martedì 16 Settembre 2025
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La Specialty Coffee Association rinnova il programma didattico sulla sostenibilità con i trainer Michele Cantarella e Angelo Sportelli

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Michele Cantarella (immagine concessa)
MILANO – Dal 17 marzo, il programma di sostenibilità della Specialty Coffee Association (SCA) si rinnova con Generation 2. Un cambiamento significativo che elimina i livelli Intermedio e Professional, introducendo tre nuovi moduli avanzati dopo il livello Foundation. Tra i trainer italiani già attivi nella formazione sulla sostenibilità, Michele Cantarella e Angelo Sportelli saranno protagonisti di questa nuova fase, offrendo il loro supporto e la loro esperienza per garantire una formazione completa ai professionisti del settore.

I nuovi moduli di sostenibilità

1.Climate and Coffee

Gli studenti approfondiranno il legame tra sostenibilità ambientale e settore caffeicolo, esplorando strategie per mitigare l’impronta di carbonio e adattarsi ai cambiamenti climatici.

2.Coffee Economics

Un’analisi del mercato del caffè, dei costi di produzione e della redditività delle aziende agricole, con un focus su modelli economici sostenibili e sul concetto di reddito dignitoso.

3.Compliance, Governance, Reporting

Approfondimento sulle normative in materia di sostenibilità, sul processo decisionale e sugli strumenti di reporting per le aziende che operano nel settore del caffè.

Le prime classi in Italia

Michele Cantarella e Angelo Sportelli, già trainer certificati della SCA per il modulo Sostenibilità, guideranno le prime sessioni online nelle seguenti date:
• 10-11 aprile → Climate and Coffee
• 6 e 9 maggio → Compliance, Governance, Reporting
• 10-11 giugno → Coffee Economics
Questo aggiornamento rappresenta un passo fondamentale per il settore, fornendo strumenti concreti per affrontare le sfide della sostenibilità e garantire un futuro più equo per l’intera filiera del caffè.

Le dichiarazioni dei trainer

Angelo Sportelli: “In un periodo di grande incertezza socio-economica, conoscere le dinamiche che regolano mercati e processi decisionali diventa fondamentale. Questi nuovi corsi SCA ci aiutano ad essere più consapevoli e a capire meglio queste dinamiche. Lo studio e la conoscenza sono il modo migliore per difendersi ed essere soggetti attivi nella filiera di riferimento, nel nostro caso quella del caffè.”
Il trainer Angelo Sportelli (immagine concessa)
Michele Cantarella: “La sostenibilità non è solo un concetto ambientale o economico, ma soprattutto umano. Dietro ogni chicco di caffè ci sono persone, storie e comunità che meritano rispetto e opportunità. Comprendere i meccanismi della sostenibilità ci permette di costruire un’industria più equa e resiliente, dove ogni attore della filiera possa crescere con dignità. Questi nuovi moduli non sono solo corsi, ma strumenti per creare un futuro in cui il valore umano sia al centro delle decisioni.”
Per maggiori informazioni basta contattare i trainer ai seguenti indirizzi: michele.cantarella@gmail.com e angelosportelli@studiorosi.org

Termometro Altroconsumo: per più di un terzo delle famiglie italiane resta molto difficile risparmiare, se non impossibile

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(dati: Altroconsumo)

MILANO – Dopo tre anni di peggioramento continuo, il Termometro Altroconsumo 2024 registra un lieve miglioramento della capacità di spesa delle famiglie italiane, anche se permangono alcune difficoltà, in particolare per quanto riguarda i costi da sostenere per abitazione e salute. Le aspettative per il 2025 tuttavia non sono positive e si segnalano i timori per un peggioramento all’orizzonte.

Questo il quadro emerso dall’indagine annuale che Altroconsumo– insieme alle Organizzazioni omologhe di Spagna, Belgio e Portogallo che fanno parte di Euroconsumers – ha svolto anche lo scorso anno su un campione di 2.699 cittadini, distribuiti come la popolazione italiana.

Il Termometro Altroconsumo

Indagine che, grazie ad un indice ad hoc, rileva il livello di difficoltà delle famiglie nell’affrontare le spese durante l’anno precedente, le differenze fra le aree geografiche e fra le tipologie di famiglia, e al contempo le aspettative per l’anno a venire.

Nel 2024 il Termometro Altroconsumo registra un miglioramento complessivo della capacità di sostenere le spese correnti nei 6 ambiti analizzati: abitazione, mobilità, salute, alimentazione, istruzione, cultura e tempo libero.

L’indice di quest’anno è pari, infatti, a 49 e fa segnare un +3,9 punti sul 2023, che riporta il valore ai livelli registrati nel 2020: tuttavia, l’aumento rivela delle differenze anche sensibili fra i diversi ambiti, aree geografiche e tipologie di famiglie.

