venerdì 12 Dicembre 2025
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IPA Porcellane iscritta nel Registro speciale dei Marchi Storici: “Un simbolo di settant’anni di lavoro”

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IPA Porcellane nei Marchi Storici (foto concessa)
IPA Porcellane nei Marchi Storici (foto concessa)

USMATE VELATE (Monza Brianza) – IPA Porcellane, azienda specializzata nella produzione di porcellana dura italiana per l’industria del caffè, è stata iscritta nel Registro speciale dei Marchi Storici di interesse nazionale, istituito presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Il riconoscimento premia esclusivamente i marchi che possono vantare almeno cinquant’anni di utilizzo continuativo e che rappresentano una parte significativa della storia produttiva del Paese, valorizzando al tempo stesso il legame con il territorio e il know-how manifatturiero italiano.

Per IPA Porcellane, attiva dal 1955 e punto di riferimento per torrefattori, baristi e professionisti dell’horeca, l’ingresso nel Registro dei Marchi Storici conferma un percorso di continuità industriale e di specializzazione

Dalla sede di Usmate Velate, in Brianza, l’azienda serve oggi clienti in Italia e all’estero con una gamma completa di tazze, tazzine e articoli in porcellana progettati specificamente per il servizio del caffè.

L’iscrizione consente all’azienda di utilizzare, a fini commerciali e promozionali, il logo “Marchio Storico di interesse nazionale”, rafforzando la riconoscibilità del brand e la sua collocazione fra le eccellenze del Made in Italy legate al mondo del caffè.

«Questo riconoscimento ci riempie di orgoglio perché racconta, in un simbolo, settant’anni di lavoro in fabbrica, di progettazione condivisa con i torrefattori e di evoluzione insieme al mercato del caffè» commenta Amedeo Sala di IPA Porcellane.

«Allo stesso tempo, è uno stimolo a guardare avanti: disponiamo di una capacità produttiva importante, frutto di un impianto altamente automatizzato e di un team esperto, che possiamo ancora esprimere a pieno supportando nuove collaborazioni e nuovi progetti in Italia e all’estero».

Nel corso dei decenni, IPA Porcellane ha puntato su una forte integrazione tra competenza artigianale e tecnologie produttive, sviluppando internamente gran parte dei propri processi e curando ogni fase, dalla progettazione delle linee fino alla decorazione sotto smalto, pensata per garantire durata, resa estetica e costanza qualitativa del prodotto finito.

Con l’ingresso nel Registro, IPA Porcellane rafforza quindi il proprio posizionamento come player storico del comparto, pronto a valorizzare ancora di più la filiera del caffè.

La pasticceria Staccoli inaugura il nuovo store a Riccione

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Paolo Staccoli (immagine concessa)

Inaugurata la boutique del pasticciere di fama internazionale da Cattolica, che ora esce dai suoi storici confini e approda nel cuore della movida romagnola. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Nives Concolino per il quotidiano Il Resto del Carlino.

Staccoli arriva a Rimini

CATTOLICA – Chi intendeva deliziare il palato con le sue eccellenze artigianali finora era costretto ad andare a Cattolica. Paolo Staccoli, maestro pasticciere di fama internazionale, ora esce dai suoi storici confini e approda nel cuore di Riccione. Domani, in viale XIX Ottobre 1, davanti alla stazione ferroviaria, inaugurerà Bottega Staccoli, dove i clienti potranno scoprire il top della sua pasticceria e della cioccolateria artigianale.

Un’operazione che va controcorrente, mentre tanti negozi di vicinato e pubblici esercizi abbassano le serrande, impoverendo i centri urbani, Staccoli amplia il ventaglio dell’attività che ha 76 anni di storia.

“Abbiamo deciso di venire a Riccione perché abbiamo tantissimi clienti riccionesi, anche turisti con seconde case, che per vai motivi spesso non riescono a venire a Cattolica. Oltretutto qui per 15 anni abbiamo avuto il laboratorio di cioccolato e sempre qui ci siamo adoperati per CiocoPaese”.

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Il cane Giorgio a Ferrara è il nuovo Hachiko: ogni giorno al bar in attesa del padrone deceduto

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La statua di Hachiko a Shibuya, Tokyo

Giorgio, un cane meticcio di piccola taglia, percorre ogni giorno le strade di Scortichino, una frazione del comune di Bondeno in provincia di Ferrara, e arriva nel bar della piazza principale dove si siede sempre sotto la stessa sedia preferita del suo padrone morto ormai da un mese.

