venerdì 20 Giugno 2025
Home Blog Pagina 10

Il caffè insieme al latte non interferisce con l’assorbimento del calcio: la parola agli esperti

0

È vero che bere caffè insieme al latte può ridurre l’assorbimento del calcio? Risponde la dottoressa Elena Dogliotti, specialista in scienze dell’alimentazione, supervisore e divulgatore scientifico per Fondazione Veronesi. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Fondazione Veronesi.

Il caffè non diminuisce l’assorbimento del calcio nel latte

MILANO – La dottoressa Elena Dogliotti: “L’idea che il caffè possa interferire con l’assorbimento del calcio è piuttosto diffusa, ma in realtà non supportata da evidenze scientifiche solide, almeno per quanto riguarda un consumo moderato e inserito in un pasto equilibrato, come una colazione a base di latte. In particolare, la caffeina è stata oggetto di studi per il suo possibile effetto sulla riduzione dell’assorbimento di alcuni minerali, tra cui il calcio.

Tuttavia, le quantità di caffeina presenti in una tazza di caffè normale, o in un caffè macchiato, sono troppo basse per determinare un impatto significativo sulla biodisponibilità del calcio assunto con gli alimenti, soprattutto se si consuma una fonte ricca di questo minerale, come il latte. Anche i polifenoli contenuti nel caffè – ad esempio l’acido clorogenico – sono talvolta chiamati in causa per la loro capacità di legarsi a minerali e ridurne l’assorbimento”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Segafredo Zanetti sceglie BBH London per la nuova campagna pubblicitaria mondiale

0

Segafredo Zanetti ha scelto l’agenzia BBH London per gestire il nuovo posizionamento del marchio con innovative campagne pubblicitarie e una rinnovata identità del brand. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Andrea Salvadori per il portale d’informazione Engage.

Segafredo Zanetti e la nuova brand identity

BOLOGNA – Il marchio italiano di caffè Segafredo Zanetti ha scelto BBH London per gestire il suo incarico creativo globale. La selezione dell’agenzia è arrivata al termine di una gara gestita direttamente dal gruppo guidato dal Ceo Pierluigi Tosato. Segafredo Zanetti fa parte di Massimo Zanetti Beverage Group, la holding che distribuisce i prodotti del marchio in oltre 110 paesi nel mondo.

La prima campagna pubblicitaria del brand ideata e realizzata da BBH London debutterà all’inizio del 2026 a livello globale, Italia compresa.

Giacomo Tesolin, direttore marketing del gruppo Massimo Zanetti Beverage, ha dichiarato come riportato su Engage: “Siamo entusiasti di lavorare con BBH mentre iniziamo il percorso di trasformazione del marchio Segafredo. Il processo in quattro fasi che ci hanno presentato, e con cui ci hanno mostrato come possiamo distinguerci dagli stereotipi della categoria, ha dimostrato che sono il partner perfetto per portare il nostro brand al livello successivo”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Bialetti presenta la Moka Exclusive octagonal induction: la prima caffettiera per induzione che conserva l’iconica forma ottagonale della Moka Express

MILANO – Bialetti, azienda italiana icona del caffè nel mondo, arricchisce la collezione Bialetti Exclusive – la linea di caffettiere premium lanciata nel 2023 – con un nuovo prodotto che combina, più che mai, tradizione e innovazione. La Moka Induction Exclusive, che fino ad oggi si caratterizzava per la classica caldaia rotonda, si trasforma adottando per la prima volta l’inconfondibile forma ottagonale della Moka Express, creata da Alfonso Bialetti nel 1933.

La Moka Exclusive Octagonal Induction diventa così la prima caffettiera Bialetti compatibile con tutti i piani cottura, compresi quelli a induzione, a mantenere intatto il design che ha reso celebre il prodotto icona del brand.

Bialetti, Moka Exclusive Octagonal Induction, Desert sand, 6 tz (immagine concessa)

La nuova Moka Exclusive Octagonal Induction rappresenta un ulteriore passo nel lungo percorso di Bialetti che, nel corso della sua storia di oltre 100 anni, si è sempre contraddistinta per il forte approccio innovativo e la grande attenzione alla qualità con i quali sviluppa i propri prodotti.

La vera sfida ingegneristica di questa nuova caffettiera è stata riprogettarne la caldaia, ripensandone la forma e di conseguenza il processo produttivo, con l’obiettivo di mantenere l’altissimo standard qualitativo e garantire una perfetta estrazione del caffè, anche sui piani a induzione.

