lunedì 24 Novembre 2025
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Filiera del caffè: ecco perché pagare di più non sempre basta per aiutare i produttori

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filiera del caffè
Distribuzione del valore di un chilogrammo di caffè macinato lungo la supply chain nel dettaglio tedesco (credits: Bureau d’analyse sociétale d’intérêt collectif)

MILANO – Un chilogrammo di caffè macinato di marca acquistato, tre anni fa, nel dettaglio tedesco costava mediamente poco più di 8 euro, come è possibile vedere nello schema riprodotto sotto il titolo di questo articolo. Oltre 4 euro in meno rispetto al prezzo del caffè rilevato nella Gdo italiana nel 2023.

L’inflazione degli ultimi anni avrà sicuramente portato a dei rincari, comunque calmierati dalla forte competitività del mercato.

Ma come si forma e si distribuisce il valore costruito lungo la filiera del caffè, dai paesi di origine ai mercati di consumo? Quanta parte di questo valore rimane nelle tasche del protagonista primo di questa filiera: il coltivatore.

E soprattutto: la remunerazione del produttore è sufficiente a coprire i costi e a garantirgli un’esistenza perlomeno dignitosa?

Tali interrogativi sono da decenni al centro di studi e modelli economici. Non esiste ancora però una risposta univoca a queste domande.

Troppe sono infatti le variabili in gioco, a seconda del paese di origine, del mercato di destinazione, dello schema commerciale e del tipo di prodotto o servizio che chiudono a valle la catena del valore.

Da anni si ripete che sarebbe necessario far pagare di più il consumatore finale, in modo da remunerare maggiormente i coltivatori, spesso sottopagati per il loro duro lavoro.

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Matteo Borea: “Anche nell’uso per il caffè esploriamo l’intelligenza artificiale ma non dimentichiamo tradizioni e legami umani”

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Matteo Borea in azione intelligenza artificiale
Matteo Borea in azione (foto concessa)

Matteo Borea, Barista Coach e terza generazione della torrefazione La Genovese di Albenga (Savona), ha voluto esprimere la sua opinione sul fenomeno sempre più in crescita dell’intelligenza artificiale nel mondo del caffè. Secondo l’esperto, grazie ad un corretto utilizzo dell’intelligenza artificiale, sarà possibile trasformare il settore del caffè migliorando processi e prodotti, ma anche rafforzando i legami umani, promuovendo la sostenibilità e celebrando al tempo stesso la diversità e l’unicità di ogni esperienza in tazza. Leggiamo di seguito la sua opinione.

Cambia te stesso o verrai cambiato (forse)

di Matteo Borea

MILANO – “Ok, fermiamoci un attimo e prendiamoci una pausa dal nostro rituale sacro del caffè mattutino per parlare di come l’intelligenza artificiale sta per irrompere nel nostro amato tempio della caffeina come un elefante in una cristalleria.

Sì, sto parlando proprio a te, professionista del caffè, che vedi l’AI come quella roba di fantascienza che minaccia di trasformare il nostro mondo in un episodio di “Black Mirror”.

Siamo onesti, il mondo del caffè ha più tradizioni di una famiglia italiana alla vigilia di Natale. E non è necessariamente un male, se non fosse che alcune di queste tradizioni sono diventate scuse per non evolvere.

Parliamo di torrefazioni che giocano ancora a chi ha la miscela più segreta, come se stessero partecipando a un episodio di “MasterChef: Coffee Edition”, mentre la realtà è che molti si appoggiano a materie prime che fanno storcere il naso anche al meno esperto.

E poi ci sono i bar (e i baristi). Oh, i bar! Quei luoghi dove l’unicità dovrebbe essere la norma, ma invece ti ritrovi in un deja-vu continuo ogni volta che varchi una nuova soglia. Titolari che improvvisano e personale che definire “mediocre” è un gran complimento. È una situazione talmente evidente che persino all’estero hanno iniziato a prenderci in giro, ma qui, cosa facciamo? Ci lamentiamo degli aumenti dei prezzi guardando Sanremo.

Ma ecco che arriva l’intelligenza artificiale (in inglese che fa figo:“e-”ai, artificial intelligence), la rivoluzione che promette di scuotere questo mondo un po’ troppo comodo nel suo “catenaccio” di tradizioni (per usare un analogia con il calcio che piace tanto all’italiano medio).

Sì, perché l’AI non è solo quella cosa che usi per farti scegliere la playlist su Spotify o per chiedere a Siri che ore sono; è una vera e propria rivoluzione che ha il potenziale di cambiare le cose al pari, se non di più, dell’avvento di Internet. E la cosa più incredibile? Cambierà tutto a una velocità almeno cinque volte superiore a quella degli anni ’90.

Ma quali sono le opportunità dell’AI per il mondo del caffè?

