sabato 21 Giugno 2025
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Macef: ecco la moka-bricco di Ancap al Salone internazionale della casa

Rho-Pero (Milano) – Al Macef, il Salone Internazionale della casa, che dal 1964 è uno dei più vasti e proficui momenti di promozione e di commercio nel settore del complemento d’arredo e dei casalinghi. Quest’anno lo spazio espositivo occupato è di circa 170 mila metri quadrati con circa 6 mila espositori e oltre 130 mila visitatori attesi. L’internazionalità è la caratteristica storica della manifestazione (gli espositori esteri di Macef rappresentano il 20 %; molti di più i visitatori extra Italia) – ha l’obiettivo di mettere a confronto realtà diverse, in uno scambio reciproco di esperienza e nell’ottica della multiculturalità e di far conoscere il modo di produrre italiano nel mondo, con la sua creatività ed originalità. Numerosi gli espositori al caffè: sotto trovate l’elenco completo di chi ha deciso di mettersi in gioco anche qui. Da segnalare però che la regina della rassegna è stata la caffettiera moka con parte superiore in ceramica estraibile per il servizio presentata dalla d’Ancap di Sommacampagna. Alla quale abbiamo dedicato la notizia sotto.

Macef: qui Ancap presenta la super moka Cafè à porter

D’Ancàp ha presentato al Macef quella che è stata definita la regina della rassegna, anche al di fuori dello specifico settore caffettiere e caffè, sempre così avaro di novità. Si tratta di Café à Porter, la prima moka che merita il posto d’onore sulla tavola. Con questa novità le precedenti Espressine aggiungono alla loro varietà di forme e decori un nuovo modo di intendere il rito del caffè: il brevetto esclusivo di Ancàp dà vita ad una minimoka che, grazie ad un sistema pratico e semplice, passa direttamente dalla preparazione del caffè alla tavola. Con pochi gesti, la caffettiera in porcellana si separa dalla parte metallica della moka per trovare la sua collocazione ideale tra le tazzine coordinate; il caffè viene quindi versato direttamente dall’Espressina in tavola mantenendo fragranza e calore.

Il rito del caffè assume una inedita eleganza perché siamo in presenza di una vera, raffinata caffettiera in tavola. Non solo l’esclusività del servizio dunque, ma soprattutto un’idea brillante da regalare e regalarsi: Café à porter è un pensiero grazioso dedicato a persone e momenti speciali, capace di incontrare tutti i gusti con la sua ricchezza di modelli e collezioni. Nello stand d’Ancap sono in mostra le note Espressine Giotto, Carina e Darling portare in tavola la loro molteplicità di decori sempre nuovi: d’Ancàp si conferma, una volta di più, al primo posto per la sua capacità innovativa e originale di dare al caffè un tocco in più di gusto.

Per ammirare la novità l’indirizzo del sito Ancap è www.ancap.it

Ecco le tappe che hanno portato a questa importante svolta

1998: nascono le Espressine d’Ancàp, le piccole originali moke in porcellana; 2002: proposte in edizioni limitate e in quasi 100 diverse versioni per forma e decoro, le Espressine d’Ancàp si affermano nelle più importanti vetrine italiane e straniere: da Milano, a Tokyo, a New York; 2003: Pinocchio, Alì Babà, Golf e Aladino sono proposte, ciascuna, con differenti set di tazzine abbinate per forma e per decoro. Nasce l’esclusiva collection Le Tazzine delle Espressine; 2005: è il momento del Café-a-porter.

Al Sigep le nuove tendenze e la tradizione del gelato in mostra insieme

RIMINI – L’idea è venuta ad un’azienda del posto, che al Sigep giocava in casa: la Mec 3 di San Clemente, una frazione di Rimini. Si tratta del gelato a base di caffeina, che è inodore e insapore, ma da al prodotto un potere energizzante. Che lo rendono interessante per chi vuole rincuorarsi o recuperare dopo una corsa.

