lunedì 01 Dicembre 2025
Home Blog Pagina 621

illycaffè: al via il 2° incontro dell’Università del caffè nel flagship store di via Monte Napoleone, 18/11

0
illycaffè
Una tazzina illycaffè (immagine concessa)

MILANO – illycaffè, leader globale del caffè di alta qualità sostenibile, annuncia la seconda data dei corsi guidati dai professionisti dell’Università del caffè, dedicati al mondo del caffè e delle sue particolarità. Un percorso degustativo ed esperienziale che guiderà tutti i partecipanti a conoscere nuovi profumi, aromi, gusti e sapori.

Al via il prossimo sabato 18 novembre dalle ore 11.00 alle 12.00, presso l’elegante cornice dell’illy Monte Napoleone in Via Monte Napoleone, 19, l’incontro intitolato “Le preparazioni del caffè – I diversi approcci al caffè”, che avrà come obiettivo quello di far scoprire le diverse tecniche di preparazione delle bevande a base di caffè più consumate al mondo per imparare, con pochi e semplici passaggi, a realizzarle comodamente anche a casa.

Un’esplorazione attraverso i diversi luoghi di consumo e le diverse preparazioni dell’unico blend illy 100% Arabica e delle sue sfumature da percepire con tutti i sensi.

Per un’esperienza di gusto unica, riservata ai partecipanti del corso, sarà possibile degustare il nuovo caffè Arabica Selection Brasile Cerrado Mineiro, il primo caffè certificato regenagri proveniente da agricoltura rigenerativa e la nuova ricetta pensata per il Natale, espresso, lamponi e cioccolato.

Il corso si terrà in lingua italiana per un massimo di otto partecipanti ed al termine dell’esperienza un esclusivo omaggio sarà riservato a tutti gli ospiti. Per iscriversi al corso o per avere maggiori informazioni scrivere a universitadelcaffe@illy.com.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi.

L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica al mondo. Ogni giorno vengono gustate 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp.

Dal 2013 illycaffè è inoltre una delle World Most Ethical Companies. Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 125 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.

Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 25 paesi del mondo.

Nel 2021 Rhône Capital è entrato nel capitale di illycaffè con una quota di minoranza per accompagnare l’azienda nella crescita internazionale. Nel 2022 illycaffè ha impiegato 1230 persone e ha generato un fatturato consolidato pari a €567,7 milioni. La rete monomarca illy conta 190 punti vendita in 34 Paesi.

Iginio Massari premia Casa Mastroianni tra i vincitori di “Panettone senza confini” grazie al dolce al cioccolato e lampone di Alessandro Saccomando

0
Iginio Massari costa panettoni
Il maestro pasticciere Iginio Massari (foto Pasticceria Massari)

L’azienda Casa Mastroianni risulta tra i vincitori del concorso nazionale “Panettone senza confini” con il maestro Iginio Massari come presidente di giuria. Il giovane pasticcere Alessandro Saccomando è stato proclamato il vincitore del “Panettone al cioccolato” secondo il voto del pubblico. Maurizio Sarioli della forneria Il Pane di Brescia è il vincitore del titolo assoluto di “Panettone senza confini 2023”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Corriere Calabria.

I vincitori del concorso “Panettone senza confini”

LAMEZIA TERME (Catanzaro) – L’azienda calabrese Casa Mastroianni di Lamezia Terme ha raggiunto un nuovo traguardo importante, vincendo il concorso “Panettone senza confini” con il panettone al cioccolato e lampone, grazie al talento del giovane pasticcere reggino Alessandro Saccomando.

“Questa vittoria è un orgoglio per la Calabria, con Casa Mastroianni che si distingue come l’unica realtà calabrese a rappresentare la regione in questo prestigioso concorso”, questi i commenti dei vincitori.

Nella giornata conclusiva del “Panettone senza confini 2023”, sono stati conferiti tutti i riconoscimenti e i premi. Il prestigioso titolo di “Padre del lievito madre” è stato attribuito a Paco Torreblanca, mentre il premio per il miglior “Panettone amatoriale” è stato assegnato a Rossana Filisetti.

Jesus Machì Lorente ha guadagnato il pass per la finale della “Coppa del mondo del panettone”, mentre Alessandro Saccomando è stato proclamato il vincitore del “Panettone al cioccolato” secondo il voto del pubblico.

Per quanto riguarda le valutazioni della critica, il primo posto è stato meritato da Roberto Moreschi, mentre Leonardo Romano si è aggiudicato il primo posto secondo la giuria tecnica.

Annibale Memmolo si è piazzato al terzo posto nella categoria del “Panettone tradizionale”, seguito da Michelangelo Cappiello al secondo posto, mentre il prestigioso titolo di campione assoluto del “Panettone senza confini 2023” è andato a Maurizio Sarioli.

Tutti i premiati dal maestro Iginio Massari

Maurizio Sarioli della forneria Il Pane di Brescia è il vincitore di “Panettone senza confini 2023”. Alla sua prima volta a un concorso professionale, il fornaio è riuscito a convincere i palati dei grandi maestri della giuria, presieduta da Iginio Massari, che ne hanno apprezzato l’aroma e la morbidezza.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Guida Michelin Italia 2024: ecco i 29 Bib Gourmand nella lista

0
Michelin Bid gourmand
Il segnale del Bib Gourmand

MILANO – Il Bib Gourmand, ovvero la faccia sorridente dell’Omino Michelin che si lecca i baffi, è il pittogramma che indica un ristorante che propone una piacevole esperienza gastronomica, con un menu completo ad un ottimo rapporto qualità-prezzo. Lo scopo del team degli ispettori è scoprire nuovi Bib Gourmand in tutti gli angoli d’Italia, dalle grandi città ai piccoli centri raggiungibili per strade sterrate.