Andiamo subito al sodo con un esempio concreto. Il nuovo EUDR. Immaginiamo per un momento di essere in una micro roastery, dove l’odore del caffè appena tostato riempie l’aria e la competenza si mescola alla passione. Arriva il nuovo Regolamento sulla deforestazione europeo (EUDR) che pare una tempesta all’orizzonte. E se questa tempesta potesse trasformarsi in una leggera brezza primaverile?

La nostra micro roastery ama la qualità e l’etica tanto quanto ama il caffè. Con l’EUDR, deve assicurarsi che il suo caffè non contribuisca alla deforestazione, il che significa tracciare la provenienza di ogni chicco fino alla sua origine. Può af(fidarsi) solo al crudista di turno oppure affiancagli un’intelligenza artificiale.

Un sistema progettato che può analizzare i dati di approvvigionamento in tempo reale, confrontarli con le mappe di deforestazione e i registri dei fornitori per garantire che ogni chicco provenga da zone libere da deforestazione. Ma non finisce qui. Questo sistema potrebbe anche suggerire alternative sostenibili, aiutando a prendere decisioni informate ben prima che i problemi si presentino.

Ecco come potrebbe funzionare: per ogni un nuovo lotto di caffè l’AI analizza una vasta gamma di dati, dal monitoraggio satellitare delle foreste alle certificazioni di sostenibilità, passando per le relazioni ambientali e sociali. In pochi secondi, l’AI può fornire un “punteggio di sostenibilità”, indicando non solo se quel caffè rispetta l’EUDR, ma anche se si allinea con valori di sostenibilità ed etica della micro roastery.

Potrebbe anche ottimizzare la catena di approvvigionamento suggerendo i fornitori più sostenibili e “cost-efficient” o indicando i momenti migliori per acquistare, basandosi su analisi predittive dei trend di mercato e delle condizioni climatiche.

Quindi, mentre l’EUDR potrebbe sembrare un ostacolo per alcuni, per quelle che abbracciano l’AI (o accolgono il cambiamento) diventa un’opportunità per distinguersi, dimostrare il proprio impegno per un futuro sostenibile e, perché no, godersi il processo con un po’ meno stress. Non so a te, ma a me suona di rivoluzione.

Prendiamo un altro esempio: Cropster. Indubbiamente uno strumento molto conosciuto nel mondo del caffè che sta sfruttando l’AI per rivoluzionare la torrefazione utilizzando dati e algoritmi per aiutare i torrefattori a perfezionare i loro cicli di tostatura. Non è un’intelligenza artificiale questa?

Ecco, domani mattina invece di “Hey Siri” dirai “Hey Cropster, tostami un un batch di 5 kg di Nicaragua xyz per Brad Pitt (che ama farsi un V60 dolce e profumato per colazione)”.

La domanda non è se succederà ma quando.

Ciò che voglio trasmetterti con questo articolo è di non pensare solo a quei robot da film di fantascienza che finiscono per ribellarsi contro l’umanità (anche se, ammettiamolo, sarebbe abbastanza figo). No, la realtà è sia più banale che infinitamente più affascinante.

Prendiamo alcuni dei progetti già presenti nelle nostre vite: assistenti vocali che sembrano capire i tuoi bisogni meglio del tuo migliore amico, algoritmi che prevedono cosa vuoi
guardare su Netflix prima ancora che tu lo sappia, o sistemi che riescono a battere il campione del mondo di scacchi. Sembra roba da poco, task semplici e banali, giusto?!

Sbagliato. Dietro a queste “semplici” applicazioni si nascondono tecnologie capaci di analizzare quantità di dati impressionante, imparando e adattandosi a velocità che farebbero invidia a Tony Stark. E se pensi che tutto questo non abbia niente a che fare con il tuo amato espresso mattutino, ripensaci.

Mentre magari ti stai immaginando un futuro distopico in cui i baristi sono sostituiti da macchine senza anima, lascia che ti dica una cosa: l’AI non è qui per sostituirci, ma per amplificare le nostre capacità.

È come avere un super potere, ma senza dover indossare un mantello (a meno che tu non voglia, ovviamente). Non è il cattivo della storia; è piuttosto quel compagno di cui non sapevi di aver bisogno, pronto a suggerirti la prossima grande scoperta.

Insomma, l’AI nel mondo del caffè potrebbe essere la risposta a problemi che non sapevamo di avere (o non vogliamo vedere), offrendoci possibilità che non avevamo osato immaginare. E per chi si trincera ancora dietro la tradizione, beh, ricordati che anche la macchina Espresso è stata una rivoluzione tecnologica a suo tempo.

Il punto non è barricarsi dietro la paura del nuovo, ma piuttosto capire come utilizzare questa tecnologia a nostro vantaggio, senza perdere l’anima di quello che rende il caffè una parte così importante delle nostre vite. Alla fine, l’innovazione nel caffè non è solo una questione di tecnologia, ma di mentalità.

