Il nuovo locale Tresor cafè a Ravenna metterà a disposizione forniture per bar, ma anche cialde, capsule e tanti altri prodotti. Sarà inoltre possibile degustare all’interno del punto vendita. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Ravenna Today.
Il Tresor cafè a Ravenna
RAVENNA – Sarà un punto di attrazione per tutti gli appassionati di caffè, ma non solo. In zona Bassette a Ravenna apre Tresor cafè, che si presenta come uno store con rivendita di english tea, caffè personalizzabile, fornitura per cialde e capsule compatibili, biscotti francesi. Il tutto con attestato di certificazione di alta qualità per l’anno 2023. Il nuovo punto vendita dispone anche di una saletta relax per la degustazione dei prodotti.
Una torrefazione attiva da 25 anni. All’interno di Tresor cafè sarà dato spazio anche a forniture per bar e forni, dalle lavastoviglie alle macchine per caffè, senza tralasciare macchina per il ghiaccio e frigo in comodato d’uso.
Sarà prevista anche la vendita di prodotti di pulizia, sacchetti, tazze personalizzate, vini, liquori, succhi di frutta e bevande. Il negozio fornirà inoltre servizi come centro di assistenza tecnica e manutenzione prodotti.
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CORTINA D’AMPEZZO (Belluno) – In via Cesare Battisti 11, a pochi passi da Corso Italia, una delle vie principali di Cortina D’Ampezzo e con vista sulle Tofane, Esselunga apre un nuovo negozio. A luglio del 2022 Esselunga è stata la prima azienda a siglare una partnership con la Fondazione Milano Cortina 2026, in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali, confermando il proprio impegno per l’Italia dello sport.
Il format scelto per la perla delle Dolomiti è “Le eccellenze” e rappresenta una nuova interpretazione dell’omonimo negozio inaugurato nel 2022 nel centro di Milano. Gli spazi e gli arredi, infatti, sono stati pensati per integrarsi con i codici stilistici caratteristici del territorio.
A Cortina Esselunga, produttore oltre che retailer, porta il meglio della sua offerta in un’atmosfera calda e accogliente dove la qualità si unisce alla cura del servizio costruito intorno al cliente.
Su una superficie di circa 250 metri quadri il concetto di una nuova esperienza di spesa sposa quello di ospitalità, perché oltre al market con prodotti freschi, la gastronomia, la pasticceria e l’enoteca, grande spazio è riservato alla caffetteria con cucina per un servizio di ristorazione veloce.
Il bancone del bar (immagine concessa)
“Le eccellenze” di Cortina nasce come temporary store, in linea con la vocazione turistica della città e sarà aperto per questa stagione fino al 16 marzo 2025.
Non solo esperienza di acquisto ma anche intrattenimento poiché adiacente al negozio, dove si trova la Galleria Farsettiarte, uno dei luoghi più rappresentativi della vivacità culturale oltre che turistica di Cortina, nel 2025 sarà inaugurata Casa Esselunga, spazio polifunzionale di eventi e comunicazione che accompagnerà la città alle Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026.
Nel negozio la gastronomia presenta un profondo assortimento. Al banco i clienti troveranno oltre 60 tipologie di formaggi provenienti dal territorio con referenze selezionate dalla Francia, dalla Svizzera e dalla Grecia; più di 50 specialità gastronomiche conservate tra prodotti ittici, giardiniere, mostarde, salse per formaggi e confetture; più di 25 tipologie di salumi tra i più rappresentativi del patrimonio della salumeria italiana.
A libero servizio si trova la linea “Cucina Esselunga”, marchio che identifica un’ampia scelta di oltre 250 ricette pronte da gustare, presenti a rotazione a seconda della stagionalità, che spaziano dai grandi classici alle ricette del mondo, proposte che uniscono equilibrio e gusto fino alla rosticceria calda.
L’offerta è stata disegnata dando spazio ai localismi e tra i piatti pronti vi sono i canederli, il gulash, gli spatzle alla tirolese, i casunziei all’ampezzana; tra i salumi il prosciutto di Praga in osso, lo speck d’Ampezzo, la bresaola Tirolese e tra i formaggi il Val Comelico stagionato, lo Schiz, il Dolomiti del parco, il San Candido e il Dobbiaco. Arricchisce l’offerta il pane sfornato fresco.
