giovedì 13 Novembre 2025
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Pasqua, Codacons: uova di cioccolato più care del 40% a causa dell’aumento del costo di cacao e burro

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uova di pasqua
Uova di Pasqua (immagine: Pixabay)

Il 2024 ha chiuso in positivo per il settore dolciario italiano con 8,7 miliardi di euro fra gennaio e ottobre. La Pasqua tuttavia si scontrerà inevitabilmente con l’aumento del costo delle materie prime. In particolare, incideranno quelli del cacao e del burro che, secondo un rilevamento Codacons, porteranno su il costo delle uova di cioccolato anche del 40%. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Antonio Petrucci per il Quotidiano Nazionale.

Il settore dolciario e l’aumento dei costi delle materie prime

MILANO – E’ stato un anno positivo il 2024 per il settore dolciario italiano, grazie in particolare al gelato, sempre più leader, e consumato non solo in estate. E’ questo il risultato emerso da molteplici indagini e proiezioni, che sottolineano comunque i periodi festivo di Pasqua e Natale come i più soddisfacenti per gli addetti ai lavori, grazie ad un’abitudine al consumo di prodotti della tradizione che spesso incide anche per un terzo del totale del volume di affari.

Dopo un 2023 chiuso con un fatturato pari a 9,3 miliardi di euro, con una crescita sul 2022 del +9%, il 2024 ha registrato ottimi dati pari a 8,7 miliardi di euro fra gennaio e ottobre. Un consuntivo che punta ampiamente sopra i 9 miliardi, specie considerando l’importanza strategica di dicembre.

A trainare il settore dolciario in Italia è comunque il gelato artigianale, che stando all’analisi di Fipe-Confcommercio, registra ogni anno volumi d’affari di 5 miliardi di euro, generati dai 39mila esercizi presenti in Italia che danno lavoro a 90mila addetti, fra gelaterie, bar e pasticcerie. Una stima di Coldiretti, basata sui dati Istat del 2024, parla di un totale delle esportazioni di 100 milioni di kg, con una crescita delle vendite all’estero del 19%, soprattutto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Germania.

L’imminenza del periodo pasquale, uno dei principali per il business delle pasticcerie, si scontrerà inevitabilmente con l’aumento del costo delle materie prime. In particolare, incideranno quelli del cacao e del burro, che secondo un rilevamento Codacons, porteranno su il costo delle uova di cioccolato anche del 40%.

I prezzi saranno spinti anche dai costi energetici che sono una voce importante nella produzione industriale dei dolci. E’ comunque il prezzo del cacao, protagonista indiscusso di Pasqua, il vero problema, se consideriamo che pochi mesi aveva raggiunto la quotazione record di 12mila dollari a tonnellata, con un incremento del 175% rispetto ai valori di 2 anni fa, quando una tonnellata era quotata meno di 3mila dollari.

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Cioccolato raro e limitato: 1 consumatore su 2 lo preferisce ai prodotti consueti

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praline cioccolato cioccolatini parmigiano reggiano
Praline al cioccolato (imagine: Pixabay)

Il mondo dei cioccolati rari e costosi sta crescendo lentamente negli ultimi anni. Lo rivela  il report 2025 distribuito a febbraio da Barry Callebaut, una delle più grandi aziende del mondo per la lavorazione del cioccolato. Secondo un dato riportato, 1 consumatore globale su 2 preferisce prodotti di cioccolato esclusivo in edizione limitata, alle offerte consuete. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Lavinia Martini per il portale d’informazione Cibo Today.

Il mercato dei cioccolati rari

MILANO – Il 25 settembre del 2001 un compratore anonimo si è aggiudicato da Christie’s, famosa casa d’aste, la barretta di cioccolato più preziosa del mondo, almeno stando alla registrazione del Guinness World Records.

Si trattava dell’unica barretta rinvenuta non consumata risalente a più di 100 anni fa rimasta da una partita di cioccolato Cadbury che il Capitano Robert Scott ha portato con sé durante una spedizione nell’Antartico, avvenuta fra il 1901 e il 1904. La barretta, della lunghezza di 10 centimetri e ancora perfettamente incartata, è andata via per la modesta cifra di 470 sterline. Poco più di 550€.

Rispetto ai prezzi monstre che siamo soliti sentire per le aste di tartufi, bottiglie di champagne o di grandi vini francesi o italiani, di lotti di caffè (come il pregiato Gesha), siamo di fronte a un numero tutto sommato ordinario. Questo perché il mondo dei cioccolati rari e costosissimi sta crescendo lentamente negli ultimi anni, ma rimane ancora una nicchia di mercato.

Il prezioso prodotto, frutto della lavorazione delle fave di cacao, è passato velocemente dall’essere un bene di extra lusso, destinato solo alle classi aristocratiche (insieme ad altre materie prime oggi di ampia circolazione, come lo zucchero), a rappresentare una commodity, un ingrediente disponibile sempre a un ampio range di prezzi, compresi quelli low cost.

