mercoledì 31 Dicembre 2025
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Monoporzionato: la produzione cresce del 20,3% sugli 800,0 Mn

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mercato delle cialde capsule caffè monoporzionato
Un'analisi del mercato del monoporzionato

MILANO – Condividiamo l’analisi di Giandomenico De Franco sul settore del monoporzionato. Nel 2011 capsule e cialde a 800 milioni di euro con un +20,3% L’ulteriore accelerazione della crescita è stata impressa dalle esportazioni, cresciute del 31,4% nel 2011, e pari a 243,0 milioni.

Monoporzionato: un trend in crescita

La produzione di caffè monoporzionato, che include anche l’importazione delle capsule speciali facenti capo a operatori esteri, cresce del 20,3% a valore nel 2011, attestandosi sugli 800,0 Mn di euro. L’ulteriore accelerazione della crescita è stata impressa dalle esportazioni, cresciute del 31,4% nel 2011, e pari a 243,0 Mn di euro. Il mercato interno continua comunque a mantenere un’ eccellente attrattività, con una crescita del 16,0% a valore nel 2011, generata dalle ottime performance dei sistemi chiusi e capsule speciali in genere, che crescono del 29,7% a valore.

Da evidenziare la crescita delle vendite nel canale pubblici esercizi, pari, nel 2011, a +22,2% a volume, contro una crescita complessiva del fuori casa, Ocs+Vending+Pubblici Esercizi, del 6,2% a volume.

L’aumento della concorrenza si manifesta particolarmente sul canale fuori casa e Ocs

Dove si verifica un abbassamento delle barriere all’entrata, e la rapida crescita di player emergenti. Le aziende leader non intendono però cedere il campo a una eccessiva banalizzazione del canale Ocs, con il rischio di erosione di margini che continuano a mantenersi elevati, e forti della liquidità e del know-how di cui dispongono rilanciano i propri sistemi chiusi, innovandoli e rinnovandoli.

Giandomenico De Franco www.compedata.com Via Aurispa, 7 20122 – Milano tel +39 02 45477751 cellulare +39 3495743062

Laurea sì o no? Sembra più economico e produttivo aprirsi un bar

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pacchetto soldi euro laurea
Quanto costa laurearsi e a che pro?

MILANO – Prendersi una laurea non è più un traguardo che fa davvero la differenza una volta entrati nel mercato del lavoro. Tanti anni e tanti soldi investiti soprattutto quando si parla del sistema formativo americano, per avere un attestato che poi non avrà praticamente valore per le aziende: le competenze e l’esperienza non vengono ben coltivate nelle università.

di Massimo Mucchetti

Laurea: serve ancora o è uno spreco di soldi?

L’ inizio dell’anno scolastico ripropone un’ antica domanda: a che cosa serve studiare? Certamente, serve a diventare esseri umani e cittadini più consapevoli. Tanto dovrebbe bastare. Ma fino all’ altro ieri diplomi e lauree garantivano anche un buon lavoro. E così il dibattito politico sul finanziamento dell’ istruzione si divideva tra chi lo voleva affidato alla spesa pubblica e chi avrebbe preferito il modello degli Usa, dove gli studenti si fanno anticipare dalla banca i denari necessari per rette universitarie, libri e sopravvivenza e restituiscono questi prestiti d’ onore non appena trovano lavoro. La Grande Crisi ha relegato in secondo piano quel dibattito e ora ripropone in termini radicali l’ antica domanda. Negli Usa, una legione di laureati non riesce più a rimborsare i prestiti ricevuti da studente.

Le banche lamentano insolvenze per oltre mille miliardi di dollari. L’ ascensore sociale azionato dall’ istruzione è fermo.

