mercoledì 31 Dicembre 2025
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Raccolto brasiliano, il 60% ancora invenduto, cresce l’export del Kenya

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dati raccolto brasiliano piogge
Semi intensivo con pacciamatura Brasile

MILANO – Ben il 60% del raccolto brasiliano corrente deve essere ancora venduto. Questa la conclusione alla quale è giunto un sondaggio di Bloomberg condotto tra gli addetti ai lavori. “In questo periodo dell’anno, le vendite dovrebbero essere ben più avanti, ma il calo dei prezzi nei mercati a termine ha colto molti commercianti alla sprovvista e alcuni hanno continuato ad attendere una ripresa che non si è mai concretizzata” ha dichiarato Rasmus Wolthers di Wolthers & Associates.

“Settembre e ottobre dovrebbero vedere un incremento delle vendite e degli imbarchi che, in concomitanza con l’inizio del raccolto in America centrale, potrebbe avere un effetto ribassista a breve sui prezzi degli arabica” ha aggiunto Wolthers.

Raccolto brasiliano e poi export del Kenya, che ha valore in forte crescita nel 2012

Intanto dal Kenya arrivano previsioni ottimistiche per il comparto del caffè, che prevede un forte incremento dei proventi derivanti dall’export. Secondo il segretario permanente del ministero dell’agricoltura Romano Kiome, il valore delle vendite di caffè all’estero raggiungerà a fine 2012 i 308 milioni di dollari, a fronte dei 260 dell’anno scorso.

Il tutto con una produzione simile, a volume, a quella del 2011, attestata attorno alle 55.000 tonnellate. Parlando a margine della presentazione di un report sull’orticultura realizzato dall’Agenzia Usa per la cooperazione allo sviluppo (Usaid), Kiome si è soffermato sui problemi del settore del caffè e sulle sfide a lungo termine che esso deve raccogliere, compresa quella del ridursi delle superfici agricole per l’avanzare dell’urbanizzazione.

La direttrice esecutiva del Coffee Board of Kenya Loise Njeru ha sottolineato, dal canto suo, la forte espansione dei consumi nei mercati emergenti dell’Asia

E nello stesso ceto medio africano invitando i produttori a trarre vantaggio dalla crescita della cultura del caffè in questi paesi. Il Kenya ha avviato lo scorso luglio una campagna volta a promuovere la coltura del caffè nella regione occidentale, nell’intento di rilanciare la produzione nazionale e aiutare gli agricoltori a diversificare le proprie fonti di reddito.

Il salone dell’ecommerce di Parigi, vetrina per le aziende innovative

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e-commerce
Gli acquisti online continuano a crescere

MILANO – Cinquecento aziende espositrici e 350 conferenze/seminari sono i numeri che presentano il salone e-commerce 2012 che sarà aperto nel parco espositivo di Porte de Versailles a Parigi dal 18 al 30 settembre.

E-commerce: una realtà che diventa sempre più concreta

I settori principali sono quelli del commercio tecnologico, servizi in rete, marketing digitale, la logistica e il servizio assistenza clienti. Tra i temi di maggior rilievo discussi in programma : il modo per individuare il potenziale cliente grazie alla geolocalizzazione, il telefono cellulare o il navigatore satellitare, così come l’importanza delle reti come facebook o twitter necessarie per sviluppare il commercio. Il salone ha accolto nella precedente edizione 30 000 visitatori di cui il 90% ha partecipato alle varie sessioni seminariali.

Barista Lavazza si espande e apre il primo locale della catena in Nepal

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Lavazza catena barista lavazza india
La catena Barista in India

MILANO – Barista Lavazza prosegue la sua aggressiva campagna di espansione in terra asiatica. Secondo quanto riferito da fonti stampa, la catena di caffetterie con sede a Okhla (Delhi) ha aperto ieri a Kathmandu il suo primo locale nepalese, in collaborazione con il partner locale Premium Beverages and Food. Oltre che in India, Barista Lavazza è presente in Bangladesh, Sri Lanka e nel Medio Oriente.