E ora, arrivati al termine di questo viaggio tra caffè e AI, permettimi di concludere con un pensiero che spero lasci il segno. Immanuel Kant, nella sua “Formula dell’Umanità” dice:

“Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona che in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”.

È una lezione potente di etica e moralità che trascende il tempo e che può trovare una risonanza profonda anche in sera dove l’etica sembra sfumare giorno dopo giorno. L’AI, in questo contesto, non è solo uno strumento di efficienza o un mezzo per raggiungere scopi commerciali. Al contrario, se la consideriamo attraverso la lente kantiana, l’AI diventa un mezzo per elevare l’umanità, per migliorare noi stessi e, di conseguenza, migliorare l’umanità stessa.

Quando usiamo l’AI per sostenere pratiche di approvvigionamento etiche, per preservare l’ambiente, o per personalizzare l’esperienza del caffè in modo che rispetti e valorizzi la singolarità di ogni individuo, stiamo, in effetti, trattando l’umanità proprio come un fine.

La rivoluzione dell’AI nel mondo del caffè, quindi, non riguarda solo l’adozione di nuove tecnologie per restare competitivi o per soddisfare i requisiti normativi come l’EUDR. Si tratta piuttosto di cogliere l’opportunità di usare l’AI come un estensione della nostra volontà collettiva di fare del bene, di rispettare e valorizzare ogni singolo individuo che entra in contatto con il mondo del caffè, dal coltivatore al consumatore.

Adottando gli strumenti con questo spirito, possiamo trasformare il settore del caffè in un modello di come la tecnologia può essere utilizzata non solo per migliorare processi e prodotti, ma anche per rafforzare i legami umani, per promuovere la sostenibilità e per celebrare la diversità e l’unicità di ogni esperienza di caffè.

In questo modo, non solo rispettiamo la formula dell’umanità di Kant, ma eleviamo anche il caffè da semplice bevanda a simbolo di ciò che possiamo ottenere quando mettiamo l’umanità al centro della tecnologia.

In conclusione, mentre esploriamo le potenzialità dell’AI nel mondo del caffè, ricordiamoci di farlo con un occhio alla tradizione e l’altro puntato verso un futuro in cui la tecnologia serve l’umanità, non il contrario.

Perché alla fine, diciamocelo, ciò che rende veramente speciale una tazza di caffè non è solo il gusto o l’aroma, ma il senso di connessione e comunità che può creare. E se l’AI può aiutarci a rafforzare quelle connessioni, allora forse, solo forse, saremo stati in grado di catturare l’essenza stessa di ciò che significa essere umani”.

Matteo Borea

Da Il Voltino, a Pavia, sabato 6 luglio evento gratuito per provare l’arte della miscela

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Francesco dietro al bancone de Il Voltino (foto concessa)
Francesco dietro al bancone de Il Voltino (foto concessa)

PAVIA – Il Voltino – caffetteria sperimentale dedica i suoi spazi per l’evento gratuito di sabato 6 luglio in Via Defendente Sacchi 19/21 a Pavia, con focus il caffè di qualità raccontato attraverso l’arte di creare una miscela con diverse origini o varietà di caffè. Racconta il titolare Francesco Altruda: “Parliamo di una tecnica che è tanto affascinante quanto necessaria per poter realizzare un prodotto finale che possa essere più accattivante e vicino ai gusti del consumatore.”

La miscela ha reso famoso l’espresso italiano in tutto il mondo ma è necessario saper padroneggiarla per ottenere un risultato in tazza che sia ideale.

Come ricorda Francesco Altruda: “Esistono infatti blend ben fatti e altri studiati male. E proprio questo sarà il fulcro del nostro incontro: cercare di sviscerare tutte le affinità che legano il mondo degli specialty coffee e dei monorigine a quello delle miscele all’italiana.”

Il Voltino: obiettivo produrre con i partecipanti la propria miscela

Che poi verrà valutata da una giuria di assaggiatori targata La Marzocco. Viene strutturata così un’attività interattiva che vuole coinvolgere mettendo la teoria in pratica, con il riscontro diretto di professionisti.

Appuntamento quindi per tutti sabato 6 luglio, dalle 16.30 alle 18.30 in Via Defendente sacchi 19/21, Pavia – presso Il Voltino – Caffetteria Sperimentale per mettersi in gioco: l’iniziativa è gratuita ma riservata alle 30 persone che si prenoteranno per prime.

Ricorda bene Francesco Altruda: “Non si dev’essere esperti di caffè per poter partecipare, anzi, l’incontro è aperto a chiunque desideri approfondire il mondo dietro la tazzina”.

Un gioco di percentuali e combinazioni, in cui tutti potranno indossare i panni del torrefattore.