Il perché è presto detto: la globalizzazione brucia milioni di funzioni produttive ieri destinate a chi ha una laurea

Si ricorre ai Paesi emergenti acculturati. In California dilagano, per esempio, le polizze sanitarie scontate se si accettano cure praticate in India. L’ Italia, si dirà, è diversa. Qui l’ istruzione, fino alle medie superiori, è pressoché gratuita. Le rette universitarie sono basse. Ma i costi non scompaiono se a pagarli è lo Stato, alimentato dalla fiscalità generale. Per capirci, facciamo due conti prendendo come base i costi di formazione di un medico all’ università del San Raffaele, un ateneo privato di Milano. Se si considerano retta, libri, affitto di una stanza in un appartamento condiviso con altri studenti, abbonamento ai mezzi pubblici, costi di sostentamento in una città diversa da quella di origine, avremo una spesa annuale di 22-25 mila euro. Il corso di laurea dura 6 anni, un altro anno se ne va in tirocinio, esame di Stato e ammissione alla specialità, la quale prende, a sua volta, un quinquennio. Ebbene, si moltiplichino per 7 le spese annuali, vi si aggiunga gli interessi su questi denari e si tolga pure il salario di un mese di lavoro estivo ogni anno. Sulla cifra che ne risulta, si applichino altri 5 anni di interessi, perché durante il periodo di specializzazione il neomedico riceve un sussidio che gli consente di vivere (parcamente) ma non certo di rimborsare alcunché,

Alla fine, a 30-31 anni, carico di studi e di esperienze, il neomedico avrà accumulato un costo di formazione pari ad almeno 200 mila euro

Se si è fatto prestare i soldi da una banca (ammesso che la trovi) e la volesse rimborsare in 10 anni a un tasso del 7% (buono per un prestito senza garanzie), il neomedico dovrebbe versare una rata mensile di 2.300 euro. Dovrebbe dunque avere subito un salario di almeno 3.500-4.000 euro netti. Onestamente improbabile. Si obietterà: invece del San Raffaele c’ è la Statale, dove la retta è inferiore.

di Massimo Mucchetti

Bene, ma come sappiamo il conto non cambia se a concorrere alla sua copertura è lo Stato. E allora qual è il senso economico di studiare se è più conveniente aprire un bar? E qual è il destino di una società dove il mercato genera simili incentivi? mmucchetti@rcs.it Il commento di Massimo Mucchetti è uscito sul Corriere della Sera di sabato 15 settembre. Chi volesse commentare su Comunicaffè può scrivere a info@comunicaffe.com . L’e-mail dell’autore è riportato al termine del suo articolo.

Art & Ciocc: 4 giornate dal 1 al 4 novembre ad Aosta la fiera al cacao

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Yumiko Saimura, 33 anni, originaria di Kobe, in Giappone, è la nuova campionessa italiana di cioccolateria.

MILANO – Un giro d’Italia all’insegna del cioccolato è quanto propone ‘Art & Ciocc.’, giunta al quinto appuntamento, che per quattro giorni, dall’1 al 4 novembre, ha condotto ad Aosta decine di maestri cioccolatieri provenienti da tutta la Penisola. La manifestazione ha permesso ai visitatori di scoprire negli stand allestiti in piazza Chanoux le specialità a base cioccolato legate non solo all’estro e alla fantasia individuale dei cioccolatieri, ma anche alle tradizioni regionali.

Art & Ciocc, protagonista il cioccolato artigianale

Così, attraverso Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Molise, Lazio e Sicilia sarà possibile compiere un vero e proprio tour attraverso l’Italia, da Nord a Sud, attraverso le infinite declinazioni del cioccolato. Ogni giorno, dalle 10 alle 22, a disposizione per degustazioni e acquisti numerose varietà di cioccolatini, tavolette di cioccolato, praline, dragee, cremini, torte e tartufi e ancora liquore al cioccolato servito in cialde croccanti, cuneesi al rhum, cioccolato di Modica, maxi-cremino alla nocciola e gianduia, passando per torrone con cioccolato, cioccolatini al peperoncino e olio extravergine, castagnaccio, strudel e molte altre specialità.

Oltre all’esposizione dei prodotti a base di cacao, la manifestazione ha previsto alcuni eventi collaterali, tra laboratori del gusto, atelier creativi sul cioccolato e lezioni di arte pasticciera

Esportazioni: in Uganda calano (Cda) mentre in Tanzania aumentano (Tcb)

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MILANO – Calano le esportazioni di caffè dall’Uganda. Secondo i dati mensili della Uganda Coffee Development Authority, diffusi in questi giorni, l’export di agosto è stato di 233.151 sacchi, in flessione del 24% rispetto ai 308.739 sacchi di cui allo stesso mese dell’anno scorso. Si tratta della prima variazione negativa mensile dall’aprile scorso. Secondo l’ente governativo di Kampala, l’arretramento è dovuto alla minore produzione imputabile alla siccità. Dall’inizio dell’annata caffearia, l’Uganda ha esportato 2,55 milioni di sacchi di caffè, per un valore di 369 milioni di dollari, contro 2,8 milioni per un valore di 399,3 milioni nei primi 11 mesi del 2010/11.