Ristorazione schiava dell’inflazione: la risposta è il rincaro dei prezzi

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caffè bar iva
Una tazza di caffè servita al bancone di un bar

MILANO – Nell’ultimo anno i prezzi della ristorazione sono aumentati del 2,2% a fronte di un tasso d’inflazione generale del 3,2%. Questa la rilevazione del centro studi della Fipe-Confcommercio che mette in luce come le difficoltà dei consumi si riflettono sull’andamento dei prezzi ma anche sul turnover delle attività di ristorazione. Tra gennaio e giugno del 2012 hanno cessato l’attività 14.004 imprese. Gli effetti sui prezzi sono ben spiegati da alcuni prodotti simbolo del bar come caffè a cappuccino.

Ristorazione, rincaro dei prezzi

«Rispetto ad un anno fa – spiega la Fipe – il caffè è aumentato di tre centesimi ed il cappuccino di due. Attualmente il prezzo medio della tazzina di espresso è di 93 centesimi di euro, mentre per un cappuccino sono necessari, sempre in media, 1,25 euro.

Il panino, un altro prodotto importante per i consumatori italiani

(tra chi pranza abitualmente fuori casa lo sceglie uno su quattro), ha un prezzo medio di 2,86 euro con un aumento di otto centesimi rispetto ad un anno fa». In ristoranti, trattorie e pizzerie l’inflazione è ancora più fredda. In un anno i prezzi sono aumentati dell’1,9%.

Illy: un cognome, una dinastia, che è partita dalla Illetta e oggi diversifica

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Riccardo Illy
Riccardo Illy nella sua cantina

TRIESTE – Entri alla Illy e in quella che chiamano «la galleria» – uno spazio per l’ospitalità – ti imbatti subito in «Illetta», la progenitrice delle moderne macchine per l’espresso da bar. La progettò nel 1935 Francesco Illy, il fondatore. Illetta sembra un’opera d’arte futurista. A pochi metri di distanza è esposto il primo barattolo pressurizzato per il caffè, anche quello opera dell’ingegno di Francesco Illy.

Illy: un universo che sa di caffè

Sono lì, Illetta e il barattolo, quasi a ricordare che una delle parole d’ordine, qui dentro, è sempre stata, fin dagli inizi, innovazione. E un’altra è sempre stata qualità. Con internazionalizzazione e diversificazione, oggi quelle due parole d’ordine sono il mantra anti-crisi di Riccardo Illy, il presidente del gruppo. «Noi italiani avremmo di tutto – ci spiega – per uscire dal tunnel. Dobbiamo renderci conto delle nostre potenzialità».

Ci spiegherà poi quali sono, e perché la politica potrebbe fare molto

Lui di politica ne sa qualcosa, visto che è stato sindaco di Trieste dal 1993 al 2001, poi deputato, quindi presidente – dal 2003 al 2008 – della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia. Cinquantasette anni, sposato, una figlia, nipote del fondatore Francesco (origini ungheresi) e figlio di Ernesto, Riccardo Illy è oggi presidente di un gruppo che oltre alla storica azienda di caffè comprende Domori (cioccolato, sede a None, alle porte di Torino), Dammann Frères (la più antica azienda francese di tè, nata nel 1692), Mastrojanni (azienda vitivinicola di Montalcino) e Agrimontana (trasformazione della frutta, con sede a Borgo San Dalmazzo, nel Cuneese).

Dall’anno scorso Illy ha anche una quota del 5 per cento nelle gelaterie Grom

«Io la chiamo holding del gusto – dice – «come vede, abbiamo diversificato e puntato sul top della qualità». La diversificazione è una strada obbligata per uscire dalla crisi? «Guardi, diversificazione, qualità e internazionalizzazione erano già nel dna dell’azienda. Mio nonno oltre al caffè aveva cominciato con il cioccolato e con le confetture di frutta. Ma il cioccolato dovette interromperlo all’inizio della guerra, e le confetture alla fine perché le sue piantagioni di frutta erano in Istria e la Jugoslavia le aveva nazionalizzate. Nel 1965 mio padre Ernesto lanciò il tè Illy, che durò fino al 1985».

Poi, per vent’anni, Illy è stata solo caffè. Che cosa vi ha spinti a diversificare?

«Nel 2004 ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: prima o poi le vendite del caffè raggiungeranno il plafond. Non vedevamo più margini di crescita. Avevamo due possibilità: o restare solo nel caffè scendendo di qualità e di prezzo per acquisire nuovi consumatori, oppure moltiplicare la scelta di qualità con altri prodotti».

