Aziende più attente alla sostenibilità (immagine: Pixabay)
La Giornata internazionale Rifiuti Zero del 30 marzo ha promosso una cultura del consumo più attenta alla sostenibilità. Chi lavora nell’horeca ha la possibilità non solo di ridurre l’impatto ambientale del proprio lavoro, ma anche di influenzare positivamente clienti, fornitori e collaboratori. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale ApeTime Magazine.
Lo spreco alimentare: una sfida globale
MILANO – Il 30 marzo si è celebrata in tutto il mondo la Giornata internazionale Rifiuti Zero, un momento di sensibilizzazione volto a promuovere comportamenti sostenibili, ridurre l’impatto ambientale e diffondere una nuova cultura del consumo consapevole. Per il settore horeca, questa ricorrenza ha rappresentato un’opportunità concreta per analizzare e migliorare le pratiche legate alla gestione dei rifiuti, in particolare quelli alimentari.
Secondo la FAO, ogni anno nel mondo si sprecano circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Solo in Italia, lo spreco alimentare vale oltre 9 miliardi di euro. Gran parte di questo spreco avviene nella fase di consumo, dove ristoranti, bar, mense e hotel giocano un ruolo cruciale. Scarti in cucina, porzioni troppo abbondanti, errori nella gestione del magazzino e mancanza di formazione del personale sono tra le principali cause.
Chi lavora nell’horeca ha la possibilità non solo di ridurre l’impatto ambientale del proprio lavoro, ma anche di influenzare positivamente clienti, fornitori e collaboratori.
Adottare pratiche antispreco significa ottimizzare i costi, valorizzare le materie prime, migliorare la reputazione e rispondere a una crescente sensibilità dei consumatori verso la sostenibilità.
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Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè (immagine concessa)
TRIESTE – Il Consiglio di amministrazione di illycaffè S.p.A. ha approvato il progetto di Bilancio della capogruppo illycaffè S.p.A. e il Bilancio consolidato dell’esercizio 2024. Nel 2024 i ricavi del gruppo sono risultati pari a 630 milioni di euro, registrando un aumento del 6% rispetto all’esercizio precedente. La crescita organica conseguita nel 2024 è stata guidata da un incremento dei volumi in tutti i principali mercati, in particolare Italia, Stati Uniti, Spagna, Francia e Regno Unito.
Il bilancio di illycaffè
Il Margine Operativo Lordo (Ebitda) è risultato pari a 110 milioni di euro, in crescita del 19% rispetto all’esercizio precedente, per effetto della crescita organica e dei maggiori volumi. L’EBITDA margin si è attestato al 17,5% dei ricavi, in aumento di 1,9 p.p. rispetto al 2023.
Anche il Margine Operativo Netto (EBIT), attestatosi a 61 milioni di euro, ha evidenziato un forte incremento del 50% rispetto all’esercizio precedente, grazie all’aumento dell’Ebitda e alla minore incidenza sui ricavi netti degli ammortamenti.
L’Utile Netto è risultato pari a oltre 33 milioni di euro, in aumento del 42% rispetto al 2023, coerentemente con l’evoluzione positiva dell’EBIT.
La Posizione Finanziaria Netta è stata pari a 109 milioni di euro, in miglioramento del 10% rispetto all’esercizio precedente, grazie alla positiva generazione di cassa che ha permesso la realizzazione di investimenti strategici a supporto dell’aumento della capacità produttiva, dell’innovazione sostenibile e della digital transformation. Il ratio PFN/EBITDA è risultato pari a 1x, in riduzione di 0,3 p.p. rispetto al 2023.
A fronte dei risultati record raggiunti in un contesto particolarmente sfidante, verrà riconosciuto un premio ad oltre 1000 dipendenti nel mondo pari a 1 milione di euro.
Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè ha commentato: “Il 2024 è stato il terzo anno consecutivo di forte crescita organica, con un incremento a doppia cifra dell’EBITDA e dell’utile netto, nonostante un contesto macroeconomico e geo-politico sfidante unito al costante aumento dei prezzi della materia prima”.
