venerdì 12 Dicembre 2025
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Mazzer a HostMilano 2025, i dettagli tecnici delle tre prime macine della gamma ZZ

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macina conica Mazzer ZZ (foto concessa)
Macina conica Mazzer ZZ (foto concessa)

SCORZE’ (Venezia) – Il logo con la doppia zeta segna per Mazzer l’introduzione di un nuovo segmento nella gamma macine, dove le tecnologie più avanzate sono utilizzate per rispondere alle esigenze di una comunità globale del caffè in rapida evoluzione.

La presentazione è avvenuta in occasione di HostMilano 2025. Le tre prime macine della gamma ZZ sono state progettate specificatamente per le nuove versioni dei macinacaffè Mini, Super Jolly e Kony. Si tratta di due coppie di macine piane da 64 mm (ZZ k202P e ZZ k206P) e una coppia di macine coniche da 69 mm (ZZ k204P).

Le nuove macine si integrano perfettamente con i nuovi modelli perché macine, camera di macinatura e motore di ogni nuovo macinacaffè Mazzer vengono progettati insieme, come un abito su misura, funzionando in modo sinergico per garantire perfetta granulometria e produttività.

Le macine ZZ sono uniche per materiali, trattamenti, geometrie e gusto in tazza

Materiali. Realizzate in acciaio di alta qualità, le macine ZZ offrono un’elevata resistenza all’usura, una caratteristica che ne prolunga la vita. Le lavorazioni del materiale vengono effettuate con una precisione tale da poter ottenere la massima uniformità nelle geometrie.

Trattamenti. Le macine Mazzer ZZ sono sottoposte ad uno specifico trattamento al plasma.

Macina conica ZZ k204P (foto concessa)

Processo. Durante la lavorazione, l’azoto viene elettricamente eccitato e portato allo stato di plasma. Il gas reagisce con l’acciaio, modificandone la struttura e incrementando durezza, resistenza all’usura e durata nel tempo. In questo modo le macine mantengono prestazioni invariate fino alla fine del ciclo di vita, garantendo facilità nel settaggio della granulometria e costanza nella resa in tazza.

Geometrie e gusto. Le macine ZZ presentano geometrie completamente nuove rispetto alla gamma di macine tradizionale. Sono progettate per ridurre l’azione di compressione a favore di una superficie di taglio più ampia. Il risultato è una tazza elegante e armoniosa, dalla tessitura morbida, un corpo più leggero, acidità equilibrata e dolcezza avvolgente. La struttura aromatica è complessa, con note fruttate e sfumature floreali, caratteristiche che rendono le macine ZZ particolarmente adatte ai caffè con tostatura media e chiara.

Quale futuro per il segmento ZZ

Macina piana Mazzer ZZ (foto concessa)

Per i suoi macinadosatori e le macine, Mazzer mantiene un dialogo costante con la comunità del caffè: l’ascolta e trasforma i feedback di chi ogni giorno utilizza un macinacaffè in nuovi progetti di sviluppo. Per far parte del processo di innovazione, il team tecnico Mazzer Labs invita baristi e torrefattori a condividere la propria esperienza con le macine Mazzer scrivendo a customercare@mazzer.com.

La scheda sintetica di Mazzer

Mazzer progetta e produce macine e macinacaffè di alta qualità nei suoi stabilimenti vicino a Venezia sin dal 1948. L’Azienda familiare combina innovazione e tradizione rimanendo il punto di riferimento per le migliori caffetterie di tutto il mondo.
Più info, sul sito aziendale.

La Corea del sud ha un problema serio con le sue caffetterie: ce ne sono troppe

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Corea del sud
L'esterno dello Yangpyeong drive-thru store di Starbucks, nella provincia di Gyeonggi, in Corea del sud (credits: Starbucks)

MILANO – La Corea del sud ha un problema con i coffee shop: così titolava nel numero di ieri, mercoledì 3 dicembre, il New York Times. Qual è questo problema? Che ce ne sono troppe. Specie nelle grandi città. A Seul, ad esempio, in una via dell’esclusivo distretto Gangnam (sì, quello del celebre rap di Psy), se ne possono trovare 5 allineate nel raggio di 50 metri.

Decisamente troppe, anche per un paese in cui i coffee shop hanno registrato un vero e proprio boom.

In realtà, i caffè non sono poi così tanti: se ne contano 80 mila in tutto il paese, a fronte di una popolazione di 51 milioni di abitanti.

In Italia, sono censiti quasi 150 mila bar, la maggior parte dotati di macchina da caffè, per una popolazione residente di poco meno di 59 milioni di abitanti (dati Istat al 31 luglio 2025).

Ma, nel caso delle caffetterie coreane, si parla di una specifica tipologia di locale (a differenza del bar italiano, che è più poliedrico e generalista), che va ad aggiungersi a quelle tradizionali e tipiche.

Il fatto è che la crescita è stata rapida e abnorme: il numero di caffetterie è infatti raddoppiato negli ultimi 6 anni

La sola Seul ne conta oltre 10 mila. A cosa si deve questa ulteriore impennata recente, in un paese dove la cultura del caffè è radicata da tempo, dove Starbucks (di cui la Corea del sud è il terzo mercato, dopo nord America e Cina) è sbarcata già negli anni novanta e dove l’Americano è considerato (ufficiosamente) la bevanda nazionale?

