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domenica 04 Maggio 2025
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Matteo Borea su REPORT: “Il settore è diviso, frammentato e troppo spesso si fa guidare dal profitto individuale anziché dal progresso collettivo”

Matteo Borea, coffee master e proprietario di terza generazione di La Genovese, la torrefazione di Albenga (Savona), condivide il suo punto di vista sulla puntata di Report andata in onda domenica scorsa in cui viene analizzato lo stato della tazzina nel Bel Paese. Leggiamo di seguito le sue considerazioni.

Dalla repubblica della ciofeca a quella degli ignoranti: chi vince la sfida?

di Matteo Borea

“Parlare di caffè in Italia dovrebbe essere un motivo di orgoglio, non di polemica. Eppure, ogni volta che si prova a sollevare il velo sulla qualità media della nostra tazzina, si scatenano guerre di opinione, con chi si indigna e chi si difende a spada tratta. Ma siamo sicuri che questo sia il punto? O forse stiamo perdendo di vista il problema reale?

Prima di entrare nel merito, è necessario fare chiarezza su chi ha prodotto il servizio e qual è il suo obiettivo. Report è una trasmissione giornalistica, e i suoi autori ignoranti in materia. Lo dico nel senso stretto del termine quindi non me ne vorranno Ranucci, Iovene e colleghi che sono comunicatori, non torrefattori, assaggiatori o baristi. Il loro mestiere non è quello di addentrarsi nelle sfumature del caffè o nelle complessità della filiera, ma di raccontare storie di interesse generale e, inevitabilmente, ottenere audience. E si sa: creare polemica è un metodo infallibile per attirare attenzione.

Il servizio, però, ha messo in luce problemi reali: la scarsa cultura del caffè in Italia, la mancanza di professionalizzazione dei baristi, le condizioni igieniche discutibili in molti bar e l’abitudine di tostare in modo eccessivo per coprire i difetti del prodotto. È evidente che ci sia tanto da migliorare, e sono il primo a sostenere che un cambiamento sia necessario. Ma il vero punto, secondo me, è un altro.

Il vecchio detto “bene o male, l’importante è che se ne parli” non è mai stato così vero. Per chi opera nel mondo del caffè, servizi come questo sono, in realtà, un regalo prezioso. E il fatto che mamma Rai abbia scelto il periodo di Natale per mandarlo in onda rende il regalo ancora più significativo. Questa è un’enorme opportunità non solo per riflettere e migliorare, ma per mostrare il valore autentico di tutta la filiera.

C’è una verità che nessuno vuole ammettere. Se vogliamo davvero alzare l’asticella, dobbiamo iniziare con un esercizio di onestà: guardarci allo specchio e riconoscere chi siamo. La verità, per quanto scomoda, è che il nostro settore è diviso, frammentato e troppo spesso guidato dal profitto individuale anziché dal progresso collettivo. Sembra di essere in un asilo senza maestre, dove i bambini si fanno i dispetti e prospera il disordine.

Parlo con spirito auto-critico, perché le dinamiche interne lo dimostrano chiaramente. I battibecchi tra i vari “super consulenti formatori mega guru pluripremiati” — supercazzola voluta — alimentano un clima sterile, in cui l’ego supera di gran lunga la voglia di costruire qualcosa di duraturo.

Poi c’è la guerra dei centesimi tra torrefattori, pronti a scendere a qualsiasi compromesso pur di appendere un’insegna in più, anche a scapito del valore del prodotto.

E infine, le associazioni di categoria, che rimangono spesso spettatrici passive, pronte a compilare report di fine anno che raccontano quanti locali hanno chiuso o, di tanto in tanto, a far finta di fare la voce grossa con le istituzioni per poi non riuscire ad ottenere nemmeno un contratto nazionale che si rispetti.

In questo caos, paradossalmente, Report ci sta facendo un gran favore. Con i suoi toni sensazionalistici e le sue inevitabili semplificazioni, ha comunque il merito di accendere i riflettori su problemi reali. È successo nel 2014, quando il primo servizio innescò un’ondata di riflessioni e miglioramenti, ed è successo di nuovo con il servizio di quest’anno. Anzi, dovrebbero farne uno al mese: se oggi vediamo qualche progresso, è anche grazie a questi stimoli esterni.