Nonostante l’impennata degli ultimi anni dei prezzi delle fave di cacao, il cioccolato mantiene anche adesso un’ampia circolazione.

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Gruppo Illiria presenta Bookstop, il primo distributore automatico di libri presso l’ospedale riabilitativo a Motta di Livenza

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Il distributore automatico Bookstop (immagine concessa)

MILANO – Un progetto innovativo per rendere la lettura accessibile a tutti, in qualsiasi momento. Gruppo Illiria, da sempre innovatore nel settore del vending, lancia un progetto rivoluzionario: Bookstop, il primo distributore automatico di libri. L’iniziativa, nata dalla collaborazione con Ediciclo Editore e realizzata grazie a NextGenerationEU attraverso un bando del Ministero della cultura riguardante il supporto a settori culturali e creativi per l’innovazione e la transizione digitale, è pensata per avvicinare la lettura alla vita quotidiana, renderla accessibile anche in luoghi inediti, trasformandola in un gesto quotidiano, spontaneo e sempre a portata di mano, acquistando un libro in modo rapido e semplice, proprio come si fa con un caffè.

Bookstop: l’iniziativa di Gruppo Illiria

Il distributore contiene 20 titoli della collana Piccola filosofia di viaggio di Ediciclo Editore, una raccolta di saggi brevi che offrono spunti di riflessione su temi legati al viaggio, alla scoperta e all’esperienza personale. Ogni volume, riconoscibile per il suo formato compatto e il design distintivo, è il frutto di una ricerca editoriale rigorosa e con un’impronta autoriale unica.

Bookstop, portando con sé questa collana, diventa molto più di un semplice distributore, trasformandosi in una vera e propria esperienza di riflessione, ispirata anche dalle illustrazioni di Giulia Neri, illustratrice e collaboratrice del progetto: un invito a rallentare, fermarsi, ascoltare, respirare e immergersi in un mondo nuovo, scegliendo un libro di viaggio per sé o per qualcun altro, per viaggiare, farsi ispirare e riflettere.

Il primo Bookstop è stato inaugurato giovedì 20 marzo presso l’ospedale riabilitativo di alta specializzazione di Motta di Livenza (Treviso), segnando l’inizio di un progetto destinato a cambiare le modalità di fruizione dei libri e regalare momenti di benessere, evasione e felicita, in luoghi di attesa che si trasformano in momenti di viaggio e scoperta.

La prossima tappa sarà Pordenone: il secondo distributore sarà infatti installato al Polo tecnologico Alto Adriatico, in un contesto diverso ma altrettanto importante, dove prevale l’aspetto formativo e professionale, in cui un simbolo del genere rappresenta l’importanza della pausa per la mente.

Con questo progetto, Gruppo Illiria mira a regalare momenti di benessere, evasione e felicità in luoghi di attesa e di transito, trasformandoli in un’opportunità per la lettura. Basterà un tocco per avere una storia tra le mani.

Caffè: non sentirne l’odore potrebbe essere un sintomo dell’Alzheimer

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Non sentire l’odore del caffè potrebbe rappresentare un campanello d’allarme per la salute.  Gli esperti hanno scoperto che la perdita dell’olfatto è spesso collegata al declino cognitivo. Uno studio condotto presso la Columbia University ha dimostrato che combinare un semplice test dell’olfatto con esercizi di memoria può aiutare a prevedere il declino cognitivo con maggiore precisione.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione L’insolenza di R2-D2.

Il legame tra il caffè e l’olfatto

MILANO – Il caffè è più di una semplice bevanda: per molti è un rituale quotidiano, un piacere irrinunciabile che dà il via alla giornata. E il suo profumo inconfondibile è parte dell’esperienza, tanto che spesso basta sentirlo nell’aria per farci venire voglia di una tazzina.

Ma cosa succederebbe se, da un giorno all’altro, quel profumo sparisse? Potrebbe sembrare un dettaglio da poco, ma in realtà potrebbe essere un segnale da non sottovalutare.

L’olfatto è un senso potente, legato ai ricordi e alle emozioni. Ci permette di riconoscere odori familiari, di apprezzare il cibo e persino di individuare pericoli. Eppure, spesso lo diamo per scontato. Perdere la capacità di percepire certi odori, come quello del caffè, potrebbe essere un piccolo campanello d’allarme, un sintomo iniziale di qualcosa di più serio.

Il problema è che questo sintomo viene spesso ignorato. Magari si pensa che sia colpa di un raffreddore o dell’età che avanza. In realtà, se la difficoltà nel sentire certi odori persiste senza una causa evidente, sarebbe meglio parlarne con un medico. Potrebbe trattarsi di un piccolo segnale di un problema più grande.