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Trieste Coffee Experts presenta il programma ufficiale Coffee Megatrends

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Coffee Megatrends (immagine concessa)

TRIESTE – È tutto pronto per l’ottava edizione del Trieste Coffee Experts. La community del caffè sta per riunirsi presso il Savoia Excelsior Palace di Trieste per due giorni di confronto e dibattito sui principali Megatrends che stanno ridisegnando il volto del settore. Sarà possibile seguire l’intero evento anche in streaming, per vivere da vicino un summit che contribuirà a dibattere sul futuro della filiera.

Beans of change – Sabato 6 dicembre

Il primo giorno si apre con il tema dell’intelligenza artificiale e del rapporto tra tecnologia e persona. Padre Paolo Benanti introduce l’algoretica, spiegando perché l’etica degli algoritmi sia fondamentale per mantenere l’AI al servizio dell’uomo. Paolo Andrigo di Accenture mostra come l’AI stia cambiando il B2B e i processi di vendita, potenziando e non sostituendo il lavoro umano.

A chiudere il capitolo, Cristian Sartori di Siemens illustra l’applicazione dell’AI ai macchinari industriali, dove un “cervello artificiale” integrato migliora efficienza e qualità produttiva.

Si passa poi alla sostenibilità, con l’intervento di Mirta Granda Averhoff, Ambasciatrice di Cuba Paese Focus 2025. Michele Curto presenta Biocuba, progetto sostenuto dalla Fondazione Lavazza per creare una filiera del caffè sostenibile e completamente tracciabile tramite blockchain. Claudia Carroccia di Olam Italia ribadisce il ruolo ormai imprescindibile del binomio Innovazione e Sostenibilità nelle dinamiche globali del settore.

L’innovazione si lega direttamente a questi temi: spesso è proprio la tecnologia a rendere possibile la sostenibilità. Enrico Metti ricorda l’importanza dell’acqua nella qualità del caffè, mentre Andrea Gilli di IMA Petroncini presenta le nuove soluzioni industriali che uniscono robotica e AI. Marco Schiavon, ceo di Caffè Borbone sottolinea il primato italiano nel monoporzionato e il valore delle cialde compostabili come modello sostenibile da esportare.

La giornata si chiude con la prima edizione degli Stati Generali del Caffè, un confronto tra le principali associazioni del settore. È un passo verso un associazionismo più unito e coordinato, un obiettivo che i Bazzara perseguono da oltre vent’anni e che oggi trova una nuova forma di concretezza.

Italian Coffee Excellence – Domenica 7 dicembre

Il secondo giorno si apre con il tema della Coffee Identity. Domenico Sturabotti di Fondazione Symbola introduce una riflessione ampia sul Made in Italy: un patrimonio di qualità, tradizione e design che oggi, di fronte all’italian sounding e alla crescente competizione globale, richiede un cambio di mindset.

Per continuare a fare la differenza, serve una narrazione aggiornata e soprattutto coesione tra tutti gli attori del sistema. Su questa linea si inserisce l’intervento di Maurizio Giuli, che applica lo stesso principio all’espresso italiano, eccellenza che studia da anni e alla quale invita a restituire una identità chiara e contemporanea. Chiude il capitolo Mario Rubino, mostrando come Kimbo abbia saputo valorizzare la propria anima partenopea trasformandola in un elemento distintivo del prodotto.

Il percorso prosegue con Horizons, dedicato alle applicazioni concrete di questo nuovo modello identitario. Rudi Albert apre con il tema della trasparenza del verde e delle normative che regolano la tracciabilità della filiera. IMF attraverso le parole di Alessandro Garbin e Giorgio Mosca porta la prospettiva industriale, presentando macchinari dotati di modelli AI integrati per garantire costanza e qualità nella produzione. Infine Michele Cannone Global brand director away from home del Gruppo Lavazza analizza l’evoluzione del consumo, spiegando come sostenibilità e innovazione stiano ridefinendo le preferenze dei consumatori e le strategie delle aziende.

La giornata si conclude con il Think Tank Torrefattori, alla sua prima edizione. L’obiettivo è ambizioso: costruire una vera e propria “penisola del caffè”, riunendo torrefattori da nord a sud per discutere insieme i temi più urgenti del settore, dal prezzo della tazzina al riposizionamento del Made in Italy, fino alla formazione e alla necessità di una nuova narrazione condivisa.

loghi Trieste Coffee Experts (immagine concessa)

Coffermentiamoci: il pairing in cucina tra specialty e fermentazioni da Otaleg a Roma, il 13 dicembre

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Coffermentiamoci, l'evento romano (foto concessa)
Coffermentiamoci, l'evento romano (foto concessa)

ROMA – Lo specialty trattato come ingrediente di sperimentazione in cucina. Gianni Olimpo torna su queste pagine con un altro esperimento che unisce il caffè con la fermentazione nel menù di un evento di degustazione. Torna il fine dining con lo specialty nella capitale con Coffermentiamoci.

Coffermentiamoci: fermentazione nel cibo e nel caffè

Una frontiera ancora tutta da esplorare nel Bel Paese, dice Gianni Olimpo: “Secondo la mia esperienza, siamo ancora agli inizi, almeno in Italia.

Gianni Olimpo con la latte art (foto concessa)

All’estero, soprattutto nei Paesi nordici e in alcune realtà gastronomiche molto avanzate, il dialogo tra specialty coffee e fermentati è attivo già da qualche anno. Qui da noi, invece, è un linguaggio ancora nuovo, poco esplorato, ma in forte crescita.

Nel mondo dello specialty coffee si sta sviluppando una sensibilità nuova verso acidità complesse, aromi stratificati e consistenze inaspettate: proprio ciò che la fermentazione spontanea o controllata è in grado di offrire.

