri e il logo ufficiale del club, creando una sinergia perfetta tra funzionalità e identità sportiva. Ogni dettaglio è stato studiato per offrire un’esperienza autentica, emozionante e profondamente napoletana.

Un’alleanza tra valori condivisi

Per Mokavit, questa collaborazione rappresenta un momento fondamentale nel nostro percorso. Non si tratta solo di lanciare una nuova moka, ma di raccontare una storia comune fatta di tradizione, passione, resilienza e amore per le proprie radici,” ha dichiarato Gianni Vittoni, fondatore di Mokavit.

“Ho trascorso a Napoli gli anni più belli della mia vita, ho un ricordo meraviglioso di quel periodo: la gente, i colori, i profumi e soprattutto l’umanità. Questa moka è anche un gesto di riconoscenza verso una città che porto nel cuore.”

Prezzo di lancio e condizioni esclusive

In occasione del lancio, la moka sarà proposta al prezzo speciale di €49, per permettere ai tifosi di vivere questo simbolo di appartenenza anche nel rito quotidiano del caffè.

Dove acquistare la moka SSC Napoli

La moka a induzione SSC Napoli sarà disponibile a partire da [data di lancio] su:

Infine a breve sarà disponibile sull’Amazon brand store della SSC Napoli ed in selezionate catene di negozi fisici.

Espresso Italiano Champion: i primi tre finalisti sono Carla Fozzi, Matteo Colzani e Giulia Ruscelli

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Giulia Ruscelli, vincitrice della tappa di Faenza (immagine concessa)

BRESCIA – Carla Fozzi, Matteo Colzani e Giulia Ruscelli sono i primi tre finalisti dell’Espresso Italiano Champion, il campionato nazionale che vede sfidarsi i migliori baristi in prove di qualità e abilità. Le tre gare che hanno visto uscire i migliori baristi che si sfideranno nelle finali di giugno, si sono svolte lunedì 12 maggio presso la sede di Mokador a Faenza (Ra) dove Giulia Ruscelli è uscita prima.

Il 13 maggio nella sede di Milani a Lipomo (Como) con la vittoria Matteo Colzani e infine il 14 maggio a Sassari presso Altogusto con Carla Fozzi a trionfare la selezione.

I finalisti dell’Espresso Italiano Champion

“Per l’Istituto Espresso Italiano questo è uno dei momenti più importanti perché permette a giovani professionisti di mettersi in mostra e confrontarsi con colleghi di tutta Italia – ha detto il Presidente di IEI, Alessandro Borea – ma allo stesso tempo è uno degli appuntamenti più sentiti anche per chi lavora nella filiera dell’espresso e di anno in anno siamo orgogliosi di vedere una costante crescita di interesse”.

Matteo Colzani (immagine concessa)

La prima sfida in ordine di data è stata quella ospitata da Mokador a Faenza (Ra). Su sei partecipanti, la migliore è risultata Giulia Ruscelli, giovanissima barista di Lovo Bar e Pasticceria di Forlì. Barista da 14 anni, ma solo negli ultimi quattro specializzata nella tecnica della latte art, facendola diventare una personale grande passione.

Carla Fozzi (immagine concessa)

“Ho deciso di partecipare a questa competizione per mettermi in gioco e crescere a livello professionale e voglio consigliare a tutte le persone appassionate del mondo della caffetteria nel buttarsi a partecipare perché è veramente un’emozione unica” – spiega Giulia Ruscelli – ho avuto l’onore di partecipare assieme ad altri ragazzi che erano ad un livello altissimo, complimenti anche a loro”.

“Le selezioni dell’Espresso Italiano Champion rappresentano per Mokador una preziosa opportunità. Permettono ai baristi di mettersi alla prova come veri professionisti del settore, unendo formazione, dedizione e passione per offrire ai clienti esperienze di qualità superiore. Desidero congratularmi vivamente con Giulia, la vincitrice di questa tappa, e con tutti i partecipanti. Il livello di competenza dimostrato è stato davvero elevato: complimenti a tutti”, ha sottolineato Marco Cini – Responsabile formazione Mokador Experience Academy e Brand Ambassador Mokador.

La seconda selezione si è svolta invece il 13 maggio a Lipomo (Co) nella sede di Milani. In questa occasione il migliore dei sette partecipanti è stato Matteo Colzani, classe 1989, nato e cresciuto a Seregno.