Gli esperti hanno scoperto che la perdita dell’olfatto è spesso collegata al declino cognitivo. Per questo motivo, negli ultimi anni sono stati sviluppati test olfattivi che aiutano a individuare precocemente l’Alzheimer e altre forme di demenza. In questi test viene chiesto di riconoscere odori comuni, come cuoio, rosa, limone o fumo. Chi ottiene punteggi bassi ha un rischio maggiore di sviluppare problemi neurologici nel tempo.

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Marco Pizzinato: “I consumi delle nuove generazioni? I figli dei torrefattori bevono specialty e superfood, che aiutano il fatturato dei bar che credono nelle novità”

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Marco Pizzinato si gusta uno specialty (foto concessa)
Marco Pizzinato si gusta uno specialty (foto concessa)

MILANO – Marco Pizzinato, meglio noto come Pizzicoffee, condivide il suo punto di vista rispetto alle tendenze di consumo che stanno interessando le nuove generazioni: si beve ancora caffè e se sì, quale? Lo specialty e le bevande funzionali, i superfood nelle ricette per le caffetterie, vanno a braccetto nel prossimo futuro?

Pizzinato, qual è la temperatura del termometro di chi in futuro entrerà nei bar italiani e di tutto il mondo?

“Mi sono accorto nell’ultimo periodo, tra i miei soliti viaggi di lavoro e gli incontri in fiera, che il giovane pubblico sta bevendo meno caffè, ma più consapevolmente. Allo stesso tempo, i ragazzi si stanno spostando verso le bevande alternative – a partire dai superfood come il matcha o quelle vegetali – ed healthy. Parliamo della fascia d’età tra i 18 e i 25 anni: in fiera sono venuti a trovarmi dei clienti incuriositi da prodotti come quelli Fonte, che io distribuisco nei locali. Solo qualche tempo fa non conoscevano neppure il marchio, ma sono stati indirizzati dai loro figli, che apprezzano anche gli specialty, a questa tipologia di bevande.

Nelle caffetterie italiane – sia quelle che vendono caffè più standard che specialty -, pur lavorando a stretto contatto con i giovani, ci troviamo ancora agli inizi della diffusione di queste soluzioni, come spesso succede con le novità che arrivano dall’estero. Pian piano stanno trovando il loro mercato, anche grazie alle operazioni di comunicazione e diffusione come quella che conduco. Il matcha è già esploso tra i teenager, proprio come alternativa percepita come più sana, da chi non vuole consumare caffeina.

Le mode soprattutto in città grandi come Milano, tipo il Chai, la curcuma nel latte, sono già diventate voci diffuse nella drink list di un locale con impronta europea, ma nel resto d’Italia devono ancora penetrare con tutto il loro potenziale. Solo oggi iniziano a prendere piede e mi rendo conto che costituiscano un trend che cresce insieme alle nuove generazioni.”

Diversificare è la chiave

Pizzinato: “Se osserviamo infatti l’evoluzione della caffetteria classica verso quella moderna e internazionale, si devono prendere come riferimento tutte quelle novità da cavalcare per aumentare il fatturato e ampliare la propria clientela. Consiglierei di arricchire l’offerta con le bevande vegetali e i superfood, sia al torrefattore sia ai gestori per poter diversificare il proprio listino.

Inoltre, queste stesse ricette possono veicolare lo specialty: un ragazzo oggi è più aperto all’ascolto attorno a prodotti diversi come appunto possono essere i caffè di alta qualità in estrazioni alternative. Magari un giovane entra nella caffetteria con l’obiettivo di trovare il superfood e facilmente può mostrarsi incuriosito dallo specialty.

Sono due tipologie merceologiche che vanno a braccetto, si aiutano a vicenda, sia a livello commerciale (una cosa aiuta a vendere l’altra) sia come interesse per il grande pubblico. Prima assaggiano il matcha, poi la tazzina in quest’ordine, soprattutto per una questione culturale che ci vede ancora molto legati alla tradizionale dell’espresso da bere al volo.

I gestori vedono accadere questo cambio sempre più spesso ogni giorno e ora ho notato che anche i torrefattori desiderosi di aumentare il fatturato, stanno decidendo di investire nelle bevande alternative. Non solo perché arrivano meglio ai consumatori ma perché sono richiesti in primis dal barista, che capisce meglio il valore economico di questi prodotti rispetto allo specialty, ancora difficile da spingere da solo.

E poi le skills necessarie per prepararle sono minime: basta saper montare il latte.”

Ma i giovani continuano ad andare in caffetteria?

Pizzinato: “I clienti che gestisco da due anni a questa parte, e lavorano anche con gli specialty, sono tutti cresciuti come fatturato. Non sono però locali che puntano esclusivamente sul caffè, perché non è sostenibile economicamente: ecco che l’inserimento di altri prodotti come il superfood e della pasticceria, arrivano a far cassa.

Le ricette devono essere internazionali, con più bevande che portano ad un margine maggiore. Se osserviamo il quadro generale però, molti clienti che gestiscono un locale più commerciale, stanno arrancando. Entra meno gente in generale, non soltanto i giovani. Il bar all’italiana soffre.

