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Ecco le piccole torrefazioni artigianali italiane, dove anche il caffè diventa arte

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MILANO – Anche un grande giornale sportivo come la Gazzetta dello Sport può occuparsi con competenza di caffè. Lo dimostra l’articolo di Luciana Squadrilli che vi proponiamo sotto. E che è dedicato alle piccola torrefazioni artigianali italiane, quelle dove il caffè è arte.

di Luciana Squadrilli

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Da Nord a Sud, quello con la tazzina di caffè è un ap­puntamento quotidiano irrinunciabile. Un rito che mo­stra però qualche segno di cedi­mento perché secondo i dati di Nielsen Market Track (2014) moka ed espresso perdono ter­reno a favore delle capsule, che hanno il pregio della praticità ma peccano in poesia e aroma.

Ma in Italia ci sono ancora oltre 900 torrefazioni, con artigiani che fanno dell’arte della tostatura la loro ragione di vita.

Gianni Frasi, scomparso lo scorso 6 dicembre era il più no­to. Era  il titolare del laboratorio Giamaica Caffè di Verona. Dove oggi l’attività prosegue con il giovane Simone Fumagalli, che da tempo aveva affiancato Frasi, alla tostatura. I caffè della Torrefazione Giamaica – oltre che in molti risto­ranti stellati ­- si trovano anche al Caffè Stern di Parigi, che Frasi definiva uno straordinario luo­go di “sollievo degli affanni”.

Tra l’etichetta di artista e di arti­giano Gianni Frasi preferiva quella di artifex, artefice, colui che conosce il mestiere e lo mette in pratica nel concreto. Dalla tostatura a fiamma diretta escono sempre singole origini come l’Haiti Komet Supe­riore Extra, un caffè naturale perfetto.

La­dy Café è il nome della torrefa­zione di Massimo Bonini a San Secondo Parmense. «Mi consi­dero un torrefattore rècoltant: lavoro in stretta sinergia con gli agricoltori, visitando le pianta­gioni più volte durante l’anno».

Nella sua tostatrice Vittoria del ‘54 Bonini tosta i chicchi a fiam­ma diretta con criteri specifici per ogni varietà: un grado o un secondo in più possono compro­mettere il risultato.

La gamma di Lady Caffè conta 11 origini sin­gole, tutte 100% Arabica, tra cui lo straordinario Pergamino Sul de Minas del Brasile. Perfetto per l’espresso, sprigiona al me­glio il deciso retrogusto di cacao in infusione.

Caffè Penazzi 1926 di Alberto Trabatti a Ferrara

Alberto Trabatti 11 anni fa ha deciso di lasciare la vi­ta da impiegato di banca per de­ dicarsi alla sua grande passione: il caffè. Il destino era segnato: dopo aver rilevato un negozio nel centro di Ferrara ha scoperto che proprio lì, in passato, c’era un’antica torrefazione di cui ha ripreso il nome, Caffè Penazzi 1926.

Trabatti ha dichiarato guerra a cialde e capsule e nel nuovo Opificio alla periferia di Ferrara, con annesso spaccio aziendale, tosta a rotazione Ara­bica di diverse origini.

C’è anche “la miscela del mastro torrefat­tore”: una sorta di entry level, buonissimo, da usare anche nel­la moka casalinga. «Per me il caffè non è un prodotto di nicchia: deve essere per tutti, e buono» dice Trabatti.

Perfero di Meriggi e pioppi a Fermo nelle Marche

È poco più grande di un garage, il laboratorio di Simone Meriggi e Daniele Pioppi alla periferia di Fer­mo. Hanno creato Perfero – dal latino «aspirare alla per­fezione» ­ puntando sul “po­co e buonissimo”.

«Qui è tut­to made in Italy ­- sottolinea­no ­- vogliamo recuperare la grande tradizione italiana della tostatura». Dal loro pic­colo laboratorio dove cam­peggia una Vittoria del ‘50 escono origini rarissime. E mi­scele eccellenti come la pre­giatissima Velvet – a base del raro Sumatra Lintong, Pana­ma Boquete e Malawi – che ha vinto la Medaglia d’Oro 2014 dell’International Insti­tute of Coffee Tasting.

L’antica arte della mi­scela sta alla base di Anhelo, il progetto di Luca Ferrari dedi­cato al caffè. Ha voluto rende­re omaggio alla tradizione partenopea. Così ha creato una mi­scela che mette insieme la dolcezza e burrosità dell’Ara­bica Santos del Brasile con il corpo delle pregiate varietà Robusta provenienti da Etio­pia e India. Tutte molto diverse da quelle scadenti sovra­tostate per coprire difetti. Il risultato è un caffè di grande persisten­za che si può assaggiare al­ l’Anhelo Bistrot di Napoli. E nella caffetteria del Museo del Novecento a Milano.

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