Dopo gli studi al liceo scientifico e la Laurea in economia e amministrazione delle imprese, ha iniziato con la gestione di una caffetteria/gelateria a Seregno. Questa esperienza rappresenta per Colzani una grande palestra in termini di gestione del lavoro e delle persone, oltre che un’occasione unica per appassionarmi al mondo del caffè.

Dopo 14 anni, Matteo Colzani ha deciso di lasciare il mondo del bar e dedicarsi alla formazione, in particolare a quella dei ragazzi in una scuola alberghiera a Monza.

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Alessandro Borea, presidente Iei (immagine concessa)

“Da anni sono molto legato all’Istituto Espresso Italiano e ho frequentato corsi e partecipato a tante sessioni di assaggi di espresso è quindi per me un vanto partecipare alla gara, ecco perché ho deciso anche quest’anno, il terzo per me, di ricandidarmi tra i partecipanti l’anno scorso aver partecipato alla finale internazionale è stata un’esperienza unica. Spero di poterci partecipare ancora quest’anno” ha detto in occasione della vittoria il giovane barista. Elisabetta Milani, responsabile marketing e comunicazione Caffè Milani ha chiuso la giornata con questa riflessione.

C’è ci più: “Per noi di Caffè Milani ospitare un evento come questo ha un significato profondo. Crediamo fermamente che valorizzare la professionalità degli operatori sia essenziale per tutta la filiera: sono proprio i baristi, infatti, a chiudere il cerchio, portando in tazza il risultato finale del lavoro di molti. Il loro tocco, la loro competenza e sensibilità fanno la differenza. Organizzare Espresso Italiano Champion è anche un’opportunità preziosa per dialogare direttamente con i baristi, ascoltare le loro esigenze, capire i loro desideri e costruire insieme un futuro del caffè sempre più consapevole e orientato all’eccellenza”.

A chiudere questa prima tornata di selezioni quella del 14 maggio a Sassari presso Altogusto.

Ad aggiudicarsi il passaggio alla finalissima tra 9 concorrenti è stata la cagliaritana Carla Fozzi. Carla lavora in questo settore da giovanissima, a 40 anni vanta già un’esperienza ventennale; ha partecipato due volte a questa competizione supportata da tutto lo staff del locale in cui lavora e dalla titolare. Le parole di Carla Fozzi subito dopo la vittoria: “Ancora non ci credo, ho lavorato molto per questa prova perché, dopo lo scorso anno volevo farmi trovare preparata. Quest’anno il livello era molto alto e questo è ancora di più motivo di orgoglio per me! Adesso continuerò a lavorare duro per le finali nazionali!”.

La scheda sintetica dell’Espresso Italiano Champion

L’Espresso Italiano Champion da diversi anni è la gara per i baristi che desiderano mettersi alla prova con i simboli della caffetteria italiana: espresso e cappuccino. Negli anni ha coinvolto centinaia di professionisti da una decina di paesi, sia quelli con una lunga tradizione nel caffè sia i cosiddetti nuovi mercati.

La gara è aperta a tutti e si svolge con un meccanismo di selezione locale per arrivare alle semifinali e alle finali nazionali e internazionali. Le selezioni proseguiranno a partire dal 29 maggio a Pomezia (Rm) presso Golden Brasil, poi venerdì 30 maggio a Torino presso la sede di Costadoro. Ancora martedì 3 giugno a La San Marco a Gradisca d’Isonzo (Go), poi giovedì 5 giugno a Anzola dell’Emilia (Bo) presso Essse Caffè. La fase finale dell’Espresso Italiano Champion è in programma dal 24 al 25 giugno.

La scheda sintetica dell’Istituto espresso italiano

L’Istituto espresso italiano (Iei), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 36 aziende aderenti con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro. Maggiori info: www.iei.coffee.

Giornata internazionale del tè, la seconda bevanda più bevuta al mondo dopo l’acqua

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Una tazza di tè fumante (Licensed by Pixabay)

Verde o nero, il tè è una bevanda amica della salute, grazie al suo contenuto di polifenoli. Il 21 maggio si celebra la Giornata internazionale del tè, la seconda bevanda più consumata al mondo subito dopo l’acqua. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Anna Castiglioni per il portale La Gazzetta Active.

La Giornata internazionale del tè

MILANO – Il 21 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale del tè, una delle bevande più antiche e la seconda più consumata al mondo dopo l’acqua. La sua lunga storia e il significato culturale che ricopre non sono gli unici motivi per cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato questa giornata internazionale: il tè ha un ruolo chiave nello sviluppo rurale, nella riduzione della povertà e nella sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo, dove viene prodotto la maggior parte del tè in commercio.