Tuttavia, a parte alcune novità interessanti come questa, alla fiera del gelato è stata la tradizione a tenere banco, soprattutto con l’annuncio che il prodotto artigianale, la cui stagione è ormai alle porte, vedrà aumenti in vista del 2%-3%.

A presentare le tendenze del gelato 2006 è il Sigep. Esaminando le tendenze si scopre che, chiusa l’era della fantasia a tutti i costi, tornano i gusti classici, non più di una quarantina, ma prodotti tutti rigorosamente con latte fresco di giornata. Saranno contenti anche gli amanti delle novità coniugati però alla territorialità dei prodotti tipici; si va dai diversi cru di cacao, ai pistacchi di Bronte, al limone di Amalfi, alla nocciola tonda delle langhe. a le preferenze del cono 2006 non cambiano: il 73% va alle creme e il 27% alla frutta, l’importante è che il gelato sia di qualità; in particolare, al primo posto svetta il cioccolato, seguito da nocciola, limone, fragola e via via le diverse creme, spesso interpretazione personale di alcuni artisti del gelato. Sì perché la gelateria artigianale è scienza esatta dove niente può essere lasciato al caso, ogni ingrediente è calcolato al grammo.

La fiera del gelato e non solo

Così l’unica strada per arrivare ad un’efficace promozione del gelato artigianale resta la qualità che costerà al consumatore il 2-3% in più e non soltanto per l’aumento delle materie prime, ma anche per la bolletta più pesante della luce, visto il largo utilizzo dei macchinari elettrici. Del resto i consumatori sono sempre più esigenti, vogliono sapere quali sono gli ingredienti utilizzati, gli aspetti nutrizionali, l’apporto calorico, i processi di lavorazione e conservazione.

Non si accontentano più del gelato, basta loro un rapido colpo d’occhio per riconoscere quello giusto. Altro ingrediente indispensabile, deve essere la bravura dei maestri gelatieri sempre più spesso tramandata da padre a figlio trattandosi per lo più aziende a conduzione familiare; questo perché mancano scuole di formazione.

Pur essendo un acquisto fatto d’impulso, il più edonistico dei peccati di gola è una vera passione

Per cui si è disposti a fare anche qualche chilometro, per gustare un cono di qualità, a cui non si rinuncia neanche in inverno; il 40% degli italiani lo consuma tutto l’anno, per un totale complessivo di 332 mila tonnellate, quasi 12 chili a testa.

Gelato, specificano dal Sigep, soprattutto artigianale che rappresenta il 56% dei consumi prodotto da 32.219 gelaterie artigiane, comprese quelle all’interno di bar e pubblici esercizi, con un volume di affari annuo di oltre 2 miliardi di euro; 11.373 sono quelle specializzate, dedite alla sola produzione e vendita di coni e coppette, dove lavorano oltre 5.000 addetti. L’industria italiana è leader assoluto nel mondo per la produzione di macchine per il gelato artigianale. Sono undici le aziende del settore, con 700 addetti, e fatturano oltre 300 milioni di euro l’anno.

 

Fiera del cioccolato artigianale a Firenze: un settore che vale 2.673,8 milioni

FIRENZE – Si è svolta al Saschall di Firenze, la seconda edizione della Fiera del cioccolato artigianale dove, di nuovo, uno dei peccati di gola è diventato sia un prodotto di grande successo commerciale sia anche una moda, e spettacolo. In Italia nel 2003 la produzione di dolci e a base di cacao è stata di oltre 256 mila tonnellate, di cui quasi 112 mila destinate all’ esportazione. Il prodotto importato è pari a 102 mila tonnellate.

Il valore delle produzioni cioccolatiere italiane è di 2.673,8 milioni di euro. Il valore delle nostre esportazioni è di 447,5 milioni di euro e quello delle importazioni è pari a 277,9 milioni di euro. Gli italiani consumano oltre 246 mila tonnellate di prodotti a base di cioccolato, in media 4,26 kg a testa ogni anno.