Questo quadro in miglioramento trova riscontro nel fatto che diminuisce il numero delle famiglie sottoposte a forte pressione economica (dal 19% del 2023 al 16% del 2024), ovvero che hanno avuto difficoltà ad affrontare tutti i loro ambiti di spesa, e aumenta quello dei nuclei che non hanno avuto difficoltà economiche (29%, +3 punti percentuali rispetto al 2023).

Nonostante si segnalino dei miglioramenti, restano comunque ancora pochi margini per il risparmio: per più di 1/3 delle famiglie è stato molto difficile, se non impossibile, risparmiare nel corso del 2024 e in generale, il 70% delle famiglie ha avuto difficoltà a mettere da parte risparmi, mentre solo per il 10% è stato facile farlo.

In generale, nel 2024 la capacità delle famiglie italiane di affrontare le spese quotidiane sembra finalmente allinearsi ad un contesto nazionale che, nonostante il rallentamento della crescita economica, registra un miglioramento dell’occupazione e un rallentamento dell’inflazione.

Resta tuttavia motivo di preoccupazione la scarsa capacità di risparmio di una ampia parte della popolazione, a cui si contrappone una percentuale ristretta di famiglie che possono accumulare riserve economiche con facilità, un dato che sembra riflettere il continuo aumento della diseguaglianza economica nella società contemporanea.

Gli ambiti di spesa

Nel 2024, le spese per abitazione e salute si confermano quelle che generano più problemi: rispettivamente il 48% e il 45% delle famiglie hanno incontrato difficoltà nel sostenerle. Seguono le spese per cultura e tempo libero (40% ha avuto difficoltà a sostenerle), alimentazione e mobilità (38% per entrambe) e infine istruzione (25%).

Entrando nel dettaglio, le voci di spesa che nel 2024 hanno generato i maggiori problemi alle famiglie sono state: i costi legati all’automobile (il 57% è in difficoltà); le cure dentistiche (55%), le visite mediche (52%), viaggi e vacanze (51%) e bollette (46%).

In particolare, sono proprio le spese legate alla salute che risultano sempre più difficili da gestire, con un incremento delle famiglie in difficoltà sulle voci: cure dentistiche (+4 pp), occhiali e apparecchi acustici (+3 pp), assistenza psicologica (+2 pp).

Salute e abitazione sono ambiti che influenzano fortemente la qualità di vita delle persone e la difficoltà a far fronte alle spese per provvedervi mette a rischio la tenuta sociale e minaccia i diritti fondamentali dei cittadini.

In particolare, è chiaro come continui a pesare la situazione di criticità in cui versa il Sistema sanitario nazionale a partire dalla mancanza di un efficace intervento sulle liste di attesa per visite ed esami, un fenomeno che spinge gli italiani a fare sempre più ricorso al privato, con costi significativamente maggiori e alla portata di pochi. Secondo gli ultimi dati disponibili la spesa sanitaria privata nel 2023 ha raggiunto i 40,6 miliardi di euro e circa 4,5 milioni di persone hanno dovuto rinunciare a visite o esami diagnostici, di cui 2,5 milioni per motivi economici, con un incremento di quasi 600.000 persone rispetto al 2022[1].

Come mostrato da una recente indagine di Altroconsumo sulle liste d’attesa sanità, il 52% delle visiteil 36% degli esami vanno oltre i tempi massimi d’attesa, sfornando il tempo limite di circa 105 giorni. Inoltre, a causa dei lunghi tempi di attesa, nel 30% dei casi le persone sono ricorse ai privati, spendendo in media 138 euro. Questa cifra rappresenta solo una media, poiché sono state registrate spese massime che arrivano fino a 725 euro.

Confronto fra aree georafiche

Come è lecito aspettarsi in un Paese con forti diseguaglianze, la capacità di spesa delle famiglie non è omogenea su tutto il territorio nazionale e anche nel 2024 si conferma un indice del benessere in genere più alto al Settentrione rispetto al Meridione, con un valore pari a 50,1 nel Nord Ovest, 49,6 nel Nord Est, 49,0 nel Centro e 47,5 nel Sud e Isole. Rispetto all’anno precedente, tutte le aree fanno registrare un miglioramento, ma emerge in particolare la crescita del Centro +5,5 punti, seguita da quella del Nord-Est (+4,4).