Bialetti, Moka Exclusive Octagonal Induction, Silver grey, 6 tz (immagine concessa)

Design, tecnologia, ma non solo: Moka Exclusive Octagonal Induction porta con sé un’ulteriore componente innovativa, per regalare un’esperienza sensoriale completa. Una superficie porosa e vellutata, che richiama la ceramica più pregiata, contraddistingue infatti la nuova caffettiera.

A differenza della finitura tradizionale del metallo, che lo rende freddo al tatto, il rivestimento della nuova Moka Exclusive Octagonal Induction regala una sensazione di calore e naturalezza. La consistenza materica della Moka Exclusive Octagonal Induction diventa così parte integrante di un’esperienza che stimola tutti i sensi.

Moka Exclusive Octagonal Induction, disponibile nelle due eleganti colorazioni Desert sand e Silver gray, rappresenta equilibro ideale tra estetica, funzionalità ed innovazione, inserendosi perfettamente all’interno della gamma Exclusive che già include la Moka Exclusive (disponibile in rosso, nero e nelle delicate tonalità pastello pink, cream, light blue e green), la Brikka Noir, la Moka Italia, l’elegante Moon in acciaio e infine il piattello a induzione color crema.

Bialetti Exclusive, Moka Exclusive Red, Moka Exclusive Octagonal Induction Silver grey, Brikka Noir, Moon
Bialetti Exclusive, Moka Exclusive Red, Moka Exclusive Octagonal Induction Silver grey, Brikka Noir, Moon (immagine concessa)

Moka Exclusive Octagonal Induction sarà in vendita dal 12 giugno online su bialetti.com, nei negozi Bialetti e nei rivenditori selezionati.

La scheda sintetica di Bialetti Industrie S.p.A

Bialetti nasce nel 1919 a Crusinallo, in Piemonte, per volontà di Alfonso Bialetti. Nel 1933 viene realizzata la prima Moka Express, geniale intuizione che ha rivoluzionato il modo di preparare il caffè a casa. Considerata icona di design nel mondo, fa parte delle collezioni permanenti del MoMa di New York e del Triennale Design Museum di Milano.

Il 1999 è l’anno in cui si forma il gruppo Bialetti Industrie, nato dalla fusione tra Alfonso Bialetti & C. e Rondine, realtà leader nella produzione di pentole antiaderenti; la sede viene trasferita a Coccaglio in provincia di Brescia. Nel 2004 Bialetti fa il suo ingresso nel mondo delle macchine espresso e nel 2010 in quello del caffè con le capsule l Caffè d’Italia.

Nei tre anni successivi l’azienda internalizza tutte le fasi della lavorazione del caffè inaugurando la propria torrefazione e mettendo a punto un metodo specifico per creare miscele di caffè dal perfetto equilibrio, dall’aroma intenso e dal gusto equilibrato. Ad oggi l’offerta della torrefazione Bialetti consta di sei differenti tipologie di prodotto (capsule, cialde, macinato per moka, macinato universale, caffè filtro e grani) che rispondono a tutte le esigenze del mercato.

Herbpress: presentato il nuovo sistema di estrazione per tisane e caffè

0

Fabio Verona, esperto del chicco e responsabile formazione ed eventi presso Caffè Costadoro, ha condiviso la presentazione del nuovo sistema di estrazione per tisane e caffè Herbpress (ne abbiamo parlato qui). Si tratta di un progetto di ricerca nato dall’unione delle idee di Nicola Robecchi di Wilden e Giulia ed Emanuele Monti di IMS Filtri.

La presentazione di Herbpress

di Fabio Verona

GIUSSAGO (Pavia) – Il 9 giugno, presso l’Innovation center Giulio Natta, un’oasi naturale tra Pavia e Milano nella quale si fondono ricerca, tradizione, innovazione e sostenibilità, si è svolta la presentazione del nuovo sistema di estrazione per tisane (e volendo caffè) Herbpress.

Si tratta di un progetto di ricerca nato dall’unione delle idee di Nicola Robecchi di Wilden e Giulia ed Emanuele Monti di IMS Filtri.

La tisana espressa

Il concetto si basa sull’estrazione delle proprietà di alcune erbe selezionate da Wilden e tagliate in modo tale da facilitare l’estrazione delle componenti in un ambiente di pressione controllata, utilizzando uno strumento già presente in molte case ed in tutti i bar: la macchina per la preparazione dell’espresso.

Il team di IMS ha brevettato un particolare filtro in grado di creare una contropressione alla forza generata dalla pompa della macchina espresso limitando la fuoriuscita del liquido, riuscendo ad ottenere la preparazione di una bevanda da 150 ml in circa 60 secondi.

