mercoledì 10 Aprile 2024
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Quando la tazzina è piena di batteri: i rischi che si possono correre al bar

La causa principale dei batteri nei bicchieri e tazzine dei bar risiede nelle macchine lava tazzine, largamente diffuse negli anni novanta ma ancora utilizzate da molti esercizi che non le hanno sostituite con dispositivi moderni.

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MILANO – Abbiamo trovato su un blog un articolo scritto da Anna Ermanni che fa il punto sui rischi che si possono correre nell’uso non corretto del lava tazzine che è diffuso in quasi tutti i bar. Si tratta di un punto di vista che può aprire il dibattito anche se alcuni passaggi, per esempio quello sulla pericolosità dei batteri, non ha esattamente basi scientifiche dato che molti batteri sono utili per l’uomo.

I batteri nel caffè

Al bar si beve caffè, nelle tazzine, o altri tipi di bevande, in diversi tipi di bicchieri; ma, insieme con la bevanda prescelta, si manda giù inconsapevolmente una quantità imprecisata di batteri, che possono procurare guai più o meno seri alla salute.

Il risultato globale di una ricerca è che beviamo realmente in tazzine e in bicchieri sporchi, abitati da sgradevoli e pericolosi inquilini, come stafilococchi e colibatteri, streptococchi, salmonelle e via dicendo.

La causa principale dei batteri presenti nei bicchieri e tazzine dei bar – è stato spiegato dai ricercatori che si sono occupati dell’argomento – risiede nelle macchine lava tazzine, largamente diffuse negli anni novanta, ma ancora utilizzate da molti esercizi che non le hanno sostituite con dispositivi moderni.

La macchina lava tazzine

Nella quasi totalità funzionano con il sistema detto “a riciclo”. Esso consiste, in sostanza, in una vasca della capacità media di quindici litri, munita di una pompa che invia agli ugelli di uscita acqua mescolata a detergente, a una temperatura di circa 55 gradi. Questo almeno nella prima fase di lavaggio, per il quale è previsto un tempo di circa 100 secondi.

Nelle fasi successive alla prima, la miscela liquida usata per il lavaggio comprende non soltanto il detergente, ma anche una certa dose di sporco (cioè di batteri) dal momento che l’acqua viene cambiata soltanto alcune volte al giorno, comunque a discrezione del barista. Altro tipo di guaio si aggiunge nella seconda fase, riservata al risciacquo.

L’operazione viene eseguita, in media, con un paio di litri d’acqua pulita e calda, estratta da un boiler di capacità variabile dai 3,5 ai 5,5 litri.

Il metodo di pulizia della tazzina

Quest’acqua, per esercitare un valido effetto sterilizzante, dovrebbe avere una temperatura fra gli 80 e 190 gradi; in realtà, a causa dei continui prelievi dal riscaldatore, il termometro scende sui 50 gradi, insufficienti a sterminare la piccola popolazione di batteri che si è formata nel bicchiere o nella tazzina, con provenienza aerogena (attraverso l’aria e la cavità orale) e fecale (attraverso l’acqua, gli insetti e le mani dell’uomo).

Come se non bastasse, in certi bar, si usa ancora sciacquare con un po’ di detersivo le tazzine e i bicchieri appena utilizzati dai clienti. In diverse occasioni mi è capitato di vedere il barista sciacquare con un po’ di detersivo, in maniera molto superficiale, una tazzina di caffè appena usata da un cliente, che veniva riutilizzata (la medesima tazzina) dopo pochi minuti per servire un altro cliente.

È scientificamente provato che molte patologie, anche gravi, si trasmettono con la saliva. A questo punto l’autrice propone una soluzione drastica: “Una buona abitudine, per preservare la propria salute anche al bar, è quella di comandare il caffè in un bicchierino di plastica alimentare”.

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