domenica 23 Novembre 2025
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Da CodeCafé a Trani: “Lo specialty come core business, in Italia, una perdita, nel bar dev’essere un complemento”

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All'esterno del CodeCafé (foto concessa)
All'esterno del CodeCafé (foto concessa)

MILANO – Anche il sud Italia sa apprezzare lo specialty: gli esempi non sono poi così pochi fortunatamente, ma sono comunque ancora una nicchia che fa divulgazione attorno al caffè di qualità in regioni in cui la miscela carica di Robusta tostata scura va ancora per la maggiore. A spingere un modo differente di intendere la tazzina c’è CodeCafé a Trani (Puglia).

In Piazza della Repubblica, Vincenzo Fortugno ogni giorno si muove dietro al bancone con un’offerta differente, tranne il lunedì, quando il locale chiude, ma la formazione per il personale continua a porte chiuse.

CodeCafé nasce in realtà nel 2006: già allora parlavate di specialty o è stato un processo graduale?

“È stato un percorso fatto di tanti passaggi, ma in realtà faccio questo mestiere da quando avevo 14 anni. Dopo tanta esperienza sviluppata in giro per hotel e bar in tutta Italia, sono tornato a Trani per aprire la mia attività.

Il panorama fuori (foto concessa)

Ho scelto Trani perché è una città a vocazione turistica e questa sua caratteristica è stata uno stimolo per valorizzare il nostro lavoro in un contesto in cui ancora la figura del barista è sottovalutata purtroppo.

Per superare questo stereotipo ho voluto da subito arrivare preparato dietro al bancone e così poter servire al meglio i miei clienti. Allora ho preso la patente di assaggiatore italiano caffè presso IIAC e lì ho scoperto in i tanti aspetti della filiera.

Fare il barista però era presto diventato un mestiere statico, con 400 attività aperte attualmente a Trani è facile appiattirsi e quindi mi sono specializzato per portare un prodotto di eccellenza che potesse differenziare CodeCafé e tenermi continuamente stimolato.

Nel 2014 ho conosciuto la community: erano anni in cui si avvertiva nell’aria il cambiamento verso lo specialty. In Fiera ho incontrato Dario Ciarlantini insieme a SCA Italy ed è stata quell’occasione a mostrarmi la vastità dietro al chicco. Ho cominciato ad approfondire questa materia prima e i metodi di estrazione alternative frequentando corsi di specializzazione.

La passione mi ha portato all’acquisto di tutte le attrezzature (Aeropress, V60 etc) e a scoprire realtà come quella di Pierre Caffè con la propria linea di specialty da proporre come miscela per il filtro.

Infine ho acquistato tre macinini Eureka per lo specialty in espresso, un Eureka Drogheria e un Fiorenzato F83 E pro. Per l’espresso ho scelto la linea PB de La Marzocco, con cui mi trovo benissimo da quando l’ho comprata nel 2017 e quest’anno potrei cambiarla con una La Marzocco Strada.

CodeCafè, lo specialty a Trani in 40 metri quadri

Oggi fate 100% specialty, o avete mantenuto qualche compromesso per i palati meno esigenti?

“Finalmente dopo tanto tempo siamo riusciti a proporre una miscela di Brasile-India (Kapi Royal Robusta al 10%) El Salvador che uso tutti i giorni. Sono partito inizialmente con un blend da 60%-40%, prodotto da una seppur buona torrefazione Pugliese ma con produzione industriale.

Con Luigi di Pierre Caffè invece è cambiato tutto il mio modo di concepire la tazza di espresso, la trasparenza, la professionalità, l’artigianalità diventano essenziali nella mia offerta. Tutto è cambiato, si comincia un nuovo percorso di gustare il caffè espresso riconoscendolo come prodotto agricolo e non come merce, dando valore a tutta la sua filiera ricordandosi sempre che al centro del bar c’è sempre il cliente .” Il quale deve essere guidato ad assaporare nuovi gusti, non il solito caffè.”

Fare specialty a Trani, è possibile, oppure rappresenta un costo troppo elevato?

Se dovessi ragionare da imprenditore, gli specialty dovrei lasciarli perdere: li beviamo con costanza soltanto io e pochi clienti che vengono da me tutti giorni. Devo dire però che grazie a internet e ad un mio post di un caffè filtrato ho conosciuto Valentina Palange e con il suo sostegno sono cambiate un po’ le cose.

Da quel momento CodeCafè è inserito nella guida Italy specialty coffee,italian specialty coffee guide e nella rete di European Specialty Trip. Molti turisti bevono e comprano specialty da noi e così si riesce a vendere in quantità maggiori.

L’espresso al banco pian piano ha conquistato alcuni dei miei clienti locali, ma è un percorso graduale per fare cultura e avvicinare il consumatore alle altre sfaccettature del caffè. Organizzo anche delle degustazioni dove propongo degli specialty più particolari.”

Va bene il cold brew d’estate, ma ci raccontate la vostra granita al caffè con espresso?

“La granita al caffè è semplice, basta farla bene ed equilibrata. Un espresso con la nostra miscela senza allungarlo, sciroppo, acqua e zucchero. Mentre il cold brew lo prepariamo con le singole origini: facciamo ovviamente anche le ricette più tradizionali, come il caffè freddo con l’espresso. Serviamo anche il coffee tonic, perché ci piace fare miscelazione e i turisti ne sono molto contenti.

Una ragazza americana di qui ad esempio impazzisce per l’Espresso Martini.

Ma la questione del prezzo come l’avete affrontata?

L’espresso da CodeCafé (foto concessa)

“Inizialmente è stato un problema: ora siamo arrivati ad 1,20 ma per fortuna anche gli altri si sono decisi ad aumentare l’espresso. Passo dopo passo la gente ha capito che se beve qualcosa di qualità è giusto pagarla.

Racconto le nostre tazze come frutto di una materia prima che innanzitutto è un prodotto agricolo e non commerciale, esclusivamente legato alle oscillazioni della Borsa. E i miei clienti gradualmente hanno capito la differenza con quello che consumano negli altri bar della zona, quando noi rimaniamo chiusi il lunedì e vanno altrove.