La produzione e la lavorazione del tè sono una delle principali fonti di sostentamento per milioni di famiglie, in particolare in paesi come il Bangladesh, lo Sri Lanka, il Nepal, il Vietnam, l’Indonesia, il Kenya, il Malawi, la Malesia, l’Uganda, l’India e la Tanzania.

La celebrazione del 21 maggio promuove la produzione, il consumo e il commercio sostenibili del tè e offre agli attori a livello globale, regionale e nazionale l’opportunità di garantire che il settore del tè continui a svolgere un ruolo nella riduzione della povertà estrema, nella lotta alla fame e nella salvaguardia delle risorse naturali.

Il settore del tè è un’industria da miliardi di dollari che può sostenere le economie e contribuire a sistemi alimentari sostenibili.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Chocolate For Family: “Nel Bean to bar, la tecnologia dà un valore aggiunto, ma non fa la differenza”

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cioccolato chocolate for family bean to bar
Alberto e Michela, Chocolate For Family (foto concessa)

SENIGALLIA – Alberto assieme alla moglie Michela è il co-fondatore e chocolate maker di Chocolate For Family, impresa che produce cioccolato bean to bar, ovvero dalla fava alla tavoletta. Con lui, è stato possibile fare il punto della situazione rispetto al mercato.

Innanzitutto, il bean to bar esiste ancora o è diventata solo un’etichetta pubblicitaria?

“Originariamente il Bean to bar è stato un movimento in cui un artigiano si rende totalmente indipendente a livello produttivo, cioè è in grado di realizzare una tavoletta ad esempio, acquistando le fave di cacao. In genere si occupa di piccoli volumi, che si chiamano small o micro batch. Per operare in queste modalità, si devono affrontare due difficoltà principali: in primis, è fondamentale avere un’ottima conoscenza della materia prima, sapere da dove partire.

Ancora oggi c’è poca conoscenza del cioccolato nel mondo della pasticceria e non basta sapere cosa sia il prodotto finito, bisogna invece conoscere tutta la fase precedente, dalla genetica alla fermentazione e quindi essere degli esperti di cacao. Ci deve poi essere una buona conoscenza anche di tutto il processo di trasformazione dalla selezione della materia prima, alla tostatura, sino al concaggio.

Altra difficoltà arriva sul piano della comunicazione: di base questo prodotto ha un prezzo più alto e questo va spiegato adeguatamente al consumatore finale, che sia il retailer o il professionista. In questo senso, il progetto TOO BRAVE che abbiamo fatto partire (di cui è possibile leggere qui) è dedicato proprio agli addetti ai lavori che pongono attenzione al valore degli ingredienti.”

Capitolo attrezzature: un chocolate maker cosa deve avere nel suo laboratorio?

“Si parte dalla tostatura, che spesso viene svolta impiegando dei macchinari simili a quelli usati per il caffè, poi si passa alla decorticazione per separare la buccia del cotiledone dei semi, una pre raffinazione con un mulino a pioli o elicoidale, una seconda raffinazione a biglie o a cilindri e infine un terzo step che è il concaggio. Per ciascun passaggio, sono necessarie delle attrezzature dedicate.

Per esperienza però, vorrei dire che l’attrezzatura non fa la differenza: la genetica gioca il 25%, un altro 25% è dato dalla fermentazione e il 30% lo fa la tostatura.

Il resto è legato alla lavorazione successiva, ovvero il concaggio, il bilanciamento della ricetta, le tecnologie applicate.

L’industria ha focalizzato l’attenzione sulla tecnologia, ma nel bean to bar questa dà solo un valore aggiunto, senza essere l’elemento fondamentale. Se si parte da un cacao cattivo, è impossibile ottenere un ottimo cioccolato, nonostante gli strumenti a disposizione.”

E un buon cacao cos’è?

“Deve innanzitutto presentare delle note aromatiche molto gradevoli, come le floreali e fruttate, non dev’essere perciò amaro, astringente e non deve lasciare degli off flavours. Consideriamo che la maggior parte del cacao prodotto, essendo quotato in Borsa da moltissimi anni e dà poco reddito al coltivatore, da decenni ha fatto sì che vengano piantate genetiche con alta produttività e scarse qualità aromatiche.