Di seguito un esempio delle schede pensate per i partecipanti

La scheda (foto concessa)

La prima permetterà a tutti di assaggiare e valutare i caffè in singola origine.

La scheda (foto concessa)

Tre tazze e tre squadre diverse: ciascuna potrà decidere le percentuali che intendono utilizzare per ottenere il risultato desiderato.

Per info e prenotazioni:
Francesco Altruda – 338 120 2975
Instagram: @voltinocaffe
Facebook: Il Voltino – Caffetteria Sperimentale

Gingerino: l’aperitivo del Triveneto colpisce il 45% dei consumatori in qualità di cibo e drink

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triveneto
L'aperitivo nel Triveneto (immagine concessa)

VENEZIA – Il Triveneto è un territorio ricco di storia, fascino, cultura e tradizioni, anche nel mondo dell’aperitivo. Da Lignano Riviera a Jesolo, da Portogruaro a Trento fino a Caorle l’aperitivo del Triveneto è un must conosciuto in tutta Italia. Per questo, Gingerino lo celebra attraverso una serie di iniziative nelle località più iconiche del Veneto, Friuli e Trentino divenendo l’ambasciatore di questo stile di vita.

Vissuto in più momenti della giornata, l’aperitivo in Triveneto colpisce per l’atmosfera accogliente e rilassata (37%), la qualità del buon cibo e del buon bere (45%) ma soprattutto la convivialità e l’anima calorosa delle persone (48%)

È quanto emerge da uno studio promosso da Gingerino – storico aperitivo del Triveneto – condotto con metodologia SWOA (Social Web Opinion Analysis) su 500 italiani attraverso un monitoraggio dei principali social network, forum, blog e community lifestyle internazionali.

Gingerino ha indagato il mondo dell’aperitivo triveneto, studiandone i valori e le caratteristiche principali, le usanze e le tendenze fino alle espressioni tipiche di questo momento come “goto” o “ombra” per indicare un bicchiere di vino, e “cicchetto” per identificare invece gli appetizer.  Un linguaggio che riflette appieno lo spirito delle persone di questo territorio: un attaccamento forte alle radici e alle tradizioni ma anche la voglia di innovare, accompagnata sempre da un senso di ospitalità e genuinità.

Ed è proprio la forte personalità triveneta (48%), oltre ai sapori di qualità (45%), la leggerezza dell’atmosfera (37%) e la bellezza dei borghi e centri storici (35%), a rendere il momento dell’aperitivo molto più del semplice consumo di un drink.

Ma cosa si consuma durante l’aperitivo in Triveneto?

Oltre che per la già menzionata convivialità delle persone, l’aperitivo in Triveneto si distingue per la sua varietà di bevande e l’attenzione alla qualità degli appetizer offerti. Tra i drink più emblematici regna sovrano lo Spritz, nelle sue diverse declinazioni: se in Friuli si predilige lo Spritz Bianco – a base di vino bianco, seltz e soda – in Trentino spicca l’Hugo mentre in gran parte del veneto la versione classica dello Spirtz continua a rappresentare un must. Non solo, un’ulteriore versione è il Cocktail Biciclèta, con prosecco e Gingerino, a cui i veneti sono particolarmente legati date le origini dello stesso bitter a Recoaro Terme, in provincia di Vicenza.

Ad accompagnare ogni drink sono poi i tradizionali cicchetti, piccoli antipasti diventati una forma d’arte della tradizione culinaria per lo più veneziana nonché vero e proprio stile di vita, che ha anticipato il fenomeno degli appetizer e dei finger food.

Tra i più apprezzati in Triveneto rientrano i Cicchetti con baccalà mantecato (61%), le Sarde in Saor (56%) – una specialità nata dalla cucina povera veneziana – le polpette di pesce, verdure o carne (49%) i Cicchetti con salumi (41%), i Tramezzini (35%) -farciti con una varietà di ingredienti- e i più ricercati Cicchetti a base di verdure (24%).

E dove si consuma l’aperitivo in Triveneto?

In Triveneto l’aperitivo è una tradizione diffusa e apprezzata, consumata principalmente nelle grandi piazze (50%) e nei vicoli e canali più nascosti (25%), nei bar tradizionali (45%) e nei locali più glamour (27%), tra le suggestive montagne (42%) ma anche davanti ad un tramonto in spiaggia (39%). Le città di Venezia, Verona, Trieste e Padova sono poi celebri per le loro “osterie” anche dette “Bacari”. Il Bacaro è un tipo di osteria veneziana a carattere popolare, risalente al XVIII secolo, quando ancora rappresentavano semplici locali frequentati da persone di modesta condizione, che non potevano permettersi un pasto completo in trattoria.