Luigi ha creato per noi una miscela che lascia un ricordo emozionale che permane in bocca e i clienti lo riconoscono.”

Qualche numero di CodeCafé

La media mensile di specialty è di due chili in totale. Il filtro – ne preparo anche 3-4 al giorno soprattutto a colazione – e ci sono dei clienti affezionati che vengono da noi anche da zone limitrofe soprattutto nel periodo della bella stagione.

Poi a seconda dei dolci che prepariamo artigianalmente, consigliamo il giusto caffè: ad esempio i biscotti vegani con farina ai cereali all’olio d’oliva e gocce di cioccolato sta bene con un Brasile lavato, molto delicato e con un forte sentore di cioccolato.

Diciamo che dalle sei e un quarto di mattina sino alle 9 di sera, il caffè è il core business nella fase che va dalle colazioni al pomeriggio.”

E il personale è stato difficile da reperire?

Siamo in tre e tutti formati. Non è stato facile trovarli: non tutti vogliono fare questo lavoro, perché fatto di sacrifici e poco retribuito. Bisogna avere forza di volontà. Alcuni clienti fanno commenti che possono atterrire un giovane che comincia a lavorare dietro al banco. Il ragazzo che fa scuola alberghiera qui, non sa niente del mondo della caffetteria specialty, per cui mancano le basi e se si vuole attuare un cambiamento, si deve partire proprio dalla formazione nelle scuole.

Siamo andati con Luigi a Matera nell’alberghiero e abbiamo fatto un corso con altri colleghi – un barman e uno chef – ai ragazzi che dovevano scegliere tra sala e cucina, gratuitamente. Abbiamo fatto divulgazione ed è stato bello confrontarci.

C’è un po’ mancanza di voglia di crescere ed evolversi, adeguandosi al resto del mondo,la comfort zone regna. Ci sono formatori in Puglia eccellenti che con duro lavoro cercano di far crescere la cultura del caffè, Luigi Paternoster, Luigi Cippone, Davide Roveto, Specialty pal ne sono l’esempio e li ringrazio.

Per me è essenziale per il bar che vuole sopravvivere, vendere un caffè ottimo insieme ad un’esperienza completa: da questo punto di vista il personale è indispensabile per dare un’identità precisa al proprio locale.

Chi sta dietro a un banco è un barman che deve saper conoscere tutto bene: dalla grappa al caffè. Il bar funziona se è performante in tutti gli aspetti al massimo livello. Altrimenti fare specialty esclusivamente, in Italia, rappresenta soltanto una perdita. È un complemento del bar, non il core business, che invece è dato dagli aperitivi e dall’espresso a colazione.

Lo specialty un domani potrà diventare il punto di forza di un locale come il nostro: per noi adesso sta acquisendo il giusto peso, perché attira clienti nuovi e diversi. Per questo devo essere all’altezza dell’aspettativa. Ora vengono a cercarci, ma ci sono voluti 8 anni di lavoro.

E senza mai mettersi sul piedistallo, posizione in cui deve essere messo il cliente che apprezzerà la nostra professionalità. Nel settore siamo poi tutti importanti e collegati uno all’altro: se siamo uniti, il mosaico uscirà armonioso e bello.

Per quanto mi riguarda l’idea è quella di ampliare lo specialty in CodeCafè, facendo qualcosa in termini di formazione e divulgazione con Luigi. Logisticamente mi piacerebbe poi ampliare l’esterno, magari provare un carretto on the road ottenendo i permessi necessari per fare degli eventi .

Vorrei organizzare anche una maratona di camerieri con specialty, croissant e acqua sul vassoio tra il lungo mare e la cattedrale: chi vince si aggiudica un corso sugli specialty.”

Semestrali: fatturato Nestlé in calo del 2,7% a 45 miliardi, Gruppo Seb (La San Marco) vola a 3,74 miliardi (+3,6%)

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Nestlé Nespresso
Il logo Nestlé

MILANO – Pur tornando a crescere in termini di volume, Nestlé pubblica una semestrale inferiore alle attese, che delude i mercati. Il colosso svizzero dell’alimentazione ha reso noti ieri, giovedì 25 luglio, i risultati per i primi sei mesi di esercizio: il fatturato ha segnato una contrazione del 2,7%, a 45,045 miliardi di franchi svizzeri, sulla quale i cambi hanno impattato negativamente per il -4,4% e i disinvestimenti per il -0,4%.

La crescita organica, nella prima metà del 2024, è stata del 2,1%, al di sotto della stima media di crescita del 2,5% fornita dal consenso aziendale.

La crescita interna reale (RIG) di Nestlé, un parametro di misura del volume delle vendite, è aumentata dello 0,1% nella prima metà del 2024 (+2,2% nel secondo trimestre), mentre gli analisti si aspettavano una contrazione dello 0,5%.

L’Ebit è stato pari a 7,8 miliardi di franchi, in calo dello 0,8%, con un relativo margine del 17,4%, in rialzo rispetto al 17,1% dell’anno scorso.

L’utile netto è rimasto sostanzialmente stabile a 5,6 miliardi. Va detto tuttavia che il margine di profitto netto è aumentato di 30 punti base al 12,5% su base riportata e di 40 punti base a valuta costante.

Di conseguenza, l’utile per azione è aumentato dell’1,8% arrivando a 2,16 franchi svizzeri su base riportata.

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EUDR: Nestlé, Mars Wringley e Ferrero appoggiano la legge

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unione europea classe E ue Eudr legge
La bandiera dell'Unione Europea

Alcune aziende di spicco del settore del food, come Nestlé, Mars Wringley e Ferrero, hanno dichiarato di appoggiare l’introduzione della legge sulla deforestazione dell’Unione Europea (EUDR), come dimostra un documento. La legge in questione a partire dal 30 dicembre, richiederà alle aziende che vendono cacao, caffè, olio di palma e altri prodotti nel blocco dei 27 Paesi, di dimostrare che le loro catene di approvvigionamento non contribuiscono alla deforestazione.