Dal salato al dolce con Elisenda, l’alta pasticceria di Esselunga nata in collaborazione con il ristorante stellato Da Vittorio dei fratelli Cerea.
Le eccellenze (immagine concessa)
La cura dei particolari, la creatività dei maestri pasticceri e gli ingredienti ricercati sono gli elementi distintivi di Elisenda, che propone un’ampia varietà di torte, pasticcini mignon, macaron assortiti e dessert quali il tiramisù, i profiteroles e la zuppa inglese, e in occasione delle feste, i dolci della tradizione come il panettone nelle versioni classico, al cioccolato e al marron glacé, la Veneziana e il pandoro da abbinare alla crema al mascarpone.
In assortimento anche un piccolo cestino di strudel e il panettoncino classico oltre alle venezianine in vari gusti.
Una ricca enoteca propone una selezione di circa 400 etichette provenienti dalle cantine più prestigiose d’Italia e del mondo, un caveau per i vini più pregiati e per guidare i clienti nella scelta un esperto sommelier. L’offerta si arricchisce ulteriormente con enoteca.esselunga.it che offre circa 2.500 etichette per un’esperienza di acquisto in totale comodità e consegna in tutta Italia.
Peculiarità del negozio è la caffetteria con cucina, che prevede più di 40 posti a sedere e il servizio ai tavoli, per accogliere i clienti in diversi momenti della giornata dalla colazione, al pranzo e per l’aperitivo. La proposta coniuga le ricette iconiche della Cucina Esselunga con proposte locali, un’ampia carta dei vini e una selezione di cocktail.
I menù cambieranno mensilmente, nel rispetto delle stagioni per privilegiare i prodotti freschi e vedranno alternarsi “sfizi” di gastronomia, vellutate, risotti, piatti tipici locali, rosticceria, secondi e taglieri di degustazione. Per la colazione una ricca croissanteria, oltre ai dolci Elisenda e alle proposte salate.
Il negozio del brand è aperto dal lunedì alla domenica dalle 8.00 alle 20.00.
Armani/Ristorante in Madison Avenue (immagine concessa)
NEW YORK — Situato su Madison Avenue tra la 65esima e la 66esima strada, Armani/Ristorante è la nuova destinazione per vivere un’esperienza unica nell’Upper East Side. Con autentici piatti italiani e una particolare attenzione agli ingredienti, le raffinate proposte culinarie portano a Manhattan un nuovo modo di apprezzare il marchio, celebrando le ricette dell’infanzia di Giorgio Armani e completando il menù con piatti e drink/cocktail ispirati alla città.
L’approccio di Giorgio Armani al design, che dal 2024 mette in risalto la scelta di nuovi materiali, schemi cromatici unici, le varie influenze culturali, è testimoniato dai numerosi progetti in tutto il mondo: dagli Armani Hotel di Dubai e Milano a città come Miami, Istanbul, Mumbai, cui si aggiunge il nuovo building con l’Armani/Ristorante nel quartiere Upper East Side di New York.
Giorgio Armani: “New York è la metropoli della continua reinvenzione. Più vitale e frenetica che mai, è sempre pronta a indicare nuovi modelli di vita, di stile e di socialità. La mia presenza in questa città è sempre stata significativa, ha segnato momenti fondamentali della mia carriera, e per questo sono felice di svelare un progetto ambizioso e unico. Con il nuovo edificio in Madison Avenue che unisce la boutique Giorgio Armani, Armani/Ristorante, Armani/Casa e appartamenti privati, giunge a maturazione un progetto avviato alcuni anni fa con il mio team di architetti, con il quale ricerco inedite soluzioni che esprimano un concetto di lusso nuovo nel rispetto della cultura e dell’ethos dei luoghi”.
“Quest’apertura, alla soglia del mio novantesimo compleanno, è un traguardo personale importante, perché concretizza la mia visione dello stile nella città che forse per prima l’ha davvero accolta”, ha concluso Giorgio Armani.
Il menù
In linea con il gusto e l’espressione dello stile di Giorgio Armani, la cucina italiana dell’Armani/Ristorante incontra i sapori di New York in un menù definito da piatti curati e realizzati con i migliori ingredienti.