Soprannominato il nuovo Hachiko, il celebra cane che aspettava il padrone anche dopo la sua morte fuori la stazione di Shibuya a Tokyo, Giorgio è una testimonianza concreta di fedeltà e devozione. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Serena Palumbo per Il Corriere della Sera.

Giorgio: il nuovo Hachiko di Ferrara

SCORTICHINO (Ferrara) – Lo hanno soprannominato il nuovo Hachiko. E in effetti, nonostante Giorgio non abbia la stazza dell’Akita giapponese – il cane diventato famoso in tutto il mondo per aver aspettato il suo padrone anche dopo la morte fuori la stazione di Shibuya, a Tokyo, e reso ancora più celebre dall’omonimo film che aveva Richard Gere come protagonista – ne incarna la fedeltà.

Questo meticcio di piccola taglia esce ogni mattina alle 7.30, percorre le strade di Scortichino, una frazione del comune di Bondeno in provincia di Ferrara, e arriva nella piazza principale. Qui entra nel bar e si siede sempre sotto la stessa sedia, la preferita del suo compagno umano. Una routine che i due hanno ripetuto per 12 anni. Insieme, fino a circa un mese fa, quando l’uomo è morto.

Eppure Giorgio, nonostante ora non abbia nessuno a guidarlo verso quella caffetteria, continua a presentarsi lì, quasi come a onorare quell’appuntamento e forse nella vana speranza di rincontrare l’uomo che lo ha salvato dal canile, adottandolo e donandogli una vita migliore. E così puntuale, al solito orario, entra al bar e resta in attesa. Poi si arrende e va via. Ma il mattino seguente è di nuovo in quel luogo, accolto e coccolato da chi un tempo sorseggiava il caffè con il suo padrone.

Giorgio, come Hachiko, è una testimonianza concreta di fedeltà e devozione, ma anche del dolore che gli animali possono provare per il distacco da un compagno di vita.

Due cani che a distanza di anni hanno “cercato ininterrottamente il proprio padrone lì dove l’avevano lasciato – spiega Federico Coccìa, medico veterinario e autore del libro Con gli occhi del tuo cane (Sperling & Kupfer) -. Questo perché per i cani non si può parlare di elaborazione del lutto. Loro non hanno la consapevolezza di cosa sia la morte. Quando l’umano di riferimento muore, però, avvertono una fortissima mancanza fisica. Una sofferenza data da un’assenza improvvisa che non riescono a spiegarsi e per la quale restano profondamente confusi”.

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Compostabile: ecco il significato del termine applicato ai materiali

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Capsule di caffè (immagine: Pixabay)

Il significato della parola compostabile è fondamentale per evitare errori nella raccolta differenziata e sfruttarne al meglio i benefici ambientali. Approfondiamo l’argomento con l’articolo di Emanuele Francati per Wise Society.

Quando un materiale è compostabile? La spiegazione

MILANO – Nell’era green ci sono molte più cose a cui fare attenzione, giustamente. E, di conseguenza, anche termini da conoscere: cosa vuol dire compostabile, per esempio? Non tutto ciò che chiamiamo “rifiuto” lo è davvero: alcuni materiali, se trattati nel modo giusto, possono diventare risorse preziose da riutilizzare in altro modo.

È il caso, per l’appunto, di oggetti e imballaggi compostabili, che non solo si degradano, ma si trasformano in nutrimento per la terra.

Cosa davvero il significato della parola “compostabile” -e soprattutto dove va conferito- è fondamentale per evitare errori nella raccolta differenziata e sfruttarne al meglio i benefici ambientali. In questo articolo vedremo cos’è il compostabile, come riconoscerlo e quali regole seguire per smaltirlo nel modo opportuno. Quello che fa bene a tutti, pianeta compreso.

La parola compostabile indica un materiale che, dopo essere stato smaltito correttamente, è in grado di decomporsi attraverso processi biologici naturali, non indotti, fino a trasformarsi in compost. Ovvero, un terriccio ricco di sostanze nutritive utile per l’agricoltura e per il giardinaggio. Il centro del settore Biowaste, che considera il compost un mezzo per favorire l’economia circolare.