Dissipatore (immagine concessa)

L’utilizzo di un particolare dissipatore che concentra l’acqua in uscita dalla doccetta convogliandola verso la zona centrale e creando al contempo una turbolenza all’interno del filtro, garantisce una migliore estrazione delle sostanze.

Dettaglio (immagine concessa)

L’ambiente sigillato del filtro inserito in una coppa portafiltro evita la dispersione aromatica in questa fase.

Il risultato finale è una tisana maggiormente concentrata, con un TDS più elevato rispetto ad una infusione tradizionale, ed in tempi decisamente più brevi.

Il filtro (immagine concessa)

Sperimentazioni effettuate con tagli differenti dove la macinatura delle erbe era più fine, hanno portato all’ottenimento di bevande più concentrate e dense, che si possono abbinare a bevande vegetali per la ricettazione di nuovi modi di bere.

Un particolare (immagine concessa)

L’apertura di nuove frontiere di consumo

Questo sistema consente l’apertura di nuove frontiere professionali, nuovi concetti lavorativi e di consumo.

In un mondo dove le bevande salutistiche ed i prodotti vegan sono sempre più ricercati, un concetto di Herbal Espresso Bar che permetta di ottenere in tempi decisamente brevi ottime tisane, tè e composizioni con bevande vegetali più dense quali avena, soia, pisello, patata ecc. andrebbe a colmare un vuoto commerciale in una società che deve guardare anche alla rapidità di preparazione.

Non solo tisane

La sperimentazione è andata anche oltre, realizzando ottimi brodi vegetali e ovviamente estrazioni di caffè filtro.

Gli infusi (immagine concessa)

Il progetto è all’inizio, con una buona base di partenza, e gli sviluppi saranno certamente molteplici ed interessanti”.

                                                                                                             Fabio Verona

Il Museo del caffè Dersut apre al pubblico per il raduno degli Alpini, 14/06

CONEGLIANO (Treviso) – Sabato 14 giugno, in occasione del raduno degli Alpini, il Museo del caffè Dersut sarà aperto straordinariamente al pubblico dalle ore 10.00 alle 17.00. Un’occasione speciale per visitatori e partecipanti al raduno, che potranno scoprire le affascinanti collezioni del museo e approfondire la storia del caffè, accompagnati dai coffee specialists della torrefazione, pronti a guidare il pubblico in un percorso tra cultura, tradizione e passione per il caffè.

Il Museo del caffè Dersut celebra gli Alpini

Il Museo del caffè è sito in via T. Vecellio 2 a Conegliano.

L’ingresso è gratuito per gli appartenenti all’Associazione Nazionale Alpini (ANA).

Costo del biglietto intero: 5€

Biglietto ridotto per over 65, under 18 anni, scolaresche e persone con disabilità.

Accesso gratuito per bambini fino ai 5 anni.

CioccAut: al via la presentazione del laboratorio di cioccolato per adulti e ragazzi autistici al Parco delle Chiocciole di Casalnuovo di Napoli, 16/06

NAPOLI – Sarà l’assessore regionale al Welfare della Campania, Lucia Fortini, a partecipare alla presentazione ufficiale del progetto CioccAut, in programma lunedì 16 giugno alle ore 10.00 presso il Parco delle Chiocciole di Casalnuovo di Napoli. CioccAut è un’iniziativa promossa dal CSN – Centro Studi Nappi APS, che coniuga inclusione sociale, educazione e creatività attraverso laboratori esperienziali dedicati alla lavorazione del cioccolato.

Il progetto CioccAut

Il progetto è rivolto a ragazzi in età di transizione (a partire dai 16 anni) e adulti con disturbo dello spettro autistico, con l’obiettivo di valorizzarne le abilità manuali, espressive e relazionali all’interno di un contesto protetto e stimolante.

“CioccAut non è solo un laboratorio” – spiega Giovanni Nappi, fondatore del CSN – ma un percorso di inclusione autentica. Un’esperienza sensoriale e didattica, fondata su attività concrete e graduali. Abbiamo scelto il cioccolato perché rappresenta un linguaggio universale, capace di unire, coinvolgere e suscitare emozioni positive. Il Parco delle Chiocciole si conferma luogo di comunità, accoglienza e sperimentazione sociale”.

L’inaugurazione del progetto coinciderà con l’apertura ufficiale del Campo Estivo Gratuito 2025, sempre presso il Parco, che quest’anno coinvolgerà 60 famiglie, grazie a nuove risorse stanziate a sostegno dell’iniziativa. Il campo estivo, totalmente gratuito e comprensivo di vitto, si svolgerà dal 16 giugno al 1° agosto, offrendo attività ludico-educative rivolte a bambini e ragazzi del territorio.