Fiera del cioccolato artigianale: i dati

Negli ultimi dieci anni i consumi sono aumentati in media da 2 a 4 kg pro capite. Le pasticcerie artigiane in Italia che producono dolci al cioccolato sono 18 mila con oltre 59 mila addetti. I cioccolatieri che sono 600 raggiungono un giro d’ affari di 350 milioni di euro. Il cioccolato è arrivato in Europa attorno 1540 quando l’ imperatore Montezuma II offri a Hernan Cortes una tazza di cioccolato con le spezie che el conquistador portò in Spagna a Carlo I. Da allora il cioccolato è diventato un prodotto ammirato da tutti.

Quest’anno la Fiera ha riunito 30 espositori. Nuova arrivata la Svizzera, con un padiglione, una sorta di riconoscimento alla bandiera, dove ha proposto mostre fotografiche, momenti ludici per i bambini, l’ elezione di lady Chocolate, uno spazio per chi cerca l’ anima gemella in base al tipo di cioccolato più amato, un sambodromo (il Brasile è il maggior esportatore di cacao e Cacao meravigliao il tormentone più conosciuto). Infine le degustazioni.

Il Consiglio nazionale delle ricerche: caffè è un piacere, se la miscela è quella giusta

MILANO – La Rivista on line del Consiglio nazionale delle ricerche, riporta una importante notizia per il settore caffè. Si tratta di una invenzione che può essere di interesse per gli importatori di caffè ma anche per baristi e consumatori. Ecco che cosa scrive il sito del Consiglio nazionale delle ricerche: “Il caffè è un piacere, se la miscela è quella giusta. Per verificare se i profumati chicchi appartengono a qualità pregiate, come quella arabica, la sezione di Milano dell’Istituto di biologia e biotecnologia agraria (Ibba) del Cnr, ha messo a punto un test rapido ed efficace che svela ‘l’ identità del prodotto e aiuta a combattere contraffazioni e frodi. Il kit diagnostico realizzato dagli esperti indaga sul Dna del caffè. “Si prende un chicco e lo si macina”, spiega Diego Breviario del Cnr. “La polvere poi viene immersa per mezz’ ora in una soluzione preparata che estrae e isola il Dna.

Consiglio nazionale delle ricerche: continua la nota

Successivamente si introducono alcuni reagenti e, attraverso una semplice e breve reazione enzimatica, si ottiene l’ amplificazione di poche e specifiche sequenze di Dna che, nella forma di frammenti debitamente separati su di una lastrina gelificata, si rivelano per colorazione. Uno o più di questi frammenti distinguono la varietà, in questo caso l’ arabica. Il risultato è sostanzialmente equivalente a un codice a barre, dove le barre rappresentano specifici frammenti di Dna”.

La risposta del test è leggibile da chiunque, anche dal profano, assicura Breviario. Presentato a un convegno internazionale, questo kit, che avrebbe un bassissimo costo di produzione, è destinato a riscuotere successo soprattutto presso gli agricoltori e le industrie del settore agro alimentare che si confrontano con i mercato globale sempre più a rischio di frodi”.

Un dettaglio fondamentale il testo del Consiglio nazionale delle ricerche non spiega

Il test si basa sulla differenza fondamentale tra Arabica e Robusta: il primo ha 44 cromosomi il secondo 22. E il codice a barre di cui si parla sopra è la rappresentazione dei cromosomi che risulta in un normale test sul dna. Chissà perché i pur geniali inventori del Cnr hanno tenuto per se questo dettaglio fondamentale.

Così adesso, anche quando è in polvere, il caffè non sarà più un mistero per nessuno. Con la prova messa a punto dal Consiglio nazionale delle ricerche non sarà più così. A confermare con rigore scientifico se la miscela è quella per la quale si è pagata magari un prezzo elevato c’è un kit pronto a dire la tutta la verità sugli aromi sprigionati dalla tazzina.

Per verificare se i chicchi appartengono a qualità pregiate, ancora una volta viene tirato in ballo il dna, efficientissimo alleato adottato ormai in larga scala per combattere contraffazioni e frodi nel mondo dell’agroalimentare. L’impresa è sorprendentemente riuscita in Italia e ancora più a sorpresa in un centro di ricerca pubblico che ha realizzato una bella trappola per gli imbroglioni che non mancano mai per difendere gli utilizzatori finali, quindi i baristi e i consumatori.

