NOVAZZANO – Il 26 febbraio 2025, la Massimo Cerutti SA è stata insignita della Medaglia doro 2025, nella categoria Espresso con la miscela tipo Milano. Un importante riconoscimento per l’azienda che da generazioni investe nella ricerca e qualità delle sue miscele per garantire ai suoi clienti un caffè premium.
Massimo Cerutti SA ottiene la Medaglia d’oro 2025 della Swiss Roasters Guild
La medaglia d’oro è una garanzia autentica e indipendente di massima qualità. Un sigillo per i migliori caffè della Svizzera.
I membri della Swiss Roasters Guild (SRG) hanno sottoposto i loro caffè in sei categorie. La giuria è stata composta per l’80% da Q-grader, esperti internazionali, Stefan Richter, Claudio Petti, Irena Giest, Karl Kleinke, che hanno assegnato questo premio per la straordinaria qualità – gusto – equità degli aromi.
Le degustazioni sono state effettuate in forma anonima (sacchetti anonimi) e secondo criteri validi a livello mondiale.
Massimo Cerutti SA sostenitore delle borse di studio in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo- Bra (immagine concessa)
Inoltre Massimo Cerutti SA ha iniziato una collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo- Bra (Piemonte – Italia), in qualità di sostenitore delle borse di studio.
Ferrero ha investo 445 milioni di dollari canadesi (circa 282,5 milioni di euro) per espandere lo stabilimento produttivo di Brantford in Canada, dove verranno prodotti dal prossimo anno anche i celebri Nutella Biscuit. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata su Il Sole 24 Ore Radiocor e riportata da Borsa Italiana.
L’investimento di Ferrero in Canada
MILANO – A partire dal prossimo anno i Nutella Biscuits saranno prodotti anche in Canada, nello stabilimento produttivo di Brantford (Ontario): lo ha confermato Ferrero a Il Sole 24 Ore Radiocor.
E’ la prima volta che la produzione del celebre biscotto di Alba varca il confine italiano: fino a oggi l’unico hub destinato alla produzione è stato quello di Balvano, in provincia di Potenza.
Per espandere lo stabilimento produttivo di Brantford, l’azienda ha messo a terra un investimento da 445 milioni di dollari canadesi.
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McDonald’s ha rinnovato l’impegno a investire nel Bel Paese con una somma prevista di 800 milioni di euro prevista per il 2027 (ne abbiamo parlato qui). Il 15 aprile, in occasione dell’evento “Condividere Valore: ristorazione informale e Made In Italy”, che si è tenuto presso la Sala Giacomo Matteotti della Camera dei Deputati su iniziativa di Luca Toccalini, sono stati presentati nuovi dati sui traguardi raggiunti dal marchio in Italia in cui, ricordiamo, sono presenti 610 McCafé.
Nonostante non siano stati forniti ulteriori dettagli su McCafé è probabile che molti dei nuovi ristoranti lo includeranno nell’offerta, considerando la popolarità del brand. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Italpress ripreso dal portale Agi Press.
Gli investimenti di McDonald’s in Italia
MILANO – Con 51 nuovi ristoranti aperti nel 2024 e un ambizioso piano di crescita, McDonald’s rinnova il proprio impegno a investire in Italia, generando valore che va a beneficio anche delle comunità locali, della filiera agroalimentare e del tessuto produttivo del Paese.
Un valore condiviso che Althesys, con lo studio “Effetto McDonald’s – Report di impatto socio-economico delle nuove aperture McDonald’s Italia 2024”, ha stimato raggiungerà i 164,5 milioni di euro a un anno dalle aperture, sulla base dei 52 milioni di euro già generati nella solo parte finale del 2024.
Un dato complessivo equivalente a quasi l’1% della crescita attesa del PIL italiano nel 2025 e che rappresenta l’8% del fatturato delle 5 principali imprese nel settore della ristorazione, con effetti virtuosi anche in termini occupazionali. Le nuove aperture, infatti, hanno generato 2.858 nuovi posti di lavoro (diretti, indiretti e indotti), l’equivalente dello 0,5% circa dell’intero comparto della ristorazione, per 48,2 milioni di salari e contributi lungo tutta la filiera.