Entrando poi nel dettaglio, il 2024 riserva però anche delle sorprese. L’indice, infatti, è superiore alla media per Trentino-Alto Adige (52,3), Lombardia (50,8), ma anche Liguria (50,4) e Sicilia (50,3). Le regioni in cui la capacità di sostenere le spese è, invece, inferiore alla media sono invece Abruzzo (44,8), Puglia (47,3) Sardegna (47,6) e Marche (47,9).

geografia italia
(dati: Altroconsumo)

Confronto per tipologia di famiglia

Si conferma anche quest’anno lo stretto legame tra il titolo di studio e il livello di benessere economico. Le famiglie in cui entrambi i partner hanno un titolo universitario mostrano una maggiore facilità nell’affrontare le spese (54,2) rispetto a quelle in cui solo uno (47,7) o nessuno dei due (44,4) è laureato.

Pesa anche la composizione del nucleo familiare: la situazione è più agevole per chi vive da solo (52,8), mentre all’aumentare dei componenti crescono le difficoltà e l’indice si riduce fino ad arrivare a 41,7 per i nuclei composti da 5 o più persone.

Il legame tra istruzione e benessere economico è una conferma costante nei dati raccolti. Tuttavia, il nostro Paese continua a registrare una percentuale di laureati nella fascia 25-34 anni inferiore alla media europea (30,6% contro il 43,1%)[2], segno di una persistente mancanza di una strategia di investimenti pubblici che non stanno beneficiando nemmeno dei fondi del Pnrr.

Le aspettative per il 2025

Per quanto riguarda le previsioni per il 2025, ancora una volta i segnali non sono positivi e le famiglie italiane continuano a guardare al futuro con timore e pessimismo. L’indice che riflette che le aspettative per l’anno prossimo è infatti in calo di 0,6 punti rispetto a quello registrato per l’anno trascorso (49,0), e si ferma a 48,4 punti. Un terzo degli intervistati (32%) ritiene che la propria famiglia avrà più difficoltà a sostenere le spese nel 2025, per la metà degli intervistati (50%) la situazione resterà invariata e solo il 18% prevede che sarà più facile. La situazione non migliora se si guarda alla capacità di risparmio, che resta in linea con l’anno scorso: il 39% prevede che sarà molto difficile se non impossibile per la propria famiglia mettere soldi da parte e, in generale, il 72% immagina che sarà difficile farlo.

Il confronto con gli altri Paesi

Nel confronto con gli altri Paesi europei che hanno partecipato all’indagine mostra che l’Italia con l’indice di 49 supera la Spagna (47,4) e guadagna una posizione portandosi al secondo posto dopo il Belgio, che si conferma primo con 55,2 punti. Chiudono la classifica le famiglie portoghesi con 46,2.

Il miglioramento della condizione delle famiglie è una dinamica che coinvolge tutti e quattro i Paesi, ma è proprio l’Italia a far registrare l’aumento più marcato (+3,9 punti). In questo scenario positivo emergono però due note dolenti.

Da un lato, anche quest’anno le spese sanitarie sono l’ambito in cui l’Italia si discosta maggiormente, in negativo, dagli altri paesi: la percentuale di famiglie italiane in difficoltà da questo punto di vista, infatti, è del 45% rispetto al 37% della Spagna, il 34% del Portogallo e il 24% del Belgio. Dall’altro lato, l’Italia detiene insieme alla Spagna la più alta percentuale di famiglie sottoposte a una forte pressione economica (16%), una dato che è nettamente minore in Portogallo (11%) e, soprattutto, in Belgio (8%).

Federico Cavallo, responsabile relazioni rsterne Altroconsumo: “Il Termometro di Altroconsumo 2024 ci restituisce l’immagine di un’Italia ancora in difficoltà. Se da un lato si intravede un miglioramento dell’indice rispetto all’anno scorso, dall’altro resta evidente il peso che le spese essenziali continuano ad avere sui bilanci familiari. Non è quindi un caso che le aspettative per il 2025 siano fosche. È allarmante innanzitutto che il 70% delle famiglie fatichi a risparmiare e che oltre un terzo non riesca proprio a farlo: senza risparmio, le famiglie non possono pianificare il futuro né affrontare imprevisti. Questo dato è il riflesso diretto di una perdita di potere d’acquisto che gli aumenti salariali non hanno compensato”.

Cavallo aggiunge: “A preoccupare è anche la crescente difficoltà nell’accesso alle cure sanitarie: il 45% delle famiglie italiane fatica a sostenere spese per cure dentistiche, occhiali, apparecchi acustici e assistenza psicologica. Un dato ben più alto rispetto agli altri Paesi europei analizzati (Belgio, Spagna, Portogallo parte del nostro network Euroconsumers) che dimostra quanto le inefficienze del nostro Sistema Sanitario Nazionale stiano pesando sulle tasche dei cittadini, costringendoli sempre più spesso a ricorrere alla sanità privata”.

In conclusione: “Non possiamo ignorare questi segnali. Servono risposte concrete da parte delle istituzioni nazionali ed europee per ridare stabilità economica alle famiglie e garantire un accesso equo ai servizi essenziali. È il momento di intervenire con misure strutturali per il rilancio, innanzitutto, del potere d’acquisto e una riforma seria della sanità pubblica.”