Normalmente si tratta di cacao molto amari ed astringenti. Inoltre, la fermentazione viene fatta da ogni singolo agricoltore e se pensiamo che, in tutto il mondo, il 90% viene coltivato da piccole aziende a conduzione familiare di 1-5 ettari se non meno, ognuno procede con la propria fermentazione in modo autonomo e lo fa nei 3-6 mesi di raccolta.

Questo significa che in una tonnellata di cacao, ci possono essere anche 20 fermentazioni spontanee differenti. Si può immaginare quanto sia difficile gestire la qualità del cacao greggio. Specifichiamo poi che l’amarezza è un difetto, l’amaricante è un pregio: la prima è qualcosa che persiste e dà fastidio, la seconda è una parte amara piacevole che lascia subito il palato.

Tutti i nostri cioccolati nell’after taste lasciano la bocca pulita.

Circa il 60-65 % del cacao è impiegato per creare la polvere, che richiede un impegno minore in ricetta e, grazie all’alcalinizzazione, dà maggiore resa di colore e gusto e viene impiegata nelle creme da spalmare, gelati, biscotti, surrogati, dessert…”

Quanto deve costare oggi un buon cioccolato, una tavoletta?

“Una tavoletta da 70 grammi non può costare meno di 8-10 euro. Bisognerebbe collegare però il costo ad un discorso di qualità: dichiarare le origini del cacao, impostare la discussione sul piano della tracciabilità e della storia di un’azienda. Informarsi sull’impresa che produce, avere un contatto diretto con essa, permette di capirne le modalità di lavoro che determinano il prezzo finale. Invitiamo per questo, anche erogando formazione ai nostri rivenditori, a visitare i nostri laboratori per mostrare la nostra professionalità.

Attenzione poi alla degustazione: la tavoletta non deve presentare note sgradevoli e deve contenere degli ingredienti specifici, come massa di cacao, burro di cacao e zucchero. Se ci sono gli aromi o il cacao in polvere, è già una spia sulla qualità del prodotto.
La percentuale che molti guardano nel packaging, non dice molto del livello della materia prima e degli ingredienti usati.”

Qual è il prodotto che va di più adesso?

Tutti i nostri monorigine. Ancora una volta è la cosa più conosciuta ed è la più facile da comunicare: ne lavoriamo in purezza una trentina e questo piace. Brave Beans, il nostro brand dedicato esclusivamente al monorigine in tavolette da 12 grammi, riscuote molto successo e tutti i clienti, più o meno preparati, hanno apprezzato.

Per ottenere questo risultato, abbiamo dovuto insistere molto sull’educazione: per dare un’idea sulla totale disinformazione, non saprei neppure bene indicare il numero esatto di bean to bar in Italia. Potrei azzardare a dire che sono una ventina, ma parliamo di un segmento in evoluzione e poco tracciato e, soprattutto, non regolamentato da alcuna legge/normativa/disciplinare che definisca questo genere di impresa.

Ad oggi, anche la grande industria si può etichettare come bean to bar.

La comunicazione poi è sempre una chiave importante per emergere. La qualità è un tema un po’ difficile: c’è quella estrinseca che è misurabile con un’analisi e poi quella individuale legata al background e al gusto del cliente. È una parola molto abusata.

Che effetti ha sul vostro mercato più di nicchia, l’aumento spropositato dei prezzi?

“Non siamo mai stati legati alle quotazioni di Borsa e abbiamo sempre pagato in passato già 7 volte di più la nostra materia prima, mentre ora “soltanto” un 50% in più: la differenza tra il cacao premium e quello commerciale si è assottigliata.

Vedo questo fenomeno come un’opportunità per noi piccoli artigiani, per due motivi: il primo è che si torna a parlare di cacao e si comprende che è un prodotto agricolo.

Aumentando il costo del cacao quotato in Borsa, anche i piccoli produttori che devono fronteggiare una grossa richiesta, hanno stabilito cifre più alte: noi siamo già in linea con i prezzi, subiamo meno il gap sulla spesa da sottoporre al consumatore finale. Rimane per noi un problema più legato alla disponibilità: sono in contatto con diverse cooperative che non sanno come fronteggiare la grossa domanda. La speculazione nasce così e colpisce un po’ tutti. Ora faccio fatica a trovare alcune origini.