Per questo, unire il caffè a ingredienti fermentati non è una forzatura, ma quasi una conseguenza naturale. Si crea un linguaggio comune.

Infatti cercheremo di costruire un dialogo sensoriale tra acidità naturali, tra complessità aromatiche, tra il mondo microbico del cibo vivo e quello, già ricchissimo, dello specialty coffee.

Non è solo una questione tecnica o di abbinamento, ma un racconto coerente che parte dalla materia prima non standardizzata, legata alla stagionalità e al territorio e arriva fino alla tazza. In poche parole stiamo imparando a degustare il caffè come si fa con il vino. E la fermentazione, con la sua capacità di trasformare e far esplodere i sapori, è uno degli strumenti più contemporanei e affascinanti per raccontarlo.

L’evento nasce da un dialogo tra due mondi paralleli

Caffè e fermentazione (foto concessa)

Quello del caffè di qualità, sempre più orientato verso aromi complessi e naturali, e quello della fermentazione, tecnica antichissima oggi valorizzata nella cucina contemporanea per la sua capacità di trasformare e intensificare il gusto.

Gli abbinamenti sono stati pensati esaltando acidità, texture e sapidità, con un focus sull’equilibrio tra elementi dolci, salati e umami.

Il pairing si articola in un percorso tra cibi fermentati e diverse estrazioni, in cui il caffè (sia come bevanda che come ingrediente) dialoga con kefir, kombucha, formaggi fermentati, lievitati a base farro e gelato artigianale.

Un evento che rompe le barriere tra gastronomia, fermentazione e caffè d’eccellenza.

“Coffeermentiamoci” non è una semplice degustazione, ma un vero e proprio laboratorio sensoriale guidato da Gianni Olimpo e Lavinia Barsi, con il contributo del maestro gelatiere Marco Radicioni e della pastry chef di Otaleg, Francesca Cogliandro.”

Cinque portate, cinque specialty coffee, cinque fermentazioni, e una sola regola: far dialogare ogni elemento in un equilibrio aromatico costruito con tecnica e visione.

Il percorso sensoriale di Coffermentiamoci

Con pump my Moka (foto concessa)

* Entrée

Cetriolini fermentati, crema di kefir e miele

In apertura, uno shot di kombucha ai fiori di caffè, elegante e floreale, accompagna un piatto fresco e lattico. I fiori utilizzati hanno un profilo di tè al gelsomino, pulito e profumato, che si sposa con le acidità lattiche e il dolce naturale del miele.

* Portata 2

Formaggio con cardoncelli fermentati e riduzione di caffè

Una salsa ottenuta da un Colombia Pink Bourbon naturale, con note profonde di frutti rossi, accompagna la materia grassa del formaggio e la sapidità del fungo. Il pairing si completa con un cappuccino preparato con il Modoetia di HMC (lamponi, frutta secca, cioccolato), bilanciato da arancia fermentata: l’effetto finale ricorda uno yogurt con topping di frutta secca e agrumi.

* Portata 3

Il gelato fermentato del maestro Marco Radicioni sarà una creazione segreta, che verrà svelata il giorno dell’evento, seguita da uno shot di kombucha classica con limone fermentato, pensato per pulire il palato e preparare il passaggio verso il finale della degustazione.

* Portata 4

Focaccia di farro, kimchi di zucca, fonduta di formaggio e polvere di caffè La polvere di caffè è un Colombia Chiroso di Nestor Lasso, tostato da HMC (Paolo Scimone). Profilo aromatico: timo, rosmarino, camomilla, bergamotto – tutte erbe che si armonizzano con il piatto. In pairing: Nitro Cascara, realizzato con buccia di affè fermentata, servito come un drink che evoca il gusto della ciliegia.

* Portata 5

Cornetto al farro con confettura di datterini fermentati, crema al bergamotto e yogurt al caffè. Un dolce ricco ma perfettamente bilanciato. Lo yogurt fermentato al caffè, proveniente dal Kenya, varietà SL28-SL34, sprigiona note agrumate e dolci che si armonizzano con la confettura e la crema.

In questa ultima portata abbiamo voluto concentrare la nostra visione, chiudendo il percorso con un’esplosione di aromi, consistenze e percezioni sensoriali sorprendenti.

A chiudere l’esperienza, una moka preparata con la Pump My Moka, una moka a pressione senza fuoco, in una versione tutta da scoprire.

Un evento unico dove il caffè esce dalla tazzina e diventa ingrediente, aroma, stimolo. Un racconto di fermentazioni spontanee, materie prime di filiera corta, artigianalità vera.

“Ringrazio il maestro Marco Radicioni (proprietario di Otaleg) per il suo contributo e aver permesso tutto questo.” Gianni Olimpo.

Otaleg
Roma – Viale dei Quattro Venti, 70. All ore 12.00

Prezzo: 45€

Info e prenotazioni: 3460552621

Trieste Coffee Festival: taglio del nastro in piazza Verdi per il mercatino

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trieste coffee festival
Il taglio del nastro (immagine concessa)

TRIESTE – Taglio del nastro in piazza Verdi per il mercatino del Trieste Coffee Festival, con gli stand posizionati fino all’8 dicembre, nell’evento che anticipa l’arrivo dei Mercatini di Natale.

Presenti in piazza tante aziende del settore, Excelsior dal 3 all’8 dicembre, le associazioni di categoria dal 3 al 5 dicembre, Oro Caffè dal 5 all’8 dicembre, Bazzara dal 3 al 5 dicembre, San Giusto Caffè dal 6 all’8 dicembre, Amigos Caffè dal 3 all’8 dicembre, così come Casa degli Spirits, Bloom Speciality Coffee, Assocazione Caffè Treste, La San Marco e Antica Tostatura Triestina.