[1] Dati ISTAT-SHA 2023

[2] Istat, Livelli di istruzione e ritorni occupazionali – Anno 2023

Giandujotto di Torino: lette e approvate le linee guida del riconoscimento I.G.P. ma Lindt si oppone per tutelare il marchio Caffarel

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Il prodotto simbolo della Pernigotti, il gianduiotto

Letto e approvato il documento per il prodotto dolciario torinese che dovrà essere realizzato con nocciole del Piemonte. La Lindt si opporrà, ma solo per garantire la tutela del marchio Caffarel. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Torino Oggi.

Verso il riconoscimento I.G.P. del Giandujotto di Torino

TORINO – A prisma triangolare con spigoli arrotondati, di colore uniforme marrone, marrone/rossiccio, lucido od opaco. Dall’odore intenso, dal sapore dolce intenso con leggero finale amaro, dall’aroma intenso e persistente con sensazioni di nocciola tostata, cacao, cioccolato e vaniglia. In bocca morbido, solubile e adesivo. Con astringenza molto scarsa.

E ancora. Realizzato con nocciola Piemonte I.G.P. tostata dal 30% al 45%. E pure dettagli sull’incarto e sui loghi caratteristici da utilizzare, sulle modalità di confezionamento e raffreddamento.

Si va verso il riconoscimento I.G.P. del Giandujotto di Torino. Un iter le cui linee guida sono state messe nero su bianco dai presenti martedì 11 marzo, data che segna un traguardo storico per la riconoscibilità di un prodotto che si intende preservare dalle imitazioni. C’erano i produttori, ma anche il mondo della politica che ha creduto in questo iter.

Come il presidente della Regione, Alberto Cirio, l’assessore al Commercio Paolo Chiavarino, la vice presidente di Anci Piemonte Sonia Cambursano. Ma anche imprenditori di successo, non solo del cioccolato, come il triestino Andrea Illy, il patron del caffè, ma anche Roberto Bava del consorzio di tutela del Vermouth, l’altro prodotto che ha l’indicazione geografica “Torino”, prima del marchio I.G.P.

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Cioccolato: ecco come renderlo sostenibile utilizzando l’intero frutto del cacao

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Le fave di cacao (Pixabay licensed)

Per cercare di risolvere il problema della sostenibilità, un gruppo di ricerca dell’ETH Zurich ha sviluppato una soluzione innovativa che potrebbe rivoluzionare la produzione di cioccolato: ovvero l’uso dell’intero frutto di cacao, non solo dei semi. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Matteo Polimeni per il portale Virgilio.

Perché il cioccolato non è sostenibile

MILANO – Il cioccolato, simbolo di piacere per molti, nasconde realtà complesse e poco conosciute, che minano la sostenibilità, sia dal punto di vista ecologico che sociale. La crescente domanda di cacao ha portato a un aumento dei prezzi e alla scarsità di materia prima, con impatti devastanti su coltivatori e foreste. Sebbene il settore stia cercando soluzioni, le sue problematiche richiedono un cambiamento radicale.

Negli ultimi anni, i prezzi del cacao sono aumentati vertiginosamente a causa di eventi climatici estremi e la rapida diffusione di malattie come la “black pod disease”: un fungo che infetta i baccelli, i cuscinetti floreali, i germogli vegetativi, i fusti e le radici degli alberi di cacao. La malattia ha ridotto di molto le rese nelle principali aree di produzione, come Costa d’Avorio e Ghana.

Di conseguenza si è verificata una diminuzione della disponibilità di cacao, con una riduzione globale della produzione pari al 14,2%, nella stagione 2023/2024. La situazione poi è aggravata dalle pratiche tutt’altro che etiche che riguardano la deforestazione e l’uso di manodopera minorile nelle coltivazioni. Le foreste tropicali, fondamentali per l’equilibrio ecologico e globale, stanno scomparendo a ritmi allarmanti, come testimoniano i 328mila ettari di foresta persi in Costa d’Avorio nel 2014.

Inoltre, i piccoli coltivatori sono spesso vittime di corruzione e sfruttamento, con pochi guadagni nonostante l’alto costo del cacao sui mercati internazionali.

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Domori presenta l’offerta di Pasqua con le uova confezionate in latta Trollbeads

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I prodotti Domori (immagine concessa)

TORINO – Domori rinnova l’appuntamento con la Pasqua, con una nuova collezione ricchissima di proposte: nuove ricette, nuovi formati, nuove sorprese. Tra le principali novità della collezione, la ricetta dell’anno in edizione limitata firmata da Gianluca Franzoni, nuove raffinate confezioni e la collaborazione con Trollbeads, iconico brand famosissimo per i suoi gioielli creativi e personalizzabili: i suoi beads, piccole opere d’arte preziose in argento e vetro, custodi di emozioni e storie, rendono ogni creazione unica e personale.

