lunedì 25 Marzo 2024
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Denominazioni: la granita al caffè di Messina diventa marchio tutelato

«Altrove in Sicilia è solo ghiaccio aromatizzato». I principali prodotti enogastronomici della tradizione peloritana potranno essere registrati in due appositi registri istituiti dal Comune. Spazio anche a pignolata e braciole, ma anche a ricette, feste e sagre. Prevista anche la nascita di un portale internet con una sezione e-commerce

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di SIMONA ARENA
MESSINA – Se chiedete a un messinese qual è la granita per eccellenza vi risponderà senza esitare la mezza con panna. Questo è il nome che ha a Messina la granita al caffè. Viene servita nel classico bicchiere di vetro insieme a una soffice e calda brioscia, che dovrà essere sapientemente inzuppata nel bicchiere mischiando la panna al caffè.

C’è chi sostiene che ci sia una vera e propria arte nel mangiare la mezza con panna. La vera regina delle granite messinesi.

A ruota seguono la cremolata di fragole e quella di limone.

Queste bontà della gelateria peloritana, insieme a tanti altri prodotti dolciari, come la pignolata (un dolce tipico del periodi di Carnevale, ndr), o il bianco e nero (i profiterole ripieni di panna ricoperti da una crema al cioccolato e scaglie di cioccolato fondente, ndr), ma anche gastronomici come le braciole (involtini di carne ripieni di pangrattato condito con olio, parmigiano e prezzemolo, nrd) e la focaccia rientrano tra i marchi di denominazione comunale, De.Co.

Il riconoscimento è stato deciso dallo scorso 9 marzo quando il consiglio comunale ha approvato il regolamento per l’istituzione del marchio. Con cui sarà possibile «censire e valorizzare la produzione tipica locale legata alla storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio comunale, quale strumento di promozione dell’immagine del territorio e della città». Anche perché ci sono prodotti come la mezza con panna che hanno radici storiche talmente radicate nella cultura peloritana da perdersi nella notte dei tempi.

A spiegarlo è Filippo Denaro, che gestisce la storica pasticceria Irrera: «Il consumo della granita ha origine già dai tempi delle dominazioni arabe – racconta -. Sui monti Nebrodi e Peloritani, ma anche sull’Etna venivano raccolti ed utilizzati il ghiaccio e la neve, che grattati venivano irrorati con aromi soprattutto di frutta. Cosi nacque la prima versione della granita che allora veniva consumata come una bevanda».

Ma è a Messina che la ricetta originaria viene rielaborata fino a farla diventare la bontà che si gusta ancora oggi nei bar in riva allo Stretto. «La capacità del gelataio e la vocazione turistica di alcuni luoghi hanno poi dato la possibilità di inventarsi gusti tra i più svariati, ma a Messina le più amate restano quella al caffè e quella al limone».

A svelare qualche piccolo segreto della ricetta tradizionale è invece Lino Santoro, che insieme ai cugini gestisce il bar che da 104 anni si trova nella storica sede di piazza Cairoli e rappresenta un punto di riferimento per quanti vogliono gustare prelibatezze messinesi.

Lo scorso ottobre il bar Santoro ha ottenuto all’Expo di Milano il premio per la granita d’eccellenza. «Siamo la terza generazione di maestri gelatieri – spiega Santoro – e ancora oggi, come un secolo fa, la lavorazione della mezza con panna viene fatta mantenendo inalterate le qualità di cremosità e densità che la rendono unica». Non troppo dolce né troppo amara, deve lasciare in bocca il gusto di un vero caffè. «Per questo utilizziamo la caffettiera napoletana – continua -. Il colore e il sapore rimangono inalterati come se stessi gustando un buon espresso».

Stesso discorso per la cremolata di fragole o quella a limone. «Ricordo ancora quando passavamo le fragole a setaccio per lasciare la giusta cremosità. Mettiamo anche un pizzico di arancia, ma non posso dire di più, svelerei dei segreti della ricetta tradizionale. Ho assaggiato la granita in altri posti in Sicilia, ma spesso si tratta solo di ghiaccio aromatizzato. Niente a che vedere con quella messinese. Ben venga quindi un marchio che ne riconosca l’appartenenza al nostro Comune».

Non resta quindi che farne richiesta al Comune dove verrà istituita una commissione, nominata dal sindaco e formata da cinque membri con diritto di voto, che esaminerà al pratica. Dentro la commissione troveranno posto il direttore generale, un dirigente comunale, un dipendente della struttura organizzativa comunale e due esperti, che potranno essere indicati dalle associazioni di categoria.

Per consentire la raccolta e la diffusione di questi prodotti sul web verrà creato anche un portale internet dedicato al settore agroalimentare, che conterrà riferimenti alle filiere produttive e si occuperà anche della promozione di luoghi d’arte ed eventi. A questo si dovrebbe poi affiancare una piattaforma di e-commerce e un sistema di georeferenziazione per la localizzazione delle attività produttive, commerciali e recettive del territorio.

Il registro del marchio di denominazione comunale prevede due distinti gruppi di prodotti: uno commerciale e l’altro culturale. Nel primo rientrano tutti i prodotti tipici e dell’artigianato alimentare locale, nel secondo, le ricette, le feste i saperi e i luoghi.

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