Esportazioni: dopo l’Uganda, vediamo la Tanzania, Tcb punta prevede forte incremento

Intanto la Tanzania punta a ricavare quest’anno oltre 200 milioni di dollari dall’export di caffè. La stima è del Tanzania Coffee Board (Tcb) e si fonda sull’aspettativa di un forte incremento dei volumi esportati, che passerebbero da 33.000 a 55.000 tonnellate. Il direttore del Tcb Adolph Kumburu attribuisce tale risultato a un rilevante aumento della produzione reso possibile dalle migliori condizioni climatiche e dalla diffusione crescente di varietà ad alto rendimento messe a punto dai genetisti del Tanzania Coffee Research Institute (TaCRI).

Oltre a garantire maggiori rese, le nuove cultivar offrono una più elevata resistenza alle malattie. Il Tcb ha inoltre adottato varie misure volte a migliorare gli standard qualitativi lungo la filiera. La Tanzania è il quarto produttore africano dopo Etiopia, Uganda e Costa d’Avorio.

Starbucks: via all’apprendistato nel Regno Unito per i prossimi 2 anni

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howard schultz starbucks
Il fondatore di Starbucks Howard Shultz

MILANO – Starbucks ha annunciato il lancio di una vasta iniziativa di apprendistato in tutto il Regno Unito nel corso dei prossimi due anni. Ben 700 giovani della regione londinese avranno l’opportunità di seguire una formazione nei locali e nelle strutture della catena americana.

Starbucks punta sui giovani partners

“Così facendo puntiamo a valorizzare i talenti e sviluppare le professionalità, a vantaggio dell’intero settore della caffetteria” ha dichiarato il numero uno Starbucks UK & Ireland boss Kris Engskov. L’iniziativa ha ottenuto il plauso del sindaco di Londra Boris Johnson.

Money Gram, la tendenza italiana: gestori stranieri di imprese tricolore

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In Italia gli imprenditori sono stranieri

MILANO – È di origine romena l’imprenditore che è stato insignito del Money Gram Award 2012, il premio istituito dalla società di trasferimento internazionale di denaro, per aver investito in Italia attraverso la sua attività di import-export di prodotti tipici della Romania. Un riconoscimento che sembra invertire la tendenza rispetto all’opinione sugli immigrati in Italia: secondo un sondaggio di Money Gram, infatti, il 61% degli italiani dai 18 anni in su crede nel ruolo positivo delle imprese di cittadini immigrati in Italia per la ripresa dell’economia nazionale. E le aziende di stranieri residenti sono aumentate del 7,4% dal 2010 al 2011, anno in cui Money Gram ha stimato oltre 400 mila società gestite da imprenditori stranieri in Italia.

Money Gram evidenzia una tendenza tutta italiana

«Qui ci sono gli indicatori di come uscire dalla crisi – ha commentato Natale Forlani, direttore generale della direzione dell’Immigrazione del ministero del Lavoro – gli immigrati hanno portato in Italia uno spirito di intraprendenza che è il seme dell’innovazione». «Le difficoltà sono state tante», hanno raccontato i partecipanti al premio.

«Quando siamo arrivati in Italia siamo rimasti clandestini per molto tempo e siamo riusciti ad aprire un’attività perché non volevamo per nessun motivo tornare alle nostre misere condizioni di origine. Ancora oggi ci guardano con diffidenza, siamo simpatici ma non credibili.

Il commento più frequente è:

‘Parli bene l’italiano. Ed è diventata quasi un’offesa, come se dicessero con stupore: ‘Anche voi siete capaci di…»’. Classe ’70, romeno, Florin Simon è il vincitore dell’edizione 2012 del Money Gram Award e ha ricevuto un premio anche per la categoria Crescita. La sua azienda, «Romania S.r.l.», dà impiego infatti a 34 persone e per quest’anno prevede un aumento delle vendite del 34% con un fatturato di 19 milioni di euro.

