giovedì 04 Dicembre 2025
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Fisco: Cgia “Le aziende italiane sono le più tartassate in Europa”

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La bandiera dell'Italia (immagine: Wikimedia Commons)

La percentuale del gettito fiscale riconducibile alle aziende italiane è tra le più alte in tutta Europa: questo è il risultato che è venuto alla luce dall’Ufficio Studi della Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese Mestre), il quale ha sottolineato lo sforzo delle imprese situate nel Bel Paese. Leggiamo di seguito l’articolo pubblicato sul portale d’informazione Qds.

Le aziende italiane in Europa

MILANO – Le imprese italiane sono tra le più tartassate d’Europa. Nel confronto con i principali Paesi UE, purtroppo, la percentuale del gettito fiscale riconducibile alle aziende italiane sul totale nazionale è nettamente superiore, ad esempio, a quella tedesca, francese e spagnola.

Se nel 2020 in Italia ha raggiunto il 13,5% (garantendo un gettito di 94,3 miliardi di euro) in Germania era al 10,7% (144, 8 miliardi di imposte versate), in Francia al 10,3% (108,4 miliardi versati) e in Spagna al 10,1% (41,7 miliardi di gettito). A calcolarlo è l’Ufficio Studi della Cgia, nel sottolineare come le sforzo delle imprese italiane sia al top.

Le aliquote che gravano sul reddito imponibile delle società

“Rispetto alla media europea scontiamo oltre 2 punti percentuali in più”, sottolinea la Cgia. Un ulteriore elemento che conferma l’elevato livello di tassazione sulle nostre imprese emerge dal confronto delle principali aliquote che gravano sul reddito imponibile delle società. Se in Italia si attesta al 27,9%, tra i nostri principali competitor scorgiamo che in Francia è al 25,8%  e in Spagna al 25%.

Tra i big solo la Germania, pari al 29,8%, sconta un livello superiore al nostro. Rispetto alla media europea, in Italia l’aliquota è superiore di ben 6,7 punti.

Boom per i servizi di consulenza aziendale sulla sostenibilità con un mercato di oltre 14 mld di dollari: nasce LifeGate Impact

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Guerino Delfino, executive president Life Gate (immagine concessa)

MILANO – Il business aziendale è sempre più attento a generare valore e profitti, riducendo nello stesso tempo l’impatto ambientale secondo un modello sostenibile di crescita. Per farlo si affida sempre più spesso ai servizi di consulenza sulla sostenibilità: un mercato che a livello globale, come svelato da un recente studio pubblicato da Growth Market Reports, raggiungerà, entro la fine del 2031, i 14,1 miliardi di dollari di valore, con un tasso di crescita annuale del 5,4% rispetto agli 8,8 miliardi di euro fatti registrare nel 2022 (+60,2%).

Un incremento spinto da diversi fattori tra i quali figurano una maggiore consapevolezza ambientale, una crescente attenzione per l’inclusione sociale e l’impatto delle sempre più stringenti normative governative sulla tutela dell’ambiente e degli ecosistemi.

Il business aziendale si concentra sull’impatto ambientale

Il Nord America, come svelato dai dati di una ricerca della società di ricerche Fact.MR, è il leader indiscusso nel settore della consulenza nel campo della sostenibilità, con una quota di mercato stimata al 48%.

E in Italia? La rivoluzione sostenibile delle organizzazioni aziendali è pronta a compiersi grazie al lancio di LifeGate Impact, la unit che raggruppa tutti i servizi consulenziali offerti dal gruppo LifeGate, da oltre 20 anni leader nel mondo della sostenibilità, sulle tematiche sostenibili.

consulenza
Consulenza aziendale sulla sostenibilità (immagine concessa)

L’obiettivo? Sviluppare un processo che, partendo dall’analisi dei rischi, arrivi a definire un nuovo posizionamento della marca o di un brand in termini di sostenibilità, costruendo così un vantaggio competitivo rispetto ai principali competitor.

L’obiettivo del gruppo LifeGate

I temi legati alla sostenibilità impongono, infatti, una trasformazione di tutti gli aspetti del business con la necessità di adottare e perseguire una strategia integrata che parta dalla individuazione dei rischi sociali e ambientali e arrivi fino alla definizione degli impatti, attraverso il coinvolgimento di tutti i principali stakeholder.

Il gruppo LifeGate ha chiuso il bilancio 2022 con un fatturato aggregato di circa 30 milioni di euro, con una crescita di oltre il 50% rispetto al 2021.