Nonostante il sostegno delle grandi realtà hanno tuttavia esortato l’Unione Europea a fare di più per aiutare le aziende a rispettare la data di inizio di dicembre. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Market Screener.

Nestlé, Mars Wringley e Ferrero a favore dell’EUDR

MILANO – I giganti dei beni di consumo, tra cui Nestlé, Mars Wrigley e Ferrero, hanno appoggiato l’imminente divieto dell’Unione Europea sui beni importati legati alla deforestazione, nonostante le richieste di alcune aziende di ritardarlo, come risulta da un documento visionato da Reuters.

La legge sulla deforestazione, a partire dal 30 dicembre, richiederà alle aziende che vendono cacao, caffè, olio di palma e altri prodotti nel blocco dei 27 Paesi di dimostrare che le loro catene di approvvigionamento non contribuiscono alla distruzione delle foreste.

Il Governo degli Stati Uniti e i gruppi industriali, tra cui la Confederazione delle Industrie Cartarie Europee, vogliono che la politica venga ritardata, adducendo lamentele, tra cui il fatto che i sistemi di gestione della conformità dell’Unione Europea non sono completi.

Ma alcuni grandi produttori di cioccolato hanno esortato Bruxelles a procedere. In un documento congiunto condiviso con il team del Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, visto da Reuters, il gigante alimentare Nestle, il produttore di M&Ms Mars Wrigley e l’azienda di cioccolato Ferrero hanno appoggiato la legge, ma hanno esortato l’UE a fare di più per aiutare le aziende a rispettare la data di inizio di dicembre.

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Starbucks: ecco come sta cambiando il modello delle caffetterie a livello globale

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Il logo di Starbucks

Il modello dei primi Starbucks in cui era possibile socializzare o gustarsi una tazza di caffè leggendo un libro sta lentamente scomparendo. Con l’avanzare del tempo pare che la catena stia faticando a mantenere il concept: basti pensare che il 70% dei clienti acquistano caffè e dolci direttamente dalle app online. Il modello di acquisto e consumo è sempre più frenetico. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Valeria Paglionico per il portale d’informazione Fanpage.

Il cambiamento di Starbucks

MILANO – Chi non ricorda i primi store di Starbucks sparsi in giro per il mondo? Sotto la guida del CEO Howard Schultz, divennero in poco tempo dei veri e propri punti di riferimento per coloro che intendevano incontrarsi e socializzare in luoghi “neutri” che non avesse nulla a che vedere né con l’ufficio, né con la propria casa.

Pensati per essere delle location in cui sentirsi a proprio agio, furono arredati con soffici poltrone di velluto e luci soffuse e diedero a tutti la possibilità sia di prendere un caffè in compagnia, sia di rimanere in solitaria con il proprio pc senza essere disturbati. Ad oggi, però, le cose sembrano essere cambiate: ecco cosa sta accadendo.

Comode poltrone, musica jazz in sottofondo, l’odore del caffè appena preparato e il nome scritto sul bicchiere: Starbucks è diventato letteralmente iconico grazie a questi dettagli e in ogni parte del mondo sono stati moltissimi i brand che hanno provato a imitarlo. Per quale motivo, però, ad oggi i suoi store si stanno svuotando?

Col tempo pare che la catena stia faticando a mantenere intatta la sua identità, soprattutto perché il 70% dei clienti sono quelli che acquistano caffè e dolci direttamente dalle app online (mania che ha preso sempre più piede dalla pandemia in poi). Certo, in molti si sono anche lamentati del fatto che le comode poltrone sono state sostituite con degli sgabelli di legno, ma la verità è che l’azienda sta adattando il suo business ai tempi che cambiano.

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Estate 2024, Fipe: la spesa turistica a giugno-agosto sarà di 62 mld di euro, di cui 11,7 mld in bar e locali

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fipe
SI consolida il ruolo delle vacanze estive: la loro incidenza sul totale annuo sale al 45% (immagine concessa)

ROMA – Il bilancio dell’estate 2024 in Italia sarà positivo, con circa 215 milioni di presenze turistiche nel nostro Paese, segnando un incremento dell’1,6% rispetto al 2023. È quanto emerge dall’analisi di Fipe – Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi, per la stagione estiva del 2024, presentata in occasione della tavola rotonda Un’estate italiana: sfide e orizzonti del sistema turistico che si è svolta ieri a Roma.

Le previsioni di Fipe per l’estate 2024

Il principale motore di questa crescita continua ad essere il turismo estero, che si prevede aumenterà del 4% rispetto all’anno precedente, mentre il turismo interno registrerà una lieve flessione dello 0,8%.

Per il trimestre estivo (giugno-agosto 2024), la spesa turistica complessiva viene stimata in 62 miliardi di euro. Di questi, circa 11,7 miliardi di euro saranno spesi dai turisti per mangiare fuori casa.

Il mese di agosto si prospetta come un’importante boccata d’ossigeno per la stagione estiva, con oltre 84 milioni di presenze attese e una spesa turistica complessiva di 24 miliardi di euro. Per colazioni, pranzi, cene, aperitivi, dolci e gelati, i turisti spenderanno in questo mese circa 4,8 miliardi di euro.

“I dati sull’estate 2024 confermano la forza del sistema turistico italiano” dichiara Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di Fipe. “Nonostante un ciclo economico in fase di rallentamento e un quadro geo-politico che continua ad essere complicato, la straordinaria capacità attrattiva del nostro Paese e la qualità dei nostri servizi permettono all’economia del turismo di fare un ulteriore passo in avanti e dunque di contribuire positivamente anche quest’anno alla crescita del PIL. Qualche segnale di incertezza viene dal turismo interno che nei primi mesi dell’anno presenta un trend con il segno meno che, tuttavia, dovrebbe attenuarsi nei mesi estivi” conclude Sbraga.