Questi i principali dati presentati in occasione dell’evento “Condividere Valore: ristorazione informale e Made In Italy”, che si è tenuto il 15 aprile presso la Sala Giacomo Matteotti della Camera dei Deputati su iniziativa di Luca Toccalini.
Alla presenza delle istituzioni nazionali e locali, sono intervenuti Giorgia Favaro, amministratrice delegata di McDonald’s Italia, Alessandro Marangoni, CEO di Althesys, il Direttore Generale di FIPE Confcommercio, Roberto Calugi e il General Manager SEDA International Packaging Group, Andrea D’Amato.
“La Giornata del Made in Italy è il momento ideale per celebrare l’importanza della ristorazione collettiva per l’economia italiana. Questo settore, vera eccellenza del nostro Paese, è cruciale non solo per l’occupazione, ma anche per il suo impatto sociale. Aziende come McDonald’s, pur essendo multinazionali, hanno un forte radicamento in Italia e contribuiscono a valorizzare aree interne e periferie, creando spazi di socialità per famiglie e giovani. Inoltre, promuovono la qualità degli ingredienti collaborando con le filiere agricole italiane, incluse molte produzioni DOP e IGP, orgoglio nazionale”, ha commentato Luca Toccalini, X Commissione attività produttive, commercio e turismo.
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LIMITO DI PIOLTELLO (Milano) – Da domenica 20aprile, giorno di Pasqua, il supermarket Esselunga di Milano in viale Piave sarà temporaneamente chiuso in vista di un importante intervento di ristrutturazione. Aperto il 2 agosto 1973, il negozio di viale Piave è punto di riferimento di molti clienti del capoluogo lombardo: già rinnovato una prima volta nel 1993, si estende oggi su una superficie di vendita di circa 1150 metri quadri con parcheggio coperto.
Il nuovo Bar Atlantic di Esselunga in viale Piave a Milano
L’intervento, della durata prevista di circa un anno, consentirà di dare una nuovavesteaunodeisupermercatipiùiconicidelcentrocittà e, una volta completato, restituirà ai clienti un negozio moderno, con nuoviservizi e con le migliori proposte di Esselunga.
Il progetto prevede infatti anche l’ampliamento degli spazi con la realizzazione di unBarAtlantic con dehor e di un’elegante profumeriaeb, due brand del Gruppo Esselunga.
I clienti, oltre a poter effettuare gli acquisti tramite e-commerce su spesaonline.esselunga.it o sull’AppEsselungaOnLine e riceverli a casa, avranno a disposizione, apartiredal22aprile,unnuovolocker che sarà collocato in viale Piave fronte strada, adiacente all’ingresso del parcheggio, dove ritirare la spesa effettuata online nella fascia oraria programmata senza alcun costo aggiuntivo.
A Milano Esselunga, inoltre, si prepara ad altre novità. A maggio, infatti, chiuderà laEssediviaMelchiorreGioia, per poi aprireneimesisuccessiviunnuovonegozioinpiazzadellaRepubblica per una nuova e più completa esperienza di spesa.
Lo storico lanificio Bottoli di Vittorio Veneto, Treviso, sta utilizzando gli scarti dei fondi di caffè di Dersut Caffè per la produzione di alcuni tessuti pregiati come il cashmere. L’aroma del chicco ancora non si può sentire ma l’azienda è al lavoro per migliorare questo aspetto. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.
Lanificio Bottoli e il cashmere con i fondi del caffè
VITTORIO VENETO (Treviso) – L’alta moda incontra la sostenibilità nello storico lanificio Bottoli, dove una piccola parte della produzione dei tessuti pregiati, come il cashmere, viene tinta utilizzando gli scarti dei fondi del caffè.
L’aroma non si può ancora sentire, ma Ettore Bottoli, direttore commerciale dell’azienda e figlio del presidente Roberto, assicura che ci stanno lavorando “anche se siamo ancora alle fasi preliminari”.
In attesa di raggiungere questo step, sciarpe, giacche e coperte assumono già il colore tipico della bevanda più amata dagli italiani grazie a un lungo e costoso processo.