Nella generazione che attualmente entra nei bar, una buona fetta acquista i prodotti per prepararseli a casa propria. Se da una parte quindi c’è una riduzione dei consumatori al tavolo, si apre dall’altra la possibilità per la caffetteria di diventare anche un punto in cui tornare come se fosse un vero e proprio shop. Lo specialty, imparando la lezione dell’estero, si vende anche nei pacchetti per uso domestico e in questo modo si evita anche il problema dell’estrazione da parte del barista formato, dando più margini.

Il discorso è ancora più valido per quanto riguarda il superfood. La caffetteria deve trasformarsi in questa realtà: in futuro ci saranno le grosse catene con tanti volumi e le superautomatiche che riducono la variabile umana e dall’altra, i coffee shop veri e propri, realtà artigianali di caffetteria.

A quel punto il 90% probabilmente entrerà nelle catene e il resto si distribuirà nei locali specializzati. Ma già se si arriva al 15% con gli specialty coffee shop in Italia, avremmo raggiunto una buona diffusione.”

Pizzinato, il tema salute fa la differenza, ma quanto sono davvero healthy queste bevande?

“Il superfood è comunque di base zuccherato, anche se certo poi varia tra quelle che contengono estratti naturali o meno. Tuttavia una bevanda di questo tipo, ha 35/40 calorie, quindi non è così impattante all’interno di una dieta equilibrata. Tra specialty e bevande alternative, l’importante è sempre non eccedere, anche di fronte a prodotti di alta qualità.

Le bevande vegetali rientrano nello stesso discorso: spesso usate per allungare i superfood, hanno diverse etichette e leggere bene gli ingredienti per essere sicuri di quanto sia salutare o meno è fondamentale.”

Quindi i nuovi clienti non sono torrefattori, ma i loro figli?

“In effetti sì. I mercati del futuro passano nelle nuove generazioni, che conoscono i prodotti e li consigliano agli attuali proprietari. Questo rappresenta il principio delle prossime strade da battere che spesso arrivano dal mondo orientale. Ricordiamoci che la base del superfood sta nella medicina ayurvedica e ora stiamo attendendo le ultime novità, che sono tantissime e arrivano di continuo. La curcuma diventerà interessante con i vari Chai aromatizzati alle polveri naturali.

All’estero le aziende con cui collaboro in Europa e che producono superfood, non stanno per il momento puntando al mercato italiano. Lavorano tanto però con le catene, che sono degli spazi dedicati ai giovani, per cui è un tipo di clientela che sicuramente è considerata all’interno delle loro strategie. Ed è lì che si osserva il vero movimento futuro di un prodotto che può aiutare anche i torrefattori che in questo preciso momento, soprattutto i medio-piccoli, fanno fatica a reperire il caffè e devono affrontare dei costi eccessivi.”

Giappone: viaggio tra caffè freddi in lattina, birra al tè matcha e Pokémon Cafè

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Una delle vending machine nella stazione di Shim-matsudo

TOKYO – La cultura del caffè e del tè in Giappone può essere riassunta con una semplice parola: omotenashi. Questo termine, che in italiano può essere tradotto con ospitalità, sintetizza una profonda dedizione nei confronti del cliente, il quale viene posto al centro di un’esperienza unica in cui la bevanda servita è solo una parte dell’offerta proposta dal locale.

Attraversando il Giappone, l’omotenashi e la cura maniacale, volta ad assicurare un’ottima customer experience, si possono osservare dappertutto: dal caffè servito in uno dei numerosi bar a tema anime e manga, dalla birra al tè matcha tipica degli izakaya (locali simili a pub in cui viene servito cibo e bevande) di Kyoto e persino dalle vending machine caratterizzate, alcune volte, da una suoneria jingle personalizzata a seconda del prodotto scelto.

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Una vending machine situata accanto un piccolo tempio shintoista

Il legame tra caffè e vending machine

E sono proprie le vending machine, jidōhanbaiki, il cordone ombelicale che lega in maniera indissolubile il caffè al Giappone. Secondo il portale Globe Newswire in Giappone esistevano quasi 4 milioni di vending machine nel 2023, approssimativamente 1 per ogni 31 persone, per un mercato di oltre 600 milioni di dollari all’anno.

Uno dei prodotti di punta che non può mancare è proprio il caffè freddo in lattina tra cui spiccano i brand Boss Coffee, Georgia, UCC Black e Demitasse Premium.

Il muro di tazze di caffè allo Starbucks Reserve di Tokyo

Subito dopo le vending machine, i kombini (convenience store) come 7eleven, Family Mart e Lawson, riconosciuti come dei veri e propri tesori nazionali aperti 24 ore su 24, offrono diversi prodotti già pronti a prezzi convenienti (complice anche lo yen ai minimi storici) come onigiri (polpette di riso bianco con tonno o salmone), dorayaki (dolci simili a pancake riempiti da una salsa di fagioli rossi), dolci, caffè, energy drink e barrette proteiche.

