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Favorito il Nord del Continente nello Stivale la filiera dello zucchero è a rischio

Stefano Dozio, Dg di Coprob, spiega i rischi della liberalizzazione del mercato dello zucchero per l'Italia

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MILANO – Un’intervista per avere più chiara la situazione della filiera dello zucchero in Italia. Ce ne parla Stefano Dozio, Dg di Coprob. La sola cooperativa italiana che produce attualmente sul mercato retail.

Zucchero in Italia: il solo brand retail è “Italia zuccheri”

“Il timore c’è. Soprattutto per effetto dello smantellamento delle quote nazionali che cambia il perimetro normativo dopo 50 anni; introducendo regole artatamente costruite per favorire 4 o 5 grandi player nord europei.

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Ora, il rischio concreto è che si crei un eccesso di concentrazione delle attività di coltivazione e produzione di zucchero in alcuni Paesi Ue fino all’ oligopolio»

Fa il punto sulla situazione Stefano Dozio, dg di Coprob

Ne parla poco più di 3 settimane dalla liberalizzazione del comparto bieticolo-saccarifero. La cooperativa Coprob, fondata nel 1962, oggi rimasta praticamente l’ unica realtà nazionale produttrice di zucchero.

Presente sul mercato retail con il brand Italia Zuccheri. Con i suoi 250 dipendenti fissi, a cui si aggiungono 300 stagionali che operano nei 2 stabilimenti di Minerbio (Bo) e Pontelongo (Pd).

Quali sono i numeri dell’azienda

Il gruppo Coprob riunisce 7.000 aziende agricole per un totale di 5.648 soci conferenti. Inoltre, gestisce 32.300 ettari seminati a bietole tra Emilia Romagna e Veneto su circa 38.000 coltivati in Italia.

Terreni che lo scorso anno hanno prodotto 2.200.000 tonnellate di bietole. La cui lavorazione ha dato origine a 255.000 tonnellate di zucchero. Per un fatturato consolidato di 233 milioni di euro e un utile netto di 2,8 milioni di euro.

«La stima per il 2017 è di raggiungere quota 270.000 tonnellate», puntualizza Dozio.

Quella disegnata dai numeri è di fatto un’ organizzazione importante. Senza di essa, l’ Italia sarebbe oggi uno dei pochi Paesi al mondo con un consumo di zucchero di 1.700.000 tonnellate a non disporre di una produzione nazionale; pur essendo il 3° mercato di consumo in Europa.

Bisogna insistere sugli attuali standar di produzione

«Mantenere l’ attuale produzione, che oggi copre il 16% del fabbisogno di zucchero nazionale, è fondamentale per il nostro Paese. Specie dopo la liberalizzazione del mercato – osserva il dg. –

Per questo motivo, il nostro auspicio è che il governo si preoccupi di sostenere l’ unica filiera italiana del comparto in sede Ue. Prima che sia troppo tardi e che i prezzi si abbassino sotto la soglia di sostenibilità economica ».

Eridania: il primo passo indietro

Come noto, dal luglio 2016 un nome storico dell’ industria saccarifera italiana come Eridania è passato in mano francese. Oggi quello che paventano quindi i vertici di Coprob è una sempre maggiore competizione in Europa con i grandi big dell’ industria saccarifera.

Principalmente francesi, ma anche tedeschi, che punteranno a produrre il massimo, innescando una guerra al ribasso dei prezzi; a discapito della trasparenza e della garanzia di origine dei prodotti offerti.

Nel settore si punta all’innovazione degli stabilimenti

«Noi ci vogliamo difendere e da tempo stiamo lavorando per trasformare questa minaccia in un’ opportunità. Valorizzando l’importanza strategica dello zucchero italiano e puntando sull’ innovazione».
In che modo? «Intanto, dopo la riforma del 2006-2007, abbiamo investito 175 milioni di euro negli stabilimenti; aumentando la capacità produttiva del 40%.

Non solo. Per mettere in sicurezza la filiera, abbiamo puntato tutto sull’ agricoltura di precisione migliorando sensibilmente la produttività.

L’obiettivo è di raggiungere un ulteriore +15% superando le 10 tonnellate di zucchero per ettaro».

Un obiettivo che parte da lontano, quello di Coprob

Esattamente 3 anni fa, quando la cooperativa ha deciso di preservare la filiera italiana dello zucchero creando gruppi di bieticoltori nel territorio denominati “club territoriali della bietola” (Ctb).

«Abbiamo scelto oltre 115 aziende opinion leader del settore disseminate tra l’ Emilia-Romagna e il Veneto – sottolinea il dg -.

Aziende che condividono con noi le migliori pratiche agronomiche; dalla fertilizzazione alla genetica, dalla nuova sensoristica all’ informatica».

Il coinvolgimento degli agricoltori e della ricerca e sviluppo

Nasce da questi elementi la creazione del primo zucchero grezzo di barbabietola 100% italiano, chiamato “Nostrano”.

Preserva le preziose sostanze del succo madre del tubero. «Negli ultimi anni è aumentata l’ attenzione dei consumatori verso un’ alimentazione sana, genuina. Di cui si conosce l’ origine – spiega il dg – .

Nostrano è la risposta a questa richiesta perché intercetta un trend che cresce a doppia cifra».

Non solo prodotti mass market

Ma anche prodotti di nicchia ad altissimo valore aggiunto. È questa la sfida che Coprob ha lanciato ai suoi diretti concorrenti. Attraverso il brand Italia Zuccheri per conquistare nuove quote di mercato.

Con un occhio di riguardo sia ai produttori che ai distributori. «Remunerare nel modo giusto l’ agricoltore è, per noi, un valore reale. Il trend delle nostre vendite è in crescita (Fonte: Iri); nonostante i nostri prezzi del prodotto da filiera 100% italiana siano più cari nel punto vendita di circa il 20% rispetto a quelli dei concorrenti.
Questo consente dunque di generare valore sia al nostro gruppo che all’ insegna».

I distributori che lavorano con Coprob

Tra questi Coop, Auchan, Alì, gruppo Unicomm, Despar, Finiper, Bennet e Pam. Lasciano sempre più spazio ai prodotti con la marca di Italia Zuccheri.

«Secondo una logica win-win », puntualizza il dg. Oggi, gli impianti di Minerbio e Pontelongo possono produrre fino a 350mila tonnellate di zucchero.

La cooperativa sta ragionando insieme ad alcuni big dell’ industria agro-alimentare italiana come Barilla per valorizzare sempre di più le produzioni made in Italy.

«Con molte aziende abbiamo stretto delle partnership di medio periodo. In particolare, con Barilla è in essere un progetto orizzontale tra le filiere dello zucchero e del grano duro per renderle più produttive.

Al contrario con altri utilizzatori come Coca Cola non è andata in porto alcuna fattiva collaborazione. L’ azienda, al momento, non ha dimostrato di avere la giusta attenzione per la filiera italiana».

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