La preparazione attenta anche dei piatti più semplici, unitamente alla presentazione elegante ed essenziale contribuiscono a definire lo stile inimitabile dei ristoranti Armani in tutto il mondo.
In particolare, il ristorante di New York propone un menù a pranzo di due, tre o quattro portate, e un menù alla carta per la cena.
Tra le varie pietanze spiccano:
Astice, pompelmo e zabaione salato
Tartare, zafferano e midollo
Risotto carnaroli, porcini e spugnole
Bottoni di faraona, pinoli e tartufo nero
Melanzana, concentrato di datterino e assoluto di mozzarella
Tra i nuovi drink/cocktail:
Negroni Ametista | Gin infuso con Tè Blue Butterfly, Luxardo Bitter bianco, Cocchi Americano
Martini antartico | Riserva della famiglia Chopin ghiacciato a -40ºC e una goccia di Olio di oliva della Sicilia
Sgroppino Madison | Acqua di cedro, succo di limoni di Sorrento, albume d’uovo
Garibaldi In Love | Vodka di Tito, Campari, Yerba Mate, limone e pompelmo
Lo spazio
Il design di Armani/Ristorante rispecchia la filosofia di Giorgio Armani che combina comfort, funzionalità ed eleganza. Gli interni, che si sviluppano su quasi 400 metri quadrati di spazi raffinati, fondono design contemporaneo e fascino retrò, con arredi dalle linee morbide e inserti in legno di eucalipto.
Situato al piano terra del building, con l’ingresso su Madison Avenue, l’Armani/Ristorante si integra senza soluzione di continuità nella facciata caratterizzata dalle vetrine delle boutique Giorgio Armani e Armani/Casa.
Le superfici caratterizzate da sofisticate laccature verdi producono un elegante effetto che trae ispirazione dallo yacht di Giorgio Armani e dai colori del Mar Mediterraneo, e che si diffonde nei vari ambienti.
Il pavimento è rivestito da grandi lastre in seminato con contorni in metallo color champagne, mentre il soffitto in betulla lucida e le grandi pareti in specchio bronzato e lacca verde evocano l’eleganza senza tempo degli anni ‘30 e ‘40. Alle lampade MIYA e HOPE di Armani/Casa, che punteggiano lo spazio con un tocco raffinato, si aggiungono le banquette grigio-blu completate da accenti e finiture in legno scuro, creando un ambiente lussuoso e di ispirazione retrò nel quale si riconoscono caratteri moderni e vintage.
A sinistra dell’ingresso, la sala principale è inondata di luce naturale proveniente dalle ampie finestre che si affacciano su Madison Avenue. A destra, un intimo e accogliente champagne bar con cinque sedute introduce in una seconda sala da pranzo privata, il luogo ideale per l’aperitivo serale.
La scala curva in metallo color oro conduce al secondo livello, dove una sala più riservata accoglie 40 coperti con vista scenografica sul piano terra. Pensata a chi desidera un luogo più intimo, per celebrazioni e ricevimenti, ha una vetrina in metallo color champagne con oltre 400 bottiglie di vino e una raccolta di libri e di oggetti personali dello stilista che apporta un tocco personale all’ambiente.
Armani/Ristorante orari e indirizzo:
Da lunedì a sabato Pranzo fino alle 14.30
Cena dalle 17.30 alle 21.30
760 Madison Avenue
La scheda sintetica del Gruppo Armani
Fondato nel 1975 da Giorgio Armani, che ne è Presidente e Amministratore Delegato, il Gruppo Armani è tra le aziende della moda e del lusso leader nel mondo, con 8.698 dipendenti e nove stabilimenti di produzione. Il Gruppo disegna, produce, distribuisce e vende direttamente prodotti di moda e lifestyle quali abbigliamento, accessori, occhiali, orologi, gioielli, cosmetici, profumi, mobili e complementi d’arredo, e opera nell’ambito della ristorazione e dell’hotellerie.
Il mondo Armani del food & beverage ha fatto il suo debutto nel 1998 con il lancio del ristorante di Parigi, il primo di oltre 24 ristoranti aperti da Giorgio Armani in tutto. Da Milano a Tokyo, da Parigi a Dubai, i ristoranti Armani sono in continua evoluzione e oggi vantano una presenza internazionale in quattro continenti.