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Il tavolino del bar a tema del popolare manga Jojo’s Bizarre Adventure

Molte caffetterie in Giappone offrono inoltre delle esperienze uniche che hanno subito un enorme successo anche nel resto del mondo. È il caso dei cat cafè (neko cafè) dove è possibile gustare una tazza d’espresso coccolando i numerosi gatti presenti in negozio.

Il Capy Neko Cafè Kichijoji

Nonostante il primo store di questo tipo sia nato a Taiwan nel 1998, il Giappone riprese il concept nel 2004 a Osaka rendendo il format uno dei più replicati al mondo. Dopo il 2004 sono nate diversi punti vendita che seguono la stessa filosofia.

Un esempio? Il Capy Neko Cafe Kichijoji dove, insieme ai gatti, è possibile trovare i capybara oppure lo Shiba Inu Cafe a Kamakura.

Lo Starbucks Reserve Roastery di Tokyo

Quando si parla del Giappone è inevitabile parlare della cultura kawaii (tutto ciò che risulta carino) e come si riflette sul caffè.

L’entrata del Pokemon Cafè

In particolare, viene data grande enfasi alla latte art in cui vengono mostrati disegni di grande spessore artistico e, al tempo stesso, orientati ad un pubblico più giovani come le offerte proposte nei Pokémon Cafè (in cui spesso è necessario prenotare con più di un mese di anticipo per entrare nelle sedi di Tokyo e Osaka considerata l’enorme popolarità del brand che ha registrato la cifra di 10,8 miliardi di dollari di vendite al dettaglio nel 2023).

Il tè matcha

La cultura del tè in Giappone

Nonostante la popolarità del caffè ready to drink e una maggiore attenzione verso lo specialty con la presenza di catene come Starbucks (tra cui lo Specialty Reserve di Tokyo), Tully’s Coffee, Hoshino Coffee e Excelsior Caffè, il matcha rappresenta la bevanda per eccellenza, ben radicata nel Paese grazie ad una cultura millenaria che sfocia nell’antica capitale Kyoto e, più precisamente, a Uji, considerata la città del tè giapponese dove le prime foglie della pianta vennero introdotte nel periodo Kamakura  (1192-1333) direttamente dalla Cina.

La birra alla matcha presso il ramen shop Tenkaippin-Chion-In-Temple

La bevanda ebbe subito un grande successo tra le classi nobiliari ed ebbe un posto di rilievo nel Buddismo grazie al monaco buddista Eisai che ne fece uno stile di vita.

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La raccolta del tè a Uji

In particolare esistono tre diversi tipi di tè verde per cui Uji è famosa: il matcha, il tè verde in polvere, utilizzato anche come ingredienti per i dolci e la birra; il sencha, il tè verde più comune e, infine, il gyokuro, tè di qualità estremamente elevata.

Il gelato al matcha al French Cafe di Kyoto

Una delle strutture più famose in cui è possibile scoprire di più sul tè è senza dubbio il Fukujuen Uji Tea Factory in cui vengono organizzati diversi workshop per produrre un classico tè matcha o addentrarsi nei misteri della cerimonia del tè detenuti gelosamente dalle geisha nel distretto Gion di Kyoto.

The Coffee, la catena specialty brasiliana ispirata al Sol Levante, a Milano, Giancarlo Lucas e Esther Rosales: “L’obiettivo? Aprire altri punti vendita in città”

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Giancarlo Lucas e Esther Rosales

MILANO – The Coffee, la catena di caffetterie specialty brasiliana ispirata all’estetica minimalista nipponica (non a caso l’insegna con il logo recita ザ・コーヒー, ovvero caffè in caratteri giapponesi katakana) fondata nel 2018 con 250 punti vendita in tutto il mondo, ha aperto per la prima volta a Milano a pochi passi dalla stazione di Porta Venezia in viale Piave al numero civico 20.

Per saperne di più sul progetto abbiamo intervistato Esther Rosales e Giancarlo Lucas che hanno portato il franchising in Italia.

Qual è il concept dietro The Coffee? Perché unire la cultura brasiliana con quella giapponese?

Esther Rosales spiega: “La catena di caffetterie è nata in Brasile nel 2018 da tre fratelli brasiliani Carlos, Alexander e Luis Frentonani accumunati da una grande passione per il Giappone. Il concept richiama le classiche caffetterie giapponesi con una grande attenzione al design minimal.

Vogliamo offrire un’ambiente piacevole e pulito focalizzandoci sulla qualità del prodotto per erogare il miglior caffè possibile. Abbiamo pensato tutto nei minimi dettagli: dai migliori chicchi fino alla precisione garantita dalla macchina La Marzocco Linea PB”.

Il bancone del bar

Giancarlo Lucas aggiunge: “Tutto ciò contribuisce a mettere la customer experience al primo posto in linea con la filosofia giapponese. Un altro aspetto importante del locale è l’utilizzo della tecnologia: si ordina tramite un tablet in maniera tale da rendere il tutto fluido e scorrevole sin dal momento della consultazione del menù.