Scocchia aggiunge: “Nel 2024 abbiamo accelerato ulteriormente sull’innovazione sostenibile e sulle strategie di espansione internazionale avviate nell’ultimo triennio. A fronte degli ottimi risultati raggiunti nel 2024, abbiamo deciso di riconoscere un bonus straordinario pari a 1 milione di euro ai nostri dipendenti per l’impegno profuso”.
Scocchia conclude: ” Il 2025 si prospetta un anno complesso per il nostro settore a causa dell’incremento del prezzo della materia prima che, dopo essere cresciuto di circa il 40% nel 2024 rispetto all’anno precedente, ora è ulteriormente raddoppiato. Cercheremo di mitigare l’impatto negativo sui margini derivante dal caffè verde e continueremo ad investire in innovazione ed espansione internazionale. Confermiamo inoltre il piano di investimenti da 120 milioni di euro per raddoppiare la capacità produttiva e logistica a Trieste.”
Nel 2024 tutti i principali mercati in cui il gruppo è presente sono risultati in crescita rispetto al 2023.
Il gruppo ha consolidato ulteriormente la propria posizione di leadership in Italia nel segmento super-premium del mercato. Nel resto dell’Europa la crescita è stata guidata principalmente da Spagna, Francia e Regno Unito. Gli Stati Uniti, mercato prioritario per il gruppo, hanno registrato una forte crescita (+11% rispetto al 2023) in tutti i canali distributivi, in particolare nell’on-line (+18% rispetto al 2023).
Dal punto di vista dei canali, l’horeca ha registrato una crescita di circa il 6% rispetto al 2023, con performance particolarmente positive in Italia, Stati Uniti, Spagna e Francia. I ricavi del canale Distribuzione Moderna sono risultati in forte aumento (+10% rispetto al 2023), in particolare in Italia, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Spagna.
La scheda sintetica di illycaffè
illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica, combinando nove delle migliori qualità con un costante orientamento all’innovazione.
La creazione nel 1991 del “Premio Ernesto Illy per il caffè espresso di qualità” in Brasile, e poi nel 2017 dell’“Ernesto Illy International Coffee Award”, hanno simboleggiato l’impegno a favore dei coltivatori, a cui illy riconosce un premium price per il caffè di qualità. Società Benefit di diritto italiano dal 2019, nel 2021 illy è stata la prima azienda italiana del caffè ad avere ottenuto la certificazione internazionale B Corp, che riconosce i più alti standard di performance sociale e ambientale. L’azienda, presente in oltre 140 paesi, nel 2024 ha registrato ricavi consolidati pari a €630 milioni.
Andrej Godina con alcune dellle sue innumerevoli pubblicazioni (immagine concessa)
Andrej Godina, dottore di ricerca in scienza, tecnologia ed economia nell’industria del caffè, analizza la scena della terza onda del caffè specialty in Italia affermando come, fino a poco tempo fa, si è voluto imporre un cambiamento drastico senza tenere conto delle preferenze e delle abitudini dei consumatori, i quali hanno disprezzato l’eccessiva acidità delle miscele.
Godina afferma però che il panorama sta lentamente cambiando con l’introduzione di nuove offerte che sanno bilanciare qualità, gusto e aroma. Un esempio? Il nuovo locale di Ditta Artigianale a Milano. Leggiamo di seguito le considerazioni dell’esperto.
L’Italia entra nella terza onda del caffè
di Andrej Godina
MILANO – “L’industria del caffè in Europa ha deciso nel 2000 che era il momento di evolvere la qualità della tazza al consumatore e di entrare nella cosiddetta terza onda dello specialty coffee. Fu così costituita l’associazione Specialty Coffee of Europe che mi vide protagonista fin da subito quale socio e come primo trainer autorizzato in tutti i moduli formativi.