I ristoranti Bib Gourmand nella Guida Michelin Italia 2024

Il rapporto qualità-prezzo è certamente un elemento essenziale nella selezione, ma prioritaria è la passione per la tavola che crea l’atmosfera dei ristoranti Bib Gourmand, in cui si gustano ricette spesso ispirate alla tradizione. Ma non solo.

Sergio Lovrinovich, direttore della Guida Michelin Italia: “In questi locali va in scena il territorio, non sempre proposto in modo tradizionale, ma sempre attenti al gusto, al prodotto e alla filiera. Tra le novità della selezione 2024, La Locanda Pincelli – all’interno di un ex circolo operaio a Bologna – che propone una cucina di qualità, fantasiosa e creativa, dove l’unica concessione alla tradizione sono i tortellini”.

Sergio Lovrinovich: “Il centro storico di Genova, Il Rosmarino, rimarchevole espressione della cucina ligure con sapori intensi e gustosi. Da un estremo all’altro del mar Tirreno, al Vecchio Porto di Villa San Giovanni: ristorante colorato, moderno, in cui il buon pesce fresco locale viene cucinato e servito con un misto di fantasia e classicità, con una variegata proposta di crudi. Infine, una piacevole scoperta è stata l’Aciniello di Campobasso, una divertente e inaspettata cucina molisana per una trattoria imperdibile per la fragranza dei suoi piatti”.

La rivelazione dei nuovi Bib Gourmand è, come ormai consuetudine, un’anteprima della Michelin Guide Ceremony Italy che si terrà il 14 novembre al Teatro Grande di Brescia.

Durante quest’evento, particolarmente atteso da tutti gli addetti ai lavori e dagli appassionati del settore – e che sarà trasmesso live sui canali Facebook e YouTube di Michelin – verrà svelata la selezione 2024 per l’Italia. Si scopriranno così i nuovi ristoranti Stellati, le nuove Stelle Verdi, ma anche i Premi Speciali Michelin, nati per celebrare la diversità dei mestieri dell’industria della ristorazione.

Inoltre, questa edizione includerà anche una novità, con l’introduzione del premio “Passion Dessert”.

Per la prima volta in Italia, i ristoranti potranno essere premiati per l’alta qualità delle esperienze proposte attraverso i dolci ai propri clienti.

Con questo riconoscimento, la Guida Michelin continua a mettere in risalto le diverse dimensioni dell’esperienza gastronomica e a riconoscere ristoranti e professionisti che condividono attraverso i loro dolci creatività, audacia ed emozioni.

I 29 nuovi Bib Gourmand per la Guida Michelin Italia 2024

Del Belbo – Da Bardon San Marzano Oliveto AT Piemonte
Mezzolitro Vini e Cucina Rho MI  

Lombardia

Rimulas Voghera PV
Rosmarino Genova GE Liguria
Apollonia Nalles BZ  

 

Trentino Alto-Adige

Krone Aldino BZ
Oberraindlhof Madonna di Senales BZ
Osteria Platzegg San Michele BZ
Ostaria Tyrol Moena TN
Osteria Madonnetta Marostica VI Veneto
Locanda Pincelli Selva Malvezzi BO  

Emilia-Romagna

Nuova Roma Sasso Marconi BO
Buca 18 San Clemente RN
L’Oste Dispensa Orbetello GR Toscana
La Cerreta Osteria Sassetta LI
Camiano Piccolo Montefalco PG Umbria
Stella Casaglia PG
Nana Piccolo Bistrò Senigallia AN Marche
Il Ritrovo d’Abruzzo Civitella Casanova PE Abruzzo

 

Aciniello Campobasso CB Molise
La Dispensa di Armatore Cetara SA  

Campania

La Fratanza Nocera Superiore SA
Vecchio Porto Villa San Giovanni RC Calabria
ChiaroScuro Cagliari CA  

Sardegna

Old Friend Cagliari CA
Sa Mandra Alghero SS
Osteria Acqualavica Catania CT  

Sicilia

Salotto sul Mare Terrasini PA
La Locanda del Colonnello Modica RG

 

Le regioni con più Bib Gourmand sono:

  • Emilia-Romagna 34
  • Lombardia 29
  • Piemonte 28
  • Toscana 26
  • Veneto 20

La nuova selezione sarà disponibile sul sito della Guida Michelin e sulle app iOS e Android a partire dalle ore 20.00 del 14 novembre.

Scarica l’app gratuita per esplorare e prenotare tutti i ristoranti Michelin e gli hotel più unici ed emozionanti del mondo. Gli utenti dell’app possono anche creare e condividere le proprie liste dei ristoranti e hotel preferiti.

Segafredo Caffè apre nel centro commerciale Val Vibrata a Teramo

0
segafredo
Il nuovo punto vendita Segafredo (immagine concessa)

TERAMO – Segafredo Caffè, il marchio di caffetteria in franchising parte di Massimo Zanetti Beverage Group, annuncia l’inaugurazione del nuovo punto vendita all’interno del centro commerciale Val Vibrata, Teramo. Questa apertura, assieme ad una serie di recenti inaugurazioni che hanno toccato numerosi paesi, rappresenta l’impegno di Segafredo Caffè di diffondere il gusto della “dolce vita” nel mondo.

Segafredo Caffè a Teramo

La caffetteria di Val Vibrata promette un’autentica esperienza di sapori: dall’aroma ricco del caffè espresso ai golosi smoothie, dai deliziosi panini gourmet ai cremosi gelati artigianali, ogni gusto verrà soddisfatto.