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Neo Home Robot, arriva il maggiordomo del futuro che fa le faccende di casa da solo

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Sta per arrivare un nuovo alleato per la vita quotidiana: si chiama Neo Home Robot ed è il primo robot umanoide pensato per assistere le persone nelle faccende domestiche e non solo. Realizzato dall’azienda californiana 1X, promette di trasformare il modo in cui viviamo la casa, combinando tecnologia avanzata, intelligenza artificiale e una buona dose di autonomia per semplificare le attività di tutti i giorni. Leggiamo in seguito una parte dell’articolo pubblicato da Domus.

Neo Home Robot: il maggiordomo del futuro è già in preordine

LOS ANGELES – L’azienda californiana 1X ha aperto i preordini per Neo Home Robot, un robot umanoide capace di offrire assistenza automatizzata e occuparsi delle faccende domestiche.

Il suo debutto è previsto per il prossimo anno e potrà essere comandato tramite un clic o con la voce, grazie alla funzione Chores che consente di assegnare i compiti indicando orari e modalità di esecuzione.

Neo è dotato di testa, arti superiori e inferiori e ha un corpo morbido in strutture polimeriche reticolari 3D.

Pesa circa 30 kg, indossa una tuta bianca e può accendere e spegnere le luci, piegare il bucato, rifare il letto, aprire la porta, servire il caffè o pulire il bagno. Il tutto in autonomia e con un livello di rumore inferiore a quello di un frigorifero moderno.

Un assistente silenzioso e intelligente per ogni esigenza domestica

Grazie a un modello linguistico di grandi dimensioni integrato, Neo offre conoscenze e assistenza personalizzata senza bisogno di dispositivi esterni.

Può conversare con naturalezza, fornire informazioni, rispondere a domande e persino raccontare aneddoti o storie divertenti, diventando anche un vero e proprio compagno virtuale.

Secondo il Ceo di 1X, Bernt Børnich, la rete neurale del robot non è ancora in grado di gestire compiti complessi.

Per questo, i primi acquirenti dovranno accettare la possibilità che un teleoperatore a distanza controlli il robot attraverso le telecamere integrate, addestrandolo e svolgendo alcune attività da remoto. Gli utenti potranno comunque gestire e limitare questi interventi tramite un’app dedicata

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Fondi di caffè: ecco come possono ridurre l’inquinamento secondo uno studio

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Fondi di caffè (foto di Elias Shariff Falla Mardini da Pixabay)

Gli studiosi dell’Università di Sharjah, situata negli Emirati Arabi, hanno delineatp un metodo innovativo e altamente dettagliato per ridurre l’inquinamento ambientale grazie ad una miscela di fondi di caffè esauriti (SCG), polietilene tereftalato (PET), una plastica comunemente usata negli imballaggi, e idrossido di potassio.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Chemeurope.

La sostenibilità dai fondi di caffè

MILANO – I ricercatori dell’Università di Sharjah hanno brevettato una tecnologia innovativa progettata per catturare l’anidride carbonica (CO₂) dai processi industriali prima che venga rilasciata nell’atmosfera. Il brevetto, depositato nel marzo 2025 e pubblicato in agosto, delinea un metodo innovativo e altamente dettagliato con un potenziale promettente per ridurre l’inquinamento ambientale, le emissioni industriali e la CO₂ antropogenica.

Questo approccio innovativo utilizza una miscela di fondi di caffè esauriti (SCG), polietilene tereftalato (PET), una plastica comunemente usata negli imballaggi, e idrossido di potassio, una sostanza chimica fortemente alcalina. Insieme, questi componenti formano un materiale efficace per l’adsorbimento di CO₂.

In tutto il mondo, si stima che ogni anno vengano gettati 8 milioni di tonnellate di fondi di caffè esausti, che finiscono per lo più in discarica dove emettono metano e altri gas a effetto serra. Riutilizzando questi rifiuti, il nuovo metodo non solo cattura la CO₂, ma contribuisce anche a una gestione sostenibile dei rifiuti.

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Giappone: ecco il primo distributore automatico senza brand

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Una vending machine (immagine: Pixabay)

Presso la Toyota Woven City, la piccola città sperimentale di Toyota in Giappone dove gli inventori possono testare la sostenibilità dei propri prodotti, è apparso un distributore automatico completamente anonimo, chiamato Haku, che in giapponese significa appunto bianco: una macchinetta sbrandizzata. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Sabina Rodi per Italia Oggi.

