giovedì 02 Maggio 2024
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Andrea Pozzolini, ceo Rhea Vendors: “Intelligenza artificiale e la tecnologia nel vending così da garantire una qualità maggiore”

Il ceo dell'azienda: "Se parliamo di innovazione dobbiamo concentrarci sulla capacità della macchina e sulla struttura dei componenti per garantire una buona qualità. La nostra ricerca si sviluppa in questa direzione, sia per migliorare la parte meccanica del processo di erogazione sia quella digitale: l’hardware e il software della macchina consentono infatti un potenziale maggiore rispetto al semplice settaggio. Innovazione per Rhea è garantire la replicabilità della qualità, sempre. E siamo costantemente impegnati nella sperimentazione di nuove tecnologie per metterle a servizio della qualità del caffè. Oggi stiamo introducendo l’intelligenza artificiale perché gestisce ed elabora le informazioni, imparando da queste per garantire sempre una crescita della qualità"

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Andrea Pozzolini, ceo di Rhea Vendors Group, tra i più importanti produttori al mondo di distributori automatici tailor made, si rivela esponendo la filosofia dell’azienda nel mondo del vending in costante evoluzione. Pozzolini parla del ruolo della sostenibilità e della qualità nelle macchine superautomatiche con il sistema di riscaldamento a induzione soffermandosi sul risparmio energetico raggiunto grazie a un sempre maggiore impiego delle migliori tecnologie.

Avete partecipato a numerosi eventi di settore da FHA Horeca a Singapore, al Sigep in Italia, alla prima edizione di Sigep China a Shenzhen, all’Aneda ExpoCongress di Madrid, a Parigi e sarete a Host in autunno.  Quali punti in comune e quali differenza riscontrate oggi nei diversi mercati? Come riuscite a rispondere alle diverse esigenze?

“Partiamo dai punti in comune, esiste un comune denominatore da Singapore alla Cina, dall’Europa a tutti i paesi in cui esportiamo le nostre macchine, pur con una diversa velocità di apprendimento: riguarda la voglia di cambiare l’approccio al momento dell’ospitalità.

Triestespresso

In tutti gli ambiti in cui si inserisce il concetto di ospitalità, che si tratti di spazi di lavoro, retail, hotellerie, stazioni di servizio, luoghi pubblici e residenziali, il consumatore cerca la qualità dell’esperienza complessivamente vissuta. Ed è quello che offriamo noi con le nostre soluzioni. Rhea ha sempre lavorato per trasformare un momento di pausa in un momento di qualità.

Le differenze sono date dalle diverse culture, per cui abbiamo avuto sempre grande rispetto. Chi mi ha preceduto, un grandissimo uomo e amico, Carlo Majer, diceva che siamo come dei pianisti che devono avere la capacità di interpretare tutte le musiche del mondo. E questa è sempre stata la filosofia dell’azienda, che oggi definiamo come tailor-made: rispondere alle domande dei diversi mercati offrendo soluzioni su misura che ne rispettino le preferenze e le abitudini locali.

Dal più tradizionale settore del vending, dove abbiamo iniziato oltre 60 anni fa, siamo in grado di soddisfare le specificità ed esigenze di tutti gli altri segmenti di mercato in tutto il mondo, grazie al nostro impegno sulla personalizzazione.”

Avete come cortile il mondo: in cosa vi sentite porta bandiera del Made in Italy?

“Nell’esperienza. Se una persona viene in Italia non si ricorda soltanto della pizza, ma anche del modo in cui viene servita. Siamo capaci di fare ospitalità, lo facciamo in maniera diversa. Noi italiani siamo ospitali per natura. Rhea porta nel mondo sessant’anni di esperienza in questo campo e ne è ambasciatrice, sempre nel rispetto delle altre culture. La nostra vera forza è quella di portare ricette declinabili nelle singole società e per i singoli consumatori.

rhFS2 rhea
rhFS2 (immagine concessa)

Andiamo incontro ai gusti locali: miriamo a offrire il caffè che piace in quei luoghi. La nostra capacità come azienda è quella di fornire uno strumento flessibile e preciso che permetta di creare la propria ricetta, un’identità all’interno del prodotto che si andrà poi a servire e replicare.