Chi è in cerca di una pausa, può concedersi un aperitivo o un cocktail, o ancora, un delizioso spuntino dolce o salato.

Per ulteriori informazioni basta cliccare qui

Non si tratta dell’unica operazione recente nel Bel Paese. Segafredo ha riaperto a inizio ottobre il bar Centro Storico di Ferrara dopo una ristrutturazione degli arredamenti interni all’insegna del green e della sostenibilità (ne abbiamo parlato qui).

Dunkin’ Donuts paga 3 mln di dollari ad una donna scottata dal caffè versato

0
Dunkin’ Donuts
Dunkin’ Donuts

CANTON (Massachusetts) – Uno store di Dunkin’ Donuts ha concordato il versamento di 3 milioni di dollari a una donna per risolvere una causa legale riguardante un incidente. Una tazza di caffè caldo fumante take-away sarebbe caduto sul grembo della cliente, causandole gravi ustioni e lesioni che, secondo i suoi avvocati, ne hanno alterato la qualità della vita.

La donna, la cui identità non è stata rivelata, sosteneva che la causa dell’incidente, avvenuto nel febbraio 2021 presso un punto vendita del brand nella zona di Atlanta, era da imputarsi al coperchio della tazza che non era stato fissato correttamente.

La causa legale contro Dunkin’ Donuts

Secondo l’avvocato della donna, il coperchio della tazza si è staccato dopo che le è stata consegnata e il caffè bollente le è caduto sul grembo, causando ustioni di secondo e terzo grado alle cosce, all’inguine e all’addome.

La lesione ha comportato diverse settimane trascorse in una unità per ustioni presso un ospedale della Georgia, con un costo di 200.000 dollari in spese mediche.

“La nostra cliente ha dovuto imparare di nuovo a camminare a causa della gravità delle sue ustioni”, ha dichiarato l’avvocato di Morgan & Morgan, Benjamin Welch, come riportato sul portale 7news.

Welch aggiunge: “Noi sosteniamo che l’incidente non sarebbe mai accaduto se l’impiegato del drive-thru avesse fissato correttamente il coperchio sulla tazza del caffè della nostra cliente”.

12oz lancia la nuova campagna #DrinkAsYouAre

0
12oz comunicazione campagna
Preso bene, il primo drink della nuova campagna di comunicazione di 12oz (immagine concessa)

MILANO – 12oz, il format italiano più innovativo specializzato nel servizio rapido di bevande coffee&milk based, coinvolge sempre più la GenZ valorizzando la personalizzazione e l’unicità dei suoi drink. Questa volta lo fa con la nuova campagna #DrinkAsYouAre: 6 drink in edizione limitata ispirati a 6 diversi tipi di personaggi, con tratti caratteriali ben definiti e al contempo universali.

La nuova campagna di 12oz #DrinkAsYouAre

Ogni 12 del mese, tutti gli store della catena propongono una nuova esclusiva bevanda battezzata con il nome di un personaggio particolare. La campagna debutta il 12 novembre con il primo drink Preso bene, un drink intenso, dagli accostamenti particolari: latte macchiato con poppin’ coffee, panna montata, topping al caramello e pop corn.

“Abbiamo ripreso il concetto pirandelliano. – spiega Marco Russo, marketing & communication manager 12oz – Tutti possono rispecchiarsi e ritrovare la propria personalità abbinata ai nuovi drink. Ne abbiamo creati 6 diversi, 6 personaggi in cerca di drink. Un nuovo percorso, un nuovo modo di raccontarsi ed essere vicini alla Gen Z e a tutti coloro che abbracciano la filosofia di 12oz. Stiamo potenziando l’esperienza d’acquisto e nei prossimi mesi, oltre alla campagna, lanceremo nuovi importanti progetti.”

12oz comunicazione campagna
“Preso bene”, il primo drink della nuova campagna di comunicazione di 12oz (immagine concessa)

L’idea, nata dal team marketing interno all’azienda, sarà supportata da una campagna di comunicazione curata dall’agenzia CreationDose (Company al centro della Creator Economy) che avrà una durata di 6 mesi e utilizzerà i canali Instagram e TikTok, oltre a decorare i tornelli di due stazioni metro a Milano (Porta Venezia a novembre e Cadorna a dicembre), dove la community di 12oz è molto forte: solo in questa città ci sono infatti ben 9 store dei 30 punti vendita totali distribuiti in Italia e ad Atene.

“Il nostro team creativo – commenta Giovanni Russo, head of creative di CreationDose – ha supportato il brand nello sviluppo di uno storytelling social per una straordinaria campagna fatta principalmente di video produzioni originali che svelerà mese per mese i nuovi drink abbinati ai diversi personaggi! La campagna #DrinkAsYouAre è un viaggio tra le infinite sfumature delle coloratissime personalità che 12oz rappresenta insieme alla sua community, al suo staff e ai creator con cui collabora ormai da tempo. Una golosa fuga di notizie porterà gli utenti nel percorso creativo della campagna: dall’ideazione alla pubblicazione.”

Sei persone dello staff 12oz operative negli store vestiranno i panni dei 6 personaggi negli scatti della campagna, con l’obiettivo di rafforzare il legame reale tra la community e gli store. La caratterizzazione dei personaggi si avvarrà anche del contributo stilistico di due brand partner della moda dall’animo alternativo, street e rock in sintonia con lo stile di 12oz. In tutti gli outfit degli scatti della campagna lo staff indosserà scarpe Cult e vestiti della stagione autunno-inverno Ice Play.