Guardando più in profondità i cambiamenti strutturali tra il pre e il post pandemia nelle modalità di fare vacanza degli italiani l’analisi rileva un aumento delle vacanze lunghe (4 o più notti), che nel 2023 erano il 59,4% del totale contro il 55,6% del 2019. I viaggi brevi (1-3 notti) scendono al 40,6%, dal 44,4% del pre pandemia.

Crescono le vacanze estive: nel quadro complessivo di calo delle vacanze, l’incidenza dei viaggi estivi sul totale annuo sale al 45% (dal 41,8% del 2019) e quella dei pernottamenti al 61% (dal 57,6%). L’estate consolida, dunque, il proprio ruolo nella scelta degli italiani del periodo per fare vacanza.

Aumenta l’appeal dell’Italia: Il 79,3% dei viaggi per vacanza degli italiani ha come destinazione una località italiana, un dato in crescita rispetto al 76,3% del 2019. Aumenta l’attrattività del Nord (+2%) e del Mezzogiorno (+2,2%).

Aumentano le prenotazioni fai da te: l’alloggio è prenotato direttamente dal turista nel 73,8% dei viaggi per vacanza in cui la struttura dove soggiornare è prenotata (era il 45,4% nel 2019).

Cresce l’uso dell’online: nel 70,6% dei viaggi per vacanza degli italiani, la prenotazione dell’alloggio è avvenuta tramite il web, rispetto al 59,6% del 2019. Internet permette ai turisti di raccogliere autonomamente tutte le informazioni necessarie, confrontare prezzi e individuare le migliori opportunità sul mercato.

Gelato artigianale: ecco come riconoscere quello perfetto

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Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

Il gelato artigianale segue regole ben precise per essere definito tale. Si tratta di una combinazione di colore, temperatura, corpo e persistenza e, dopo averlo gustato, non deve venire sete. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica.

Le regole del gelato artigianale

MILANO – Il gelato perfetto? Esiste, eccome. È uno dei simboli dell’artigianato italiano nel mondo, agli italiani piace così tanto che non c’è una sola stagione per mangiarlo. Anzi, sempre di più si gusta tutto l’anno. Ma l’estate è sicuramente il periodo che più sta “addosso” – per dirla alla Jovanotti – al gelato.

Non tutti i prodotti, però, sono fatti come si deve. E allora come fare? Per riconoscere il gelato ideale basta tenere presenti queste sette regole base che vi permetteranno di capire se il cono o la coppetta che state degustando sono fatti a regola d’arte oppure se c’è qualcosa da migliorare.

No alle montagne

Se vediamo montagne di gelato uscire molto al di fuori delle vaschette esposte, qualcosa non va: sebbene il gelato si trovi al di sopra della linea del freddo delle vetrine refrigerate non si squaglia. Potrebbe essere segnale di una dose di grassi vegetali idrogenati, che resistono a temperature maggiori.

Il colore naturale

Dev’essere naturale: le colorazioni “assistite” riguardano soprattutto i gusti alla frutta, che durante la lavorazione si ossida in modo naturale e con le basse temperature vede affievolire il colore. Diffidate da gialli sgargianti o rosa shocking, perché rinforzati da coloranti. Un esempio: il gusto banana, se naturale, è bianco.

La temperatura

Non deve essere troppo freddo: se in bocca dà una sensazione di gelo fastidioso (specie per le creme) potrebbe essere segnale di una scarsa incorporazione di aria, quindi di una ricetta non ben bilanciata. E non deve essere nemmeno troppo caldo (tipo mousse), altrimenti potrebbero avere troppa aria incorporata.

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La Genovese pubblica il Bilancio di sostenibilità 2023 e c’è l’utilizzo esclusivo di imballaggi riciclabili per tutti i nuovi prodotti

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L'impegno dell'azienda verso la sostenibilità (immagine concessa)

ALBENGA (Savona) – Nel corso del 2023 l’impegno di La Genovese verso pratiche più sostenibili e comportamenti responsabili è diventato sempre più incisivo e significativo. Oggi con soddisfazione viene pubblicato il Bilancio di sostenibilità 2023, un documento che riflette la sempre maggiore sensibilità e impegno costante dell’azienda verso attività responsabili e innovative.

Il Bilancio di sostenibilità 2023 della torrefazione La Genovese

Per La Genovese questo è il secondo anno di pubblicazione del bilancio, Alessandro Borea amministratore delegato della storica torrefazione ingauna, afferma che il viaggio verso un futuro sempre più responsabile è ancora lungo e ricco di sfide, ritenendosi altresì soddisfatto dell’approccio di tutti gli attori coinvolti in questo processo.

Di seguito sono riportati i passi significativi che l’azienda ha voluto evidenziare come punti chiave nel loro anno di attività 2023.

  • L’analisi dell’impronta aziendale: introducendo la Matrice di Materialità della propria azienda, La Genovese ha dedicato sempre più ascolto attivo a tutti gli stakeholder, seguendo le linee guida degli obiettivi dell’Agenda 2030.
  • Produzione sostenibile: ogni fase del processo produttivo è stata messa sotto osservazione e dopo un’attenta analisi è stata ottimizzata per ridurre al minimo l’impatto ambientale, dalla selezione delle materie prime fino al confezionamento e trasporto.
  • Efficienza energetica: con l’installazione di un nuovo bruciatore “green” sulla tostatrice in grado di apportare riduzioni considerevoli.
  • Comunicazione e marketing responsabile mirato alla sensibilizzazione dei propri clienti e del proprio personale con Newsletter dedicate, incontri e informazioni verso una sempre maggiore consapevolezza sull’impatto ambientale.

Oltre a questi importanti punti La Genovese nel primo semestre 2024 si è mossa con nuove attività rilevanti come la collaborazione con TreenNation al fine di raggiungere entro il 2024 la completa compensazione delle emissioni di CO2, piantando regolarmente nuovi alberi all’interno della propria Foresta.