Oggi i bàcari, motivo di orgoglio per i veneziani e tappa immancabile per i “foresti”, sono diventati un punto di riferimento per la comunità, un luogo dove le persone si riuniscono per chiacchierare, ridere e mangiare.

Gingerino indaga dunque il mondo l’aperitivo del Triveneto e lo celebra con una serie di eventi nel territorio che riaccendono l’atmosfera estiva e omaggiano questo stile di vita e l’immancabile personalità veneta, friulana e trentina. Nei mesi di giugno e luglio Gingerino toccherà città e paesi diversi del Triveneto, dove accosterà all’esperienza dell’aperitivo tradizionale anche il gusto stesso dell’iconica referenza, liscia o miscelata con il prosecco nella sua rinomata versione del Cocktail Biciclèta.

Le tappe previste da Gingerino saranno:

  • 27 Giugno à Osteria Al Campanile – Portogruaro (VE)
  • 5 Luglio à Twister cafè – Jesolo (VE)
  • 12 Luglio à Kursaal Beach – Lignano Riviera (UD)
  • 21 luglio à Chiosco Lilly – Bibione (VE)
  • 4 Luglio à Tukan villaggio San Francesco, Duna Verde Caorle (VE)

Cioccolato al latte: ecco il motivo per cui ha più carboidrati del fondente

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

Il cioccolato al latte è uno dei tipi di più amati e consumati al mondo. Tuttavia, molte persone si chiedono perché questo tipo di cioccolato contenga una quantità maggiore di carboidrati rispetto alla controparte fondente. Per saperne di più, leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato su Torrino Medica.

I carboidrati nel cioccolato al latte

MILANO – Il latte è una fonte naturale di carboidrati, principalmente sotto forma di lattosio. Il lattosio è uno zucchero disaccaride composto da glucosio e galattosio. Quando il latte viene aggiunto al cioccolato, il lattosio contribuisce al contenuto complessivo di carboidrati del prodotto finale.

Il lattosio nel latte ha un impatto significativo sul contenuto calorico del cioccolato al latte. Ogni grammo di lattosio fornisce circa 4 calorie, contribuendo così all’apporto energetico del cioccolato. Questo è uno dei motivi per cui il cioccolato al latte è spesso più calorico rispetto al cioccolato fondente.

Inoltre, il lattosio può influenzare la risposta glicemica del corpo. Il consumo di lattosio provoca un aumento dei livelli di glucosio nel sangue, il che può essere un fattore da considerare per le persone con diabete o altre condizioni che richiedono il controllo della glicemia.

Infine, il lattosio può avere un impatto sulla digestione per alcune persone. Gli individui con intolleranza al lattosio possono sperimentare sintomi gastrointestinali come gonfiore, crampi e diarrea dopo aver consumato cioccolato al latte. Questo è un altro motivo per cui alcune persone preferiscono il cioccolato fondente, che non contiene lattosio.

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Bustine da tè in PLA: sono davvero biodegradabili? Lo studio dell’Università di Plymouth

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bustine da tè
Uno studio sulle bustine da tè

MILANO – Dentro il mondo delle bustine da tè, esistono soluzioni che possono venire incontro ai consumatori meno avvezzi all’uso delle foglie ma che comunque non vogliono del tutto rinunciare a certi standard qualitativi: parliamo ad esempio delle bustine piramidali, che lasciano più spazio per l’infusione al contenuto che non si trova polverizzato come spesso accade nelle classiche industriali nel supermercato.

La qualità quindi si può innalzare anche con le bustine da tè, ma dal punto di vista della sostenibilità, sono un prodotto valido come si può credere?

Ecco che in merito si pronuncia un nuovo studio condotto dall’Università di Plymouth, che ha dimostrato come alcune bustine da tè composte da plastiche alternative non si degradano nel suolo e possono anzi provocare dei danni all’ambiente e agli animali.

Lo studio è stato pubblicato sulla scia della quarta sessione del Comitato intergovernativo di negoziazione (INC-4), dove leader mondiali e scienziati hanno continuato a discutere del Trattato globale sulla plastica.

La ricerca ha esaminato le bustine da tè comunemente diffuse nel mercato, realizzate con tre diverse composizioni di acido polilattico (PLA), derivato da fonti come l’amido di mais o la canna da zucchero.

Le bustine da tè sono state prima di tutto sepolte nel terreno per sette mesi e poi sono state utilizzate diverse tecniche per valutare se e in che misura si fossero deteriorate.

I risultati

Hanno mostrato che le bustine da tè realizzate esclusivamente con PLA sono rimaste completamente intatte. Tuttavia, i due tipi di bustine da tè realizzati con una combinazione di cellulosa e PLA si sono frantumati in pezzi più piccoli, perdendo tra il 60% e l’80% della loro massa complessiva, mentre la componente di PLA è rimasta.