La community dei 12ozers sarà coinvolta direttamente anche nel processo di creazione: al momento infatti sono già stati decisi i primi 5 drink, con la collaborazione di area e store manager dell’insegna che hanno scelto ingredienti e ricettazioni. Saranno poi gli stessi clienti a far nascere il 6° drink/personaggio: inquadrando un qr code presente sul bancone di ogni store e rispondendo entro il 12 marzo a un sondaggio, potranno incoronare il 6° personaggio, scegliendo tra fuoriluogo, crocerossino e single.

La scheda sintetica di 12oz

12oz è un retail format di caffetterie 2.0, nato a Milano nel 2015, che promuove i nuovi trend di bevande da consumare in movimento, già pienamente nelle abitudini di Millennials e GenZ.

12oz integra il gusto globale e cosmopolita della propria offerta con la rapidità di servizio tipica del bar all’italiana, grazie a un sistema di macchine tecnologicamente avanzate, che consente di erogare la metà delle bevande a menù in meno di 30 secondi, e ingredienti di alta qualità. La tecnologia brevettata garantisce inoltre integrità e sicurezza ad ogni cup. Un must per il new normal.

Nato dall’intuizione dell’imprenditore italiano e ceo David Nathaniel, da oltre trent’anni nel settore della prima colazione per l’hotellerie di lusso, 12oz è protagonista di un piano di espansione nazionale e internazionale, con locali diretti e in franchising, grazie a una joint venture con JDE, secondo torrefattore al mondo e parte del colosso internazionale JAB Holding Company, che ha nel suo portafoglio primari brand della ristorazione.

Nel 2018 questa importante azienda ha investito nel concept, in cui crede fortemente, diventandone il socio di maggioranza.

Mandorle, lo snack ideale per chi soffre di prediabete o diabete tipo 2

0
mandorle
Le mandorle come alleati contro il diabete (immagine concessa)

MILANO Mentre la Giornata mondiale del diabete, il 14 novembre, porta l’attenzione su una patologia che affligge più di 500 milioni di persone nel mondo – in Italia circa il 6% dell’intera popolazione[1] – e che si prevede raddoppierà arrivando a 1,3 miliardi nei prossimi 30 anni[2], nuovi studi iniziano a fare luce sulle correlazioni tra salute dell’intestino, livelli di glucosio nel sangue, resistenza all’insulina e progressione del diabete.

Come gestire il diabete

Mentre è già noto che modifiche allo stile di vita, come una maggiore attività fisica, la perdita di peso e l’introduzione di cambiamenti nella dieta, non solo aiutano a gestire il diabete di tipo 2, ma possono anche arrestare o ritardare la progressione dal prediabete al diabete conclamato, un nuovo studio[3] ha rilevato una minore diversità nel microbioma intestinale dei diabetici di tipo 2, con livelli inferiori anche di batteri che producono butirrato, un acido grasso a catena corta che rafforza la barriera intestinale, regola la funzione immunitaria ed è associato a benefici per la salute.

Ciò suggerisce che piani alimentari di gestione del peso attenti alla salute dell’intestino, che includano verdure, cereali integrali e fibre, rappresentano un approccio sostenibile alla riduzione del rischio e che uno spuntino come le mandorle è l’ideale per chi soffre di prediabete o diabete di tipo 2.

Mandorle utili per chi soffre di diabete

Numerose ricerche peer-reviewed hanno evidenziato, infatti, che le mandorle hanno diverse proprietà che le rendono uno snack adatto ai diabetici, avendo un effetto positivo sulla modulazione dei livelli di glucosio nel sangue, riducendo la glicemia a digiuno, l’insulina postprandiale, l’emoglobina A1c[4] e migliorando la sensibilità e l’insulina resistenza[5].

Mandorle e controllo del glucosio

Due studi recenti4-[6], uno condotto nell’arco di tre giorni e l’altro di tre mesi, hanno dimostrato i benefici del consumo di mandorle sul controllo del glucosio nel sangue per gli indiani asiatici con prediabete e sovrappeso/obesità. Il secondo studio ha aperto nuove strade, invertendo il prediabete, o intolleranza al glucosio, facendo tornare a livelli normali di glicemia quasi un quarto (23,3%) delle persone coinvolte.

In entrambi gli studi, 60 persone hanno mangiato 20 g di mandorle – una piccola manciata – 30 minuti prima di colazione, pranzo e cena per tutta la durata dello studio. I ricercatori hanno espresso il loro entusiasmo per questi studi e per la prima riduzione statisticamente significativa del prediabete, definendo l’inversione del prediabete attraverso la dieta “il Santo Graal della medicina”.

Un migliore controllo del glucosio a lungo termine attraverso la dieta, ad esempio attraverso il consumo di mandorle, potrebbe dunque aiutare a prevenire la progressione del diabete. Un approccio da non sottovalutare, visto anche che quasi il 70% delle persone con prediabete sviluppa il diabete nel corso della propria vita.

“Il profilo nutrizionale delle mandorle, nel suo complesso – basso indice glicemico, un importante pacchetto di nutrienti per porzione da 30 grammi, tra cui proteine (6 g), fibre (4 g), grassi buoni e importanti vitamine e minerali come la vitamina E (7,7 mg), magnesio (81 mg) e potassio (220 mg) – le rendono uno spuntino smart ed energizzante, nell’ambito di un piano alimentare sano, per chi soffre di prediabete o diabete di tipo 2″, ha dichiarato la dietista Ambra Morelli. “Le mandorle aiutano anche a mantenere sane abitudini alimentari grazie al loro potere saziante. Un insieme di indicazioni, dunque, che riconduce al tema centrale della Giornata mondiale del diabete 2023: Conosci il tuo rischio, conosci la tua risposta”.