Sempre in piazza Verdi si terranno anche le due gare, Capo in B Championship il 7 dicembre e Moka Contest il giorno dopo.

Il convegno in Camera di Commercio

Giovedì 4 dicembre, alle 10.45, nella Sala Maggiore della Camera di Commercio, si terrà il convegno “Il caffè e i suoi mondi: conoscere, comunicare, connettere”.

Dopo il saluto del presidente Antonio Paoletti, relatori saranno Francisco Blasini di Antica Tostatura, Gianni Pistrini dell’Associazione Museo del Caffè, Alexandros Delithanassis dell’Antico Caffè San Marco e Arianna Mingardi di Amigor. Modera Alberto Polojac, responsabile acquisti e qualità di Imperator Srl.

Domenica 7 dicembre, alle 11, alla libreria Ubik, presentazione del libro “Come l’Italia rovina ogni giorno il suo caffè (e tutti i segreti per riconoscere quello buono)” di Luca Bassi.

Trieste Coffee Festival è organizzato dall’Associazione caffè Trieste assieme a Confcommercio e Freshmedia con la co-organizzazione di Comune di Trieste, Camera di Commercio Venezia Giulia, Aries Venezia Giulia e il supporto di FIPE e Trieste Convention and Visitors Bureau. Main sponsor La San Marco, sponsor tecnici per le gare dei prossimi giorni (Capo in B e Moka Contest) sono Latterie Friulane, Pulycaff, Metallurgica Motta e Torrefazione Goriziana.

Il caffè a Natale: tradizione, gusto e ricette speciali firmate IEI

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Gingercoffee Costadoro (immagine concessa)

BRESCIA – Il caffè, con il suo profumo avvolgente e il sapore intenso, è da sempre uno dei doni più apprezzati durante le festività natalizie. Regalare una miscela pregiata, magari accompagnata da una tazza decorata o da una macchina da caffè dal design tradizionale, è un gesto che parla di attenzione e di cura verso chi lo riceve.

Non a caso, nei pacchi regalo natalizi, il caffè trova spesso posto accanto a dolci tipici, confetture e liquori, diventando protagonista di momenti di gioia condivisa. Esistono poi selezioni di caffè artigianali, confezionati in eleganti scatole regalo, pensate proprio per sorprendere amici, colleghi o famigliari con un pensiero raffinato e autentico.

L’espresso non è solo una bevanda: durante le festività natalizie si trasforma in un ingrediente prezioso per i bar e i locali italiani, ma anche nelle case. Dalle varianti del classico tiramisù alle torte speziate, dai dolci al cucchiaio come la crema al caffè, fino ai biscotti natalizi arricchiti da un tocco di aroma intenso, il caffè aggiunge carattere ed eleganza a ogni preparazione.

In alcune regioni d’Italia, è tradizione preparare il “caffè speziato di Natale”, arricchito con cannella, chiodi di garofano e scorza d’arancia, servito bollente come coccola serale durante i giorni di festa. Un vero e proprio rito capace di scaldare il cuore e la casa, portando l’atmosfera natalizia anche a tavola.

La convivialità durante le feste di Natale insomma passa anche attraverso una buona tazza di espresso italiano, magari preparata con una ricetta speciale come solo i maestri che fanno riferimento all’Istituto Espresso Italiano (IEI) sanno suggerire. Così l’espresso diventa accompagnamento di dolci o di per sé una ricetta da provare durante le festività.

Le ricette pensate dai soci di IEI

Mokador Christmas Coffee è la ricetta di Marco Cini, responsabile Formazione per Mokador Experience Academy. È una bevanda stratificata con biscotto al pan di zenzero sbriciolato, espresso italiano, cioccolata calda densa, panna montata, sciroppo di zenzero e decorata con ribes freschi. Si serve in un bicchiere Ypsilon da 150 ml.

Gingercoffee Costadoro è invece la proposta di Fabio Verona, Responsabile della Formazione in azienda. Preparato con doppio espresso Costadoro montato con ghiaccio e sciroppo al gusto gingerbread fino a ottenere una spuma, decorato con topping al cioccolato, panna, cubetti di zenzero candito e una spolverata di cannella.

Fiore di Caffè – Caffè Milani è la proposta a cura del barman Denis Bajrami. Un Cocktail aromatico e speziato con gin, Disaronno, sciroppo d’agave, succo d’arancia fresco, espresso Christmas Blend, ghiaccio e una spolverata di cannella. Può includere chiodi di garofano per un tocco invernale. Si prepara shakerando gli ingredienti e si serve in un tumbler alto.

Espresso di Natale – La San Marco: un cocktail caldo con doppio espresso, liquore alla nocciola (o Frangelico), panna montata, scaglie di cioccolato fondente e cannella. È possibile una versione analcolica sostituendo il liquore con sciroppo o crema di nocciole.

Winter Masini Mocha – Essse Caffè è la proposta di Antonio Vinci, Bar trainer Essse Caffè: una cioccolata calda come base a cui viene aggiunto un espresso Masini per dare intensità e rotondità al gusto. Si serve con latte light montato a freddo, dalla consistenza morbida e leggera e guarnito con una spolverata di cacao o cannella. 

L’Istituto Espresso Italiano

L’Istituto Espresso Italiano (IEI), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 37 aziende aderenti. Maggiori info: www.iei.coffee.