“Abbiamo provato a tingere il cotone e il lino, ma niente” spiega Ettore alll’Ansa, che però non si è arreso e ha continuato a credere nell’idea di suo padre, fino a che “il colore ha attecchito sulla lana e sul cashmere”.
Il tintore “un po’ mi odia” scherza il direttore commerciale, perché la lavorazione è laboriosa, “ma dopo vari tentativi siamo riusciti anche a industrializzare il prodotto”. Che è diventato un’eccellenza richiesta dai più importanti marchi di moda mondiali. Non solo in Italia, dove producono per Etro, ma anche in Giappone, Paese nel quale Bottoli è venuto a presentare il suo prodotto al Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka.
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LONDRA – Nel Regno Unito il costo di una normale tazza di caffè a 5 sterline, circa 6 euro, potrebbe presto diventare la norma: questo è il grido d’allarme espresso da alcuni gestori di caffetterie inglesi che ritengono che non porterà vantaggi ai loro affari. Gli analisti del settore, come riporta la BBC, prevedono che questo scenario potrebbe concretizzarsi entro i prossimi due o tre anni.
Le preoccupazioni dei titolari delle caffetterie nel Regno Unito
Ad esempio Nicola Lockwood, proprietaria del Bells Tea Shop a Lincoln, come riportato dalla BBC, osserva che molti proprietari di caffetterie stanno già vedendo questa tendenza in alcune zone, sottolineando il peso economico che potrebbe gravare sui consumatori abituali di caffè.
Anche Karen Wattam, del Garden Village Tearoom a Hull, teme che questi prezzi non saranno ben accolti dai suoi clienti, dove costi così alti potrebbero allontanarli.
Jeffrey Young, fondatore di Allegra World Coffee Portal, spiega che le bevande a base di caffè con aggiunte speciali come sciroppi o latte alternativo, spesso costano già 5 sterline, circa 6 euro, e confronta le preoccupazioni attuali con quelle di 20 anni fa, quando il prezzo di 2 sterline, circa 2,50 euro, per una tazza sembrava eccessivo.
L’aumento dei prezzi del caffè è influenzato da diversi fattori, tra cui un record nei mercati internazionali delle materie prime per i chicchi di Arabica.
Inoltre c’è da considerare il maltempo in Brasile e Vietnam, i principali produttori mondiali, che ha causato un forte calo della produzione.
Paul Rooke, della British Coffee Association, spiega che, sebbene le condizioni climatiche abbiano influenzato i prezzi dei chicchi, altri fattori come l’aumento dei costi energetici e delle spese operative stiano spingendo verso l’alto le spese delle caffetterie.
In ogni caso, il cambiamento nel prezzo del caffè è nell’aria anche oltre la Manica e ancora non è chiaro come si risolverà la questione legata al chicco, un mercato che con gli anni ha conquistato anche la Gran Bretagna (ne abbiamo parlato qui).
MILANO – Stress, vita frenetica, tensioni sono alcune delle condizioni della vita moderna e bisogna saper scegliere al meglio gli alleati del proprio benessere. Con la miscela Refreshing tè verde con limone e aloe vera, Cupper ha realizzato una tazza benefica di piacere.
La miscela Refreshing tè verde con lime e aloe vera
I tre ingredienti si fondono insieme per una miscela del tè verde dalla trama sottile in cui ogni sorso è un tuffo nel fresco aroma del limone e dell’aloe vera.
Tre piante, tre preziose alleate dell’equilibrio fisico, in particolare per la loro proprietà antinfiammatoria, depurativa e digestiva.
Il tè verde di Cupper è limpido e leggero per la qualità delle foglie che derivano da coltivazioni biologiche e Fairtrade e che garantiscono una coltivazione pregiata.
Il limone è un vero tesoro dorato, simbolo di bellezza e ricchezza, molto amato perché ricco di composti antiossidanti, ha incredibili virtù complici preziose per il benessere.
E come una ciliegina sulla torta l’Aloe vera, famosa presso i popoli antichi tra cui cinesi, greci, egizi e romani, viene citata anche dal condottiero Cristoforo Colombo che nel suo diario di bordo ha descritto l’Aloe come pianta indispensabile per portare l’armonia nel corpo e curare lo spirito.