La presenza dell’Assessore Lucia Fortini rappresenta un’importante testimonianza dell’impegno della Regione Campania nel sostenere percorsi di inclusione e promuovere il benessere delle persone con fragilità, attraverso progetti concreti, partecipati e radicati nel tessuto sociale.

Fipe, transizione ecologica e ristorazione: il ruolo dei sistemi di riutilizzo

ROMA – Nel quadro della transizione ecologica delineata a livello europeo e nazionale, l’introduzione di sistemi di riutilizzo per gli imballaggi assume una rilevanza particolare anche per il comparto della ristorazione. L’attuale modello fondato sull’utilizzo di imballaggi monouso – i c.d. “usa e getta” – si rivela infatti sempre meno sostenibile, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista normativo, e viene progressivamente sostituito da un approccio circolare, basato sulla prevenzione, sul riutilizzo e sul riutilizzo e sulla riduzione della produzione di rifiuti.

A confermare questa tendenza è il nuovo Regolamento (UE) 2025/40 – noto come “Packaging and Packaging Waste Regulation” (PPWR) – che introduce specifici obblighi a carico degli operatori economici del settore della ristorazione, anche in merito all’offerta di sistemi alternativi al monouso. In particolare:

  • dal 12 febbraio 2027 sarà obbligatorio per gli operatori economici che offrono bevande ed alimenti pronti utilizzando imballaggi da asporto, garantire ai consumatori un sistema che consenta loro di utilizzare il proprio contenitore ricaricabile;
  • dal 12 febbraio 2028, i distributori finali del settore alberghiero, ristorazione e catering che mettono a disposizione bevande o alimenti pronti senza che sia necessaria alcuna ulteriore preparazione – escluse le microimprese – dovranno mettere a disposizione imballaggi riutilizzabili all’interno di un sistema strutturato di riutilizzo;
  • dal 1° gennaio 2030, per i distributori finali che mettono a disposizione dei consumatori bevande alcoliche e analcoliche in imballaggi per la vendita, vi sarà l’obbligo di garantire che almeno il 10% di tali prodotti sia messo a disposizione in imballaggi riutilizzabili, nell’ambito di un sistema di riutilizzo.

Il medesimo provvedimento, inoltre, esorta gli Stati membri a incentivare ristoranti, mense, bar, caffè e servizi di ristorazione in genere a servire ai loro clienti acqua di rubinetto, se disponibile, a titolo gratuito o a prezzi modici, in formato riutilizzabile.

Questi nuovi obblighi, per quanto introdotti gradualmente, impongono un cambiamento profondo nei modelli distributivi e gestionali delle imprese della somministrazione, chiamate a ripensare le modalità di confezionamento e di servizio. In questa prospettiva, l’adozione di sistemi di “vuoto a rendere” – già diffusi in altri comparti del commercio al dettaglio – rappresenta una risposta concreta ed efficace alle nuove esigenze ambientali, contribuendo a ridurre i rifiuti e a incentivare comportamenti virtuosi tra la clientela.

Oltre all’aspetto regolamentare, va considerato che le imprese che decidono di adottare tempestivamente soluzioni di riutilizzo potranno rafforzare l’immagine aziendale, differenziare l’offerta, fidelizzare i clienti sensibili alla sostenibilità e ridurre, nel medio periodo, i costi legati agli imballaggi monouso.

A supporto di questo processo si colloca anche il recente Decreto n. 387/2024 del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che, in attuazione dell’art. 1, commi 760 e ss. L. n. 178/2020, disciplina le modalità di accesso a benefici economici per le imprese che abbiano già introdotto sistemi di vuoto a rendere per imballaggi primari riutilizzabili, contenenti liquidi per uso alimentare, situate nelle Zone Economiche Ambientali (ZEA), corrispondenti ai territori dei parchi nazionali.

Il provvedimento, con una dotazione totale di 10 milioni di euro – 5 milioni per i contributi a fondo perduto e 5 milioni per i crediti d’imposta – prevede:

l’erogazione di un contributo a fondo perduto nella misura pari alla spesa sostenuta e documentata nell’anno 2022 per l’introduzione del suddetto sistema del vuoto a rendere, fino ad un massimo di 10.000 euro per ciascun beneficiario;

la concessione di un credito d’imposta, a condizione che gli operatori abbiano riconosciuto agli acquirenti, nell’anno 2022, un abbuono al momento della restituzione dell’imballaggio, pari al 25% del prezzo dell’imballaggio stesso.