Lo specialty coffee è un prodotto che appartiene solamente alla specie botanica Arabica e che fin dalla sua prima diffusione ha interessato il metodo di estrazione a filtro, dove è gradito l’utilizzo di caffè spiccatamente acidi.
Nei primi anni dalla sua nascita, lo specialty coffee si è diffuso in Europa, in particolare nel nord, dove oltre al caffè filtro ha iniziato a essere consumato anche in versione espresso e cappuccino.
I micro-torrefattori nordici, tradizionalmente abituati a tostature molto chiare, non avevano esperienza nella tostatura più scura tipica dell’espresso. Di conseguenza, i loro espressi risultavano spesso molto acidi, ma venivano comunque apprezzati perché consumati principalmente con il latte.
Dopo qualche anno, lo specialty coffee è arrivato in Italia e i primi a produrlo, non avendo alte competenze di tostatura, di mercato e di filiera, si sono limitati a copiare ciò che si faceva all’estero.
L’esperto Andrej Godina (immagine concessa)
Per questo motivo l’evoluzione del caffè specialty in Italia ha attraversato fasi alterne, passando da un primo periodo marcato da un’accoglienza entusiasta che però ha raccolto pochissime adesioni, per poi arrivare a una sostanziale battuta d’arresto causata da errori strategici nella sua proposta al pubblico.
Per anni, il mercato italiano dello specialty coffee è stato dominato da caffè con tostature estremamente chiare, adatte principalmente alla preparazione filtro, oltre a profili di tostatura omniroast e caratteristiche sensoriali particolarmente acide. Ora, immaginate un consumatore medio di espresso, da sempre abituato a un caffè dal gusto medio-amaro e leggermente bruciato.
Se gli viene servito un espresso estremamente acido, simile a una spremuta di limone, e gli viene persino detto dal barista che non può aggiungere né zucchero né latte, è naturale che la sua esperienza risulti negativa. Ed è proprio ciò che è accaduto: molti consumatori, dopo aver assaggiato uno specialty con un’acidità eccessiva, non hanno più voluto ripetere l’esperienza, finendo per etichettare questi caffè come “imbevibili”.
Questo ha contribuito a diffondere una percezione negativa dello specialty coffee tra il pubblico italiano.
Tuttavia, una mia recente visita alla nuova caffetteria di Ditta Artigianale a Milano mi ha dato, al contrario, una conferma risolutiva: l’era degli espressi super aspri erogati da caffè tostati sottosviluppati sta per fortuna terminando.
Lo spazio luminoso di Ditta Artigianale a Milano
Durante la mia visita, ho assaggiato un Costa Rica in espresso e un Geisha Colombiano in Hario V60. Entrambi i flavori mi hanno sorpreso per il loro equilibrio: un’acidità presente ma piacevole, non invadente, accompagnata da un’elevata dolcezza, rotonda e persistente. Questa esperienza mi ha fatto riflettere su quanto il settore stia maturando, abbandonando gli estremismi e dirigendosi verso un’offerta più bilanciata e accessibile.
Per troppo tempo, i micro-torrefattori italiani hanno imposto al proprio eseguo numero di seguaci delle tostature eccessivamente chiare, enfatizzando l’acidità fino a renderla aspra, spesso a scapito dell’armonia complessiva della bevanda che risulta essere poco dolce, povera di aromi e poco corposa. Il risultato è stato che molti consumatori li hanno percepiti come spremute di limone associando lo specialty coffee a un’esperienza sgradevole e tornando al rassicurante espresso tradizionale.
Il problema principale di questa fase dello specialty italiano è stato il voler imporre un cambiamento drastico senza tenere conto delle preferenze e delle abitudini dei consumatori. Gli esseri umani cercano istintivamente nei cibi e nelle bevande il dolce, e non certamente la spiccata acidità, ed è proprio la dolcezza a giocare un ruolo chiave nella fidelizzazione del cliente.