“Dal 2000, il modello People-Planet-Profit ha segnato inevitabilmente la storia e il percorso dell’azienda – spiega Enea Roveda, ceo di LifeGate – Per noi, la sostenibilità ambientale e sociale è uno strumento di sviluppo e posizionamento che deve portare risultati eccellenti a beneficio di tutti, in un equilibrio ottimale tra economia, società e ambiente”.

Roveda continua: “Con la nascita di LifeGate Impact puntiamo a guidare le imprese e i brand in un processo di trasformazione che, partendo dall’analisi dei principali rischi, le porti a definire un nuovo posizionamento sul mercato in termini di sostenibilità. Un percorso che, unito alla capacità di produrre dei contenuti rilevanti in termini di linguaggio e varietà degli stakeholder, sia interni sia esterni, consenta di diffondere e amplificare i messaggi creando un vantaggio competitivo rispetto ai principali competitor”.

Dall’automotive (Toyota, Volvo, Jaguar Land Rover, Ford, Hyundai, DS) a cibo, bevande e GDO (Garofalo, Alce Nero, Lavazza, Findus, Pizzoli, Caviro, Firriato, Berlucchi, Coop) passando per finanza e assicurazioni (Unipol, Amundi, Fineco e Banca Sella), pharma ed healthcare (Nivea, Henkel, Guna, Winni’s, Mapa Spontex) fino a turismo (Best Western Hotel &Resorts, Costa Crociere), moda e outdoor (Vibram, Prada, Ferragamo), design e servizi (Guzzini), utilities (Gruppo Cap, Veritas, Poste Italiane) ed elettronica di consumo (Samsung, Dyson, Whirpool).

Sono diversi i settori merceologici e le aziende con le quali il gruppo LifeGate può vantare la propria expertise consulenziale sull’impatto della sostenibilità nei vari business.

“Il dialogo costante con imprese, istituzioni e consumatori ci consente di avere un punto di vista privilegiato e di orientare con successo le scelte dei nostri clienti – dichiara Guerino Delfino, Executive Vice President LifeGate – Abbiamo sviluppato un modello di analisi volto a definire la Sustainable Brand Ambition, la sintesi tra strategia e obiettivi di sostenibilità e azioni concrete. Inoltre, mettiamo a disposizione competenze, metodologie e strumenti per coinvolgere tutti gli stakeholder interni ed esterni e innescare il cambiamento lungo l’intera catena del valore, fino al ripensamento del ruolo del marketing e della comunicazione istituzionale così come quella del prodotto o del servizio”.

Assunzioni Lavazza: ecco le posizioni aperte a Torino e all’estero

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Il logo di Lavazza Group

Ad oggi Lavazza ha in attivo 9 stabilimenti produttivi in più di sei Paesi e, in totale, impiega più di 4mila collaboratori. Ogni anno, periodicamente, Lavazza raccoglie nuove candidature per assunzioni di risorse da inserire nell’organico dell’azienda. E attualmente molte sono le opportunità di lavoro nel Gruppo sia nelle sedi italiane sia in quelle estere. Approfondiamo l’argomento grazie alla prima parte dell’articolo pubblicato su Informazione Oggi.

Le offerte di lavoro di Lavazza

TORINO – Le offerte di lavoro per l’azienda Lavazza sono rivolte a diplomati e laureati in varie discipline con esperienza. Non mancano però opportunità anche per i candidati che ne sono privi, poiché l’azienda attiva tirocini formativi.

Come detto in precedenza, le assunzioni riguardano vari profili professionali che saranno assunti sia nella sede italiana sia per le varie sedi all’estero. Per quanto riguarda le sedi all’estero, queste sono ubicate in Germania e negli Stati Uniti. In questo caso, le posizioni aperte saranno inserite in vari settori come l’assistenza clienti, la direzione tecnica, il servizio di ristorazione.

Invece, le posizioni aperte, soprattutto per la sede di Torino, sono le seguenti:

  • People Development Analyst (contratto a tempo determinato);
  • Specialista nel miglioramento dei processi finanziari;
  • Analista di affari;
  • Specialista in dichiarazioni fiscali internazionali;
  • Cacciatore FS (Roma);
  • Tirocinio in sede Lavazza;
  • Ambasciatore del marchio 1895;
  • Esperto commerciale Salesforce;
  • Conto in negozio;
  • Tirocinio Logistica Dipartimento Acquisto Caffè;
  • Tirocinio in Marketing della Ristorazione Marketing;
  • Specialista della domanda IT di SAP HR;
  • Rappresentante del Servizio Clienti;
  • Specialista in piattaforme digitali;
  • Specialista in esperienza digitale IT.