La misura del credito d’imposta sarà pari al doppio dell’importo degli abbuoni riconosciuti, fino a un massimo di 10.000 euro per ciascun beneficiario.

Le domande dovranno essere presentate in via telematica dal 4 giugno 2025 al 30 giugno 2025.

Pur trattandosi di una misura territorialmente circoscritta, rappresenta un segnale politico importante a sostegno alla riconversione ambientale e potrebbe costituire un precedente per futuri incentivi destinati più ampiamente alla ristorazione.

Va inoltre ricordato che la normativa nazionale – all’art. 219-bis del D.Lgs. n. 152/2006 – già contempla l’obbligo, al momento non operativo, di adottare sistemi di cauzione e riutilizzo per gli imballaggi in plastica, vetro e metallo contenenti acqua o altre bevande. Sebbene manchi ancora il necessario decreto attuativo, è verosimile attendersi, anche alla luce degli impegni assunti a livello europeo, un’attivazione progressiva della norma con effetti diretti sul settore horeca.

Alla luce di quanto sopra, le imprese del settore della ristorazione dovranno trovarsi preparate ad affrontare questi cambiamenti, pianificando per tempo gli investimenti necessari e aderendo consapevolmente a un nuovo paradigma non più rimandabile.

Università Scienze gastronomiche di Pollenzo, focus caffè, il rettore: “Non possiamo da gastronomi trascurare questa materia prima”

POLLENZO (Cuneo) – In questa frazione del comune di Bra, in provincia di Cuneo, ha sede l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo (UNISG) che ha formato molti giovani professionisti legati al mondo del caffè: la ricerca e lo studio attorno a questa materia prima è un punto saldo dell’offerta formativa di questo polo all’avanguardia per quanto riguarda le filiere.

Se ne sono accorti gli studenti e anche le aziende, una su tutte, Lavazza.

Inizia il racconto il rettore di UNISG, il professore Nicola Perullo.

La vostra Università ha investito molto anche sul caffè, prodotto agricolo che non nasce in Italia come può essere il vino: come mai avete ritenuto importante inserirlo nella vostra offerta formativa?

“Il caffè dal punto di vista del cibo e delle scienze gastronomiche è un prodotto centrale: dopo l’acqua risulta la bevanda più bevuta al mondo. Si tratta quindi di una produzione molto rilevante dal punto di vista culturale, sociale, economico ed agricolo. Anche guardando i numeri e alla finanza, il caffè risulta persino più importante del vino.

Per tutte queste ragioni, come UNISG non abbiamo potuto ignorare questa commodity. A Pollenzo poi siamo vicini di casa, essendo il Piemonte, della quarta azienda di caffè al mondo, Lavazza, con la quale abbiamo sviluppato un rapporto di partnership da molto tempo. Fa parte del Consiglio di amministrazione dell’Università ed esiste tra noi un rapporto privilegiato.

Nel tempo abbiamo coltivato una rete con altre realtà più piccole e artigianali, ma Lavazza resta il nostro interlocutore principale. Insieme abbiamo portato avanti diversi progetti didattici e l’azienda cura tutt’ora viaggi tematici sul caffè per i nostri studenti della triennale presso il Training center, dove hanno l’opportunità di imparare tutto sulla filiera e l’assaggio.

Il rapporto con il territorio e la regione è molto forte nella nostra Università e poter collaborare con questa impresa, tra i maggiori simboli del made in Italy nel mondo, ci ha portati a interessarci sempre più al caffè.

Dopodiché, è chiaro che non possiamo in quanto gastronomi non trattare questa materia prima legata ai commerci internazionali, a realtà diventate importanti da studiare per comprenderne le differenze biologiche-culturali, sia le condizioni di lavoro che esistono lungo la filiera.

In futuro, guardando alle origini, abbiamo pensato più volte di poter coltivare anche l’aspetto della connessione diretta con i farmers.”

Quanto avete deciso di integrare il caffè come materia di studio?

“Fin da subito. Quando siamo nati nel 2004, il caffè è entrato nel nostro percorso di studi attraverso Lavazza e già durante gli anni della triennale si è creata questa opportunità formativa da svolgere presso la loro sede. Inoltre, molti studenti hanno poi svolto tirocini proprio dentro Lavazza e in tanti sono stati successivamente assunti al suo interno.

Abbiamo poi casi di ex alunni che hanno aperto la propria torrefazione trattando specialty coffee, altri hanno invece lavorato nella divisione specialty 1895 by Lavazza.