La vending machine senza brand

SUSONO – Altro che macchinette per il caffè e distributori di bevande calde e fredde un po’ anonimi da cui approvvigionarsi di fretta, magari in luoghi di transito come stazioni o aeroporti. I distributori automatici rappresentano ormai uno degli strumenti di marketing più smart e efficaci per aumentare la visibilità dei brand e generare vendite, grazie alla personalizzazione del design, all’uso dei social media, delle app mobili e dei programmi fedeltà che creano coinvolgimento dei clienti.

Sono considerati indispensabili per introdurre strategie come il guerrilla marketing e le promozioni stagionali. I marchi sfruttano i dati per personalizzare l’offerta e migliorare l’esperienza del cliente, la brand awareness e anche la produttività.

Tanto che anche in Italia il settore del retail ha iniziato a investire sulle vending machine con convinzione. Le aziende produttrici propongono, peraltro, costantemente innovazioni tecnologiche, come i pagamenti contactless, e l’intelligenza artificiale sta aprendo nuove frontiere anche in questo settore.

Ha destato stupore, quindi, la notizia che arriva dal Giappone dove DyDo Drinco (gruppo noto per il suo business delle bevande e per i suoi prodotti farmaceutici e alimentari) sta collaudando in questi giorni al Toyota Woven City, la piccola città sperimentale di Toyota dove gli inventori possono testare la sostenibilità dei propri prodotti, un distributore automatico completamente anonimo, chiamato Haku, che in giapponese significa appunto “bianco”. Una sorta di macchinetta “sbrandizzata”.

Non ci sono display e pulsanti per l’inserimento delle monete, al loro posto c’è una superficie bianca e piatta. “La parte frontale” spiega Japan Today “è in realtà uno schermo che può visualizzare immagini o video facilmente modificabili per adattarsi a qualsiasi ambiente e momento. Questo significa che può assumere sobrie tonalità di legno in un sito storico o vivaci colori al neon per distinguersi tra tutte le macchine in una sala giochi”.

Le bevande si acquistano scansionando un Qr code con lo smartphone, che apre un menu di prodotti disponibili sullo schermo del dispositivo e consente l’acquisto digitale, non è possibile pagare in contanti.

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Corea del Sud: una caffetteria introduce la No study zone, massimo due ore per lo smart working

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Corea del Sud
La bandiera della Corea del Sud

JEONJU – Nella Corea del Sud, a Jeonju, una caffetteria ha introdotto una nuova regola che prevede una permanenza di massimo due ore per chi utilizza lo spazio come ufficio o aula. Molti caffè della Corea sono adibiti al coworking ma questo fenomeno, chiamato cagongjok, sta rapidamente sfuggendo di mano.

Lo smart working e lo studio nelle caffetterie della Corea del Sud

Hyun Sung-joo, gestore di un locale a Daechi, ha commentato ai microfoni di BBC: “Un cliente si è presentato con due laptop e una ciabatta multipla. È rimasto lì l’intera giornata. Alla fine ho dovuto bloccare le prese della corrente”.

Le caffetterie in Corea del Sud sono aumentate del 48% negli ultimi 5 anni riporta il National Tax Service. Quasi il 70% dei giovani appartenenti alla generazione Z ha dichiarato di studiare in un bar almeno una volta a settimana.

Nonostante la crescente popolarità del fenomeno, servono comunque dei confini ben tracciati. A volte i clienti portano computer e materiali da ufficio che risultano ingombranti. L’iniziativa del bar a Jeonju è chiaro: “Due persone finivano per occupare spazio quanto dieci clienti normali”.

Da qui il cartello No study zone. Ma i confini sono ancora poco chiari. Le grandi catene come Starbucks arginano il problema vietando l’utilizzo di monitor esterni e stampanti, ma le piccole realtà sono ancora alla ricerca di un equilibro che possa permettere la sopravvivenza dell’attività.

Winter Games Express: il treno di cioccolato più lungo del mondo arriva a Milano

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Winter Games Express (immagine: linkiesta)

Il Winter Games Express, il treno di cioccolato più lungo del mondo, è pronto a sfilare a Milano dal 25 al 27 gennaio 2026. Nato nei laboratori di pasticceria italiani e maltesi, è un progetto che unisce artigianato, formazione e solidarietà.