TRIESTE – Secondo appuntamento giovedì 5 dicembre con il nuovo ciclo 2024-2025 dei Cenacoli del caffè, organizzati dall’Associazione museo del caffè di Trieste guidata da Gianni Pistrini e giunti ormai al traguardo dell’ottava edizione. L’incontro, che si svolgerà anche in questa occasione nella tradizionale sede dell’Hotel Savoia Excelsior, vedrà, con inizio alle ore 17.30, l’intervento di Fabrizio Polojaz, amministratore e cofondatore della primaria azienda triestina di torrefazione “Primo Aroma” nonché attuale Vicepresidente dell’Associazione Caffè Trieste (dopo essere stato per lunghi anni al vertice dello storico sodalizio).
Trattando il tema “Non chiamiamoli scarti: il caffè ci viene in soccorso”, Polojaz spiegherà come si possono riciclare i residui di lavorazione del caffè, beneficiando delle loro innumerevoli proprietà.
Saranno in tal senso illustrate le diverse fasi di trasformazione del “prezioso chicco” con i relativi residui; apparentemente solo dei “rifiuti”, protagonisti in realtà di tutto un mondo parallelo che potrà stupire.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti. L’incontro potrà venir seguito anche on line sul portale web dell’Associazione o tramite il profilo Facebook aMDCTrieste.
Da segnalare che per il prossimo appuntamento del 9 gennaio 2025, che si svolgerà all’Arcolab di via del Trionfo 1 (piazza Barbacan), con Simonetta Cusma su “Caffèlage: il laboratorio di papiers collé al profumo di caffè”, è richiesta la prenotazione obbligatoria (per un massimo di 20 persone, al costo di 10 Euro) scrivendo entro il 18 dicembre a amdctrieste@gmail.com o iscrivendosi direttamente in occasione del Cenacolo di questo giovedì.
Il ciclo dei “Cenacoli” 2024-2025, stavolta organizzato attorno al tema-guida “La trasversalità del caffè”, è coordinato anche quest’anno da Nicoletta Casagrande (responsabile dell’InfoLibro-Salotto multimediale del libro italiano di Capodistria) assieme al vicepresidente di AMDC Doriano Simonato.
MILANO – Accordo fatto sul rinvio dell’Eudr. Nella serata di ieri, martedì 3 dicembre, i negoziatori hanno raggiunto un accordo politico provvisorio per posporre di un anno l’entrata in applicazione del nuovo regolamento europeo contro la deforestazione. L’annuncio è stato dato, quasi contemporaneamente, dal Consiglio e dal Parlamento europeo. L’accordo tra i colegislatori è ora soggetto all’approvazionedel Consiglio e del Parlamento, prima che il testo possa essere sottoposto alla procedura formale di adozione.
Il voto sull’accordo informale sarà aggiunto all’agenda della prossima sessione plenaria del Parlamento Europeo, in programma dal 16 al 19 dicembre.
Una volta adottato da entrambe le istituzioni, il nuovo testo sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Ue per entrare in vigore prima della data del 30 dicembre.
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MILANO – A Padova, in Piazza delle Erbe 20, esiste una realtà un po’ sui generis, Steampower, che ha trovato nella sua dimensione a 360 gradi la via giusta per proporre un caffè diverso, non solo di qualità, ma decisamente innovativo: per scoprire in che senso nel dettaglio, è intervenuto il titolare visionario Gianpaolo Facco, torrefattore, assaggiatore, inventore.
Steampower, i soli a Padova a selezionare, tostare ed estrarre specialty coffee: perché avete fatto questa scelta in una realtà che non è esattamente al centro della Third Wave italiana?
“Per capire l’origine di Steampower si deve tornare un po’ indietro rispetto a Padova, ovvero a Verona, dove in realtà tutto ha avuto inizio. Innanzitutto confesso di essermi avvicinato allo specialty soltanto da adulto, quando ho assaggiato per la prima volta un caffè differente dal solito.
Gianpaolo Facco, titolare di Steampower (foto concessa)
È stato allora che ho cominciato a sperimentare, informandomi e formandomi con l’obiettivo di intraprendere un percorso che mi rendesse in grado di fare selezione e tostatura del verde. Il primo esordio di Steampower è stato quindi nel 2018 a Verona, nel locale che si trovava tra piazza Bra e Castelvecchio: c’era uno spazio molto grande che si adattava all’inserimento non solo della caffetteria ma anche della torrefazione, per offrire un’esperienza totalizzante.