Scrivendo sulla rivista Science of the Total Environment, gli autori dello studio sottolineano la necessità di riportare chiaramente sulle confezioni dei prodotti informazioni più accurate sullo smaltimento.

Solo uno dei produttori scelti per la ricerca ha indicato sulla confezione che l’imballaggio non era compostabile in casa.

Questa scarsa trasparenza potrebbe indurre i consumatori a riporle erroneamente le bustine da tè esauste nel terreno. Inoltre, esiste ancora molta disinformazione tra i consumatori sull’effettivo significato di termini come “a base vegetale” o “biodegradabile”, sottolineando l’urgenza di condividere indicazioni più chiare sullo smaltimento appropriato di determinati prodotti.

A tal proposito, l’analisi che fa parte del progetto BIO-PLASTIC-RISK, si è basato su ricerche precedenti che hanno indicato alcuni prodotti etichettati come biodegradabili, tra cui i sacchetti per la spesa, che tuttavia non si disintegrano dopo tre anni di permanenza nell’ambiente come ci si potrebbe aspettare.

Il video sulle bustine da tè

 

Il caffè aiuta a dimagrire e riduce il rischio di diabete: la parola agli esperti

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Una nuova ricerca, frutto della collaborazione tra il Karolinska Institute in Svezia, l’Università di Bristol e l’Imperial College di Londra, afferma che il regolare consumo di caffè aiuta a bruciare i grassi e riduce il rischio di obesità e diabete di tipo 2. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Antonella Cutolo pubblicata su R101.

I benefici del consumo di caffè

Sul caffè si è detto di tutto. Che fa dormire o che causa l’insonnia, che eccita o rilassa, che aumenterebbe il rischio di malattie cardiocircolatorio o che proteggerebbe le arterie, ovviamente bevuto con moderazione.

Adesso l’ultima ricerca ci dice che il caffè farebbe bruciare i grassi e quindi dimagrire e che ogni tazza al giorno in più di caffè riduce del 7% il rischio di diabete di tipo 2.

Questa recente ricerca però è molto autorevole in quanto nasce da una collaborazione tra il Karolinska Institute in Svezia, l’Università di Bristol e l’Imperial College di Londra.

Dagli studi si evince in modo chiaro e incontrovertibile che tutte le bevande a base di caffeina, quindi anche il riducono l’accumulo di grasso corporeo, quindi il rischio di diabete di tipo 2 e l’obesità.

I ricercatori hanno esaminato i dati di circa 10.000 cittadini di diversi paesi europei e la correlazione tra adiposità e caffeina è palese.

Quello che però non è chiaro è la quantità di caffè, perché l’effetto può variare in base al dna di ogni individuo e non esiste una relazione certa tra quantità di caffeina nel sangue e malattie cardiovascolari tra cui fibrillazione atriale, insufficienza cardiaca e ictus.

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Pasticceria Filippi propone il progetto pedagogico sostenibile Ecologioco

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pasticceria filippi
Con Pasticceria Filippi la sostenibilità diventa un gioco (immagine concessa)

ZANÈ (Vicenza) – Pasticceria Filippi annuncia il progetto Ecologioco confermando il suo impegno verso una sostenibilità a 360 gradi. Con la conclusione dell’anno scolastico, l’azienda di Zanè (Vicenza) presenta l’iniziativa pedagogica che ha coinvolto da vicino gli alunni della scuola primaria e secondaria Grande Quercia di Thiene (Vicenza).

Risultato del progetto è un gioco unico, adatto a tutti, racchiuso in un prodotto speciale di Pasticceria Filippi che racconta i temi del recupero delle materie prime, della tutela e della salvaguardia dell’ecosistema.

Il progetto Ecologioco di Pasticceria Filippi

In collaborazione con le docenti dell’istituto comprensivo, l’attività si è sviluppata con l’obiettivo di educare i bambini attraverso un approccio ludico e formativo.

“L’idea è nata da un dialogo costruttivo con le maestre – spiega Andrea Filippi, co-titolare dell’azienda insieme al fratello Lorenzo – per stimolare la creatività degli studenti e, al contempo, realizzare un gioco dell’oca rivisitato capace di riportare la loro visione su ambiente e sostenibilità. Contare sul supporto di bambini con un’età non superiore agli 11 anni ci ha permesso di catturare quell’innocenza e quella purezza necessarie a restituirci una prospettiva sul futuro autentica e non contaminata”.

Gli alunni sono i veri protagonisti del progetto: con i loro disegni hanno dato vita alle caselle del tabellone di gioco, ognuna rappresentante valori positivi e buone pratiche, ma anche errori e comportamenti sbagliati.