La partnership tecnica con Trollbeads è uno degli spunti più innovativi e attesi dell’intera collezione, offrendo un’opzione unica all’interno dell’ampio assortimento: trasformare la Pasqua in un’occasione per un regalo originale, prezioso e destinato a durare.

Infine, le piccole sorprese artigianali dalle Botteghe del Mondo dell’’Associazione di Promozione Sociale Ad Gentes, gli ovetti assortiti, le uova di dimensioni più piccole e l’uovo Kids. Una collezione pensata per accontentare tutte le esigenze: dalla scelta più gourmand, a un regalo più prezioso, a un pensierino dolce per le festività.

Le uova in latta Trollbeads

Le uova in latta con una preziosa sorpresa Trollbeads sono tra le novità più dirompenti della collezione 2025. Un regalo esclusivo, che unisce l’eleganza della confezione – scatole floreali in latta con un delicato pattern primaverile di peonie in fiore – al valore della sorpresa: un bracciale artigianale in argento 925 con beads in argento e vetro (del valore di €99).

L’accoppiata vincente tra Domori e Trollbeads si riflette anche nelle ricette raffinate: uovo di cioccolato fondente con granella di fave di cacao (latta rosa) e uovo bigusto fondente/latte (latta verde salvia).

Edizione limitata: la ricetta di Gianluca Franzoni

Tra le novità, spicca l’Uovo Fondente Crystal, ricetta dell’anno in edizione limitata di Gianluca Franzoni: cioccolato fondente Perù 65% arricchito da miele d’arancio, zucchero Muscovado e cristalli di zucchero, per un’esperienza sensoriale raffinata. L’uovo è confezionato in un elegante scrigno di latta bianca e oro. All’interno, la sorpresa firmata da Ad Gentes: portachiavi prodotto dalle artigiane di Selyn, importante realtà del commercio equo in Sri Lanka.

Le uova in scatola

Ci sono ben quattro varianti per le uova confezionate nelle elegantissime scatole floreali: deliziose peonie su quattro diversi sfondi pastello, crema, celeste, rosa, tenue verde. All’interno? Le deliziose piccole ceramiche del commercio equo solidale Ad Gentes, realizzate in Bolivia dal gruppo di artigiani Ceramicas Walter Inka Pacha.

Sono preziose e raffinate le due proposte al Criollo: l’uovo fondente 70% con cacao Criollo e l’uovo al latte 38% con cacao Criollo. Golosissime le altre due varianti al latte: l’uovo al cioccolato al latte e granella di nocciole caramellate con cacao Criollo e l’uovo al cioccolato al latte e riso soffiato con cacao Criollo.

Le uova a ciuffo

Tornano anche quest’anno le Uova a ciuffo, sempre amatissime e ricercate: le confezioni sono realizzate in fine carta di riso, dai colori di grande tendenza: arancione, azzurro, rosa. Tre golose varianti, di cui l’ultima è una delle novità più notevoli della collezione. L’uovo arancione propone la ricetta fondente 70% con cacao Criollo, quello azzurro è al latte 38% con cacao Criollo, entrambi all’interno un’altra sorpresa firmata Ad Gentes: i segnalibri in legno di albesia realizzati in Sri Lanka dagli artigiani della Gospel House Handicrafts. Infine, l’uovo rosa Trollbeads, un’autentica raffinatezza: la ricetta è al cioccolato al latte e granella di nocciole caramellate con cacao Criollo, con all’interno dei bracciali in pelle con beads Unico (del valore al pubblico in Euro 45,00).

Una menzione a parte merita l’Uovo pensato per i più piccoli: l’Uovo al Cioccolato al Latte e riso soffiato con cacao Criollo (confezione a ciuffo di uno splendido verde) con all’interno Temperelli Carioca, divertentissime tempere colorate in stick.

Gli ovetti Domori

Nella Collezione Pasqua 2025, gli ovetti rappresentano un’ampia gamma di golose varianti, pensate per soddisfare tutti i palati. Tra le versioni con ripieno, troviamo gli ovetti al cioccolato fondente con crema alla nocciola, gli ovetti al cioccolato al latte con gianduja, quelli con ripieno di pistacchi e sale e la variante con cremino, realizzata con nocciole Piemonte IGP.

Domori propone anche assortimenti speciali: il sacchetto di ovetti fondente e cremino e quello con ovetti al cioccolato al latte e pistacchio, ideali per chi desidera gustare più sapori in un’unica confezione. A completare la selezione, troviamo le confezioni regalo in latta (a cilindro): la latta azzurra racchiude gli ovetti di cioccolato al latte con ripieno di cremino, mentre quella arancione gli ovetti di cioccolato al latte ripieno di gianduja.