Utilizzo esclusivo di imballaggi riciclabili per tutti i nuovi prodotti, con una manovra di sostituzione di tutti gli attuali imballaggi flessibili in triaccoppiato con materiali di più facile riciclo.

Alessandro Borea afferma inoltre: “Produrre il miglior caffè possibile, contribuendo al contempo alla salvaguardia del pianeta e rispettando tutte le persone coinvolte nella nostra filiera è diventato il nostro obiettivo principale. Ogni tazza di caffè La Genovese deve raccontare una storia di dedizione, passione e responsabilità e soltanto ponendo la nostra attenzione alle esigenze di oggi e a quelle del domani potremo continuare a farlo”.

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Cioccolato: Mars Italia ottiene la Certificazione EDGE per la parità di genere

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Il logo di Mars Italia

MILANO – Mars Italia ha ottenuto la Certificazione EDGE, a dimostrazione del suo impegno nel promuovere la parità di genere, la diversità e l’inclusione sul posto di lavoro. In particolare, l’azienda ha ricevuto la Certificazione EDGEplus, che – oltre all’equità di genere – attesta anche l’impegno verso l’equità intersezionale, andando oltre il concetto di genere.

La Certificazione EDGE è il principale standard globale per la diversità, l’equità e l’inclusione (DE&I), in tema di equità di genere e intersezionale sul posto di lavoro.

Il processo di certificazione prevede l’analisi e la revisione – da parte di un ente terzo – di un rigoroso insieme di requisiti e specifiche interni all’organizzazione, tra cui la rappresentanza di genere in termini di assunzioni e nelle promozioni, l’equità retributiva e l’efficacia delle politiche, delle pratiche e l’inclusività della cultura aziendale.

MARS Italia: riconosciuto l’impegno concreto per l’equità di genere e intersezionale nel posto di lavoro

Fondamentale per questa valutazione è l’utilizzo della soluzione tecnologica EDGE Empower, che accelera l’analisi dei dati statistici e la revisione delle politiche e delle procedure, e facilita la realizzazione di un’ampia indagine tra i dipendenti per valutare la loro percezione sulle opportunità di sviluppo professionale. Mars Italia fa ora ufficialmente parte delle oltre 750 organizzazioni certificate EDGE, in 65 Paesi e 40 settori industriali.

In linea con il purpose dell’azienda, che recita “Il mondo che vogliamo domani inizia dal modo in cui facciamo business oggi”, Mars si impegna per una società inclusiva lungo tutta la sua catena di valore. Tra le recenti iniziative, spicca il lancio globale della Mars Full Potential Platform, una roadmap che traccia il percorso a sostegno della diversità e dell’inclusione in azienda.

Negli anni, questa piattaforma ha visto la creazione di diverse iniziative, a partire dallo studio internazionale #HereToBeHeard, che ha raccolto in 88 Paesi in tutto il mondo le risposte di oltre 10.000 donne alla domanda: “Che cosa dovrebbe cambiare nella società affinché sempre più donne realizzino il loro pieno potenziale?”.

Ne è scaturito un coro di storie personali e prospettive da parte di donne di ogni etnia, religione e orientamento politico, che hanno individuato nei pregiudizi la principale barriera. Un’altra pietra miliare è stata posata nel 2023 con #FlipTheStatusQuo: un’iniziativa che ha visto riconoscere e celebrare gli Associati Mars a livello globale che si sono distinti per le loro azioni volte a scardinare le barriere che impediscono alle donne di essere pienamente incluse.

“Nel mondo che vogliamo contribuire a creare, ciascuno deve potersi esprimere appieno e trovare il giusto sostegno. Come leader, abbiamo il dovere di creare le condizioni  per dare forma a contesti che siano davvero equi e paritari,  in cui ciascuno possa esprimersi al meglio e apportare il proprio valore senza condizionamenti’’ – ha dichiarato Yesim Ucelli, amministratrice delegata di Mars Italia e General Manager della regione Mars Sud Europa. “Siamo quindi estremamente orgogliosi di aver ottenuto la certificazione internazionale Edge, che ci distingue per il nostro impegno verso una società sempre più inclusiva, riconoscendone risultati e valore”.

Aniela Unguresan, Fondatrice della EDGE Certified Foundation, ha aggiunto: “Il conseguimento delle certificazioni EDGE Assess ed EDGEplus da parte di Mars Italia non solo accresce la visibilità e la credibilità del loro impegno verso l’uguaglianza di genere e l’equità intersezionale, ma rappresenta anche un passo significativo verso la creazione di un ambiente lavorativo equo e inclusivo. Esprimiamo le nostre più sincere congratulazioni al team di Mars Italia per aver adottato un approccio responsabile e trasparente, sottoponendo a verifica indipendente il loro impegno a favore di un contesto professionale che valorizza e sostiene ogni individuo nel raggiungere il massimo delle proprie potenzialità e nel fiorire professionalmente”.

La scheda sintetica di Mars Multisales, South Europe

Mars Multisales, South Europe è il cluster che unisce l’Italia a Grecia, Cipro e Malta con headquarter a Milano. Il Cluster produce e distribuisce una vasta gamma di prodotti con marchi tra i più conosciuti al mondo. Tra i brand Mars distribuiti: Petcare – Pedigree, Whiskas, Cesar, Sheba, Kitekat, Catsan, Catisfastion; Chocolate – M&M’S, Snickers , Mars, Twix, Bounty, Maltesers; Wrigley – confections – Skittles; Food – BEN’S ORIGINAL e SUZI WAN – e la gamma di healthy snack a base di frutta secca BE-KIND.

La scheda sintetica di Mars, Incorporated

Mars, Incorporated è un’azienda a proprietà familiare con oltre un secolo di storia nella produzione di prodotti diversificati e nell’offerta di servizi alle persone che possiedono e amano gli animali da compagnia. Con un fatturato di oltre 47 miliardi di dollari, l’azienda è un business globale che produce alcuni dei brand più amati al mondo: M&M’s, Snickers, Twix, Milky Way, Dove, Pedigree, Royal Canin, Whiskas, Extra, Orbit, 5, Skittles, Uncle Ben’s and Cocoavia.