Le ricette

Christmas Coffee Mokador (immagine concessa)

Mokador Christimas Coffee

Autore: Marco Cini, Resp. Formazione Mokador Experience Academy

Ingredienti:

  • 1 biscotto al pan di zenzero
  • 1 espresso italiano
  • 30ml di cioccolata calda densa
  • Panna montata q.b.
  • Sciroppo di zenzero
  • Ribes freschi per decorazione

Contenitore di servizio: bicchiere Ypsilon da 150ml

Preparazione
Base Aromatizzata: Sbriciola finemente il biscotto al pan di zenzero e disponilo sul fondo del bicchiere di servizio.

Primo Strato: Versa l’espresso caldo direttamente sopra le briciole di biscotto. Questo aiuterà ad ammorbidirle e a infondere il caffè con l’aroma dello zenzero.

Strato Intermedio: Aggiungi i 30 ml di cioccolata calda.

Riempi il bicchiere con panna montata, creando un bel volume in superficie.

Tocco Finale: Versa un filo di sciroppo di zenzero sopra la panna montata.

Decorazione: Guarnisci con un piccolo grappolo di ribes freschi.

Gingercoffee Costadoro

Autore: Fabio Verona, Responsabile della Formazione in azienda.

Procedimento: Preparare un doppio espresso Costadoro, quindi versarlo in un turn-mix o montarlo con un frullino insieme a qualche cubetto di ghiaccio tritato. A questo punto aggiungere lo sciroppo al gusto gingerbread e montare bene fino a ottenere una spuma. Decorare l’interno del bicchiere con il topping al cioccolato. Versare la spuma così ottenuta e posizionare un disco di cialda croccante da gelato, in modo che faccia da separatore tra il caffè e la panna. Aggiungere la panna e decorare con cubetti di zenzero candito, dare una spolverata di cannella a piacere come tocco finale.

Fiore di Caffè – Caffè Milani

fiore di caffè caffè milani (immagine concessa)

Categoria: Signature drink al caffè
Stile: Aromatico e speziato

Autore – Barman: Denis Bajrami

Ingredienti (per 1 drink)

  • 40 cl di gin
  • 20 ml di Disaronno
  • 10 ml di sciroppo d’agave
  • 30 ml di succo d’arancia fresco
  • 25 ml di espresso “Christmas Blend”
  • Ghiaccio
  • Un pizzico di cannella in polvere per decorare e fiori edibili
  • Facoltativo: aggiunta di chiodi di garofano macinati per un tocco ancora più invernale e speziato)

Preparazione

  1. Raffredda un bicchiere da cocktail
  2. In uno shaker versa il gin, il Disaronno, lo sciroppo d’agave e il succo d’arancia.
  3. Aggiungi il caffè espresso ancora caldo (per amalgamare meglio gli aromi) e subito dopo riempi lo shaker di ghiaccio.
  4. Shakera energicamente per 10–15 secondi.
  5. Filtra in un tumbler alto con ghiaccio
  6. Completa con una spolverata di cannella per un tocco speziato e avvolgente perfetto per le feste di Natale.

Il cocktail

Fiore di Caffè – Edizione Natale è un abbraccio aromatico: il calore dell’espresso incontra la dolcezza del Disaronno e la freschezza dell’arancia.
La cannella e le spezie evocano biscotti appena sfornati, luci soffuse e momenti di convivialità.
Un brindisi elegante per chi ama la magia del Natale con il carattere autentico del caffè.

Espresso di Natale – La San Marco

Espresso di Natale – La San Marco (immagine concessa)

Tipo: cocktail caldo
Ingredienti: espresso doppio, liquore alla nocciola (o Frangelico), panna montata, scaglie di cioccolato fondente, un pizzico di cannella.
Descrizione: Un abbraccio caldo e aromatico, dove l’intensità dell’espresso incontra la dolcezza della nocciola e la nota speziata del Natale.

Dosi per 1 porzione:

  • Espresso doppio (circa 60 ml)
  • Liquore alla nocciola (es. Frangelico): 25 ml
  • Panna fresca montata: circa 30 ml
  • Cioccolato fondente in scaglie: 1 cucchiaino
  • Cannella in polvere: un pizzico
  • (facoltativo) Zucchero di canna liquido: ½ cucchiaino, se si desidera un gusto più dolce

Procedimento:

  1. Prepara un espresso doppio ben caldo in una tazza o bicchiere resistente al calore.
  2. Aggiungi il liquore alla nocciola e, se preferisci, un tocco di sciroppo di zucchero di canna. Mescola delicatamente.
  3. Completa con la panna montata fino al bordo del bicchiere.
  4. Guarnisci con scaglie di cioccolato fondente e una spolverata di cannella.
  5. Servi subito, decorando con un piccolo bastoncino di cannella o una mini cialda natalizia.

Consiglio barista:

Per una versione analcolica, sostituisci il liquore alla nocciola con sciroppo alla nocciola (20 ml) o crema di nocciole calda leggermente diluita.

Winter Masini Mocha – Essse Caffè

Winter Masini Mocha – Essse Caffè (immagine concessa)

Autore: Antonio Vinci, Bar trainer Essse Caffè

Ingredienti:

  • Cioccolata calda 75 ml.
  • Espresso Masini 25 ml.
  • Latte light 55 ml

Svolgimento:

Partiamo preparando una cioccolata calda come base e la versiamo all’interno di un bicchiere con il manico.
A seguire, aggiungiamo un espresso Masini che dona intensità e rotondità al gusto.
Completiamo con latte light montato a freddo, dalla consistenza morbida e leggera.

Per la finitura, una semplice spolverata di cacao o cannella: un dettaglio che arricchisce aroma e aspetto.