Le colombe Domori

Anche per la Pasqua 2025, l’azienda celebra la tradizione con due raffinate interpretazioni del dolce più classico. Ingredienti pregiati e lavorazione artigianale danno vita a due proposte autenticamente gourmand, dove il cioccolato è protagonista in abbinamenti irresistibili: la colomba classica con gocce di cioccolato e la colomba al gianduja.

Nella colomba classica con gocce di cioccolato, l’impasto soffice e profumato, senza canditi e uvetta, è arricchito da golose gocce di cioccolato fondente. La colomba al gianduja, invece, omaggia la grande tradizione piemontese, esaltando l’iconica unione di cacao e nocciole, per un gusto avvolgente e armonioso. Entrambe le varianti sono impreziosite da una copertura pasticcera con fine glassa alla nocciola e mandorle tostate intere.

Ecco in Germania il locale che vieta l’accesso agli uomini

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Il logo del bar Baresha

A Brema, una giovane imprenditrice ha deciso di rompere gli schemi aprendo un caffè esclusivamente per donne. Sumeja Zumberi, appena 18 anni, ha realizzato il suo sogno a settembre, creando un luogo che offre caffè, gelato e dolci, tutto pensato per un pubblico femminile.

Il suo locale, il Baresha, ha già attirato l’attenzione e le polemiche. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Silvia Morstabili per il portale Reporter Gourmet.

Il locale per sole donne in Germania

Nel quartiere di Gröpelingen, dove Sumeja ha aperto il suo caffè, le donne spesso si sentono a disagio nei caffè affollati da uomini.

L’idea di Zumberi è stata quella di creare uno spazio dove le donne possano rilassarsi senza sentirsi osservate o giudicate. “Ci sono molte caffetterie dove gli uomini si riuniscono, ma queste non sono sempre accoglienti per le donne,” spiega a Rollin Pin. Con il suo gelato caffè, Sumeja intende offrire un ambiente confortevole, dove ogni donna possa sentirsi libera di essere se stessa.

La tradizione del Kosovo e il concetto di spazio femminile

Sebbene l’idea di un caffè per sole donne possa sembrare insolita in Germania, è una pratica consolidata nel Kosovo, patria di Zumberi, dove esistono già locali simili. “In Kosovo, questo non è niente di nuovo,” afferma la giovane imprenditrice a Reporter Gourmet. Qui, molti caffè sono esclusivamente femminili, creando così spazi di socializzazione e supporto per le donne. Il caffè Baresha è, quindi, una continuazione di questa tradizione, adattata al contesto tedesco.

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Giappone: l’alternativa ai Cat Cafè con il bar dedicato ai capibara

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Giappone Hidetsugu Ueno, warp
La bandiera del Giappone

In Giappone, già da tempo, la moda del momento coincide con la visita ai capibara cafè, ovvero caffetterie nelle quali potersi intrattenere insieme ai simpatici roditori. Una realtà simile, seppure con una grande differenza, ai cat café. I clienti, qui dentro, hanno la possibilità di bere un caffè con la presenza di due capibara che girano per lo store. Leggiamo di seguito l’esperienza al Cafe Capyba a Tokyo di Federico Giuliani nella prima parte del suo articolo per MOW Magazine.

Il Cafe Capyba in Giappone

TOKYO – Non sono ancora le 11 del mattino. Siamo appena scesi alla stazione ferroviaria Higashimukojima, nel quartiere di Sumida, nella parte nord-orientale di Tokyo, in Giappone. Ci incamminiamo verso un bar diverso da tutti gli altri, almeno per noi che viviamo dall’altra parte del mondo.

Si chiama Cafe Capyba, ed è un locale nel quale poter effettuare una consumazione allo stesso modo di come si potrebbe fare in qualsiasi altro luogo analogo, ma con un’importante particolarità: i clienti, qui dentro, hanno la possibilità di bere un caffè o un succo di frutta circondati da due enormi capibara, liberi di circolare in un’apposita stanza separata dal resto della struttura dotata di tavolini e divanetti.

Avevamo letto numerose recensioni positive di questo bar e abbiamo così scelto di effettuare un’esperienza diversa dal solito. Arrivarci non è difficile, il posto dista una ventina di minuti dal cuore della capitale nipponica ed è incastonato in un quartiere residenziale.

In mezzo a un dedalo di stradine, circondato da case dove vivono persone ormai abituate a convivere con un continuo pellegrinaggio di capybara lovers, ecco spuntare il Cafe Capyba. È un edificio minimale, facciata bianca, porta a vetro e una scritta nera che riporta il nome del locale.