Mandorle, salute dell’intestino e composizione del microbioma

Riguardo invece alla salute dell’intestino, un recente studio del King’s College di Londra[7] ha scoperto che quando adulti sani mangiavano mandorle intere o macinate per 4 settimane, l’apporto di fibre e la regolarità intestinale aumentavano senza problemi digestivi.

Anche la concentrazione di butirrato, un acido grasso a catena corta associato a benefici per la salute, è aumentata rispetto al gruppo di controllo che non mangiava mandorle. Questi risultati sono coerenti con studi precedenti volti a comprendere gli effetti benefici delle mandorle sulla salute dell’intestino.

In uno studio[8], i ricercatori hanno scoperto che aggiungere uno snack mattutino di mandorle al regime dietetico delle matricole universitarie, che prevalentemente saltano la colazione, ha migliorato la diversità e la composizione del microbioma intestinale. Una maggiore ricchezza batterica è associata a risultati favorevoli sulla salute come la tolleranza al glucosio e la sensibilità all’insulina.

Secondo i ricercatori, le fibre, i grassi monoinsaturi e il contenuto di polifenoli delle mandorle sono probabilmente responsabili della maggiore diversità.

Un ulteriore studio[9] ha rilevato che, nel complesso, il consumo di mandorle aumenta l’abbondanza relativa di specifici batteri benefici nell’intestino. I ricercatori suggeriscono che le fibre e gli acidi grassi polinsaturi presenti nelle mandorle potrebbero essere in parte responsabili della modulazione della composizione del microbioma intestinale.

Dati

[1] Diabetes Barometer Report 2023 – www.aniad.org/16-italian-barometer-diabetes-report-2023/

[2] Global, regional, and national burden of diabetes from 1990 to 2021, with projections of prevalence to 2050… www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(23)01301-6/fulltext#%20

[3] Reduced butyrate production in the microbiome of type 2 diabetics – https://bit.ly/3Sm3nmT

[4] Premeal almond load decreases postprandial glycaemia, adiposity and reversed prediabetes to normoglycemia: a randomized controlled trial – https://doi.org/10.1016/j.clnesp.2022.12.028

[5] Effect of almond consumption on insulin sensitivity and serum lipids among Asian Indian adults with overweight and obesity: a randomized controlled trial – www.frontiersin.org/articles/10.3389/fnut.2022.1055923/full

[6] Beneficial effects of premeal almond load on glucose profile on oral glucose tolerance and continuous glucose monitoring: randomized crossover trials in Asian Indians with prediabetes – https://doi.org/10.1038/s41430-023-01263-1

[7] The impact of almonds and almond processing on gastrointestinal physiology, luminal microbiology and gastrointestinal symptoms: a randomized controlled trial and mastication study – https://doi.org/10.1093/ajcn/nqac265

[8] Almond Snacking for 8 wk Increases AlphaDiversity of the Gastrointestinal Microbiome and Decreases Bacteroides fragilis Abundance Compared with an Isocaloric Snack in College Freshmen – https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31528836/

[9] Almond Consumption and Processing Affects the Composition of the Gastrointestinal Microbiota of Healthy Adult Men and Women: a Randomized Controlled Trial – https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29373513/

Probios lancia le Tavolette senza zuccheri aggiunti

0
tavolette senza zuccheri aggiunti probios
Le Tavolette senza zuccheri aggiunti (immagine concessa)

CALENZANO (Firenze) – Un quadratino di felicità free-from. Per tutti coloro che non possono fare a meno del nettare degli dèi, Probios, azienda leader nel biologico certificato dal 1978, propone le nuove Tavolette senza zuccheri aggiunti: dolce piacere da gustare a piccoli morsi.

Probios e le Tavolette senza zuccheri aggiunti

L’azienda toscana amplia così l’innovativa selezione di prodotti senza zuccheri aggiunti a base di eritritolo bio, l’ultima frontiera dei dolcificanti, un ingrediente 100% naturale, estratto dal mais che vanta molti benefici, tra cui l’assenza di calorie e l’indice glicemico pari a zero.

Pensati per i palati più esigenti, per gli sportivi e per i consumatori più attenti al benessere e alla linea, le Tavolette senza zuccheri aggiunti sono lo sfizio ideale a fine pasto, insieme a un frutto oppure una dolce merenda o uno snack pre-allenamento.

Disponibili nella versione al latte e fondente 70%, le nuove tavolette sono perfette anche per preparare torte e dolci.

A ridurre drasticamente il contenuto di zuccheri, rendendole perfette per tutte le esigenze alimentari, è l’eritritolo: ottenuto grazie a un processo di fermentazione simile a quello della frutta, è sempre più amato da un pubblico che ricerca la componente healthy in ogni alimento.

A differenza dello zucchero, aiuta a tenere sotto controllo la glicemia e i livelli di insulina, perché non aumenta i livelli di glucosio nel sangue. Non solo, il suo sapore naturalmente dolce esalta il gusto autentico degli alimenti e piace non solo a coloro che non possono assumere il saccarosio, ma anche a chi vuole tenersi in forma, riducendo l’apporto di zuccheri nella dieta.

Ecco le referenze della linea senza zuccheri aggiunti a base di cioccolato, a partire dalla novità del mese.

NEW! Tavolette senza zuccheri aggiunti: un dolce sfizio per tutti

L’ultima novità in casa Probios è la Tavoletta senza zuccheri aggiunti. Disponibile nella versione al latte e fondente 70%, le nuove tavolette sono perfette per preparare torte e dolci e qualche cubetto renderà la merenda ancora più golosa.

Un prodotto biologico e senza glutine, che grazie all’eritritolo, un dolcificante naturale con apporto calorico limitato (circa 0,2 Kcal per grammo), rende l’assenza di zuccheri aggiunti impercettibile al palato.