Se il caffè specialty vuole davvero iniziare ad affermarsi in Italia, deve prima conquistare il pubblico generalista con un altro approccio, fornendo caffè, anche in miscela, dal flavore dolce, equilibrato e armonioso. Solo dopo aver abituato il palato a una nuova esperienza gustativa si può introdurre, gradualmente, un’acidità più spiccata e strutturata.
A livello internazionale, il caffè ha attraversato diverse fasi evolutive, note come “coffee waves”. La prima onda, sviluppatasi tra la fine del XIX secolo e gli anni ’60, ha visto il caffè come un bene di consumo di massa, con un’enfasi sulla praticità piuttosto che sulla qualità.
Questo periodo ha avuto il suo epicentro negli Stati Uniti, con una marca come Folgers e Maxwell House che hanno reso il caffè accessibile a milioni di persone attraverso il caffè solubile e le lattine pre-macinato, trasformandolo in un’abitudine quotidiana senza particolare attenzione alla qualità o all’origine del prodotto.
La seconda onda, iniziata negli anni ’70 e proseguita fino ai primi anni 2000, ha introdotto la cultura delle caffetterie moderne, con Starbucks che ha giocato un ruolo centrale nella trasformazione dell’esperienza di consumo. Nato a Seattle nel 1971, Starbucks ha reso il caffè un’esperienza più sofisticata, puntando sull’atmosfera accogliente dei locali e sul racconto dell’origine del caffè, sebbene ancora con una qualità media standardizzata.
Nello stesso periodo, Peet’s Coffee, fondato in California, ha influenzato questa evoluzione con un’attenzione maggiore alla tostatura e al sapore del caffè.
La terza onda, che ha preso piede negli anni 2000, ha visto l’affermazione dello specialty coffee, con un focus sulla tracciabilità, sulla qualità e sulle caratteristiche sensoriali uniche di ciascuna origine. Il movimento ha avuto inizio nei paesi nordici e negli Stati Uniti, con torrefazioni pionieristiche come Stumptown Coffee Roasters a Portland, Intelligentsia Coffee a Chicago e Blue Bottle Coffee a Oakland, che hanno introdotto un approccio scientifico alla selezione e alla preparazione del caffè, privilegiando lotti singoli, metodi di estrazione precisi e un’attenzione maniacale alla tostatura chiara per valorizzare le caratteristiche naturali del caffè.
Godina: “In Italia, invece di seguire questa progressione, si è sviluppata una sorta di “terza contro-onda” che, invece di educare il pubblico e farlo avvicinare gradualmente alla qualità dello specialty coffee, lo ha respinto”.
Il risultato è stato che molti consumatori si sono sentiti alienati da un prodotto troppo distante dalle loro abitudini e hanno preferito restare fedeli all’espresso tradizionale”.
Godina aggiunge: “Questa tendenza, però, sta finalmente cambiando. Con l’apertura della nuova caffetteria di Ditta Artigianale a Milano, e alcuni altri micro torrefattori che hanno cambiato il profilo di flavore dei loro caffè prediligendo tostature più adatte all’espresso, si dimostra che lo specialty coffee può essere accessibile e piacevole per un pubblico più ampio”.
Godina conclude: “Finalmente oggi, anche in Italia, possiamo entrare nell’era della terza onda del caffè. La chiave per il futuro sta nell’offrire caffè complessi e aromatici, ma anche equilibrati e godibili, senza estremismi sensoriali. L’era dei caffè specialty iper-acidi è finita. Il futuro è un caffè di qualità che sappia anche essere inclusivo, capace di conquistare il pubblico con dolcezza ed equilibrio. È tempo di abbandonare le vecchie convinzioni e di costruire una nuova cultura del caffè in Italia, basata su un’esperienza sensoriale completa e appagante”.
Chicchi di caffè tostato (Image by Couleur from Pixabay)
MILANO – Si riducono ancora le scorte nei principali porti europei del caffè. Secondo i dati diffusi dalla Federazione europea del caffè (Ecf), gli stock di caffè verde depositati nei magazzini dei massimi scali del vecchio continente erano pari, al 28 febbraio 2025, a 443.565 tonnellate (7.392.750 sacchi): 39.852 tonnellate in meno (-8,2%) rispetto al 31 gennaio 2025. In calo i volumi di tutte le tipologie.
