giovedì 11 Aprile 2024
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Perché Starbucks ha scelto di pagare di più i suoi dipendenti

L’incremento dell’occupazione ai livelli meno specializzati aumenta l'infedeltà dei lavoratori

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MILANO – McDonald’s, Target, Walmart, ma anche Starbucks e JPMorgan Chase: le principali multinazionali americane hanno aumentato i compensi dei propri dipendenti. E non perdono occasione, sottolinea The Atlantic, per pubblicizzare quanto tengano ai loro collaboratori.

Starbucks, per esempio, ha fatto sapere che, dall’autunno, aumenterà del 5% lo stipendio di tutti i lavoratori e quelli con maggiore anzianità riceveranno un aumento del 15%. Addirittura, in un commento sul New York Times, l’amministratore delegato di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, ha definito “un dovere civile della banca” aiutare i dipendenti meno pagati a combattere la stagnazione degli stipendi, l’ineguaglianza e la mancanza di formazione professionale”. Come si spiega questo cambiamento di rotta?

Le multinazionali hanno avuto anni per dimostrare il proprio apprezzamento per i dipendenti, ma non lo hanno fatto. Per il magazine americano, dunque, la prima variabile è macro-economica ed è una risposta alla scarsità di manodopera.

Per i lavoratori con il profilo più basso nel settore della ristorazione e dell’ospitalità (il tipico barista di Starbucks, per intendersi), l’occupazione ha raggiunto uno fra i livelli più alti da quindici anni a questa parte. Il mese scorso, per esempio, la disoccupazione era al 6,6%, in calo rispetto al 7,5% di giugno 2015.

Per contro, il numero di americani che ha deciso di lasciare il lavoro ha raggiunto a dicembre un picco record da nove anni a questa parte: 3,1 milioni di persone, infatti, hanno presentato una lettera di licenziamento, riporta Reuters.

La seconda variabile chiama in causa il contesto politico: i movimenti come Occupy Wall Street hanno portato alla luce un diffuso sentimento anti-élite e anti-globalizzazione e le multinazionali sanno che devono fare i conti con un’ostilità diffusa e, dunque, vogliono fare il possibile per apparire dalla parte “giusta”.

In più, come gli eventi delle ultime settimane hanno dimostrato, è difficile fare previsioni sullo scenario allargato. Basta considerare la corsa di Donald Trump alla Casa Bianca, il risultato del referendum britannico e i casi di terrorismo in Europa.

Il salario minimo garantito

Il terzo elemento in gioco, infine, sono i risultati delle campagne per l’incremento dello stipendio minimo: a partire dal mese di luglio, ricorda il Wall Street Journal, in due stati (Maryland e Oregon) e undici città, il salario minimo è arrivato a quindici dollari l’ora, con l’obiettivo di incrementare il potere di acquisto dei lavoratori. Cosa di cui, evidentemente, hanno tenuto conto anche i ceo.

Stefania Medetti

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