Per quanto riguarda il collocamento delle nuove risorse saranno inserite nei settori marketing, commerciale e informatico. Il punto di forza di Lavazza è la politica delle risorse umane.

Infatti, l’azienda offre ai propri dipendenti un ambiente caratterizzato da un clima di fiducia, dialogo e condivisione dei valori. Si potrà crescere a livello personale e professionale perché si raggiungeranno gli obiettivi valorizzando i contributi di tutto il gruppo di lavoro.

Come candidarsi

Per queste assunzioni il candidato deve scegliere il profilo professionale più adatto dalla pagina Lavora con noi presente sul sito aziendale. Il candidato però dovrà prima di tutto registrarsi al portale, poi, visionato il profilo di interesse, avendone i requisiti, dovrà, infine, compilare il form per inviare la candidatura.

Mokaflor presenta la nuova linea Farm a metà tra lo specialty e l’offerta commerciale

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La linea Mokaflor Farm (immagine concessa)

FIRENZE – Caffè commerciale o specialty? Si tratta di una scelta non facile per il titolare di un bar, che per lo più nella seconda famiglia vede prodotti di qualità con caratteristiche organolettiche molto – troppo particolari, che il cliente può non apprezzare. Mokaflor va incontro a chi vuole offrire un prodotto di qualità superiore con le miscele e le singole origini di pregio della linea Mokaflor Farm,  un vero ponte tra l’anonimo caffè commerciale e il mondo specialty.

La linea Mokaflor Farm

Si tratta di caffè scelti attraverso un rapporto diretto con chi li produce nelle terre d’origine, totalmente tracciabili, specialty (con più di 80 punti) per gli arabica e “fine” (la denominazione che individua i caffè di qualità superiore) per i robusta, disponibili a prezzi equi.

Una linea di caffè nata per unire le persone che li coltivano e quelle che lo sanno trasformare in una tazzina dai profumi straordinari, con un gusto che piace e soddisfa.

“La linea Mokaflor Farm permette di superare due grandi ostacoli dell’approccio agli specialty: i costi elevati e i profili aromatici troppo spiccati, a cominciare dall’acidità, che per lo più il cliente non conosce e rifiuta” – spiega Gabriele Cortopassi, docente della scuola di caffè Espresso Academy di Mokaflor.

Cortopassi continua: “Al suo interno ci sono caffè di buon livello che non presentano in tazza picchi di acidità e una grande complessità, ma grazie alla scelta delle giuste origini, a una lavorazione attenta e a un grado di tostatura calibrato, danno una tazza rotonda e bilanciata che piace.”

C’è di più: “Con questi caffè abbiamo colmato il vuoto di una sorta di “terra di mezzo” all’interno di un mercato polarizzato fra caffè di bassissimo livello, quello di molti bar in cui si vende “solo caffeina”, e quello di altissimo livello, a volte incomprensibile per molti clienti.”

Cortopassi conclude: “Proponiamo finalmente miscele, singole origini e messaggi di alta qualità, per bar che vogliono offrire un grande caffè con una storia alle spalle, ma senza spigoli, senza complicazioni, piacevole per chi cerca “Una tazza di piacere”».

Le cinque referenze della linea Mokaflor Farm

  • Miscela Tracciabile da Bar – 90% Arabica / 10% Robusta: due caffè arabica di alto livello, il colombiano Inzà Cauca e il brasiliano della Fazenda Isidro Pereira sono arricchiti dal corpo e dalla crema vellutata della robusta Karagwe coltivata sulle sponde del lago Vittoria in Tanzania. Una miscela da bar tracciabile, composta da caffè con una grande storia, dedicata ai baristi che vogliono proporre un caffè di qualità evitando gli eccessi di caffè troppo complessi. In tazza presenta note di cioccolato, biscotto e malto.
  • Miscela Tracciabile da Bar – 100% Arabica: la compongono caffè di altissima qualità e tracciabili, come il colombiano Inzà Cauca e il brasiliano della Fazenda Isidro Pereira, ambedue caffè da 86 punti riuniti in una miscela dalle caratteristiche straordinarie. In tazza l’espresso presenta un grande bilanciamento, dolcezza e corpo vellutato.
  • Brasile Fazenda Isidro Pereira: la farm condotta dal figlio del fondatore, Luiz Paulo Pereira, si trova nella regione di Carmo de Minas. Il caffè 100% arabica di varietà Acaia è coltivato tra 950 e 1200 metri e la lavorazione è naturale; certificato Specialty Coffee ha un cupping score di 86 punti. In tazza presenta una buona corposità cremosa, una fine acidità e un’elevata dolcezza con note di cioccolato al latte, mandorle e uvetta.
  • Colombia Inzà Cauca: è l’organizzazione Asorcafe – Asociación de Productores de Café del Oriente Caucano a raccogliere il caffè prodotto da 52 piccoli agricoltori delle regioni di Tolima. Il caffè 100% arabica di varietà Caturra e Colombia è coltivato tra 1500 e 1800 metri e lavorato con procedimento lavato; certificato Specialty Coffee ha un cupping score di 86 punti. In tazza presenta una corposità vellutata con note agrumate e di caramello, con un retrogusto dolce che ricorda la cannella.
  • Tanzania Karagwe: è un robusta di alta qualità 100% biologico (purtroppo i produttori non possono pagare questa certificazione) prodotto dai contadini che appartengono alla Karagwe District Cooperative Union, fondata nel 1990 nella regione di Kagera nella zona del Lago Vittoria. Il caffè è coltivato tra 1200 e 1800 metri e la sua lavorazione è naturale. In tazza esprime note di cioccolato e spezie.