The Coffee può vantare 250 punti vendita in tutto il mondo. In Europa ce ne sono quasi 40. Solo a Parigi ci sono 11 unità”.

Perché avete scelto l’Italia?

Rosales racconta: “Siamo brasiliani ma abitavamo in Portogallo. L’idea iniziale era perciò aprire lì ma con il tempo abbiamo cambiato direzione. Ci siamo chiesti quale fosse veramente il luogo ideale per gettare le fondamenta della nostra caffetteria e magari, in seguito, aprire anche altri punti vendita.

Con un po’ di ricerca, Milano si è rivelata la cornice ideale per provare la nostra avventura a tema specialty coffee considerando che questi tipi di locale non sono ben presenti qui, ovviamente in paragone alle altre città internazionali in Europa.

La Marzocco Linea PB

Inoltre a Milano si respira un clima di costante innovazione e crescita che ci ha subito attirati. Anche la cultura giapponese qui sembra godere di una forte popolarità. In più vivere in Italia è sempre stato un nostro desiderio.

Questa è stata perciò una combinazione perfetta che ha unito ambizione professionale e desiderio personale”.

Quali sono le prime impressioni dall’apertura?

Lucas riflette: “Da un punto di vista professionale la vita a Milano è ottima: ci sono molte opportunità. Tuttavia è anche un ambiente impegnativo. C’è tanta burocrazia e i costi sono elevati. Non è decisamente un contesto semplice.

La business culture milanese risulta, secondo la nostra esperienza, diversa dalle altre con un ritmo più lento e meno internazionale a differenza di Parigi e Londra. Però è una grande sfida che abbiamo accolto con piacere e che sta donando molte soddisfazioni”.

In futuro avete intenzione di aprire altre caffetterie a Milano?

Si, abbiamo in progetto di aprire altri punti vendita qui. Prima però la nostra priorità è concentrarci sulla qualità di questo store e renderlo il miglior possibile per noi, i nostri clienti e il nostro personale.

Una volta raggiunta la piena maturità professionale in questa caffetteria, apriremo anche altri punti vendita. Siamo già ad un buon punto: in questi tre mesi dall’apertura abbiamo imparato molto”.

Il menù pone una grande attenzione al caffè e allo specialty

Lucas spiega: “La nostra offerta prevede diversi tipi di caffè. La proposta tradizionale purista che comprende cappuccino, espresso e macchiato; i filtrati, una bevanda pura con un sapore contraddistinto disponibili in due metodi d’estrazione: Il v60 e il chemex. Abbiamo inoltre tre miscele differenti: il caffè brasiliano white bag con chicchi entry level, il black e il craft.

Quest’ultimi sono micro lot e single origin che cambiano sempre. La miscela craft di oggi viene da El Salvador mentre la versione black viene dal Rwanda. Si tratta di specialty coffee con punteggi elevati e di grande qualità. Il nostro espresso è sempre con il caffè brasiliano.

In più abbiamo differenti proposte che variano dal gelato, al frappè fino a passare alla matcha cerimoniale nel vero spirito della tradizione giapponese che facciamo al momento sia in versione fredda che calda”.

Per quanto riguarda l’offerta pasticceria di The Coffee?

Rosales precisa: “Offriamo principalmente brioche, pain au chocolait, cookie e diversi tipi di torta come la carrot cake che gode di un grande successo. La proposta dei dolci, completamente differente e unica dal resto delle caffetterie di Milano, è di produzione di Kintal con cui siamo partner. Ad esempio i nostri cookie sono fatti con cioccolato bianco, tradizionale o caramello salato.

L’offerta dei dolci di The Coffee

Siamo nel terzo mese dall’apertura perciò abbiamo ancora molto tempo per sperimentare con la proposta food. Il menù è quindi in costante aggiornamento. Inoltre abbiamo introdotto da poco il brigadeiro, dolce tradizionale brasiliano che consiste in piccole sfere a base di cioccolato”.

Come sono i prezzi? A quale target di clienti mira la caffetteria?

Miriamo ad una clientela giovane e internazionale. Ovviamente i nostri prezzi non sono quelli di una caffetteria tradizionale poiché poniamo una grande attenzione alla materia prima, alla qualità e alla preparazione della bevanda che risulta sempre di prim’ordine. Ma comunque il listino prezzi è adeguato a ciò che offriamo ed è simile a quello dei nostri concorrenti”.

Un espresso, ad esempio, costa 1,80 euro mentre un americano 3 euro”.

Ma c’è di più: The Coffee offre anche la possibilità di acquistare prodotti merchandise originali.

“Assolutamente. Vendiamo prodotti come tumbler, bag, ombrelli e tazze marca The Coffee. Inoltre proponiamo le nostre miscele, white, craft e black, da 1 chilo o da 250 grammi, macinato o in chicchi.