 

 

Un Natale più autentico: tra famiglia elettiva, rituali spontanei e Italian Togetherness promossa da Bibite Sanpellegrino

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Gruppo di amici con stelle filanti

MILANO – Le feste avvicinano, ma non sempre riportano tutti a casa. Sempre più italiani, infatti, vivono il Natale lontano dalla propria famiglia d’origine – pensiamo ad esempio agli studenti, ai giovani lavoratori, ai fuorisede che hanno costruito altrove il loro quotidiano – e proprio da questi nuovi equilibri nasce un modo diverso di ritrovarsi.

In un periodo carico di luce e aspettative, in cui i ritmi accelerano e la connessione digitale non si spegne mai, prende forma una socialità più spontanea, misurata sui legami che si scelgono e capace di riportare al centro ciò che conta davvero. Piccoli rituali, momenti senza distrazioni, ritrovi informali: un Natale che torna essenziale e che riflette lo spirito dell’Italian Togetherness, la filosofia di convivialità promossa dalle Bibite Sanpellegrino e oggi più attuale che mai.

L’ indagine SWOA dell’Osservatorio IT delle Bibite Sanpellegrino

Uno scenario che trova un riscontro concreto nell’ultima indagine SWOA dell’Osservatorio IT delle Bibite Sanpellegrino, che racconta come gli italiani si stiano preparando al Natale 2025. Lo studio, condotto su 1.200 utenti, mostra infatti che il valore della socialità durante le feste rimane centrale, ma con il desiderio crescente di viverla in modo più leggero, spontaneo e adatto ai nuovi equilibri di vita.

Dalla ricerca emerge che quasi due italiani su tre (64%) dichiarano di dedicare molto o abbastanza tempo alle relazioni di persona, e i tradizionali pranzi e cene di famiglia restano un punto fermo per il 66% degli intervistati.

Ma, accanto ai rituali più consolidati, affiora un movimento nuovo: un Natale che non si limita più ai confini della famiglia d’origine, ma si allarga a quelle relazioni che negli anni sono diventate anch’esse “casa”. Lo dimostrano i numeri: il 50% partecipa ad aperitivi e brindisi pre-festivi con gli amici, il 49% organizza merende o giornate di gioco informali e il 55% trascorre con la propria cerchia amicale una parte significativa delle vacanze.

Un Natale alternativo

Questo cambiamento trova la sua sintesi in un dato che racconta più di ogni altro lo spirito delle feste di oggi: il 58% degli italiani sarebbe disposto a vivere un Natale “alternativo”. In Italia, “alternativo” non significa rompere la tradizione, ma allargarla, affiancando ai riti familiari momenti scelti con gli amici e ritualità più semplici e spontanee. È in questo terreno che nasce e cresce il fenomeno del Friendsmas: una forma di socialità festiva che non sostituisce il Natale in famiglia, ma lo completa con una seconda dimensione affettiva.

Una dimensione più leggera, autentica, domestica nel senso più intimo del termine: quella in cui gli amici diventano una “famiglia elettiva”, con cui condividere cene senza formalismi, piccoli scambi simbolici, giochi improvvisati, playlist e momenti speciali che restituiscono spazio all’ascolto reciproco. È una tendenza che mette in luce un cambiamento profondo: per molti italiani, gli amici rappresentano oggi una seconda famiglia, un luogo emotivo in cui ritrovare leggerezza, ascolto e appartenenza, soprattutto quando si vive lontani da casa.

Oltre alle relazioni, i luoghi del Natale Italiano

Oltre alle relazioni, anche i luoghi contribuiscono a definire il volto del Natale italiano. La casa – propria o degli amici – si conferma il cuore della socialità per il 55% degli intervistati: è tra divani, cucine e tavoli allungati che prendono forma i momenti più sinceri, risate improvvise e brindisi senza orari.

Anche dalle mura domestiche l’Italia continua a vivere la magia della città che si accende: piazze e mercatini, scelti dal 59%, diventano scenografie luminose per ritrovi spontanei, dove il profumo di vin brulé, le musiche natalizie e le decorazioni sospese creano un senso di appartenenza quasi corale.

Qui ci si incontra senza appuntamento, ci si ferma a parlare, si condividono momenti che fanno sentire parte di una comunità più ampia e che restituiscono al Natale un senso di vicinanza diffusa.

E poi ci sono bar e ristoranti (51%), che durante le feste si trasformano in rifugi caldi nelle giornate fredde: luoghi dove un aperitivo diventa occasione per fare il punto dell’anno, un pranzo informale si riempie di racconti e un brindisi spontaneo diventa anticipo di festa.

Tra impegni e incombenze

Eppure, anche in mezzo a questa geografia di luoghi caldi e scenari accesi, il desiderio di stare insieme deve fare i conti con la realtà delle feste: un periodo bellissimo, sì, ma anche denso. Le incombenze domestiche – che pesano sul 64% degli italiani – si sommano allo stress dei regali e dei preparativi (63%), agli impegni lavorativi di fine anno (54%) e a una stanchezza generale che colpisce più della metà delle persone (52%).

È il lato nascosto del Natale, quello che spesso non si racconta: la corsa, le aspettative, le liste infinite che rischiano di togliere respiro alla leggerezza delle relazioni.

Non stupisce, infatti, che per molti le interazioni durante le feste risultino più intense del solito (59%) o talvolta persino di circostanza (38%), come se la magia conviviale fosse attraversata da un sottofondo di tensione emotiva.