Non serve cercare scuse o puntare il dito. Se il settore è in crisi, la responsabilità non è di Report che ne parla a sproposito, dei consumatori o della concorrenza internazionale. È nostra. Divisi come siamo, senza una visione comune, non potremo mai costruire una cultura del caffè che possa competere con quelle di altre realtà nel mondo. E questo è il vero problema, molto più grave di una tostatura troppo scura o di un espresso “arruscato” [cit.] adatto solo a palati geneticamente modificati [ri-cit.]

L’evoluzione necessaria: dal prodotto all’esperienza

 Il caffè, nel suo significato più autentico, non è solo una bevanda. È un momento di connessione, un rito che attraversa generazioni, una forma di cultura che racconta storie di persone, luoghi e tradizioni. Eppure, il dibattito nato dal servizio di Report sembra essersi limitato a dettagli tecnici: tostature, attrezzature, pratiche igieniche. Tutto importante, certo, ma decisamente non sufficiente.

Se c’è una città che incarna meglio di tutte questa dimensione sociale e culturale del caffè, è senza dubbio Napoli. Qui, il caffè è molto più che una semplice bevanda: è un linguaggio universale, un modo di celebrare la vita, una pausa condivisa che unisce le persone. Quando si parla di valorizzare l’espresso come tradizione e momento di socialità, Napoli non ha rivali.

Tuttavia, sul piano della qualità, la realtà è diversa e Napoli non fa eccezione. Oggettivamente parlando, non è né meglio né peggio della maggior parte delle altre città italiane dove, mediamente, si tostano e consumano prodotti scadenti, senza grandi differenze geografiche. Questo è un dato su cui riflettere, perché è proprio questa mediocrità diffusa che ostacola il progresso del settore.

Ciò che manca in questa discussione è una visione strategica che vada oltre il prodotto in sé e abbracci l’intera esperienza del cliente. La qualità del caffè non può essere misurata solo in termini di aromi o perfezione tecnica. Deve essere accompagnata da un’esperienza che elevi il consumatore, trasmettendo valori di autenticità, cura e professionalità. Un cliente che entra in un bar non cerca solo un Espresso impeccabile: cerca un momento che lo faccia sentire speciale, un gesto che comunichi attenzione e rispetto, un’atmosfera che parli di passione e competenza.

Concentrarsi esclusivamente sul prodotto significa perdere di vista il quadro generale. È come perfezionare una singola nota dimenticando che la musica è fatta di armonia.

L’evoluzione necessaria del nostro settore sta proprio qui: non limitarsi a servire un buon caffè, ma creare esperienze che rimangano impresse, esperienze che il cliente vorrà raccontare e condividere. Questa è la vera sfida che il settore deve affrontare, e affrontarla richiede visione, coraggio e una profonda comprensione di cosa significhi davvero “qualità”.

Il cambiamento non nasce mai da uno sforzo individuale, ma da un lavoro di squadra. È facile puntare il dito contro i torrefattori, accusare i baristi di scarsa professionalità o criticare i consumatori per la loro mancanza di consapevolezza. Ma la verità è che il settore nel suo complesso manca di unità e, soprattutto, di una leadership visionaria che sappia guidarlo verso un futuro sostenibile e innovativo.

Prendiamo i baristi. Da anni si ripete che la formazione è importante, che serve passione per fare bene questo lavoro. Le aziende creano academy, offrono corsi gratuiti, si organizzano gare ed eventi. Eppure, il messaggio non arriva. Perché? Perché formare non basta: bisogna ispirare. Far capire che essere un Barista non è un ripiego, ma una professione con dignità, capace di influenzare la percezione della qualità nel paese.

Anche i torrefattori hanno un ruolo cruciale. La competizione al ribasso per conquistare nuovi clienti non fa altro che svalutare se stessi, il prodotto e minare il lavoro di tutta la filiera. È tempo di dimostrare che puntare sull’eccellenza a 360° non è un costo, ma una scelta strategica.