Purtroppo poi, con l’arrivo della pandemia, abbiamo dovuto chiudere quel punto vendita. E così ci siamo spostati a Padova, città in cui eravamo già presenti con un’altra attività in centro: abbiamo dovuto però sacrificare l’inclusione della roastery, perché trovandoci al centro storico era più complesso trovare i permessi e poi anche per un limite di spazio. Attualmente la torrefazione è dislocata a Mirano-Venezia.
Selezioniamo ancora noi il caffè e poi lo tostiamo fresco per servirlo ai nostri clienti. Siamo riusciti a creare già a Verona un nostro spazio in cui far vivere il caffè in modo unico, anche usandolo come spezia in cucina nel primo ristorante (gli esempi si sprecano: un plin al caffè, tiramisù fatti davanti al cliente, una rivisitazione della carbonara con un Brasile e per il suo effetto di pulitura del palato, il caffè si è prestato bene anche con le costine).”
“Questo è il modo di Steampower di stimolare le relazioni, facendo conoscere questa materia prima a 360 gradi.”
“Per tornare invece a Padova, questa è una città molto frequentata dagli universitari e dagli studenti Erasmus, che conoscono già un po’ questo mondo. Certo qua si è abituati ad una fruizione più veloce e noi cerchiamo sempre di contrastare questa rapidità con una prima domanda al cliente, quando ci chiede “un caffè”: quale vuole? E così si instaura seppur con tempi più ridotti, una conversazione.
Ogni settimana in mescita abbiamo 4-5 referenze diverse e le proponiamo ai clienti. Dai più blasonati come il Kopi Luwac Wild a quelli meno famosi ma di qualità elevata, la nostra offerta è abbastanza completa. Il filtro viene spesso ordinato da chi si ferma per studiare e ha più tempo da passare da Steampower: avvertiamo sin da subito che la preparazione richiederà un’attesa maggiore, così i clienti sono già preparati.
Per il resto dell’attività, tosto con mio figlio Thomas che ha 20 anni e sta maturando la passione per questa attività. Mentre Angelica, mia figlia, specializzata nelle estrazioni, è a contatto con le persone in caffetteria e infine mia moglie Mara si occupa del personale.
Volevamo portare tutta la famiglia dentro questa impresa: arrivo da un’esperienza manageriale in un’azienda di design e arredamento che poi ho riversato nella trasformazione e allestimento dell’ambiente di Steampower.
Siamo tutti allineati su questa avventura e liberamente ogni giorno ci confrontiamo e cresciamo insieme, dalla selezione del verde alla tostatura, sino alla gestione della caffetteria. Per ora sta funzionando.
Dal 2020-2021, abbiamo portato il marchio di Steampower dentro la caffetteria classica gestita dal 2014 da mia moglie.”
Avete brevettato diverse innovazioni nel settore: ce ne parlate?
“Ho sfruttato il periodo pandemico di chiusura per pensare ed elaborare: ho sperimentato e depositato due domande di brevetti nel 2020 e 2021, che poi sono stati riconosciuti nel 2022 e 2023 e ora stanno affrontando l’iter per diventare internazionali. Mi sono chiesto quali fossero le esigenze del settore, come ad esempio abbassare il contenuto di caffeina per rispondere alla preoccupazione di molti che la sera non bevono il caffè.
Naturalmente esiste già il processo di decaffeinizzazione che parte dal verde: la mia novità è agire da quello tostato, cosa che mi permette di non avere vincoli produttivi o dell’uso di agenti esterni, chimici. Il processo è naturale, grazie ad una soluzione come acqua o un suo derivato liquido naturale. Una volta trattato il caffè, anche specialty, si può scegliere quanta percentuale di caffeina verrà trasferita nel liquido e quanta invece resterà nel chicco.
Questa bevanda imbottigliata e finita, che assorbe più o meno caffeina e aromi, può essere impiegata come un’acqua aromatizzata oppure un energy drink, con caffeina già naturalmente al suo interno. E può dare vita ad una gamma di prodotti nuovi. La riduzione del 5-10-25% e oltre è un parametro di riferimento che può variare a seconda dei propri obiettivi.