La scheda sintetica di Probios

Probios, azienda leader in Italia nel biologico free from dal 1978, ha sede a Calenzano, a pochi chilometri da Firenze ed è presente in 47 paesi nel mondo.

Da 45 anni propone la coltivazione di materie prime nel rispetto dell’uomo e della natura e da molti anni si dedica alla creazione e commercializzazione di linee di prodotti adatti a chi deve seguire specifici regimi alimentari, con un’attenta selezione degli ingredienti coltivati prevalentemente in Italia solo da agricoltura biologica.

Il vantaggio competitivo di Probios sta nell’attenzione all’equilibrio e all’originalità delle ricette alla base dei prodotti, che vantano un alto grado innovatività grazie alla ricerca costante nel settore.

Nascono così prodotti bilanciati, salutari e ricchi di gusto in grado di soddisfare i palati più esigenti. Dal 2023, Agreen Capital, club deal internazionale specializzato nel settore agroalimentare, è entrato nel capitale sociale di Probios con l’obiettivo di presidiare i mercati internazionali, creando un polo leader nel settore salutistico, biologico e free from.

Birrificio War con Orso Nero Caffè creano le birre specialty: “Così, abbiamo unito 2 mondi”

0
Le due birre specialty di Birrificio War
Le due birre specialty di Birrificio War

MILANO – La birra allo specialty coffee è una soluzione interessante per quanto riguarda gli amanti di entrambe le bevande: a cavalcare questa novità, il Birrificio War, che attraverso la collaborazione con un veterano degli specialty, Orso Nero Caffè, ha dato vita a due referenze uniche nel loro genere. Ce le racconta Francesco, il titolare dell’azienda.

Birrificio War ha puntato su birra e specialty coffee: è un prodotto interessante su cui sperimentare?

“Secondo me è una bella novità. Certo, il caffè nella birra si utilizzava già un po’ di anni fa, ma la prassi era aggiungere il caffè alla birra scura, che già da sola è caratterizzata da apporti aromatici che ricordano il torrefatto.

Per questo motivo non si trattava di una grossa innovazione: per quanto l’abbinamento fosse perfetto, si poteva fare qualcosa di ancora diverso. Allora abbiamo deciso di produrre una birra bionda, con dentro il caffè.

Siamo appassionati di questa bevanda e ci piace il mondo dello specialty coffee, soprattutto nei caffè filtro.

Per distaccarci dall’espresso classico, estremamente amaro, volevamo creare qualcosa che si avvicinasse di più alla filosofia specialty, estraendo la parte più aromatica del caffè. Con l’aiuto di Orso Nero abbiamo deciso di fare ricerca su due stili diversi: una classica bionda con una miscela di caffè, e poi una acida, che può enfatizzare ancora di più il sapore dello specialty. “

Il formato in lattina da 33cl (foto concessa)

La collaborazione tra Birrificio War ed Orso Nero caffè com’è nata?

“Li conoscevamo già perché beviamo da loro il caffè quando passiamo a Torino. Quindi quando abbiamo scelto di avventurarci in questo campo, abbiamo contattato loro che subito hanno sposato la nostra idea.

Abbiamo unito i nostri due mondi ed è uscito questo prodotto.

Avevamo due opzioni: o introdurre il macinato in bollitura, preparando il mosto, oppure applicare il metodo che poi abbiamo usato, cioè inoculare il caffè nel fermentatore a prodotto quasi completo.

La fase di fermentazione era già stata sviluppata, avevamo paura che il lievito mangiasse il sapore del caffè.

La classica bionda (foto concessa)

Quindi, soltanto dopo 7 giorni a 16 gradi, abbiamo inoculato il caffè. Tre grammi per litro.

La miscela è stata scelta da Brent, molto aromatica. Quando si beve la birra, viene fuori molto la parte verde del caffè, come se non fosse torrefatto, quasi al suo sapore originario.

Stesso discorso per la birra acida: la procedura è stata la stessa, la fase luppolata è uguale, affinché non andasse a coprire il profumo del caffè. Abbiamo utilizzato un lievito diverso, che acidifica il mosto e abbiamo cambiato il caffè.

La soluzione più acida (foto concessa)

È molto più interessante, perché proprio la sua acidità valorizza ancora di più le
note del caffè che è quasi tropicale, ha un profumo floreale inaspettato. Non sembra neppure caffè.”

E’ stato difficile presentare una birra specialty?

“Siamo un birrificio artigianale, quindi i nostri clienti cercano un prodotto non industriale e sanno cosa vanno a bere. La birra acida la proponiamo a qualcuno che può comprenderla.

La nota acida è quindi un valore percepito.

La vendita è stata mirata soprattutto per quei pub specializzati che avessero una maggiore consapevolezza del prodotto che, in quanto di nicchia, è stato faticoso da distribuire.

Abbiamo dovuto far capire ai gestori e poi ai clienti finali di che si trattasse. “

Che formato avete scelto?

“Facciamo soltanto lattine e non usiamo bottiglie, perché è l’involucro perfetto per la birra, non entra ossigeno, luce, si può impilare, pesa poco, funziona meglio anche come immagine.

Ed è molto più ecologico, 100% riciclabile. Le lattine sono da 33 cl, vendute al pubblico a 4 euro. Abbiamo venduto tra shop online e pub circa 6000 lattine in totale.”

Fin qui il riscontro è stato positivo?

“Sono andate molto bene. Abbiamo avuto reazioni positive e per questo la rifaremo. Certo non è facile da metter sul mercato, ma continuiamo a spingere perché per noi è molto interessante.

Ci vuole circa un mese per la produzione, come per la birra classica.