Etichette chiare e coloratissime, realizzate da due giovani grafici e illustratori, Nicole Pardini e Quentin Fouan, accompagnano le cinque referenze della nuova linea, disponibili in grani in confezioni da 250 e 1000 grammi.

Tutti i caffè della linea Mokaflor Farm sono stati pensati per l’estrazione espresso; il barista che volesse offrire anche preparazioni a filtro, ha a sua disposizione un’ampia gamma di caffè con la giusta tostatura e caratteristiche organolettiche interessanti (mai estreme) a marchio CaffeLab, che può acquistare sul sito caffelab.it.

Chi cerca caffè che uniscono, raccontano, affascinano, offrono momenti di gusto straordinario, trova la risposta a tutte le sue esigenze in Mokaflor Farm.

Tiramisù Day: il 21 marzo si festeggia con la variante Stregamisù

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Marina Summa con lo Stregamisù (immagine concessa)

TREVISO – Non è ancora la Tiramisù World Cup, ma è il Tiramisù Day. La giornata internazionale dedicata al dolce al cucchiaio più amato nel mondo si celebra martedì 21 marzo con una versione nuova del dessert: lo Stregamisù per la prima volta con l’aggiunta di alcol.

E’ la proposta della Tiramisù World Cup che, in attesa della proclamazione ad ottobre del nuovo campione del mondo di tiramisù, mette in moto le fruste proponendo un’irresistibile e golosa interpretazione del dolce a base del famoso liquore Strega realizzata in coppa da Marina Summa, la vincitrice della Tiramisù World Cup 2022 ricetta creativa, nonché la più giovane campionessa di tiramisù.

Lo Stregamisù

Un’occasione anche per ricordare come il famoso dolce al cucchiaio continui ad essere tra i più apprezzati e ricercati: “Possiamo affermare che ad oggi il consumo specifico di tiramisù nelle consumazioni fuori casa sia individuabile in 4.201.100 euro”, spiega Dania Sartorato presidente Fipe e Confcommercio Unione provinciale Treviso.

“C’è una nuova ricetta che unisce nord e sud – spiega l’ideatore della Tiramisù World Cup, Francesco Redi – realizzata dalla nostra campionessa Marina Summa con il liquore della storica distilleria di Benevento. Abbiamo anche visto che molti usano ingredienti alcolici e noi volevamo regalare la proposta che ci ingolosiva di più. Marina ama sperimentare nuove versioni di tiramisù e ha deciso di farne una con il liquore Strega. La nostra campionessa è stata molto brava a bilanciare gli ingredienti, infatti il dolce risulta molto equilibrato”.

“Ho scelto di aggiungere il liquore nella crema e non nella bagna al caffè – spiega Marina Summa – per non appesantire il dolce e di unire alla crema lo zucchero a velo vanigliato perché si scioglie più facilmente dello zucchero semolato e perché lascia in bocca un retrogusto di cioccolato bianco”.

Lo Stregamisù si potrà assaggiare a Treviso per tutta la settimana del Tiramisù Day a partire da lunedì 20. La gelateria di Stefano Dassie, Tre Coni Gambero Rosso, di Via Sant’Agostino, proporrà una limited edition del dolce, anche in versione gelato.

E in occasione del Tiramisù Day, insieme alla Tiramisù Academy, la Tiramisù World Cup presenta il Tiramisù Cookbook 2023 in versione digitale: una raccolta imperdibile delle più golose ricette di tiramisù dell’anno. Questa collezione contiene non solo le deliziose creazioni dei campioni, star e appassionati concorrenti della Tiramisù World Cup, ma anche una selezione di preparazioni inedite da provare al più presto.