Hanno inoltre inventato i personaggi e le pedine, tra cui spicca il protagonista Mister P, un panettone che abbraccia il pianeta Terra con l’intento di proteggerlo. Dai disegni dei bambini la designer Sara Castiglioni ha poi sviluppato graficamente la plancia e ha ideato le regole, creando così un gioco avvincente, adatto a grandi e piccini.

“Gli alunni hanno lavorato con passione – continua Filippi –, imparando ad accettare il rifiuto e le critiche per migliorare il gioco e renderlo ancora più bello e completo. Il progetto è stato un importante strumento didattico per insegnare alle classi coinvolte come l’impegno e la dedizione possano portare grandi soddisfazioni. Un’iniziativa formativa nata per appassionare i bambini e farli sognare, rendendoli attivi e proattivi e spostandoli da una visione fossilizzata sul presente”.

Il risultato finale è Ecologioco, un panettone classico racchiuso in una cappelliera in carta certificata FSC che include al suo interno l’omonimo gioco. Presentato ai suoi ideatori al termine dell’anno scolastico, il gioco è parte integrante del packaging, seguendo così una logica di recupero e riutilizzo del confezionamento, che altrimenti verrebbe scartato. Il tabellone, le pedine e i dadi sono stati stampati su un cartone pre-sagomato e si trovano all’interno della cappelliera. Nella confezione, l’interpretazione più tradizionale di Pasticceria Filippi, il panettone classico.

Ecologioco rappresenta così non solo un dolce regalo per le festività, ma anche un’opportunità per le famiglie di imparare e divertirsi insieme, insegnando principi di sostenibilità e rispetto per l’ambiente.

La scheda sintetica di Pasticceria Filippi

La storia della Pasticceria Filippi inizia nel 1972 a Zanè, in provincia di Vicenza. La filosofia della famiglia Filippi abbraccia l’idea del tempo: ogni cosa, fatta con rispetto, cura e passione, richiede il suo tempo.

Il segreto dei prodotti Filippi sta nella ricerca, nella selezione e nella cura degli ingredienti più pregiati, all’insegna della genuinità e solo con aromi naturali, per realizzare dei prodotti dal gusto armonioso, in cui ogni ingrediente è valorizzato e si combina perfettamente con gli altri. La Pasticceria Filippi è una Certified B Corporation, ovvero un nuovo tipo di azienda che va oltre l’obiettivo del profitto, orientato alla sostenibilità ambientale, al benessere dei dipendenti e dell’intera comunità.

 

SodaStream con Lipton: arrivano i due iconici gusti di tè al limone e alla pesca

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sodastream lipton
I nuovi concentrati SodaStream x Lipton (immagine concessa)

MILANO – Da oggi trasformare la semplice acqua del rubinetto nell’inimitabile gusto di Lipton Ice Tea sarà facile come premere un pulsante: con i nuovi concentrati SodaStream con Lipton è possibile preparare direttamente a casa deliziosi tè freddi e cocktail in modo divertente e sostenibile, scegliendo tra due dei gusti iconici del tè freddo Lipton: limone e pesca.

I nuovi concentrati SodaStream con Lipton

Frizzanti e freschi: i tè Lipton sono pronti in pochi secondi e permettono di creare a casa le proprie bevande preferite e personalizzate a base di tè freddo. Basta riempire la bottiglia Sodastream con acqua del rubinetto fredda, premere con decisione il pulsante del gasatore per un paio di secondi, aggiungere i nuovi concentrati Lipton Ice Tea al limone e Lipton Ice Tea alla pesca e shakerare.

I gusti SodaStream con Lipton Ice Tea rendono la vita domestica più frizzante e sostenibile. Oltre a offrire nuovi modi di gustare le bevande preferite e rinfrescanti a casa, i nuovi gusti permettono di godere di una gamma infinita di esperienze personalizzate, riducendo l’uso di plastica monouso.

Petra Schrott, marketing manager SodaStream Italia ha commentato: “I gusti Lipton arricchiscono la nostro offerta, dando ai nostri consumatori la possibilità di essere sostenibili  mentre creano le loro bevande personalizzate di tè freddo frizzante a casa” ha dichiarato Petra Schrott, Marketing Manager SodaStream Italia “Che si tratti del gusto rinfrescante degli agrumi o del gusto intenso della pesca maturata al sole, i concentrati Lipton offrono una bevanda deliziosa per ogni occasione e la possibilità per i consumatori di gustare il proprio tè freddo personalizzato, come e quando vogliono”.

I concentrati SodaStream x Lipton Ice Tea Limone e Pesca (440 ml a 6,99 euro) sono disponibili nei supermercati nella sezione piccoli elettrodomestici, nei negozi specializzati, sui siti e-commerce e su sodastream.it.

I mocktail dell’estate

Con i nuovi gusti di tè freddo, creare i vostri cocktail preferiti e rinfrescanti sarà più facile che mai. Per quest’estate SodaStream propone due proposte di mocktail originali al limone e alla pesca, ma le opzioni sono infinite a seconda dei gusti: l’unico limite è la vostra creatività!