Refreshing tè verde con limone e aloe vera è una vera coccola di equilibrio ed energia.
Ingredienti infuso biologico: tè verde* (94%), aroma naturale di limone* (5%), aloe vera essicata e concentrata in polvere* (1%)
(*) Ingredienti da agricoltura biologica
Prezzo consigliato al pubblico (confezione da 20 bustine): € 3,49
Informazioni sul prodotto (distribuzione e prezzo consigliato al pubblico)
Refreshing Tè Verde con Limone e Aloe Vera Bio è disponibile tutto l’anno nei migliori supermercati e online su Amazon.it.
Packaging
Confezione in cartone riciclabile, bustine di carta riciclabili, filtri non sbiancati, con etichetta riciclabile e filo in cotone biologico.
Caratteristiche 100% naturale Bio
Certificato Fairtrade
La scheda sintetica di Cupper
Cupper nasce nel 1984 dal desiderio di una coppia inglese di unire il proprio amore per il tè ad un approccio etico nell’approvvigionamento delle materie prime e ad una produzione naturale. Oggi tutti i prodotti Cupper sono certificati Bio. Fedele alla sua vocazione etica, Cupper è il primo marchio di tè Fairtrade del mondo che, ad oggi, opera a livello internazionale in oltre 50 paesi con 150 referenze.
Con la sua partnership con Fairtrade, che dura da quasi tre decenni, Cupper sostiene oltre 114.000 produttori e le loro famiglie in tutto il mondo. Una scelta fairtrade fatta da Cupper per garantire ai produttori un trattamento economicamente equo e che ha permesso importanti investimenti in infrastrutture per lo sviluppo locale. Anche le scelte che riguardano il packaging sono all’insegna della sostenibilità, con confezioni riciclabili, e per sigillare le bustine si utilizza materiale completamente plastic-free e OGM-free.
BINASCO (Milano) – Cimbali Group, azienda italiana tra i principali produttori al mondo di macchine professionali per caffè espresso, attraverso la controllata Seattle Espresso Machine Corporation, ha vinto in Cina una causa per concorrenza sleale e quattro società cinesi sono state sanzionate da un Tribunale di primo grado di Shanghai.
Cimbali Group: vittoria contro la concorrenza sleale in Cina
Il Tribunale civile cinese ha riconosciuto che le quattro società cinesi producevano e mettevano in commercio una macchina da caffè che presentava notevoli somiglianze con il modello Slayer Espresso, in particolare per quanto riguarda alcuni elementi caratteristici del design e il packaging, inducendo il consumatore a confondere l’originale macchina da caffè Slayer Espresso con quella prodotta e commercializzata dalle Società cinesi contraffattrici, creando così un ingiusto vantaggio competitivo a danno di Cimbali Group.
Slayer Espresso SG (immagine concessa)
I giudici di Shanghai hanno riconosciuto il design della macchina Slayer come “influente” ai sensi dell’art. 6 della Legge sulla concorrenza sleale cinese e hanno condannato le quattro società cinesi alla cessazione immediata della produzione e commercializzazione di macchine con design e packaging confondibili con quelle a marchio Slayer oltre al pagamento di un risarcimento danni e delle spese legali.
Sono molto rari i casi in cui un’azienda straniera riesce ad ottenere una sentenza favorevole in Cina contro la concorrenza sleale di aziende cinesi e, sebbene si tratti di una sentenza di primo grado soggetta a ricorso in appello, la decisione del Tribunale di Shanghai assume un rilievo particolare data la complessità del contesto normativo cinese.
Il riconoscimento della tutela legale di un prodotto B2B è il primo e al momento unico caso di successo nel comparto del coffee equipment, che negli ultimi anni ha registrato diversi casi di contraffazione e rappresenta quindi un risultato ancora più significativo in materia di protezione della proprietà intellettuale nel mercato cinese.
Nella sentenza, è stato infatti riconosciuto che la combinazione, unica nel suo genere, degli elementi estetici della macchina Slayer Espresso (tra i quali il supporto laterale a forma di X e la combinazione di colori, forme e strutture) rappresenti una decorazione distintiva, capace di identificare in modo inequivocabile il prodotto e la provenienza.