Gli stock di robusta ammontavano a 152.094 tonnellate (2.534.900 sacchi), contro le 173.748 tonnellate di fine gennaio (-12,5%). Quelli di arabica naturali a 151.982 tonnellate (2.533.033 sacchi), in lievissima flessione (-0,5%) rispetto al mese precedente.
Calo marcato infine per le giacenze di arabica lavati, che sono precipitate a 139.489 tonnellate (2.324.817 sacchi), pari all’11,1% in meno rispetto a un mese prima.
Va osservata una diminuzione molto forte (-18,9%) rispetto a dicembre 2024, quando gli stock ammontavano a 547.124 tonnellate o 9.118.733 sacchi.
Ma il livello rimane comunque superiore (+10,4%) a quello di un anno fa (febbraio 2024), quando le giacenze erano pari a 401.787 tonnellate (6.696.450 sacchi).
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FIRENZE – La Marzocco, icona dell’eccellenza nell’industria del caffè espresso, annuncia la sua partecipazione come sponsor ufficiale alla celebrazione del 125° anniversario della Guida Michelin in Francia. L’evento si terrà la serata del 31 marzo presso il Congrès Robert Schuman a Metz e riunirà 1.300 chef e professionisti di alto livello nel settore dell’ospitalità, offrendo un’opportunità unica di networking e visibilità per il brand.
La Marzocco a Metz per l’anniversario della Guida Michelin in Francia
Durante la serata, La Marzocco sarà presente con uno stand realizzato in collaborazione con Caffè Carlito, dove verranno serviti caffè di qualità superiore e cocktail a base di caffè per gli ospiti. Inoltre, grazie alla partnership con Còdigo 1530, brand di tequila con un forte heritage, verranno proposti esclusivi drink che esalteranno l’incontro tra il mondo del caffè e della mixology.
Il caffè incontra la mixology (immagine concessa)
Con questa presenza, La Marzocco conferma il suo impegno nell’alta gastronomia e nel settore dell’ospitalità, valorizzando la cultura del caffè all’interno di un contesto di eccellenza internazionale.
Una delle pietanze presenti (immagine concessa)
L’evento, che rappresenta uno degli appuntamenti più ambiti nel mondo dell’alta cucina e della ristorazione, è l’occasione ideale per la Marzocco di rinnovare il proprio sostegno alla community degli chef emergenti e di confermarsi un partner ottimale nel settore della ristorazione stellata, dove la cura di ogni dettaglio fa la differenza.
La scheda sintetica di La Marzocco
La Marzocco, fondata nel 1927 dai fratelli Bambi, fin dall’inizio si è specializzata nella produzione artigianale di macchine da caffè espresso per bar con particolare attenzione alla qualità, al risultato in tazza ed allo stile. In oltre 90 anni di storia l’azienda fiorentina ha introdotto una serie di tecnologie e brevetti rivoluzionari, diventando leader per design ed innovazione nel settore delle macchine per caffè tradizionali.
Tutti i modelli, compresi gli ultimi nati per il consumatore finale, sono realizzati a mano ed esportati in più di 100 paesi dove si incontrano nelle migliori caffetterie, nei più raffinati ristoranti del mondo e nelle case
Migros non raggiungerà l’obiettivo di aumentare le vendite di prodotti con marchio sostenibile entro la fine dell’anno ma si conferma comunque nella media con l’uso di materie prime come i chicchi di caffè e le condizioni di lavoro eque. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale swissinfo.ch.
La strategia di Migros sulla sostenibilità
BERNA – Lo ha annunciato in un’intervista a Tamedia il responsabile della sostenibilità del colosso del commercio al dettaglio, Christopher Rohrer, precisando che l’obiettivo era di aumentare le vendite di prodotti sostenibili al 35%.