E avete scelto la seconda via. «Ripartendo da due prodotti che avevamo perso: il cioccolato e il tè. Domori e Dammann sono state le prime acquisizioni. Poi Agrimontana. Erano il top per la qualità, il rispetto dell’ambiente e la sostenibilità». Che cosa vuol dire sostenibilità? «Vuol dire che un’attività deve poter essere economicamente sostenibile nel tempo. Lei avrà visto, in galleria, le immagini delle tappe della nostra storia: uno dei punti fermi è quello di pagare il giusto prezzo ai coltivatori.

Noi copriamo i costi e poi aggiungiamo un premio per la qualità. Da tempo abbiamo avviato, in Brasile, un “trofeo” ogni anno centinaia di produttori portano un campione. Noi prendiamo solo i migliori. È la nostra filosofia generale. Il caffè Illy è fatto solo con l’arabica, il cioccolato Domori solo con il cacao criollo, che è lo 0,1 per cento del cacao». Torniamo alla diversificazione. Quando avete deciso le acquisizioni, la crisi non c’era. «Il 2004 era un buon momento. Però gli investimenti li abbiamo fatti negli anni della crisi. Nel 2008 i segnali della recessione erano già evidentissimi, e noi prendemmo Mastrojanni. Firmammo il contratto proprio nei giorni in cui falliva Lehman Brothers».

Che cosa le avrebbe detto suo nonno?

«Mio nonno fondò la Illy nel 1933, in un’epoca ancora pesantemente segnata dalla crisi del ‘29. Diceva: chi riesce a partire bene quando le vacche sono magre, andrà di corsa quando arriveranno quelle grasse». Faccia un esempio concreto che testimonia la sua fiducia nel futuro.

«Con Mastrojanni abbiamo appena preso quattro nuovi ettari a Montalcino. Se tutto va bene, superate le barriere burocratiche che sono tante, cominceremo a piantare nel 2013. Il che vuol dire che il Brunello lì prodotto lo venderemo nel 2023. È un investimento per i miei nipoti».

Che cosa le fa pensare che sia un buon investimento? «A livello mondiale, il settore vitivinicolo ha un fatturato superiore a quello di caffè, tè e cioccolato messi insieme. Soprattutto il vino di qualità è in forte crescita. La Cina fino a qualche anno fa non comprava una bottiglia, oggi è il primo mercato per il vino francese».

Il vino è un investimento impegnativo?

«Moltissimo. Pensi che un’azienda alimentare oggi la si compra al valore del suo fatturato annuo; un’azienda vitinicola a 15-20 volte tanto. Ma bisogna crederci». Che cosa dice ai pessimisti? «Beh, intanto che hanno molte ragioni. Il disastro obiettivamente c’è, e la colpa principale è di ordine politico. Il Paese è governato da troppo tempo in modo mediocre. Ma dico anche che l’Italia ha tanti pregi. Noi abbiamo una propensione unica al mondo per la qualità e per l’ingegno. Nessun popolo ha entrambe le cose. Noi per esempio produciamo bellissimi tessuti e bellissimi vestiti; i francesi solo bellissimi vestiti, gli inglesi solo bellissimi tessuti. E così nella meccanica, nel design, nel mobile, nelle automobili, nell’agroalimentare. Ma sembra che non siamo consapevoli di queste nostre virtù».

Le trascuriamo? «Le disconosciamo. L’Italia ha nel mondo un’immagine straordinaria. All’estero, i più bei ristoranti sono italiani. Troviamo piatti italiani perfino in Francia. Se vai in Cina, ti accorgi che per loro il mito è avere una Ferrari, o un abito di Armani, di Versace, di Ferragamo, o un vino italiano… Ma qui da noi non c’è la percezione di questa nostra eccellenza. Noi italiani pensiamo che in tutto il mondo il cibo, o il caffè, o i mobili o i vestiti siano come in Italia. Solo quando andiamo all’estero ci rendiamo conto che non è così».