Il successo di questo metodo sarà formidabile

Basti pensare che ogni giorno in Italia, patria del rito-caffè, vengono fatti 30 milioni di espressi, compresi quelli per i cappuccini per un consumo di oltre 192 tonnellate di prodotto e una spesa sempre al consumo di 21 milioni di euro. Per non parlare poi dei caffè domestici, quelli fatti in casa con moka, napoletane e macchine elettriche le più diverse, il cui volume degli acquisti nel 2004, secondo l’Ismea, ha registrato un aumento del 5,4%.

Per la rubrica che indaga il linguaggio del settore, la parola café

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MILANO – La parola di oggi è: café. Con questo termine vogliamo arricchire il vocabolario che abbiamo creato sotto il nome di Caffècultura: una rubrica che ha esaminato attentamente le parole italiane che hanno un rifermento al settore caffeicolo, giunta al suo termine il 29 dicembre con il vocabolo zuppetta. Il testo di riferimento è stato inizialmente lo Zingarelli 2005, ma ora utilizzeremo come fonte il Ragazzini 2006, collaborando ancora con la casa editrice Zanichelli.

Ancora una volta abbiamo avuto la conferma che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.
Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

Café n.

1 caffè; bar (che non vende alcolici)
2 tavola calda
* café bar, bar (che vende alcolici) # café curtain, tendina che copre la parte inferiore della finestra # café society, frequentatori (pl.) dei caffè e dei night-club alla moda; café society.

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito Web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

Alla 27ª edizione del Salone di Sigep a Rimini, numerosi eventi e tanti espositori importanti

RIMINI – Resta aperto fino a mercoledì sera la 27a edizione del Sigep, il salone internazionale della gelateria, pasticceria e panificazione artigianali. Quattordici i padiglioni della fiera per un totale ottocento aziende su 90mila metri quadrati di vetrina espositiva.

In mostra: ingredienti composti, impianti e attrezzature, accessori, servizi, editoria per gelateria, pasticceria e panificazione artigianali; presenti inoltre, le sezioni Sigep arreda, Sigep decora e ChocoSigep-materie prime, tecnologie e produzione cioccolato di qualità. Ma anche concorsi internazionali e campionati, dimostrazioni con i maestri gelatieri, pasticceri e panificatori da ogni parte del mondo.

Fra gli eventi più attesi, la coppa del mondo di gelateria (oggi la finale) con squadre da dodici nazioni: Francia, Spagna, Svizzera, Polonia, Repubblica Ceca, Marocco, Usa, Argentina, Ucraina, Brasile, Ungheria (squadra tutta al femminile) e Italia.

A Rimini, partecipa al salone anche Costa Group

L’azienda, al padiglione D1, stand 32 presenta il bio music café, il locale con la galleria d’arte dolce. Spiega Franco Costa, il papà di questa ennesima nuova tendenza: “Pur se propri di una civiltà contadina scomparsa, mangiare i prodotti della terra, vivere il pasto come un momento di dialogo, desinare all’aperto e con le mani in ambienti semplici come una volta erano semplici le case, stanno tornando.

Lo chiedono i consumatori: è il nuovo lusso. Oggi vogliamo mangiare prodotti sani e naturali da materie prime di alta qualità, non elaborati, ma non per questo privi di gusto”. “Il desiderio è stare assieme in ambienti salubri – prosegue Costa -, vicini alla natura, in un bio bar come su un prato verde; vogliamo nutrirci, vivere e divertirci in modi semplici con vivacità; vogliamo mangiare seduti per terra, poter stuzzicare qualcosa di sano a qualsiasi ora.

Il naturale, il sano e il gusto sono oggi valori imprescindibili della nostra quotidianità; elementi propri di un’altra civiltà, apparentemente scontati e datati, diventano così oggi un lusso.Elementi e azioni semplici sono oggi preziosi oggetti del desiderio. Non solo la naturalezza di tanti elementi che compongono lo stand (legno non trattato, vernici naturali..) ma anche prodotti naturali: la frutta, la verdura, il caffè e tutto quanto è naturale; e lavorare davanti al cliente con la possibilità di gustare i cibi comodamente seduti come su una gradinata a teatro”.