“Ci stiamo lavorando”, ha dichiarato Rohrer, che dirige la direzione, a Swissinfo “Sostenibilità e politica economica” della Federazione delle cooperative Migros. Per i prodotti come Bio Suisse o IP Suisse, Migros ha un fatturato di circa il 26%, o di circa il 30% se ripartito tra i supermercati, ha detto Rohrer.
Con i suoi requisiti minimi, quali l’uso di materie prime come i chicchi di caffè, le condizioni di lavoro eque e la protezione delle specie animali in via di estinzione, la sostenibilità della Migros è già nella media del settore, ha aggiunto.
Oltre alla riorganizzazione avviata lo scorso anno, Migros ha anche rivisto la sua strategia di sostenibilità, come è stato annunciato nella presentazione dei risultati annui. Rohrer ha citato come esempio il fatto che entro la fine dell’anno le catene di approvvigionamento dovranno essere completamente prive di deforestazione.
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Il tè è la bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua con oltre 3 miliardi di tazze consumate al giorno. Anche in Italia, il tè è in forte crescita: nel 2023 si è registrato un +14% nelle vendite, secondo i dati Nielsen. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Andrea Marchetti per il portale d’informazione Aperitime Magazine.
Il consumo di tè
MILANO – Che sia nero, verde, bianco o oolong, il tè rappresenta oggi la bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua. Con oltre 3 miliardi di tazze bevute ogni giorno, supera in popolarità il caffè, le bibite gassate e perfino la birra. Presente in quasi ogni cultura del pianeta, il tè è molto più di una semplice infusione: è un rito, un simbolo di ospitalità, una pausa meditativa, un’espressione di identità.
Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), la produzione globale di tè ha superato i 6,5 milioni di tonnellate nel 2022, con una crescita costante da oltre due decenni. La domanda, in particolare nei mercati emergenti, continua a salire, sostenuta anche dal crescente interesse per le bevande salutari e funzionali.
La nascita della bevanda è avvolta nella leggenda. Si racconta che fu l’imperatore cinese Shennong, nel 2737 a.C., a scoprire il tè per caso, quando alcune foglie caddero in una ciotola d’acqua bollente. Ma al di là del mito, è certo che il tè abbia origini antichissime e che la sua coltivazione iniziò in Cina oltre 3000 anni fa.
Dal Celeste Impero, la bevanda si diffuse in Giappone grazie ai monaci buddhisti, che ne apprezzavano gli effetti benefici durante la meditazione. Successivamente, raggiunse l’Asia centrale, l’India, il Medio Oriente e infine l’Europa nel XVII secolo, diventando una vera e propria moda tra le élite britanniche e olandesi.
Numeri e consumo: chi beve più tè?
La Cina è il più grande produttore mondiale di tè, seguita da India, Kenya, Sri Lanka e Turchia. Ma quando si parla di consumo pro capite, la classifica cambia. Secondo le ultime statistiche della World Tea Association:
La Turchia è il Paese con il più alto consumo pro capite (oltre 3,2 kg all’anno per abitante)
Segue l’Irlanda, con circa 2,2 kg
Poi il Regno Unito, con 1,9 kg
In Asia, Cina e Giappone registrano consumi elevatissimi, anche se con stili di consumo diversi
In Italia, il tè è in forte crescita: nel 2023 si è registrato un +14% nelle vendite, secondo i dati Nielsen
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La Egg Bag di Louis Vuitton al cioccolato (immagine presa dal sito Louis Vuitton)
Quest’anno a Pasqua l’alta moda si unisce al lusso gourmet: Louis Vuitton ha trasformato la sua iconica Egg Bag in un capolavoro di cioccolato commestibile e pronta da gustare. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giusy Dente per il portale d’informazione Fanpage.
L’Egg Bag al cioccolato di Louis Vuitton
MILANO – La Egg Bag di Louis Vuitton è una delle borse più iconiche della Maison, inconfondibile ovviamente perché c’è il logo della Casa di Moda riportato su tutta la superficie, ma anche per la forma originale.