Tra le versioni più curiose il Radicchiomisu, il Tiramisù Tropical con il mango, proposta dal Tiramisù Club Brasile, e Su Tirami, ispirato al famoso sushi.

Il Tiramisù Cookbook 2023 è acquistabile in versione digitale qui e comprende la ricetta dello Stregamisù.

Gelato Day 2023: Glovo e Gusto17 svelano trend

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Il gelato di Gusto17 (immagine concessa)

MILANO – Si celebrerà il prossimo 24 marzo il Gelato Day, la giornata Giornata Europea del Gelato artigianale e Glovo, la più grande piattaforma di consegne multi-categoria in Europa, insieme a Gusto17, svelano alcuni trend relativi al dolce più amato dagli italiani. Il gelato a domicilio è tra le ricerche più popolari del web in Italia secondo la piattaforma Answer The Public.

Il gelato secondo Glovo e Gusto17

Solo nel 2022, secondo l’ultimo report Glovo Delivered 2022, sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti.

La prima curiosità svelata dal report di Glovo indica come Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

In particolare, il picco di ordini si registra alle ore 21, il prodotto più richiesto è quello che accontenta tutta la famiglia: la vaschetta da 0,5 kg. Non possono mancare coni, cialde senza glutine, brioche e waffles. Tra i gusti preferiti dagli italiani: crema, pistacchio, nocciola e Nutella.

Quest’anno il gusto principale del Gelato Day 2023   sarà   “Apfelstrudel”,   scelto dall’Austria, gelato con polpa di mela, aromatizzata con rum e olio di limone.

Gusto 17 per il Gelato Day ha reinterpretato l’Apfelstrudel in chiave gourmet utilizzando eccellenze del territorio italiano e creando una Crema all’uovo di Paolo Parisi variegata con una composta di mela annurca campana al profumo di rum e completata da un topping di olio aromatico pugliese di Frantoio Muraglia.

Un percorso creativo e di gusto che attraversa l’Italia e che sarà disponibile in esclusiva su Glovo e negli store di Gusto17 a Milano.

La scheda sintetica di Glovo

Glovo è una piattaforma che ti consente di ricevere e inviare qualsiasi prodotto all’interno della città. In Italia, il servizio è attualmente disponibile in oltre 450 città, coprendo sia le grandi piazze – Milano, Roma, Torino, Napoli, Firenze, Bologna, Palermo, Catania, Bari, Genova, Verona – sia i comuni più piccoli. A livello internazionale, Glovo è presente in 26 Paesi. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

La scheda sintetica di Gusto17

Gusto17 è un brand di gelato artigianale gourmet e personalizzato la cui filosofia si fonda sulla ricerca di ingredienti freschi selezionati e delle eccellenze del territorio, rispetto della stagionalità, produzione continua nei propri laboratori artigianali e creatività: Gusto17 significa infatti 16 gusti di gelato tra cui scegliere + 1, il numero 17 ossia “Il Gusto del Desideri”, sempre diverso e creato ogni settimana dai clienti su suggerimento condiviso sui canali social o direttamente in store. Inserito e riconosciuto sin dalla sua nascita da Gambero Rosso nella “Guida Gelateria d’Italia” e incluso da Forbes Italia tra le 100 del made In Italy.

Tursini, Gruppo Cimbali, sulla creazione del naso elettronico: “Un’innovazione che cambierà tutto per l’industria del caffè”

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Maurizio Tursini, Chief Technology and Innovation Officer Gruppo Cimbali
Maurizio Tursini di Gruppo Cimbali

L’ingegner Maurizio Tursini, all’interno di Gruppo Cimbali, ha coordinato il team che ha sviluppato il progetto del cosiddetto naso elettronico. Abbiamo chiesto a Maurizio Tursini che cosa è e come funziona tecnicamente questo apparato, inventato e messo a punto da Gruppo Cimbali in collaborazione con una startup, spin off dell’Università di Brescia, il NASYS, e come impatterà sull’industria del caffè nel suo complesso.

Maurizio Tursini sul naso elettronico

Esordisce Tursini: “Parliamo di un sistema che è in grado, attraverso una pompa, di aspirare l’aria all’interno di una tramoggia, dove si trovano le sostanze volatili del caffè. Esse vengono catturate da un sensore molto particolare che raccoglie informazioni che poi sono inviate ad un cloud. Qui c’è un database di sostanze volatili e dati già registrati, con cui si può fare all’istante un confronto. Si potrà dire quindi se si trova la miscela A verificando che si tratti effettivamente di questa, con ciò che è già dentro il cloud.