Oltre al Guinness, racconta la collaborazione tra scuole, consorzi e maestri pasticceri, trasformando il cioccolato in strumento di cura e comunità. Dai vagoni modellati con talento al recupero del cacao per la terra, ogni dettaglio celebra creatività e responsabilità. Winter Games Express non è solo un record: è un linguaggio dolce che parla di persone. Leggiamo in seguito alcuni pezzi dell’articolo pubblicato su Linkiesta.

Rotaie golose: Winter Games Express punta al Guinness con l’opera dolce più lunga del mondo

MILANO – C’è un treno che non parte da una stazione ma da un laboratorio, e che non viaggia davvero sui binari: è fatto di cioccolato, impastato di talento e visione, e corre idealmente verso Milano Cortina 2026.

Si chiama Winter Games Express, e ambisce a diventare il treno di cioccolato più lungo del mondo, con i suoi 52 metri e 23 quintali di peso, pronto a sfilare a Palazzo Lombardia dal 25 al 27 gennaio 2026.

Non è un semplice record, benché il Guinness sia un obiettivo chiaro. È soprattutto un racconto corale: quello dei maestri pasticceri italiani e maltesi che lo stanno costruendo, degli studenti che li affiancano, delle scuole e dei consorzi che hanno scelto di farne un laboratorio di crescita.

Una “Olimpiade per la cultura”, come l’ha definita Regione Lombardia, che vede nella pasticceria non solo un’eccellenza artigiana, ma un linguaggio capace di unire comunità diverse intorno a un progetto condiviso.

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Meraki, la terza macchina delle meraviglie di HostMilano 2025: il professionale per l’home barista

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Meraki
La Meraki in versione bianca, c'è anche nera

MILANO – Meraki – dal greco e significa “fare qualcosa con anima, creatività e amore” – ha attirato l’attenzione tra le macchine esposte a HostMilano: con l’entrata di questo brand cinese nel canale home, la qualità che di solito si trova nelle caffetterie, entra nelle cucine anche dei non addetti ai lavori.

Ma non solo: Meraki è un modello all-in-one che funziona benissimo anche in altri contesti a basso volume, come l’office e spazi condivisi.

Caratteristiche tecniche che reggono la sfida delle sue competitor professionali: doppio boiler (distinto per caffè e vapore), serbatoio acqua 2 litri, controllo PID della temperatura e pompa rotativa professionale per una pressione costante da 9 bar. Meraki dà anche la possibilità di monitorare e impostare i gradi del latte attraverso un sensore sulla testa della lancia vapore professionale, con termometro del bricco e sistema di autopulizia.

E ancora: gruppo di estrazione da 58 mm come quello delle macchine professionali e macinacaffè integrato (costruito dallo specialista Timemore) con regolazione della granulometria facile e sempre precisa. Meraki è anche dotata di una bilancia integrata e collegata al computer centrale della macchina, nonché di un altro bilancino dedicato al macinino 1kg e accuratezza della regolazione 0,2 g.

Meraki
In primo piano le due resistenze che riscaldano i serbatoi di acqua e vapore separati: per l’estrazione, al centro, per il vapore, destra

Capacità del vassoio raccogligocce 650 ml e quella del serbatoio per l’espresso 350 ml, mentre per quello dedicato al vapore, si parla di una capienza di 650ml. Potenza installata 1.800 Watt per un peso di 14,5 kg e una garanzia di due anni.

Meraki garantisce estrazioni costanti e di qualità, intuitiva nel suo utilizzo

A disposizione in versione bianca e nera, Meraki è acquistabile in tutta l’Unione Europa al prezzo di 1.799 euro. E non solo: previsto per ogni acquisto, un accessorio omaggio (Bean Hopper, un secondo serbatoio per il macinino, per usare due caffè differenti o Shot Mirror che serve per guardare l’estrazione mentre è in corso).

Meraki nasce dal lavoro congiunto di un gruppo di ingegneri e appassionati di caffè, ha sviluppato il prodotto con l’obiettivo dichiarato di superare le aspettative degli utenti domestici più esigenti.

Meracki
Ecco come si presenta la Meraki

Il design è minimalista e curato, con comandi a pulsante singolo per macinatura, estrazione e vaporizzazione.

La garanzia di due anni include spedizione dal produttore e tasse

L’azienda punta a consolidare una community di utenti e a costruire una reputazione nel segmento premium del mercato dell’espresso domestico.

Per informazioni più dettagliate sulla nuova macchina per espresso Meraki: hello@merakitech.com