Lo specialty è un settore molto importante non soltanto nei Paesi tradizionalmente legati a questa bevanda, ma anche laddove fino a pochi decenni fa non era culturalmente rilevante, come il Giappone. Esiste un movimento nato anche in tanti Paesi asiatici, in cui questa nicchia si è sviluppato: tanti studenti sono tornati nei loro luoghi d’origine, portando a casa questi nuovi concetti.

Molti nostri iscritti sono sudamericani. All’UNISG sono venuti degli esperti internazionali, che si sono occupati di trasmettere gli standard qualitativi per la valutazione in assaggio del caffè. Un passaggio che fornisce quei criteri che spesso stabiliscono i prezzi e il mercato.

Sono aspetti culturali e sensoriali che si mescolano per stabilire cosa sia la qualità in un caffè.”

Una curiosità: ma a lei come piace il caffè?

Sono un caffeinomane – confessa il rettore – e lo bevo in varie versioni. Devo dire che il mio caffè preferito attualmente non è la classica tazzina alla napoletana, un espresso ristretto. Mi piace molto il caffè americano con una buona miscela, mi piace diluirlo con una quantità di acqua a parte per poterne apprezzare di più la caratteristica aromatica. Dopo pranzo prendo un espresso e mediamente riesco a berne 5 al giorno, magari concentrati nella prima parte della giornata.”

Poi è il turno di Franco Fassio, Professore Associato di Systemic Design e Circular Economy for Food presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, membro del Comitato Scientifico del Center for Circular Economy in Coffee e Maira Campanella, Assegnista di Ricerca UNISG e Center for Circular Economy in Coffee

Cosa significa sostenibilità quando applicato alla filiera caffeicola alle origini e nei Paesi consumatori?

Franco Fassio ®marcellomarengo

“L’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo è co-fondatrice del Center for Circular Economy in Coffee (C4CEC), insieme alla Fondazione Lavazza e al Politecnico di Torino, con il supporto di importanti partner strategici tra cui l’International Coffee Organization (ICO), l’International Trade Centre (ITC) e l’United Nations Industrial Development Organization (UNIDO).

C4CEC è una piattaforma pre-competitiva globale volta alla ricerca e all’implementazione dei principi dell’economia circolare nella filiera del caffè e che con il supporto di una rete internazionale di stakeholder presente in 23 paesi, mira a contribuire a rendere sostenibile e circolare la produzione del caffè, dal campo alla tazzina.

A questo proposito, non tutti sanno che il caffè, prodotto principalmente in paesi come l’America Latina, l’Asia e l’Africa, non è solo una delle bevande più amate al mondo, ma rappresenta anche una fonte di innumerevoli risorse nascoste. Ad esempio, per ogni ciliegia di caffè raccolta, il 70-80% viene scartato durante la lavorazione.

Questa materia prima seconda rappresenta una risorsa preziosa che ha un peso di circa 30 milioni di tonnellate di sottoprodotti che potrebbero essere valorizzati.

Dunque nei paesi produttori, il concetto di sostenibilità si applica in particolar modo nel promuovere pratiche agricole rigenerative (agroecologiche) per ridurre l’impatto ambientale, nel migliorare le condizioni sociali ed economiche dei produttori, e nel favorire il consumo locale del caffè in tutte le sue parti.

Una serie di esempi di buone pratiche riguardano ad esempio l’uso e la valorizzazione di sottoprodotti come le polpa di caffè per la produzione di bevande come il cascara, alternative senza glutine alla farina (per la preparazione di alimenti tradizionali nei paesi produttori di caffè), fertilizzanti organici, mangime per animali, substrati per la coltivazione di funghi, cellulosa batterica con aspetto simile alla pelle animale utilizzabile nell’abbigliamento e negli accessori, infine materiali biocompositi per design d’interni e l’architettura.

Nei paesi consumatori come l’Italia invece, l’attenzione si concentra sul riciclo e sul riuso dei materiali derivanti dalla lavorazione del caffè, come le capsule, i fondi di caffè e il packaging. Le buone pratiche, mappate nella piattaforma del C4CEC, mostrano ad esempio come i residui del caffè possano essere trasformati in substrati per la coltivazione di funghi; materiali polimerici per tazze, mobili e pannelli per l’architettura e l’arredamento; tessuti per l’abbigliamento e le calzature; carta ecologica che riduce il bisogno di cellulosa vegetale; prodotti cosmetici per la cura della persona; ingredienti per prodotti da forno e snack.