Lemon Iced Tea Ginger Ale

Ingredienti

  • 150 ml di acqua frizzante al Lipton Ice Tea al Limone
  • 30 ml di sciroppo di fiori di sambuco
  • 100 ml di ginger ale
  • Zenzero fresco q.b.

Guarnizione

  • Una fetta di limone

Preparazione

Riempire un bicchiere con qualche cubetto di ghiaccio e versare lo sciroppo di fiori di sambuco. Aggiungere lo zenzero. Versare l’acqua frizzante al Lipton Ice Tea al Limone. Completare con il ginger ale. Mescolare, guarnire e servire

Peach Iced Teatime

Ingredienti

  • 60 ml di acqua frizzante al Lipton Ice Tea alla Pesca
  • 120 ml di succo d’uva bianca
  • 15 ml di nettare di pesca
  • Qualche fetta di pesca e arancia, fragole q.b.

Guarnizione

  • Menta q.b.

Preparazione

Riempire un bicchiere con qualche cubetto di ghiaccio e versare il succo d’uva bianca e il nettare di pesca. Aggiungere le fragole, le pesche e le arance a fette. Completare con acqua frizzante al Lipton Ice Tea alla Pesca. Mescolare, guarnire e servire

La scheda sintetica di SodaStream

SodaStream, società controllata da PepsiCo, è il brand di acqua frizzante leader a livello globale. Presente in oltre 47 paesi in tutto il mondo, SodaStream consente ai consumatori di creare acqua e bibite frizzanti personalizzate con la semplice pressione di un pulsante.

Consentendo ai suoi utenti di fare scelte migliori per se stessi e per il pianeta, SodaStream sta rivoluzionando l’industria globale del beverage e cambiando il modo di bere bevande a casa. Maggiori informazioni online qui.

La scheda sintetica di Lipton

Con oltre 125 anni di storia, Lipton è uno dei grandi brand leader al mondo, con bevande a base di tè che includono tè in foglie, tè freddo pronto da bere e infusi. Lo scopo di Lipton è rinfrescare la quotidianità con momenti di sole a misura di sorso. Curiosità: Lipton è il primo marchio di tè a livello mondiale e il secondo marchio di bevande più consumato a livello globale! Lipton è guidata dalla positività e dalla passione per portare la bontà naturale di tè e tè freddi di grande gusto al maggior numero di persone possibile.

Manuela Fensore vola in semifinale ai Campionati mondiali latte art di Copenhagen

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La campionessa Manuela Fensore al Woc di Copenaghen (foto concessa)
La campionessa Manuela Fensore al Woc di Copenaghen (foto concessa)

MILANO – Manuela Fensore è già campionessa del mondo 2019 di latte art ma è ritornata a mettersi in gioco nel campionato più prestigioso del mondo perché aveva ancora, evidentemente, qualcosa da dire. Sempre protagonista del mondo delle gare, non dimentichiamo che è stata la coach di Carmen Clemente nel suo titolo mondiale del 2022, non ha resistito alla sfida rappresentata dalle molteplici innovazioni e cambiamenti introdotti dalla organizzazione nelle gare di latte art che, da campionessa purosangue, ha trovato stimolanti per il settore.

Manuela Fensore e Carmen Clemente, due Campionesse del Mondo che amano mettersi in gioco (foto concessa)

Lo ha fatto utilizzando a proprio vantaggio la prerogativa della macchina superautomatica ufficiale Thermoplan, che consente di impostare automaticamente l’estrazione degli espressi di base, lasciando al concorrente molto più tempo per illustrare il proprio concept e per dedicarsi all’accoglienza dei giudici.

Manuela Fensore ha utilizzato i minuti in modo creativo e coinvolgente

Raccontando, in un ottimo inglese, una vera e propria favola, fatta di immagini e parole in rima, esattamente come nei libri per bambini: infatti la performance è intitolata “Baby Tales”.

Per il Preliminary Round, gli animali protagonisti della fiaba sono una giraffa che bruca le più alte foglie di una palma – realizzata con free pour di bevanda vegetale e un elefantino che ruba una mela per un goloso snack fuori programma – realizzato in Hatching con latte vaccino.

Ecco il quadretto con cui Manuela Fensore ha illustrato la propria gara ai giudici, un vero trionfo di colori e allegria.

Le figure portate in gara (foto concessa)

Anche il look di Manuela Fensore è curato in ogni dettaglio: dal suo grembiule di gara possiamo scoprire altri protagonisti delle prossime performance… e delle prossime favole.

Manuela Fensore pronta alla gara (foto concessa)
Manuela Fensore pronta alla gara con alcune anticipazioni delle prossime figure… (foto concessa)