Dobbiamo investire di più su questa nostra qualità, quindi? «Sì. Nonostante la crisi, il mondo continua a crescere. Cina, India, Corea e Brasile forniscono sempre più consumatori interessati ai nostri beni. Il momento attuale ci offre un’occasione straordinaria». Come mai molte nostre aziende chiudono? «Non sfruttano questi nostri due vantaggi competitivi: la qualità e l’ingegno. E poi c’è un problema di ordine culturale. L’imprenditore italiano ha un livello da terza media. Quando la competizione si fa globale, bisogna crescere, innovare, internazionalizzare. E senza una cultura adeguata non puoi farlo.

Resiste troppo, da noi, il vecchio modello “impresa povera, famiglia ricca». Cioè? «La famiglia investiva i guadagni in titoli di Stato, quindi esentasse. L’impresa pagava interessi alti e presentava bilanci ridicoli per non pagare le tasse. Ma così non si cresce. Il tutto aggravato dai vincoli dello Statuto dei lavoratori».

Vincoli che restano anche dopo la riforma del lavoro? «Le rispondo con una domanda: la riforma ha superato lo scoglio dei 15 dipendenti? No, non l’ha superato. Molti imprenditori non vogliono crescere perché hanno paura di avere più di 15 dipendenti. Era un tappo da togliere, non è stato tolto. Così, molte aziende non fanno il salto di qualità. E rischiano di chiudere».

Torniamo alle responsabilità della politica. «Credo che la colpa principale sia della legge elettorale. Il maggioritario a turno secco ha reso i governi ostaggi delle ali estreme. Prodi è stato messo in difficoltà da Rifondazione comunista, Berlusconi dalla Lega. L’unica soluzione sarebbe il maggioritario a doppio turno alla francese, che garantisce maggioranze non solo ampie, ma anche coese».

Illy lei vuol mettere fuori gioco le minoranze?

«No. Le minoranze devono essere rappresentate ma non devono essere messe in condizione di bloccare il Paese. Oggi ci bloccano. Non solo in Parlamento: non possiamo far i treni veloci perché abbiamo i No Tav, unici ambientalisti al mondo a non volere la ferrovia; non possiamo fare gli inceneritori perché c’è sempre qualche comitato del “no”; non possiamo fare la riforma del lavoro perché la Cgil non vuole». Anche la Cgil è una minoranza? «Certo. La maggioranza dei lavoratori è composta da precari, e la Cgil non si occupa di loro. Si cura solo dei già garantiti».

Lei ha la tentazione di tornare in politica? «Considero chiusa quell’esperienza. Ma ho imparato che non bisogna mai dire mai. Non faccio nulla per tornare in politica, ma sono anche sufficientemente responsabile per capire la delicatezza del momento, e farei fatica a dire di no se qualcuno mi chiedesse di dare un contributo».

Per saperne di più: http://www3.lastampa.it/tuttosoldi/soldi/news/articolo/lstp/461714/

di MICHELE BRAMBILLA

Parlamento europeo: l’impegno per certificare l’espresso non c’è

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parlamento europeo

MILANO – Di certificazione o di qualcosa di simile per il caffè italiano, per l’espresso italiano, per il cappuccino italiano in Europa, l’Europa a 27 non parla più. Non se ne occuperà più nonostante il formidabile impegno unitario della filiera del caffè. Il Parlamento europeo si occuperà, si continua ad occupare di Pizza napoletana, Parmigiano reggiano, cioccolata, prodotti di montagna, insomma tutte le prelibatezze italiane da Nord a Sud che tutto il mondo ci invidia (e ci copia) sono salve. E i produttori così come i consumatori possono tirare un sospiro di sollievo.

Il Parlamento europeo ha approvato oggi un regolamento cruciale per il ‘made in Italy’ alimentare

Con cui si dimezzano i tempi per l’attribuzione delle ‘etichette di origine per i marchi di qualità dei prodotti agricoli. D’ora in poi le richieste di registrazione, presentate da gruppi di produttori, trasformatori o produttori-trasformatori per ottenere i marchi DOP (denominazione di origine protetta, come il parmigiano), IGP (indicazione geografica protetta, come l’abbacchio romano) e STG (specialità tradizionale garantita, come la pizza napoletana) dovrebbero essere valutate dalla Commissione Ue in sei mesi anziché un anno.