In entrambi i casi comunque, l’obiettivo è valorizzare al 100% la materia prima, ridurre gli sprechi lungo la filiera e promuovere un consumo più responsabile, incentivando soluzioni innovative che portino benefici ambientali, sociali ed economici.”

Quali esempi state promuovendo all’Università di economia circolare legata a questa materia prima?

“All’Università, stiamo promuovendo l’economia circolare legata al caffè attraverso molte iniziative nazionali e internazionali, che ci hanno portato a realizzare momenti di formazione, eventi culturali, ricerche applicate e non solo.

Ad esempio, con il Training Center Lavazza, gli studenti UNISG nel corso delle giornate formative previste nel corso di Laurea in Scienze e Culture Gastronomiche, affinano le proprie competenze sul mondo del caffè in maniera trasversale: dalla storia ai metodi di preparazione e degustazione, e attraverso diversi laboratori pratici, arrivano a trattare il tema della valorizzazione dei sottoprodotti del caffè e dell’ottimizzazione delle risorse lungo l’intera filiera.

A proposito della polpa di caffè invece, è stata esaminata la sua infusione fredda per la creazione di bevande alternative a base di cascara. Il processo riduce lo spreco di questo sottoprodotto e crea al tempo stesso nuove opportunità di consumo. Inoltre, è stato analizzato il ruolo della fermentazione nella lavorazione del caffè, confrontando diversi metodi (ad esempio lavato oppure a secco), con differenze in termini di qualità, sapore, tempo di lavorazione, utilizzo delle risorse e impatto ambientale.

Infine in molte ricerche, abbiamo messo in evidenza come l’economia circolare possa essere un paradigma economico-culturale utile per creare nuove relazioni simbiotiche tra differenti prodotti agricoli e alimentari, come nel caso dell’incontro tra il cioccolato e il caffè, dove abbiamo studiato alternative al cioccolato a partire dalla buccia e dalla pellicola argentata del caffè.

Inoltre, con il team di ricerca del C4CEC, abbiamo sviluppato un assessment per possibili progetti pilota in Kenya sull’economia circolare applicata al settore coffee e a breve verrà pubblicato il report a riguardo, frutto di una collaborazione interdisciplinare e del supporto dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). La ricerca puntava a mettere in evidenza come il settore del caffè in Kenya possa essere più sostenibile e circolare contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici e a favorire lo sviluppo economico.

Per fare questo, è stata ipotizzata l’introduzione di pratiche di agricoltura rigenerativa, come la diversificazione delle colture, una gestione migliore delle acque reflue, la promozione del consumo locale e la creazione di centri di formazione per agricoltori, torrefattori e baristi.

Infine nell’analisi, viene proposta l’incentivazione dell’economia circolare con un hub dedicato e il supporto a startup che lavorano su soluzioni innovative in loco. Queste possibili iniziative se messe in campo, aiuteranno i produttori kenioti a sviluppare nuovi circular business model.

In conclusione, in questa sede, ci fa piacere citare anche i Viaggi Didattici che ogni anno organizziamo e che offrono agli studenti UNISG un’opportunità unica di apprendere direttamente sul campo, entrando in contatto con i produttori, gli artigiani e le realtà aziendali che operano nella filiera del caffè.

Queste esperienze, che includono visite a piantagioni di caffè, torrefazioni e centri di ricerca, permettono agli studenti di acquisire una comprensione approfondita delle pratiche agricole, delle tecniche di lavorazione, delle sfide legate alla produzione del caffè e delle innovazioni circolari.”

Le nuove generazioni di studenti che cosa vogliono imparare rispetto ad una supply chain del caffè più buona e giusta?

“Se guardiamo ai contenuti delle tesi degli studenti di Pollenzo, prodotte negli ultimi anni, troviamo diverse tematiche legate al caffè, tra cui sostenibilità, innovazione, consumo, e impatti sociali ed economici. Molti studi si concentrano su come il cambiamento climatico e le strategie di responsabilità sociale (CSR) influenzino la produzione e il commercio del caffè, sia a livello globale che locale, mentre altri esplorano la relazione tra tradizione e innovazione nel consumo del caffè e le nuove forme di consumo come i caffè speciali e le capsule monodose.

In generale, in tutte queste traiettorie di ricerca, troviamo l’importanza di un equilibrio tra sviluppo sostenibile e innovazione nel settore del caffè, sia in termini di prodotti che di approcci al business.

Quindi siamo sicuri che l’aspetto ambientale e sociale della supply chain del caffè sia particolarmente sentito tra gli studenti dell’Ateneo.