In questo scenario, ciò che gli italiani cercano davvero è un ritorno all’essenziale: il 52% indica i “momenti senza distrazioni” come la parte più preziosa dello stare insieme, quell’attimo in cui si posa il telefono, si solleva lo sguardo e si torna a essere presenti e proprio per questo, infatti, il 57% dichiara come proposito natalizio la volontà di ridurre l’uso di smartphone e social, per vivere le feste con una presenza più piena e autentica.

Italian Togetherness: una socialità moderna

Questa ricerca di autenticità non riguarda solo il Natale: è un tratto che l’Osservatorio IT ha rilevato in tutte le sue indagini dell’ultimo anno. Dall’inizio dell’anno, fino all’estate e poi all’autunno, gli italiani hanno espresso il desiderio di relazioni più sincere, di pause digitali e di una socialità meno mediata. Nel periodo natalizio questa esigenza diventa ancora più forte, perché coincide con il bisogno di alleggerire la pressione sociale e recuperare il piacere del tempo condiviso.

Dallo studio emerge quindi un’Italia che sta trasformando il proprio Natale: alle tradizioni familiari si affiancano nuovi rituali con gli amici, momenti più spontanei e forme di convivialità capaci di alleggerire la pressione delle feste.

È un modo diverso di stare insieme, che rispecchia proprio lo spirito dell’Italian Togetherness: una socialità moderna, inclusiva, che privilegia la presenza e la qualità dei legami. In vista delle celebrazioni 2025, Bibite Sanpellegrino invita a vivere un Natale più consapevole e più vero: meno frenesia, più ascolto; meno distrazioni, più relazione.

Perché ritrovare il senso delle feste significa soprattutto questo: costruire legami che restano, a prescindere da dove si è e da quale famiglia si scelga di essere parte.

Firenze, nuove regole sui dehors: stop alle estensioni nell’area Unesco

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Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)

La giunta di Palazzo Vecchio di Firenze approva il regolamento per i dehors, dopo il protocollo firmato con la Soprintendenza. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Azzurra Giorgi per il quotidiano La Repubblica.

Il nuovo regolamento dei dehors a Firenze

FIRENZE – Via la concessione in caso di lavoro irregolare o di doppia violazione del regolamento in un anno. E tre giorni di chiusura per chi reitererà le occupazioni abusive. La giunta di Palazzo Vecchio approva il regolamento per i dehors, dopo il protocollo firmato con la Soprintendenza.

Dovrà passare dal consiglio comunale ma potrebbe entrare in vigore a inizio anno. Chiunque vorrà uno spazio esterno – incluso chi lo ha già – dovrà presentare richiesta fino al 15 marzo.

Le novità

Diverse le novità, la prima sulle superfici ammesse: il regolamento non consente di andare oltre la situazione attuale, cioè circa 12.600 mq di suolo pubblico occupato in area Unesco. Eliminata la possibilità di raggiungere i 14 mila mq prevista finora.

“Il nostro obiettivo è tutelare l’equilibrio residenzialità-commercio” rivendica a La Repubblica la sindaca, Sara Funaro, annunciando che in venti aree sarà impossibile estendere lo spazio per i dehors: Borgo La Croce, San Lorenzo, SS Apostoli, San Jacopo, piazza Salvemini, San Felice, Santa Felicita, Sant’Ambrogio, Largo Bargellini, via San Giuseppe, dei Cerchi, dei Neri, dei Renai, dei Serragli, dei Tavolini, Ginori, Palmieri, Sant’Agostino, Tosinghi, Vecchietti.

I dehors, come già ora, non potranno superare il 50% della superficie della sala interna ma – ed è una novità – per poterne richiedere uno, la sala interna dovrà essere di almeno 20 mq. Chi vorrà sfruttare i dehors dopo le 22 avrà l’obbligo di valutazione di impatto acustico.

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Vortice presenta la lampada a raggi infrarossi Thermologika Soleil System per bar e dehors

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thermologika vortice
La lampada a infrarossi (immagine concessa)

MILANO – Robusta e resistente anche alle condizioni climatiche più avverse, la lampada a raggi infrarossi Thermologika Soleil System è la proposta Vortice per sfruttare al meglio, soprattutto con i primi freddi e in inverno, gli spazi esterni come terrazze, bar e dehors, che necessitano di un riscaldamento localizzato continuo.

Le lampade a raggi infrarossi sono una delle migliori soluzioni per rendere accoglienti gli ambienti esterni. Rispetto ai più comuni bulbi al quarzo, riscaldano per irraggiamento e agiscono di direttamente sui corpi così da non disperdere inutilmente il calore.

Thermologika Soleil System può essere inserita armoniosamente in qualunque contesto, valorizzando zone altrimenti poco utilizzate.

Ha una struttura robusta e leggera, con un elevato livello di protezione dai getti d’acqua (IP65). La lampada di cui è dotata è di potenza regolabile fino al valore massimo di 1.500 W, in funzione delle esigenze e si caratterizza per l’elevata resa termica, la velocità di accensione (oltre il 90% del picco massimo raggiunto in meno di 1 secondo) e la lunga durata (5.000 h).

Per lo sviluppo del prodotto sono stati scelti materiali estremamente robusti e pregiati, che non mutano nel tempo le loro caratteristiche. L’involucro è in alluminio estruso anodizzato.

La griglia è in lamiera di acciaio Inox elettrolucidata, per cui non è soggetta a variazioni cromatiche tipicamente indotte dai cicli di riscaldamento e raffreddamento.

La parabola riflettente è realizzata in alluminio ad alta riflessione (fino al 95%) con anodizzazione speciale contro l’invecchiamento.