Avevamo una prenotazione (è consigliabile farlo visto l’enorme afflusso di clienti) e i proprietari ci chiedono di aspettare il nostro turno in una sala d’attesa dislocata al piano superiore.

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In Massachusetts, dentro il bar che offre un caffè gratis a chi entra ballando

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Il proprietario del Coffee Milano Café a Middleborough, Massachusetts, ha avuto un’idea geniale promossa sui social: offrire caffè gratis a chiunque entri e si esibisca in un ballo di almeno 5 secondi ripreso in un video che sarà diffuso sul web. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Rebecca Manzi per il portale d’informazione Green Me.

L’iniziativa del bar Coffee Milano Café in Massachusetts

MIDDLEBOROUGH – Un piccolo bar a Middleborough, nel Massachusetts, ha trovato un modo creativo per attirare clienti e portare un sorriso nella vita delle persone. Il Coffee Milano Café è diventato virale grazie a una promozione che offre caffè gratis a chiunque entri e si esibisca in un ballo di almeno cinque secondi.

L’iniziativa è stata accolta con grande entusiasmo, attirando l’attenzione sia dei clienti locali che di milioni di utenti sui social media. L’idea, nata dal proprietario Josh Rashid, si ispira a una simile campagna promozionale di una pizzeria che offriva fette di pizza gratuite in cambio di passi di danza.

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Parigi: chiude l’ultimo Hard Rock Café della città

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La fine di Hard Rock Café a Parigi

PARIGI – Finisce in Francia l’era dell’Hard Rock Cafè. Ha chiuso i battenti a Parigi l’ultimo locale nel Paese dell’omonima catena di ristoranti americana. “Siamo spiacenti di informarvi che siamo chiusi. Ringraziamo voi e la città di Parigi che ci ha sempre accolto con calore ed entusiasmo”, recita un cartello in francese e inglese posto davanti all’esercizio in Boulevard Montmartre, nel cuore della capitale.

La direzione dell’Hard Rock Cafè di Parigi non è stata in grado di fornire informazioni sui motivi della chiusura nè sul numero dei dipendenti impiegati, stimato da alcuni media francesi intorno alle 90 unità.

Il locale parigino, aperto nel 1991 e situato sui Grand Boulevards, proponeva circa 200 pezzi originali di artisti: strumenti musicali, abiti di scena, autografi di musicisti e persino documenti personali appartenuti a leggende del rock come Elvis Presley ed Eric Clapton.

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Il caffè di qualità nel fine dining esiste? La risposta giunge dalla masterclass di Cafè El Mundo

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Lo chef in fase di preparazione (foto concessa)

MARNATE (Varese) – Nel cuore di Cafè El Mundo si continua a fare divulgazione sul caffè di qualità, facendolo innanzitutto uscire dalla sua zona di comfort, la tazzina al bar, e inserendolo nel contesto del fine dining. Con questo obiettivo si è svolta la masterclass su caffè e fine dining studiata dall’head chef e fondatore di Deg Ristorante (in via Gioacchino Rossini 29, Busto Arsizio) Stefano De Gregorio, insieme ad Ambrogio Ferraro, founder del locale Bar is the name (in viale Giuseppe Borri 29, Busto Arsizio).

Con questi due professionisti ospiti di Cafè El Mundo, si è tentato di rispondere all’annosa domanda: il caffè nella ristorazione di alto livello – e non per forza soltanto quella stellata – è possibile?

Una prima ipotesi risolutiva arriva anche solo nel guardarsi attorno durante l’evento, conoscendo i partecipanti alla masterclass: la maggior parte infatti arriva proprio dai ristoranti (il Soul e il Koinè di Legnano, La Forneria Metropolitana di Milano e Il Moro di Monza). Una platea che rappresenta un altro segnale forte del fatto che l’interesse c’è, anche tra i giovanissimi (colpisce infatti la lungimiranza di una titolare che ha invitato a seguire con lei la lezione due ragazzi suoi dipendenti, che si sono a loro volta dimostrati molto curiosi rispetto a questa potenziale evoluzione del mercato).

A fare gli onori di casa alla masterclass sul fine dining, ovviamente la Presidente di Cafè El Mundo, Annalisa Cantadori: “Questo non è un corso, ma un’esperienza”

Alessandro Giammatteo e Annalisa Cantadori (foto concessa)

E continua: “Il caffè non può più essere un prodotto dato per scontato, ma uno che dà grandi soddisfazioni prima ancora che grossi volumi. Rappresenta l’opportunità di aggiungere quel qualcosa in più di interessante sia sul piano della remuneratività, sia rispetto allo storytelling.”