Come dice il nome stesso ha la forma di un uovo, con manico e tracolla in aggiunta. È stata presentata per la prima volta da Nicolas Ghesquière (Direttore artistico delle collezioni donna) durante la sfilata Primavera-Estate 2019. Il brand ha ben pensato di mettere sul mercato una versione nuova, interamente fatta di cioccolato, perfetta da regalare o regalarsi a Pasqua, realizzata dal celebre pasticcere Maxime Frédéric.
Nella golosa collezione pasquale della Maison, ci sono anche le confezioni di ovetti, da tre o sei pezzi e disponibili in tre gusti: cioccolato fondente con caramello, lampone e pralina al pistacchio; cioccolato fondente con caramello alla vaniglia blu e croccante gianduia di grano saraceno; cioccolato al latte con cuore fondente di caramello alla vaniglia di Tahiti e pralina alla nocciola. Il set costa 60 euro, anzi costava: sul sito i pezzi disponibili risultano già esauriti.
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Giancarlo Samaritani alla scoperta delle origini del caffè (immagine presa dal sito Varese News)
Lunedì 31 marzo alle 21:00 a Materia Spazio Libero a Castronno, nella frazione di Sant’Alessandro, Varese, ci sarà l’incontro condotto da Giancarlo Samaritani, appassionato e profondo conoscitore del mondo del caffè, che illustrerà al pubblico un percorso di approfondimento della filiera del chicco e delle piantagioni dell’America Latina fino a raggiungere le zone montuose dell’Asia. Leggiamo di seguito l’articolo completo pubblicato sul portale Varese News.
Giancarlo Samaritani all’evento di Materia Spazio Libero a Castronno
CASTRONNO (Varese) – Il caffè è molto più di una bevanda: è una storia che attraversa continenti, una cultura che unisce popoli lontani, un filo invisibile che collega chi lo coltiva a chi lo consuma ogni giorno. È da questa consapevolezza che nasce la serata in programma lunedì 31 marzo alle 21.00 a Materia Spazio Libero a Castronno, nella frazione di Sant’Alessandro.
L’incontro, dal titolo “In viaggio col mercante: alla scoperta delle origini del caffè”, sarà condotto da Giancarlo Samaritani, appassionato e profondo conoscitore del mondo del caffè. Attraverso racconti, immagini, video e aneddoti, accompagnerà il pubblico in un percorso affascinante che parte dalle foreste africane, passa per le piantagioni dell’America Latina e raggiunge le zone montuose dell’Asia.
Sarà l’occasione per scoprire i volti e le storie dei produttori, comprendere il valore del loro lavoro e riflettere sull’impatto che le nostre scelte di consumo possono avere sulle loro condizioni di vita, non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale.
Caffè Pascucci conquista Palermo, scegliendo strategicamente il punto di snodo tra viale Regione Siciliana e via Santa Maria di Gesù per diffondere al meglio la tradizione italiana del caffè di qualità. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Maria Teresa Corso per il portale d’informazione All Food Sicily.
Caffè Pascucci a Palermo
PALERMO – Una mission che ad oggi trova terreno fertile in ben oltre 25 paesi e che adesso punta al capoluogo siciliano per coinvolgere nuovi amanti del caffè italiano. L’inaugurazione di Caffè Pascucci non è solo sinonimo dell’arrivo in città di un marchio rinomato, ma la prova effettiva che la città tende la mano a nuove e blasonate realtà imprenditoriali.
Palermo, infatti, nel tutelare il suo fascino intramontabile e la sua storia millenaria, mostra sfumature di una continua e progressiva trasformazione che negli anni ha dato segnali evidenti in diversi settori.
Una storia che sprigiona valori, impegno e costanza, tradizioni e passione, quella di Caffè Pascucci che affonda solide radici nel 1883, quando Antonio Pascucci, decise di dedicarsi al commercio di prodotti alimentari, tra cui il caffè crudo, che ben presto divenne la sua passione principale.
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