Proveremo caffè diversi. Per la birra acida, il blend è di Kenya SL 28 e Sl 34. Invece per la classica bionda, abbiamo usato un Brasile e un Etiopia. La rifaremo dopo l’inverno, perché è più complicato. Da marzo in poi sono più facili da vendere.”

È stato complesso da sviluppare?

“È una birra difficile da produrre, per trovare il giusto bilanciamento tra le due bevande.La gradazione alcolica è di 5 e mezzo.

Abbiamo fatto delle prove finché non abbiamo capito che 3 grammi per litro era la ratio giusta per quanto riguarda quella acida con il blend Kenya. Per la classica, avremmo potuto spingere di più. “

Come avete affrontato il problema della shelf life?

“Essendo la prima volta per tutti, ci siamo affidati alle regole base di shelf life e abbiamo impostato un anno di scadenza in frigo.

Un lasso di tempo più che sufficiente per esser consumato. Molta gente che non beve caffè ha conosciuto lo specialty attraverso la nostra birra e si sono innamorati. Le persone ovviamente sono ancora legate alle soluzioni più tradizionali, ma è piaciuta.

Mi chiedono anche come abbinare birra e cibo: a mio parere un dolce come il tiramisù sarebbe perfetto, perché sono birre che ti puliscono molto la bocca. Non la accosterei mai a della carne, perché sarebbe troppo contrastante.”

Il Birrificio War ha nel cassetto nuovi progetti legati allo specialty?

“Quando pensiamo alle birre nuove sappiamo bene o male dove arriveremo partendo da un determinato luppolo. Con il caffè invece è tutto sperimentazione: facciamo piccoli passi.

Questo inverno potremmo fare 4/5 batch da 20 litri con tecniche diverse di inoculo del caffè.”

Andrej Godina: “Necessario scardinare l’unico prezzo del caffè nel bar con un coinvolgimento attivo di tutta la filiera”

0
godina business model canvas prezzo
Andrej Godina, caffesperto, trainer autorizzato Sca, assaggiator professionista, consulente bfarm

Andrej Godina ritorna su questo pagine con il quarto articolo dedicato a come creare maggiore consapevolezza del caffè in Italia. Secondo l’esperto, è necessaria una coesa azione di filiera che coinvolga tutti gli attori, dalle associazioni del settore, compresa la Fipe, ai giornalisti, con l’obiettivo di scardinare l’unico prezzo del caffè nel bar.

In secondo luogo, continua Godina, bisogna aprire un nuovo canale di vendita della bevanda che passi attraverso le migliaia di enoteche presenti sul territorio nazionale.

Il motivo? Godina afferma che i negozi di vino sono luoghi ideali dove l’abbinamento di un’offerta di caffetteria e di caffè per l’asporto troverebbe un pubblico già attento e predisposto alla scoperta di questa merceologia. Leggiamo di seguito le sue considerazioni.

Come creare maggiore consapevolezza del caffè in Italia

di Andrej Godina

MILANO – Come creare maggiore consapevolezza del caffè in Italia? Il quarto passo riguarda l’intera filiera di produzione del caffè, compresa la Fipe, per sdoganare l’aumento del prezzo dell’espresso e la vendita del caffè nelle enoteche.

Uno dei più grandi problemi della filiera del caffè in Italia che è necessario smontare per favorire un rinnovamento è quello dell’unico prezzo del caffè al bar. Nel corso del secolo scorso, da quando nei bar si è iniziato a servire l’espresso, ordinato e erogato al momento, il prezzo della bevanda al banco ha subito un lento e inesorabile livellamento che ha portato il consumatore a percepire una totale indifferenziazione di prodotto.

Il bar oggi vive una situazione di estrema difficoltà economico-finanziaria dovuta a una serie di motivazioni trasversali tra cui l’unico prezzo di vendita del caffè e la mancata formazione dei gestori a fare impresa, argomenti che a mio parere coinvolgono in modo importante le associazioni di categoria.

Generalmente il gestore del bar tradizionale non ha alcuna formazione imprenditoriale e nessuna preparazione sui prodotti che vende.

In media circa un terzo del fatturato dei bar è costituito dalla vendita del caffè, quindi ci si aspetterebbe che su questo prodotto il gestore abbia consapevolezza del food cost, competenze di assaggio e che abbia scelto il caffè da servire per la sua qualità decidendo il prezzo di vendita in base al modello di business della sua attività. Ahimè, tutto questo non c’è.

Ad aggravare la situazione c’è il prezzo di vendita: non sono ancora riuscito a trovare nessuno che mi possa spiegare come mai il caffè espresso è venduto al bar ad un prezzo che non tiene conto dei costi di gestione del locale, che non tiene conto della qualità del caffè, che non tiene conto della formazione professionale del barista.

Infatti è possibile consumare allo stesso prezzo un caffè espresso 100% Arabica, a volte addirittura Specialty, ben preparato e dall’ottimo flavore in un bar nel centro storico di una grande città, così come consumare un caffè di una miscela con tanta Canephora, di bassa qualità, magari dal flavore difettato ed estratto male da personale non formato, in una periferia di una piccola città.

Si tratta di una vera e propria ingiustizia che colpisce sia il gestore del bar, il barista e alla fine della filiera anche il consumatore! Se ciò non bastasse la singola porzione di acqua dei 500 ml in bottiglia costa di più della singola porzione di espresso.

Ma come è possibile? L’acqua non ha aromi, non ha gusti, non ha la dose di caffeina, non ha bisogno di essere “preparata ed erogata al momento” e costa di più del caffè che proviene da piantagioni distanti decine di migliaia di chilometri, necessita di quasi un anno per la maturazione dei frutti sulla pianta, viene raccolto a mano, tostato in Italia ed erogato al momento.