E poi il design, che è sinonimo di eccellenza estetica e funzionalità italiana nel mondo. Le nostre macchine sono pensate per adattarsi all’ambiente in cui sono inserite e creare un’area hospitality piacevole non solo per il gusto ma anche per la vista”.

Da tempo proponete macchine superautomatiche con un sistema di riscaldamento a induzione: la sostenibilità e la qualità vanno d’accordo?

“La tecnologia serve proprio a questo: a migliorare la capacità di una macchina nella realizzazione di un prodotto. Da anni abbiamo concentrato la nostra ricerca e sviluppo delle macchine sulla tecnologia Variplus, tenendo in considerazione i tre elementi principali che entrano in gioco nell’erogazione di un caffè: la macinatura con il macinino, il gruppo e la parte legata al riscaldamento dell’acqua.

Continuiamo a lavorare per migliorare questa tecnologia, con l’intento di offrire un risultato in tazza al massimo livello e risparmio energetico. Infatti, il nostro sistema di riscaldamento dell’acqua a induzione Varitherm, permette un notevole risparmio energetico rispetto ai bollitori tradizionali, e consente di adattare la temperatura dell’acqua alle singole ricette e ad avere temperature differenti, persino all’interno della stessa bevanda.

Ma l’aspetto legato alla sostenibilità ambientale è per noi molto importante e i consumatori sono più attenti al green anche bevendo un caffè, facendo attenzione a consumarlo all’interno di un contesto che mostra azioni concrete per il riciclo e il risparmio dell’energia.  Noi come Rhea abbiamo sposato la sostenibilità da sempre. Non solo sul tema ambientale ma anche quello sociale e di governance.

sostenibilità crescita
La crescita sostenibile (immagine concessa)

Il rispetto del tessuto sociale in cui operiamo e il benessere di chi lavora in azienda è fondamentale. Per questo sosteniamo realtà locali e abbiamo dato vita a progetti destinati ai dipendenti per migliorare la qualità della vita sul posto di lavoro”.

Quindi lo specialty con Rhea è stato sdoganato nel vending: quali sono i vostri risultati su questo punto?

“Oggi abbiamo raggiunto un livello che permette a una macchina automatica di essere settata per poter estrarre anche un caffè specialty, con una qualità riconosciuta dagli esperti del settore. Al Sigep di Rimini abbiamo proprio costruito un evento con nove micro roaster di specialty e una giuria che degustava i caffè.

È stato un successo e la conferma del potenziale delle nostre superautomatiche. Il concetto che ci sta dietro qual è? Una macchina automatica può essere settata per realizzare una bevanda garantendo la personalizzazione dell’estrazione a seconda delle idee del barista.

Il vantaggio è che anche chi non è esperto può premere un tasto e avere una tazzina come quella preparata da un grande barista: l’automazione permette di personalizzare, e quindi interpretare, ogni singola ricetta, garantendone la replicabilità. Noi non pensiamo a una macchina che sostituisca l’uomo, ma ad uno strumento che lo supporti e gli permetta di ottenere sempre il miglior risultato possibile”.

Cosa significa innovazione nel settore del caffè?

“Se parliamo di innovazione dobbiamo concentrarci sulla capacità della macchina e sulla struttura dei componenti per garantire una buona qualità. La nostra ricerca si sviluppa in questa direzione, sia per migliorare la parte meccanica del processo di erogazione sia quella digitale: l’hardware e il software della macchina consentono infatti un potenziale maggiore rispetto al semplice settaggio.

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La rhtt1 all’interno della Rhea boutique (immagine concessa)

Innovazione per Rhea è garantire la replicabilità della qualità, sempre. E siamo costantemente impegnati nella sperimentazione di nuove tecnologie per metterle a servizio della qualità del caffè. Oggi stiamo introducendo l’intelligenza artificiale perché gestisce ed elabora le informazioni, imparando da queste per garantire sempre una crescita della qualità”.

Avete reso accessibile la distribuzione automatica agli ipovedenti, sviluppando macchine adatte a questi utilizzatori.