Gruppo Cimbali naso elettroni
Il naso elettronico messo a punto da Gruppo Cimbali (fotografia di Irene Fanizza)

Come cambierà l’industria? Questa innovazione è rivoluzionaria perché risponde a una serie di esigenze: uno fra tutti, in un mondo sempre più complesso, l’oggettivazione della qualità. Un elemento fondamentale: il gusto personale, l’aspetto sensoriale soggettivo esiste. Ma la misurazione di una prestazione diventa un fattore di garanzia. Il naso elettronico va in questa direzione.”

Parla di cloud: in questo periodo è diventato normale parlare anche di AI, l’Intelligenza Artificiale

“Certo, anche nel naso agiscono degli algoritmi. Nel cloud inseriamo una banca di dati che devono essere comunque rielaborati per fornire un’informazione derivata dai metadati che passa attraverso l’uso di algoritmi d’intelligenza artificiale. Si sviluppa così l’autoapprendimento della macchina: più informazioni man mano sono raccolte, più s’impara da esse.”

Perché un produttore di macchine espresso decide di investire a una tecnologia che forse è più interessante per un torrefattore?

“Sentiamo questa responsabilità. Attraverso questa e altre tecnologie che arriveranno, abbinate al naso elettronico, possiamo garantire il set up della macchina perfetta per un determinato tipo di miscela e il suo utilizzo. Attraverso questa analisi sensoriale oggettiva, è possibile compiere il fine tuning dei parametri di macinatura e di estrazione del caffè. Così si chiude il cerchio: possiamo offrire un sistema completo.”

Il naso elettronico sostituirà Q e R grader e gli assaggiatori?

“Assolutamente no. Anzi, sarà un supporto a questi professionisti del settore. Tutte le tecnologie inizialmente spaventano un po’, ma quando si riesce poi a comprendere che questa è soltanto un aiuto per implementare le performance dei professionisti, diventa davvero evidente la sua funzionalità.”

Quando vedremo qualche applicazione concreta, qualche modello di macchina con la dicitura naso elettronico nelle caratteristiche?

“Non possiamo svelare tanto: entro la seconda metà di quest’anno però partiremo con un market test con un nostro cliente e inizieremo a immettere sul mercato un primo esempio del naso elettronico per metterlo alla prova. A Host Milano, il prossimo ottobre, vedremo cose molto innovative”.

I potenziali utenti si sono quindi già mostrati interessati?

“Abbiamo mostrato il funzionamento del naso elettronico a catene di caffetterie, a torrefattori, ad associazioni e ha avuto un feedback molto positivo. I torrefattori, per esempio, si sono dimostrati molto interessati per la sua applicazione in una fase di sviluppo del loro prodotto e anche di controllo della lavorazione nei vari passaggi. Perché può essere impiegato anche a un certo punto dei processi per verificare un certo grado di tostatura e qualità. “

Il costo del naso elettronico è un investimento che si ripaga: ma rappresenterà anche una possibilità di risparmio energetico?

“Questa tecnologia è anche strettamente connessa al tema della sostenibilità perché va verso il rispetto della materia prima. abbiamo altre tecnologie che si occupano del risparmio energetico, ma per quanto riguarda la materia prima, si garantisce al cliente la fornitura di un chicco di una certa qualità. Si va anche nella direzione nell’aiutare i nostri clienti nell’ottimizzazione dei costi, nel total cost of ownership.”

Siete già in fase di test, quindi ci siamo quasi

“Siamo in una fase molto avanzata. La tecnologia del sensore poi trova anche altri campi di applicazione. La startup con cui lavoriamo si occupa di altri settori come food, tabacco, medicina. Si sta evolvendo enormemente. Il sensore che avevamo trovato all’inizio del nostro progetto, nel giro di pochi anni, si è sviluppato tantissimo. La logica va verso il risparmio dei materiali, contenimento delle dimensioni, miglioramento delle prestazioni.”

Una recente ricerca dell’Università di Tokyo sostiene che il caffè non occorre berlo, basta annusarlo: l’aroma contiene le sostanze che stimolano il cervello e lo risvegliano. Lei è arrivato al naso elettronico: che cosa ci dice dell’odore del caffè?