Proprio attualmente sto svolgendo un test per validarlo per il consumatore finale: con un qrcode, dopo un assaggio gratuito e la compilazione di una scheda, riuscirò a capire le reazioni e cosa ha avvertito al palato. Una volta raccolti un centinaio di feedback, ci faremo un’idea sulla sua fattibilità. Già durante la fase di brevetto, 9 su 10 non hanno saputo distinguere l’espresso a basso contenuto di caffeina da quello standard.
Questa gamma è pensata in particolare per due occasioni di consumo: in primis è l’opportunità per aumentare le ordinazioni del caffè di qualità, perché ha un minore contenuto di caffeina e quindi il cliente si sente più tranquillo a berne di più; e poi avere una bevanda che sostituisca l’acqua in qualsiasi momento della giornata, magari per pulire il palato dopo un buon pasto.
Infine si potrebbe pensare a una terza destinazione: se si è atleti, è una soluzione funzionale al pari di un energy drink (ma senza ingredienti poco salubri all’interno). Anche esteticamente si presenta bene, perché è totalmente limpida. Ora stiamo lavorando alla pastorizzazione per allungarne la shelf life.
Per un buon risultato, il caffè usato naturalmente è di qualità e bisogna tostarlo su tonalità medio-chiara. E poi è un’operazione di economia circolare: il caffè che viene usato per estrarre la bevanda infatti, poi ritorna nel ciclo produttivo come caffè differente in grani. “
“Un altro brevetto interessante riguarda la crema caffè: l’espresso è famoso per la sua superficie corposa che attrae molto l’italiano.”
“Per realizzare la crema dell’espresso, sappiamo che avviene a monte dell’estrazione un processo che lavora meccanicamente il macinato e permette un’emulsione instabile degli oli presenti nel chicco. Allora ho pensato ad un metodo per avere un risultato più duraturo nel tempo, stabile, con una texture più stretta, senza bolle, morbida.
Espresso brevetto Steampower (foto concessa)
La bevanda ottenuta con la mia tecnica ribalta il rapporto in tazza, che se normalmente è composto dal 20-30% di crema e il resto dalla soluzione liquida, con il mio sistema diventa per l’80-90% crema.
Una cosa ancora più difficile da ottenere se si considerano le temperature elevate necessarie all’espresso. Questo modifica poi anche la percezione organolettica: anche il caffè risulta più dolce, vellutato. Così abbiamo una tazzina di qualità (100% Arabica) che però ha la crema superiore a qualsiasi altro espresso ottenuto da un blend con molta Robusta al suo interno.
Altro aspetto fondamentale: con questa macchina riesco a risolvere alcuni problemi di estrazione di alcuni modelli superautomatici che, quando si inseriscono i grani, restituisce spesso una crema inferiore di quelle prodotte da cialde e capsula. Ho realizzato già un prototipo pre industriale, usando una De’ Longhi Dinamica modificata: il funzionamento è eccezionale.”
Raccontateci una delle anime di Steampower, ovvero la parte dedicata al servizio e la caffetteria: com’è il locale, che caffè servite, a che prezzo, quali attrezzature avete scelto e quali estrazioni proponete?
“Partiamo da un euro e 50 per il 100% Arabica e da lì si sale sino ai 5.50 per un Jamaica Blue Mountain. Il 35%-40% delle nostre vendite riguardano caffè specialty e il prezzo non è un limite per chi vuole provare. Inoltre l’apertura di Starbucks con i suoi prezzi ed estrazioni, ci ha aiutati un po’ a contrastare l’offerta molto bassa che si può trovare ancora in giro per Padova (ancora qualcuno vende l’espresso a 80 centesimi).
Con la nostra proposta abbiamo selezionato naturalmente la nostra clientela che si è presto accorta della differenza rispetto al caffè che si può bere in altri bar. Il nostro menù è già esposto all’ingresso, quindi non ci sono sorprese sul prezzo al bancone.
Per le attrezzature abbiamo scelto come macinacaffè un Malkhoenig EK48, verticale, più altri 4 macinini piccoli per le monorigini di Anfim. Per l’espresso usiamo una Coffee Racer Sanremo Renegade a tre gruppi personalizzata e abbiamo anche il Sylos Azomico.