“E, se il naturale è oggi un lusso – aggiunge l’architetto di La Spezia – allora questo bio music cafè a tratti espone anche chiaramente il lusso, senza mai essere sfacciato”

“Ma semplicemente curioso e divertente. La vetrina pralineria è un espositore di vetro nero che nasconde una tecnica innovativa, il pavimento sono mattonelle nere floreali, le creazioni pasticciere sono gioielli dell’artista Silvia Bandiera. Che avendo a disposizione una vera galleria d’arte la usa per esprimere il suo concetto arte dolce da mangiare, assieme alla scultura di Filippo Scorza che con le sue tazze interpreta il mondo del caffè”.

“Su tutto – conclude Franco Costa – la musica interattiva del dj Matteo Ponzano che con la sua radio jubox altro non fa che riportare a nuova vita, in versione tecnologica, il vecchio caro juke – boxe da bar di cui tutti abbiamo un pizzico di nostalgia. In questo locale ideale le uniche carte da giocare sono la potenza dell’Amore e della Natura”.

Ma al Sigep di Rimini ci sono anche Lavazza, Nuova Simonelli, Caffè Bristot, Hausbrandt, Di emme, Molinari, Essse e Pregel

Ecco i sei espositori che si occupano di caffè presenti al Sigep nell’ordine fornito dagli organizzatori che ce li hanno segnalati dal catalogo.

ALMAR SRL – PRODOTTI CRUCCI; CFM; CAFE’ CENTRO BRASIL SAS; CAFFE’ CLUB KAVE’- G.I.F.ZE.SPA; CAFFE’ MOLINARI SPA; CAFFE’ SUN SRL; CALDIC ITALIA SRL; COMMERCIALE CECCARONI; COMPAGNIA DEL CAFFE’ SRL; DIEMME S.P.A.; ERA SRL; ERCOM SRL; ESSSE CAFFE’; FAMA INDUSTRIE SRL; FRIUL COMPANY SRL; HAUSBRANDT TRIESTE 1892 S.P.A.; IONIA IL CAFFE’ SPA; ITALTOBY SRL; LA NUOVA G.P.R. SRL; LA SPAZIALE SPA; LOMBARDO FOOD SRL; LUIGI LAVAZZA SPA; MANUEL CAFFE’ D.M.C. SRL; NALON NATALE; NATURAPACK SRL; NEMOX SPA; NESTLE’ ITALIANA SPA-DIVISIONE FOODSERVICES; NUOVA SIMONELLI SRL; PREGEL SPA; PROCAFFE’ S.P.A.; CAFFE’BRISTOT; SACCARIA CAFFE’; SAN REMO SRL; SNAK SRL; TECNOPRESS SNC; TORREFAZIONE PARENTI SPA.

Chase down: bere un’altra bevanda dopo un buon caffè, è un verbo inglese

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MILANO – Quale significato è racchiuso dentro il verbo to chase down? Lo scopriamo insieme armati di vocabolario, per l’esattezza, del Ragazzini 2006. Dopo aver avviato la rubrica che indaga il linguaggio settoriale a cavallo tra l’inglese e l’italiano, affidandoci all’edizione 2005 dello Zingarelli, ora si cambia fonte. Ma non obiettivo: indagare la semantica per condividere conoscenza sul tema tra operatori e appassionati.