Inoltre, la notorietà del design è stata valutata anche nel contesto della conoscenza generale del mercato cinese dove il lungo periodo di utilizzo e la presenza costante del marchio (la macchina da caffè “Slayer Espresso” è stata introdotta nel mercato cinese sin dal 2014) hanno creato una forte associazione nella mente degli operatori del settore, stabilendo un legame stabile che identifica la fonte dei prodotti.
Insieme al riconoscimento del valore distintivo del design, questa sentenza rafforza ulteriormente la posizione competitiva di Slayer nel mercato cinese e conferma l’impegno di Cimbali Group nella difesa degli elevati standard qualitativi che da sempre definiscono l’identità dei propri brand e dei propri prodotti.
Cimbali Group continuerà a investire nella protezione della sua proprietà intellettuale, consapevole che la difesa dell’originalità e dell’innovazione è un impegno costante, essenziale per garantire qualità e affidabilità ai propri clienti, distributori e partner in tutto il mondo.
La scheda sintetica di Cimbali Group
Cimbali Group è tra i principali produttori di macchine professionali per caffè e bevande a base di latte e di attrezzature dedicate alla caffetteria. Il Gruppo, di cui fanno parte i brand La Cimbali, Faema, Slayer e Casadio, opera attraverso tre stabilimenti produttivi in Italia e uno negli Stati Uniti (a Seattle, dove vengono prodotte le macchine a marchio Slayer), impiegando complessivamente circa 850 addetti.
Nel 2019, con l’acquisizione di Keber, brand di eccellenza per la produzione di macine di acciaio professionali per l’industria del caffè con sede a Dolo (Venezia), i siti produttivi salgono a cinque. L’impegno del Gruppo per la diffusione della cultura del caffè espresso e per la valorizzazione del territorio si è concretizzato nel 2012 con la fondazione del MUMAC – museo della macchina per caffè, la prima e più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine per il caffè espresso situata all’interno dell’headquarter di Cimbali Group a Binasco.
MUMAC ospita MUMAC Academy, l’accademia della macchina per caffè di Cimbali Group, centro di formazione, divulgazione e ricerca.
MILANO – Su queste pagine era già comparsa raccontandosi come micro roaster di specialty italiana trapiantata a Londra: già una storia fuori dal comune che poi si è evoluta ulteriormente, sempre volendo mantenere la bandiera del caffè italiano ben in alto all’estero. Di nuovo la parola a Federica Federico, ora titolare del Mileto Caffè.
Federica Federico, da torrefattrice a titolare di un bar, il Mileto Caffè: come è avvenuto questo passaggio e perché?
“Come già menzionato nella prima intervista di quasi 3 anni fa, sono cresciuta nel bar di famiglia a Roma e quindi sempre con lo spirito d’iniziativa e del fare al meglio per essere il più produttivi possibili. Il trasferimento a Londra ha un po’ costretto i miei a vendere l’attivitàa Roma, ma non ha mai determinato la messa da parte di questa mia voglia di fare e d’intraprendere percorsi più difficili come quelli di avere un’attività tutta mia. Anzi è sempre rimasto il mio sogno.
Farlo all’estero sicuramente non è stato facile per le grandi difficoltà legate alla lingua, per avviare il progetto da sola e poter confidare soltanto in me stessa. Ma da una parte proprio queste sono state delle sfide che mi hanno spinta ad inseguire il mio obiettivo.”
Com’è il mercato dei coffee shop specializzati come il suo lì a Londra?
“Penso sia abbastanza saturo, talmente saturo che anche le specialty roastery si stanno evolvendo in catene.”
Come ha pensato di strutturare il suo locale, con quali attrezzature, quali caffè ha scelto e i prezzi sono in linea con i competitor?