Mars fornisce anche servizi veterinari per la salute degli animali da compagnia, tra cui Banfield, Pet Hospitals, Blue Pearl, VCA e Pet Partners. Con quartier generale a McLean, in Virginia (USA), Mars è presente in più di 80 paesi.

I cinque principi di Mars – qualità, responsabilità, mutualità, efficienza e libertà – ispirano ogni giorno gli oltre 140.000 Associati nella creazione di valore per tutti i partner e stimolare una crescita di cui poter andare fieri.

La certificazione EDGE

La Certificazione EDGE è lo standard globale leader per la Diversità, l’Equità e l’Inclusione (DE&I), in tema di equità di genere e intersezionale sul posto di lavoro. La Certificazione EDGE si basa su evidenze oggettive e misurabili dello stato attuale dell’equità di genere e intersezionale in un’organizzazione. Verificata da un organismo di certificazione indipendente e approvato, supporta l’integrità e la credibilità dei dati e delle informazioni e offre a un’organizzazione un modo efficace per comunicare il proprio impegno e le proprie prestazioni in materia di DE&I.

Gli Standard EDGE e il Sistema di Certificazione si basano su quattro pilastri che definiscono il successo nell’equità di genere e intersezionale: rappresentanza nella rete di talenti, equità retributiva, efficacia delle politiche e pratiche, e inclusività della cultura. Come parte integrante della valutazione, statistiche, politiche e pratiche, e l’esperienza dei dipendenti vengono valutate rispetto agli Standard EDGE. A seconda dei risultati specifici di ciascuna organizzazione, potrebbe essere necessario sviluppare un piano d’azione per colmare le lacune identificate.

Per la valutazione EDGE (genere binario), sono possibili tre livelli di certificazione: EDGE Assess (riconoscimento dell’impegno), EDGE Move (dimostrazione dei progressi) e EDGE Lead (celebrazione del successo). La Certificazione EDGEplus (genere e intersezionalità) è un’aggiunta alla Certificazione EDGE (genere binario), offrendo alle organizzazioni la possibilità di analizzare dati e informazioni relative a donne e uomini come gruppi diversificati, per approfondire la comprensione e misurare l’intersezionalità di genere e altri aspetti della diversità, come l’identità di genere non binaria e LGBTQ+, razza/etnia, nazionalità, età e lavoro con una disabilità.

La Certificazione EDGE si distingue per il suo rigore e il focus sull’impatto, e rimane valida per un periodo di due anni.

Nasce la drinklist per omaggiare gli azzurri alle Olimpiadi di Parigi: il caffè al centro del “9”58”, il drink dedicato a Marcell Jacobs

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Il cocktail Sinnergia (immagine concessa)

MILANO – Sacrificio, fatica e passione: sono questi gli elementi che contraddistinguono la vita di uno sportivo. La storia insegna che solo i più forti atleti a livello mondiale possono partecipare alle Olimpiadi, ma pochi entrano nell’Olimpo dello sport conquistando la medaglia d’oro, un privilegio che dura per l’eternità. Mancano pochi giorni all’inizio della XXXIII edizione della competizione più antica della storia: il 26 luglio prendono il via i Giochi Olimpici di Parigi 2024 che si prospettano come sempre entusiasmanti e ricchi di agonismo.

La drinklist ispirata agli atleti azzurri

Nel corso delle due settimane olimpiche, tutto il mondo è sintonizzato sullo stesso canale per ammirare le gesta dei migliori atleti di ogni nazione, tutti alla ricerca dello stesso obiettivo: il gradino più in alto del podio.

Una fibrillazione che non coinvolge, però, solo l’universo sportivo, bensì anche quello della mixology: infatti, un panel di esperti bartender riuniti da Anthology by Mavolo ha ideato “Mixolimpica”, vale a dire una drinklist esclusiva ispirata agli atleti più amati e attesi della spedizione azzurra.

Questi drink non solo esaltano il talento e le impareggiabili caratteristiche di ogni sportivo, ma offrono anche un’esperienza sensoriale unica nel suo genere.

“Questi cinque cocktail sono un tributo agli atleti italiani che rappresenteranno il nostro paese alle Olimpiadi 2024. Ogni drink racconta una storia, un’emozione e un pezzo del carattere di questi straordinari professionisti. Che siate fan del running, del tennis, del salto in alto, del volley o della scherma, c’è un cocktail che vi aspetta per brindare ai successi azzurri. Salute agli atleti e alle Olimpiadi 2024!”, ha affermato Alberto Birollo, drinksetter di Anthology by Mavolo.

Entrando più nel dettaglio in merito alla drinklist, il caffè è l’assoluto protagonista del “9”58”, il drink dedicato al campione olimpico Marcell Jacobs e al suo obiettivo personale di battere il record mondiale di Usain Bolt: è composto da vodka Le Philtre, liquore al caffè Black Sinner, sciroppo al caramello salato Bacanha e una tazzina di caffè, shakerati e serviti in una coppa con la guarnizione di chicchi di caffè.

Due fette di cetriolo sono la garnish di “Fioretto”, il cocktail intitolato alla portabandiera olimpica Arianna Errigo: tequila Don Ramón Plata, sciroppo Fiore di Sambuco Bacanha, succo di lime e Le Tribute Lemonade sono gli ingredienti di questo drink che simboleggia l’eleganza della schermitrice azzurra. “Jump to Gold” è il nome del cocktail dedicato all’altro portabandiera italiano, ovvero Gimbo Tamberi: si tratta di un twist sul Cameron’s Kick, cocktail storico di Harry MacElhone che risale al 1922, ed è composto da mezcal Le Tribute, whisky Brave New Spirits Lighthouse Peated e sciroppo orzata Bacanha con l’aggiunta di succo di limone, albume d’uovo pastorizzato e 3 gocce di soluzione salina affumicata.