“Non conosco nello specifico questa ricerca, ma ho letto un altro articolo su una nota testata scientifica che affermava che i prodotti di maggior successo sono quelli che soddisfano tutti i 5 sensi contemporaneamente e così generano un’esperienza. Questo perché noi vogliamo insistere sull’olfatto, che scatena dei ricordi nella mente degli esseri umani. “

Starbucks arriva in Guiana, 100° locale in Malesia per Dunkin’, Luckin Coffee si espande anche a Singapore

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Il logo di Starbucks

MILANO – Sempre più globalizzato il mercato delle caffetterie a marchio. Mentre Costa si prepara allo sbarco in Giappone, Starbucks rilancia in America latina, dove punta ad aprire 120 nuovi locali entro la fine dell’anno. La catena americana ha recentemente annunciato il suo arrivo in Guiana, dove aprirà, il prossimo mese, la sua prima caffetteria, all’interno del centro commerciale Amazonia Mall, non lontano dalla capitale Georgetown.

La Guyana è il 23° paese latinoamericano in cui Starbucks sarà presente, l’85° su scala globale. La scorsa settimana, il colosso di Seattle ha tagliato il traguardo dei 1.600 locali in America Latina e Caraibi, dove dà lavoro a oltre 22mila dipendenti o partner.

La prima location guianese sarà gestita da Prestige Holdings, che è già da anni licenziatario del marchio in Trinidad & Tobago. Il locale comprenderà un drive-thru e impiegherà una cinquantina di persone.

Gli allestimenti saranno arricchiti dalle opere di Nigel Butler, un artista locale internazionalmente noto. Particolare attenzione sarà dedicata alla dimensione ambientale.

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“Tutti i bar saranno anche rivendite di giornali”: ecco il piano del governo per sostenere l’editoria di carta

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I giornali al bar (immagine: Pixabay)

Il progetto punta a rilanciare l’editoria cartacea italiana grazie alle vendite dei giornali all’interno dei bar caffetterie e alle consegne a domicilio. L’obiettivo è quindi quello di avvicinare i prodotti editoriali ai consumatori. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Francesco Malfetano e Francesco Pacifico pubblicato su La Repubblica.

Il governo accorcia la distanza tra bar e giornali

MILANO – Vendite nei bar e consegne a domicilio per giornali e riviste. Il governo prepara un nuovo piano per sostenere il mondo dell’editoria. E in particolare quell’ultimo miglio della notizia che, in epoca di digitalizzazione serrata, è sempre meno rappresentato dalle edicole. Numeri alla mano infatti, non ce n’è neppure una in un comune italiano su quattro. E in un terzo dei centri del Belpaese ce n’è soltanto una.

Inevitabile quindi che per il governo qualcosa debba cambiare. “Dobbiamo trovare il modo di accorciare le distanze tra prodotti editoriali e consumatori” spiega in proposito il sottosegretario con delega all’Editoria Alberto Barachini.

Le continue chiusure, soprattutto dei chioschi nelle grandi e nelle medie città, costringono i lettori a dover percorrere diversi chilometri per acquistare il giornale. Si tratta soprattutto di over60 che spesso, scoraggiati, desistono.

E quindi, anche se “le risorse per gli edicolanti verranno confermate”, ora si ragiona sul legare “i sostegni ad attività innovative come i servizi di delivery”. Per Barachini “una consegna porta a porta, sovvenzionata in parte appunto dai contributi, riavvicinerebbe ai quotidiani moltissime persone che oggi con la chiusura delle edicole sono state costretti ad interrompere le loro abitudini di lettura, incidendo in maniera non marginale sul calo delle copie”.

In pratica si tratterebbe di far entrare nel circuito delle consegne a domicilio anche quotidiani e riviste, come già avviene per la stragrande maggioranza dei negozi di vendita al dettaglio, che si tratti di supermercati o di farmacie.

“Sono convinto che dobbiamo sostenere le edicole e aiutarle a guardare avanti e ci stiamo lavorando”, è il messaggio del sottosegretario, fermamente intenzionato a non tagliare fuori gli edicolanti. A patto però che siano disposti ad innovarsi.

Come spiega una fonte tecnica al lavoro sul dossier infatti, tra le ipotesi al vaglio c’è anche quella di trasformare gli edicolanti in distributori attivi. Cioè in presidi sul territorio che si occupino di far arrivare le copie da vendere direttamente nei bar o in altri esercizi commerciali.

“Quante copie si venderebbero ogni giorno nelle case di cura per anziani?” ci si domanda. Soluzioni alternative oggi più che mai necessarie. Anche se, a sorpresa, la crisi degli edicolanti sembra aver registrato un rallentamento.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Il Caffè Quotidiano, nel bar edicola a Legnano: “Da noi, chi compra il giornale fa colazione e viceversa”

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Caffè Quotidiano
Raffaella Malpede (foto concessa)

LEGNANO (Milano) – Le edicole sono delle attività economiche in progressiva, inarrestabile via d’estinzione. Il colpo di grazia è arrivato con lo scoppio della pandemia, ma è da tempo che queste attività stanno attraversando una crisi profonda nell’ambito della più generale crisi dell’editoria stampata, dalla quale però, alcuni hanno saputo trarre l’opportunità di ricominciare. Il Caffè Quotidiano ne è un esempio concreto.