Alessandro Giammatteo, la guida della masterclass di fine dining

Alessandro Giammatteo, consulente specializzato nel caffè, introduce i presenti al discorso di filiera dietro la tazzina: si parla di varietà, altitudine, processi di lavorazione, tecniche di assaggio e di estrazione. Il parallelo con l’universo del vino viene menzionato diverse volte, ma anche con la birra artigianale e l’olio.

Giammatteo poi afferma, un po’ provocatoriamente: “Eppure il caffè nel fine dining non esiste” – per poi coinvolgere tutti nella discussione. Alcuni confermano che la situazione è piuttosto drammatica, altri, come lo stesso Chef Deg raccontano una ristorazione in movimento: “Nel nostro campo si ha a che fare con tante tipologie di cliente.

Tra queste, esiste una nicchia di curiosi, che vuole vivere un’esperienza. Il plus della ristorazione rispetto al caffè, è che gode di tempi dilatati rispetto al bar. Poi certo, è necessario trovare anche dei collaboratori che sposano la tua stessa causa, perché altrimenti, non si riesce a trasmettere il valore di questa proposta al cliente finale.”

“Quindi sì, il caffè nel fine dining si sta rivalutando, c’è spazio, ma costa fatica”.

Ferraro racconta la ricetta (foto concessa)

Anche Ambrogio Ferraro si unisce al dibattito: ” Nella formulazione di una drink list con il caffè ci sono tanti fattori da considerare. La prima è la quantità di caffeina, perché è anche la cosa principale che di solito preoccupa il consumatore. Scegliere quindi Arabica e diverse estrazioni dall’espresso, è una strategia possibile. Come lo è lavorare sulle tipologie e consistenze del caffè”.

Annalisa Cantadori: “Inserire il caffè nel fine dining è un processo lungo, una trasformazione graduale”

Ma senza dubbio possibile: la dimostrazione si tocca con mano durante la stessa masterclass che inizia con una degustazione di due blend in espresso, uno più legato al gusto tradizionale (85% Arabica e 15% Robusta, composto da Perù, Ethiopia, Honduras, India, Brasile, Sumatra e Vietnam) e l’altro più inconsueto (100% Arabica, Brasile, Colombia, Nicaragua ed Etiopia). Double shot diviso in single per l’assaggio: durante l’assaggio entrambe le opzioni vengono apprezzate e le note aromatiche più spiccate vengono comprese da tutti. Missione compiuta.

Ma ancora deve arrivare il momento vero e proprio di pairing: si sentono già i profumi delle ricette ideate dallo chef

Esempio di fine dining e caffè (foto concessa)

Tutte accompagnate da caffè di prima categoria: il primo, un Etiopia Yirgacheffe, coltivato a 1900 metri di altitudine, lavato e con una fermentazione di 16 ore (sfruttato per realizzare la salsa di accompagnamento nel piatto); il secondo, un Kenya varietà SL14 – SL28, cresciuto a un’altitudine di 2100 metri, poi lavato e fermentato per 48 ore (in questo caso inserito nel pasto come polvere macinata con i capperi, oltre che in caffè filtro in accompagnamento al piatto).

Alla seconda portata, si inserisce l’offerta creativa di Ambrogio Ferraro, che propone lo stesso cocktail in versione alcolica e analcolica – seguendo esattamente la stessa filosofia che propone nel suo locale – interessante perché sposa non solo la mixology al cold brew, ma il caffè – Santos di Cafè El Mundo – al tè Oolong . All’aspetto, una spuma posizionata in superficie, ricorda molto il cappuccino.

Particolarità: l’uso come bevanda vegetale, quella a base di soia, perché si abbina meglio ad altri ingredienti della pietanza.

Ed ecco il menù nel dettaglio di fine dining al caffè

Cavolfiore alla brace, “Bagna Càuda”, limone capperi ed essenza in polvere di caffè (Ethiopia Yirgacheffe lavato). Brulée di capesante, dashi, gin al caffè e misticanza. Tiramisù di vitello: Girello di vitello alla brace, salsa tonnata al mascarpone, polvere di capperi, capperi puntina, fondo bruno e polvere di caffè con filtro in abbinamento

E, dulcis in fundo, croccantino di tiramisù.

Il cocktail realizzato a base caffè (foto concessa)

Il drink invece, era così composto: Tanqueray 10, Soda Santos con foglie acero, milk washed latte di soia, spuma di caffè santos recuperata dall’estrazione.

Un’esperienza culinaria che ha convinto tutti, anche i palati non abituati ai sapori più distanti dalla tradizione italiana dell’espresso. Abbinamento promosso a pieni voti, una prova concreta che nel fine dining il caffè può giocare un ruolo da protagonista. Cafè El Mundo, è stata la cucina di eccezione in cui mettere in scena il filo conduttore tra alta ristorazione e ottimo caffè: la ricerca e la cura della qualità in tutti gli aspetti di un’offerta premium.