Viene inoltre creata un’etichetta ‘ad hoc’ per tutelare i prodotti di montagna, mentre potrebbero essere introdotte a breve nuove etichette per i prodotti delle isole e quelli in vendita diretta. Non solo. Aumentano anche le garanzie contro i finti prodotti tradizionali, per cui vengono portati a 30 gli anni richiesti di presenza sul mercato domestico. Il regolamento, che entrerà in vigore non appena riceverà l’ok del Consiglio Ue con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione, è un «successo importantissimo per il made in Italy alimentare», ha sottolineato il presidente della commissione Agricoltura dell’Europarlamento Paolo De Castro (Pd).

L’Aula di Strasburgo ha approvato il testo a larghissima maggioranza, con 528 sì, 57 no e 33 astensioni

Tra le nuove norme, ci sono anche regole per tutelare i prodotti certificati dalle usurpazioni, imitazioni ed evocazioni, ma anche la possibilità di indicazione dei ‘marchi d’area e l’estensione della lista di prodotti ammissibili a certificazione Ue, come per esempio il cioccolato. Unica pecca, ma su cui si potrà continuare a lavorare in sede Ue, la mancata estensione ai prosciutti certificati del sistema di programmazione produttiva prevista per i formaggi DOP.

«L’approvazione del ‘Pacchetto qualità» è un’ottima notizia per l’Italia«, ha commentato il ministro per le politiche agricole Mario Catania. Una soddisfazione condivisa anche dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, dal Consorzio del Parmigiano Reggiano e dai difensori della Pizza Napoletana.

Il caffè illy riempie le sale dell’ambasciata italiana di Parigi, porte aperte

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ivs france mercati parigi L'entrata caratteristica di una stazione della metropolitana parigina
L'entrata caratteristica di una stazione della metropolitana parigina

PARIGI – Una chance unica per i parigini ma anche per i turisti ovviamente anche italiani di passaggio: in occasione della 29esima edizione delle Giornate Europee del Patrimonio, l’ambasciata italiana a Parigi apre le porte ai visitatori. Davanti ai loro occhi, si spalancheranno le porte dell’Hotel de la Rochefoucauld-Doudeauville, l’antico palazzo nobiliare che ospita dal 1937 la sede diplomatica italiana, tra le più prestigiose ed eleganti della rete che fa capo alla Farnesina.

Parigi apre le porte dell’ambasciata italiana che odora di caffè illy

Il pubblico potrà così ammirare la Scala d’onore, il Salone del Mappamondo, la Sala cinese, la Biblioteca, il Gran salone e il Teatro siciliano. L’ambasciata resterà aperta sabato dalle 10 alle 17 e domenica dalle 10 alle 16. Tra le meraviglie artistiche e architettoniche, i visitatori potranno anche apprezzare l’aroma di un autentico espresso italiano grazie a Illy Caffè che allestirà nel giardino un punto caffè.

Fragranze: a Firenze torna per la decima edizione il salone aromatico

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fragranze decima edizione
Una decima edizione che profuma di celebrità

MILANO – A Firenze si celebra il mondo dei profumi, da quelli amati da celebrità come John Kennedy e Michelle Obama a quelli più curiosi, come la fragranza al caffè e quella che ricorda l’odore dei libri appena stampati. Le novità della profumeria artistica sono in scena dal 14 al 16 settembre alla decima edizione di Fragranze, il salone organizzato da Pitti Immagine alla Stazione Leopolda. Dopo la buona presenza di visitatori della passata edizione (2.200 di cui molti da Germania, Svizzera, Spagna, Giappone, Emirati Arabi, Corea, Europa dell’Est e Russia) il numero dei marchi partecipanti è salito a 213 (erano 194 nel 2011), di cui 142 esteri.

Fragranze: ospite speciale di questa edizione è il critico internazionale Chandler Burr, che anima la fiera in più modi

Venerdì con una cena olfattiva e sabato con una lecture su Ellena, importante naso del XX secolo; mentre alla Leopolda presenta un’istallazione con la mappa di tutti i profumi del mondo.Così si celebra il settore, ma Fragranze è pur sempre una fiera in cui i buyer si aspettano di trovare novità in grado di stimolare agli acquisti. Tra queste, i profumi indossati dalle celebrità.