Per il cold brew abbiamo usato un drip verticale e anche la versione in bottiglia per gli accompagnamenti nella mixology: lo Spritz ad esempio, lo facciamo con un cold brew. Abbiamo notato con piacere una certa curiosità anche verso questo mondo, alcolico e analcolico.”
Piani futuri per Steampower?
“I programmi vanno ancora in direzione dell’innovazione. Ci piacerebbe portare avanti questi brevetti o autonomamente o con delle partnership esterne, per mettere i nostri prodotti sul mercato. Al momento opportuno vorremmo tornare a far vivere l’esperienza completa con la torrefazione nello stesso locale.
Ovviamente il tema del brevetto è al primo posto e poi realizzeremo la struttura adatta alla condivisione della nostra visione. Entro la fine dell’anno, avremo l’autorizzazione per gli Stati Uniti, Cina e Europa. In Italia si potrebbe già partire, così come in Europa.”
MILANO – Continua la serie di interventi a commento dell’intervista del torrefattore pugliese Antonio Quarta, che ha scatenato il dibattito attorno al tema aumento del costo della tazzina, potere d’acquisto, qualità, rapporto tra torrefattore e barista. Questa volta si inserisce nel discorso la torrefattrice, barista, Paola Campana.
Paola Campana: “Non ho un atteggiamento completamente critico nei confronti delle considerazioni condivise da Antonio Quarta”
“Perché non ha totalmente torto: il rincaro dei prezzi non può essere slegato anche ad un fattore culturale, alla tradizione della tazzina che è innanzitutto convivialità. Tuttavia penso anche che vendere l’espresso a un euro non sia più fattibile, considerando anche solo il costo del chicco verde che ha subito negli ultimi anni un forte aumento, soprattutto la Robusta che ora è vicina all’Arabica.
Sarebbe piuttosto auspicabile optare per una diversificazione dell’offerta: ho sempre sostenuto che si potesse offrire in una caffetteria non soltanto lo specialty, ma anche qualcosa di più classico, magari una miscela di qualità. Nei bar ci deve essere un prodotto più standard che sia alla portata dei portafogli di tutti insieme a delle monorigini un po’ più care, per rispondere a desideri più particolari.
Questa è un’opzione valida che andrebbe percorsa. Non ci siamo ancora arrivati, perché siamo legati ancora al concetto del classico bar all’italiana, dove si propone sempre il solito caffè. E questo anche perché le torrefazioni finanziano le attività commerciali fornendo loro attrezzature e accessori: in questo modo non si avrà mai modo di avere una maggiore diversificazione e cultura del prodotto.
La responsabilità quindi è da parte di entrambi gli operatori: i baristi che non studiano e approfondiscono l’argomento caffè, i torrefattori che marciano su questo disinteresse e insistono sui finanziamenti. Questa dinamica svilisce il mercato italiano del caffè. Ci vuole invece il prezzo adeguato ai diversi tipi di caffè proposti.
Un euro e 50 per qualcosa di scadente non è appropriato e viceversa, la qualità si deve pagare in maniera corretta.
Per quanto riguarda il potere di acquisto: lavorando anche da Starbucks, ho potuto notare che le persone ordinano una tazzina di caffè senza lamentarsi del costo più elevato per una miscela 100% Arabica. Penso quindi che non solo sia possibile, ma che bisognerebbe spingere più in alto i prezzi, raccontando le origini, puntando sulla qualità. Prima di tutto dobbiamo mettere al primo posto una materia prima elevata, promuovendo una filiera più equa e sostenibile. Un euro e 50 è una spesa che si può affrontare: si beve di meno, ma si consuma qualcosa di buono.”
ROMA – L’inflazione nei servizi di ristorazione scende al +3,0%, per il totale ristorazione e al +2,9% per la ristorazione commerciale. L’inflazione generale aumenta a +0,9% da +0,7% di settembre, soprattutto per l’accelerazione dei prezzi dei prodotti alimentari. Leggiamo di seguito la nota pubblicata sul sito dell’Ufficio Studi della Federazione Fipe.
Bar
Il profilo inflazionistico del bar resta sul +3,3%. Gli incrementi sopra la media del comparto continuano a riguardare i prodotti di pasticceria e gelateria sia al bar che altrove.