Le miscele dei nostri store in Europa sono prodotte da una torrefazione in Portogallo mentre gli altri punti vendita nel resto del mondo si riforniscono da un’azienda in Brasile”.

La sorpresa: negli States è boom per il caffè solubile grazie alla Generazione Z

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Il caffè solubile torna in auge tra i giovani (Foto da pixabay)

MILANO – Il caffè solubile torna in auge negli Stati Uniti: l’anno scorso le vendite di solubile sono cresciute del 24% secondo dati Nielsen e nei consumatori della Generazione Z sono addirittura raddoppiate. Un dato sorprendente. Il consumo di solubile è infatti associato tradizionalmente ai paesi emergenti a basso tenore di vita o a quelli in cui è molto radicata la cultura del tè.

E non certo a un paese ad alto reddito come gli Usa, che ha contribuito a lanciare in tutto il mondo il modello delle caffetterie a marchio, con le loro bevande a base caffè, a volte improbabili e oltremodo costose.

Alla riscoperta del solubile contribuisce indubbiamente l’impennata dei prezzi.

L’industria americana è generalmente molto più veloce, rispetto a quello italiana, nel ricaricare i maggiori costi.

Ciò si traduce in rincari più rapidi sugli scaffali del dettaglio e nel fuori casa.

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Associazione Caffè Trieste e Confidi V.G. lanciano linea d’intervento per sostenere torrefazioni e imprese della filiera: importo massimo finanziabile complessivo di 900.000 €

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Il logo Associazione caffè Trieste

TRIESTE – Non passa giorno che non si legga di aumenti nel costo delle materie prima dei generi coloniali con particolare riferimento al settore del caffè crudo. Sui mercati internazionali, il caffè Arabica viene principalmente trattato sulla borsa ICE Futures US (Intercontinental Exchange) con sede a New York, mentre il Robusta è scambiato sul London International Financial Futures and Options Exchange (LIFFE).

Entrambi i prodotti sono quotati in dollari americani: la Robusta per tonnellata metrica mentre la Arabica in libbre. Al 18 marzo 2024 la quotazione della Arabica era 214 USD per libbra mentre alla data dell’11 febbraio 2025 era di 535 USD per libbra. Mentre il 13 marzo 2024  la quotazione della Robusta era 2.873 USD per tonnellata mentre al 13 febbraio 2025 si attestava sui 5.849 USD per tonnellata.

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Il logo Confidi Venezia Giulia

Per completare il quadro l’Arabica ha chiuso il 2024 a 381,72 USD per libbra mentre in questo momento ha superato i 485,00 USD per libbra.

Sono sufficienti questi numeri per comprendere quanto sia necessario sostenere le imprese del settore in questo particolare momento economico. Da qui la nascita di un prodotto ad hoc, Speciale Caffè, realizzato da Confidi Venezia Giulia con l’Associazione caffè TriesteQuesta linea di intervento – precisa il presidente di Confidi Venezia Giulia, Antonio Paoletti – è rivolta ai consorziati del Confidi Venezia Giulia iscritti all’Associazione Caffè Trieste e nasce con l’intento di dare una risposta tempestiva alle difficoltà che il settore sta vivendo a causa del rincaro dei prezzi della materia prima, delle attuali condizioni geopolitiche e logistiche, e delle future regolamentazioni europee contro la deforestazione”.

Speciale Caffè è un’iniziativa ideata da Confidi Venezia Giulia in collaborazione con l’Associazione Caffè Trieste, finalizzata a sostenere il fabbisogno di liquidità delle imprese della filiera del caffè.

(dati concessi)

“Come presidente dell’Associazione Caffè Trieste – afferma Arianna Mingardi – non posso che dirmi soddisfatta e orgogliosa che Confidi VG abbia subito compreso quali sono le difficoltà che le aziende della filiera del caffè stanno attraversando e abbia prontamente offerto un aiuto per le aziende associate. Come imprenditice confermo che questo accordo permette non solo di dare respiro e continuità al lavoro delle imprese e, di conseguenza, alle tante figure coinvolte direttamente e indirettamente, ma mostra anche come sia possibile realizzare quella cooperazione tra associazioni, aziende e istituzioni del territorio di cui spesso di parla.  Ringrazio il Direttore Generale Pierluigi Medeot per la collaborazione fattiva che va a vantaggio anche della collettività”.

L’obiettivo principale di è fornire un supporto concreto alle aziende operanti nell’importazione e trasformazione del caffè, garantendo loro la liquidità necessaria per attenuare le incertezze e far fronte alle nuove complessità del mercato, offrendo una copertura significativa in garanzia su finanziamenti erogati da parte del mondo bancario di riferimento.

In particolare viene offerta una garanzia dell’80% su finanziamenti chirografari a rientro con durata fino a 60 mesi e del 60% su linee di credito a breve termine della durata di 12 mesi. In caso di finanziamenti a rientro le durate sono comprensive di eventuali periodi di preammortamento di massimo 12 mesi.  Le garanzie vengono rilasciate con l’intervento del Fondo di Garanzia per le PMI.

