giovedì 11 Aprile 2024
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Unesco, l’espresso non passa e il governo invita i 2 comitati a una candidatura congiunta per il ’23

Per quest'anno l’organo governativo interministeriale ha selezionato il Festival Tocatì che si tiene in provincia di Verona ed è dedicata alla salvaguardia degli antichi giochi di strada

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ROMA – Il viaggio del rito del caffè espresso italiano tradizionale verso il riconoscimento Unesco si ferma per quest’anno e almeno fino al 2023: la Commissione interministeriale governativa, riunita in modalità telematica, sotto la presidenza di Franco Bernabè ha selezionato il Festival Tocatì e i Cavalli Lipizzani tra i dossier da sottoporre all’organo nazionale per l’Unesco.

E c’è già chi si chiede: “Chi ha remato contro l’espresso italiano?”

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Questo è dunque, nonostante tutto l’impegno e l’entusiasmo che ha caratterizzato la campagna partita dal Consorzio di tutela del caffè espresso tradizionale italiano Ctceit, il candidato ufficiale italiano. Così ha superato il rito (arte) del caffè quest’altra proposta, già al secondo tentativo di fila al vaglio del Ministero dell’Agricoltura.

In lizza verso l’Unesco era rimasta anche  la “Cultura del caffè napoletano”: una doppia candidatura che nelle scorse settimane ha acceso gli animi degli italiani, creando divisioni e malcontenti per i sostenitori partenopei. Erano state comunque avanzate entrambe dal ministero delle Politiche Agricole. Che, però, aveva espresso una preferenza di principio verso il primo dossier datato 2019, seguendo un criterio puramente cronologico.

Come il rito del caffè non ce l’ha fatta

Conclusa con l’amaro in bocca questa impresa guidata dal Presidente del Comitato il Conte Caballini di Sassoferrato e che tanto aveva fatto scalpore tra gli amanti della bevanda della Regione Campania.

Una contrapposizione tra due dossier che ha spinto la commissione interministeriale governativa a pronunciarsi sull’argomento, consigliando ad entrambe le fazioni di riunire in un’unica candidatura il rito del caffè espresso italiano tradizionale e la cultura del caffè napoletano. E ritentare nel 2023 con un progetto coeso che li preveda entrambi.

Il consiglio direttivo della commissione interministeriale: “Esprime apprezzamento per il lavoro svolto dai proponenti di entrambe le candidatura sul caffe e ha accolto con soddisfazione l’impegno del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ad approfondire i contatti con i proponenti al fine di addivenire a una candidatura unica in vista del riesame nel 2022 per il ciclo 2023 quando sarà possibile l’esame della candidatura nazionale per l’iscrizione alla Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale che avviene infatti ogni due anni (dopo il 2021 il 2023). Questo lavoro consentirà di presentare al consiglio direttivo una candidatura più solida e rappresentativa del panorama culturale italiano, in modo da evidenziarne ulteriormente gli elementi rituali, conviviali e di socialità.”

Il Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale, con sede a Treviso e soci in tutta Italia, ma anche a Lecce come leggete sotto, tra i quali anche il Comitato italiano per il caffè che riunisce l’80% a valore delle Torrefazioni italiane, si pone da anni l’obiettivo di valorizzare e dare un’identità riconosciuta a livello internazionale, al rito quotidiano che è simbolo dell’intero Paese.

A differenza del dossier riguardante il caffè napoletano portato avanti dalla Regione Campania, che invece aveva il focus sui locali storici, sulle torrefazioni italiane e sulla tradizione legata alla città di Napoli, di cui si può leggere anche nelle pagine del libro di Goethe, Viaggio in Italia.

Espresso al palo, sono invece passate le candidature del Tocatì e dei Cavalli Lipizzani: ecco di cosa si tratta

Tocatì, a shared programme for the safeguarding of traditional games and sports” e “Cavalli Lipizzani – Lipizzan horse breeding traditions”. E’ una candidatura transnazionale relativa al Registro delle Buone Pratiche della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, con capofila l’Italia e comprendente Belgio, Cipro, Croazia e Francia.

La proposta intende tutelare i giochi tradizionali, radicati nella vita quotidiana delle comunità e rientranti a pieno titolo in quelle pratiche sociali in grado di diventare espressioni della vita quotidiana, di riti e contesti festivi comuni ad ampie aree dell’ Europa.

“Cavalli Lipizzani” è una candidatura transnazionale con capofila la Slovenia e comprende, oltre all’Italia, Austria, Bosnia, Croazia, Ungheria, Romania e Slovacchia. L’allevamento del cavallo Lipizzano rappresenta un complesso patrimonio di conoscenze e pratiche tramandatesi nel corso dei secoli nelle aree politicamente e geograficamente assoggettate all’influenza asburgica.

Dalla creazione della razza nel 1580 presso la città di Lipica, nell’odierna Slovenia, il cavallo Lipizzano si è diffuso in tutti i paesi dell’impero austro-ungarico, implementando infrastrutture, architetture e saperi che continuano ancora oggi.

 

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