È una situazione che secondo me durerà altri anni: l’industria sta perdendo grandi volumi e la sola cosa che si può fare al momento è diminuire ulteriormente la quantità di cacao nelle ricette, trovare dei sostituti alla polvere o addirittura cambiare commodities su cui investire. Sono rimasto molto colpito da come il mercato sia cambiato nel giro di un paio d’anni. L’opportunità sta nell’intercettare i consumatori che cercano prodotti particolari, piacevoli.”

Come vede il cacao e il cioccolato del futuro?

“Credo che seguirò il percorso di altri prodotti: se ne si consumerà di meno, ma di più buono. Ne è un esempio il vino che ha conosciuto un nuovo slancio diversi anni fa. Sono molto positivo su questo, in primis perché l’opinione pubblica ne parla di più e oggi tanti sono i clienti che arrivano da noi più preparati.”

Ma un’attività come la vostra, è sostenibile economicamente?

“Dall’inizio del 2021 a oggi siamo stati una startup, senza dipendenti a carico e portando parallelamente il mio lavoro da consulente. Dal 2023, siamo partiti come azienda vera e propria, diventando 4, esternalizzando la parte di grafica e comunicazione. Il cioccolato di qualità, intendiamoci, si può fare anche in grandi volumi: non sono le dimensioni il discrimine.

Facciamo il parallelo tra il vino e la birra: la seconda non la paga nessuno 50 euro. Il cioccolato fa fatica ancora a togliersi di dosso la questione del costo da giustificare. Il frutto di quello che stiamo seminando oggi lo vedranno probabilmente le prossime generazioni e la quotazione in Borsa accelererà questo processo.”

“Cosa cambierà nel nostro mondo?”

“Vedendo gli ultimi anni , la quotazione in Borsa è cambiata come non si verificava da trent’anni. Mi pongo invece un’altra domanda, cioè, cosa non cambierà per il nostro amato cioccolato? Che avrà un ruolo maggiore del vino, perché consola, dà energia, non ha controindicazioni o effetti sul corpo deleteri. Con una piccola quantità, il cioccolato appaga. Questo suo ruolo, di premio, di coccola, non tramonterà mai e per questo si legherà il prodotto molto di più alla porzione: meno, ma con più soddisfazione.

Ad oggi abbiamo la maggiorparte della clientela in Italia, ma l’idea è quella di entrare nei mercati esteri. Ho scoperto, parlando con dei colleghi in Olanda o in Francia, che i produttori bean to bar sono legati alle realtà locali. Quando entrano in Italia, scompaiono in poco tempo.

Diversi di loro fanno numeri molto buoni nella loro zona ma diversamente qui da noi, non riescono a sfondare. Probabilmente noi riusciremo a fare l’opposto grazie al fascino del made in Italy, penetrando in mercati anche contradditori come gli Stati Uniti, proprio lì dov’è nata l’onda del bean to bar.”

Brasile: Usda prevede una produzione 2025/26 in lieve crescita a 65 milioni di sacchi, robusta a 24,1 milioni

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Usda Brasile
Il logo del dipartimento dell'agricoltura di Washington

MILANO – Produzione del Brasile in lieve ripresa nel 2025/26 (luglio/giugno), a 65 milioni di sacchi: questa la previsione del nuovo report del servizio informativo estero (Fas) del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda) diffuso lunedì 19 maggio. La stima è, grosso modo, in linea con quelle di buona parte degli analisti del settore privato, ma supera di oltre 9 milioni di sacchi quella ufficiale diffusa da Conab un paio di settimane fa.

Gli esperti statunitensi hanno anche rivisto al ribasso la stima per la produzione nell’annata di raccolto 2024/25 portandola a 64,7 milioni di sacchi, contro i 66,4 milioni di cui al report semestrale del dicembre scorso.

Il raccolto 2024/25 di arabica è stimato ora in 43,7 milioni (45,4 nella stima di dicembre), mentre la stima sulla produzione di robusta è rimasta invariata a 21 milioni.

Tornando al raccolto 2025/26 del Brasile, il report prevede una produzione di arabica in ulteriore calo a 40,9 milioni e una produzione di robusta ancora in crescita a un nuovo massimo storico di 24,1 milioni

Le scorte finali crolleranno a 640 mila sacchi a giugno 2025, per risalire a 1,685 milioni a giugno 2026.

Il calo produttivo degli arabica è attribuito – oltre che ai noti fattori ciclici – alla lunga siccità dell’anno scorso, all’ulteriore periodo di tempo secco e caldo occorso, quest’anno, tra febbraio e marzo, nonché al regime irregolare che ha caratterizzato a lungo le precipitazioni.

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