In questo contesto non sono ancora riuscito a spiegare l’atteggiamento delle associazioni di categoria del mondo dell’horeca, come per esempio la Fipe, che sembra quasi criticare ogni azione che può portare a un aumento del prezzo del caffè.

Ricordo ancora l’apertura della Roastery di Starbucks Reserve a Milano quando usci la notizia sulla stampa del prezzo a cui il caffè sarebbe stato venduto, ovvero di 1,8 euro.

In quell’occasione sarebbe stato opportuno cavalcare l’onda e approfittare degli investimenti in comunicazione e marketing di un grande gruppo per cercare di alzare il prezzo della bevanda.

Tutto il personale di Starbucks, prima dell’apertura del locale, ha frequentato un corso di formazione sul caffè che è durato tre mesi, direi un esempio virtuoso da replicare sulla filiera.

Per esempio sarebbe sensato introdurre un corso di caffetteria obbligatorio a tutti i dipendenti dei 150.000 bar italiani.

Su questo punto credo fermamente che i gestori dei locali dovrebbero avviare una vera e propria rivoluzione francese chiedendo a gran voce con il fuoco e i forconi un profondo cambiamento di atteggiamento delle associazioni che li rappresentano e pretendere azioni di aiuto nei loro confronti, come per esempio l’organizzazione di corsi di aggiornamento alla professione imprenditoriale per migliorare la gestione economica delle attività.

Riflettendo ancora sull’unico prezzo del caffè credo che questo rappresenti l’unico esempio di un prodotto consumato giornalmente che viene venduto a un prezzo indifferenziato.

Questa indifferenziazione non aiuta gli attori sulla filiera, in primis il torrefattore che non riesce a far percepire ai suoi clienti la differenza di flavore rispetto ai prodotti della concorrenza, in secondo luogo il gestore del bar che non riesce a costruire il suo margine di profitto in base al singolo food cost, al terzo posto il barista a cui non viene riconosciuto un adeguato stipendio in quanto il fatturato del caffè non produce un profitto sufficiente, al quarto posto il consumatore che non percepisce le differenze qualitative di prodotto offerto dai diversi bar.

È quindi compito del comparto degli esercizi pubblici fare fronte comune intraprendendo un’azione forte di comunicazione nei confronti dei loro clienti per spiegare e motivare la necessità di una differenziazione di prezzo, di marca del caffè e di flavore in tazza.

Per andare in questa direzione sarebbe utile ridisegnare il vecchio schema di distribuzione del caffè e svincolare i bar dai contratti in esclusiva, copiando ciò che ha già fatto la filiera del vino.

Il vino è venduto nelle enoteche e nei ristoranti anche dalle distribuzioni che offrono ai locali una vasta gamma di prodotti diversi: è il gestore del locale che sceglie i prodotti che più si adattano al tipo di clientela e alla capacità di spesa.

Se il bar fosse libero di compare le referenze di prodotto più adatte ai suoi clienti acquisterebbe in autonomia l’attrezzatura, sarebbe più consapevole della differenza qualitativa di prodotto tra le diverse torrefazioni e avrebbe un diverso approccio alla formazione del personale.

In questo scenario le torrefazioni sarebbero maggiormente invogliate e incoraggiate a differenziare i loro caffè e a specializzarsi in storytelling di prodotto più mirati e specifici. Infatti, se analizziamo l’offerta media della torrefazione italiana, alla fin fine, si tratta di cataloghi molti simili: 5-6 miscele differenti, tutte con le stesse % di Arabica e Robusta, a volte sostanzialmente uguali di flavore.

Ho menzionato le distribuzioni dei vini per introdurre anche un altro argomento, le enoteche. I negozi di vino sono i luoghi ideali dove l’abbinamento di un’offerta di caffetteria e di caffè per l’asporto troverebbe un pubblico già attento e predisposto alla scoperta di questa merceologia.

I frequentatori delle enoteche sono persone formate al riconoscimento del flavore, hanno una grande dimestichezza alla descrizione della filiera di produzione fatta di varietà botaniche, regioni di produzione, processi di lavorazione e affinamento del vino e sono disponibili a pagare un prezzo differenziato e a volte elevato per ottenere un prodotto di alta qualità.

Nelle enoteche è facile introdurre un angolo caffetteria con un’offerta di caffè differenti e diffondere un nuovo stile di consumo. Per fare questo è necessario un coinvolgimento delle aziende che distribuiscono vino e la disponibilità a offrire un’offerta variegata di caffè da parte della torrefazione.

Le enoteche potrebbero essere la testa d’ariete che permetterebbe di scardinare l’ormai obsoleto sistema di distribuzione del caffè al bar, quello dove il barista non sceglie il prodotto ma piuttosto acquista i servizi accessori offerti dalla torrefazione.

La filiera del caffè, facendosi conoscere in una nicchia di consumatori già predisposti alla differenziazione, farebbe un notevole passo evolutivo che permetterebbe di innalzare il valore percepito del prodotto e una maggiore e migliore conoscenza della filiera di produzione.

In conclusione di questo quarto articolo le parole chiave che riassumono le azioni da mettere urgentemente in campo sono una coesa azione di filiera che coinvolga tutti gli attori per scardinare l’unico prezzo del caffè nel bar con un coinvolgimento attivo dei giornalisti, svincolare il gestore del bar dall’esclusività di fornitura rimuovendo i servizi accessori offerti dalle torrefazioni, apertura di un nuovo canale di vendita della bevanda che passi attraverso le migliaia di enoteche presenti sul territorio nazionale”.

Andrej Godina