E poi ci sono i consumatori, spesso trascurati. Non possiamo aspettarci che pretendano qualità se nessuno gliela racconta. Serve una narrazione coinvolgente, che mostri cosa c’è dietro una tazzina, che li renda alleati in questo cambiamento. Educare non significa solo informare, ma creare consapevolezza e desiderio.

Tutto questo, però, non può funzionare senza unione. L’unione non è solo un bel concetto: è una necessità pratica. Senza un settore compatto, continueremo a inseguire soluzioni isolate che non affrontano il problema di fondo. E allora, la vera domanda è questa: quando inizieremo a pensare come un’unica entità, consapevole del proprio valore e del proprio potenziale?

 La soluzione è immaginare un “movimento” che raccolga tutti: torrefattori, baristi, formatori, esperti e consumatori. Non un’altra associazione gerarchica e burocratica, ma una rete fluida e inclusiva, con un solo obiettivo: elevare l’Italia come guida mondiale nella cultura del caffè. Poche regole, nessuna gerarchia, una visione condivisa e la forza di una grande voce unitaria.

Un movimento così potrebbe bussare alle porte del Ministero dell’Istruzione per inserire la caffetteria come materia obbligatoria nelle scuole alberghiere, dandole lo stesso peso della pasticceria e della cucina. Potrebbe ottenere agevolazioni fiscali per rendere più sostenibile la gestione di attività imprenditoriali complesse. Potrebbe persino creare nuovi standard riconosciuti a livello internazionale.

Sono idee come tante altre, né migliori né peggiori. Ma nessuna di queste può diventare realtà senza un pensiero collettivo. Solo uniti possiamo riportare il caffè italiano al centro del panorama globale. Il problema non è cosa fare, ma come farlo, e farlo insieme.

Il servizio di Report, con tutte le sue semplificazioni e provocazioni, ha avuto il merito di accendere una luce su un settore che, nonostante le sue eccellenze, continua a nascondere molte ombre. Ma non è stato l’unico stimolo di quest’anno: la tempesta che ha travolto i futures del caffè ha rappresentato un’altra grande sfida, mettendo in crisi produttori, torrefattori e operatori a ogni livello.

Eppure, questa non è una condanna, ma un’opportunità. Le tempeste, per quanto violente, spazzano via ciò che non è solido, lasciano il cielo più limpido e ci costringono a ricostruire su basi migliori. È nel caos che l’essere umano si evolve, e il nostro settore non fa eccezione. Serve coraggio per riconoscere il dono nascosto nelle difficoltà, ma è proprio grazie a queste sfide che possiamo costruire un futuro più forte, più unito e più sostenibile.

Il caffè italiano ha un potenziale straordinario, ma non può più restare intrappolato in vecchi schemi, divisioni interne e un individualismo che paralizza ogni tentativo di crescita collettiva. La strada è chiara: unirsi, ispirare, innovare. Senza unione non c’è forza; senza visione non c’è futuro. È tempo di smettere di inseguire piccoli interessi personali e iniziare a costruire qualcosa di grande, che renda onore alla nostra tradizione e guardi con ambizione al mondo.

La domanda, ormai, non è più se cambiare o meno, ma COME. E la risposta, per quanto semplice, è anche la più difficile da mettere in pratica: insieme. Solo lavorando come un’unica filiera, consapevole della propria forza e del proprio valore, possiamo restituire al caffè italiano il ruolo che merita. Non solo in Italia, ma nel mondo.

Perché il caffè non è solo una bevanda: è cultura, connessione, esperienza. È l’espressione del nostro savoir faire, della nostra passione e della nostra capacità di trasformare qualcosa di ordinario in un momento straordinario. Questo è il messaggio che dobbiamo portare avanti. Questo è il futuro che dobbiamo costruire. Insieme“.

                                                                                                                Matteo Borea

L’analisi: mercati del caffè a livelli senza precedenti nel 2024

MILANO – Fondamentali tecnici, finanziari e di mercato hanno contribuito a una lieve flessione dei mercati del caffè a fine 2024. All’Ice Arabica, quattro sedute consecutive al ribasso hanno portato il contratto per scadenza marzo a chiudere, il 31 dicembre, a 319,75 centesimi per libbra: il 69,8% in più rispetto alla chiusura dell’ultimo giorno di contrattazione del 2023 (29 dicembre 2023), che è stata di 188,30 centesimi.