Tuttavia, l’attuale crisi dei prezzi, le dinamiche geopolitiche in atto, i problemi climatici che si stanno facendo sentire sempre con maggiore pressione, stanno spostando la sensibilità delle nuove generazioni sulle mutevoli regolamentazioni e agevolazioni economiche di supporto alla filiera del caffè.

Un tema quest’ultimo che può essere un ostacolo o un’opportunità per la diffusione dell’economia circolare del settore e che quindi rimane da esplorare in dettaglio, una tazzina alla volta.”

Mercati del caffè nuovamente in ripresa, in Brasile raccolto completato per quasi un terzo

MILANO – Un’altra settimana di volatilità per i mercati del caffè. Il perdurante quadro di incertezza ha favorito una correzione tecnica dai minimi di inizio mese. A New York, il contratto per scadenza luglio è sceso, martedì 3 giugno, a 340,85 centesimi, il valore più basso per la scadenza principale dalla terza decade di gennaio.

Ma con due sedute consecutive in territorio positivo è risalito a 359,75 centesimi, giovedì 5 giugno.

La corsa al rialzo è proseguita inizialmente nella seduta di venerdì 6 giugno, sino a un massimo intraday di 376,40 centesimi.

Poi, le prese di beneficio hanno posto fine al rally e la giornata si è chiusa addirittura in rossa (-0,5%), a 358,05 centesimi.

Ieri, lunedì 9 giugno, i prezzi sono stati inizialmente spinti al ribasso dai bollettini meteo provenienti dalla cintura brasiliana degli arabica, che hanno confermato un elevato livello delle precipitazioni nel corso della settimana trascorsa, che ha ridotto i timori di siccità.

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

Best Coffee diventa licenziataria del marchio Regenerative Organic Certified

TARANTO – Nel cuore della tua tazzina mattutina si nasconde una scelta cruciale: continuare a sostenere un sistema agricolo che sfrutta il suolo, le persone e gli animali — o abbracciare una rivoluzione silenziosa che rigenera la terra, sostiene i lavoratori e protegge il nostro futuro.

Questa rivoluzione si chiama agricoltura rigenerativa, e nel mondo del caffè sta diventando molto più che una tendenza: è una necessità.

BEST Coffee Srl, azienda italiana specializzata nell’importazione di caffè verde è ora licenziataria del marchio Regenerative Organic Certified.

L’agricoltura rigenerativa pone l’accento sulla rinascita del suolo, sulla cattura del carbonio e sul riequilibrio degli ecosistemi agricoli. Si tratta di un approccio che va oltre la semplice coltivazione, puntando a ristabilire la vitalità dei terreni e a creare sistemi agricoli più resilienti e sostenibili.

(dati concessi)

Nel dettaglio, l’agricoltura biologica rigenerativa si basa su un insieme di pratiche mirate a restituire salute al suolo e all’intero ambiente agricolo. Tra queste troviamo la rotazione delle colture, l’impiego di colture di copertura, la riduzione o eliminazione della lavorazione del terreno, l’utilizzo di compost e soprattutto l’assenza di pesticidi e fertilizzanti chimici di sintesi e a lungo rilascio.

La certificazione Regenerative Organic Certified rappresenta uno standard innovativo e all’avanguardia per la produzione di alimenti, fibre tessili e ingredienti per la cosmesi. Si tratta del più alto livello riconosciuto per l’agricoltura biologica, grazie ai suoi rigorosi requisiti in tre ambiti chiave: salute del suolo, benessere animale e giustizia sociale.

Tutto ciò è reso possibile grazie alla collaborazione e determinazione dei vari soci-produttori della Cooperativa Peruviana denominata La Prosperidad.

La Best coffee si avvale da diversi anni della collaborazione di tale cooperativa importando e commercializzando i loro caffè certificati biologici, fairtrade e rainforest. La cooperativa è situata nella parte settentrionale del paese, nella regione di Cajamarca .

Il logo Best Coffee (immagine concessa)

Questa certificazione prende come punto di partenza lo standard USDA Organic, già ampiamente riconosciuto, ma vi aggiunge criteri ancora più stringenti. L’obiettivo è quello di racchiudere in un’unica etichetta i principi fondamentali dell’agricoltura rigenerativa biologica, offrendo così una garanzia completa lungo tutta la filiera.

Questo importante traguardo segna solo l’inizio: l’auspicio è quello di ampliare presto la gamma di caffè certificati rigenerativi, includendo nuove origini e sostenendo sempre più le comunità agricole nel percorso verso la rigenerazione del suolo e la tutela dell’ecosistema.