Ancora una volta, abbiamo scoperto che l’italiano è lingua leader nel settore del caffè. Nel vocabolario inglese-italiano il sostantivo caffè batte per 94 a 67 coffee.
Come era naturale abbiamo cominciato con caffè e proseguito con espresso. Da oggi tutti i vocaboli in ordine alfabetico.

chase down

v. t. + avv.
1 (Usa) to chase up
2 (fam.) bere dopo (una bevanda): to chase down coffee with a whisky, bere un whisky dopo il caffè

Per le osservazioni sulle definizioni dei vocaboli

I i lettori possono rivolgersi direttamente alla redazione de il Ragazzini e-mail lineacinque@zanichelli.it sito Web www.zanichelli.it
La parole del caffè in italiano e in inglese sono tratte il Ragazzini edizione 2006, dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese. Questa edizione contiene oltre 400.000 voci e accezioni, oltre 6.000 neologismi, 3.000 verbi frasali e 120.000 termini specialistici, l’indicazione delle 4.300 parole inglesi più importanti.

I manager europei non desiderano molto: almeno un caffè gratis

MILANO – I manager europei hanno tanti desideri ma uno dei più gettonati è quello di poter bere caffè gratis in azienda. Naturalmente non si desidera soltanto un caffè. Ma per il 6% e il 5% di intervistati d’Europa e del Bel Paese ottimo sarebbe accingersi al loro compito dopo un bel corso di yoga situato nell’edificio di lavoro.

Manager italiani: quali sono le loro esigenze?

Un Blackberry – notebook basterebbe al 5% e al 4% degli intervistati europei ed italiani, mentre l’8% ed il 6% berrebbe volentieri caffè gratis per lavorare meglio. C’è invece chi non ha neanche il distributore automatico nell’ambiente lavorativo e se lo avessero lavorerebbero meglio: sono il 3% degli europei e il 4% degli italiani.

Café sexo: a Parigi la pausa caffè si fa anche più piccante attorno alla tazzina

PARIGI – Dopo i café-psyco e i café-philo, ecco arrivare i café sexo, luoghi in cui ci si trova per discutere di sesso e sessualità. La novità giunge da Parigi dove in alcuni locali (vanno per la maggiore il ristorante-brasserie “48” a Montmartre e la brasserie “Aux delices royales” nel Marais) vengono organizzate già da qualche tempo delle serate di dialogo a scadenze fisse. Per partecipare basta inviare una mail agli ideatori dell’iniziativa, attraverso il sito www.helenelechevalier.com.

Durante gli incontri ciascuno può partecipare ai dialoghi, raccontare di sé, aprirsi agli altri “a scopo terapeutico e informativo”, come sottolinea la psicoanalista Helène Lechevalier. Una specie di “Sex and the City” alla parigina, insomma. Il tutto in un clima rilassato, davanti a una buona tazza di caffè.

Café sexo: una nuova tendenza

La moda ha preso piede anche alla discoteca “Réservoir”, che propone, una volta al mese, la serata “ZonErotikon”: dibattiti letterari, scientifici e filosofici, con la partecipazione di scrittori, musicisti, attori e cantanti per una lettura in chiave intellettuale dell’erotismo.

I Bond bar sono in Italia e all’estero: un circuito di locali dedicati a 007 la spia più famosa del mondo

MILANO –  L’idea è di Pietro Carlo Ferrario, un giovane avvocato, che circa un anno fa ha proposto a Luca Bonacini, modenese di 39 anni, titolare del Caffè dell’Orologio, l’organizzazione di un’iniziativa eno-gastronomica dedicata a James Bond. Dall’intraprendenza di Bonacini e dalla passione di Ferrario, che conosce a memoria i 52 romanzi e i 22 film di 007, è nata, in seguito, «Shaken, not stirred» («Agitato, non mescolato»), associazione che riunisce oltre 30 «Bond Bar» sparsi in tutt’Italia e all’estero: un vero e proprio circuito di locali, selezionati dai due, con l’aiuto di giornalisti e scrittori, in cui è possibile rivivere il mito creato da Ian Flaming, degustando tutti i cocktail preferiti dalla celebre spia.

Bond bar: una nuova idea per un locale originale

A dosare i drink, dietro al bancone corredato di targa in plexiglass con l’immagine di Sean Connery e di un bicchiere di Martini consegnata dall’associazione ai titolari dei Bond bar, ci sono solo esperti Bond barman, che seguono rigorosamente le ricette citate nei romanzi.
Tra i 30 Bond bar italiani associati alla «Shaken, not stirred», compaiono alcuni locali storici come l’Hotel Danieli e il Caffè Florian di Venezia, il bar dell’Hotel De Russie a Roma (nell’ex sede della Rai in via del Babbuino), il Cristallo di Cortina, fino a Palazzo Sasso a Ravello.