Un bar edicola che ha saputo unire due business diversi ma pur sempre collegati (caffè e giornale sono un binomio che conosciamo bene in Italia). Abbiamo parlato con la titolare Raffaella Malpede, che ogni giorno alza la serranda e apre ai suoi fedeli clienti in Corso Magenta.

Ci racconta un po’ come è partito Caffè quotidiano?

“Avevo già intenzione di fare qualcosa del genere nel 2017 e poi però abbiamo atteso a trasformare la cartoleria in un bar. L’idea è rimasta teoria sino al 2019, quando abbiamo deciso di eliminare del tutto il reparto cartoleria e di convertirlo in una caffetteria. Tutti in famiglia avevamo già esperienza nel mondo del bar e così abbiamo voluto sperimentare questa forma ibrida.

Ci siamo detti: l’edicola funziona ancora, e allora perché non provare con una soluzione diversa abbinandola al caffè, dato che siamo circondati da tanti altri bar. Il nostro locale ha 40 posti esterni nel dehors e nella bella stagione vendiamo e lavoriamo molto. Abbiamo
scelto come miscela 100 per cento arabica l’Intenso della illycaffè, che è molto apprezzato: su 10 consumatori, 8 su 9 lo bevono senza zucchero.

La risposta all’integrazione del bar è stata ottima e rimaniamo aperti sino a mezzanotte. È un bellissimo ambiente, centrale di circa 60 metri quadri, esattamente metà dei quali è destinata all’edicola e metà al bar.

Da noi, chi compra il quotidiano fa colazione e viceversa. Siamo l’unica edicola in centro e questo aiuta. Siamo felicissimi di questa scelta e abbiamo forse sbagliato ad attendere tanto ad avviarla. C’è voluto un po’ di coraggio e mettere da parte i soldi necessari all’investimento. La nostra clientela è attirata dalla nostra professionalità e dal nostro servizio.”

Caffè e giornale, quante volte li abbiamo visti andare di pari passo sul prezzo: anche da voi l’espresso costa ancora un euro, nonostante il giornale sia più alto?

“Abbiamo aumentato da circa un mese a un euro e dieci, ma illycaffè è ben conosciuta e apprezzata e quindi nessuno si è lamentato. Anzi, tutti prima mi chiedevano perché non mi adeguassi al rialzo. Ho deciso finalmente nel 2022 di aumentare per coprire i costi. Mio marito arriva alle sei e prepara i quotidiani, alle sette lo raggiungo io e mi occupo ancora dell’edicola e preparo le brioche, sino alla sera quando passo all’aperitivo. Per merenda la caffetteria funziona bene sino alle 17. Per quanto riguarda il personale, adesso non è facile appoggiarci ad altri, c’è qualche ragazza che ogni tanto ci aiuta a coprire qualche ora. Non possiamo permetterci al momento di retribuire un’altra risorsa a tempo pieno.”

Che attrezzatura avete scelto per la caffetteria?

“Per l’espresso abbiamo una Rancilio di ultima generazione Classe 9, e come macinino sempre di Rancilio e proponiamo anche ginseng, orzo, capsule monouso a circuito chiuso con la macchina illy. Proponiamo anche il caffè americano: ovviamente servo l’espresso con l’acqua calda da parte.”

Potremmo dire che con questo modo, avete salvato sia il classico bar che la classica edicola?

“Ho mantenuto il mio modo di lavorare di quando ho iniziato a 15 anni nei bar. Mi sono adeguata, ma la caffetteria è tradizionale: il mio cliente vuole il caffè con la crema densa, il cappuccino setoso, con una brioche del Forno d’ Asolo. L’unica cosa in cui manchiamo ancora, è il pranzo: avrei bisogno dello spazio adatto e sono circondata da ristoranti e catene. Non avendo la metratura necessaria all’interno, non posso per ora competere.”

Avete in programma ulteriori evoluzioni per Caffè Quotidiano?

“In questo momento no. Edicola e bar in questa posizione e i nostri 40 posti, funzionano benissimo quando fa meno freddo. Abbiamo deciso soltanto di inserire all’interno, essendo molto frequentato dalle famiglie, lo zucchero filato con più gusti. Abbiamo trovato il connubio quasi perfetto. Di bar ce ne sono tanti, ma di caffetterie-edicole, ce n’è una soltanto: questa!”