L’Ice Robusta ha concluso l’anno con tre sedute consecutive in territorio negativo, atterrando, sempre il 31 dicembre, a 4.875 dollari: il 71,6% in più rispetto all’ultima seduta del 2023. Durante l’anno trascorso, entrambe le borse hanno registrato rialzi senza precedenti toccando nuovi massimi storici.

New York è volata, il 10 dicembre 2024, a un intraday di 348,35 centesimi, il livello massimo, in termini nominali, per i futures degli arabica dal 1972. Londra ha chiuso, il 26 settembre, a 5.527 dollari (intraday di $5.575), record storico del contratto 10-T.

Il parziale rilassamento registrato dai mercati nelle ultime sedute dell’anno va attribuito a una serie di concause, tra cui: il rafforzarsi del dollaro, un parziale incremento delle scorte certificate, in particolare a New York, e il moderato ottimismo indotto dall’andamento meteorologico recente nella coffee belt brasiliana.

Il nuovo anno si è aperto, in compenso, con il botto

Giovedì 2 gennaio 2025, Londra ha guadagnato il 3,7% (+$181), chiudendo a 5.056 dollari, massimo dell’ultima settimana e mezza. Forti rialzi anche a New York, dove il benchmark si è rivalutato di 710 punti (+2,2%) terminando la giornata a 326,85 centesimi.

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Salute e caffè: tre tazzine al giorno allungano la vita: lo ha confermato studio promosso dall’Isic Insitute for scientific information on coffee

MILANO – I ricercatori del CNC – Centro per le neuroscienze e la biologia cellulare in Portogallo riferiscono, come riporta il portale d’informazione Medical Xpress, che il consumo regolare e moderato di caffè, di circa tre tazze al giorno, non solo contribuisce a una vita più lunga, ma migliora anche la qualità di quegli anni aggiuntivi riducendo il rischio di principali malattie legate all’età.

I benefici del caffè

La percezione del consumo di caffè è cambiata negli ultimi decenni, passando da potenzialmente dannoso a benefico.

Oltre ai componenti principali, caffeina e acidi clorogenici, il caffè è una miscela complessa di migliaia di sostanze potenzialmente bioattive, la maggior parte delle quali non è stata ancora studiata a fondo per comprendere il loro impatto. Questo rende difficile isolare gli effetti specifici dei singoli componenti sulla salute umana.

Nello studio intitolato “Impact of coffee intake on human aging: Epidemiology and cellular mechanisms,” pubblicato su Ageing Research Reviews, i ricercatori hanno analizzato oltre 50 studi epidemiologici provenienti da diverse regioni ed etnie. Sono stati esaminati i modelli di consumo di caffè e la loro associazione con i dati sulla mortalità, gli indicatori della durata della salute e varie metriche relative alle malattie, all’interno di una coorte combinata di quasi 3 milioni di individui.

I risultati indicano che un consumo regolare e moderato di caffè non solo contribuisce a una vita più lunga, ma migliora anche la qualità degli anni riducendo il rischio di malattie principali legate all’età e mantenendo una salute generale migliore.

Un’assunzione moderata e regolare di caffè è stata associata a una riduzione del 17% dei tassi di mortalità per tutte le cause, a una minore incidenza di malattie legate all’età e a un’estensione della durata della salute di circa 1,8 anni.

Il consumo di caffè è stato correlato a un minor deterioramento funzionale con l’invecchiamento, mitigando la perdita di memoria, i cambiamenti dell’umore e il declino fisico. L’analisi ha inoltre evidenziato collegamenti coerenti tra l’assunzione moderata di caffè e la riduzione delle principali cause di mortalità, inclusi decessi legati a malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, cancro e malattie respiratorie.

Gli autori dello studio introducono inoltre il concetto di caffeina come normalizzatore ridefinendola come un agente stabilizzante per i sistemi fisiologici, anziché il tradizionale ruolo di psicostimolante.

Questo cambiamento di prospettiva potrebbe ridefinire radicalmente il modo in cui il caffè è percepito, studiato e consumato, spostandolo dall’essere considerato uno stimolante a una più ampia categoria di ottimizzazione della salute di routine.