Non poteva mancare il drink intitolato al tennista numero 1 al mondo: “Sinnergia” per Jannik Sinner e la sua instancabile forza. Il gin Amuerte, rigorosamente versione Orange, è il protagonista di questo cocktail insieme a succo di lime, succo d’ananas, sciroppo di zucchero di canna Bacanha e un pizzico di sale shakerati e serviti in un bicchiere Collins. Completano il drink un cucchiaio di liquore al caffè Black Sinner e una foglia di Shiso Rosso. “Ace to Ace” è, invece, il cocktail dedicato alla pallavolista azzurra Paola Egonu e alla sua energica luminosità: gin Saneha Luminous, rum Chalong Bay Tropical Notes Lime Kaffir, succo d’arancia, succo di lime, polpa di mango e quattro gocce di soluzione salina sono mixati e serviti in un bicchiere alto con una spolverata di pepe di Sichuan.

Ecco dunque le 5 ricette della drinklist “Mixolimpica”, per brindare agli atleti azzurri in missione a Parigi:

  • 9”58

Ingredienti: 50 ml vodka Le Philtre, 10 ml liquore al caffè Black Sinner, 1 tazzina di caffè, 10 ml sciroppo al caramello salato Bacanha, chicchi di caffé per guarnire.

Procedimento: versate tutti gli ingredienti per 9”58 all’interno di uno shaker. Agitate e servite, filtrando in una coppa da cocktail. Infine, guarnite con qualche chicco di caffè.

  • Fioretto
    Ingredienti: 45 ml tequila Don Ramón Plata, 20 ml sciroppo Fiore di Sambuco Bacanha, 30 ml succo di lime, Le Tribute Lemonade, 2 fette di cetriolo per guarnire.

Procedimento: versate tutti gli ingredienti nello shaker, tranne Le Tribute Lemonade, e agitate energicamente. Filtrate il tutto in un bicchiere Collins pieno di ghiaccio. Infine, colmate con Le Tribute Lemonade e guarnite con due fette sottili di cetriolo. L’armonia del cocktail emerge dall’incontro tra la vegetalità del tequila e del cetriolo, la dolcezza dello sciroppo di fiori di sambuco e l’acidità del lime.

  • Jump to gold
    Ingredienti: 30 ml mezcal Le Tribute, 20 ml whisky Brave New Spirits Lighthouse Peated, 10 ml sciroppo orzata Bacanha, 15 ml succo di limone, 15 ml albume d’uovo pastorizzato, 3 gocce di soluzione salina affumicata.

Procedimento: per preparare il cocktail, versate tutti gli ingredienti all’interno di uno shaker senza ghiaccio, e shakerate. Successivamente, aggiungete del ghiaccio nello shaker e shakerate nuovamente. Concludete filtrando il tutto in una coppetta ghiacciata, seguendo la tecnica double strain.

Per realizzare la soluzione salina affumicata sciogliete 20 grammi di sale affumicato in 100 ml di acqua bollente. Filtrate e conservate in una boccetta con tappo contagocce.

Note: la tecnica del “double strain” è utilizzata per ottenere un drink privo di residui solidi e dalla consistenza liscia. Consiste nel filtrare il cocktail due volte: prima con un colino a maglie larghe e poi con un colino a maglie fini.

  • Sinnergia

Ingredienti: 50 ml gin Amuerte Orange, 20 ml succo di lime, 30 ml succo d’ananas, 10 ml sciroppo di zucchero di canna Bacanha, 1 pizzico di sale, 1 cucchiaio di liquore al caffé Black Sinner, 1 foglia di Shiso Rosso per guarnire.

Procedimento: Per prima cosa versate tutti gli ingredienti, tranne il liquore Black Sinner, in uno shaker e shakerate vigorosamente. Successivamente versate il tutto in un bicchiere Collins, e aggiungete in sospensione 1 cucchiaio di liquore al caffè Black Sinner. Guarnite il cocktail con una foglia di Shiso Rosso.

  • Ace to ace

Ingredienti: 40 ml gin Saneha Luminous, 10 ml rum Chalong Bay Tropical Notes Lime Kaffir, 10 ml succo d’arancia, 25 ml succo di lime, 30 ml polpa di mango, 4 gocce di soluzione salina, una spolverata di pepe di Sichuan.

Procedimento: per preparare il drink Ace to Ace, versate tutti gli ingredienti in uno shaker e agitate vigorosamente. Successivamente, filtrate con un colino e versate in un bicchiere alto riempito di ghiaccio. Completate il cocktail con una leggera spolverata di pepe di Sichuan.

Dentro il primo e solo in-country partner CQI in Italia, Imperator: “Come e perché ci siamo riusciti”

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Alberto Polojac, Q Arabica Instructor e quality manager di Imperator (immagine concessa)

MILANO – Imperator, azienda importatrice di caffè crudo triestina, tre generazioni nel commercio del verde: non per questo ha mai smesso di fare innovazione, prima promuovendo lo specialty coffee in Italia, l’alta formazione, e di recente stringendo sempre più il rapporto già consolidato negli anni con il Coffee Quality Institute, diventando il primo e solo in-country partner di CQI.

Imperator quindi, in prima linea, ma facciamo un passo indietro. Cos’è esattamente un in-country Partner, quanti ce ne sono nel mondo?

“Sono 37 nel mondo e sono presenti sul sito del CQI insieme a tutti i Q-Graders e le Q-venues. Solitamente sono uno per ogni Paese di riferimento.

L’in-country non è altro che uno snodo che permette al suo specifico mercato o area di contare su di un punto di riferimento CQI per la promozione di alcuni eventi e corsi e nell’essere un luogo di consegna dei cosiddetti Q-Coffee, ovvero quei caffè certificati attraverso il vaglio di 3 Q-Graders, per essere certi che siano specialty e che quindi rispondano a determinati criteri dettati dal CQI sia per il verde che per il cupping.