Trasferitosi a Roma nel 1996, Florin ha iniziato a lavorare come manovale fino a quando non ha aperto la sua impresa a servizio degli immigrati romeni in Italia, importando prodotti tipici e distribuendoli al dettaglio. Dal palco della Casa del Cinema di Roma ha ringraziato commosso sua moglie, italiana, per essergli stata sempre vicino.

Oltre a conferire il titolo di imprenditore immigrato dell’anno, il Money Gram Award ha premiato altre quattro aziende che hanno dimostrato di avere «capacità di visione, coraggio e leadership»

E che hanno saputo esportare e adottare con successo il proprio modo di lavorare nel nostro Paese: Sandra Aparecida Gouveia (Brasile) con il centro estetico «Akos Benessere» e Anisoara Marin (Romania) con la «Cooperativa sociale Risvolti», per il settore Occupazione; Lishuang Hu, detto Marco (Cina) con il locale «Wok Sushi» per la categoria Innovazione; Muhammad Ajmal Shahid (Pakistan) con la cooperativa di servizi «Impresa service» per la Giovane imprenditoria; Elsa Javier (Perù) con l’associazione «Semillas Latinas» per la Responsabilità sociale.

«Non parliamo di un fenomeno marginale ma di una realtà consolidata: dal 2008 al 2010 gli imprenditori italiani sono diminuiti dell’8% e quelli stranieri sono aumentati del 40%», ha detto il vicepresidente Money Gram Massimo Canovi, durante la premiazione.

«Con il nostro appuntamento annuale speriamo di contribuire a un processo di maturazione politica e economica del Paese e di avere voce nel processo di integrazione che negli ultimi anni procede con alti e bassi. Voi – ha concluso, rivolgendosi ai vincitori – avete dato un’autentica lezione agli italiani».

Make decent coffee: quando gli artisti si mettono dalla parte della qualità

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Il caffè torrefatto fa la differenza

MILANO – Si chiama “Make Decent Coffee” la campagna lanciata da United Coffee UK, divisione britannica della multinazionale svizzera nata due anni raccogliendo la storica eredità del torrefattore olandese Drie Mollen. L’iniziativa si propone di insegnare ai sudditi di sua maestà britannica le poche semplici regole da seguire per preparare in casa una buona tazza di caffè fresco evitando di ricorrere al solubile, tuttora prevalentemente nei consumi domestici degli inglesi.

Make decent coffee: l’operazione ha un testimonial di eccezione

Il popolare cantante e autore britannico di origine australiana Peter Andre, noto estimatore del caffè di qualità, tanto da avere aperto lui stesso due caffetterie nel centro di Londra. Nell’intento di far conoscere l’iniziativa, Andre ha compiuto un tour promozionale per le strade della capitale accompagnato da un camioncino sul quale è stato sistemato da un cassonetto giallo.

L’insolito mezzo ha fatto sosta davanti al palazzo del parlamento dove, in un roadshow improvvisato, Andre ha incoraggiato i passanti a compiere un gesto “forte” e simbolico

Gettare le confezioni di caffè solubile nel cassonetto ricevendo in cambio un barattolo di vero caffè torrefatto. “Ci sono vari metodi per ottenere tazza di caffè di qualità accettabile – ha dichiarato Andre – e il solubile non rientra tra questi. Nulla eguaglia il gusto del vero caffè eppure così tanta gente continua inutilmente a bere quello solubile”. Per dimostrarlo, il sito– oltre a vendere caffè e macchinette – mette a disposizione varie risorse, quali tutorial, guide scaricabili, informazioni sui prodotti e le loro caratteristiche.

“Makedecentcoffee.com è nato nella convinzione che bere una buona tazza di caffè sia un diritto di tutti – spiega Elaine Higginson, managing director, United Coffee UK & Ireland – Abbiamo impiegato gli ultimi 12 mesi a costruire e arricchire costantemente il sito, nell’intento di condividere il più possibile idee, conoscenze ed esperienze e accrescere così la consapevolezza delle alternative al caffè solubile”.

Caffè Motta non molla nonostante l’affitto annuo di 607.649,16 euro

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Bar Motta in Galleria a Milano
Il Bar Motta in Galleria a Milano

MILANO – Continua la cavalcata dei grandi marchi storici in una delle più importanti vetrine dell’Italia sul mondo, non soltanto quello dei turisti ma del business e dei ricchi/e russi/e e arabi/e. Così dopo Savini, il primo hotel d’Italia a 7 stelle, e molto d’altro, in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano tornerà lo storico marchio Motta. Ma non sarà di sicuro un rilancio all’altezza della grandissima tradizione Motta o Alemagna perché dietro l’operazione c’è Autogrill con la sua caffetteria/ristorazione basso di gamma.