La ricerca è stata finanziata da diverse aziende, tra cui illycaffè, JDE Peet’s, Lavazza, Nestlé, Paulig e Tchibo, attraverso il loro ente no-profit, l’Institute for scientific information on coffee (Isic).

Ferrero Italia: il fatturato ha superato gli 1,8 miliardi con una crescita del 3,5%

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Il fatturato 2024 di Ferrero Italia cresce del 3,5% superando gli 1,8 miliardi di euro grazie ai nuovi prodotti dell’azienda della Nutella: a salire sono anche i dipendenti italiani a +1,1% (77 unità). Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Riccardo Castrichini per il portale d’informazione Qui Finanza.

Crescono il fatturato e i dipendenti di Ferrero nel 2024

ALBA (Cuneo) – In casa Ferrero ci sono dei buoni motivi per festeggiare il Natale con un sorriso in più. Il fatturato dell’azienda in Italia nel 2024, infatti, continua a crescere toccando quota 1,82 miliardi di euro, ovvero un +3,5% rispetto all’esercizio precedente con un utile per la parte commerciale di 57 milioni di euro (+3,8 milioni rispetto al 2023).

La spinta in avanti è stata resa possibile dal lancio di nuovi prodotti sul mercato, con l’azienda che ha anche confermato con investimenti concreti la centralità dell’Italia e rafforzato la propria forza lavoro locale.

Oltre al fatturato (+3,5%), nel 2024 a crescere in Ferrero sono stati anche i dipendenti nei 4 stabilimenti italiani dell’azienda, più 1,1% (77 unità), con il gruppo guidato da Giovanni Ferrero che ha ribadito in una nota “la centralità dell’Italia in termini di sviluppo industriale”.

I dati sostengono queste parole, visto che nell’esercizio scorso (chiuso il 31 agosto) l’azienda ha investito 98 milioni di euro – 1,4 miliardi di euro negli ultimi 10 anni di attività – nei 4 poli produttivi presenti in Italia (Alba, Pozzuolo Martesanca, Sant’Angelo dei Lombardi e Balvano).

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Grimac macchine professionali per l’espresso: la sede di Bologna sigillata dall’ufficiale giudiziario

La sede della Grimac di Zola Predosa, a Bologna, è stata sigillata dall’ufficiale giudiziario: la proprietà non si è mai presentata ai tavoli né ha attivato gli ammortizzatori sociali. L’azienda è specializzata nella produzione di macchine per il caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Gabriele Mignardi per il quotidiano Il Resto del Carlino.

La sede di Grimac chiude : cancelli sbarrati e dipendenti a casa

ZOLA PREDOSA (Bologna) – Scorrono i titoli di coda sull’avventura imprenditoriale di Grimac Srl, storica impresa del territorio bolognese con sede a Zola Predosa, che dal 1966 opera nel settore della produzione di macchine da caffè e attualmente controllata all’80% da Solido Group.

Il 19 dicembre gli ultimi quattro dipendenti si sono trovati di fronte al cancello di ingresso di via Morazzo sbarrato e sigillato come effetto dell’intervento dovuto dell’ufficiale giudiziario.

Nessuna comunicazione preventiva era stata data ai dipendenti e “nessuna informativa è arrivata nemmeno al Tavolo di salvaguardia metropolitano, che sulla crisi Grimac aveva avuto tre incontri, l’ultimo dei quali il 2 dicembre scorso. Incontri ai quali era sempre intervenuto solo un dirigente, ma non si è mai presentata la proprietà dell’azienda, e questo era stato stigmatizzato da istituzioni e organizzazioni sindacali”, si legge nel comunicato della Città Metropolitana che per questo caso aveva riunito l’organismo presieduto dal capo di gabinetto della Città metropolitana di Bologna Sergio Lo Giudice e registrato la partecipazione di Regione, dell’Agenzia regionale per il lavoro, dal sindaco e dal vicesindaco di Zola (Davide Dall’Omo e Lorenzo Cocchi), dal rappresentante dell’azienda assistito dai suoi consulenti e dalle organizzazioni sindacali di categoria.