Torna sul mercato Eight & Bob, fragranza amata da John Kennedy, ideata nel 1937 da Albert Fouquet. I due si conobbero in costa azzurra e Kennedy s’innamorò subito della fragranza, tanto da richiedere altre bottigliette una volta tornato negli Stati Uniti. JFK richiedeva a Fouquet «otto campioni e, se la produzione lo consente, un altro per Bob», e da qui deriva il nome del profumo: Eight & Bob.

La First Lady d’America, Michelle Obama, sceglie i profumi unisex Boadicea, mentre il Sultano dell’Oman propone la sua Maison personale, Amouage

C’è poi «V», firmato da Clive Christian e dedicato alla Regina Vittoria d’Inghilterra che concesse al marchio di fregiarsi della Corona Reale simbolo d’eccellenza. Ma sempre di profumeria artistica si parla, perciò spazio anche agli esercizi di stile. In mostra c’è il primo profumo realizzato con l’essenza del fiore di caffè(Mountain Blossom) e quello dedicato alla pace nel mondo (S4P),realizzato da Celso Fadelli in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi.

Ma il più curioso è certamente Paper Passion,una fragranza che ricorda l’odore dei libri appena stampati, ideata da Geza Schoen, Gerhard Steidl e il magazine Wallpaper,con il packaging di Karl Lagerfeld e Steidl. C’è da giurarci che sia un’essenza rilassante tanto quanto leggere un bel libro.

Alla Feltrinelli di Madrid servito lo specialty: il progetto da due milioni

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MILANO – Ci saranno anche monorigini e caffè speciali, oltre a un cocktail bar nella libreria inaugurata da Feltrinelli e dalla catalana La Central nel cuore di Madrid: è il primo frutto dell’accordo tra i due gruppi firmato lo scorso anno, per un investimento di due milioni di euro.

Feltrinelli: a Madrid si beve specialty

Un atto anche di coraggio in questo momento dell’economia spagnola, con i due partner che parlano di «un nuovo modello di libreria», con superficie di 1.200 metri quadrati, che ospiterà oltre 70.000 titoli. Con l’ormai immancabile caffè-ristorante ma anche con un inedito cocktail bar.

Il bar, che punta ad agganciarsi alla movida della città, si chiama El Garito

Ed è situato nella cripta dell’edificio storico che ospita la libreria, a due passi da Puerta del Sol. È uno spazio che un tempo serviva da deposito di tabacco quando il palazzo ospitava la prima delegazione internazionale di Cuba indipendente.

Vogue Fashion’s Night Out illumina con lo shopping la notte romana

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Vogue Fashion's Night Out
Vogue Fashion's Night Out

ROMA – «Confidiamo con il nostro supporto di poter aiutare anche in minima parte i terremotati che subito hanno saputo reagire con forza, dignità e determinazione alle gravi difficoltà post sisma». Lo ha detto ieri Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia, nel presentare la Vogue Fashion’s Night Out (VFNO), notte dello shopping che torna a Roma per la seconda volta, e nel ricordare che parte del ricavato delle vendite degli oggetti creati delle griffe andrà ai terremotati di Emilia e Lombardia.

Vogue Fashion’s Night Out  la manifestazione romana, organizzata da Vogue Italia e Roma Capitale

Ha visto aperti, dalle 19 alle 23,30, oltre 400 negozi del centro storico. Altaroma ha aperto la VFNO con lo show Fashion Mob cui hanno aderito 40 stilisti romani che, alle 19.00, animeranno la scalinata di Trinità dei Monti. Grazie alla collaborazione delle Associazioni dei commercianti delle vie dello shopping saranno decine gli eventi e i party nei negozi delle grandi griffe e nelle strade: l’Associazione Internazionale Via Margutta presenta Fashion- Art-Musical artistico; fiori, show e mimi a Via Borgognona e piazzetta Bocca di Leone; un concerto alle 18 a pizza S. Lorenzo in Lucina grazie all’associazione dei negozianti e al Conservatorio di S.Cecilia;

Double ha organizzato una caccia al tesoro a squadre

Infine, Samsung, main partner della VFNO realizza cover limited edition per Galaxy S III, mentre Lavazza mette in vendita a Piazza di Spagna 35 una limited edition Lavazza Tierra! per l’Africa firmate Marni, Cavalli, Missoni, Etro, Versace, Moschino. Le Tshirt VFNO sono in vendita anche nelle edicole, sul canale tv QVC Italia e sul sito.