Motta, il retroscena del bar storico

La Giunta comunale del sindaco Giuliano Pisapia ha approvato una delibera che rinnova la convenzione con Autogrill e autorizza lavori di riqualificazione e ristrutturazione degli spazi che verranno destinati ad attività di bar e ristorazione tradizionale con le insegne Motta. L’idea è quella di riproporre in chiave moderna, come già avvenuto all’interno della Stazione Centrale, al formula dello storico Bar Motta nato nel 1925 nella galleria dell’Unione (allora galleria Carlo Alberto).

I lavori inizieranno all’inizio del 2013 e dureranno 24 mesi

Al piano sotterraneo rimarrà la libreria Feltrinelli. I piani alti saranno ancora destinati alla ristorazione, con marchi ‘Ciaò e ‘Foodissimo, e verrà realizzato un percorso di accesso e collegamento alla Terrazza Aperol. Autogrill è attualmente intestataria di tre convenzioni della durata di 18 anni per vari spazi situati nel complesso della Galleria (scadenza dicembre 2016). Oltre alla somministrazione di alimenti e bevande, alcuni locali sono adibiti alla vendita di libri e prodotti multimediali (Feltrinelli) e di abbigliamento (Massimo Dutti) mediante cessioni di ramo d`azienda.

Il canone annuo attualmente corrisposto, per tutte le convenzioni, ammonta ad euro 607.649,16

Con il rinnovo della concessione (che quindi scadrà a dicembre 2030) partirà da subito l`adeguamento del canone ai valori di mercato, secondo le stime che verranno fornite dall`Agenzia del Territorio. «Il ritorno di un marchio storico per la città – scrive in una nota l’assessore al Demanio Lucia Castellano – esprime bene il senso del percorso di valorizzazione della Galleria che stiamo portando avanti grazie all`impegno dei nostri uffici e a un positivo dialogo con i privati. I progetti cui stiamo dando input tutelano infatti il pregio e l’ attrattività del salotto di Milano. Dopo il bando Prada e il rinnovo della convenzione con Louis Vuitton, consentiremo l`avvio di nuovi lavori di restyling che, in vista di Expo 2015, consegneranno alla città spazi rinnovati e fruibili».

Nespresso fa il regalo di Natale: in Italia il lancio della macchina U

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nespresso macchina de longhi modello U
Nespresso, la macchina modello U prodotta da De Longhi

MILANO – Come preannunciato da una formidabile campagna di prelancio, Nespresso U, la nuova macchina da caffè di design e ultima nata in casa Nespresso, è stata lanciata in precedenza sul mercato italiano ed è ora disponibile sia nelle Boutique monomarca sia nelle Boutique in shop presenti su tutto il territorio nazionale.

U, il pacco che vorreste trovare sotto l’albero

Vero concentrato di design, dall’aspetto minimalista e contemporaneo, sarà il prodotto di punta del marchio proprio in vista del Natale.

James Hoffmann viaggia in Giappone, Corea e Australia con l’Aurelia II T3

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James Hoffman
James Hoffmann

MILANO – Dopo la pausa estiva Nuova Simonelli riprende l’Aurelia II T3 World Tour e la macchina sponsor ufficiale del World Barista Championship volerà in Australia con 3 tappe nelle maggiori città: Sydney, Melbourne e Brisbane. Sarà il Barista campione del mondo 2007, James Hoffmann, a presentare a una importante platea di baristi, tecnici ed esperti le caratteristiche della macchina da caffè espresso.

James Hoffman dietro l’Aurelia II T3

Questo il calendario del tour australiano: – domani, Sydney – mercoledì, Melbourne – giovedì, Brisbane Per partecipare a una delle tappe australiane è necessario contattare Espresso Mechanics http://www.espressomechanics.com.au/index.html)

Il tour della macchina, sponsor ufficiale del World Barista Championship 2012-2014

Prevede due date in Corea e Giappone con la presentazione di Aurelia II T3 da parte di James Hoffmann: il 25 settembre a Seoul e il 29 dello stesso mese a Tokyo.