Federica dietro al bancone (foto concessa)
“Il mio locale intanto si chiama come il bar di famiglia a Roma, “Mileto Caffè”, chiuso e quindi ora riaperto. Solo la location è di 2000km e la caffetteria si trova di fianco ad un ospedale. Ho scelto di fare un menù italiano, con l’aggiunta di only specialty coffee, cosa che mi risultava impossibile da realizzare in un quartierino di Roma. Qui curo i miei clienti come fossero la mia famiglia, più o meno come facevamo con i miei nella capitale.”
L’espresso italiano, ma specialty: ha avuto buoni riscontri sia dai locali che da quegli italiani che vivono all’estero?
“La maggior parte degli italiani che vivono all’estero purtroppo, a meno che non sia qui da 20 anni, ancora non cerca questa tipologia di caffè. E il turista italiano ancora meno. Diventa difficile spiegare che si è una caffetteria italiana, ma il caffè è specialty, per cui non bruciato. E questo è un problema, quando mi ritrovo davanti ad un cliente che dice: “oh finalmente, un bar italiano. Fino ad ora non sono riuscito a prendere un caffè decente.”
Il cibo italiano è invece molto apprezzato e fortunatamente ho una buona richiesta di caffè anche in grani. Anche se c’è molta concorrenza in questo campo, c’è ancora molta gente che preferisce comprare da noi e supportare quindi il produttore piccolo e indipendente.”
Quali sono le tendenze che si possono intravedere a Londra?
“Ad oggi non saprei proprio. Sono a Londra da 8 anni e più o meno conosco il mercato di qui. Non posso negare il fatto che mi piacerebbe riaprire a Roma, a casa mia, ma Londra mi ha dato e mi sta dando ancora molto.”
Quali sono le maggiori difficoltà dell’avviare un locale come il suo a Londra?
“Con tutte le difficoltà incontrate nell’avviamento dell’attività, penso anche di essere stata molto fortunata nel trovare la Royal Free Charity. Loro, a differenza di altri, hanno scelto di sostenere una piccola azienda come la nostra e non una catena, per poter offrire ai nostri clienti qualità e un ambiente molto più che gradevole.
Vorrei anche sottolineare il fatto che questo ambiente in cui sto lavorando negli ultimi 2 anni, mi sta dando e insegnando non solo tanto sotto l’aspetto imprenditoriale ma anche a livello umano. Qui si ripete spesso: you never know what that person is going through, so be kind. E vi assicuro che viene ripagato, quando hai clienti che ti scrivono ringraziandoti per avergli strappato un sorriso in un momento difficile. Penso che in un mondo come quello in cui viviamo oggi, la mia vera vittoria sia questa.”
Il personale: difficile trovarlo, oppure no? Ci sono tanti giovani interessati eventualmente a fare formazione?
“Si, diciamo che Brexit non è stata una grande mossa per chi gestisce un business di ristorazione. Il personale è un problema, perché è veramente difficile trovarne con voglia di fare, molti sono rimpatriati, e i costi per degli operatori con un po’ di esperienza sono esageratamente alti, sicuramente non proporzionati ad altre voci di spesa. Inoltre, la gente ha meno soldi da spendere e questo incide sulla possibilità di investimento.”
MILANO – Cresce la frequenza e migliora la qualità dei consumi americani di caffè: così lo Spring 2025 National Coffee Data Trends (NCDT) report, l’indagine di consumo condotta, tra il 6 e il 20 gennaio 2025, da Dig Insights, su un campione significativo della popolazione adulta americana, per conto della National Coffee Association of U.S.A. (Nca), la massima associazione statunitense dell’industria del caffè, attiva dal lontano 1911.
La Nca svolge, dal 1950, un’indagine conoscitiva sui consumi americani di caffè. Lo studio costituisce la più longeva serie statistica relativa ai consumi di caffè negli States.
Inizialmente, esso è stato realizzato con il sostegno dal Pan American Coffee Bureau e, successivamente, dell’Ico. Dal 1991, lo studio è finanziato direttamente dalla Nca. Dal 2020, il report si è sdoppiato in due indagini annuali, che sono condotte rispettivamente a gennaio e luglio.
Quali le conclusioni più significative di questa nuova edizione? Il primo dato importante è che circa i due terzi degli americani (66%) consumano caffè ogni giorno, contro il 65% dell’anno scorso e il 59% del 2021.
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