(dati: Centro Studi Fipe)
Ristoranti
Per i ristoranti e le pizzerie la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si attesta a +3,1%. I prezzi della gastronomia registrano +2,9% mentre il delivery registra un incremento dell’ 1,5% rispetto a ottobre 2023.
(dati: Centro Studi Fipe)
Mense
I prezzi delle mense registrano un +4,7% rispetto all’anno precedente.
Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)
Cinque anni di aumenti consecutivi rendono il caffè al bar sempre più caro nella Svizzera tedesca. Il café crème (caffè lungo) arriva ad un media di 4,58 franchi (quasi 5 euro), con 9 centesimi in più rispetto al 2023. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Swissinfo.ch.
L’aumento del prezzo del caffè nel nord delle Alpi
MILANO – Il Café crème (caffè lungo), la bevanda calda più gettonata nei ritrovi pubblici a nord delle Alpi, costava quest’anno in media 4,58 franchi, vale a dire 9 centesimi in più (+2%) che nel 2023. E in futuro si annunciano nuovi ritocchi, sempre verso l’alto.
La progressione del 2024 è solo di poco inferiore a quella del 2023, che era stata di 10 centesimi e la più elevata da un decennio, e va ad aggiungersi a quella di 9 centesimi del 2022, emerge dalle indicazioni odierne di CafetierSuisse, l’associazione dei ristoratori tedescofoni del ramo che informa sulla base di un sondaggio di 650 locali pubblici, tutti svizzero-tedeschi. Dal 2014 il caffè è diventato di 36 centesimi più caro (+9%).
A livello regionale il prezzo medio più alto è stato osservato nel canton Zugo (4,84 franchi), quello più basso nel canton Soletta (4,45 franchi). Nelle città come Zurigo non è comunque raro pagare 6 franchi (quasi 6,50 euor) la tazza di caffè.
“Con i suoi 9 centesimi l’aumento dei prezzi nel 2024 è stato significativo per il terzo anno consecutivo”, commenta il presidente di CafetierSuisse Hans-Peter Oettli, citato in un comunicato. “Ulteriori progressioni in questa fascia sono previste anche per il prossimo anno”.
L’organizzazione – che rappresenta gli interessi di 1400 caffetterie, bar-pasticcerie, ristoranti, take-away e sale da tè della Svizzera tedesca – non fornisce alcuna raccomandazione tariffaria e afferma che i prezzi sono a discrezione dei singoli esercizi. Per il loro calcolo si deve tenere conto della concorrenza, del tipo di locale e della sua ubicazione, sottolinea l’associazione.
Il settore del vending registra un bilancio negativo: nei primi nove mesi dell’anno il numero di consumazioni è diminuito del 3,4% a quota 2,9 miliardi, mentre il fatturato è sceso dell’1,7%, a quota 1,19 miliardi (è stato di 1,6 miliardi nell’intero 2023). Tra i fattori alla base della frenata dei ricavi pesa ancora lo smart working: Confida cita uno studio del Politecnico di Milano secondo cui il lavoro a distanza è stabile con oltre 3,55 milioni di dipendenti che lo praticano, e con stime di crescita per il 2025.
Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Emiliano Sgambato per il quotidiano Il Sole 24 Ore.
La crisi del settore del vending
MILANO – Dopo gli anni di graduale ripresa del post Covid, il settore dei distributori automatici di cibi e bevande torna a registrare un bilancio negativo: nei primi nove mesi dell’anno il numero di consumazioni è diminuito del 3,4% a quota 2,9 miliardi, mentre il fatturato è sceso dell’1,7%, a quota 1,19 miliardi (è stato di 1,6 miliardi nell’intero 2023).
Secondo i dati elaborati da Ipsos per Confida, l’Associazione italiana della distribuzione automatica, il caffè, che pesa per il 57% delle consumazioni, perde il 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2023.
Male anche le bevande fredde che registrano un calo del 3,6%, gli snack (-2,8%) e i gelati (-34,3%). I prodotti che registrano un andamento positivo sono invece gli energy drink (+0,9%), le bevande a base di frutta con bassa (+8,9%) o alta (+3,12%) concentrazione di frutta, gli snack dolci (+4,7%) e salati (+0,5%), e il confectionery (cioè i chewingum e le caramelle, +5,2%).
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