L’ importo massimo finanziabile complessivo è di 900.000,00 euro, con un limite di 200.000,00 euro per le linee di credito a breve termine non rateali. Il plafond complessivo degli affidamenti garantibili ammonta a 7.000.000,00 euro.

L’iniziativa è valida fino al 30/06/2026 o fino ad esaurimento del plafond, salvo proroghe o aumenti di disponibilità.

Per questa iniziativa sono stati coinvolti gli istituti di credito convenzionati con il Confidi Venezia Giulia. Alle pratiche verrà data priorità di istruttoria, garantendo tempestività nelle risposte.

Le imprese del comparto potranno inoltre richiedere un abbattimento delle commissioni di garanzia nella misura dell’80% tramite un contributo regionale, secondo le normative L.R. 8/2022 o L.R. 15/2022, qualora ne sussistano i presupposti.

Attraverso questa iniziativa si intende offrire un aiuto tangibile in un momento critico per il settore, per rafforzare la posizione delle imprese della filiera del caffè nel mercato e contribuire alla stabilità e crescita economica del settore.

illy è il caffè ufficiale della mostra SPARK Art Fair Vienna

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illy Art Collection Genesi (immagine concessa)

TRIESTE – illycaffè, il brand globale del caffè conosciuto per la sua qualità sostenibile e il suo legame con il mondo dell’arte contemporanea, è stato il caffè ufficiale della quarta edizione di SPARK Art Fair Vienna che riunisce gallerie e artisti internazionali alla Marx Halle dal 21 al 23 marzo 2025.

La bellezza dell’arte e l’eccellenza del blend di caffè illy – di cui l’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica – si sono fusi per offrire un momento di relax a visitatori, artisti ed espositori nell’esclusivo illy coffee bar situato nella hall principale, nella vip lounge e nelle aree backstage.

illycaffè protagonista alla quarta edizione di SPARK Art Fair Vienna

Inoltre, i visitatori hanno avuto l’opportunità di scoprire l’ultima illy Art Collection firmata dalla siriana Simone Fattal, dall’iraniana Shirin Neshat, dall’italiana Monica Bonvicini e dalla milanese di origine senegalese Binta Diaw. Ogni artista ha utilizzato la tazzina illy come tela per riflettere su pressanti questioni culturali, ambientali e sociali, condividendo le proprie esperienze di donne di diverse provenienze geografiche e sociali.

“Siamo orgogliosi di sostenere per la prima volta SPARK Art Fair Vienna, una fiera dinamica e innovativa che rende l’arte contemporanea più accessibile, democratica e coinvolgente. Questa nuova collaborazione ci permette di esprimere ancora una volta il profondo legame di illycaffè con il mondo dell’arte, elemento chiave della nostra cultura aziendale. Combinando l’eccellenza del nostro caffè con la creatività artistica, puntiamo a offrire ai visitatori un momento di piacere unico”, ha dichiarato Cristina Scocchia, ceo di illycaffè.

Ricercare, scoprire e valorizzare ciò che è bello e nuovo sono alcuni dei tratti distintivi della cultura aziendale di illycaffè. Per perseguire questi valori, l’azienda italiana con sede a Trieste collabora con le principali fiere d’arte contemporanea a livello mondiale, tra cui SPARK Art Fair, riconosciuta per il suo approccio democratico all’arte contemporanea.

Per illycaffè l’arte contemporanea aggiunge bellezza al gusto. La bellezza a cui illycaffè aspira nasce dall’antico concetto greco di kalokagathìa, che unisce kalòs (bello) e agathòs (buono) per creare un nuovo significato in cui bellezza e bene diventano inscindibili: l’uno dipende dall’altro. Le tazzine illy Art Collection sono l’espressione tangibile di questo concetto.

Attraverso questo progetto, nato nel 1992, l’azienda trasforma un oggetto di uso quotidiano in una tela bianca invitando artisti contemporanei a esprimere la propria creatività sulla tazzina di caffè che Matteo Thun ha disegnato per illy. Nel corso degli anni hanno lavorato su questa tela più di cento artisti di fama internazionale, tra cui Michelangelo Pistoletto, Marina Abramović, Anish Kapoor, James Rosenquist, William Kentridge, Yoko Ono, Mona Hatoum, Robert Wilson, Ai Weiwei e altri…

Gli amanti del caffè che sorseggiano un espresso illy da una tazzina disegnata da un artista uniscono il sapore e l’aroma del blend illy a un’esperienza visiva, estetica e tattile completa, entrando in relazione con l’arte contemporanea.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica.

Ogni giorno vengono gustate più di 9 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp. Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 130 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.

Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 23 paesi del mondo. Nel 2023 illycaffè ha generato un fatturato consolidato pari a €595,1 milioni. La rete monomarca illy conta 159 punti vendita in 30 Paesi.