La rosa dei Bond bar si divide in 20 classic, vale a dire luoghi citati nei romanzi o che hanno ospitato i set cinematografici, e 10 ‘special guest’

Scelti per la bellezza e l’eleganza degli spazi e la preparazione dei baristi. Entrando in uno di questi locali (la maggior parte sono interni a grandi alberghi), si può trovare uno speciale menù che ripropone una trentina di cocktail, tra i preferiti di 007, ma anche dei suoi amici e delle immancabili Bond girls. Per ciascun drink è riportata la ricetta e il passo del romanzo in cui viene citato.

«Si crea così un vero e proprio gioco che coinvolge cliente e barista – spiega Bonacini – e che finisce col far rivivere ad entrambi l’atmosfera mitica delle avventure di 007».
A breve il menù sarà aggiornato con una nuova versione, completa di traduzione in inglese vittoriano curata da un lord di Buckingham Palace, che comprende anche la lista dei liquori, delle acque minerali, dei gin, dei vermut, delle marmellate e dei dolci cari alla spia britannica.

A condire il tutto alcune esposizioni degli oggetti da collezione, raccolti e messi a disposizione dall’entourage di appassionati che orbitano attorno all’associazione.
Solo Bonacini e Ferrario posseggono un tesoro di circa 1000 pezzi, tra cui l’autografo di Bernard Lee, l’attore che interpretava M (il capo di Bond) e quello di Sean Connery, le locandine dei film, le edizioni degli anni Cinquanta dei romanzi e le pistole usate sul set. Per non parlare degli eventi speciali, in occasione dei quali è possibile vedere parcheggiate davanti ai Bond bar le Jaguar e le Aston Martin immortalate dal grande schermo e tirate fuori dai garage dei collezionisti per celebrare il loro beniamino.
La Bond mania innescata dai due modenesi non si è però fermata all’ Italia. Nel circuito, sono entrati a far parte anche i bar di alcuni prestigiosi hotel europei, tra cui il «Marbella golf club» di Malaga che si trova a pochi passi dalla villa di Connery, il «Gran Bretagna» di Atene e l«’Europa» di San Pietroburgo.

La targa di plexi, simbolo della rete dei locali, nei primi mesi del prossimo anno anche sul bancone della carrozza-ristorante del treno più famoso del mondo: l’Orient Express

Convoglio leggendario che ospitò anche le riprese di «007. Dalla Russia con amore».
A questo punto, non poteva mancare una guida dei Bond-bar in grado di accompagnare i clienti alla scoperta dei luoghi e dei sapori che celebrano le imprese dell’agente segreto. Un’impresa che Bonacini e Ferrario hanno affidato ad una trentina di scrittori e giornalisti, autori di altrettanti racconti brevi su 007, ambientanti ovviamente nei Bond bar.

“Mai dire mai ad un Martini dry” è il titolo ancora provvisorio del volume, distribuito da Rizzoli, che funge anche da guida con tanto di indirizzi e recapiti dei locali, e che sarà presentato a inizio novembre a Modena, negli spazi dell’ex manifattura tabacchi, con una degustazione di sigari e cocktail alla 007.

A dicembre, invece, l’associazione, in collaborazione con lo 007 fan club di Milano, organizzeranno un tour in 4 Bond bar di cui sarà protagonista lo scrittore inglese Raymond Benson, l’ultimo papà di James, già presidente della fondazione della famiglia Flaming. L’avventura partita da Modena, sembra destinata ad espandersi, e forse ha già conquistato Hollywood.

«Alcuni dei bond baristi – confida Bonacini – ci hanno segnalato nei loro locali la presenza di location-scout della produzione del nuovo film di 007, che uscirà il prossimo anno e che, sembra, potrebbe essere girato in parte anche in uno dei nostri bar».