Le 5 scanalature orizzontali ricavate sul retro permettono di adattare l’inclinazione del prodotto alle esigenze d’impiego, orientando la radiazione termica nella direzione utile a massimizzare il comfort degli utilizzatori.

I fianchetti sono realizzati in alluminio pressofuso e successivamente verniciati utilizzando materiali resistenti alle alte temperature (fino a 250 °C).

Dimensioni: Lunghezza base: mm 453 – Altezza: mm 138 – Profondità: mm 93 – Peso: Kg 2,3

BiokW parla del legame tra caffè e biochar nella filiera

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biokw
Il processo (immagine concessa)

BiokW è un’azienda di Trento che sviluppa progetti di efficientamento ambientale ed energetico e programmi di innovazione e gestione del cambiamento. In questa occasione BiokW parla del biochar nella filiera del caffè.

BiokW ha sviluppato sia competenze di analisi di sistema (analisi e costituzione di quello che chiamiamo un catasto biomasse), capacità di sviluppare e consegnare impianti (centrali e mobili), e relativa certificazione sia lato biochar, che sulle certificazioni di prodotto. Di seguito leggiamo il loro approfondimento.

Caffè e biochar: il legame con la filiera

MILANO – E’ un dato di fatto che quasi tutti consumano caffè in tutto il mondo, ma solo in un numero relativamente piccolo di luoghi al mondo è possibile la coltivazione di piantagioni di caffè. Per semplicità espositiva, consideriamo che questo immenso settore sia composto da 4 macro-attori:

– gli agricoltori, i commercianti,

– i torrefattori e i marchi,

– i canali di distribuzione e, naturalmente,

– e infine, i consumatori

C’è insomma una complicata e lunga catena del valore attorno alla tazza di caffè:

Come industria, quella del caffè, oggi vede un modello aperto, in cui i chicchi di caffè vengono prodotti in diverse località in tutto il mondo, per poi, in gran parte, essere spediti alla torrefazione, ai marchi aziendali e infine ai punti vendita per il consumo finale.

Questo consumo avviene in bar, caffetterie, ristoranti e, naturalmente, nelle case. A valle di questo lungo processo, i fondi di caffè esausti sono generalmente considerati rifiuti e vengono quindi destinati alle discariche o a un impianto di trattamento dei rifiuti.

A monte c’è invece il mondo delle produzioni agricole del caffè stesso. Coltivazioni che sono spesso inseriti in contesti di produzione agricola più ampi in zone dove appunto, la produzione di caffè è una delle diverse coltivazioni in corso.

Questo processo può essere notevolmente migliorato con un approccio di economia circolare, sostenibilità, cattura e sequestro della CO2 e integrazione di filiere tra loro non connesse.

Il biochar è un carbone altamente poroso e di colore scuro, simile al carbone, ottenuto attraverso la pirolisi della biomassa vegetale in condizioni di ossigeno limitato. Questo processo termochimico, che avviene a temperature elevate senza combustione completa, produce tre principali sottoprodotti: biochar (frazione solida), bio-olio (liquida) e syngas (gassoso), quest’ultimo utilizzabile come fonte di energia.

Il biochar è costituito principalmente da carbonio organico stabile, con un tenore superiore al 60% e spesso superiore al 65% , e appartiene alla Classe I secondo il D.Lgs 75/2010, rendendolo idoneo per l’uso in agricoltura biologica.

L’umidità della biomassa è invece un liquido detto “acido pirolegnoso ed è un corroborante che si usa regolarmente in agricoltura. Il biochar è riconosciuto a livello IPCC per la sua capacità di catturare fino 3 volte il proprio peso in CO2, ed è quindi un ammendante ed c-sink allo stesso tempo.

A livello internazionale, la filiera del caffè ha già dimostrato un certo interesse per il biochar. Il gruppo Nestlé/Nespresso ha di recente portato avanti un progetto molto innovativo in Brasile (vedi: https://www.sustainability.nespresso.com/our-progress: and also: https://stir-tea-coffee.com/tea-coffee- news/brewing-sustainability-nespresso-improves-coffee-farming-wit/).

Ci sono poi altri progetti minori in Colombia, Vietnam etc. Nessuno dei progetti ha ancora studiato ed implementato un processo di decarbonizzazione end-to-end, dai campi alla tazzina.

Ciò che oggi è chiaro però è che né Nestlé, ne altri grandi brand hanno implementato un piano per riuscire a produrre biochar da biomasse residue su larga scala coinvolgendo i produttori nei territori di origine.

Questo con un approccio su larga scala incentrato su impianti centralizzate, che lavorando sul territorio trasformando questi feedstock (biomasse residuali disponibili), in zone remote, direttamente presso le aziende agricole produttrici. Ne sembra esistere un piano per lavorare con i trasformatori, torrefattori e catene distributive nei paesi dove la gran parte del caffè viene consumata per integrare le filiere in modo circolare e sostenibile.

I fondi di caffè possono essere utilizzati in vari modi. Ad esempio, vengono utilizzati come substrato per la coltivazione di funghi, ecc. Possono anche essere carbonizzati per produrre biochar.

Il biochar prodotto dai fondi di caffè esauriti può quindi essere utilizzato per una varietà di usi in agricoltura; tuttavia, può anche essere utilizzato come “materiale da costruzione” per la progettazione di nuovi oggetti

Considerando l’enorme impatto ambientale che i “bicchieri usa e getta” hanno in tutto il mondo, questo potrebbe essere un prodotto altamente innovativo che, invece di essere smaltito, potrebbe essere integrato nei terreni o nei cicli di compostaggio o utilizzato per i fiori sul balcone o nel giardino di casa, e così via.