“L’utente è qualcosa in più di un cliente. Nel caso degli ipovedenti, il progetto nasce per poter dare la possibilità anche a persone con questa disabilità di gestire un’attività economica utilizzando le macchine automatiche per servire il caffè. Lo abbiamo fatto in Cina grazie alla collaborazione con David Wang, persona che lavora nel sociale e fondatore di Bear Paw Cafè.

Oltre alla soddisfazione di fronte ai sorrisi che abbiamo visto sul viso dei ragazzi, questo progetto fa parte di un concetto che abbiamo portato anche al Sigep e che abbiamo definito “Design for All”, che vuol dire per noi creare uno strumento accessibile a tutti, per raggiungere determinati risultati: per l’utilizzo di un ipovedente, ma anche per chi non ha l’uso degli arti (stiamo infatti lavorando su un controllo vocale avanzato che permetta anche a chi non ha manualità di settare la macchina).

Un ipovedente o portatore di altra disabilità può realizzare un caffè come un grande barista. Questo è un nostro obiettivo”.

Quali sono i possibili sviluppi che Rhea metterà in campo per accelerare un settore che ancora risente degli effetti pandemici?

Per noi è un continuo miglioramento della tecnologia. Stiamo lavorando molto sulla sostenibilità dei materiali, sull’architettura della macchina in modo che in fase di rottamazione possa essere riassemblata separando le parti riciclabili (plastiche, metalli) in maniera agevole, senza creare situazioni ibride da indifferenziato. Stiamo lavorando sui polimeri, alla ricerca di soluzioni che possano esser compatibili con le normative del food, ma con caratteristiche più sostenibili. Usiamo già materiali riciclati.

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Una delle ricette che si possono preparare con le macchine Rhea Vendors (immagine concessa)

La tecnologia digitale permette inoltre di aumentare i controlli, la sensoristica della macchina, la sua capacità di interagire con l’utilizzatore e il gestore, non solo per la telemetria, ma comunicando la necessità di una manutenzione programmata che si basa su una statistica dinamica.

La macchina avverte quando e quanto intervenire, risparmiando tempo e migliorando l’efficienza e la produttività della macchina stessa. Questo è l’obiettivo di tutti i nostri progetti di innovazione: attrezzatura più efficiente, in grado di mantenere costante il livello di qualità, con una manutenzione che si possa operare per la maggior parte da remoto e l’ottimizzazione della manutenzione ordinaria e straordinaria, per gestire meglio la capacità dello strumento di svolgere la sua funzione quotidiana, riducendone così l’usura.

Vogliamo creare una macchina che un domani produca, aiuti, sia efficiente, mantenga qualità costante e garantita dal settaggio, che interpreti e soddisfi le richieste dei consumatori.”

Si può concludere dicendo che il futuro delle macchine automatiche del caffè e del vending è già qui?

“Sì. Ma bisogna definire il qui. In Italia ci sono ancora dei pregiudizi da superare, mentre il vending all’estero vive una condizione diversa. Il digitale e le sue applicazioni sulla macchina del caffè sono sfruttate meglio.

In Cina abbiamo visto realtà in cui, grazie alle macchine del vending, si acquista persino il biglietto del teatro. Noi crediamo molto nell’alleanza pausa caffè ed esperienza. Con Kairos, la nostra macchina concept per i 60 anni di Rhea, abbiamo creato un’esperienza multisensoriale per riempire di cultura e bellezza il momento in cui ci si ferma, all’interno della giornata frenetica, per bere un caffè distraendosi, stimolando tutti i sensi, combinandoli al gusto.

Lavorando sull’innovazione, il design, la personalizzazione e la qualità vogliamo proprio sciogliere le resistenze che esistono, soprattutto in Italia, sul caffè della “macchinetta” . E non riguarda solo la qualità, ma anche l’attenzione ai luoghi di consumo. Un caffè servito nella metropolitana ha un’esigenza specifica, in termini di velocità, che deve essere differente dalla proposta in un ufficio, in un coffee shop o in coworking.

Il vending deve adattarsi alla rivoluzione ed evoluzione del tessuto sociale per creare nuove esperienze di consumo e, allo stesso tempo, nuove opportunità di business”.

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