Sono parametri spesso molto simili per quanto riguarda il verde a quelli usati anche dalla Specialty Coffee Association (SCA). Certo attualmente il CQI continua ad applicare il protocollo di cupping tradizionale, osservando però con interesse lo sviluppo del nuovo C.V.A. di SCA, per ora ancora in fase di rodaggio.”

In Italia però fino ad ora nessuno ci era riuscito: come Imperator, da quanto avete puntato questo riconoscimento e quanti anni di lavoro ha comportato?

“E’ un percorso che ho iniziato personalmente che è partito da molto lontano: mi sono interessato al CQI già quando ho fatto il mio ingresso nel mondo del caffè 20 anni fa. Il CQI all’epoca era piuttosto conosciuto negli Stati Uniti, ma ancora poco in Europa.

Appena si è aperta l’opportunità di seguire un corso per Q Graders plus Arabica in Italia nel 2012, mi sono formato. Da lì ho continuato a tenermi aggiornato rispetto al CQI, che rappresenta un’istituzione principalmente formativa ma non solo, molto rigorosa e che
sottopone gli studenti a degli esami piuttosto duri.

Da questo mio primo approccio in veste di Q-Graders, ho voluto affrontare anche la procedura per diventare Q-Instructor: un tempo o si viaggiava una volta all’anno negli Stati Uniti in concomitanza dell’esame, oppure non si poteva essere trainer.

Così gli anni sono passati, finché ad un certo punto ce l’ho fatta e nel 2020 ho ottenuto anche questa qualifica, grazie al fatto che ci fosse la possibilità di svolgere una parte dell’esame online. In qualità di trainer qualificato, ho voluto insegnare in italiano così da venire incontro alle esigenze degli operatori del nostro Paese.

Ricordiamoci infatti che uno dei maggiori scogli spesso è proprio nella lingua in cui questi
corsi vengono erogati e quindi per noi è stato importante offrire un programma di corsi che fossero più alla portata di tutti.

Ma questo cammino parallelo a CQI non si è fermato con me: poco dopo ho fatto diventare la Bloom Coffee School una Q-Venue, ossia uno spazio certificato in cui si tengono i corsi di CQI, dopo aver superato una serie di controlli rigorosi. Per il ruolo che abbiamo nella filiera come Imperator, la conseguenza naturale è stata poi la richiesta per essere In-country partner.

Ciascun Paese può contarne soltanto uno e così ho avviato la procedura che consiste in diversi passaggi ulteriori rispetto alla certificazione per Q-Venues, con alcune pratiche formali per poter essere accettati dal CQI come partner.”

Quali sono quindi i criteri esatti per poter essere in-country Partner CQI?

“Soprattutto si deve garantire una fluidità nel processo di certificazione del Q-coffee. Non soltanto il laboratorio in cui avvengono i corsi e le preparazioni, ma anche nell’analisi e controllo qualità interno. Devono esserci determinati strumenti e avere una routine di lavoro consolidato.”

Che cosa dà in più Imperator nella possibilità di analizzare il dna del verde, anche in relazione alle nuove regole EUDR?

“Questo servizio esula di per sé dal CQI ma lo aggiungiamo come Imperator in quanto utile per chi acquista una determinata origine o una varietà prestigiosa come il più famoso Geisha, o Ls28 del Kenya, perché il dna è l’unico modo che si ha per certificare che sia effettivamente quello che si è comprato all’origine. E il discorso può valere anche per gli stessi produttori di caffè, che a volte non ritrovano la corrispondenza rispetto a ciò che hanno acquistato.

Con il laboratorio di Trieste possiamo implementare la certificazione CQI. Questo processo si sposa con la nostra filosofia di voler sfruttare la normativa a nostro favore: non è un’imposizione, ma un’occasione di sviluppare determinate aree. E l’EUDR è così: le nuove normative sulla deforestazione verranno completate con l’analisi del dna e con i nuovi metodi di tracciabilità che lanceremo più avanti nel corso di quest’anno.”

Ora che Imperator ha assunto questo ruolo cruciale a livello nazionale, che cosa rappresenta per la torrefazione italiana, non soltanto di specialty?

“Trattiamo materia prima di una certa qualità ovviamente, ma assolutamente analizziamo anche il verde oltre lo specialty, Arabica, Robusta, qualche Fine Robusta. Cercando di uscire dall’equivoco del termine “specialty”, spesso usato senza verificare realmente che lo sia.

Per esperienza posso dire che molti caffè commerciali corrispondono per le loro caratteristiche a degli specialty, ma vengono immessi nel mercato come tradizionali. Eppure sono puliti, senza difetti, certo magari presentano qualche maggiore pecca nel verde ma potrebbero essere tranquillamente classificati come specialty.

La filiera quindi ha bisogno di un servizio come il nostro, per certificare la materia prima. Ovviamente non possiamo effettuare gli stessi controlli sul nostro caffè, ma soltanto sui caffè di terzi per evitare conflitti di interesse.

Paradossalmente dobbiamo far certificare il nostro caffè da altri in-country partner – anche se noi come laboratorio interno possiamo valutare, ma non dare certificazioni -.

Anche il nostro settore ha apprezzato il nostro riconoscimento: per i grandi nomi è interessante, c’è stata già una manifestazione di interesse, mentre per i piccoli è un po’più difficile a causa dei costi da affrontare.

Per chi è spaventato dal prezzo per la certificazione, è possibile ammortizzarlo sottoponendo diversi campioni. Per mettere in moto la macchina di controllo qualità solo per un sample la cifra si alza, ma su 10 ha senso.

Vogliamo sempre mantenerci innovativi. I grandi marchi del commercio di caffè verde sono operativi in termini di tracciabilità e noi ci uniremo a loro per sfruttare questa opportunità dell’EUDR. Mi auguro che il mercato dello specialty e l’approccio verso questo prodotto possa trasformarsi anche grazie a questi traguardi italiani. Che in termini di filiera portano a una maggiore conoscenza e di conseguenza coinvolgeranno anche i consumatori e tutti gli attori della supply chain.”