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Fipe: l’inflazione nella ristorazione rallenta ancora, +2,9% rispetto a novembre 2023

ROMA – L’inflazione nei servizi di ristorazione scende al +2,9%, per il totale ristorazione e per la ristorazione commerciale. L’inflazione generale aumenta a +1,3% da +0,9% di ottobre, tornando allo stesso livello del luglio scorso, soprattutto per l’accelerazione dei prezzi dei prodotti alimentari e di beni energetici. Leggiamo di seguito la nota pubblicata  dall’Ufficio studi di Fipe.

Bar

Il profilo inflazionistico del bar resta ancora sul +3,3%. Gli incrementi sopra la media questo mese riguardano i prodotti di pasticceria e gelateria e la caffetteria (+3,5%).

(dati: Centro Studi Fipe)

Ristoranti

Per i ristoranti la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si attesta a +3,2%, mentre per le pizzerie a +2,6%.

I prezzi della gastronomia registrano +2,8% mentre il delivery registra un incremento dell’ 1,9% rispetto a novembre 2023.

(dati: Centro Studi Fipe)

Mense

I prezzi delle mense registrano un +4,8% rispetto all’anno precedente.

(dati: Centro Studi Fipe)

Federazione pubblici esercizi: “Bene l’approvazione del provvedimento contro le recensioni false”

ROMA – Fipe accoglie con grande soddisfazione l’approvazione, il 24 dicembre in Consiglio dei Ministri, del disegno di legge che introduce misure per contrastare il fenomeno delle recensioni false nel settore della ristorazione e dell’ospitalità. Il provvedimento rappresenta un importante passo avanti per tutelare consumatori e imprese, prevedendo il divieto di acquistare o vendere recensioni online, l’obbligo di eliminare i commenti non autentici e la pubblicazione esclusiva di recensioni provenienti da clienti che abbiano effettivamente usufruito del servizio.

“Questo disegno di legge può rappresentare una svolta decisiva per il nostro settore”, ha dichiarato Roberto Calugi, direttore generale di Fipe Confcommercio.

Caluigi agggiunge: “Le recensioni false non solo distorcono la concorrenza e danneggiano l’immagine di tante imprese che lavorano con professionalità e serietà, ma rappresentano anche una truffa per i consumatori. Tutelare la trasparenza e la correttezza – prosegue Calugi – è fondamentale per rafforzare la fiducia dei clienti e promuovere una competizione sana e leale”.

Fipe Confcommercio esprime inoltre l’auspicio che il provvedimento venga applicato con tempestività ed efficacia, affinché si possa garantire un ambiente digitale più sicuro e affidabile per tutti gli operatori e i consumatori del comparto.

Brasile: a Jacarezinho c’è la grande Fiera Ficafé dedicata al caffè e alle donne

A Jacarezinho, in Paranà, si è tenuta Ficafè, la manifestazione che dà visibilità al caffè di produzione locale offrendo possibilità commerciali per le donne della regione in Brasile. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Alessia Benizzi per il portale d’informazione Agenda 17.

La fiera Ficafé del Brasile

JACAREZINHO (Paranà) – L’ultimo successo l’hanno ottenuto a Jacarezinho, in Paranà, dove si è tenuta la fiera Ficafè, manifestazione che dal 2008 dà visibilità al caffè di produzione locale. Oltre 4 mila persone hanno visitato l’esposizione, ampliando il bacino tra i conoscitori del caffè, quindi le possibilità commerciali per i gruppi di donne della regione.

Questa storia parla di donne, di lavoro e di cooperazione, di crescita e soddisfazione personale, della cura in agricoltura e di una produzione ad alto valore aggiunto.

E quando parliamo di caffè questo diventa un caso di successo, dato che sul mercato mondiale la produzione di caffè solitamente si associa a lavoro mal retribuito e mercato delle commodity, ma questo non è il caso del Paranà.

Una storia di caffè, lavoro, emancipazione nata dalla collaborazione internazionale

Ci troviamo nel Sud del Brasile, nello Stato del Paraná, noto per le meravigliose cascate dell’Iguaçu, famoso per essere uno dei maggiori produttori di soia al mondo.

Anche l’Italia è storicamente legato al Brasile, grazie a una consolidata tradizione di progetti di cooperazione internazionale e di collaborazioni istituzionali, avviati dalla fine degli anni Ottanta dal basso, a partire dall’attività di movimenti sociali, Organizzazioni non governative, enti locali dell’Emilia-Romagna, animati da ideali di autonomia e impegnati a promuovere uno sviluppo equo anche al di là dell’Atlantico.

Quest’anno la produzione di caffè speciali del Norte Pioneiro ha varcato i confini nazionali su invito di Itamaraty (il ministero degli Affari esteri brasiliano), partecipando alla Fiera internazionale Expo Cile, a Santiago del Cile.

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Il marchio Cadbury, Mondelez International, perde il bollino reale inglese dopo 170 anni

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Il celebre produttore di cioccolato Cadbury ha perso il bollino di qualità attribuito dai reali britanni dopo 170 anni. Perdono il diritto di mettere il royal warrant sulle loro confezioni anche i marchi della multinazionale Unilever, come la crema spalmabile Marmite e i gelati Ben & Jerry’s. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Market Screener.

Cadbury privato del bollino reale inglese

LONDRA – Un brutto colpo per il produttore di cioccolato inglese Cadbury nel pieno dello shopping di Natale: ha perso infatti dopo 170 anni il cosiddetto royal warrant, il bollino di qualità attribuito dalla famiglia reale britannica che ha importanti ricadute sul mercato del Regno Unito.

Il celebre marchio è stato infatti escluso dalla lista stilata sotto re Carlo III nel primo grande aggiornamento dei prodotti certificati dopo la morte della regina Elisabetta II, scomparsa l’8 settembre del 2022.

Perdono il diritto di mettere il “royal warrant” sulle loro confezioni anche i marchi della multinazionale Unilever, come la crema spalmabile Marmite e i gelati Ben & Jerry’s.

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Aicaf presenta il premio sommelier del caffè espresso 2025: è il nuovo concorso del settore

BRESCIA – Il 19 dicembre 2024 si è svolto il consueto meeting nazionale dell’Accademia italiana maestri e sommelier del caffè (Aicaf), un evento annuale di grande rilevanza per il settore. Durante l’incontro, i partecipanti hanno discusso una vasta gamma di argomenti legati al mondo del caffè e della caffetteria, con un focus particolare sulle novità e sulle nuove proposte.

L’obiettivo principale dell’evento è stato quello di valorizzare la figura dei maestri e, da quest’anno, anche dei sommelier del caffè, professionisti formati attraverso un percorso unico in Italia della durata di quattro giorni, interamente dedicato al mondo del caffè espresso.

Più di dieci anni fa, Aicaf ha registrato il marchio e il termine sommelier del caffè espresso e ha avviato un programma di formazione che, nel corso degli anni, ha visto crescere costantemente il numero di sommelier del caffè certificati, presenti non solo in Italia ma anche all’estero. Questo percorso ha contribuito in modo significativo alla diffusione di una cultura del caffè di qualità e alla professionalizzazione del settore.

Meeting 2024 (immagine concessa)

Nel corso del meeting del 19 dicembre, il consiglio didattico ha annunciato l’avvio di un nuovo e prestigioso concorso per il 2025: il Premio sommelier del caffè espresso 2025. Questo concorso è stato concepito per dare ulteriore rilievo a una figura professionale sempre più centrale in un mercato in continua evoluzione, dove il caffè rappresenta un elemento chiave per l’economia.

Il premio mira a promuovere una figura in grado di fare cultura e formazione sensoriale, anche verso il consumatore finale, spesso ignaro delle molteplici variabili che influenzano la qualità del caffè e relegano questa bevanda a una percezione di ordinarietà.

Il concorso si propone di incoronare il miglior sommelier del caffè d’Italia attraverso un percorso rigoroso di selezioni, che includeranno prove di cultura generale e specifica sul settore, degustazioni, assaggi, nonché esercizi di capacità descrittiva e argomentativa. Il regolamento e i criteri di partecipazione saranno definiti con l’inizio del nuovo anno.

Questo nuovo progetto rappresenta un ulteriore passo avanti nell’impegno di Aicaf per valorizzare il mondo del caffè, promuovere l’eccellenza e sensibilizzare il pubblico sull’importanza della cultura del caffè espresso.